Una bella OST ♥ https://youtu.be/mCr65lS14JA
[Costa Ripida] Quanto ci metterai, gigante troppo buono, a collegarei frammenti? È così tanto comune un uchiha con le mani ridotte in quel modo? Quanti Uchiha sono membri dell’Akatsuki? Frammenti sparsi che la tua mente non coglie, troppo abituata ad ignorare quel lato razionale, meditabondo e ponderato in favore dell’adrenalina, dell’istinto, dell’azione. Te ne pentirai prima o poi. Forse quel poi è diventato prima e quel prima è diventato adesso. Il momento esatto in cui quello sguardo magnetico, potente, ti attrae, e tu non resisti. Inondi con l’oceano dei tuoi occhi il nero violaceo dell’insonne, e lui beve tutto l’oceano che hai da dargli. Fai appena in tempo a vedere quell’oceano prigioniero non dei tuoi occhi ma dei suoi, lo osservi infrangersi contro la parete interna dell’occhio fino a creparla, crepe viola, fai appena attempo ad indietreggiare un attimo e a ringhiare, prima di sbattere le palpebre e a quel punto chiunque ti guardi non vedrà altro che il tuo albero, corpo vuoto stagliato sulla scogliera contro il mare. Tronco vuoto, si, perché la tua linfa è da un’altra parte. L’ha presa l’insonne. Ecco quella stanza, quella scacchiera di luce e oscurità, di riflesso e abisso, che ti circonda. La coda dell’occhio ti suggerisce qualcuno vicino a te. Giri la telecamera fino ad inquadrarlo. I capelli rossi, la figura grossa, i segni sulle guance, quell’armatura. L’hai vista infrangersi quell’armatura. Hai visto esplodere quegli occhi, hai visto frantumata quella gambe che adesso muove accanto a te…<padre…> mormora. Tieni lo sguardo su di lui, uno sguardo grigio, inerte, inespressivo. L’oceano ce l’ha l’insonne. Il rumore sordo e attutito d’un'altra persona si fa presto difficile da ignorare, così sposti l’inquadratura su quel tavolo, e poi su quella panca e su quell’uomo <cosa?> difficile capire, mh? Difficile per te capire quella realtà, figurarsi renderti conto che la realtà è un’altra. No, sei lontano, sei dentro la tana del bianconiglio. T’avvicini all’incappucciato sforzandoti di non mostrare niente. <chi è> non è una domanda. È un’imposizione, e aumenti il valore di queste parole tentando di afferrare quel cappuccio e toglierlo <al suo posto?> difficile da comprendere, vero? Quella reale illusoria realtà. Tronco vuoto e marcio, si, da dentro. [Chakra: On] [Costa ripida] La melodia altrui, inizia a suonare. No, non si parla più di una descrizione, di una complessa metafora legata al godere di espressioni e parole. E' distante, ma in quella stanza echeggia il suono armonico di un pianoforte. La melodia della sommissione, della purificazione che prepara Yosai al ricevimento di un nuovo veleno. Il seme dell'oscurità si pianta in lui e subito muore, divenendo nutrimento per la sua mente. Eccolo, affianco a te, tuo padre. Le braccia sono conserte e guarda con completa flemma quella persona legata. Sospira, addirittura, come annoiato da un lavoro di routine. Speranza, doglia, rimorso, ricordo, promessa e fede anelante verso una giusta vendetta. Misteriose melodie sacre paiono coprire completamente la vostra figura, divenendo un manto. Eccoti, il promesso eroe di questo genjutsu. Le pareti della stanza non le vedi. Sei tu e questa immensa scacchiera, senza fine, senza alcun orizzonte. E la tua piccolezza può essere evidenziata da uno schiacciante sentimento che s'oppone alla claustrofobia. La mente dell'orso s'apre completamente e sboccia di fronte all'Insonne per rivelare ogni dettaglio, in un completo tripudio di magnificenza. I tasti del pianoforte sbattono con violenza quando il ragazzo fa domande, l'armonia viene spezzata per un istante e poi riprende, come se nulla fosse. E fuori da quel mondo, in cui Yosai sarà incastrato per anni, Nemurimasen piange sangue. Due tele vengono dipende, fuori e dentro la psiche. Ma proseguiamo, sì? "Smettila di porti domande, o resteremo qui per sempre. " Ti poggia una mano sulla spalla, e lo scenario cambia. No...