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{ Ambient } - Elettroshock

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con Azrael, Harumi

Stanza Creata: Laboratorio distrutto.

Quanto tempo è passato? Che sia un giorno, due o svariati mesi, la routine di Harumi è riasta pressoché identica a quella dei giorni precedenti e, per quanto ne può sapere, anche di quelli successivi. La luce del Sole filtra fioca da quei pochi spiragli che la stanzetta le rende disponibile. Costretta da manette antichakra la piccola è ancora reclusa dal culto della Luna, non ha idea che, poco distante, colei che la Genin ha iniziato a considerare come madre ed il suo compagno stanno muovendosi per salvarla il prima possibile. Per ora, è sola. La colazione non arriva puntuale come al solito, l’umidità data dalla locazione del laboratorio, sotterraneo e semi distrutto, penetra le ossa quasi più che nei giorni trascorsi precedentemente. Ogni tanto uno scricchiolio lascia intendere che quell’antro nascosto sotto terra si stia reggendo per miracolo. Se la piccola Hyuga ha il dono della memoria che l’aiuta a ricordare sprazzi di quel che fu il suo luogo di prigionia che ha vissuto nei suoi primissimi anni di vita, quel posto le sembrerà dannatamente familiare. Una stanzetta completamente vuota, fatta eccezione per un piccolo angolo bagno ed una brandina su cui riposare. Pareti bianche, pochissima luce filtrante dalla grossa e spessa porta in metallo, chissà se di torce o luce solare. Istanti lunghi passano, prima che la porta, stranamente in buone condizioni rispetto al resto della struttura, cigoli e strepiti per aprirsi leggermente, lasciando che una persona, il cui volto è coperto dalla solida maschera a forma di mezzaluna, si affacci all’interno della cameretta, per assicurarsi delle condizioni della loro giovanissima prigioniera. [ Ambient per Harumi ]

10:35 Harumi:
 La piccola Principessa si trova ancora in questo posto sconosciuto, una stanza candida e all’apparenza confortevole che nulla ha a che fare con teche, gabbie o celle, però che si avvicina in ogni modo a una reclusione; nonostante sia trattata relativamente bene sotto il punto di vista dell’alimentazione, cibo che le viene portato in gran quantità ma che la di lei mente ha deciso di non toccare. Le sue celluline grigie non hanno ancora elaborato un piano ben preciso se non propositi di autodistruzione per il bene di molti. Il lungo crine albino screziato d’argento è scomposto ormai con quelle due treccine laterali al viso che vanno ad unirsi tra loro dietro alla nuca tramite il piccolo fiocco azzurro, lasciando il resto dei capelli liberi da ogni costrizione. Se n’è stata la maggior parte del tempo inginocchiata a terra seduta sui calcagni, la schiena dritta e portamento fiero, stoico, inespressiva e con gli occhi perlacei e bianchi fissi davanti a sé. L’inespressività della bambina non rispecchia lo stato d’animo sempre più in ansia, spossata dall’umidità che filtra in quel posto fino alle di lei ossa e dai ricordi in lei emerge quel luogo tanto familiare, però si rifiuta di concentrarsi troppo su quello che fu per lei quel luogo, preferendo cercare di mantenere una resistenza fisica e psicologica nonostante sia messa a dura propria sia da se stessa che da quel luogo in generale. Scricchiolii che di tanto in tanto le fanno volgere il capo lentamente da una parte all’altra della stanza andando soprattutto a sollevare lo sguardo verso il soffitto per assicurarsi che non crolli da un momento all’altro. I polsi sono costretti tra loro da delle manette, mani poste in avanti sul grembo e tutto tace almeno fino a quando la porta blindata e ben tenuta inizia ad aprirsi leggermente tra un cigolio e l’altro, lasciando intravedere una figura che si affaccia nella stanza. Alla vista della mezzaluna su quel viso la piccola si irrigidisce e un brivido le percorre la schiena fin nel profondo nel vedere soprattutto quella porta aprirsi per la prima volta che si trova lì. E’ stanca anche se cerca di non darlo a vedere e ha paura nonostante l’inespressività che elargisce come doni anche verso questa figura. Non viene fatto dono a questa figura di nessun suono vocale da parte della Principessa, un voto del silenzio che ha infranto solo una volta cercando di parlare con quell’uomo dalla voce inquietante -Frollo- per poi ricadere ancora nell’assoluto e profondo silenzio. Gli occhi perlacei rimangono fissi e immobili su quella persona prestando attenzione ad ogni suo movimento, col cuoricino che batte furiosamente nel petto e la respirazione che inizia a velocizzarsi. [Chk: off]

