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I veri nemici [Shinsengumi]

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Giocata di Corporazione

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con Kamichi, Sango, Fuji, Saigo, Nene

Attendere fato.

L'inverno muore, assai dolcemente. Il sole di Kagegakure è ormai sceso ed assieme ad esso un certo tepor velato, mollissimo: primaverile. Tutte le vie del villaggio son popolose quasi come fosse una domenica. Lì, dove si trova la sede della Squadra D'Esecuzione Speciale, una moltitudine di uomini d'affare e burocrati vanno selvaggiamente avanti e indietro, generando ovunque un romorio confuso e continuo. Vi ritrovate ognuno per i lunghissimi corridoi della sede; corridoi perfettamente bianchi, con un pavimento capace di riflettere distorto le vostre immagini. Ogni stanza è piena del profumo di fiori freschi; alcune rose folte e larghe sono immerse in coppe di cristallo posizionate su alcuni speciali piedistalli. Tutto è perfetto. Nessuna altra coppa eguaglia in eleganza la loro forma; i fiori dentro quella prigione diafana sembrano quasi diventar simboli di un'immagine religiosa o di amorosa offerta. E' questa l'immagine che s'intravede persino dagli ampi vetri che s'affacciano sulla città e sulle mura interne che circondano l'immenso palazzo del Consiglio. Anche voi potete vederlo ergersi nella distanza in tutta la sua magnificenza. E' lì, quasi a ricordar sempre a chi è dovuta ogni cosa- o almeno, a chi son dovute le vostre vite, il vostro ruolo, il vostro futuro e quello -per chi li ha- dei vostri cari. La minima cosa che si può far per onorare quel simbolo è avere una delle sedi più impeccabili del villaggio. Sempre pulita, sempre splendente. La vostra divisa stessa è probabilmente impeccabile e sempre stirata, se non da voi stessi, da qualche comune impiegato. La luce bianca e soffusa entra temperata da lampade incastrate ai lati delle pareti, quasi invisibili. Un orologio posto alla fine di ogni corridoio suona le otto e ventotto. Mancano due minuti. Due minuti all'incontro di massima urgenza per il quale siete stati chiamati circa mezz'ora fa. Non importa dove eravate, se stavate terminando i vostri allenamenti, iniziando un pisolino o che. Sul pavimento da voi percorso, al centro del grande corridoio, è disposto un tappeto rosso con orli dorati. Siete ben consci che solo i membri della shinsengumi e del consiglio sono autorizzati a muoversi sopra quel tappeto, mentre i comuni inservienti o ospiti della sede s'assicureranno sempre di muoversi sopra il pavimento in cristallo. Il tappeto citato va a concludersi di fronte ad una larga porta a due ante, al momento chiusa; rappresenta dunque il fatto che l'accesso a quel luogo sia esclusivo a coloro come VOI. Tra esattamente due minuti sarà aperta e allora potrete accedere ad una sala che sapete esser adibita alle riunioni più importanti. Potreste essere già assieme, o arrivar soli, a voi la scelta. Ma assicuratevi di essere al massimo del vostro splendore. { Turni liberi - Ambient chiuso Shinsengumi }

20:54 Saigo:
 Non importa cosa stesse facendo, non importa nemmeno dove fosse o quanto ha speso per arrivare in tempi brevi fino a quel luogo è stata convocata e come suo solito ha messo da parte qualsiasi questione la riguardasse pur di giungere in orario. Odia gli orologi ma lo osserva comunque mentre veloce ed elegante mostra la sua falcata lungo quel corridoio. Il classico ritoccare dei tacchi dello stivaletto l’annuncia, viene soffocato appena per via del rosso tappeto su cui incide sicura. Stivaletti che arrivano alla caviglia, in pelle completamente nera con un tacco largo e anche basso, quel poco che le serve per rendere la sua figura più elegante e slanciata senza però andare a compromettere davvero le sue abilità o l’equilibrio. Sposta le iridi rosse verso l’orologio, il volto stesso va a muoversi causando quindi un effetto ad ali di farfalla, i capelli che vengono smossi, dai ciuffi più vicini agli zigomi fino ad arrivare ai più superficiali dietro al suo capo. Un fiume biondo dalle venature rosate quello che le danza intorno alla candida pelle mentre finalmente inquadra l’ora. Mancano due minuti. Aumenta ancora il passo andando ad allungare la camminata mentre la schiena resta ben ritta. Indossa un paio di pantaloni neri dal taglio elegante, perfettamente stirati, con la piega che attraversa coscia e perone proprio al centro, un piccolo risvoltino lascia che l’orlo coincida perfettamente con l’inizio di quegli stivaletti, solo nel momento di massima estensione della gamba si può notare la candida nuda pelle al di sotto. Ogni passo corrisponde al tirare di quella ferita all’interno coscia ma sul volto non c’è segno di dolore, una perfetta maschera di sicurezza ostentata. La destra si alza appena, lasciando che la gemella sistemi il polsino di quella bianca camicia portata dentro i pantaloni dalla media, si sistema il tessuto per far sì che nessuno possa intravedere la fasciatura sull’avambraccio. La lunga giacca dalle orizzontali righe rosse sui lati del suo corpo ondeggia come un mantello per via della velocità che sta tenendo durante quella camminata. Una scia di lieve profumo viene emanata al suo passaggio come se la divisa stessa l’aiutasse, sollevandosi dal suo corpo, a diffondere la sua fragranza. Un odore delicato il suo, qualcosa che dovrebbe ricordare molto una rosa, non sono i toni acidi o quelli dolci a colpire, un perfetto mix che si unisce in un simbolo di perfetta eleganza come lei vuole importi ora. A chiudere il quadretto una cravatta nera perfettamente annodata le ricade tra i seni ancora abbastanza acerbi vista l’età. Rallenta fino ad arrestarsi mentre si avvicina a quel portone ancora chiuso, rialza lo sguardo e sorride appena. L’orologio segna le otto e ventotto, perfetto orario.

