Attendere fato.
L'inverno muore, assai dolcemente. Il sole di Kagegakure è ormai sceso ed assieme ad esso un certo tepor velato, mollissimo: primaverile. Tutte le vie del villaggio son popolose quasi come fosse una domenica. Lì, dove si trova la sede della Squadra D'Esecuzione Speciale, una moltitudine di uomini d'affare e burocrati vanno selvaggiamente avanti e indietro, generando ovunque un romorio confuso e continuo. Vi ritrovate ognuno per i lunghissimi corridoi della sede; corridoi perfettamente bianchi, con un pavimento capace di riflettere distorto le vostre immagini. Ogni stanza è piena del profumo di fiori freschi; alcune rose folte e larghe sono immerse in coppe di cristallo posizionate su alcuni speciali piedistalli. Tutto è perfetto. Nessuna altra coppa eguaglia in eleganza la loro forma; i fiori dentro quella prigione diafana sembrano quasi diventar simboli di un'immagine religiosa o di amorosa offerta. E' questa l'immagine che s'intravede persino dagli ampi vetri che s'affacciano sulla città e sulle mura interne che circondano l'immenso palazzo del Consiglio. Anche voi potete vederlo ergersi nella distanza in tutta la sua magnificenza. E' lì, quasi a ricordar sempre a chi è dovuta ogni cosa- o almeno, a chi son dovute le vostre vite, il vostro ruolo, il vostro futuro e quello -per chi li ha- dei vostri cari. La minima cosa che si può far per onorare quel simbolo è avere una delle sedi più impeccabili del villaggio. Sempre pulita, sempre splendente. La vostra divisa stessa è probabilmente impeccabile e sempre stirata, se non da voi stessi, da qualche comune impiegato. La luce bianca e soffusa entra temperata da lampade incastrate ai lati delle pareti, quasi invisibili. Un orologio posto alla fine di ogni corridoio suona le otto e ventotto. Mancano due minuti. Due minuti all'incontro di massima urgenza per il quale siete stati chiamati circa mezz'ora fa. Non importa dove eravate, se stavate terminando i vostri allenamenti, iniziando un pisolino o che. Sul pavimento da voi percorso, al centro del grande corridoio, è disposto un tappeto rosso con orli dorati. Siete ben consci che solo i membri della shinsengumi e del consiglio sono autorizzati a muoversi sopra quel tappeto, mentre i comuni inservienti o ospiti della sede s'assicureranno sempre di muoversi sopra il pavimento in cristallo. Il tappeto citato va a concludersi di fronte ad una larga porta a due ante, al momento chiusa; rappresenta dunque il fatto che l'accesso a quel luogo sia esclusivo a coloro come VOI. Tra esattamente due minuti sarà aperta e allora potrete accedere ad una sala che sapete esser adibita alle riunioni più importanti. Potreste essere già assieme, o arrivar soli, a voi la scelta. Ma assicuratevi di essere al massimo del vostro splendore. { Turni liberi - Ambient chiuso Shinsengumi }
Non importa cosa stesse facendo, non importa nemmeno dove fosse o quanto ha speso per arrivare in tempi brevi fino a quel luogo è stata convocata e come suo solito ha messo da parte qualsiasi questione la riguardasse pur di giungere in orario. Odia gli orologi ma lo osserva comunque mentre veloce ed elegante mostra la sua falcata lungo quel corridoio. Il classico ritoccare dei tacchi dello stivaletto l’annuncia, viene soffocato appena per via del rosso tappeto su cui incide sicura. Stivaletti che arrivano alla caviglia, in pelle completamente nera con un tacco largo e anche basso, quel poco che le serve per rendere la sua figura più elegante e slanciata senza però andare a compromettere davvero le sue abilità o l’equilibrio. Sposta le iridi rosse verso l’orologio, il volto stesso va a muoversi causando quindi un effetto ad ali di farfalla, i capelli che vengono smossi, dai ciuffi più vicini agli zigomi fino ad arrivare ai più superficiali dietro al suo capo. Un fiume biondo dalle venature rosate quello che le danza intorno alla candida pelle mentre finalmente inquadra l’ora. Mancano due