Giocate Registrate

Giocate Disponibili
Calendario
Trame
Giocate Registrate

{ Senza ritorno }

Free

0
0
con Kaori, Raido

21:28 Kaori:
 Un denso silenzio circonda ogni cosa. Un silenzio spezzato solo, di tanto in tanto, da dei respiri rotti, da un fischio sordo che fende l'aria come il suono d'una frusta che s'agita nervosa. I campi d'addestramento parrebbero essere deserti, popolati soltanto dagli alberi frondosi che si susseguono e ripetono per gran parte del posto. In lontananza i monti sono quasi invisibili, scuri, confusi col nero del cielo notturno. Le acque del fiume che taglia a metà i campi sono altrettanto buie e placide: non v'è molto vento e solo di tanto in tanto s'avverte lo sciabordio delle acque agitarsi un poco sotto l'alito tardivo di una brezza irregolare. Tutto par immobile ed immutabile se solo non fosse per la presenza d'una singola figura. Una ragazza dai lunghi capelli scuri legati in un'alta coda di cavallo. Una ragazza intenta ad allenarsi da sola fendendo l'aria con rapidi movimenti delle braccia. I palmi son tenuti aperti, le dita ben tese e attaccate le une contro le altre mentre i pollici son piegati verso l'interno. I piedi son tenuti distanti fra loro, le gambe divaricate a fornirle maggior appoggio ed equilibrio. La pelle d'avorio è coperta da pochi semplici abiti; un top d'allenamento che copre soltanto la zona del petto lasciando nude le spalle e le braccia ed un paio di pantaloni da tuta che non impediscono il corretto movimento delle gambe. Ai piedi calza dei pratici calzari ninja mentre il coprifronte della Foglia donatole da Azrael Nara risiede, come sempre, attorno alla gola con la placca in metallo rivolta verso l'esterno, così da proteggere la sua carne da eventuali possibili attacchi. La sua pelle è sudata, il fiato corto, mentre si allena in silenzio nella solitudine di quel luogo, le sue braccia visibilmente ricoperte di cicatrici e bruciature che non sono state curate per tempo da arti mediche ninja. Non le nasconde, non più. Non ne ha motivo e non ha più nessuno a cui doverle nascondere adesso che la sua casa è definitivamente Konoha. Asia è accucciata ai piedi di un albero non molto distante con la coda a muoversi placidamente dietro di sé, il muso poggiato sulle zampe anteriori incrociate sull'erba soffice. Sonnecchia tranquilla mentre Kaori si allena ignorando il dolore agli arti, ignorando la sensazione della carne che tira e grida e piange. Deve resistere, deve ignorare. Deve tornare alla resistenza di un tempo, deve tornare rapida come un tempo. E superarsi. Ha promesso ad Hitomu che sarebbe rimasta, ha promesso che avrebbe lavorato duro perchè nulla le è rimasto se non il proprio lavoro e per questo si impegna, cercando di accantonare in un piccolo angolo della sua mente qualunque cosa: i muscoli indolenziti, il fiato corto, il cuore in frantumi... [chakra: on]

21:43 Raido:
  [Campi] Il lavoro del ninja è un lavoro duro, pieno di rischi, rischi che avrebbero portato a morte quasi certa si può dire ma c'è qualcosa di più difficile da affrontare, il passato. Esso va sempre lasciato alle spalle per guardare avanti, non bisogna mai tornare indietro, mai tornare sui propri passi, bisogna imparare dagli errori e migliorarsi di giorno in giorno. Una lezione importante che lui stesso non ha seguito per debolezza. Davanti agli occhi della Hyuga si è dimostrato debole, stanco, distrutto ed è crollato, definitivamente crollato ai suoi piedi e ora sta per affrontare il risultato di tutte quelle azioni. La lettera che Kaori gli ha inviato lo ha lasciato senza parole, mentirebbe se dicesse di non esserci rimasto male, il cuore in quel momento è andato in frantumi e non per averla persa ma per averla fatta soffrire in quel modo. La scoperta della paternità l'ha distrutta definitivamente e ora deve anche informarla della loro decisione di partire per Oto e, quasi certamente, avrebbe voluto seguire Kouki. Rimediare ai suoi casini è impossibile, non c'è modo per sistemare le cose e lei sa benissimo che non avrebbe mai lasciato Miho senza un padre, lo conosce bene, lo conosce fin troppo bene. Il cuore batte forte nel petto del Jonin ma lo sguardo non cambio, inespressivo, freddo come se gli avessero ucciso qualcosa, il viso è distaccato da tutto e da tutti ed è il viso che Kaori ha conosciuto quel giorno nella prateria della memoria, quel Raido ora sta andando da lei, non quell'ameba che ha rivisto. Indosso, come suo solito, porta un semplice kimono bianco che giunge fino alle ginocchia; le punte basse