è più corretto dire che sei tu, a cambiare. Al primo battito di ciglia sei coricato in quella panca piana e non hai alcun sacco in testa. Tuo padre, l'Akimichi, afferra un bisturi e si china di fronte a te. Ti guarda come se tu fossi uno sconosciuto, e poi inizia a incidere. Piano piano, partendo dal braccio. Un lungo taglio verticale che si ferma al tricipite. E poi l'altro braccio. E poi una gamba. E poi il petto. E poi lo stomaco. Sempre più a fondo, ogni taglio riempie il tuo corpo di tiepido sangue. E quell'odore inizierà a riempire le tue narici di conseguenza. Subito dopo, la lama del bisturi si porta al viso. E recide nuovamente le cicatrici che lo caratterizzano, facendole bruciare. "..Erano meglio i topi, forse.." sospira, e alla fine di perfora in mezzo alla fronte. Percepisci tutto il dolore. E' tutto reale, e dura interi minuti...forse ore. Avviene tutto molto lentamente. E quando giunge il colpo di grazia, i tuoi occhi si chiudono e si riaprono dov'eri prima. In piedi, affianco a tuo padre, con davanti un uomo incappucciato. "Ah. Eccoti Yosai. Sbrigati a ucciderlo. Ne avremo per un bel po' di tempo.. " Parole che hai udito più e più minuti fa. Non sei più sanguinante, ma l'odore del sangue rimane. E il pianoforte torna armonico. " Dai, uccidilo. Non vorrai prendere il suo posto?" Il corpo legato si dimena, ancora. { chakra on } { tsukuyomi 2. - 20 pv totale } {mangekyo e goryo}Il pianoforte.. https://youtu.be/7hkw4rw3ong
[Costa Ripida] La percepisci piano, quella melodia avvolgerti, cullarti, ma le domande ti rimangono, e purtroppo in quella realtà tenertele in testa non è di alcun giovamento. Agorafobia. La paura degli spazi aperti, speculare alla claustrofobia. Bianco e nero come quel pavimento infinito, percepisci il cuore aumentare i suoi battiti e bussare sul petto fino a farti male, cerca una fine, deve esserci, lasci saettare il tuo sguardo grigio e morto in tutte le direzioni ma niente. una panca, un tavolo, un padre, uno sconosciuto. La musica si spezza, s’incrina come si sono incrinate le iridi nere dell’insonne, per poi riprendere l’orrendo. Non puoi non sorprenderti di quelle parole così fredde e burocratiche di tuo padre. Da quando in qua togliere una vita è diventato per lui cosa di poco conto? Te lo ricordi quando tornava a casa dalle missioni che fardello portava sulle grosse spalle? Lo osservi inorridire alla frase di lui, eppure poco importa, un battito di palpebre e sei lì, incastrato nel corpo di un altro, ti osservi, legato, tendi i muscoli fino a sentirli scoppiare, ti dimeni, fai per parlare e nulla esce. Nulla di ascoltabile. Nulla di ascoltato. Ti dimeni con tutto te stesso, scalci, ringhi, bestemmi, eppure niente, senti il bisturi trafiggerti le carni e senti il bruciore salire dal polso al gomito, dall’inguine alla coscia. Osservi tuo padre che con assoluta noncuranza e invidiabile perizia recide le vene principali che ti scorrono in corpo. Senti immediatamente il sangue scaldarti le braccia, le cosce, i piedi. Lo guardi