21:00 Sango:
 Di nuovo li, a calcar quelle fila di bianco puro e candido di una facciata pacifica inesistente, di modi rudi e di torture atte al proteggersi, di quella paura che può quasi sentire nell'etere vibrar contro la propria pelle. Un bianco corridoio quasi sterile al proprio esser, fiamma che pare non essersi ancora del tutto spenta nella nuova vita che ha deciso di viver , quel nuovo passaggio, quella nuova veste che indossa per l'essenza che la impregna da sempre, soldato nel sangue che di nuovo percorre una via simile a quella del passato seppur mancante di quella somma libertà a cui anela. La schiena che permane retta , il viso sottile e femmineo posto solo innanzi a se senza indugiar in altri visi di cui poco si interessa. La giacca fascia nobilmente il corpo formoso della donna, quella giacca nera perfettamente chiusa in ogni singolo bottone posto sotto i morbidi seni, liscia e priva di grinze , a mostrar sotto solo una camicia del medesimo colore chiusa fino al collo . La gonna scende fin sotto i glutei, così l'accompagnano le calze di un velo nero non troppo intenso per via di quella nuova stagione che pare voglia sbocciar li li per loro. Un vestiario diverso dal proprio solito, eppur cerca ancora di adattarsi a quelle nuove mode che intravede nelle vetrine dei negozi e sulle varie riviste. I passi accompagnati dai rumori di quel basso tacco che porta , su un tappeto che ne attutisce il suono stesso, di un danzare di rosso sangue intenso che indugia carezzando la schiena con dolcezza dall'alta coda che pone sul capo. Il viso che permane fisso, imperturbabile , eppur la piccola rughetta si pone in mezzo agli occhi, li ove il pensiero corre in avanti al comprender il perchè di quella chiamata quasi improvvisa eppure urgente alla quale non può mancare nemmeno volendo, un ulteriore incontro con il capitano comandante non l'avrebbe retto al momento riconoscendone non solo l'abilità di Shinobi, ma quanto più la verità su quel clan. Inutile, alla quale lei stessa s'è allontanata infrangendo uno dei più sacri giuramenti mai fatti. E' in perfetto orario, mancano solo due minuti prima di poter traversare quella porta che s'ha tanto d'inferno, silente come poche volte, tace in attesa che le stesse possano concederle il passaggio ulteriore per immettersi in un nuovo loco ignorando per lo più tutti quanti intorno a se. Il viso questa sera è stato accompagnato da un trucco lievissimo alla quale non v'è abituata, sicura della propria bellezza odia insozzarsi come molte di quelle che vede adesso, solo le ciglia son state allungate con un pò di nero ad intensificar il colore del proprio sguardo, quelle morbide labbra gemelle lievemente più rosse a imitar vagamente quel rosso capello che la distingue. Non porta altro, inutile caricarsi di qualsiasi cosa solo per una mera bellezza , quella già la possiede.

21:16 Kamichi:
 Dai monti di pietra alla sede della shinsengumi, nella torre principale che si erge maestosa al centro di Kagegakure stessa, lì dove il biondo avrebbe solo voluto rifocillarsi e coricarsi per un lungo sonno, ma purtroppo per lui v'è una riunione della massima urgenza che richieda anche la di lui presenza. Si trova proprio in quella torre, camminando mentre sale quelle scale [Tap-Tap] le stesse che dovrebbero indi portarlo al piano ove presente la stanza adibita alla riunione, adibita in toto con tappeto rosso sul quale solo i membri della shinsengumi possono solcarvi. Forse un pò in ritardo rispetto alle colleghe, forse non propriamente ligio agli orari il nostro biondo, ma quanto meno è lì prima che quelle porte vadano ad aprirsi, scorgendole ancora chiuse. <Fortunatamente, sono ancora in tempo> recupera un minimo di fiato, cercando di rassettarsi prima di dover presenziare tale riunione, prima di dover vedere e parlare, si spera, con un superiore o chissà, forse coi capitani in comando. S'aggiusta la divisa, nera come la pece e con giusto quel piccolo tocco di rosso dato da quelle strisce, in quello che sembrerebbe essere un completo lindo e pinto, stirato alla perfezione e senza una macchia, indossato da un giovane rampollo della Shinsengumi. S'aggiusta le maniche, poi le spalline, per poi passare a tirar bene il pantalone per farlo aderire per bene a quelle sue gambe, spingendo in dentro le tasche e assicurandosi che le scarpe siano pulite e senza eventuali residui di qualcosa. Non parla alle colleghe, non conosce nessuno alla shinsengumi, si limita a restare in silenzio difronte a quelle che dovrebbero essere come lui delle reclute, lasciando dunque innecessaria la presenza di un saluto vero e proprio, che verrebbe giusto accennato da un leggero -seppure presente - inchino del capo. Sosta lì ora, lindo e pinto su di quel rosso tappeto militare, accorpato ad un gruppo venutosi a creare questa sera stessa, di tutte reclute a quanto pare per ora, osservando con impazienza l'orologio, tenendone sott'occhio quelle lancette, e tenendo a mente quel ritmo continuo [Tic-Tac], mentre in quel loco tutto tace, tutto resta immobile come lui, aspettando che qualcosa o qualcuno si palesi in questa riunione importantissima.

21:30 Nene:
  [Lì] E' tutto spento. Forse un tiro mancino del destino le ha semplicemente disabilitato la capacità di produrre pensieri. Il divertente riformularsi di quest'ipotesi la esula totalmente - è il narratore di questa marionetta a brandir le sue gesta e far ciò che è più avvezzo appunto ad un narratore. La sala d'allenamento è oramai testimone della maggioranza del suo tempo - e sebbene ci piacerebbe confessare che sia avversaria del suo appartamente - con immensa ilarità potrebbe reclamare una vittoria a mani basse. Il viso infiammato. Le labbra come ciliege sembrano cogliere ossigeno con l'avarizia di una belva: Siamo in ritardo. No, il punto non è essere in ritardo - è essere presentabili. Probabilmente a nessuno del plotone esecutivo della prima fila interessa veramente varcar quelle stanze come se fosse un fiore all'occhiello. Basta esser letali. Esser pronti all'esecuzione postuma di chiunque svii le trame ben tessute dal governo. Nene è solo una macchia oleosa tra mille. I capelli corvini legati in uno chignon disordinato vengono sciolti - morbidi, pigramente mossi dal blocco dell'elastico tenuto troppo a lungo. Una patina di sudore - accaldamento. Gli shorts di spugna neri snudano quelle autostrade di carne dallo sgambato alla caviglia - lambendo i fianchi ed il ventre, fino a dove la vita si stringe in un nodino che si muove flemmatico. "anf.." Uno sbuffo le esce dalle labbra - non è stanchezza, non è noia, è cio che per assurdo ritorna in circolo troncando il flusso d'adrenalina e lasciandola spirare nel dolore delle botte. Il petto fasciato in una mezza armatura tra il morbido ed il rigido - certamente non abbastanza da proteggerla - che le annulla le forme del seno e ripercorre curiosamente la muscolatura della spalla destra e della schiena. Una sorta di corpetto posturale. Le due cinghie ad altezza del petto, parallele, sembrano pigramente allentate. Quel che basta per far vedere un cipiglio di pelle. Il proprio bianco e distorto riflesso sembra rapirne lo sguardo, seguendo il flusso di chi si appresta - di chi è già lì - di chi sta arrivando adesso. Ah. Si è allentato. /Non vorrai sembrare un mollusco, piccolina./ Il proprio subconscio è un arido bastardo senza pietà e le muove la mano come farebbe un innamorato marionettista. L'urlo delle cinghie strette all'ultimo bottone strappa i suoi mantenuti silenzi, non ha di chi parlare. Non ha cose sciocche da dire. Non ha pensieri, ne problemi, ne desideri. Sparisce il seno, la pelle. La schiena torna ritta, marziale. /Meglio./ Mh, sì, meglio. [ck off]