L’uomo mascherato posa i propri occhi sulla stoica figura della Principesa della luna, notando come ella stia tutto sommato bene e non stia esternando segni di alncun tipo di emozione negativa. A questa consapevolezza la porta si apre del tutto, rivelando alla Genin varie ffigure dietro essa. Una sedia, come quelle che ha potuto notare nella sala torture degli Anbu, pesantemente trascinata da due altri adepti, tutti uguali tra di loro. Dinanzi a loro la figura di Frollo si staglia, allungando nella stanza la propria ombra nera. Il grosso cappello sembra eclissare qualunque luce proveniente dall’esterno che, ora la piccola può notare, è formata da varie fiaccole appese alle pareti del lungo corridoio dismesso e lugubre. Dietro di lui, ancora più imponente, vi è un macchinario dalla fisionomia piuttosto strana. Alto, imponente e largo, reca vari fili collegati a quello che è palesemente un generatore di corrente elettrica dall’alto voltaggio. Al centro del macchinario vi è un’urna di metallo lucido e dorato, le cui incisioni formano una piccola corona di mezzelune sulla sommità. Ad esso sono collegati i morsetti che solitamente si utilizzano per caricare un oggetto coduttore di energia elettrica. Altri tre adepti lo trasportano e uno di loro regge un caschetto dalla forma di una cupola in metallo, sulla cui sommità sono sistemati gli alloggi per gli elettrodi. Frollo avanza e tutto il plotone lo segue, trascinando la strumentazione con degli acuti stridii sul pavimento roccioso e freddo. < Buongiorno, mia Principessa. > La voce dell’uomo si schianta nella mente della genin, risvegliandole ricordi legati ai sogni che ha fatto, le visioni sul suo passato, facendo combaciare amaramente la voce che ha sempre sentito con quella dell’uomo che ha di fronte in questo momento. < Sei scappata. > Le dice, come se dovesse quasi informarla del fatto che lui sa cosa lei ha fatto e pensato nel tempo che hanno passato separati. < Le brave bambine non dovrebbero scappare, lo sai? Le brave bambine dovrebbero restare al loro dannato posto e dovrebbero permettere al loro Padre di compiere il destino del mondo. > La voce di Frollo si incrina, palesando una rabbia ed un fastidio decisamente accentuati. < Poteva esserti fatto del male. Il tuo cuore avrebbe potuto non reggere, dannazione. > Digrigna i denti, muovendo un altro passo verso di lei, troneggiando in tutta la sua altezza di quasi un metro e novanta, sulla figura ancora accovacciata della piccola < Tu sei fondamentale. Ho bisogno di te per riportare la Sacerdotessa sulla Terra. E tu *vuoi* che questo accada, no? > Il modo in cui la sua voce si acuisce ed in cui marca quella parola lasciano intendere una minaccia per nulla velata, oltre che una sorta di impazienza e nervosismo. Le mani ossute ed ornate da anelli di pietre preziose e colorate si congiungono dinanzi al suio ventre, intrecciando le dita magre che si tengdono nell’atto di sringersi le une alle altre, come se le stesse impegnando quasi a non muoversi, a non mostrare col linguaggio del corpo i segni del proprio stato emotivo attuale < Mi stai costringendo a tentare una soluzione che non ho ben studiato e che non sono certo avrà successo, ma non posso rischiare che scappi ancora. > Termina, mentre gli altri adepti riempiono la stanza con la loro presenza e coi macchinari, chiudendo la pesante porta metallica alle loro spalle. [ Ambient per Harumi ]

