Giocate Registrate

Giocate Disponibili
Calendario
Trame
Giocate Registrate

"Sorbet"

Free

Giocata di Clan, Giocata di Lavoro

1
0
con Hanae, Yosai

16:29 Hanae:
  [Costa ripida] una grandiosa pioggia forte di significato cade dalle dissoluzioni celesti e avvolge ogni cosa sfiorata, generando un paesaggio completamente nuovo. Possono scorgersi, dai pressi della costa, la foresta di mangrovie alla distanza, che s'apre tra piccoli corsi d'acqua e densa vegetazioni. E' duro il suono dell'acqua che batte contro la dura roccia che compone parte della costa rialzata di questo luogo; e scroscia su ogni pietra e ogni ramo, celando tutto il resto. Potrebbe quasi parere imitare l'agitazione dell'oceano che per intero circonda l'arcipelogo, evocando solitudini ostili e lontananze inospitali. Chi, non si sentirebbe vagabondo, in questo paesaggio? Con il corpo nascosto da una sopraveste nera, l'insonne sta a pochi metri dal punto in cui le onde sbattono sulla roccia, lasciando che esse coprano ogni suo suono. La sopraveste, in quanto forme, è molto simile a quelle dell'Akatsuki, dalle larghe maniche e capace di coprirlo quasi per intero, seppur priva di nuvole rosse. S'intravedono appena gli stivali neri lucidati dalla pioggia e sporchi di sotto da fango e sabbia. Osservando di profilo, sarebbero ben osservabili i caratteristici occhiali dalla lente rotonda, e forse ad un occhio acuto la sclera sinistra completamente nera in colore. Un tratto che, per chi li conosce, caratterizza i Goryo. Ma per i più, potrebbe soltanto ricordare le stravaganze estetiche di Yukio Kokketsu. E rimane immobile, con i capelli corvini completamente bagnati e quindi quasi immobili alla forza del vento. Gli occhi sono intenti sull'orizzonte invisibile, le mani son aperte e lunghe i fianchi, su di loro persiste una visione portentosa, il vestigio del miracolo e del cambiamento, la traccia di una sembianza disumana: entrambe le mani, son completamente rosse e scure. E' una cosa che Yosai potrebbe aver già visto quando incontrò Katsumi. Ed inoltre, seppur nascoste dagli occhiali bagnati, sarebbero visibili se osservato di fronte le occhiaie rosse come fossero il fondo d'un bicchiere di vino. Pondera. Specula, riflette con sguardo calmo e calcolatore. {chakra on} {goryo on}

16:50 Yosai:
  [Costa Ripida] Un passo dopo l’altro, tonfi sordi sulla nuda roccia, graffiata dalle suole dei calzari rivelano l’incedere cadenzato del gigante sfregiato. Si scostano i vapori della nebbia al passaggio della sua figura, accarezzandolo come un lenzuolo accarezza il vento al suo passare, come le nuvole accarezzano le montagne che trovano sul loro cammino. Prende forma come qualcosa di elementare, appartenente alla nuda terra, come se la nebbia s’addensasse dipingendo la sua figura, la gigantografia d’un uomo. Le leve inferiori, in perenne, cadenzato movimento, son coperte dalle ampie volute di stoffa d’un chimono nero, che s’infila in fasce da combattimento color rosso sangue che stringono la stoffa da sotto il polpaccio squadrato fino ad immergersi nelle calzature da ninja. Il torso dall’evidente forma a V, spesso e massiccio come il tronco d’un albero, è celato da una canotta bianca in tessuto tecnico che aderisce come una seconda pelle alle sinuose forme dei muscoli che emergono dal tessuto, le spalle stondate e le braccia definite sono lasciate libere, sfoggiando le ali inchiostrate sulla pelle che tira sui muscoli. Da poco sotto il gomito fino alla prima falange delle dita, avambraccio e mano sono chiusi in fasce da combattimento uguali a quelle che stringono le caviglie, d’un rosso sanguigno. Il collo taurino emerge dalla canotta e sostiene il volto affilato, decorato dalle solite cicatrici, la prima in verticale evita l’occhio sinistro, la seconda in orizzontale percorre tutta la fronte. I capelli sono lasciati lunghi ad incorniciare il viso. Vestito in maniera estremamente simile all’ultima volta che ha incontrato l’uchiha, eppure qualche dettaglio è cambiato. Tra pantalone e canotta, cucito su un’elegante drappo rosso sangue, è cucito il coprifronte di Konoha, a stringere la vita. Sulla canotta, all’altezza del cuore, campeggia una toppa grigia con un pugno stilizzato, e dietro la schiena, poco sotto la linea dei capelli, il simbolo del clan Akimichi. Qualcosa di diverso c’è. Dentro, tutto. Perché torna in quelle coste ripide? Perché solo li può dar ampio sfogo ai bagliori di rabbia che baluginano nelle iridi del color dell’oceano, tinte d’una nota più cupa, da qualche tempo. La pioggia non sembra toccarlo, ma ovviamente ne intacca l’aspetto, appiattendo i capelli ai lati del viso in ciocche bagnate e incedendo lunghi fiumi d’acqua che seguono i sinuosi movimenti dei muscoli. Le labbra sottili si stringono tra di loro nel veder comparire in quelle zone una figura che non sia qualche ninja intento in qualche ronda. Con quel tempo poi, una figura intenta a starsene ferma sott’acqua, è strana. S’avvicina alle spalle dell’Insonne, avvicinandosi quel tanto che basta da avere ben visibili tutti i dettagli della figura di schiena. Non s’avvicina a più di dieci metri. Portando d’istinto la mancina davanti al plesso solare, stretta in pugno eccezion fatta per indice e medio, congiunti, dritti verso il cielo a disegnare il mezzo sigillo della capra. Richiama a se l’energia motrice dei suoi pensieri, delle sue emozioni, dei suoi sentimenti, per incanalarla direttamente verso il plesso solare, si concentra poi sull’energia fisica che permette ai suoi muscoli di muoversi, al sangue di scorrere, al cuore di battere, richiamerebbe anch’essa al plesso solare per poi innescare un movimento rotatorio dell’una sfera nell’altra, dell’altra nell’una, fino a fonderle nel chakra, violento che spingerebbe nel suo sistema circolatorio, irruento come il padrone. Le nota quelle mani arrossate, ma non può non ricordarle appartenenti ad un albino tanto pallido da esser scambiato nell’ombra di un Dio. <Non è facile trovare qualcuno in questa zona dell’isola> Profonda la voce, ma senza particolare accezione, mentre lentamente abbasserebbe il sigillo della capra, avvicinandosi. Non è sua intenzione non farsi percepire o nascondersi [Impasto del chakra]