attonito, adirato, liberati, forza! E invece niente, osservi quel bisturi avvicinarsi alla parte sinistra della fronte, strilli forte più forte che puoi. È piacevole il suono del silenzio. Hai la netta sensazione di svenire quando senti quel bruciore atroce attraversare in orizzontale la fronte, e invece niente, fai ancora in tempo a vedere tuo padre caricare il bisturi all’indietro con il braccio e puntare alla carotide, chiudi gli occhi, non vuoi vederlo, tuo padre che ti uccida, e quando li riapri sei li, con quello sconosciuto sulla panca, e quell’altro sconosciuto dalle sembianze di tuo padre. Senti ancora il caldo del tuo sangue sulle gambe e sulle braccia e sul viso, ti guardi la pelle grigia come gli occhi, niente, lo stesso grigio cadaverico di sempre. Sempre quado? Non importa, senti le viscere stringersi e ti lasci andare al riflesso del vomito, portando la destra alle labbra. Solo un riflesso per fortuna, ma a salire con quel riflesso, ascoltate le parole ripetitive di tuo padre, è anche un ceco e sordo furore che ti porta ad avventarti sull’Akimichi. Lo afferri, se te o consente, per la piastra pettorale, proprio sotto collo, come hai fatto quel giorno, tirandolo a te, gli gridi qualcosa, ringhi qualcosa ma lo fai davvero? Che importa? Vuoi davvero uccidere tuo padre? No che non lo vuoi. Come quella volta lo scagli lontano, con tutta la forza che hai non puoi volerlo uccidere davvero. Perché senti le lacrime? Perché senti di nuovo la tua anima incrinarsi con un rumore simile al lento scricchiolio del vetro pronto a cedere? Sei davvero così debole?[Chakra On] [???] I suoni sono così tanti che il silenzio è l'unico modo per descriverli. Il fischio d'un treno che passa sul ponte della laguna, la cantilena d'un cordaio, il rombo dell'organo ed alla fine i tuoi occhi che si aprono di nuovo. Finiscila, di illuderti. E' questo il messaggio di tuo padre, che continua a ripetere come un disco rotto ogni volta che le tue azioni valicano il buon senso che t'è stato imposto. Questo mondo non ha nulla per te. Non c'è nulla di bello, nè fuori nè dentro. I tuoi ricordi non valgono nulla davanti a ciò che ti viene imposto addosso. Sarebbe un peccato fermarci nel mezzo dell'opera, no? Continuiamo. Continuiamo fino a che le cose non cambieranno. Ecco lo scopo della distorsione temporale. Piano piano, secondo dopo secondo, vivi tutti gli attimi descritti. E a leggere, sembran brevi. Ma quale angosciante vita è quella che percepirà Yosai? Gridi, ti dimeni, ti fermi, vuoi piangere. Ogni s i n g o l o segnale da te mostrato, diventa un nuovo episodio di tortura sulla pelle. Ti ha fatto male il bisturi? Prima, sì. Ma dopo tutto questo sarai certamente abituato a suoni, odori e dolore tanto familiare. Ed è palese che per il tuo corpo il sangue pulsa e balza con violenza dagli agili pollici alle forte falangi delle mani. E cose semplici come la gioia, diventano occulte. Sei un vaso, che ogni volta viene preso e gettato a terra. Poi, vieni rimesso in piedi con un pochino d'oro e sangue. E il processo va avanti. Il tuo secondo risveglio nel lettino ha avvio con uno squittio. E alzando i tuoi occhi vedrai tuo padre Akimichi osservarti lo stomaco, questo nudo, su cui è presente una gabbia senza pavimento. Un topo all'interno si muove e solletica il corpo. Ed eccolo, l'orrore. Il braccio sinistro del vecchio s'abbassa verso la gabbia e tiene una torcia in mano. E più s'avvicina, più il topo squittisce. Fino a che, a causa dell'insopportabile calore, non inizia a morderti