del kimono sono rosse così come le maniche. Una cintura rossa legato e stretta alla vita per tenere chiuso il kimono mentre sotto di esso non vi è niente ed è possibile vedere e notare dei pezzi di metallo e una vestaglia un po' più pesante del normale, qualcosa di aderente al corpo ovvero un'armatura pesante per proteggerlo da possibili guai in arrivo. Pantaloni neri a ricoprire le gambe, pantaloni da ninja mentre ai piedi porta dei semplicissimi sandali neri, sempre ninjeschi. Sulla schiena ha posto la samehada, sua fedele arma in ogni situazione ed è anche la più potente di tutto l'armamentario mentre alla vita ha legato la sua katana, compagna di mille avventure che non lascia indietro. Non ha l'equipaggiamento completo, non ne ha bisogno. Avanza per i campi di addestramento, l'ultimo luogo prima di giungere definitivamente nel villaggio della foglia. Un allenamento serale è quello che ci vuole per rilassarlo e permettergli di affrontare quella futura discussione con più calma ma non fa in tempo a pensarlo che la vede, li, in lontananza, la vede allenarsi con tutte le sue forze. E' buio ma gli occhi riescono a notare la pelle scoperta piena di ferite e, d'altronde, anche lui ora si ritrova completamente bendato. Il corpo intero, fino al collo, è coperto da bende comprese mani e piedi e la fronte presenta una fascia che gira intorno ad essa. Cammina silenzioso, senza far rumore, cercando di giungere alle spalle della Hyuga a pochi metri di distanza e li si fermerebbe e guardarla. Il respiro aumenta, cresce sempre di più ma è indeciso, potrebbe andarsene e rimandare quella discussione oppure potrebbe rimanere e affrontarla. Il pensiero lo logora. [Chk on][Armatura pesante equip][Samehada equip][Katana equip]

22:02 Kaori:
 Ancora. Ancora. Non vuole fermarsi. Ha bisogno di continuare, ha bisogno di quel dolore che le riempie le membra. Se solo smettesse di muoversi, se solo si concedesse di riposare, i pensieri tornerebbero ad avvolgerla, i pensieri tornerebbero a stritolarle i polmoni privandola del respiro. Se solo si fermasse non avrebbe più nulla a fermare quello tsunami di emozioni che in questo momento sta riuscendo ad ignorare, concentrata com'è nel suo allenamento. Sebbene sia una esperta ninjutser non può concedersi il lusso di non avere il corpo al massimo. Non può permettersi di essere lenta o debole, né tanto meno di essere poco resistente. Man mano sta recuperando le forze, man mano sta tornando alla sua forza di sempre. Ma non basta. Vuole essere più forte, vorrebbe essere più resistente. Se solo si potesse allenare il cuore come si può allenare il corpo... Stringe le labbra a quel pensiero andando ad allungare con estrema rapidità il braccio destro in avanti, accompagnando quel moto con un lieve ruotar del busto. La coda sulla sua testa ondeggia ad ogni movimento pendendo dietro il suo capo e solleticando la schiena lì ove va a sfiorarla. Non si è mai sentita così sola prima. Per un certo senso è persino peggio di quando è stata rinchiusa nel laboratorio di Cappuccio Rosso. Il pensiero che fuori da quella cella le persone che amava stessero lavorando per cercarla contrastava la consapevolezza di essere in trappola. Ma adesso le persone che ama la stanno abbandonando una dopo l'altra. Prima suo padre, ucciso dinnanzi a lei come fosse stato un animale. Poi Hiashi, morto in missione senza che lei potesse persino dirgli addio. E poi Raido. Raido -per un certo senso- l'ha perso già da tempo, ma c'è sempre stato quel qualcosa, quel collegamento a tenerli silenziosamente uniti, una promessa di non abbandonarsi nonostante tutto. Ma poi Raido le ha ridonato la speranza, le ha dato l'illusione di poter tornare assieme, di poter avere una possibilità di riavere il futuro che avevano progettato insieme. E poi tutto è andato in pezzi quando Kaori ha scoperto che l'altro è divenuto padre. Padre d'una bambina nata dal suo sangue, di una bambina che non avrebbe mai lasciato crescere senza di lui o senza sua madre. Una madre che non è lei e che quindi ha reso immediatamente impossibile l'idea di un loro possibile ritorno insieme. Persino Kouki, ormai, teme che sia sempre più lontana... sebbene la bambina abbia detto di volerle bene e di considerarla ancora come la sua mamma, non è al suo fianco. Vive in un altro Villaggio con l'uomo che considera suo padre, con la donna che considera sua madre e con una sorellina. Per quanto possa volerle bene Kaori non si sente parte della sua famiglia, si sente una presenza all'estremità più distante del