Vi riunite, voi e nessun altro. Nonostante la Shinsengumi conti certamente più che un gruppetto di reclute, cosa che potrebbe rendere questo incontro un po' più ansiogeno e allarmante-- o forse, state per ricevere qualcosa? Qualsiasi sentimento vi animi, se anche non ce ne fossero, il tempo va avanti. L'orologio distante batte le otto e mezza. E' perfetto il tempismo col quale la grande porta si apre, rivelando la stanza di riunione interna. Diversamente dalle bianche luci soffuse, la sala di riunione si presenta con un caldo lume rossastro in contrasto con colori gelidi e crepuscolari. L'odore che può esser percepito è più pungente, dalla rosa al ginepro arso, tanto che potrebbe causare un leggero stordimento di testa. Le mura son sempre biancastre e dolci, ma terribilmente lucide e contemporanee. Del resto, dovreste anche esser araldi della tecnologia, uno dei vanti più grandi del governo creatosi negli ultimi dieci anni. Un grande tavolo dalla forma circolare è piazzato al centro della stanza, con quattro poltrone libere ed una quinta, un po' più distante dalle altre, al momento occupata da una figura familiare, seppur coperta da un'artificiosa penombra. "Benvenuti, entrate." Rammenta, anche qualora vi ritroviate già a muovere i primi passi verso l'interno. Il braccio sinistro viene sollevato appena, facendovi un lento cenno per accompagnare le istruzioni appena date. E dopo circa cinque secondi da ciò la porta alle vostre spalle andrà a chiudersi, isolando la luce bianca esterna e permettendo d'osservar meglio i vuoti interni. Per prima cosa: il vostro host. Dal robusto fisico, con indosso un pantalone nero ed una giacca del medesimo colore, particolarmente elegante. Una controspallina ornamenta la spalla destra, alla quale è collegata con una catena d'argento il simbolo oro e nero della Shinsengumi, presso il cuore. Altre spille, più piccole, ornano quel vestito, simbolo di prestigi accumulati negli anni. Le gambe son divaricate, con i pantaloni che tirano un po' sulle cosce: è intuibile che tutta quella formalità vesta un po' scomoda la figura di colui che s'è presentato a voi come Kenpachi. In viso è serio, rimane perfettamente immobile e lo sarà finché non avrete completato introduzioni formali e preso posto. Di fronte ad ognuno dei seggi, sul tavolo, potete trovare un gruppo di fuuda messi in pila uno sopra l'altro. Appena voi sarete seduti lui s'alzerà in piedi, piegando un po' il busto in avanti e tenendo una mano poggiata sul tavolo. Vi osserva, uno per volta, soffermandosi qualche istante di troppo su Kamichi. Come vi comportate di fronte a quel fiero e freddo sguardo? "Il consiglio ha definito con urgenza una nuova priorità." Enuncia, abbassando lo sguardo sui fuuda presenti di fronte a voi. "A partire da oggi siete da considerare non più reclute ma Agenti Speciali, complimenti. Dentro i sigilli troverete le divise che vi rappresenteranno da qui alla fine della vostra vita." Non carriera. Vita. Implicazioni che si perdono in quello sguardo feroce. "Prima di proseguire. Agente Scelto Kamichi." Ti chiama, attendendo una reazione prima di andare avanti. "Al termine di questa riunione dovrai scrivere un rapporto, dove spiegherai le azioni da te commesse ad uno dei teatri. Per filo e per segno, si occuperà uno di voi di verificare il contenuto." Adesso osserva Nene, Sango e Saigo. Finalmente torna a sedere, estraendo dalla tasca della giacca indossata un telecomando e premendo un pulsante. A seguito comparirà, proiettata sul tavolo, una cartina di Kagegakure e dell'intero paese del Fuoco. Un largo punto di domanda rosso è disegnato presso i Monti Ardenti. {proseguite, liberi di cambiare turno }

22:06 Saigo:
 Uno sguardo verso Nene, la osserva con attenzione questa volta poi flebile la voce esce da quella labbra in un sussurro <sono passata da te ieri> ammette solo per ricordarle qualcosa. Non vuole passare per l’alleata che si dimentica delle promesse, qualcuno ci ha già tenuto a specificarle troppe volte che non sa mantenere la parola data ed oggi non vuole commettere quello stesso errore. Nemmeno il tempo di continuare il discorso che un rumore la distoglie dalla figura della Doku, unica a cui ha davvero prestato attenzione. Gli occhi si puntano davanti a lei fissando con attenzione la porta aprirsi, solo appena riceve quell’ordine ricomincia a camminare entrando a tutti gli effetti nella stanza. Lo sguardo è fiero, ritto davanti a sé e passa in rassegna ogni figura le si presti davanti o le parli. Con la coda dell’occhio nota la sala, ne memorizza quello che riesce a cogliere comprendendo quanto sia importante quel luogo solo quando riconosce parte dei membri seduti su quelle poltrone, un giorno una sarà sua. Nel momento stesso in cui comprende la funzione di quel tavolo si predispone quell’obiettivo. Un giorno ci sarò anche lei, fugace occhiata tirata a Nene per volerla comprendere in quel progetto futuro, se lo sono detto d’altronde e farà in modo d’arrivare con lei fino a lì. Non si sposta ancora verso i fuuda, solo se le sarà concesso allora andrà a fare un passo in quella direzione per poi allungare la mano annuendo seriamente a quelle parole <comandi> replica ben attenta all’etichetta lei. Già per la vita, lo ha sempre sospettato ma non ha preso a cuor leggero la decisione di dedicarsi a vita a quell’obiettivo, il mezzo per il potere che brama, il mezzo per arrivare sempre più vicino al consiglio e alle loro conoscenze, non esita e non tituba quando sente quelle parole. Non si limiterà a portare onore alla divisa ne farà uno scudo, la renderà sua nella quantità necessaria per arrivare dove vuole. Arrivista. Continuano poi con le spiegazioni, sguardo che si sposta verso Kamichi per tornare a Kenpachi subito dopo, ricambiando fiera quello di lui, annuisce appena come a suggerire d’aver appena accettato quell’ordine implicito, se dovrà si metterà anche a leggere un noioso rapporto. Proseguono però nelle spiegazioni ed ecco che quindi andrebbe a fare un passo per avvicinarsi nuovamente silenziosa e fissare quella mappa, tace evitando stupide o sconvenienti domande lei, attendendo ordini e le spiegazioni che riterranno di doverle dare, sa da sola che non è il posto in cui troppe domande sono ben viste. Fedeltà ed obbedienza, almeno in apparenza. Stringerebbe tra le sue dita il fuuda contenente le divise e punterebbe lo sguardo infiammato sulla mappa e su quel punto di domanda presso i monti ardenti. Si trova fuori dalle mura e dentro trema un pochino, l’idea di uscire non l’alletta ma non può pensarci ora, troverà un modo per cavarsela più tardi.