lo stomaco. Graffia, morde più e più volte, strappando pezzi di carne e gettandoli al suo fianco. Crea una cavità tale dal potersi proteggere. Questo, è solo uno degli episodi. Ce ne sono altri. Ce ne sarà sempre uno nuovo per ogni volta in cui, al tuo risveglio, deciderai di non fare ciò che viene chiesto. Le immagini si sovrappongono e quella musica diventa assordante. Un'altra volta, pezzi delle tue carni son stati tagliati e infilati poi tra le tue labbra, forzandoti a deglutire. Potresti essere soffocato, a volte. Ma qualora anche questo accadesse, l'evento si sarebbe ripetuto come prima, se non più orrido. E ad ogni tua 'morte', vedrai appendersi al vuoto un tuo quadro. Il primo sembra un'immagine fedele. Ma ad ogni morte, ne giunge uno nuovo. Sempre più sporco e graffiato. Con dettagli meno nitidi e tratti di matita più confusi. "Dai, uccidilo. Non vorrai prendere il suo posto?" Decidi tu, quante volte hai sentito quelle parole. Quante volte ti sei opposto facendo anche solo una domanda. Se vuoi rompere quel ciclo oppure far sì che questo salga di un livello, diventando ancora più brutale. Il tuo dolore, alla fine, è maestoso. Ed ogni tuo urlo e ringhio, ogni strappo alla tua anima, fa valere di più il prezzo che L'Insonne paga. { chakra on } { tsukuyomi 3 } [Costa Ripida] Che vuol dire per sempre? Esiste l’infinito? Probabilmente quella dimensione è la cosa più simile, ed è per questo che percepisci l’agorafobia. La paura del troppo, la paura dell’infinito. Diventa uno sfondo, come quell’accozzaglia di suoni diventata fischio, come quelle parole diventate tamburo. Dopo il bisturi arriva il roditore, e poi il tizzone ardente, la sega, la mazza, il bambù, e di colpo quell’eternità assume l’aspetto dei suoi allenamenti. Ricordi s’affastellano tra una morte e l’altra mentre il pavimento viene pacchiato di sangue e lembi di carne tagliata o arroventata o masticata o vomitata. Ricordi di quando hai continuato a colpire il tronco dell’albero anche con le falangi spezzate, le nocche incrinate, hai continuato fino a slogarsi il polso, e poi il gomito. Perché? Perché l’amico più intimo d’un guerriero è il suo dolore, e tu quel dolore hai imparato a conoscerlo, ad accettarlo, a farne un tuo alleato. E così ogni volta ringhi e sbraiti fino ad accettarlo, finchè non diventa insopportabile, finchè non impazzisci per poi lasciarti morire, sbattere le palpebre e ricominciare. Se un albero cade in un’immensa foresta deserta, l’abero è caduto davvero se nessuno l’ha potuto sentire? Hai gli occhi tinti del tuo stesso sangue mentre osservi quell’ultimo ritratto, putrido e pieno di vermi. Non lo sai quanti ce ne sono prima, ma non importa. Quale sarà la prima volontà a cedere? Non uccidere tuo padre? Non uccidere un estraneo? La risposta sembrerebbe ovvia e la bilancia penderebbe contro lo sconosciuto, ma ci sono due pesi sull’altro piatto. Il primo, tuo padre è già morto, il secondo, hai perso il conto di quante volte ti ha ucciso. Sei probabilmente convinto di averli addosso quei vermi, a mangiarti la faccia senza che tu lo sappia, così ti senti, di quel vaso rifatto con sangue e oro probabilmente è rimasto poco più che sangue e oro. Ma perché tutto quel tempo? Perché purtroppo tu sei un uomo la cui bussola morale avrà sempre la meglio su qualsiasi altra cosa. Sulla tua stessa vita, su un numero imprecisato di altre tue vite. La tua volontà si piega, ma non si spezza mai, indipendentemente da quante volte possa essere spezzato il corpo. Questo ti