minuti. Aumenta ancora il passo andando ad allungare la camminata mentre la schiena resta ben ritta. Indossa un paio di pantaloni neri dal taglio elegante, perfettamente stirati, con la piega che attraversa coscia e perone proprio al centro, un piccolo risvoltino lascia che l’orlo coincida perfettamente con l’inizio di quegli stivaletti, solo nel momento di massima estensione della gamba si può notare la candida nuda pelle al di sotto. Ogni passo corrisponde al tirare di quella ferita all’interno coscia ma sul volto non c’è segno di dolore, una perfetta maschera di sicurezza ostentata. La destra si alza appena, lasciando che la gemella sistemi il polsino di quella bianca camicia portata dentro i pantaloni dalla media, si sistema il tessuto per far sì che nessuno possa intravedere la fasciatura sull’avambraccio. La lunga giacca dalle orizzontali righe rosse sui lati del suo corpo ondeggia come un mantello per via della velocità che sta tenendo durante quella camminata. Una scia di lieve profumo viene emanata al suo passaggio come se la divisa stessa l’aiutasse, sollevandosi dal suo corpo, a diffondere la sua fragranza. Un odore delicato il suo, qualcosa che dovrebbe ricordare molto una rosa, non sono i toni acidi o quelli dolci a colpire, un perfetto mix che si unisce in un simbolo di perfetta eleganza come lei vuole importi ora. A chiudere il quadretto una cravatta nera perfettamente annodata le ricade tra i seni ancora abbastanza acerbi vista l’età. Rallenta fino ad arrestarsi mentre si avvicina a quel portone ancora chiuso, rialza lo sguardo e sorride appena. L’orologio segna le otto e ventotto, perfetto orario. Di nuovo li, a calcar quelle fila di bianco puro e candido di una facciata pacifica inesistente, di modi rudi e di torture atte al proteggersi, di quella paura che può quasi sentire nell'etere vibrar contro la propria pelle. Un bianco corridoio quasi sterile al proprio esser, fiamma che pare non essersi ancora del tutto spenta nella nuova vita che ha deciso di viver , quel nuovo passaggio, quella nuova veste che indossa per l'essenza che la impregna da sempre, soldato nel sangue che di nuovo percorre una via simile a quella del passato seppur mancante di quella somma libertà a cui anela. La schiena che permane retta , il viso sottile e femmineo posto solo innanzi a se senza indugiar in altri visi di cui poco si interessa. La giacca fascia nobilmente il corpo formoso della donna, quella giacca nera perfettamente chiusa in ogni singolo bottone posto sotto i morbidi seni, liscia e priva di grinze , a mostrar sotto solo una camicia del medesimo colore chiusa fino al collo . La gonna scende fin sotto i glutei, così l'accompagnano le calze di un velo nero non troppo intenso per via di quella nuova stagione che pare voglia sbocciar li li per loro. Un vestiario diverso dal proprio solito, eppur cerca ancora di adattarsi a quelle nuove mode che intravede nelle vetrine dei negozi e sulle varie riviste. I passi accompagnati dai rumori di quel basso tacco che porta , su un tappeto che ne attutisce il suono stesso, di un danzare di rosso sangue intenso che indugia carezzando la schiena con dolcezza dall'alta coda che pone sul capo. Il viso che permane fisso, imperturbabile , eppur la piccola rughetta si pone in mezzo agli occhi, li ove il pensiero corre in avanti al comprender il perchè di quella chiamata quasi improvvisa eppure urgente alla quale non può mancare nemmeno volendo, un ulteriore incontro con il capitano comandante non l'avrebbe retto al momento riconoscendone non solo l'abilità di Shinobi, ma quanto più la verità su quel clan. Inutile, alla quale lei stessa s'è allontanata infrangendo uno dei più sacri giuramenti mai fatti. E' in perfetto orario, mancano solo due minuti prima di poter traversare quella porta che s'ha tanto d'inferno, silente come poche volte, tace in attesa che le stesse possano concederle il passaggio ulteriore per immettersi in un nuovo