suo presente. Una presenza destinata a svanire, col tempo, senza lasciare traccia. Stringe i denti continuando a fendere l'aria coi suoi colpi fino a quando non avverte quella sensazione pungente dietro la nuca, uno sguardo fisso su di lei. Si volta di colpo mantenendo la posizione di combattimento e avendo sul viso un'espressione seria e determinata, dura, quasi minacciosa. Una espressione che perdura un istante soltanto prima di decadere in favore d'una sorpresa torcibudella. Il cuore s'incrina, le iridi si dilatano e le sopracciglia s'inarcano sorprese mentre un alito di vento va scuotendo i suoi capelli lasciando ondeggiare la coda ed i pochi ciuffi ribelli attorno al suo viso. Raido è lì e lei non sa cosa fare. Nota le bende, le fasciature sul suo corpo, l'espressione seria e distaccata. A quanto pare è tornato dalla missione ma si chiede se abbia letto o meno la sua lettera. <Immagino che la missione sia andata bene.> osserva alla fine, dopo qualche lungo attimo di silenzio, mettendosi in posizione eretta, abbandonando la posizione da battaglia con un breve sospiro. <Ferite a parte.> Si volta raggiungendo uno dei tronchi piantati nel terreno dove ha poggiato al suo arrivo una bottiglietta d'acqua ed un asciugamano pulito. Si strofina il panno sul viso per poi andare ad abbandonare la salvietta dietro il collo, sulle spalle, per bere un lungo sorso d'acqua fresca. Cerca di tenere le distanze, cerca di non lasciarsi coinvolgere da quello che si sta scatenando ora nel suo cuore. Combatte contro l'istinto di buttarsi fra le sue braccia, combatte contro il desiderio di cingerlo a sé ed anche contro quello di prenderlo a schiaffi per averle nascosto una cosa simile per tutto quel tempo. [chakra: on]

22:23 Raido:
  [Campi] Non sa come comportarsi con lei, non dopo quella sofferenza che le ha provocato e che ancora le sta provocando. Parlare rischierebbe di complicare ulteriormente le cose ma non farlo vorrebbe dire scappare senza affrontare mai realmente il problema. Si trova dinanzi a un bivio e nessuna delle due strade si prospetta positiva, nessuna delle due ha un roseo futuro ma sono pregne entrambe di dolore, di sofferenza, di abbandono. Il respiro è violento quasi, un respiro che lo porta lentamente ad agitarsi, non lo da davvero a vedere, cerca di tenere tutto quanto dentro di se, tutto nel suo animo, pezzo dopo pezzo in modo che chiunque l'osservi pensi che sia tutto normale. Deve trattenere e nascondere al meglio le proprie emozioni evitando di soffrire ancora e ancora, evitando di provare nuovamente dolore ora che è riuscito a scacciarlo. Permane fermo alle spalle di Kaori osservandola nel suo allenamento, osserva le sue movenze, i colpi dati ai vari tronchetti ma le sue orecchie percepiscono quei piccoli versetti di dolore che tenta di nascondere. Non è ancora guarita del tutto e allenarsi non fa che peggiorare le sue condizioni. In una situazione diversa l'avrebbe fermata, costretta al riposo ma ora non può farlo, non può avvicinarsi a lei, non può toccarla ne sfiorarla, solo lo sguardo può fare qualcosa, lo sguardo e le parole, niente di più. Apre la bocca, l'apre lentamente cercando di far uscire qualche frase, un qualcosa adatto a cominciare un discorso ma le parole muoiono in gola, non sa cosa dire, non sa come dirlo, non sa come cominciare ad affrontare tutto questo. Probabilmente, oggi, avrebbe affrontato l'ultimo vero dolore della sua vita, l'ultima cosa che lo avrebbe fatto davvero soffrire come un cane, l'ultima cosa che gli avrebbe permesso di chiudere definitivamente con il passato e pensare totalmente e incondizionatamente al suo futuro con la Senjuu, con Kouki e con Miho. Ha preso la sua decisione, le labbra si schiudono nuovamente ma prima che possa anche solo provare a dire qualcosa, la vede voltarsi di scatto, in posizione di combattimento, sguardo serio, duro, sguardo da guerriera e di chi è pronta a tutto pur di difendere la propria vita. La scena dura pochi secondi prima che lo sguardo sorpreso si manifesti sul volto della Hyuga, uno sguardo che dice tanto e nei suoi occhi riesce a scorgere una sconfinata sofferenza, un dolore che la logora da dentro portandola quasi alla pazzia. Il vento scuote i capelli di entrambi, si muovono leggiadri nell'aria, bellissime entrambe le chiome, chiome che vanno a contrastarsi a vicenda sia per colore che per lunghezza <Poteva andare meglio> risponde a quel suo dire in riferimento alle ferite, sono quelle che fanno male ora, sono quelle che non gli consentono di essere agile