17:05 Hanae:
  [Costa ripida] L'anulare destro vien piegato e lo sguardo ai abbassa, osservandolo. L'occhio rosso come fosse insanguinato, e l'occhio sinistro..Nero e dal riflesso tanto debole dal farlo parer esanime. Il peso del mangekyo sharingan ha sempre minacciato la vista, gli occhiali diventano quasi necessari per mantenere lo sguardo ben puntato sulle cose lontane. Ma presto, non importerà più. L'anima cupa e forte di trionfo si risveglia confusamente dalle parole d'un uomo cui anima è in parte bruciata, travagliata da lunghi giorni di bassi pensieri; e voltandosi lentamente, l'insonne si rende conto di quanta disattenzione sta ponendo a ciò che lo circonda. I sensi all'apice della loro natura non l'hanno aiutato ad anticipare la presenza di Yosai prima ch'egli si trovasse ad una distanza di venti metri circa. Una distrazione, che per la propria figura potrebbe risultare fatale. Ma è strano, provare a giustificare il motivo del suo essere poco accorto. Forse, è la dura convinzione che il fato non possa far altro che essere dalla propria parte, oramai. Nessuna coincidenza o casualità avrebbe mai rovinato il proprio percorso adesso. Offrendo il proprio profilo all'altro, rivela bene l'occhio rosso circondato dalla sclera nera. Reclina il volto come per raccogliersi e inizialmente non risponde; ma ogni singolo nervo è percepito correre in un fremito indefinibile suscitato dalla voce di un giovane ninja, cui duro tono rinnovato si fa improvviso rivelatore di un'anima appassionatamente afflitta. "ah.." Yosai, quanto tempo? Sembrano quelle le parole che non pronuncia, manifestate dal caldo sorriso che normalmente s'offrirebbe soltanto ad una figura familiare e apprezzata nella propria vita. Ne osserva per un momento il vestiario, abbassando gli occhi e rialzandoli poco dopo sull'altro. Segue la pioggia scorrergli addosso senza alcun limite, così come accade a sè. Ben diverso dal ragazzo che è sobbalzato di fronte a Katsumi, per un incidente. Prima di riportarsi sugli occhi di lui, è spettatore del sigillo della capra che viene sciolto. E tace ancora, iniziando a sentire impetuose musiche che solo il proprio udito può scorgere. Un suono caratteristico emesso da qualcuno che ha subito un improvviso cambiamento. Le labbra si comprimono una sull'altra e sfruttano la pioggia pe esser ben inumidite. "Con che coraggio, una coincidenza.." quasi un sussurro il suo, ma ormai udibile dai sensi rinnovati del genin. Parla con abbondo, fluidamente, quasi come potesse vedere lo spirito altrui farsi concavo come fosse un calice creato per ricevere quell'onda di parola. Quasi come se volesse riempirlo fino all'orlo per vedere quanto possa reggere. "Sei lontano dal tuo albero, foglia.." Malizioso nel tono, alza la mano destra e l'indice sfiora il proprio freddo e pallido labbro. Adesso, Yosai potrà ben vedere un oggetto precedentemente nascosto dalle lunghe maniche e dalla posizione dell'Uchiha: l'anello della Tigre Bianca dell'Akatsuki. { chakra on * { goryo on }

17:28 Yosai:
  [Costa Ripida] S’avvicina, scaraventando lo sguardo sull’altro come l’oceano getta le sue onde contro gli scogli. Coglie dettagli la sua vista, con velocità ed efficienza che a lui sembrano sempre gli stessi, ma che migliorano in maniera lenta ma costante. È il vantaggio di chi non è mai soddisfatto di se stesso. Non sembra farsi molto cruccio di ciò che vede. Forse spavaldo, forse stolto, forse a suo agio più nell’avere l’eventuale nemico a portata del suo braccio che nel tenerlo a distanza. Chi può dirlo, fatto sta che senza apparente tentennamento procede nell’incedere fino a fiancheggiarlo, a pochi metri dal baratro dove quella potenza naturale giace confinata. Come se fossimo sull’orlo d’un bicchiere agitato. S’arresta con le spalle dritte, di profilo all’altro, alla sinistra di lui. Le spalle dritte, le braccia lungo i fianchi, separate dal fianco dallo spessore dei dorsali e dalla larghezza delle spalle. Gonfia il torace in un pesante respiro che soffia dal naso, come un toro, pe poi indietreggiare leggermente con la gamba destra, poggiando il piede sulla stessa linea del sinistro, poco più indietro, e poggiarci il peso, girando le anche, la spina dorsale, le spalle e il collo fino al volto, in modo da essere perfettamente frontale all’altro. Scruta quel sorriso, ricambiandolo appena, non è scortese, ma non collega ancora. <sono coraggiose le coincidenze? Se lo fossero non sarebbero tali, no?> marzulliano forse, ma rimane li, con quel mezzo sorriso, increspato dall’acqua che scorre sul viso, ad ascoltare le parole dell’Uchiha. Irrigidisce un attimo il muscolo della mascella, e la risposta sale dal profondo delle sue viscere a mala pena aspettando che lui finisca, interrompendo quell’esitazione finale con l’irruenza che lo caratterizza <sono io il mio albero> letteralmente <e ultimamente questo posto mi serve> così maledettamente uguale a quello che gli ha consentito di morire e quindi rinascere che ormai periodicamente lo cerca. Scroscia con lo sguardo sulle mani dell’altro, e poi sul suo sguardo vuoto, nero, sanguigno. <Ho conosciuto un Uchiha con lo stesso problema alle mani> spinge la voce fuori con un tono di profonda curiosità, abbastanza alto da superare il rombo del mare e lo scroscio della pioggia. Sale lo sguardo, piantandosi in quello dell’altro, i lineamenti non si scompongono, in modo da non mostrare l’attrazione di cui naturalmente risente chiunque colga quello sguardo.<ma si potrebbe dire lo stesso di te> stante il fatto che il gioco di parole non verrebbe altrettanto bene, forse. Certo è che il primo accampamento utile è ben distante ormai.[Chakra ON]