loco ignorando per lo più tutti quanti intorno a se. Il viso questa sera è stato accompagnato da un trucco lievissimo alla quale non v'è abituata, sicura della propria bellezza odia insozzarsi come molte di quelle che vede adesso, solo le ciglia son state allungate con un pò di nero ad intensificar il colore del proprio sguardo, quelle morbide labbra gemelle lievemente più rosse a imitar vagamente quel rosso capello che la distingue. Non porta altro, inutile caricarsi di qualsiasi cosa solo per una mera bellezza , quella già la possiede.Vi riunite, voi e nessun altro. Nonostante la Shinsengumi conti certamente più che un gruppetto di reclute, cosa che potrebbe rendere questo incontro un po' più ansiogeno e allarmante-- o forse, state per ricevere qualcosa? Qualsiasi sentimento vi animi, se anche non ce ne fossero, il tempo va avanti. L'orologio distante batte le otto e mezza. E' perfetto il tempismo col quale la grande porta si apre, rivelando la stanza di riunione interna. Diversamente dalle bianche luci soffuse, la sala di riunione si presenta con un caldo lume rossastro in contrasto con colori gelidi e crepuscolari. L'odore che può esser percepito è più pungente, dalla rosa al ginepro arso, tanto che potrebbe causare un leggero stordimento di testa. Le mura son sempre biancastre e dolci, ma terribilmente lucide e contemporanee. Del resto, dovreste anche esser araldi della tecnologia, uno dei vanti più grandi del governo creatosi negli ultimi dieci anni. Un grande tavolo dalla forma circolare è piazzato al centro della stanza, con quattro poltrone libere ed una quinta, un po' più distante dalle altre, al momento occupata da una figura familiare, seppur coperta da un'artificiosa penombra. "Benvenuti, entrate." Rammenta, anche qualora vi ritroviate già a muovere i primi passi verso l'interno. Il braccio sinistro viene sollevato appena, facendovi un lento cenno per accompagnare le istruzioni appena date. E dopo circa cinque secondi da ciò la porta alle vostre spalle andrà a chiudersi, isolando la luce bianca esterna e permettendo d'osservar meglio i vuoti interni. Per prima cosa: il vostro host. Dal robusto fisico, con indosso un pantalone nero ed una giacca del medesimo colore, particolarmente elegante. Una controspallina ornamenta la spalla destra, alla quale è collegata con una catena d'argento il simbolo oro e nero della Shinsengumi, presso il cuore. Altre spille, più piccole, ornano quel vestito, simbolo di prestigi accumulati negli anni. Le gambe son divaricate, con i pantaloni che tirano un po' sulle cosce: è intuibile che tutta quella formalità vesta un po' scomoda la figura di colui che s'è presentato a voi come Kenpachi. In viso è serio, rimane perfettamente immobile e lo sarà finché non avrete completato introduzioni formali e preso posto. Di fronte ad ognuno dei seggi, sul tavolo, potete trovare un gruppo di fuuda messi in pila uno sopra l'altro. Appena voi sarete seduti lui s'alzerà in piedi, piegando un po' il busto in avanti e tenendo una mano poggiata sul tavolo. Vi osserva, uno per volta, soffermandosi qualche istante di troppo su Kamichi. Come vi comportate di fronte a quel fiero e freddo sguardo? "Il consiglio ha definito con urgenza una nuova priorità." Enuncia, abbassando lo sguardo sui fuuda presenti di fronte a voi. "A partire da oggi siete da considerare non più reclute ma Agenti Speciali, complimenti. Dentro i sigilli troverete le divise che vi rappresenteranno da qui alla fine della vostra vita." Non carriera. Vita. Implicazioni che si perdono in quello sguardo feroce. "Prima di proseguire. Agente Scelto Kamichi." Ti chiama, attendendo una reazione prima di andare avanti. "Al termine di questa riunione dovrai scrivere un rapporto, dove spiegherai le azioni da te commesse ad uno dei teatri. Per filo e per segno, si occuperà uno di voi di verificare il contenuto." Adesso osserva Nene, Sango e Saigo. Finalmente torna a sedere, estraendo dalla tasca della giacca indossata un telecomando e premendo un pulsante. A seguito comparirà, proiettata sul tavolo, una cartina di Kagegakure e dell'intero paese del Fuoco. Un largo punto di domanda rosso è disegnato presso i Monti Ardenti. {proseguite, liberi di cambiare turno }