come prima ma con il tempo sarebbero guarite. Non si chiede come l'abbia scoperto, probabilmente è opera di Kouki, deve averglielo detto lei così come lo ha detto a Fumiko. La segue con lo sguardo in ogni movimento ma allo stesso tempo capisce ciò che prova, sente i suoi pensieri come fossero suoi, sente quel dolore come fosse suo e non può sopportare che la donna soffra in quel modo <Fallo> prenderlo a schiaffi, colpirlo, lo deve fare e lo dice con tono sicuro, per niente titubante, per niente sottomesso, il tono di chi sa cosa vuole anche se permane abbastanza distaccato anche con le parole <Ho letto la lettera, dovevo e volevo essere io a dirtelo> sapere di Miho, questo l'ha distrutta, ne è sicuro. Ha pensato a lungo a come dirglielo, ha ricercato le parole corrette, le frasi giuste per non rendere quella notizia devastante ma tutto questo prima di ritrovare Fumiko quando ancora i dubbi hanno reso la sua vita insostenibile. Non chiede scusa, non si dispiace perchè conscio che non serva a niente adesso, non avrebbe cambiato le cose. [Chk on][Armatura pesante equip][Samehada equip][Katana equip]

22:42 Kaori:
 Non sa come comportarsi. Dentro di sè si sta svolgendo un combattimento all'ultimo sangue. La rabbia per quella rivelazione si scontra con la preoccupazione per le di lui condizioni e la speranza che, nonostante la sua lettera, lui possa essere venuto fin lì per dirle che quella è una scelta che non sta a lei prendere, che lui vorrebbe scegliere per sè ciò da cui lei l'ha liberato. Ma si ripete che no, è impossibile, che è stata illusa abbastanza fino a quel momento e non ha bisogno di illudersi ancora da sola. Non vuole affrontare il discorso, non vuole parlare. Non ce la fa. Teme che da un momento all'altro dalle sue labbra schiuse potrebbero uscire parole di cui potrebbe pentirsi. Non insulti od improperi quanto più tutto l'opposto: preoccupazione ed affetto e tutto ciò che non avrebbe dovuto più mostrare, che avrebbe dovuto seppellire in fondo al suo cuore fin quasi a soffocare piuttosto che lasciar libere quelle parole. Gli volta le spalle nel momento in cui beve da quella bottiglia cercando di temporeggiare per pensare a come poter affrontare quella serata, tuttavia Raido va rispondendo ai di lei commenti e quel che dice la porta semplicemente a non comprendere. Si volge ruotando il busto verso l'altro aggrottando di poco le sopracciglia con fare interrogativo e distaccato. Fare cosa? vorrebbe chiedere, ma si trattiene. Preferisce che sia la sua espressione a parlare per sé. E poi l'altro prosegue e quello che dice la porta ad irrigidirsi all'istante, stringendo i denti, le iridi a raggelarsi. Quelle parole la colpiscono con la forza di uno schiaffo a piena mano. <Volevi essere tu a dirmelo?> domanda lei sprezzante, a testa alta. <E quando? Dopo avermi detto che> e andrebbe quindi a fare con le dita il segno delle virgolette <"quello che provi per me va oltre il semplice amore"? O dopo aver detto che mi volevi ancora facendomi sperare come un'idiota di avere una speranza con te?> E si era ripromessa di non mostrare il suo dolore, la sua sofferenza, ma la voce è pregna della rabbia e del dolore che in quel momento le stanno scorrendo sottopelle. <Ma non l'hai fatto. Ci hanno pensato altri a dirmelo, convinti che lo sapessi già. Sorpresi dal sapere che non avevo idea di cosa stessero parlando. Davvero divertente.> Stringe le labbra per placare il tremito, per ricacciare indietro le lacrime che le bruciano negli occhi. Non di sofferenza, non di dolore, ma di vivida rabbia. Deglutisce distogliendo lo sguardo, inspirando a fondo, cercando di riacquisire la calma, di non lasciarsi sopraffare dai sentimenti e dalle emozioni. Deve resistere. Deve essere forte. E deve farlo per sé, per la sua dignità che l'altro ha calpestato, ignobilmente, per punirla dei suoi errori. <Potevi risparmiarti la fatica, comunque. Una missiva sarebbe andata bene.> termina, alla fine, con voce più bassa, più controllata, ricacciando con forza l'ondata di furia e risentimento che la sta avvolgendo, trattenendo con tutto il controllo che ha di sé la voglia di scagliargli addosso qualcosa, come i cocci ormai distrutti del suo cuore. [chakra: on]

10:16 Raido:
 Quel distacco tra loro è necessario, non possono avvicinarsi nuovamente e non lo avrebbe nemmeno permesso, non più. Potrebbe dire di aver commesso un'errore ma non è così. Debole come non mai, in quel periodo si è lasciato andare completamente verso la donna, lei gli ha dato ciò di cui ha bisogno, gli ha dato tutto quanto per farlo sentire nuovamente in pace. Tutto è cambiato nuovamente e solo il tempo può dire se in male o in peggio, solo il tempo avrebbe potuto dirlo e ora come ora, la situazione, non può che essere ancora più difficile. Una parola sbagliata e tutto sarebbe sfumato, una singola sillaba detta male e quel loro incontro sarebbe potuto divenire un vero e proprio inferno. La linea tra il ritornare in rapporti accettabili ed essere nemici è veramente sottile e sa quanto il risentimento e il rancore di una donna possono influire sulle sue scelte, lo ha provato sulla sua stessa pelle. Le viscere gli si stringono dalla rabbia al solo pensiero, una rabbia che vuole soltanto esplodere e un giorno lo avrebbe fatto verso quell'uomo che ha osato mettere le mani sulla sua donna, lo avrebbe ucciso così come avrebbe ucciso tutti coloro che si sarebbero avvicinati a lei. Non ha più intenzione di mostrare la gelosia, è giunto il momento di passare ai fatti. Osserva ancora Kaori, la guarda in viso, la scruta attentamente mentre pronuncia quella semplice parola e nel pronunciarla la vede voltarsi, sguardo interrogativo. Parlare chiaramente è difficile e complicato <Sfogati Kaori, fai qualsiasi cosa tu voglia farmi. Urlami contro, colpiscimi, fammi male con tutta la tua forza, so che lo vuoi> non si sarebbe opposto a niente di quello che la ragazza gli avrebbe riservato, non avrebbe fatto alcuna mossa anche se l'istinto gli dice chiaramente di prepararsi al peggio, di portare la mano sulla katana per difendersi. Non lo fa, si costringe a non farlo, non può reagire, non sarebbe giusto. Il tutto viene detto con tono basso, tranquillo e lo sguardo rimane fisso, sostiene quello di lei senza mostrare le debolezze del suo fisico, non mostra dolore ne niente, trattiene ogni singola cosa dentro di se per permettere alla ragazza di fare del suo meglio o del suo peggio. L'argomento viene fuori, viene affrontato e la rabbia di Kaori non tarda ad arrivare, una rabbia che trattiene in buona parte e li risente le proprie parole di quella notte, parole che le ha detto e che ha pensato per davvero. Non rimangia niente ma non può più confermarle ne darle una speranza. Si prende tutto quanto, prende ogni singola sillaba che la giovane gli sputa contro, ogni termine, ogni cosa viene assorbita senza ribattere ma la rabbia presente nel suo sguardo, nel suo corpo è qualcosa che mai le ha visto e che mai avrebbe voluto vedere. Chiude gli occhi per qualche secondo, pochi attimi a dire il vero prima di riaprirli <Una missiva?> quella frase non se la sarebbe aspettata da lei, gli sta dicendo che è un codardo ed è quello che brucia di più, gli brucia perchè è la seconda volta che intendono che lui sia questo <Credi di avere una così poca importanza? Ho una figlia, una bambina avuta con Fumiko, è vero come è ancora vero che tutto quello che ti ho detto lo pensavo. Tu sei sempre stata una parte importante della mia vita fin da quando ti ho conosciuta> ora deve mettere fine a tutto quanto, deve mettere la parola fine alla storia con Kaori, deve riuscirci e deve farlo nel modo più indolore possibile per evitare che soffra ancora la Hyuga <Te lo avrei detto al momento più opportuno, quando lo ritenevo giusto ma tu hai scelto prima che io potessi parlare, non è così? E' vero, non avrei lasciato Miho per niente al mondo, non le avrei permesso di crescere senza un padre che l'ami ma è giusto che ti spieghi di persona tutto questo, è giusto che ti guardi in faccia mentre ti parlo ma forse tu credi che io sia diventato un codardo, no?> nessuno può insinuare una cosa simile, non verso di lui, non lo ha permesso a Fumiko e non lo avrebbe permesso nemmeno alla Hyuga. Prende un profondo respiro, riempie i polmoni pieni di aria <Nel tempo a Kusa sono cambiato, sono diventato un'altra persona, diversa da quella che tu hai conosciuto quando sono arrivato. Non ero più l'Oni della nebbia ma semplicemente un uomo schiavo dei sentimenti, delle emozioni, ero diventato succube del cosiddetto amore. All'inizio non mi dispiaceva, mi dava un senso di completezza ma quando tutto è andato a rotoli con te, con Fumiko ho capito che mi mancava il vero Raido, mi mancava essere me stesso e per mesi e mesi ho cercato di tornare quello di una volta ma anzi, ho addirittura toccato il fondo comportandomi come mai avrei pensato prima> e ha toccato davvero il fondo, sprofondato nella più totale depressione finendo per fare cose come uno come lui non avrebbe dovuto mai nemmeno osare fare. <Poi è successo tutto