17:50 Hanae:
  [Costa ripida] Senza lasciare ormai sulla roccia, muove un passo avanti. L'aria è umida e molle; il suono dell'acqua serpeggia per mezzo del mare e del cielo. Ma qualcuno intanto parla, coprendo completamente quei suoni e rendendoli uno sfondo all'incontro. Parlava, disputa, declama. E il risponde al fuoco con altro fuoco, come sempre, lo risveglia. Alludono uno all'altro con metafore dal significato ovvio. Lontani dalla folla ottusa e dall'ostile villaggio della Nebbia, ma ognuno per motivi differenti. Almeno per l'Insonne, poter assistere in pace a questo spettacolo naturale non è altro che il celebrare colori, suoni e forme di un sogno che non potrà non essere solitario. Si abbandona a un moto quasi lirico, cercando di ruotare come fosse un corpo celeste attorno all'Akimichi per osservarlo, ricordandone la splendida immagina che tanto ispirava sfumature caratteriali completamente diverse da ora. E adesso, sporco di pioggia e d'uno sguardo nuovo, l'altro sembra un'apparizione allucinante, ben più sporca. "Tu, Il tuo albero?" Ripete quelle parole come se volesse sviscerarne il significato, con un tono che svela appena la malizia di chi può giocare. Ancora una volta la virtù espressiva della bocca altrui attira l'attenzione dell'insonne, ascoltando i suoi soffi d'esistenza e percependoli come ha fatto fino a poc'anzi con le onde del mare. Se gli fosse stato permesso di osservarne meglio la figura, potrebbe visualizzare lo stemma della famiglia Akimichi. Un clan cui membri non hanno mai avuto un qualsiasi tipo di ruolo nella propria vita, tanto meno in quella dei villaggi che ha avuto occasione di frequentare. E un po' un mistero, la foglia. Dagli ideali e storia spesso fuorvianti. "Un albero spoglio, in ogni caso. E dal legno marcescente. Ma forse, ospite di vita all'interno." Come un medico che analizza il suo paziente, sembra diagnosticare un problema, una sporca evidenza. La sopraveste bagnata permette d'udire un fruscio caratteristico, assieme al lieve suono del passo. Muto eintento. Un silenzio musicale che occupa il posto del vuoto e si fa più forte della pioggia. Tutto vuole sembrare immobile e ansioso nell'aspettazione. " Se dovessi scegliere, preferiresti rivivere cento volte la scena più dolorosa, o scordarla?" La domanda è sinceramente curiosa, ma la risposta pensa di saperla già, l'insonne. Sarebbe sorpreso, se le proprie aspettative venissero stravolte. { chakra on} { goryo on }

18:23 Yosai:
  [Costa Ripida] Non ne ferma il moto intorno a lui, ma non lo perde mai di vista. Forse è vero. Più sporco, meno lucente di luce propria risulta il gigante sfregiato, ma la natura umana non è modificabile, non adesso, forse non ha sofferto abbastanza, forse non ha vissuto abbastanza, forse ha vissuto abbastanza da rendersi inamovibile sotto a quel tronco marcio, chi può dirlo? Non ha certo intenzione di osservarsi da solo. Non ne è capace probabilmente, non ne ha voglia in ogni caso. Il dire dell’Insonne arriva come un ago nel cervello a trafiggere e zittire la parte razionale di se, mentre lo sguardo s’illumina di pura rabbia e la mascella s’irrigidisce <Un tronco marcio che non esiterebbe a colpirti sui denti se continuassi a fare il simpatico> graffia le parole stringendole tra i denti. Si, ha preso quelle parole come un accenno diretto e denigratorio al proprio aspetto fisico. Un baleno che non dura più del tempo della frase sputata contro l’insonne, mentre continua a spostare la coda dell’occhio seguendone i movimenti. La domanda gli arriva, con quel tono curioso utilizzato dall’altro, e viene accolta e fatta rigirare nella mente, vista da ogni aspetto, un lungo momento di pausa, quando schiude le labbra un lampo squarcia il cielo, illuminandolo a giorno le due figure sul bordo dell’abisso. Quella stessa, furiosa luce sembra trasferirsi per un momento negli occhi del gigante, che porta lo sguardo sull’acqua, irrigidendo i muscoli delle braccia e serrando i pugni tanto forte da far gemere le fasciature che lo avvolgono fino agli avambracci. I muscoli paiono prender vita <preferirei rivivere mille volte la scena più dolorosa che scordarla> è una voce perentoria, mentre sposta quello sguardo cupamente luminoso, si volterebbe fino ad avere la frontalità con l’insonne. Non da spiegazioni, probabilmente non servono. È pura la volontà che lo spinge <Vengo in posti come questo apposta> ammette. Può ancora sentire la roccia di una spiaggia molto simile infrangersi sotto ai suoi piedi in un’inutile corsa, i muscoli spingono le vene all’esterno, sotto la pelle, come serpenti di sangue <se cacciare uomini fosse facile come cacciare bestie sarebbe tutto più facile> ringhia di nuovo spostando gocce d’acqua sulle labbra assottigliate. Troverà gli strumenti per dare la caccia al suo cacciatore.

18:42 Hanae:
  [Costa ripida] L'ira dell'agnello. I muscoli altrui lo rendono statuario nei movimenti, un marmo che ha raggiunto una forma di perfezione con ingenuità e poca sicurezza. Quando vale, il dolore di un uomo? Il cielo sta piangendo? Valgono davvero qualcosa i sentimenti, in questo mondo? Sono dure domande per cui non esiste una vera risposta. Se venisse chiesto all'Insonne, parlerebbe dell'importanza della sofferenza come mediatrice dell'Arte. Altri, penserebbero al potere o alle proprie personali maledizioni. Alle parole altrui un prurito poco familiare colpisce Nemurimasen, forse poco abituato ad un'interazione simile. Gli occhi s'aprono repentinamente ed il chakra scorre dal plesso solare per esser diretto con irruenza verso l'alto. Una competenza tale della manipolazione di quell'energia che non dedicherebbe più di qualche attimo a concentrarla sul nervo ottico, e da lì a poco lungo l'occhio stesso. La reazione è immediata, il fondersi di chakra al proprio gene fa mutare i propri occhi. Yosai potrà notare l'improvvisa mutazione, il presentarsi di uno sharingan che non dipinge tomoe: ma un disegno più intricato, tre grossi petali che vanno unendosi al centro dell'occhio con un punto nero. E' un mangekyo sharingan. Ma non solo..a causa del Kopijutsu, non presenta il solito colorito rossiccio, bensì, viola, come il colore del sangue di un Goryo. "Sii furbo." Tenta di disciplinarlo, ma non gli impone addosso il proprio sguardo, ne osserva invece il fisico. "Per rispetto delle cose rotte non ti farei mai del male. Ma non comportarti come se fossi tutto d'un pezzo, fogliolina, perdi fascino. " Tenta di lasciargli spazio, come se potesse servirgli, creando i metri necessari a non imporsi. Ed intanto ne analizza il flusso del chakra, guardando quel mondo forte di sfumature che fondo viola, nero e rosso. Il ragazzo non gode d'una densità d'energia notevole. Come il fisico rivela, un taijutser. Eccolo, alzare nuovamente la mano destra, rivelare di nuovo e maliziosamente l'anello della tigre bianca dell'organizzazione Alba. E si ferma, nuovamente immobile, chinando appena il capo per cercar di conciliare quello straziante e inebriante contrasto di desiderio e orrore. L'altro preferirebbe riviverla. "A tal riguardo, non sono d'accordo. Forse parli per mancanza d'esperienza." Risponde a lui, alzando gli occhi per portarglieli in viso. E immediatamente, la mano sinistra s'alzerebbe per sfiorare le proprie labbra. "Hai mai ucciso?" Domanda, sinceramente curioso. { chakra on } {goryo on } { attivazione mangekyo sharingan > -4 chakra }