22:10 Sango:
 Quelle porte che s'aprono lentamente come lo schiudersi di un fiore, rivelando quel caldo focolare di un aria più morbida e intima , di odori che pungolano le narici in un senso di nausea. Troppo odore che giunge ad ella. Eppur non andrà a perdersi in chiacchiere, le iridi che seguiranno il proprio passo all'interno della stessa porgendo attenzione ai particolari esterni, prima che possa in effetti andar a constatare quel tavolo nel mezzo con sole quattro sedie. Solo per quelle loro quattro figure, strano , dopotutto ha avuto modo di veder altri potenziali futuri acquisti per la Shinsengumi. Lo sguardo che diviene interrogativo prima di passar al volto emaciato e desolante di Kenpachi Zaraki. Proprio diretto capo, lo stesso che si premura d'aver forza più che mente, di poter agire con il corpo e combattere, un pensiero piacevole che si inerpica nelle vene e vibra sotto la pelle. Le mani che lievemente sudano, eppur perchè averne quel timore? Per la differenza palese di forza e basta? Importa poco quando la stessa andrà a muoversi senza abbassar lo sguardo, solo al momento di scostar la sedia lo farà per evitar che quella possa provocar disagio con il rumore. Un tocco lieve , i polsi che si snudano di dolcezza femminea per prender così ella stessa posto. Poco importa ove, eppur solo allora andrà ad osservar i "compagni". Quel primo viso sconosciuto di Kamichi, quello di Saigo il quale sa il nome e rimembra il loro ultimo incontro.. e quello di Nene. Li lo sguardo si perde per diversi momenti < Kimi > un bassissimo sussurro, le labbra che formano quel singolo nome rimembrando la somiglianza letale che la lega a quella Doku ormai morta. Eppure qualcosa di differente vi è nello stesso sguardo, nel colore stesso dei suoi occhi, nella loro forma decisamente diversa dall'ex portatrice delle farfalle e del senjutsu. Un pensiero che si instaura come tarma nel cervello prima che possa infine scostar lo sguardo al capitano della propria divisione per donargli piena attenzione , non lo scosta il proprio, ne tiene le iridi dritte sulle sue senza abbassarle sorreggendo la sua presenza < mh > un singolo mugolio sorpreso ne avrà la meglio sulla propria compostezza, su quella schiena retta che nemmeno poggia sullo schienale, su quelle mani in grembo che si torturano le dita per scaricar l'energia e la tensione stessa . Vita, quella stessa che ha deciso di donar di sua spontanea volontà d'innanzi una piazza gremita, in quell'esecuzione dell'orgoglio che ancor la ferisce . Al nome di Kamichi andrà anche lei ad osservarlo dritto in viso, lo sguardo che permane freddo e distaccato seppur s'accenda di curiosità, entusiasta? No, non è Saigo, seppur curiosa di comprender cosa possa esser accaduto per avere un richiamo del genere direttamente da un essere come Kenpachi. E quella cartina che scivola fuori mostrando i monti ardenti vicini, il cuore che batte veloce, l'adrenalina che la attira a quella stessa bramandola, desiderando poter di nuovo tornar fuori , esser di nuovo libera come un tempo. Lo stesso sguardo che s'accende di nuovo di quel fuoco, di quel desiderio di scivolar via dalle mani di mura che la opprimono. Vuole uscire, vuol vedere come sia divenuto adesso il mondo ninja.

22:33 Kamichi:
 L'orologio segna l'ora esatta, le lancette sono ferme all'orario prestabilito, e gli occhi del biondo se ne accorgono subito, lì fissi da qualche minuto ad aspettarne il movimento. Qualcosa succede, cambia l'odore nella stanza, qualcosa di pungente par passargli sotto il naso, mentre una luce soffusa inizia a colpirgli gli occhi, dal lato ove poco prima v'era quella porta chiusa. Si palesa così una stanza dal chiarore soffuso, rossastro, che da ai presenti la vista di ben 5 poltrone, di cui 4 vuote ed una occupata da una persona molto importante, da una figura assai rispettata e temuta nella shinsengumi stesssa. Entra nella stanza e quella voce lo persuade in un piccolo brivido gelido dietro la schiena, riconoscendola inevitabilmente dal loro ultimo incontro, affiancandola al viso e al corpo massiccio del Kenpachi stesso, il capitano della divisione combattimento della shinsengumi. Entra, chinando il capo alla vista del superiore dei superiori <Buonasera signore> prima ancora di destreggiarsi preciso, quasi con un'andamento meccanico, verso quelle poltrone, sedendovi e prendendo posto assieme a quelle reclute lì presenti, senza proferir parola alcuna a loro, e senza forse curarsi di chi siano. Ascolta silente osservando con attenzione il volto del superiore, resta li fermo, rigido nella postura della schiena su di quella comoda poltrona, di evidente pregiata fattura, mentre s'avvede di questo nuovo salto di grado. <...> ancora il silenzio, mentre ascolta ancora il parlato di uno degli uomini più forti del villaggio, eppure ad un tratto, mentre tutto sembra andare per il verso giusto, il capo dei capi fa il suo nome, per intero, citandone anche il grado appena guadagnato, lasciando che questi abbia un'attimo di sussulto, forse di panico, sgranando gli occhi ed impostando subito all'infuori il petto, irrigidendo la muscolatura del busto e della schiena tutta. <Comandi signore> solerte, resta lì ad ascoltare cosa ha da dire il capitano, ne ascolta le parole e sente di come gli siano giunte voci che in veste di membro della shinsengumi, sia andato assieme al buon monaco tsuyu , a far domande riguardo quell'assassino presso il teatro lì vicino. <Sarà fatto signore> china leggermente il capo, come ulteriore segno di apprensione riguardo quella richiesta, sarà sua premura alla fine di tutto scrivere un rapporto dettagliato riguardo la di lui presenza e le sue azioni al teatro, ovviamente, senza escludere quei particolari importanti che potrebbero salvargli il culetto da un'eventuale morte. Par dunque però passare oltre, senza ucciderlo lì seduta istante in una vera e propria esecuzione materiale, tale da lasciare che il respiro del nostro eroe ritorni ad essere leggermente più regolare, così come la postura più naturale, rispetto a quella marmorea a parer una statua. Resta dunque lì, ad osservare quella mappa e quel punto di domanda Rosso.