quello che è successo a Fumiko e questo mi ha buttato ancora più giù così, durante le feste, ho accettato quella missione, non solo perchè non potevo ribellarmi ma anche per ritrovarmi e al mio ritorno l'ho fatto. Al mio ritorno ero davvero tornato> non fa alcun cenno a quello che è successo con la Senjuu quella notte, a casa sua, non fa alcun riferimento per evitare di dire qualcosa di troppo <Sono tornato quello di un tempo e con me, anche i miei insegnamenti. Non abbiamo sbagliato Kaori, non abbiamo colpe e non mi pento di quello che ti ho detto perchè è vero, è tutto vero ma sia io che tu dobbiamo andare avanti. Abbiamo una figlia in comunque, anche se non di sangue è sempre nostra figlia e dobbiamo pensare al suo bene prima che al nostro> Kouki è più importante di loro due, della loro felicità, della loro salute e di qualsiasi altra cosa. In modo implicito le ha ripetuto la sua filosofia, non si torna indietro e non si guarda indietro, non bisogna mai farlo e non avrebbe cominciato di certo ora. Non lo dice apertamente ma è così. Il tutto viene detto con tono tranquillo, calmo e pacato, ha smesso di farsi prendere da ira e tristezza <In te vedo la stessa rabbia e lo stesso odio che hanno pervaso il mio cuore per mesi. Non ti dirò di non odiarmi o di portarmi rancore> se quello è il loro destino, lo avrebbe accettato. Non si sarebbero più guardati in faccia, non si sarebbero più incontrati mettendo fine a qualsiasi cosa, salvo gli incontri con Kouki <Però, vorrei anche sapere chi ti ha detto di Miho> rivela il nome della bambina, un nome bellissimo oltre ogni dire. [Chk on][Armatura pesante equip][Samehada equip][Katana equip]

11:19 Kaori:
 Le unghie si conficcano nei palmi ancor più a fondo. Sente dolore, sente un bruciare intenso indice che si sta graffiando la pelle, la carne, e probabilmente di quel passo avrebbe preso persino a sanguinare. Ma non le importa. Quei mesi trascorsi in un letto d'ospedale a guarire con i lenti metodi civili dei normali esseri umani le hanno in qualche modo insegnato a sopportare il dolore in silenzio. Il suo corpo si è indebolito e forgiato assieme: ha imparato a resistere alla voglia di urlare e piangere dal dolore contenendo il tutto dentro se stessa con estrema difficoltà. Ma c'è un confine estremamente sottile fra il contenere il dolore fisico e quello mentale. Il secondo è molto più difficile da frenare e quando Raido la autorizza persino a colpirlo per la Hyuga è quasi impossibile riuscire a fermarsi. Quasi. Avrebbe davvero voglia di colpirlo. Voglia di correre verso di lui e lasciare che istinto e irrazionalità prendessero il sopravvento permettendole di sfogare il risentimento e l'astio di quell'ultimo mese su di lui. Ma non lo fa. Stringe i denti ed i pugni nel guardarlo sentendo il corpo rigido, farsi di pietra, come se cercasse di mutare la sua stessa pelle in un corazza che impedisse alla se stessa interiore di saltar fuori per andare ad affrontarlo. <No.> espira soltanto, alla fine, decisa. <Forse lo hai dimenticato ma non ero io, fra i due, quella che si lascia andare dall'istinto. Io cerco sempre di pensare due volte prima di fare qualcosa che potrebbe ferire qualcuno.> Certo, non si sarebbe sfogata ricorrendo alla sua forza, ma ci sono vari modi di sfogarsi e di ferire. E le parole, a volte, possono ferire più di un fendente di katana. Persino una carezza, a volte, è ben più intollerabile. <E prima che tu lo dica: sì, sbaglio anche io. Lo so.> ringhia, poco dopo, assottigliando duramente lo sguardo. Sa che tutto quello è iniziato per il modo sbagliato in cui ha affrontato una scelta. Sa che anche lei sbaglia, che per quanto provi a fare la cosa giusta è anche lei umana e a volte non agisce per il meglio. Lo sa, e questo è qualcosa che la fa ammattire di rabbia. Rabbia verso se stessa, verso la sua incapacità di sapere cosa fare per evitare di ferire chi ha attorno. E il vento scivola fra loro, smuove le loro chiome ma non porta via un briciolo dei loro sentimenti. Rabbia e dispiacere che permeano i due cercando di venir trattenuti, di venir nascosti. E poi Raido risponde alle sue parole, nuovamente chiosa e quel che dice porta l'altra a mostrare i denti in una espressione palesemente infuriata. <No. Non osare Raido.> ringhia sentendo il cuore contrarsi, i pugni stringersi ancor più forte lungo i fianchi. <Non. Osare.> sillaba con voce tagliente, gelida, sentendo le catene che trattengono internamente la sua rabbia venir tirate con forza dalla bestia che, dentro lei, sibila e grida ricercando libertà. <Non venirmi a dire che sono importante. Non venirmi a dire che lo pensavi. Io non conto n i e n t e.