19:01 Yosai:
  [Costa Ripida] Si, la parte razionale ha un valore, reprimerla e agire cecamente può comportare conseguenze gravi che solo per la magnanimità dell’insonne non arrivano, quando lo sguardo dell’altro si modifica mostrando tutta la sua meravigliosa potenza un nuovo bagliore modifica lo sguardo del gigante che, attonito, assiste. È il bagliore del puro terrore, si schiudono le labbra, giusto una fessura, prima di ritrovare il controllo. Improvvisamente il dire dell’altro si fa improvvisamente tagliente. Lo percepisce come minaccioso, quasi, istintivamente devia lo sguardo verso il mare, seppur sia difficile resistere al magnetismo di quello sguardo. Nudo di fronte alla realtà di uomo che è stato spezzato, si sforza di mantenere le iridi sul mare <mh> mormora a quel monito. Non ha nessun interesse a perdere di fascino, ma rimane quella sensazione di minaccia. Non riesce a tenere lo sguardo tanto distante dalla figura dell’insonne e quando torna ad investirlo con lo sguardo, di nuovo s’allargano le iridi. Un brivido gli corre lungo la schiena, irrigidendolo <io...conosco quell’anello> è stato di sfuggita, probabilmente non sarebbe mai in grado di ricondurlo al ruolo esatto dell’altro nell’organizzazione, ma i membri di Akatsuki sono famigerati. Serra la mascella di nuovo, mantenendosi saldo nella sua posizione il tanto che basta da non mostrare all’altro quanto lo sgomento lo attanagli. Lunghi istanti, prima che l’altro, di nuovo, parli <Probabilmente…> Aspetta un lungo momento prima di sospirare quella parola. Ha bisogno di quell’esperienza. Di nuovo abbassa lo sguardo, anche lui combattuto tra il desiderio e il terrore. Quella domanda lo coglie impreparato <...No> mormora, sincero <ho scoperto solo di recente questo desiderio> ammette, tornando a guardare l’altro <dovrò imparare ad andare a caccia, dunque> Oh se dovrà imparare. Probabilmente non solo quello, ma dovrà.[Chakra on]

19:17 Hanae:
  [Costa ripida] Chissà, se Yosai è davvero il suo stesso Albero. E chissà se son vere le parole dell'insonne, quando sembra denigrarlo a fragile. E' facile, fraintendersi. Ma le cose fragili, sono anche le più belle. Perché una volta rotte rivelano sempre un segreto. Qualcosa la cui arte supera in bellezza tutto ciò che la natura potrà mai creare da sola. Nessuno scenario, neanche l'esplosiva e distruttiva bellezza di una catastrofe naturale, sarà mai paragonabile alla suggestione causata da un'anima fragile. Lo sguardo di Nemurimasen s'addolcisce appena quanto l'altro reagisce ai propri occhi, abbassa appena le palpebre e le labbra s'allungano per sorridergli. Tutti i fantasmi dell'acque, responsabili degli infiniti ondeggiamenti alle loro spalle, gridano e sbattono sulla roccia, come in panico. E la grande sfera stellare continua a piangere, bagnando il prodigio del fuoco e cantando una canzone di tristezza. L'ombra dell'Uchiha muta improvvisamente, rivelandosi con una nuova luce. Le speranze, gli orgogli, le pulsazioni, le promesse e gli addii si rinnovarono in un suono unico. Tale dal dare per un attimo la consapevolezza di aver vissuto oltre ogni limite umano, e che fossero loro in quell'attimo dinanzi ad una immensità ignota capace di attirare con un sorso l'oceano. Eccoli. Poiché hanno vissuto tanto, sembravano vacui; poiché, avendo tanto bevuto, erano sitibondi. Un veleno, illusorio e violento, si infila sottopelle della ricca anima dell'Akimichi. "Permettimi di portarti da un'altra parte." E guardandolo negli occhi, una massa immensa di chakra si desta dal proprio spirito. Come se l'oceano venisse svuotato, l'insonne si svuota del chakra. E tutto si concentra sullo sguardo, facendolo infuocare di nuove venature viola che ne evidenziano per un momento il prezzo vitale. Ma Yosai, non vedrà altro. Non assisterà al sanguinare degli occhi, al cadere a terra degli occhiali. Perchè Yosai, in questo momento, non è più in quella scogliere. Perché inconsciamente, è stato avvolto dal genjutsu più terribile e reale di tutti: lo Tsukuyomi. Temibile perché caratterizzato da una distorsione temporale che fa vivere pochi secondi come un anno. Al battere delle ciglia, sei in una enorme stanza. Il pavimento s'alterna come una tavola da scacchi tra il bianco e nero, con un marmo tanto prezioso dal riflettere perfettamente ogni riflesso. Non vesti più di quell'orribile veste, ma porti addosso un abito nero elegante che sentirai stringersi sulla tua ascella. Il suono degli stivali sul marmo sarà cristallino. E di fianco a te, c'è ciò che desidereresti di più avere al tuo fianco. Scegli tu, la sua immagine. Può essere tua madre, o il tuo padre Akimichi, magari l'Aquila? Non importa. Davanti a te, una panca piana su cui è legato un uomo con un sacco in testa. E' legato ai polsi e alle caviglie. "Ah. Eccoti Yosai. Sbrigati a ucciderlo. Ne avremo per un bel po' di tempo.. " La figura dalle fattezze illusorie al tuo fianco ti mette fretta, indicandoti un carrello d'alluminio su cui è disposto qualsiasi strumento tu possa immaginare. Dai più semplici ai più macabri. "Dai, uccidilo. Non vorrai prendere il suo posto? " L'uomo legato si dimena, ma è legato fin troppo bene. La sua cassa toracica si gonfia e sgonfia rapidamente, senti il terrore ed i grugniti di una voce bloccata da qualcosa. { Tsukuyomi } {mangekyo sharingan } { chakra on } {goryo on}