spinge e l’insonne probabilmente è lì che voleva arrivare, a trovare il tuo limite. Ne uscirai vivo? Chi può dirlo. Gli lasci dire solo la prima parola, un “Dai” monotono e sempre uguale. Il gomito sinistro all’indietro, drizzando l’avambraccio, il polso, la mano e ogni singola falange come una spada per poi lasciar partire dall’anca la catena cinetica che ti permetterà di sparare quella lama dritta tra i denti di tuo padre con la precisa idea di trapassargli la gola fino a scontrarti con la colonna vertebrale, frantumarla e uscire da dietro il collo. Zitto. Zitto e muori. Eccola la volontà spezzata. L’insonne ti ha portato a compiere quell’omicidio che non avresti mai compiuto, e ha dovuto farti vivere cento vite e cento morti e cento sofferenze per farlo. Ne è uscito un vaso composto solo di oro e sangue.[Chakra on] [???] Finalmente, il ricettacolo della virtù si svuota completamente. L'Oceano altrui perde dimensione fino al diventare una fredda pozza, dalla quale l'Insonne s'abbevera fino a scoprire cosa giaceva nel fondo: una gemma. Eccola, l'eternità ricercata. Eccolo, il momento più bello e triste di tutti. In cui il tempo si fa tanto malizioso dal rallentare volontariamente per far vivere nella maggior quantità di istanti l'azione ricercata. La tua mano che s'eleva a lama e perfora completamente l'individuo che t'ha imposto scelte fin'ora. Il suono è brutale, il sangue schizza ovunque, persino sul tuo quadro più bello e pulito. Quanto è stato faticoso? Troppo. Sicuramente son stati vissuti una quantità di secondi che superano i sei mesi totali. Tutto ciò che eri prima, non importa più. Ed il fiore, finalmente, può sbocciare. Un meraviglioso giglio bianco che è stato dipinto d'una sfumatura più passionale. E la tua anima s'eleva, sembra giungere d'un tratto al sentimento della bellezza come ad un apice mai raggiunto prima; e sarai attonito. Il tuo sguardo si trova secondato da tutto ciò che hai attorno: esso pare riprendere e continuare finalmente i ritmi di quel pianoforte, a cui ora obbedisci per tua volontà con tutta quella forza e tutta quella grazia. Un massimale d'espressione, che corre nelle tue vene ed evidenzia quelle forme create dall'arte umana. Il pianoforte si ferma per la prima volta, e non solo, si rivela assieme al pianista. Lontano, immensamente lontano da te, ma contemporaneamente vicino. Inafferrabile e contemporaneamente incollato a te. Alza lo sguardo e chiude gli occhi, inspirando profondamente per godere di un'aria carica di eternità. Si alza in piedi. Gli stivali battono sul marmo ed echeggiano fino a te. S'avvicina all'ultimo dei tuoi quadri, il ritratto più bello di tutti. Sei nuovamente tu, nelle tue forme più belle ed originali. La mano sinistra s'alza e sfiora quasi esitante il viso dipinto, e ne percepirai il tocco, freddo e gentile. Muovendo qualche passo sulla destra, alza entrambe le mani e su di esse compare un nuovo quadro. Lo appende, e finalmente puoi osservarlo: è un quadro di tuo padre. Ed ora torna a prender posto sul seggiolo da pianista. Per la prima volta, la musica cambia. Il pianoforte, ti renderai conto, non è più neanche lo strumento principale di questa composizione. Perché dalla tua stessa figura, una marea di altri suoni emergono. Violini, battiti, cori. Assomiglia molto più al Requiem di Mozart. Ed il tempo torna a scorrere. Corpo dopo corpo, giorno dopo giorno. Senza pausa, senza tempo. E' il momento di essere dall'altra parte del lettino, di diventare il cacciatore e non la preda. La