> continua lei stringendo le labbra, sentendo il corpo tremare nel tentativo di contenersi, di non esplodere, di non urlare. <Il momento più opportuno? Stai scherzando?! Quale doveva essere il momento più opportuno?! Dopo avermi riempito di speranze inutili? Dopo aver passato la notte a sorridere come un'imbecille perchè mi guardavi come se contassi qualcosa per te? E' incredibile! SEI INCREDIBILE!> e le mani si sollevano per portarsi alle tempie, fra i capelli, stringendo le dita con forza contro il cranio quasi a volerlo spaccare a metà pur di non scatenare contro l'altro la sua ira. <Avresti dovuto dirlo subito. Avresti dovuto dirlo appena mi hai accolto in casa. Quando mi hai detto di fermarti avresti dovuto dirlo. Sarebbe stato un ottimo modo per impedire che qualcosa di sbagliato accadesse.> Qualcosa che per poco non era quasi accaduto. Ma Kaori è riuscita comunque a fermare il tutto. Quel briciolo di amor proprio che ancora conserva ed il suo istinto di sopravvivenza erano riusciti a fermare che quella notte si unissero ancora una volta, anima e corpo. Sapeva che sarebbe stato un episodio isolato, qualcosa che non si sarebbe ripetuto e ha preferito fermarsi prima di frantumarsi ancora una volta. Non ora che è tornata, non ora che era riuscita a mettere a posto i cocci che Cappuccio Rosso aveva lasciato di sé. Raido continua le sue spiegazioni, continua il suo racconto e ad ogni parola Kaori è sempre più allibita. Non vuole sentire, non vuole ascoltare, vorrebbe lasciar scivolare le mani dalle sue tempie alle orecchie per nasconderle e impedire alla sua voce di raggiungerla, ma non ce la fa. Quelle parole filtrano in lei, scivolano fino a raggiungere il suo cuore frammentato e pungono e bruciano e feriscono. A fondo. <Non abbiamo sbagliato?> ripete lei lasciando ora cadere le braccia, morte, lungo i fianchi, la voce ridotta ad un soffio. Si sente assente, si sente quasi schiaffeggiata. <No. No. *Abbiamo* sbagliato. Tutti e due.> rimarca lei con un sorriso spezzato, distrutto, ricolmo di amarezza. <Io non ho avuto fiducia nel fatto che avresti capito di cosa avevo bisogno, e tu hai sputato su quello che siamo stati. Mi hai semplicemente chiusa fuori, lasciata indietro dicendo di non poter tornare indietro. Eppure per lei lo hai fatto. Vi siete lasciati, e poi siete tornati indietro.> ride, con sarcasmo, con dolore, scuotendo piano il capo. <Perciò non dirmi che sono stata importante. Io non ho avuto neppure una possibilità con te. Non ho avuto uno straccio di possibilità nonostante tutto quello che abbiamo passato. E' bastato un errore per cacciarmi fuori dalla tua vita come spazzatura e non mi sono neanche ribellata. Ho incassato in silenzio, ho accettato la tua scelta, mi sono fatta da parte. Ti ho salvato la vita e non ho chiesto niente in cambio. Ho continuato ad amarti sapendo che non sarebbe servito a nulla. E poi ti lasci con lei, non so perchè e chi abbia deciso di lasciare chi, e mi ridai speranza. Mi baci, per poco non mi porti a letto perchè 'non posso e non voglio fermarmi', mi nascondi che avete avuto una figlia e poi le dai un'altra possibilità.> L'espressione è amara, tagliente sul viso, mentre un sorriso ripieno di dolore si allunga sulle sue labbra consumate. <Non dirmi che non abbiamo sbagliato. E' *tutto* sbagliato.> sussurra esausta, sfinita da quella rabbia che le ruggisce dentro, che ringhia e sibila e abbaia dentro di lei. E poi... e poi Raido nomina Kouki e Kaori non ci vede più Kaori non ce la fa, si spezza, e semplicemente si ritrova ad agire d'istinto. Le gambe si divaricano, le cosce si flettono ed il busto si flette in avanti. I piedi danno una spinta verso il basso, contro il terreno e le leve inferiori prenderebbero a muoversi in un alternarsi in avanti ed indietro che la porterebbe a scattare al massimo della sua velocità contro di lui. Si fermerebbe una volta giunta dinnanzi allo spadaccino, le braccia entrambe tenute piegate ai lati del busto con i gomiti all'indietro a venir allungate contro il di lui petto in un mero spintone pieno di tutta la sua forza. Anche nella furia cieca si controlla, evitando di colpire, di attaccare per fare male. Lo spinge solamente vibrando e fremendo di vivida sofferenza. <NOSTRA FIGLIA?! Credi che non ci pensi?! Credi che non pensi a lei ogni singolo giorno?! Credi che non sappia che perderò anche lei?!