Una bella OST ♥ https://youtu.be/mCr65lS14JA

19:42 Yosai:
  [Costa Ripida] Quanto ci metterai, gigante troppo buono, a collegarei frammenti? È così tanto comune un uchiha con le mani ridotte in quel modo? Quanti Uchiha sono membri dell’Akatsuki? Frammenti sparsi che la tua mente non coglie, troppo abituata ad ignorare quel lato razionale, meditabondo e ponderato in favore dell’adrenalina, dell’istinto, dell’azione. Te ne pentirai prima o poi. Forse quel poi è diventato prima e quel prima è diventato adesso. Il momento esatto in cui quello sguardo magnetico, potente, ti attrae, e tu non resisti. Inondi con l’oceano dei tuoi occhi il nero violaceo dell’insonne, e lui beve tutto l’oceano che hai da dargli. Fai appena in tempo a vedere quell’oceano prigioniero non dei tuoi occhi ma dei suoi, lo osservi infrangersi contro la parete interna dell’occhio fino a creparla, crepe viola, fai appena attempo ad indietreggiare un attimo e a ringhiare, prima di sbattere le palpebre e a quel punto chiunque ti guardi non vedrà altro che il tuo albero, corpo vuoto stagliato sulla scogliera contro il mare. Tronco vuoto, si, perché la tua linfa è da un’altra parte. L’ha presa l’insonne. Ecco quella stanza, quella scacchiera di luce e oscurità, di riflesso e abisso, che ti circonda. La coda dell’occhio ti suggerisce qualcuno vicino a te. Giri la telecamera fino ad inquadrarlo. I capelli rossi, la figura grossa, i segni sulle guance, quell’armatura. L’hai vista infrangersi quell’armatura. Hai visto esplodere quegli occhi, hai visto frantumata quella gambe che adesso muove accanto a te…<padre…> mormora. Tieni lo sguardo su di lui, uno sguardo grigio, inerte, inespressivo. L’oceano ce l’ha l’insonne. Il rumore sordo e attutito d’un'altra persona si fa presto difficile da ignorare, così sposti l’inquadratura su quel tavolo, e poi su quella panca e su quell’uomo <cosa?> difficile capire, mh? Difficile per te capire quella realtà, figurarsi renderti conto che la realtà è un’altra. No, sei lontano, sei dentro la tana del bianconiglio. T’avvicini all’incappucciato sforzandoti di non mostrare niente. <chi è> non è una domanda. È un’imposizione, e aumenti il valore di queste parole tentando di afferrare quel cappuccio e toglierlo <al suo posto?> difficile da comprendere, vero? Quella reale illusoria realtà. Tronco vuoto e marcio, si, da dentro. [Chakra: On]

19:56 Hanae:
  [Costa ripida] La melodia altrui, inizia a suonare. No, non si parla più di una descrizione, di una complessa metafora legata al godere di espressioni e parole. E' distante, ma in quella stanza echeggia il suono armonico di un pianoforte. La melodia della sommissione, della purificazione che prepara Yosai al ricevimento di un nuovo veleno. Il seme dell'oscurità si pianta in lui e subito muore, divenendo nutrimento per la sua mente. Eccolo, affianco a te, tuo padre. Le braccia sono conserte e guarda con completa flemma quella persona legata. Sospira, addirittura, come annoiato da un lavoro di routine. Speranza, doglia, rimorso, ricordo, promessa e fede anelante verso una giusta vendetta. Misteriose melodie sacre paiono coprire completamente la vostra figura, divenendo un manto. Eccoti, il promesso eroe di questo genjutsu. Le pareti della stanza non le vedi. Sei tu e questa immensa scacchiera, senza fine, senza alcun orizzonte. E la tua piccolezza può essere evidenziata da uno schiacciante sentimento che s'oppone alla claustrofobia. La mente dell'orso s'apre completamente e sboccia di fronte all'Insonne per rivelare ogni dettaglio, in un completo tripudio di magnificenza. I tasti del pianoforte sbattono con violenza quando il ragazzo fa domande, l'armonia viene spezzata per un istante e poi riprende, come se nulla fosse. E fuori da quel mondo, in cui Yosai sarà incastrato per anni, Nemurimasen piange sangue. Due tele vengono dipende, fuori e dentro la psiche. Ma proseguiamo, sì? "Smettila di porti domande, o resteremo qui per sempre. " Ti poggia una mano sulla spalla, e lo scenario cambia. No...è più corretto dire che sei tu, a cambiare. Al primo battito di ciglia sei coricato in quella panca piana e non hai alcun sacco in testa. Tuo padre, l'Akimichi, afferra un bisturi e si china di fronte a te. Ti guarda come se tu fossi uno sconosciuto, e poi inizia a incidere. Piano piano, partendo dal braccio. Un lungo taglio verticale che si ferma al tricipite. E poi l'altro braccio. E poi una gamba. E poi il petto. E poi lo stomaco. Sempre più a fondo, ogni taglio riempie il tuo corpo di tiepido sangue. E quell'odore inizierà a riempire le tue narici di conseguenza. Subito dopo, la lama del bisturi si porta al viso. E recide nuovamente le cicatrici che lo caratterizzano, facendole bruciare. "..Erano meglio i topi, forse.." sospira, e alla fine di perfora in mezzo alla fronte. Percepisci tutto il dolore. E' tutto reale, e dura interi minuti...forse ore. Avviene tutto molto lentamente. E quando giunge il colpo di grazia, i tuoi occhi si chiudono e si riaprono dov'eri prima. In piedi, affianco a tuo padre, con davanti un uomo incappucciato. "Ah. Eccoti Yosai. Sbrigati a ucciderlo. Ne avremo per un bel po' di tempo.. " Parole che hai udito più e più minuti fa. Non sei più sanguinante, ma l'odore del sangue rimane. E il pianoforte torna armonico. " Dai, uccidilo. Non vorrai prendere il suo posto?" Il corpo legato si dimena, ancora. { chakra on } { tsukuyomi 2. - 20 pv totale } {mangekyo e goryo}