11:34 Harumi:
 Dalla porta fanno il loro ingresso altri adepti i quali trascinano una pesante sedia, la figura di un uomo mai visto prima si staglia davanti a loro, anche se la bambina non ha mai vestito nessuno di loro in effetti. Qualcos’altro viene portato in quella stanza, macchinari, generatori, morsetti, cose che la piccola non riesce a comprendere e non ha la minima idea di che cosa siano se non incuterle una certa dose di timore alla sola vista. L’avanzamento del plotone irrigidisce i muscoli della bambina pronta ad alzarsi in qualsiasi momento intanto che gli occhi scandagliano tutti coloro che entrano soffermandosi su quell’uomo che troneggia su di lei in tutta la sua altezza mentre la bambina è ancora in ginocchio a terra. Le bastano le prime parole per farle capire che l’uomo è Frollo, la sua voce ha tormentato i suoi incubi e i suoi ricordi, il suo modo inquietante di idolatrarla e la sola vista sconquassa il suo piccolo corpo di brividi e crampi. A quelle prime parole le gambe della piccola scatterebbero per permettere al suo corpo si alzarsi sui piedi, vorrebbe rimettersi in piedi il più in fretta possibile e così farebbe senza però fare altro solo alzarsi in piedi. Un passo solo verrebbe fatto indietro per mettere distanza fra le e Frollo mentre lui parla e lascia trasparire rabbia e nervosismo mentre la piccola Principessa solleverebbe entrambe le mani per portarle al cuore non appena lui lo nomina. Quell’organo tanto importante che però le fa comprendere qualcosa sulla natura della cicatrice che si trova lungo il suo sterno. <Non sono scappata.> finalmente dona la di lei voce solo verso Frollo, un tono infantile ma atono perché questa volta è sua intenzione non dare alcuna inclinazione alla voce. <Non sapevo nemmeno cosa stava succedendo. Ero confusa e spaventata, mi è stato detto di correre e così ho fatto.> spiega il suo punto di vista non negando di star provando ad abbassare la rabbia dell’uomo, la quale non è necessaria e nemmeno utile per la bambina, qualsiasi cosa possa avere in mente. Purtroppo non riesce a nascondere un accenno di rabbia e disgusto quando egli nomina la Sacerdotessa da riportare su questa terra, espressione che viene tradita da sentimenti troppo pesanti e forti per il suo animo da riuscire a trattenere come vorrebbe. I pugni vengono stretti e la testa scossa febbrilmente, gli occhi scattano da una parte all’altra cercando di guardare un po’ gli adepti e un po’ i macchinari, puntandosi velocemente quando la porta viene chiusa. <Io non sto costringendo nessuno. Non sto facendo niente e nemmeno sto tentando di scappare. Quindi non dovete tentare nessuna soluzione.> cercare un modo per uscire da quella strana e inquietante situazione diventa il suo principale obiettivo, non intende sedersi su quella sedia, soprattutto perché ha memoria di dove l’ha vista nella sede degli anbu, e non ha intenzione di stare al gioco di nessuno di quei pazzi. La personale certezza che comunque non proverebbe dolore non riesce a sollevarla del tutto perché non sa cosa potrebbe succedere e nonostante fisicamente potrebbe stare bene, psicologicamente il dolore lo sente eccome. [Chk: off]

Le parole della bambina, in altre circostanze, sarebbero funzionali – forse – a calmare un aguzzino, ma l’uomo che ha davanti non è un aguzzino qualunque. Gli occhi gli scintillano di fervore nei confronti delle cose in cui crede e follia pura. < Ti avevo progettato perché tu stessi zitta. > La osserva, gli occhi quasi fuori dalle prbite a causa della conformazione scarna del suo viso truce ed invecchiato dai numerosi anni di reclusione in laboratori e covi sotterranei < E invece… devo aver sbagliato qualcosa. Hai una coscienza, delle emozioni, una psiche. Potrei dire di aver creato con successo una vita, se la cosa non mi fosse solo d’intralcio. > Le labbra sottili e rugose si estendono in un sorriso che rivela i denti candidi ed aguzzi, come se fossero stati affilati e limati con cura. < Non possiamo stare qui a lungo. Non so se la tua amata Kaori ti sta cercando, considerando che potrebbe essere in lacrime, affranta per le sorti di sua madre, ma non so se qualcun altro ha a cuore la tua vita e ti sta cercando. > Conclude, più per se stesso che per la Hyuga, come se sentisse il bisogno di ripetere il porprio piano in tutti i suoi punti per evitare che gli sfugga qualcosa. < Tu ora ti siederai su quella sedia, volente o nolente. > La minaccia, aspettando di notare che sia lei a fare la prima mossa e ad obbedirgli, ma – in caso contrario – si limiterebbe ad un cenno del capo per fare in modo che i cinque adepti le vadano attorno, circondandola e sollevandola da terra così comehanno fatto in precedenza a casa della stessa Kaori, per porta sulla sedia ed assicurarla a due agganci da collegare alle manette e due anelli per bloccare le caviglie ai piedi della sedia, onde evitare che possa muoversi in alcun modo. Frollo, quale che sia il risultato della cosa, si le starebbe sempre di fronte, fisso a guardarla con una pesante nota di delusione e rammarico nello sguardo. Non sembra dispiaciuto per Harumi, affatto, non è lo stesso sguardo che la piccola ha potuto notare in Tomoko, sembra più deluso dal fallimento del proprio lavoro, di un proprio esperimento. < Dimmi, Principessa. Oltre alle emozioni hai iniziato a provare dolore? Parlami di come è successo, hai fatto amicizia, legato con qualcuno? A qualcuno hai parlato di quello che sei o pensi di essere? > Le domanda, infine, l’uomo, come per appuntarsi nuove nozioni per un futuro tentativo di esperimento, probabilmente. [ Ambient per Harumi ]