Uno sguardo verso Nene, la osserva con attenzione questa volta poi flebile la voce esce da quella labbra in un sussurro <sono passata da te ieri> ammette solo per ricordarle qualcosa. Non vuole passare per l’alleata che si dimentica delle promesse, qualcuno ci ha già tenuto a specificarle troppe volte che non sa mantenere la parola data ed oggi non vuole commettere quello stesso errore. Nemmeno il tempo di continuare il discorso che un rumore la distoglie dalla figura della Doku, unica a cui ha davvero prestato attenzione. Gli occhi si puntano davanti a lei fissando con attenzione la porta aprirsi, solo appena riceve quell’ordine ricomincia a camminare entrando a tutti gli effetti nella stanza. Lo sguardo è fiero, ritto davanti a sé e passa in rassegna ogni figura le si presti davanti o le parli. Con la coda dell’occhio nota la sala, ne memorizza quello che riesce a cogliere comprendendo quanto sia importante quel luogo solo quando riconosce parte dei membri seduti su quelle poltrone, un giorno una sarà sua. Nel momento stesso in cui comprende la funzione di quel tavolo si predispone quell’obiettivo. Un giorno ci sarò anche lei, fugace occhiata tirata a Nene per volerla comprendere in quel progetto futuro, se lo sono detto d’altronde e farà in modo d’arrivare con lei fino a lì. Non si sposta ancora verso i fuuda, solo se le sarà concesso allora andrà a fare un passo in quella direzione per poi allungare la mano annuendo seriamente a quelle parole <comandi> replica ben attenta all’etichetta lei. Già per la vita, lo ha sempre sospettato ma non ha preso a cuor leggero la decisione di dedicarsi a vita a quell’obiettivo, il mezzo per il potere che brama, il mezzo per arrivare sempre più vicino al consiglio e alle loro conoscenze, non esita e non tituba quando sente quelle parole. Non si limiterà a portare onore alla divisa ne farà uno scudo, la renderà sua nella quantità necessaria per arrivare dove vuole. Arrivista. Continuano poi con le spiegazioni, sguardo che si sposta verso Kamichi per tornare a Kenpachi subito dopo, ricambiando fiera quello di lui, annuisce appena come a suggerire d’aver appena accettato quell’ordine implicito, se dovrà si metterà anche a leggere un noioso rapporto. Proseguono però nelle spiegazioni ed ecco che quindi andrebbe a fare un passo per avvicinarsi nuovamente silenziosa e fissare quella mappa, tace evitando stupide o sconvenienti domande lei, attendendo ordini e le spiegazioni che riterranno di doverle dare, sa da sola che non è il posto in cui troppe domande sono ben viste. Fedeltà ed obbedienza, almeno in apparenza. Stringerebbe tra le sue dita il fuuda contenente le divise e punterebbe lo sguardo infiammato sulla mappa e su quel punto di domanda presso i monti ardenti. Si trova fuori dalle mura e dentro trema un pochino, l’idea di uscire non l’alletta ma non può pensarci ora, troverà un modo per cavarsela più tardi. Quelle porte che s'aprono lentamente come lo schiudersi di un fiore, rivelando quel caldo focolare di un aria più morbida e intima , di odori che pungolano le narici in un senso di nausea. Troppo odore che giunge ad ella. Eppur non andrà a perdersi in chiacchiere, le iridi che seguiranno il proprio passo all'interno della stessa porgendo attenzione ai particolari esterni, prima che possa in effetti andar a constatare quel tavolo nel mezzo con sole quattro sedie. Solo per quelle loro quattro figure, strano , dopotutto ha avuto modo di veder altri potenziali futuri acquisti per la Shinsengumi. Lo sguardo che diviene interrogativo prima di passar al volto emaciato e desolante di Kenpachi Zaraki. Proprio diretto capo, lo stesso che si premura