Il pianoforte.. https://youtu.be/7hkw4rw3ong

20:22 Yosai:
  [Costa Ripida] La percepisci piano, quella melodia avvolgerti, cullarti, ma le domande ti rimangono, e purtroppo in quella realtà tenertele in testa non è di alcun giovamento. Agorafobia. La paura degli spazi aperti, speculare alla claustrofobia. Bianco e nero come quel pavimento infinito, percepisci il cuore aumentare i suoi battiti e bussare sul petto fino a farti male, cerca una fine, deve esserci, lasci saettare il tuo sguardo grigio e morto in tutte le direzioni ma niente. una panca, un tavolo, un padre, uno sconosciuto. La musica si spezza, s’incrina come si sono incrinate le iridi nere dell’insonne, per poi riprendere l’orrendo. Non puoi non sorprenderti di quelle parole così fredde e burocratiche di tuo padre. Da quando in qua togliere una vita è diventato per lui cosa di poco conto? Te lo ricordi quando tornava a casa dalle missioni che fardello portava sulle grosse spalle? Lo osservi inorridire alla frase di lui, eppure poco importa, un battito di palpebre e sei lì, incastrato nel corpo di un altro, ti osservi, legato, tendi i muscoli fino a sentirli scoppiare, ti dimeni, fai per parlare e nulla esce. Nulla di ascoltabile. Nulla di ascoltato. Ti dimeni con tutto te stesso, scalci, ringhi, bestemmi, eppure niente, senti il bisturi trafiggerti le carni e senti il bruciore salire dal polso al gomito, dall’inguine alla coscia. Osservi tuo padre che con assoluta noncuranza e invidiabile perizia recide le vene principali che ti scorrono in corpo. Senti immediatamente il sangue scaldarti le braccia, le cosce, i piedi. Lo guardi attonito, adirato, liberati, forza! E invece niente, osservi quel bisturi avvicinarsi alla parte sinistra della fronte, strilli forte più forte che puoi. È piacevole il suono del silenzio. Hai la netta sensazione di svenire quando senti quel bruciore atroce attraversare in orizzontale la fronte, e invece niente, fai ancora in tempo a vedere tuo padre caricare il bisturi all’indietro con il braccio e puntare alla carotide, chiudi gli occhi, non vuoi vederlo, tuo padre che ti uccida, e quando li riapri sei li, con quello sconosciuto sulla panca, e quell’altro sconosciuto dalle sembianze di tuo padre. Senti ancora il caldo del tuo sangue sulle gambe e sulle braccia e sul viso, ti guardi la pelle grigia come gli occhi, niente, lo stesso grigio cadaverico di sempre. Sempre quado? Non importa, senti le viscere stringersi e ti lasci andare al riflesso del vomito, portando la destra alle labbra. Solo un riflesso per fortuna, ma a salire con quel riflesso, ascoltate le parole ripetitive di tuo padre, è anche un ceco e sordo furore che ti porta ad avventarti sull’Akimichi. Lo afferri, se te o consente, per la piastra pettorale, proprio sotto collo, come hai fatto quel giorno, tirandolo a te, gli gridi qualcosa, ringhi qualcosa ma lo fai davvero? Che importa? Vuoi davvero uccidere tuo padre? No che non lo vuoi. Come quella volta lo scagli lontano, con tutta la forza che hai non puoi volerlo uccidere davvero. Perché senti le lacrime? Perché senti di nuovo la tua anima incrinarsi con un rumore simile al lento scricchiolio del vetro pronto a cedere? Sei davvero così debole?[Chakra On]

20:49 Hanae:
  [???] I suoni sono così tanti che il silenzio è l'unico modo per descriverli. Il fischio d'un treno che passa sul ponte della laguna, la cantilena d'un cordaio, il rombo dell'organo ed alla fine i tuoi occhi che si aprono di nuovo. Finiscila, di illuderti. E' questo il messaggio di tuo padre, che continua a ripetere come un disco rotto ogni volta che le tue azioni valicano il buon senso che t'è stato imposto. Questo mondo non ha nulla per te. Non c'è nulla di bello, nè fuori nè dentro. I tuoi ricordi non valgono nulla davanti a ciò che ti viene imposto addosso. Sarebbe un peccato fermarci nel mezzo dell'opera, no? Continuiamo. Continuiamo fino a che le cose non cambieranno. Ecco lo scopo della distorsione temporale. Piano piano, secondo dopo secondo, vivi tutti gli attimi descritti. E a leggere, sembran brevi. Ma quale angosciante vita è quella che percepirà Yosai? Gridi, ti dimeni, ti fermi, vuoi piangere. Ogni s i n g o l o segnale da te mostrato, diventa un nuovo episodio di tortura sulla pelle. Ti ha fatto male il bisturi? Prima, sì. Ma dopo tutto questo sarai certamente abituato a suoni, odori e dolore tanto familiare. Ed è palese che per il tuo corpo il sangue pulsa e balza con violenza dagli agili pollici alle forte falangi delle mani. E cose semplici come la gioia, diventano occulte. Sei un vaso, che ogni volta viene preso e gettato a terra. Poi, vieni rimesso in piedi con un pochino d'oro e sangue. E il processo va avanti. Il tuo secondo risveglio nel lettino ha avvio con uno squittio. E alzando i tuoi occhi vedrai tuo padre Akimichi osservarti lo stomaco, questo nudo, su cui è presente una gabbia senza pavimento. Un topo all'interno si muove e solletica il corpo. Ed eccolo, l'orrore. Il braccio sinistro del vecchio s'abbassa verso la gabbia e tiene una torcia in mano. E più s'avvicina, più il topo squittisce. Fino a che, a causa dell'insopportabile calore, non inizia a morderti lo stomaco. Graffia, morde più e più volte, strappando pezzi di carne e gettandoli al suo fianco. Crea una cavità tale dal potersi proteggere. Questo, è solo uno degli episodi. Ce ne sono altri. Ce ne sarà sempre uno nuovo per ogni volta in cui, al tuo risveglio, deciderai di non fare ciò che viene chiesto. Le immagini si sovrappongono e quella musica diventa assordante. Un'altra volta, pezzi delle tue carni son stati tagliati e infilati poi tra le tue labbra, forzandoti a deglutire. Potresti essere soffocato, a volte. Ma qualora anche questo accadesse, l'evento si sarebbe ripetuto come prima, se non più orrido. E ad ogni tua 'morte', vedrai appendersi al vuoto un tuo quadro. Il primo sembra un'immagine fedele. Ma ad ogni morte, ne giunge uno nuovo. Sempre più sporco e graffiato. Con dettagli meno nitidi e tratti di matita più confusi. "Dai, uccidilo. Non vorrai prendere il suo posto?" Decidi tu, quante volte hai sentito quelle parole. Quante volte ti sei opposto facendo anche solo una domanda. Se vuoi rompere quel ciclo oppure far sì che questo salga di un livello, diventando ancora più brutale. Il tuo dolore, alla fine, è maestoso. Ed ogni tuo urlo e ringhio, ogni strappo alla tua anima, fa valere di più il prezzo che L'Insonne paga. { chakra on } { tsukuyomi 3 }