22:38 Nene:
 Il disperdersi di persone la riporta con i piedi per terra. Non che i pensieri inizino a fluire copiosi nella testa - ma ecco che come s'arresta il battere repentino e armonioso del cuore, che ritorna come piombo sulla terra. I fiori. Quest'odore deve venire da loro. I mocassini platform muovono ritmici passi al di fuori del tappeto rosso che li ha accolti. Come la nota fuori dal coro. Ah, che belli i fiori. Le ricordano qualcosa. E con la mancina finirebbe per pinzar tra i polpastrelli uno stelo badando bene a non pizzicarsi con le spine. Ah sì, da Fuji. Che ridere i fiori di carta. Questi son comunque più belli. E tanto che moriranno, che differenza farebbe prenderne uno per goderne un poco? Le gocce che scivolano via dallo stelo lasciano qualche invisibile gocciolina a terra - di quelle che finirà per asciugarsi in breve tempo - o che forse farà cadere qualcuno. Non ci pensa davvero. C'immerge il nasino pigramente ricurvo all'insù, rubando quella nota che permea delicatamente in aria - impliandosi come tutti gli altri per trovar la foce a quelle porte che s'aprono. Fosse riuscita a prender la rosa - avrebbe lasciato defluire, un po' persa - un po' troppo poco differente da un errante. Riprenditi mollusco. Ah, sì. /Tu/. Gli occhi son stanchi riflessi d'anima empia, si spostano solo questi dal cuore di quella corona di petali. Si sollevano, arrossati - artici. Una lama di vetro fredda che ripercorre l'Ishiba nel suo additarla in quel modo così casuale, così povero di significato. Io? "Mhn?" Ah, ora la riconosce. Deve smetterla di mettersi in ammollo nei propri non-pensieri. Dov'è Nobu? Finisce per cercarlo passivamente - abbassando il fiore dal celarle il viso e ritornando su Sango, che sembra volerla approcciare. La schiva. Riluttante. Come s'illumina il viso della maestra d'origami, quello della velenista riversa gli angoli della propria bocca alla volta del basso - troppo veritiera a differenza di chi come Saigo - è capace di mentire egregiamente. Feccia. Così l'avevano additata. Ed ora, come mai è quì? Indegna. Pericolosa. Elemento incendiario. E poi la addita come /tu/. "Ho un nome." Quale? Ah, non le interessa di certo farlo sapere a lei. Il canto dei tacchetti è dolce - lo stesso canto dell'abbandono dell'Ishiba alla volta del fianco della sua alleata. Rigida. Marziale. La sfilata d'innanzi a Kenpachi porta un segno con il dorso della destra sulla fronte - è ancora sudata dall'allenamento, stanca - con ambo le mani completamente fasciate a causa di piccoli tagli che potrebbero ledere indirettamente i suoi compagni di sparring. E' lo stesso ad averla obbligata a fasciarsi. E verso di lui porgerebbe la rosa, sorridendo nel vederlo stretto in una mise che non gli appartiene affatto. "Kenpachi-dono, comandi." Risponde al canto come la compagna, Saigo - in coro quasi. Ch'egli abbia preso la rosa o meno, la raggiungerebbe chiedendo formalmente delucidazioni sulla faccenda. La voce di Saigo l'accarezza. Un ovattato sussurro che la trascina fuori dal soldato di terracotta che è. Saigo. E' passata da lei. E se lei fosse stata così vuota, cosa le avrebbe offerto. Si vergogna di questa codardia - le labbra si schiudono. Scusa Saigo, è un brutto momento. Potremmo stare assieme in silenzio, ti andrebbe bene? < Scusami. > Non c'era, forse, avrebbe dovuto. < ... > Forse quì ci andava qualcos'altro. Qualcosa che magari riprenderà dopo. Qualcosa che aggiungerà a tempo debito. Forse. Le pungola solo il fianco con il gomito - come a sospinger l'argomento a più tardi. Lì. Lo schermo. Il retro di quelle vie per ufficiali e soldati. Quando si toccherà la vetta? Non adesso. Ma lo farà. Ha fame. E forse, tutto quello che le manca, è il bacino d'ambizione a cui Saigo s'abbevera. Ma non è abbastanza forte? Non s'è mai posta il problema. Forse, il nuovo obiettivo, dovrebbe esser tornare a casa illese. Lo guarda. La guarda. Guarda Kenpachi. E vorrebbe essere immensa. Vorrebbe tenere la schiena ritta in modo naturale - senza supporto alcuno. Le dita scostano le ciocche d'ebano sciolte - le riportano dietro le orecchie. Ah sì, arriverà lì. La tenacia di Saigo è il riverbero delle sue ossa che si rompono e si rafforzano. Della pelle coriacea. Del proprio disilluso e combattivo carattere che s'infiamma - al solo pensieri. E allo stesso modo, la cerca. Ti ricordi Saigo, dove dobbiamo arrivare? Un convergere di colori differenti - rosso e azzurro - ed un sorriso che le spacca le labbra. Mefistofelico. Sì, arriverà il momento - ma ora, siamo solo al primo masso. [ck off]

Kenpachi annuisce vigorosamente alle reazioni di Kamichi. Lo sguardo, fin'ora serio, muta appena, mostrando il suo fiero e tetro sorriso. Sembra soddisfatto. Così come lo è quando ognuno di voi dona il rispetto dovuto ad un superiore. State diventando giorno dopo giorno un po' più vicini a quello che il governo vuole. E per questo vi vien concesso di soddisfare la vostra arsura dal calice del potere. "Ottimo." Biascica tra i denti, in risposta al 'sarà fatto' e al cenno vigoroso mostrato da chi si è preparato a venir incontro agli ordini appena dati. Lo scenario evolve, compare la mappa del Paese del Fuoco e qualche istante tempo le luci si fanno un po' più basse, mettendo in penombra quasi tutto dei vostri visi tranne che gli occhi. Gemme lucide nell'oscurità. Concentratevi solo su ciò che vi vien detto di guardare. Il Maggiore si piega un po' in avanti col busto, poggiando la punta del dito indice presso la posizione dei Monti Ardenti. Solo adesso darebbe attenzione a Nene, precedentemente ignorata. Le tende una mano, portando il suo occhio alla rosa. Ora puoi dargliela. E se gliela porgerai la capovolgerà per usare lo stelo come bacchetta e metter l'altra mano a riposo. Indica la mappa. E' li che vuol far convergere tutte le vostre attenzioni. "Monti ardenti. In un periodo tra i quattro ed i due giorni fa una massa anomala di chakra è stata rivelata." Preannuncia così, premendo un po' di più l'indice sulla posizione dei Monti Ardenti e facendo comparire un'immagine del luogo che ospitò il campo di battaglia della Quinta Guerra Ninja. E' una vecchia immagine, a scopo puramente rappresentativo. "E' probabile che si tratti di eventi che prendono il nome di Faglie. Simili a squarci nell'aria collegati ad altri punti dello spazio." Torna dritto con la schiena, incrociando entrambe le braccia e posando lo sguardo su Saigo. Non serve che pronunci altra parola, è ovvio che tu sia forse l'entità che tra le presenti più possa immaginare come una cosa simile sia possibile. "E' imperativa la formazione di una squadra di Agenti Speciali che si rechi ad investigare. Se troverete traccia del passaggio di altre persone, sarebbe la conferma che una grande minaccia è appena sorta. " Nonostante la gravità di quelle parole, se sollevaste lo sguardo verso il superiore, vi rendereste conto di come lo sguardo affilato e il gran sorriso auspichino ad una serie di eventi maggiore ed inarrestabile. Il vostro istinto da ninja vi permette quasi di sentir il suo chakra permeare la stanza, soffocante. Chissà, che qualcuno di voi non provi lo stesso richiamo. Alla morte. Alla Guerra. Alla feroce battaglia. L'istinto omicida è qualcosa di reale, percepibile come le nuvolette d'aria condensate tipiche invernali. Chiunque senta questo richiamo riceverà per un istante uno sguardo ferale dal Maggiore. E' facile per dei cani da caccia fiutarne altri. "Potrebbero camminare tra noi. Essere i vostri cari o i ragazzetti che giocano a palla vicino al centro di Kagegakure. Non importano le loro motivazioni. Se davvero esistono, saranno i vostri nemici giurati. Entità con il potere di far ripetere la tragedia di dieci anni fa. Comprendete?" Uno per uno, vi fissa. Esige una risposta. { stessi turni, ma potete modificarli }