12:15 Harumi:
 Voleva conoscere Frollo, voleva provare ad essere torturata per sperimentare i suoi limiti, però adesso non vuole più nessuna di queste cose. Non vuole Frollo, non vuole essere usata e non vuole sperimentare, ora la paura e il terrore fanno comprendere alla piccola Principessa quello che comunque aveva già compreso grazie alla dolce Kaori, ovvero che non vuole trovarsi qui. Anche se la donna le aveva promesso che nessuno l’avrebbe presa e che nessuno l’avrebbe sfiorata, sono passati dei giorni ma forse è possibile che non ci sia nessuna traccia che possa portarla a lei e la madre di Kaori potrebbe aver compiuto un lavoro di depistaggio o forse aver logorato la mente della figlia tradita. In questo momento però passa tutto in secondo piano, pensieri che non possono salvarla da questa imminente situazione e che quindi non possono godere delle sue energie mentali. La rabbia monta nel di lei animo man mano che l’uomo le parla snocciolando i suoi pensieri, parole che si librano nell’aria per raggiungere le sue orecchie, niente di quello che ode le fa piacere ma non si sente di certo in colpa per aver deluso un uomo tanto folle. Doveva essere un guscio vuoto, una tazza vera e propria ma non ha voglia di cercare di far ragionare un pazzo, come non ha nessuna voglia di provare a comprendere lui, i suoi adepti e la madre di Kaori, tutto quello che sente di desiderare è di ucciderli tutti dal primo all’ultimo. <Scordatelo che io mi sieda la sopra. Fammi qualcosa e la prima cosa che tenterò di fare sarà di uccidermi. Così voglio vederti a ricominciare da capo dopo che sei tanto vicino al tuo folle piano.> afferma con la decisione e la sicurezza di una bambina arrabbiata e impaurita, la quale viene però presa con la forza per essere messa seduta su quella sedia e dovrebbero essere vani tutti i suoi movimenti per cercare di liberarsi dalle prese altrui. Polsi e caviglie vengono bloccati e la bambina entra in modalità silenziosa, l’espressione si fa inespressiva se non fosse per quella rabbia che si sprigiona dai suoi occhi, che sovrasta la paura e le labbra serrate non intendono aprirsi per dire nient’altro all’uomo. Dopo un lungo silenzio ignora completamente le domande dell’uomo per cercare di dire un’ultima cosa: <Vuoi davvero rovinare il futuro corpo della tua Sacerdotessa? Crearle dei probabili e futuri problemi fisici?> è un ultimo tentativo, perché poi non dirà più niente chiudendosi nella sua ostinazione nel non voler donare risposte a Frollo. Il corpo trema in maniera quasi incontrollata incapace di nascondere totalmente il suo stato d’animo in questo momento, la paura non può essere controllata a lungo. [chk: off]