tua nuova vita inizierà presto. Altri 365 cadaveri. Forza, non c'è tempo. { mangekyo, tsukuyomi, goryo } [Costa Ripida] L’hai fatto. Hai ucciso. Non l’avevi mai fatto. Percepisci le arcate dentali poco sotto il gomito, tenute insieme praticamente solo dalla cartilagine della mascella spaccata, percepisci il caldo della gola, il sangue che scorre. Sulle dita giù sul pavimento, senti l’osso del collo grattare sul tuo palmo, mentre il corpo di tuo padre, spinto all’indietro da quel fendente, cade all’indietro come corpo morto cade. Hai ucciso per la prima volta ed è stato tuo padre. Quanti possono dire lo stesso? Pochi forse, forse di più. Non lo sai, non ti importa. Non hai lacrime da versare per quel corpo morto. Le hai versate per soffrire, per urlare, per vomitare, per bestemmiare te stesso e gli dei inesistenti sopra quel cielo inesistente e sotto quel pavimento a scacchi. Non hai modo di provare pena per lui. L’insonne ha compiuto il suo dovere. Maestro. La musica torna, s’interrompe, senti i passi, ti volti, lo vedi, ma non lo guardi, intento come sei ad accarezzare quel tuo fiore, lo coltiverai e lo innaffierai col sangue di molti, cosa potrà mai essere uccidere, dopo aver ucciso tuo padre? Poca cosa. Lo osservi il tuo insonne compagno. Ti ritrovi quasi contrariato di sentire quel silenzio il tuo sguardo grigio torna a guardarlo e quasi cerchi di spingere verso di lui la tua disapprovazione. Presto, bisogna continuare. Aspetti che la musica torni ad avvolgere e stavolta sei contento di chiudere gli occhi e riaprirli, e spezzi il collo, e strangoli, e uccidi a suon di pugni, e mozzichi e spezzi e strappi. Uccidi con freddezza, come se non ti importasse, come se fosse parte della tua routine di allenamento. Cresci giglio. L’ultima immagine di quel supplizio sarai tu a premere sopra la gamba rotta di tuo padre, per poi prenderlo per il pettorale della corazza e piantargli indice e medio negli occhi, facendoli esplodere, e poi, quando lo osserverai gattonare via, gli salterai addosso infliggendo di nuovo il volere della tua lama della giustizia a cercare e distruggere il tuo cuore. Ti sorprendi quando due gocce bagnano quella corazza oltre al sangue di lui. Sono le tue lacrime, perché? Perché sei tu il demone rosso adesso. Sei tu il cacciatore. Perché piangi? Perché ti sorprendi? È amaro il sapore della caccia? Sei disposto a pagare quel pegno? Si, lo sei. Lo lasci cadere sfilando la mano insanguinata dalla sua schiena. Non te ne accorgi, ma la passi sotto agli occhi per asciugare le lacrime, lasciandoti una strisciata rossa sul viso. Demone Rosso. [???] Ed il requiem suona, ogni giorno. Non per i defunti, che se ne fa un morto di musica, alla fine? Ma per il vivo, cui spirito è stato sotterrato ed ora risorge colmo di nuove virtù. Congratulazioni, Yosai. Con il tempo diventerai più saggio, però già hai imparato ad evitare o coltivare una certa dose di malvagità. Dipende da cosa preferisci. Tu eri il cordaio dei violino che senti..peccato che non c'è abbastanza corda per impiccarti; solo per impiccare gli altri! Adesso, che fare? Se non abbandonarti a quella melodia, a diventarne succube. Quella è la tua vita, potresti aver realizzato dopo i primi mesi di lavoro. Ed il dovere è diventato piacere quanto i tuoi metodi si son fatti sopraffini. Ora puoi rialzarti. Non sei più un vaso. Sei una composizione. Sei una tela dipinta da mani Rosse, tra le più preziose. E cosa diventerai tu, se già dall'inizio stai venendo coltivato all'estetica? In