[...]Poi, si lascia cadere sulla sedia. "Siete fortunati, come Agenti Scelti, ad essere arrivati qui oggi, in un momento del genere." Perché? Perché scalare la gerarchia sarebbe una passeggiata, se quel che è stato pronunciato fosse vero e sei voi riusciste a scoprire il mistero. {perdo pezzi di fato. . }

23:11 Saigo:
 Uno sguardo comprensivo nei confronti della ragazza alla sua risposta, avranno modo di parlarne una volta finita la riunione, adesso lascia stare quelle scuse che non sente nemmeno di meritare. Ascolta invece quelle parole mentre le luci si fanno più scure così da lasciare come unico centro focale quella mappa, i monti ardenti. Le immagini, seppur rappresentative, della guerra sveglino in lei dell’odio, sapere che tutto è iniziato a causa dell’egoismo di quei ninja la manda su tutte le furie, trattiene a malapena il ribollire del sangue, lo sguardo a fatica resta freddo e concentrato, si ripete mentalmente i suoi obiettivi usando tutta la sua capacità di concentrazione per non distrarsi e seguire la spiegazione. Apre appena la bocca quando le viene descritto l’evento, grandi quantità di chakra, faglie, non sa bene cosa sia successo quel giorno ma il semplice ripensarci la terrorizza al punto da farle sgranare gli occhi. Teme che si ripeta e l’idea di uscire lì fuori con il rischio di incontrare qualche bestia non le piace. Lei vuole solo il potere, vuole scalare e diventare forte ma pare che il suo piano abbia subito un intoppo. Un brivido corre lungo la schiena al pensiero di ritrovarsi in campo aperto nuovamente contro una di quelle cose. Una goccia di sudore freddo sfugge al suo controllo e si riversa lungo la sua tempia destra, scivolando più coraggiosamente di qualsiasi altro elemento del suo corpo. Ricambia quello sguardo deglutendo a fatica ed annuendo subito dopo. Ha capito, vuole mostrare d’aver capito la gravità dei fatti ma vorrebbe tanto fuggire e rassegnarsi a sopravvivere senza mai aspirare a qualcosa in più. Dovrà farlo però, non ha altre scelte al momento <stanno cercando di sovvertire il mondo?> domanda ad un filo di voce aggiungendosi in coda alle sue parole. Cosa significa che troveranno tracce di persone, come è possibile che esista qualcuno di così pazzo? Le domande si accumulano ma la necessità, davanti a questa presa di consapevolezza, diventa ancora una volta il potere. Odia ammetterlo ma deve uscire e fermarli, deve allenarsi così da non aver più paura di ciò che sta fuori dalle mura, abbastanza forte per poter mettere fine ai piani di qualsiasi squilibrato possa esserci dietro. I suoi occhi sono puntati sui Monti Ardenti mentre il Maggiore si siede dandole quel pizzico di motivazione che le serve, un sorriso affamato si mostra sul volto. Lei non brama la violenza o il sangue brama solo la sua scalata e sapere di poterlo fare più facilmente ora le da quella piccola spinta necessaria <ci organizziamo in gruppi noi o ci assegnerete voi dei compagni?> non osserva Nene, lo sguardo si limita a girare su Kempachi ma quanto vorrebbe allungare la mano verso di lei. Se deve uscire lì fuori vuole avere al suo fianco colei che ha avuto il coraggio di buttarla giù da quel palazzo, sa già che l’altra la supera in forza ed è convinta per questo di poterle fornire il massimo del supporto. Vorrebbe stringerla, sussurrarle che insieme vinceranno solo per sentirsi più tranquilla sapendo di non essere lì fuori da sola contro i suoi demoni

23:15 Sango:
 Osserva sempre quella ragazza, il lapsus che ha colpito la mente di un vacuo ricordo che le ha solleticato la mente, eppure non ne abbassa lo sguardo, lo sostiene con quel sorrisetto che solleva le morbide labbra verso l'alto stilettandola dall'alto della propria arroganza < davvero? > le piace veder quei nuovi volti sconosciuti di piccoli genin che la osservano, di come la stessa doni un singolo fiore privo di vita ormai, spezzato nel momento più bello della sua essenza e strappato a madre natura, che sciocchezze da compiere per un mero momento di ego privando la terra stessa di ciò che di più bello può aver donato loro. Ma la mente che vola ad altro, quel viso che perde totalmente di importanza quando le luci si abbassano di dolcezza eppur può veder con i propri occhi il loco ove è morta e rinata . Un senso di angusta presenza la attende al petto, pressante e perfetto in quell'attimo ove scivola di nuovo sui sentieri calcati troppe volte, di una terra che conosce abbastanza bene per troppe motivazioni. Ma ciò che la incatena di nuovo al proprio comandante saranno quelle ultime parole, quelle faglie simili a squarci che fendono lo spazio. < è possibile? > Mai ha avuto modo di veder qualcosa di simile, l'unica volta è stata quando ha compreso che il potere del rinnegan potesse portarla ove desiderava andare in un attimo, ma non quello che la lascia basita. Lo stesso sguardo che segue anche il viso di Saigo non sapendo dell'esistenza di un clan simile al suo, avrà modo di comprender cosa e chi sia ella ma tutto a suo tempo, quando altre informazioni vengon donate, quando il via libera è stato dato per tornar di nuovo li, su quel campo di battaglia ove ancora sangue la impregna e le grida di dolore e rabbia ne scuotono le membra. Un sorriso che si solleva, quella stessa energia che scorre di nuovo in lei con forza e la opprime da fuori, di quel senso di guerra a cui è stata abituata evitando pur sempre la pace . Quello sguardo che si solleva verso Kenpachi stesso, ne sente l'eccitazione in mezzo quella stanza, la stessa che la anima e che vuole vederla di nuovo su un campo di battaglia, a danzar di nuovo nella guerra e prender sulle proprie spalle tutte quelle anime spezzate alla quale dovrà far i conti alla propria morte. < sarà fatto > quella nuova affermazione, la stessa che serve per metter in chiaro la propria di posizione, ha deciso, e tale decisione verrà portata avanti senza problema alcuno, dopotutto chi potrebbero essere tanto folle da dichiarar una sorta di guerra a quel nuovo mondo? Oh come è ingiusto il fato, mantener una promessa di protezione e quella stessa che sta donando all'altro, due forze che si scontreranno ponendola di nuovo sul filo di un rasoio . Eppure in qualche modo lei stessa ha portato un anima a quel consiglio, Mekura Hyuga, consegnata direttamente alle mani della Shinsengumi per esser interrogata - seppur sia stato di comune accordo, ma ciò rimane celato a tutti gli altri, un segreto che dovrà nasconder sempre. Sorride, seppur si perda in quell'immagine ancora e ancora. I kami sono proprio ingiusti con lei, che ha fatto di male?