L’uomo resta interdetto dalle parole della piccola < Ucciderti? > Domanda, ripetendo il concetto che la genin ha espresso < Non oseresti. > Parole ferme e sicure, che risuonano più come una minaccia che come una speranza vera e propria. < Ho impedito che tu avessi armi di qualunque genere o chakra apposta per evitare questa eventualità. Ho pensato a tutto. A usare la madre della Consigliera e capoclan degli Hyuga per rallentare le ricerche sia da parte del consiglio, sia da parte del clan, ho usato uno dei vecchi nascondigli di quel pazzo di Cappuccio Rosso per non doverci allontanare troppo da Konoha e lasciare meno tracce possibili. Abbiamo poco tempo e poca attrezzatura, ma queto basterà. Questa volta neanche lui potrà fermarci. > Conclude, senza specificare chi sia questo fantomatico “lui” cui si sta riferendo col proprio dire, ma palesando un evidente disprezzo nei confronti della figura misteriosa che, sembra, abbia rovinato i piani del culto altre volte. < Per questo non lascerò che tu ti uccida, anche medici e scienziati si nascondono dietro alcune delle maschere che vedi. > Sogghigna ancra, dando al proprio viso un’aria ancor più arcigna e malevola. Si avvicina, dunque, alla bambina, prendendo un panno umido e l’elmetto metallico che uno degli adepti reggeva, posizionandoii entrambi sul capo di Harumi, con una rapidità ed una forza che, se anche la Hyuga potesse usufruire del proprio chakra, non sarebbe stata in grado di contrastare. < La somma Sacerdotessa potrebbe non apprezzare il tuo corpo già così com’è, ma è necessario che lei torni in vita così da potermi guidare alla ricerca di un corpo ancora più perfetto, se lo desidera. > Gli occhi di Frollo si sollevano verso il soffitto, come se stesse effettivamente parlando con un’entità superiore da cui ricerca l’approvazione. Si allontana di qualche passo, dopo aver agganciao due morsetti al casco che decosa il capo della Principessa, per giungere in prossimità dell’enorme generatore di corrente elettrica collegato all’urna < Se non vuoi dirmi chi ti sta rendendo umana non importa, spazzerò via tutta Konoha con gli infedeli che la abitano e la cosa non avrà più importanza. > La mano va su una leva, mentre l’uomo chiude gli occhi e comincia una preghiera mormorata a mezza voce, sussurrata in tono così basso da non permettere di distinguere alcuna parola che non sia Tsukuyomi, Luna o un nome in particolare, il nome della Sacerdotessa che completa quella sorta di litania rituale, per il quale Frollo alza leggermente il tono di voce, aprendo di nuovo gli occhi < Per te, somma Sacerdotessa della Luna. Per te che sei la reincarnazione della Dea, per te che porterai il mondo alla rovina e lo farai rinascere dalle sue ceneri. Per te, Madre Kuricha. > Quelle parole precedono l’abbassarsi della leva che con un suono pesante e metallico lasciano che la corrente elettrica fluisca all’interno del caschetto. Spasmi, calore e reazioni incontrollate e spontanee sono il risultato sul corpo della bimba scosso da un voltaggio sufficiente a farle perdere totalmente il controllo di sé. La sicurezza di non provare dolore l’ha accompagnata per tutta la sua vita, aiutandola a sopportare i primi istanti di quel processo, finché il corpo non inizia a bruciare dall’interno, finché tutti i nervi non si destano da un sonno che li ha visti sopiti per anni, da che Harumi ha memoria. Una sensazione nuova, spiacevole ed incontrollabile che, a differenza delle emozioni, non si manifesta gradualmente, ma che la colpisce in pieno, invadendo tutti il suo corpicino nell’istante esatto in cui la scarica elettrica coinvolge totalmente il sistema nervoso, portandolo a rispondere ad uno stimolo che mai aveva conosciuto prima d’ora: il dolore. [ Ambient per Harumi ]

L’uomo resta interdetto dalle parole della piccola < Ucciderti? > Domanda, ripetendo il concetto che la genin ha espresso < Non oseresti. > Parole ferme e sicure, che risuonano più come una minaccia che come una speranza vera e propria. < Ho impedito che tu avessi armi di qualunque genere o chakra apposta per evitare questa eventualità. Ho pensato a tutto. A usare la madre della Consigliera e capoclan degli Hyuga per rallentare le ricerche sia da parte del consiglio, sia da parte del clan, ho usato uno dei vecchi nascondigli di quel pazzo di Cappuccio Rosso per non doverci allontanare troppo da Konoha e lasciare meno tracce possibili. Abbiamo poco tempo e poca attrezzatura, ma queto basterà. Questa volta neanche lui potrà fermarci. > Conclude, senza specificare chi sia questo fantomatico “lui” cui si sta riferendo col proprio dire, ma palesando un evidente disprezzo nei confronti della figura misteriosa che, sembra, abbia rovinato i piani del culto altre volte. < Per questo non lascerò che tu ti uccida, anche medici e scienziati si nascondono dietro alcune delle maschere che vedi. > Sogghigna ancra, dando al proprio viso un’aria ancor più arcigna e malevola. Si avvicina, dunque, alla bambina, prendendo un panno umido e l’elmetto metallico che uno degli adepti reggeva, posizionandoii entrambi sul capo di Harumi, con una rapidità ed una forza che, se anche la Hyuga potesse usufruire del proprio chakra, non sarebbe stata in grado di contrastare. < La somma Sacerdotessa potrebbe non apprezzare il tuo corpo già così com’è, ma è necessario che lei torni in vita così da potermi guidare alla ricerca di un corpo ancora più perfetto, se lo desidera. > Gli occhi di Frollo si sollevano verso il soffitto, come se stesse effettivamente parlando con un’entità superiore da cui ricerca l’approvazione. Si allontana di qualche passo, dopo aver agganciao due morsetti al casco che decosa il capo della Principessa, per giungere in prossimità dell’enorme generatore di corrente elettrica collegato all’urna < Se non vuoi dirmi chi ti sta rendendo umana non importa, spazzerò via tutta Konoha con gli infedeli che la abitano e la cosa non avrà più importanza. > La mano va su una leva, mentre l’uomo chiude gli occhi e comincia una preghiera mormorata a mezza voce, sussurrata in tono così basso da non permettere di distinguere alcuna parola che non sia Tsukuyomi, Luna o un nome in particolare, il nome della Sacerdotessa che completa quella sorta di litania rituale, per il quale Frollo alza leggermente il tono di voce, aprendo di nuovo gli occhi < Per te, somma Sacerdotessa della Luna. Per te che sei la reincarnazione della Dea, per te che porterai il mondo alla rovina e lo farai rinascere dalle sue ceneri. Per te, Madre Kuricha. > Quelle parole precedono l’abbassarsi della leva che con un suono pesante e metallico lasciano che la corrente elettrica fluisca all’interno del caschetto. Spasmi, calore e reazioni incontrollate e spontanee sono il risultato sul corpo della bimba scosso da un voltaggio sufficiente a farle perdere totalmente il controllo di sé. La sicurezza di non provare dolore l’ha accompagnata per tutta la sua vita, aiutandola a sopportare i primi istanti di quel processo, finché il corpo non inizia a bruciare dall’interno, finché tutti i nervi non si destano da un sonno che li ha visti sopiti per anni, da che Harumi ha memoria. Una sensazione nuova, spiacevole ed incontrollabile che, a differenza delle emozioni, non si manifesta gradualmente, ma che la colpisce in pieno, invadendo tutti il suo corpicino nell’istante esatto in cui la scarica elettrica coinvolge totalmente il sistema nervoso, portandolo a rispondere ad uno stimolo che mai aveva conosciuto prima d’ora: il dolore. [ Ambient per Harumi ]