d'aver forza più che mente, di poter agire con il corpo e combattere, un pensiero piacevole che si inerpica nelle vene e vibra sotto la pelle. Le mani che lievemente sudano, eppur perchè averne quel timore? Per la differenza palese di forza e basta? Importa poco quando la stessa andrà a muoversi senza abbassar lo sguardo, solo al momento di scostar la sedia lo farà per evitar che quella possa provocar disagio con il rumore. Un tocco lieve , i polsi che si snudano di dolcezza femminea per prender così ella stessa posto. Poco importa ove, eppur solo allora andrà ad osservar i "compagni". Quel primo viso sconosciuto di Kamichi, quello di Saigo il quale sa il nome e rimembra il loro ultimo incontro.. e quello di Nene. Li lo sguardo si perde per diversi momenti < Kimi > un bassissimo sussurro, le labbra che formano quel singolo nome rimembrando la somiglianza letale che la lega a quella Doku ormai morta. Eppure qualcosa di differente vi è nello stesso sguardo, nel colore stesso dei suoi occhi, nella loro forma decisamente diversa dall'ex portatrice delle farfalle e del senjutsu. Un pensiero che si instaura come tarma nel cervello prima che possa infine scostar lo sguardo al capitano della propria divisione per donargli piena attenzione , non lo scosta il proprio, ne tiene le iridi dritte sulle sue senza abbassarle sorreggendo la sua presenza < mh > un singolo mugolio sorpreso ne avrà la meglio sulla propria compostezza, su quella schiena retta che nemmeno poggia sullo schienale, su quelle mani in grembo che si torturano le dita per scaricar l'energia e la tensione stessa . Vita, quella stessa che ha deciso di donar di sua spontanea volontà d'innanzi una piazza gremita, in quell'esecuzione dell'orgoglio che ancor la ferisce . Al nome di Kamichi andrà anche lei ad osservarlo dritto in viso, lo sguardo che permane freddo e distaccato seppur s'accenda di curiosità, entusiasta? No, non è Saigo, seppur curiosa di comprender cosa possa esser accaduto per avere un richiamo del genere direttamente da un essere come Kenpachi. E quella cartina che scivola fuori mostrando i monti ardenti vicini, il cuore che batte veloce, l'adrenalina che la attira a quella stessa bramandola, desiderando poter di nuovo tornar fuori , esser di nuovo libera come un tempo. Lo stesso sguardo che s'accende di nuovo di quel fuoco, di quel desiderio di scivolar via dalle mani di mura che la opprimono. Vuole uscire, vuol vedere come sia divenuto adesso il mondo ninja.Kenpachi annuisce vigorosamente alle reazioni di Kamichi. Lo sguardo, fin'ora serio, muta appena, mostrando il suo fiero e tetro sorriso. Sembra soddisfatto. Così come lo è quando ognuno di voi dona il rispetto dovuto ad un superiore. State diventando giorno dopo giorno un po' più vicini a quello che il governo vuole. E per questo vi vien concesso di soddisfare la vostra arsura dal calice del potere. "Ottimo." Biascica tra i denti, in risposta al 'sarà fatto' e al cenno vigoroso mostrato da chi si è preparato a venir incontro agli ordini appena dati. Lo scenario evolve, compare la mappa del Paese del Fuoco e qualche istante tempo le luci si fanno un po' più basse, mettendo in penombra quasi tutto dei vostri visi tranne che gli occhi. Gemme lucide nell'oscurità. Concentratevi solo su ciò che vi vien detto di guardare. Il Maggiore si piega un po' in avanti col busto, poggiando la punta del dito indice presso la posizione dei Monti Ardenti. Solo adesso darebbe attenzione a Nene, precedentemente ignorata. Le tende una mano, portando il suo occhio alla rosa. Ora puoi dargliela. E se gliela porgerai la capovolgerà per usare lo stelo come bacchetta e metter l'altra mano a riposo. Indica la mappa. E' li che vuol far convergere tutte le vostre attenzioni. "Monti ardenti. In un periodo tra i quattro ed i due giorni fa una massa anomala di chakra è stata rivelata." Preannuncia così, premendo un po' di più l'indice sulla posizione dei Monti Ardenti