23:42 Kamichi:
 L'omaccione pare compiaciuto da tutto quel fervore militare, mentre con tutto tono par andar ad indicare su di quella mappa il punto dei monti ardenti, iniziando a parlare del problema ai nostri agenti scelti. <...> resta silente, mentre ascolta le parole di quella bestia assetata di sangue, mentre ne percepisce in parte l'opprimente chakra sulla pelle, in quel suo discutere ed immaginare le immonde creature che potrebbero essere uscite fuori dai quei luoghi descritti dal capitano dei capitani. Parla di faglie e di anomalie di chakra, parla di entità pericolose e di nemici giurati, parla di esseri e di persone vicine e lontane a lore, parla di caccia, di una grossa caccia, che come tale, parte sempre dall'analisi delle impronte delle prede, di tutte le prede che potrebbero essere state risvegliate da queste anomalie. < Signore, mi indichi la squadra di riferimento > prende fiato < E ci dia il compito da svolgere, sono da catturare o da estirpare?> cerca quanto meno di non sovrastare gli altri, e soprattutto, di tenere il contatto visivo con il ferale uomo che gli è davanti, in quello stato di overdose di adrenalina che sembra pervaderlo in questo momento. Il nostro biondo è diverso, seppur simile: non lotta per il gusto della guerra, ma estirpa e purga per il senso stesso di equilibrio e di giustizia, uccide e miete per potersi ergere sempre più vicino all'idea stessa di giustizia, e non per riempire il suo animo di sangue e grida. La differenza abissale tra i due è l'uso che entrambi fanno della loro forza, impiegata per il nostro eroe ad ergersi come dovere, come unico scopo valido per poter perpetrare la sua violenza omicida, un mero cavillo, una scusa forse, ma che dovrebbe reggere ogni qualsivoglia volta si parli di mantenere giustizia ed ordine. <Spero voi altre siate pronti> rivolto verso le ragazze li presenti, non conoscendole, ma cercando in questo caso un contatto breve con queste ultime.

23:44 Nene:
 C'è del tacito rispetto alla volta di quell'eroe d'infanzia e di quell'illustrazione di quel che alla fine un sito della guerra. Di certo non ha combattuto lì, non lei. Però l'iride insegue quello che è il gambo di una rosa ceduta volentieri. Dolori e respiro divengono un relativo ricordo messo in secondo piano dal flusso d'informazioni. Da flashback che le insanguinano la vista. Assorta di nuovo. Le urla. I morti. Le bestie. I corpi trascinati via e fatti bruciare per non far dilagare la malattia al fronte. Il fiato le si spezza in gola - cos'è? Paura o desiderio? Non ne ha veramente idea. Zittisce il proprio respiro e la propria parola - finchè l'eco di Saigo non le raggiunge le orecchie. Ah si, non siamo in guerra. Faglie? L'iride oscilla nervosa da un lato all'altro dello schermo, amalgamata nell'ombra o penombra. < Nulla che abbia il potere di riportar ciò che c'è stato dieci anni fa'. > Un pensiero piuttosto lineare - piuttosto semplice. Lame a doppio taglio che finisce per rivolgere tanto alle faglie, quanto a quello che lo stesso generale ha detto alle selezioni delle reclute a proposito del fenomeno che vede il ritorno di vecchi ninja - che siano essi di un polo o di quello opposto della guerra. Il collo finisce per roteare in direzione di Saigo, della sua affermazione - o domanda che sia. Sovvertire il mondo? Come potrebbero. Come potrebbe una persona avere il potere di scatenare di nuovo l'inferno? Se il desiderio le accarezza corde fin troppo intime - l'imperativo del governo stringe al suo collo un collare a strozzo. La spezza ai suoi piedi. E come un cane, ubbidisce. < E se ci fossero delle tracce d'uomo... > Una domanda che incalza, danza al limite di quelle di Saigo - curiosità? No, semplicemente, una lista d'informazioni necessarie per comprendere eventualmente un comportamento. < Quale sarebbe l'ordine? > Uccidere? Dovrebbe esserlo. Lo è sicuramente. Lo sente già sulla punta della lingua - sollevando le dita a massaggiarsi l'insenatura pallida della spalla lasciata nuda. La linguetta degusta l'angolo delle labbra - come se fosse ancora sporco di sangue. [ck on]

Eccovi, seduti al tavolo di guer-- di pace. Portatori inflessibili della giustizia. Le luci si rifanno vivide, solari, energiche. Come se gli stessi Kami vi stiano guardando con benevolenza. Siete la più bassa parte della più alta élite non solo di Kagegakure, ma di tutto il mondo per quel che potete saperne. I pilastri su cui si sorreggerà raggiante il villaggio delle Ombre. Non c'è dubbio, più grande è la luce e più grande è l'ombra proiettata dietro essa. Ma se qualcuno tentasse di rubar la luce...allora.. Che fare? Domandate la stessa cosa. Il Maggiore reclina il mento verso l'alto e vi fissa mantenendo tra le labbra la sua confidente espressione. "Vogliono distruggerlo." Non sovvertirlo. Quello sarebbe troppo poco, per far paura al consiglio. Allora si sarebbero curati di uccidere qualsiasi vecchio ninja. Allora avrebbero temuto Sango e non le avrebbero dato neanche l'occasione di prender un fiato tra le mura. "Lo è, Agente scelto Sango. " E' possibile. Ed è terribilmente serio nel pronunciare queste parole. Tanto che una volta ancora fa leva sulle gambe, issandosi in piedi e muovendo qualche lento passo attorno al tavolo, in senso antiorario. Passa silenziosamente alle vostre spalle, con passo inudibile. Eppure la sua presenza, il suo chakra.. sembra quasi farlo apposta a urtarvi con esso. Come a farvi percepire il terrore di qualcosa che esiste ma non può essere visto. Come a voler stimolare in voi l'intuizione del supremo pericolo di cui parla. Giunto tra Kamichi e Nene arresta il passo, sollevando la mancina e allentando appena la cravatta indossata che quasi par tentare di strozzarlo.. "Io vi farò da referente in questa prima fase. Quando vi verranno assegnate missioni e sarete tra parigrado dovrete scegliere ed essere concordi su come muovervi. Ora che siete Agenti Scelti non saranno più ammessi errori. Non da me, di sicuro." Qualsiasi sia il metodo, da adesso dovete essere impeccabili. Mai esitare, per il villaggio delle Ombre. Mai fermarsi. Continuare ad avanzare. E' il vostro mantra. E' il mantra di qualsiasi guerriero osi definirsi tale. "Una squadra da cinque elementi è ideale, siete liberi di scegliere tra voi quattro una qualsiasi recluta da inserire nella squadra come Agente Speciale. Assicuratevi di farmi avere un rapporto, quando ciò accadrà. E assicuratevi di essere concordi. " La prima goccia di potere: l'onore e l'onere di scegliere chi sia il quinto membro. La Shinsengumi non è un gruppo numeroso come le altre forze armate, ma prima di procedere questo è quasi un test: accordarvi su un quinto membro e su un cervello che in caso di missioni sia capace di far da leader. La scelta per qualcuno è ovvia..ma non si sa mai. "Se troverete tracce, allora sapremo che prima o poi si rifaranno vivi. Sarà una vera e propria caccia all'uomo. Sarà la vostra priorità per tutto il tempo in cui indosserete la divisa. Catturarli è ideale." Ma non è d'obbligo. Allenta ulteriormente la cravatta, avvicinandosi alla porta da cui siete entrati e spalancandola. "Preparatevi. Da ora siete responsabili di voi stessi. Allenatevi se volete allenarvi. Non fatelo se non volete. Ma per nessun motivo potrete più fallire. Ne va di voi e di chi vi circonda." Il contratto col diavolo è stato ormai firmato. Tanto vale prender coscienza di come la mano del governo sia stretta attorno alla vostra gola- ed a quella di ciò a cui tenete. Così, esce, senza più rivolgervi uno sguardo. { se non succede panico: exit fato,ma si può proseguire }