16:20 Harumi:
 <Oh, oserei.> è la prima risposta secca che dona al suo interlocutore non appena sente le prime parole, interrompendo per un attimo il suo ennesimo discorso atto a descrivere le sue azioni per la buon riuscita del suo piano, ma nessuna di quelle parole viene realmente ascoltata, la voce dell’uomo entra da un orecchio ed esce dall’altro senza destare in particolar modo l’interesse della piccola Principessa. E’ troppo mentalmente presa dal cercare un modo di risolvere la situazione da non elaborare con cura le informazioni che le vengono donate, nemmeno prova a capire dove si trovi anche se Frollo le ha detto di non essere troppo lontana da Konoha, anche se ha nominato Cappuccetto Rosso o un fantomatico lui che la piccola non può conoscere in questo momento. Gli occhi perlacei vagliano sulle figure mascherate immaginando quale tipo di medico dovrebbe celarsi dietro a quelle maschere, un medico che dovrebbe aver giurato per la salvezza delle persone e che ora permette questo non solo a lei, ma a un possibile massacro di Konoha. Nella sua mente ogni persona in quella stanza è perduta, come tutti quelli che non si trovano lì ma si adeguano a seguire questo pazzo Frollo, per ognuno di loro solo la morte potrebbe essere una giusta punizione. Lo sguardo inespressivo si piega e si abbandona ad una rabbia che nasconde la paura per quello che potrebbe accadere, la determinazione della bambina a togliersi la vita non appena possibile ma allo stesso tempo trovare un modo -se possibile- si trovare qualsiasi tipo di apertura in Frollo che possa permetterle la fuga. <E come farebbe la somma Sacerdotessa entrare in questo corpo? Non è che le tue sono solo fantasie?> potrebbe anche essere solo un pazzo ma la piccola cercherebbe di capire quale metodo dovrebbe seguire l’altrui figura. Ascolta ma non dona risposte e osserva Frollo, impossibilitata a togliersi quel casco che le viene messo e segue con gli occhi la mano di egli che si posa sulla leva. La paura esiste ed è ben profonda, la paura dell’ignoto e di quello che potrebbe succedere, la paura di essere inerme nelle mani di qualcuno che gioca con la tua vita come se nulla fosse eccome se esiste ma la rabbia e l’odio se la giocano a carte col terrore. <Hai detto che ho problemi al cuore praticamente, non pensi che qualsiasi cosa tu voglia fare potrebbe uccidermi? Perderesti un sacco di tempo nel dover rifare tutto da capo.> il tono si alza ed è da esso che finalmente emerge la paura, una voce più acuta e macchiata di insicurezza, una persona che vorrebbe a tutti i costi far cambiar idea a un pazzo e prova una nuova emozione: la disperazione. Niente è sotto il suo controllo e non può decidere nulla e non riesce a convincere Frollo a fermarsi da qualsiasi cosa stia per fare. La preghiera di lui non la tange e non la vuole nemmeno ascoltare, cerca invece di osservare i presenti negli occhi per cogliere chissà che cosa ma alla fine torna a guardare l’uomo quando aprendo di nuovo gli occhi pronuncia quell’ultima frase. Non c’è niente che la bambina possa conoscere, nessun nome familiare in quella di Kuricha ma francamente non ha nemmeno il tempo di pensarci non appena la mano abbassa la leva. Non si può scandire in secondi e nemmeno in step, semplicemente la scarica elettrica viaggia a una velocità troppo alta per essere elaborata e di colpo attraversa il corpo della bambina fulminandola seduta stante. Gli spasmi si verificano subito insieme alle azioni incontrollate, il corpo si muove in tanti e piccoli scatti che la portano ad agitarsi violentemente sulla sedia, i polsi sbattono con forza e violenza contro gli anelli che li trattengono, così come le caviglie. Le gambe e le braccia si alza e si abbracciano con violenti strattoni che dovrebbero procurarle lesioni alla pelle dei polsi e delle caviglie. La testa che dovrebbe essere tenuta ferma dalla morsa del caschetto sbatte incontrollata mentre il collo si muove per i fatti suoi come il resto del di lei corpo che pare completamente disarticolato e privato di ogni controllo mentre i muscoli si contraggono in maniera atroce e senza controllo. La bocca rimane chiusa con forza, i denti dell’arcata superiore che sbattono e stridono con quelli dell’arcata inferiore, i muscoli così tesi che le impediscono di dischiudere labbra e bocca, il respiro che viene alterato, forse subisce degli arresti mentre il cuore sembra scoppiarle in petto. Ma quello che succede dopo pochi istanti cambia completamente il modo nel quale vedeva se stessa, il corpo inizia a bruciare dall’interno e lei ne avverte il calore sempre più crescente, avverte il dolore che si manifesta di colpo e senza preavviso, senza bussare dalla porta del cervello e sconquassa tutto il suo corpo da cima a fondo. La bocca serrata le impedisce di urlare e quello che riesce a fare è solo quello di gemere in maniera incontrollata col tono di voce più alto che abbia mai usato nella sua intera esistenza. Gemiti di dolore che se solo riuscisse ad aprire la bocca si tramuterebbero in urla alte ed agghiaccianti. Le dita dei piedi si contraggono dolorosamente così come quelle delle mani, i pensieri non esistono più, v’è solo il bruciore dell’inferno e il dolore che le strappa viscere e muscoli, il sistema nervoso che fa eco alle sue urla strozzate. Ogni organo all'interno del suo corpo soffre e brucia, si contrae un maniera incontrollata e quel dolore che sente le fa solo desiderare la morte. [Chk: off]