21:11 Yosai:
  [Costa Ripida] Che vuol dire per sempre? Esiste l’infinito? Probabilmente quella dimensione è la cosa più simile, ed è per questo che percepisci l’agorafobia. La paura del troppo, la paura dell’infinito. Diventa uno sfondo, come quell’accozzaglia di suoni diventata fischio, come quelle parole diventate tamburo. Dopo il bisturi arriva il roditore, e poi il tizzone ardente, la sega, la mazza, il bambù, e di colpo quell’eternità assume l’aspetto dei suoi allenamenti. Ricordi s’affastellano tra una morte e l’altra mentre il pavimento viene pacchiato di sangue e lembi di carne tagliata o arroventata o masticata o vomitata. Ricordi di quando hai continuato a colpire il tronco dell’albero anche con le falangi spezzate, le nocche incrinate, hai continuato fino a slogarsi il polso, e poi il gomito. Perché? Perché l’amico più intimo d’un guerriero è il suo dolore, e tu quel dolore hai imparato a conoscerlo, ad accettarlo, a farne un tuo alleato. E così ogni volta ringhi e sbraiti fino ad accettarlo, finchè non diventa insopportabile, finchè non impazzisci per poi lasciarti morire, sbattere le palpebre e ricominciare. Se un albero cade in un’immensa foresta deserta, l’abero è caduto davvero se nessuno l’ha potuto sentire? Hai gli occhi tinti del tuo stesso sangue mentre osservi quell’ultimo ritratto, putrido e pieno di vermi. Non lo sai quanti ce ne sono prima, ma non importa. Quale sarà la prima volontà a cedere? Non uccidere tuo padre? Non uccidere un estraneo? La risposta sembrerebbe ovvia e la bilancia penderebbe contro lo sconosciuto, ma ci sono due pesi sull’altro piatto. Il primo, tuo padre è già morto, il secondo, hai perso il conto di quante volte ti ha ucciso. Sei probabilmente convinto di averli addosso quei vermi, a mangiarti la faccia senza che tu lo sappia, così ti senti, di quel vaso rifatto con sangue e oro probabilmente è rimasto poco più che sangue e oro. Ma perché tutto quel tempo? Perché purtroppo tu sei un uomo la cui bussola morale avrà sempre la meglio su qualsiasi altra cosa. Sulla tua stessa vita, su un numero imprecisato di altre tue vite. La tua volontà si piega, ma non si spezza mai, indipendentemente da quante volte possa essere spezzato il corpo. Questo ti spinge e l’insonne probabilmente è lì che voleva arrivare, a trovare il tuo limite. Ne uscirai vivo? Chi può dirlo. Gli lasci dire solo la prima parola, un “Dai” monotono e sempre uguale. Il gomito sinistro all’indietro, drizzando l’avambraccio, il polso, la mano e ogni singola falange come una spada per poi lasciar partire dall’anca la catena cinetica che ti permetterà di sparare quella lama dritta tra i denti di tuo padre con la precisa idea di trapassargli la gola fino a scontrarti con la colonna vertebrale, frantumarla e uscire da dietro il collo. Zitto. Zitto e muori. Eccola la volontà spezzata. L’insonne ti ha portato a compiere quell’omicidio che non avresti mai compiuto, e ha dovuto farti vivere cento vite e cento morti e cento sofferenze per farlo. Ne è uscito un vaso composto solo di oro e sangue.[Chakra on]

21:29 Hanae:
  [???] Finalmente, il ricettacolo della virtù si svuota completamente. L'Oceano altrui perde dimensione fino al diventare una fredda pozza, dalla quale l'Insonne s'abbevera fino a scoprire cosa giaceva nel fondo: una gemma. Eccola, l'eternità ricercata. Eccolo, il momento più bello e triste di tutti. In cui il tempo si fa tanto malizioso dal rallentare volontariamente per far vivere nella maggior quantità di istanti l'azione ricercata. La tua mano che s'eleva a lama e perfora completamente l'individuo che t'ha imposto scelte fin'ora. Il suono è brutale, il sangue schizza ovunque, persino sul tuo quadro più bello e pulito. Quanto è stato faticoso? Troppo. Sicuramente son stati vissuti una quantità di secondi che superano i sei mesi totali. Tutto ciò che eri prima, non importa più. Ed il fiore, finalmente, può sbocciare. Un meraviglioso giglio bianco che è stato dipinto d'una sfumatura più passionale. E la tua anima s'eleva, sembra giungere d'un tratto al sentimento della bellezza come ad un apice mai raggiunto prima; e sarai attonito. Il tuo sguardo si trova secondato da tutto ciò che hai attorno: esso pare riprendere e continuare finalmente i ritmi di quel pianoforte, a cui ora obbedisci per tua volontà con tutta quella forza e tutta quella grazia. Un massimale d'espressione, che corre nelle tue vene ed evidenzia quelle forme create dall'arte umana. Il pianoforte si ferma per la prima volta, e non solo, si rivela assieme al pianista. Lontano, immensamente lontano da te, ma contemporaneamente vicino. Inafferrabile e contemporaneamente incollato a te. Alza lo sguardo e chiude gli occhi, inspirando profondamente per godere di un'aria carica di eternità. Si alza in piedi. Gli stivali battono sul marmo ed echeggiano fino a te. S'avvicina all'ultimo dei tuoi quadri, il ritratto più bello di tutti. Sei nuovamente tu, nelle tue forme più belle ed originali. La mano sinistra s'alza e sfiora quasi esitante il viso dipinto, e ne percepirai il tocco, freddo e gentile. Muovendo qualche passo sulla destra, alza entrambe le mani e su di esse compare un nuovo quadro. Lo appende, e finalmente puoi osservarlo: è un quadro di tuo padre. Ed ora torna a prender posto sul seggiolo da pianista. Per la prima volta, la musica cambia. Il pianoforte, ti renderai conto, non è più neanche lo strumento principale di questa composizione. Perché dalla tua stessa figura, una marea di altri suoni emergono. Violini, battiti, cori. Assomiglia molto più al Requiem di Mozart. Ed il tempo torna a scorrere. Corpo dopo corpo, giorno dopo giorno. Senza pausa, senza tempo. E' il momento di essere dall'altra parte del lettino, di diventare il cacciatore e non la preda. La tua nuova vita inizierà presto. Altri 365 cadaveri. Forza, non c'è tempo. { mangekyo, tsukuyomi, goryo }