00:39 Kamichi:
 Il capo dei capi si è pronunciato, rispondendo persino alle domande dei suoi agenti scelti, a quelli che lui stesso ha preso dentro la sua divisione, a quelli che fanno parte, assieme a kamichi, della divisione di combattimento, d'assalto, o semplicemente della divisione dei pazzi assetati di sangue che non vedono l'ora di mietere vite sul loro percorso. <D'accordo Signore> prende fiato <Finito il rapporto sarà mia premura scegliere insieme alle mie colleghe un candidato ideale da portare nel gruppo come quinto agente scelto> continua, cercando di seguire con lo sguardo il movimento del buon kenpachi, ora lì a girare vorticosamente in senso antiorario in quella stanza, attorno alla tavola su di cui poggia la mappa dei monti ardenti. <Ordini ricevuti signori> prende fiato <Non ci saranno errori, vi assicureremo ciò che cerca il consiglio senza fallire> ovviamente, di certo nella Shinsengumi non si può, soprattutto da agenti scelti, sia chiaro. China leggermente il capo, mentre le figure di Sango e Saigo s'allontanano dalla stanca per recarsi probabilmente nelle loro stanze, li presente solo con la restante Nene, salutando il superiore e lasciando la stanza in questione, chiudendo come di consueto la porta. Pochi attimi, pochi istanti son passati e da 4 sono rimasti in due, per riuscire anche solo a guardarsi per qualche istante in viso, e per cercare di conoscere almeno i rispettivi nomi. Eppure, anche lui par lasciare il loco, solitario, in quello che potrebbe essere stato un buon momento, ma che invece si rivela essere solo un semplice camminare verso i propri alloggi, dove potersi rilassare e dormire, in vista di quello che ci sarà domani. Una giornata impegnativa si, ma come al solito, tutto fa brodo, ed una bella promozioni non fa mai male, come una nuova divisa infondo. Ma per il resto, stay tuned [End]

00:48 Nene:
 La grande incapacità di organizzar elementi nella propria mente in modo intelligente la spinge ad assorbire gli ordini come una spugna, ad impilarli come se fossero delle task da portare a termine senza possibilità di variazione. La mano decorata di bande bianche oramai divenute color panna per via di sudore e sangue s'accosta ai petali dischiusi alla volta d'ordini e immagini. Naufraga. Vogliono far crollare il mondo. Il mondo al quale lei s'aggrappa in modo egoistico per costruire chi è Nene, la nuova Nene. La versione migliore di se' - la versione migliore di Ryota. Ghiaccio che diviene liquido - dove la variante degli scenari da uno sbocco più o meno terribile. Non è il villaggio delle ombre un meraviglioso castello? Non è forse la fortezza che la Shinsengumi ha creato e protetto a lungo? Le ciglia ricurve carezzano quelle inferiori - abbassando la nuca a snudarsi di ciocche corvine per raccogliere quei fuuda. L'oppressione della forza di Zaraki la strozza. Riuscirà mai ad essere così? E perchè se lei è passata, lei che non è mai stata veramente talentuosa - Ryota non l'ha fatto? Non deve pensare. Non le appartiene. Pensare è solo un macigno alle caviglie e trascina il soldato sul fondale nefasto. Un passo, due, le parole: E' la priorità su tutto. Va bene. Dovete scegliere voi chi sarà il quinto. No. "..." Le dita che massaggiano il traprezio nudo si scoprono a premere il muscolo con tale forza da sentirsi fin troppo contratta - e poi improvvisamente più rilassata. Che vadano, chi vuole andare. Chi ha assorbito tutto, e non ha più niente da spartire. " Rikugun-Taishō Kenpachi... " Migio, un richiamar l'attenzione dell'uomo riconoscendolo ufficialmente con il suo grado militare affibiato al cognome d'esso. Il tichettio dei platform la sposta da dietro l'insenatura trovata - volgendo verso di lui il busto. Non c'è luce nell'oceano - c'è solo un ovattato ronzio che le penetra il cervello e la muove alla volta di una giustizia senza porre ulteriori domande. "Ryuuzaki non può passare il grado recluta secondo la decisione d'un pugno di soldati scelti." Le dita premono, lasciano andare - e quei fuuda che alla fine son il primo traguardo d'una vita di fallimenti, li guarda con il primo sentore d'un risolino isterico che vorrebbe macchiarle le labbra, ma che rimangono incastrate in gola. Ah. Così, questo è il sapore che ha ottenere una ragione di vita? Lei, può diventare qualcuno? Cosa farebbe Saigo, adesso? Issa la testa, ma probabilmente quando si trova a cercarla in mezzo alle reclute escluse e altri componenti - Saigo ha già battuto la ritirata verso altri lidi. Così come tutti gli altri, meno Kamichi. E' lui che carezza con gli occhi. Ma alla fine, che le importa di uno qualsiasi. Può anche morire. "E' umiliante lottare per qualcosa che si desidera immensamente, e poi ottenerla - forse - in modo del tutto casuale. La Shinsengumi, è tutto. Tutto quello che siamo, e che saremo." Tutto. Ciò per cui vivere. Lottare. Affogare le proprie depravazioni, le proprie malattie, i propri istinti. Il suffisso ideale dopo il proprio sudicio nome. Nene, Ufficiale Shinsengumi. Suona bene, non è vero? Nella sua testa - maledettamente bene. Leverebbe gli occhi sul suo superiore, nell'ideologia che esser scelto non per le sue qualità e non dal suo superiore come lo è stato per Saigo - ma da loro, starebbe a significare un fallimento per il suo amor-- per Nobu. No. Ryota. Le labbra avrebbero un fremito, non vuole contraddire - non vorrebbe andare nemmeno oltre. La gola rivela l'arsura desertica - mentre muoverebbe le leve a lasciare il fianco di Kenpachi. Uno sguardo a Kamichi e un -malcelato- dito medio. Non vuole fare amicizia. Non oggi. Non nella prossima settimana. Non in questa vita. [SEEEEEEEE ENDO]

Riunione nella quale i presenti membri vengono riconosciuti dal Maggiore, con conseguente assegnazione di importanti missioni di investigazione riguardo gli eventi percepiti dai sensitivi presso i Monti Ardenti.


Siete stati tutti bravi!