La scarica continua ad attraversare il corpo della bambina che, per la prima volta, sperimenta il dolore fisico. Il voltaggio è ben studiato, non abbastanza forte da uccidere un uomo, abbastanza per – secondo i calcoli di Frollo – causare una sorta di collegamento tra l’urna dorata presente nel macchinario ed il corpo della bambina. Passa qualche secondo in cui l’uomo, speranzoso, continua a guardare il frutto del suo operato, finché l’apparecchio non inizia a sfarfallare. Una serie di rumori intermittenti ne viene fuori, l’elmetto sopra il capo della Hyuga inizia a tremare, lo sguardo di Frollo si sgrana mentre, in una serie di frame che gli passano davanti agli occhi come rallentati e velocissimi al tempo stesso, ordina agli adepti di proteggere Harumi con un urlo che non sandisce una vera e propria serie di parole, ma che – per fortuna – gli adepti comprendono e a cui obbediscono, gettandosi tra il macchinario e la Principessa della Luna mentre la batteria che scaricava corrente elettrica costante, esplode in una miriade di scintille che fanno risuonare un rombo in tutto il circondario. Le scariche cssano, il corpo della bambina, ancora mosso da leggeri spasmi, brucia ancora di quel dolore mai provato prima, segno del fatto che è ancora viva. In un lampo tutto è cambiato. Il letto è divelto e schiacciato contro una parete, il piccolo bagno è stato sradicato dal pavimento, il soffitto sembra stare per cedere, pur mantenendo ancora la propria integrità. Gli adepti che hanno tentato di proteggerla hanno gli occhi vitrei e rivolti all’indietro, quattro di loro sono morti, mentre uno respira affannosamente, riverso a terra accanto al corpicino della bambina. La sedia è stata distrutta, solo le manette antichakra e gli anelli che le intrappolavano le caviglie le fasciano ancora la pelle, rendendola comunque libera di camminare, essendo privi di un cardine a cui attaccarsi. Sbalzati contro la parete laterale, la piccola Harumi, l’unico adepto superstite – anche se pare in condizioni talmente gravi da essere quasi peggiori della morte – ed i quattro cadaveri sono gli unici ad essere rimasti nella stanza. Di Frollo si sente unicamente la voce, proveniente dall’esterno della porta, richiusa con un tonfo secco ed incredibilmente forte, il cui riverbero risuona ancora nella stanza. < Dannazione! Dobbiamo andare via di qui! In un paio di giorni tornerò a prendervi, recuperate tutti i macchinari e fate in modo che la Principessa stia bene. > Urla e sbraita a chissà quante persone presenti nella struttura, rendendosi conto che l’esplosione potrebbe essere stata udita da qualcuno, rendendo vani i suoi piani < SUBITO! > Termina, scomparendo tra i chiaroscuri del corridoio, illuminato solo dalle torce che, al suo passaggio, vengono immediatamente spente. [ End, se vuoi fai la tua ]