pochissimo tempo sei stato distrutto e creato, e poi sei diventato creatore e distruttore. E' fatta. Puoi soltanto scalare la vetta, puoi soltanto abbracciare la tua natura e condividere con lei i tuoi pasti da qui alla fine. Sì, Yosai. Forse non sei ancora in grado di sconfiggere il Demone Rosso. Ma ne erediterai in qualche modo il titolo. La furia dell'Agnello t'ha elevato ad arte macabra, come il Grande Drago Rosso di William Blake. Ed incarnando quell'immagine hai adesso la possibilità di far ciò che vuoi, sei competente e completamente autonomo. Chi mai, potrà piegarti così? Chi riuscirà a sfondare il legno del tuo nuovo albero? Se accadrà, non temere, tornerai a sentire la musica. E quando la udirai saprai che starai tornando dove dovresti essere. Alla fine, l'Uchiha ha dato metà della sua vita per te. Lascerai che questa lettera d'amore vada sprecata? Ed infine, quando al tuo risveglio non ci sarà più nessuno da uccidere, rimarrai solo in quella stanza. le ultime 24 ore dello Tsukuyomi le passerai solo. E potrai guardare tutti i dipinti appesi. Ogni volto, ogni immagine. Uomini e Donne, alcuni simili altri completamente diversi. Facce divenute familiari, appartenenti a chissà quale storia. Ci sarà un ultimo dono, da parte dell'Insonne. Allo spezzarsi dello Tsukuyomi, verrà applicata su di te l'Ipnosi Sharingan. Il secondo genjutsu più pericoloso. L'arma definitiva, capace di ordinare e contemporaneamente alterare ricordi. Ogni volta che osserverai il tuo riflesso, qualsiasi superfice essa sia, vedrai la tua vera forma: il Demone Rosso. E s'assicurerà di sorriderti. Il secondo dono, è la musica. Suonerà armonioso il requiem quando il tuo istinto di predatore prenderà il sopravvento. Ed il terzo e ultimo dono, sarà un ciondolo in lega metallica. Il simbolo dei cacciatori di taglie. Quando riaprirai gli occhi, invece, sarà calata la notte. E sarai al bordo della ripida scogliera, svegliato dall'acqua che, infrangendosi sulla roccia, riuscirà a bagnarti il viso e lavare via le ultime tracce di te. { end } { > ipnosi sharingan < } [Costa Ripida] Sei contento o ti dispiace di voltare le spalle a tuo padre? Sei contento o non vuoi chiudere le palpebre per rifarlo ancora? Non lo sai, eppure sei tu il cordaio. Perché non lo sai? Perche hai capito. Come sempre l’esperienza ti ha formato. Whatever doesn’t kill you, simply you stronger, giusto? O no? O forse sarebbe meglio dire che Whatever doesn’t kill you, simply make yoi strAnger? Banali citazioni a parte, cambia poi tanto tra l’una e l’altra frase? No, non cambia niente, e allora chiudi le palpebre, e se deve essere un’altra volta ancora, che sia. E invece no, osservi quei volti. Quante volte li rivedrai? Quante volte li sognerai? Diventerà un catalogo prima o poi. Costruirai il tuo palazzo mentale su quei volti. Li sai a memoria quando d’improvviso un rompo squarcia la tua quiete, mentre il soffitto inesistente vieni meno e ti ritrovi fradicio dalla testa ai piedi, ma ancora li. In piedi come un albero sulla costa, una melodia lontana ad accompagnarlo, sempre più lontana, e un tintinnio al collo. L’insonne ha lasciato il suo regalo, dopo Katsumi e il suo piccolo pezzo di carta scritto. Un altro legame. Improvvisamente senti le viscere contorcersi, ma non ti trattieni, cadi sulle ginocchia e svuoti lo stomaco sulla scogliera. Tornerai sconvolto al campo, e li, quando troverai lo sporco specchio nella tua tenda, avrai il tuo regalo, preparati a qualche notte insonne, gigante sfregiato.[End]