e facendo comparire un'immagine del luogo che ospitò il campo di battaglia della Quinta Guerra Ninja. E' una vecchia immagine, a scopo puramente rappresentativo. "E' probabile che si tratti di eventi che prendono il nome di Faglie. Simili a squarci nell'aria collegati ad altri punti dello spazio." Torna dritto con la schiena, incrociando entrambe le braccia e posando lo sguardo su Saigo. Non serve che pronunci altra parola, è ovvio che tu sia forse l'entità che tra le presenti più possa immaginare come una cosa simile sia possibile. "E' imperativa la formazione di una squadra di Agenti Speciali che si rechi ad investigare. Se troverete traccia del passaggio di altre persone, sarebbe la conferma che una grande minaccia è appena sorta. " Nonostante la gravità di quelle parole, se sollevaste lo sguardo verso il superiore, vi rendereste conto di come lo sguardo affilato e il gran sorriso auspichino ad una serie di eventi maggiore ed inarrestabile. Il vostro istinto da ninja vi permette quasi di sentir il suo chakra permeare la stanza, soffocante. Chissà, che qualcuno di voi non provi lo stesso richiamo. Alla morte. Alla Guerra. Alla feroce battaglia. L'istinto omicida è qualcosa di reale, percepibile come le nuvolette d'aria condensate tipiche invernali. Chiunque senta questo richiamo riceverà per un istante uno sguardo ferale dal Maggiore. E' facile per dei cani da caccia fiutarne altri. "Potrebbero camminare tra noi. Essere i vostri cari o i ragazzetti che giocano a palla vicino al centro di Kagegakure. Non importano le loro motivazioni. Se davvero esistono, saranno i vostri nemici giurati. Entità con il potere di far ripetere la tragedia di dieci anni fa. Comprendete?" Uno per uno, vi fissa. Esige una risposta. { stessi turni, ma potete modificarli }
[...]Poi, si lascia cadere sulla sedia. "Siete fortunati, come Agenti Scelti, ad essere arrivati qui oggi, in un momento del genere." Perché? Perché scalare la gerarchia sarebbe una passeggiata, se quel che è stato pronunciato fosse vero e sei voi riusciste a scoprire il mistero. {perdo pezzi di fato. . }
Uno sguardo comprensivo nei confronti della ragazza alla sua risposta, avranno modo di parlarne una volta finita la riunione, adesso lascia stare quelle scuse che non sente nemmeno di meritare. Ascolta invece quelle parole mentre le luci si fanno più scure così da lasciare come unico centro focale quella mappa, i monti ardenti. Le immagini, seppur rappresentative, della guerra sveglino in lei dell’odio, sapere che tutto è iniziato a causa dell’egoismo di quei ninja la manda su tutte le furie, trattiene a malapena il ribollire del sangue, lo sguardo a fatica resta freddo e concentrato, si ripete mentalmente i suoi obiettivi usando tutta la sua capacità di concentrazione per non distrarsi e seguire la spiegazione. Apre appena la bocca quando le viene descritto l’evento, grandi quantità di chakra, faglie, non sa bene cosa sia successo quel giorno ma il semplice ripensarci la terrorizza al punto da farle sgranare gli occhi. Teme che si ripeta e l’idea di uscire lì fuori con il rischio di incontrare qualche bestia non le piace. Lei vuole solo il potere, vuole scalare e diventare forte ma pare che il suo piano abbia subito un intoppo. Un brivido corre lungo la schiena al pensiero di ritrovarsi in campo aperto nuovamente contro una di quelle cose. Una goccia di sudore freddo sfugge al suo controllo e si riversa lungo la sua tempia destra, scivolando più coraggiosamente di qualsiasi altro elemento del suo corpo. Ricambia quello sguardo deglutendo a fatica ed annuendo subito dopo. Ha capito, vuole mostrare d’aver capito la gravità dei fatti ma vorrebbe tanto fuggire e rassegnarsi a sopravvivere senza mai aspirare a qualcosa in più. Dovrà farlo però, non ha altre scelte al momento <stanno cercando di sovvertire il mondo?