17:10 Harumi:
 Non sente niente se non dolore e bruciore, il corpo trema e si dilania tra gli spasmi e la corrente che passa bruciando i suoi tessuti, gli occhi stretti e chiusi in una morsa contratta e sembra quasi che la bambina possa accartocciarsi come carta velina se solo non fosse costretta alla sedia tramite quegli anelli. Non ha idea di quanto dura, non ha concezione di tempo mentre Frollo le frigge le celluline grigie e non sente nemmeno le urla di Frollo che sbraita ordini se non il rumore assordante della scarica elettrica e i suoi gemiti soffocati che vorrebbe solo essere liberati per dare sfogo a tutto. L’esplosione che la investe è come un sogno del quale non si rende conto perché tutto appare ovattato e stremato nella di lei testa, gli occhi chiusi e l’assurdo dolore che prova non le fanno nemmeno capire cosa sia successo. Si ritrova solo contro una parete, con le manette antichakra ai polsi e gli anelli alle caviglie, ma non più attaccata alla sedia. Il tuono dell’esplosione le ha reso solo possibile ora sentire tutto tramite fischi sgradevoli e alti nelle di lei orecchie. Gli spasmi non le permettono di controllare il corpo, ancora presenti e sempre minori, piccoli figli di quanto le è appena accaduto. Le cellule grigie sembrano su di giri e non pare connettere nulla di quanto accaduto e nemmeno le permettono di elaborare la situazione nella quale si ritrova ora. La stanza distrutta -l’interno- i cadaveri a terra che solo si meritavano di morire è un peccato che non abbiano sofferto di più ed infine quell’adepto mezzo morto accanto a lei. La bambina accasciata al suolo perde il controllo delle gambe ancora una volta mentre Frollo chiude la porta e urla parole che le orecchie di lei non comprendono più. Il petto si alza e si abbassa velocemente, la schiena della bambina si inarca ancora un paio di volte in preda agli spasmi, ma lo sguardo perlacei e spento è fisso sull’uomo rantolante accanto a lei. Le labbra tremano contratte e un sorriso distorto si sforza di emergere tra uno spasmo e l’altro, la testa sempre più malandata mentre inerme e paziente attende il momento in cui quegli spasmi finiranno e lo faranno presto, intanto che osserva l’uomo morente con occhi spiritati come un predatore osserva la sua preda. Lui è l’unica soddisfazione che fra poco avrà, unico suo modo di sfogare un immenso dolore e una folle frustrazione, la rabbia che si accanirà su di lui senza provarne la minima pietà. Potrebbe trovare facilmente pezzi appuntiti tra i rimasugli del macchinario esploso e avrà tutto il tempo per eviscerarlo con calma. [fine]

Durante la breve ed intensa prigionia di Harumi, tutto si è svolto nella più totale monotonia. La piccola ha deciso di votarsi al silenzio ed al digiuno, almeno finché Frollo non è andato da lei, nella stessa stanza, con cinque adepti, uno strano macchinario ed un'urna dorata. Tramite il macchinario ha applicato una seduta di elettroshock alla bambina, sperando di far fluire in lei lo spirito della Sacerdotessa della Luna, di cui ora Harumi sa anche il nome, senza successo. Il macchinario esplode, uccidendo tutti gli adepti - che hanno protetto la Hyuga coi loro corpi - tranne uno, accuratamente eviscerato dalla piccola. L'esperimento non ha avuto risultati soddisfacenti, se non quello di risvegliare parti sopite del sistema nervoso della genin, ovvero quelle che le hanno permesso di vivere senza provare alcun dolore fisico, ma che - adesso - potrà provare come ogni altro essere umano.

No px, data la natura dell'ambient, ma i miei personali complimenti per il tuo gioco, molto oltre le mie più rosee aspettative.

See ya.