21:51 Yosai:
  [Costa Ripida] L’hai fatto. Hai ucciso. Non l’avevi mai fatto. Percepisci le arcate dentali poco sotto il gomito, tenute insieme praticamente solo dalla cartilagine della mascella spaccata, percepisci il caldo della gola, il sangue che scorre. Sulle dita giù sul pavimento, senti l’osso del collo grattare sul tuo palmo, mentre il corpo di tuo padre, spinto all’indietro da quel fendente, cade all’indietro come corpo morto cade. Hai ucciso per la prima volta ed è stato tuo padre. Quanti possono dire lo stesso? Pochi forse, forse di più. Non lo sai, non ti importa. Non hai lacrime da versare per quel corpo morto. Le hai versate per soffrire, per urlare, per vomitare, per bestemmiare te stesso e gli dei inesistenti sopra quel cielo inesistente e sotto quel pavimento a scacchi. Non hai modo di provare pena per lui. L’insonne ha compiuto il suo dovere. Maestro. La musica torna, s’interrompe, senti i passi, ti volti, lo vedi, ma non lo guardi, intento come sei ad accarezzare quel tuo fiore, lo coltiverai e lo innaffierai col sangue di molti, cosa potrà mai essere uccidere, dopo aver ucciso tuo padre? Poca cosa. Lo osservi il tuo insonne compagno. Ti ritrovi quasi contrariato di sentire quel silenzio il tuo sguardo grigio torna a guardarlo e quasi cerchi di spingere verso di lui la tua disapprovazione. Presto, bisogna continuare. Aspetti che la musica torni ad avvolgere e stavolta sei contento di chiudere gli occhi e riaprirli, e spezzi il collo, e strangoli, e uccidi a suon di pugni, e mozzichi e spezzi e strappi. Uccidi con freddezza, come se non ti importasse, come se fosse parte della tua routine di allenamento. Cresci giglio. L’ultima immagine di quel supplizio sarai tu a premere sopra la gamba rotta di tuo padre, per poi prenderlo per il pettorale della corazza e piantargli indice e medio negli occhi, facendoli esplodere, e poi, quando lo osserverai gattonare via, gli salterai addosso infliggendo di nuovo il volere della tua lama della giustizia a cercare e distruggere il tuo cuore. Ti sorprendi quando due gocce bagnano quella corazza oltre al sangue di lui. Sono le tue lacrime, perché? Perché sei tu il demone rosso adesso. Sei tu il cacciatore. Perché piangi? Perché ti sorprendi? È amaro il sapore della caccia? Sei disposto a pagare quel pegno? Si, lo sei. Lo lasci cadere sfilando la mano insanguinata dalla sua schiena. Non te ne accorgi, ma la passi sotto agli occhi per asciugare le lacrime, lasciandoti una strisciata rossa sul viso. Demone Rosso.

22:10 Hanae:
  [???] Ed il requiem suona, ogni giorno. Non per i defunti, che se ne fa un morto di musica, alla fine? Ma per il vivo, cui spirito è stato sotterrato ed ora risorge colmo di nuove virtù. Congratulazioni, Yosai. Con il tempo diventerai più saggio, però già hai imparato ad evitare o coltivare una certa dose di malvagità. Dipende da cosa preferisci. Tu eri il cordaio dei violino che senti..peccato che non c'è abbastanza corda per impiccarti; solo per impiccare gli altri! Adesso, che fare? Se non abbandonarti a quella melodia, a diventarne succube. Quella è la tua vita, potresti aver realizzato dopo i primi mesi di lavoro. Ed il dovere è diventato piacere quanto i tuoi metodi si son fatti sopraffini. Ora puoi rialzarti. Non sei più un vaso. Sei una composizione. Sei una tela dipinta da mani Rosse, tra le più preziose. E cosa diventerai tu, se già dall'inizio stai venendo coltivato all'estetica? In pochissimo tempo sei stato distrutto e creato, e poi sei diventato creatore e distruttore. E' fatta. Puoi soltanto scalare la vetta, puoi soltanto abbracciare la tua natura e condividere con lei i tuoi pasti da qui alla fine. Sì, Yosai. Forse non sei ancora in grado di sconfiggere il Demone Rosso. Ma ne erediterai in qualche modo il titolo. La furia dell'Agnello t'ha elevato ad arte macabra, come il Grande Drago Rosso di William Blake. Ed incarnando quell'immagine hai adesso la possibilità di far ciò che vuoi, sei competente e completamente autonomo. Chi mai, potrà piegarti così? Chi riuscirà a sfondare il legno del tuo nuovo albero? Se accadrà, non temere, tornerai a sentire la musica. E quando la udirai saprai che starai tornando dove dovresti essere. Alla fine, l'Uchiha ha dato metà della sua vita per te. Lascerai che questa lettera d'amore vada sprecata? Ed infine, quando al tuo risveglio non ci sarà più nessuno da uccidere, rimarrai solo in quella stanza. le ultime 24 ore dello Tsukuyomi le passerai solo. E potrai guardare tutti i dipinti appesi. Ogni volto, ogni immagine. Uomini e Donne, alcuni simili altri completamente diversi. Facce divenute familiari, appartenenti a chissà quale storia. Ci sarà un ultimo dono, da parte dell'Insonne. Allo spezzarsi dello Tsukuyomi, verrà applicata su di te l'Ipnosi Sharingan. Il secondo genjutsu più pericoloso. L'arma definitiva, capace di ordinare e contemporaneamente alterare ricordi. Ogni volta che osserverai il tuo riflesso, qualsiasi superfice essa sia, vedrai la tua vera forma: il Demone Rosso. E s'assicurerà di sorriderti. Il secondo dono, è la musica. Suonerà armonioso il requiem quando il tuo istinto di predatore prenderà il sopravvento. Ed il terzo e ultimo dono, sarà un ciondolo in lega metallica. Il simbolo dei cacciatori di taglie. Quando riaprirai gli occhi, invece, sarà calata la notte. E sarai al bordo della ripida scogliera, svegliato dall'acqua che, infrangendosi sulla roccia, riuscirà a bagnarti il viso e lavare via le ultime tracce di te. { end } { > ipnosi sharingan < }

22:43 Yosai:
  [Costa Ripida] Sei contento o ti dispiace di voltare le spalle a tuo padre? Sei contento o non vuoi chiudere le palpebre per rifarlo ancora? Non lo sai, eppure sei tu il cordaio. Perché non lo sai? Perche hai capito. Come sempre l’esperienza ti ha formato. Whatever doesn’t kill you, simply you stronger, giusto? O no? O forse sarebbe meglio dire che Whatever doesn’t kill you, simply make yoi strAnger? Banali citazioni a parte, cambia poi tanto tra l’una e l’altra frase? No, non cambia niente, e allora chiudi le palpebre, e se deve essere un’altra volta ancora, che sia. E invece no, osservi quei volti. Quante volte li rivedrai? Quante volte li sognerai? Diventerà un catalogo prima o poi. Costruirai il tuo palazzo mentale su quei volti. Li sai a memoria quando d’improvviso un rompo squarcia la tua quiete, mentre il soffitto inesistente vieni meno e ti ritrovi fradicio dalla testa ai piedi, ma ancora li. In piedi come un albero sulla costa, una melodia lontana ad accompagnarlo, sempre più lontana, e un tintinnio al collo. L’insonne ha lasciato il suo regalo, dopo Katsumi e il suo piccolo pezzo di carta scritto. Un altro legame. Improvvisamente senti le viscere contorcersi, ma non ti trattieni, cadi sulle ginocchia e svuoti lo stomaco sulla scogliera. Tornerai sconvolto al campo, e li, quando troverai lo sporco specchio nella tua tenda, avrai il tuo regalo, preparati a qualche notte insonne, gigante sfregiato.[End]



Assistiamo alla Nascita del Grande Drago Rosso.


Yosai joina i cacciatori di taglie. Altra roba in note fato ♥