> domanda ad un filo di voce aggiungendosi in coda alle sue parole. Cosa significa che troveranno tracce di persone, come è possibile che esista qualcuno di così pazzo? Le domande si accumulano ma la necessità, davanti a questa presa di consapevolezza, diventa ancora una volta il potere. Odia ammetterlo ma deve uscire e fermarli, deve allenarsi così da non aver più paura di ciò che sta fuori dalle mura, abbastanza forte per poter mettere fine ai piani di qualsiasi squilibrato possa esserci dietro. I suoi occhi sono puntati sui Monti Ardenti mentre il Maggiore si siede dandole quel pizzico di motivazione che le serve, un sorriso affamato si mostra sul volto. Lei non brama la violenza o il sangue brama solo la sua scalata e sapere di poterlo fare più facilmente ora le da quella piccola spinta necessaria <ci organizziamo in gruppi noi o ci assegnerete voi dei compagni?> non osserva Nene, lo sguardo si limita a girare su Kempachi ma quanto vorrebbe allungare la mano verso di lei. Se deve uscire lì fuori vuole avere al suo fianco colei che ha avuto il coraggio di buttarla giù da quel palazzo, sa già che l’altra la supera in forza ed è convinta per questo di poterle fornire il massimo del supporto. Vorrebbe stringerla, sussurrarle che insieme vinceranno solo per sentirsi più tranquilla sapendo di non essere lì fuori da sola contro i suoi demoni Osserva sempre quella ragazza, il lapsus che ha colpito la mente di un vacuo ricordo che le ha solleticato la mente, eppure non ne abbassa lo sguardo, lo sostiene con quel sorrisetto che solleva le morbide labbra verso l'alto stilettandola dall'alto della propria arroganza < davvero? > le piace veder quei nuovi volti sconosciuti di piccoli genin che la osservano, di come la stessa doni un singolo fiore privo di vita ormai, spezzato nel momento più bello della sua essenza e strappato a madre natura, che sciocchezze da compiere per un mero momento di ego privando la terra stessa di ciò che di più bello può aver donato loro. Ma la mente che vola ad altro, quel viso che perde totalmente di importanza quando le luci si abbassano di dolcezza eppur può veder con i propri occhi il loco ove è morta e rinata . Un senso di angusta presenza la attende al petto, pressante e perfetto in quell'attimo ove scivola di nuovo sui sentieri calcati troppe volte, di una terra che conosce abbastanza bene per troppe motivazioni. Ma ciò che la incatena di nuovo al proprio comandante saranno quelle ultime parole, quelle faglie simili a squarci che fendono lo spazio. < è possibile? > Mai ha avuto modo di veder qualcosa di simile, l'unica volta è stata quando ha compreso che il potere del rinnegan potesse portarla ove desiderava andare in un attimo, ma non quello che la lascia basita. Lo stesso sguardo che segue anche il viso di Saigo non sapendo dell'esistenza di un clan simile al suo, avrà modo di comprender cosa e chi sia ella ma tutto a suo tempo, quando altre informazioni vengon donate, quando il via libera è stato dato per tornar di nuovo li, su quel campo di battaglia ove ancora sangue la impregna e le grida di dolore e rabbia ne scuotono le membra. Un sorriso che si solleva, quella stessa energia che scorre di nuovo in lei con forza e la opprime da fuori, di quel senso di guerra a cui è stata abituata evitando pur sempre la pace . Quello sguardo che si solleva verso Kenpachi stesso, ne sente l'eccitazione in mezzo quella stanza, la stessa che la anima e che vuole vederla di nuovo su un campo di battaglia, a danzar di nuovo nella guerra e prender sulle proprie spalle tutte quelle anime spezzate alla quale dovrà far i conti alla propria morte. < sarà fatto > quella nuova affermazione, la stessa che serve per metter in chiaro la propria di posizione, ha deciso, e tale decisione verrà portata avanti senza problema alcuno, dopotutto chi potrebbero essere tanto folle da dichiarar una sorta di guerra a quel nuovo mondo? Oh come è ingiusto il fato, mantener una promessa di protezione e quella stessa che sta donando all'altro, due forze che si scontreranno ponendola di nuovo sul filo di un rasoio . Eppure in qualche modo lei stessa ha portato un anima a quel consiglio, Mekura Hyuga, consegnata direttamente alle mani della Shinsengumi per esser interrogata - seppur sia stato di comune accordo, ma ciò rimane celato a tutti gli altri, un segreto che dovrà nasconder sempre. Sorride, seppur si perda in quell'immagine ancora e ancora. I kami sono proprio ingiusti con lei, che ha fatto di male?Eccovi, seduti al tavolo di guer-- di pace. Portatori inflessibili della giustizia. Le luci si rifanno vivide, solari, energiche. Come se gli stessi Kami vi stiano guardando con benevolenza. Siete la più bassa parte della più alta élite non solo di Kagegakure, ma di tutto il mondo per quel che potete saperne. I pilastri su cui si sorreggerà raggiante il villaggio delle Ombre. Non c'è dubbio, più grande è la luce e più grande è l'ombra proiettata dietro essa. Ma se qualcuno tentasse di rubar la luce...allora.. Che fare? Domandate la stessa cosa. Il Maggiore reclina il mento verso l'alto e vi fissa mantenendo tra le labbra la sua confidente espressione. "Vogliono distruggerlo." Non sovvertirlo. Quello sarebbe troppo poco, per far paura al consiglio. Allora si sarebbero curati di uccidere qualsiasi vecchio ninja. Allora avrebbero temuto Sango e non le avrebbero dato neanche l'occasione di prender un fiato tra le mura. "Lo è, Agente scelto Sango. " E' possibile. Ed è terribilmente serio nel pronunciare queste parole. Tanto che una volta ancora fa leva sulle gambe, issandosi in piedi e muovendo qualche lento passo attorno al tavolo, in senso antiorario. Passa silenziosamente alle vostre spalle, con passo inudibile. Eppure la sua presenza, il suo chakra.. sembra quasi farlo apposta a urtarvi con esso. Come a farvi percepire il terrore di qualcosa che esiste ma non può essere visto. Come a voler stimolare in voi l'intuizione del supremo pericolo di cui parla. Giunto tra Kamichi e Nene arresta il passo, sollevando la mancina e allentando appena la cravatta indossata che quasi par tentare di strozzarlo.. "Io vi farò da referente in questa prima fase. Quando vi verranno assegnate missioni e sarete tra parigrado dovrete scegliere ed essere concordi su come muovervi. Ora che siete Agenti Scelti non saranno più ammessi errori. Non da me, di sicuro." Qualsiasi sia il metodo, da adesso dovete essere impeccabili. Mai esitare, per il villaggio delle Ombre. Mai fermarsi. Continuare ad avanzare. E' il vostro mantra. E' il mantra di qualsiasi guerriero osi definirsi tale. "Una squadra da cinque elementi è ideale, siete liberi di scegliere tra voi quattro una qualsiasi recluta da inserire nella squadra come Agente Speciale. Assicuratevi di farmi avere un rapporto, quando ciò accadrà. E assicuratevi di essere concordi. " La prima goccia di potere: l'onore e l'onere di scegliere chi sia il quinto membro. La Shinsengumi non è un gruppo numeroso come le altre forze armate, ma prima di procedere questo è quasi un test: accordarvi su un quinto membro e su un cervello che in caso di missioni sia capace di far da leader. La scelta per qualcuno è ovvia..ma non si sa mai. "Se troverete tracce, allora sapremo che prima o poi si rifaranno vivi. Sarà una vera e propria caccia all'uomo. Sarà la vostra priorità per tutto il tempo in cui indosserete la divisa. Catturarli è ideale." Ma non è d'obbligo. Allenta ulteriormente la cravatta, avvicinandosi alla porta da cui siete entrati e spalancandola. "Preparatevi. Da ora siete responsabili di voi stessi. Allenatevi se volete allenarvi. Non fatelo se non volete. Ma per nessun motivo potrete più fallire. Ne va di voi e di chi vi circonda." Il contratto col diavolo è stato ormai firmato. Tanto vale prender coscienza di come la mano del governo sia stretta attorno alla vostra gola- ed a quella di ciò a cui tenete. Così, esce, senza più rivolgervi uno sguardo. { se non succede panico: exit fato,ma si può proseguire }