> grida, allora, con voce straziante, le urla a bruciare e graffiare la sua gola con forza, le lacrime adesso a risalire incontrollate ai suoi occhi pizzicando dietro le iridi perlacee. <Credi davvero che possa funzionare?! Che continuerà a considerarmi come sua madre ancora a lungo? Vivrà con te, con lei e con sua sorella. Vivrete insieme come una famiglia normale e non le mancherà niente! SI DIMENTICHERA' DI ME.> E quella sua paura viene a galla. Quella prospettiva che sente pendere su di lei come una spada di Damocle trova voce per la prima volta dopo aver passato settimane a cercare di ignorarla e di convincersi che non sarà così. <Perchè credi che non stia cercando di fare niente per cambiare le cose? Perchè credi che mi stia limitando ad accettare tutto? Perchè ribellarmi, combattere, persino sfogarmi, adesso, con te, non farebbe altro che farle del male! Sapere che in questo momento vorrei farti del male la ferirebbe. E non posso permetterlo. Anche se questa cosa mi ucciderà. Anche se mi dimenticherà.> sibila, sconfitta, alla fine, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi se Raido non si fosse scostato quando lei ha tentato di spingerlo via. Sentirebbe le lacrime bruciare lungo le guance, scivolare via calde, rigando il viso. L'espressione non è triste però ma semplicemente ricolma di fiamme brucianti tenute a bada. Combatte, ogni giorno, per non crollare. Anche adesso combatte perchè lottare è tutto ciò che le rimane. <Mekura.> sospira alla fine. <Mi stava raccontando ciò che è successo durante la mia assenza. Mi ha raccontato della missione dove è morto Hiashi, ciò che è accaduto ai suoi figli e quindi le vicende di Wonderland. Mentre stava raccontando ha citato vostra figlia pensando che tu me l'avessi già detto. Sai, una cosa normale da pensare viste le circostanze del nostro rapporto.> aggiunge come per voler spiegare che l'altra non stava semplicemente tentando di spettegolare, ma che stava agendo in buona fede senza voler ferire nessuno. <Non prendertela con lei> chiede, alla fine, abbassando lo sguardo con aria stanca. <Ne ha passate tante. Più di tutti noi, forse. E non aveva alcun interesse nello sganciare una bomba in quel modo, specialmente se avesse saputo quanto mi avrebbe fatto male. Non voleva mettersi in mezzo.> Conosce l'altro e sa che la cosa gli avrebbe dato fastidio, sa che sarebbe stato arrabbiato nei confronti di chi le ha detto la verità. Per questo, soprattutto, non nomina Reykas. Se gli avesse detto che era stata a cena con qualcuno che voleva uscire con lei, come ragazza, e che nel mentre le ha rivelato quel 'piccolo' dettaglio, probabilmente l'avrebbe solo messo nei guai. Può sopportare di essere l'unica a dover avere a che fare con lo spadaccino e i suoi sentimenti contrastanti, non avrebbe lasciato che anche altri fossero immischiati. <Per favore> aggiunge, allora, rialzando lo sguardo per puntarlo direttamente nelle sue iridi. [chakra: on]

13:04 Raido:
 Gli occhi color ocra continuano a stagliarsi sulla ragazza, restano fermi e immobili a guardarla. Anche qui, probabilmente avrebbe abbassato lo sguardo in passato, si sarebbe mostrato contrito e debole ma non più. Deve sostenere ogni singola cosa, ogni singola emozione della Hyuga, assorbire tutta quella rabbia e farla sua. Se deve essere colpito, non si tira indietro, vuole che lei lo faccia, in parte se lo merito e merita tutta la forza con cui la ragazza avrebbe deciso di attaccarlo, di fargli male e del male. La vede soffrire, la vede stare male, dannatamente male e non può fare niente per alleviare un tale dolore, non può fare dannatamente niente per far scomparire quell'espressione dal volto di lei. Ha fatto tanti casini, ha veramente fatto tantissimi casini in questo lasso di tempo e quelli con Kaori sono gli ultimi rimasti, gli ultimi da sistemare e le possibilità sono ben poche, se non riescono a trovare un modo per continuare ad andare d'accordo, per essere quanto meno sopportabili l'uno per l'altro, tutto sarebbe finito nell'odio, si sarebbero odiati da questo momento fino all'ultimo dei loro giorni. E' una possibilità che si è quasi verificata anche con Fumiko, anche con lei ha rischiato di buttare tutto quanto nell'odio ma è finita in modo diverso, ha rivisto la Fumiko di un tempo, la donna forte che lo ha conquistato e non può chiedere niente di più. Tutta la sofferenza, tutto il dolore subito, alla fine, è riuscito a portare a qualcosa anche se non sarebbe più stato come prima. Il mondo è ingiusto, rende tutto quanto difficile e complicato, la sua stessa vita è divenuta difficile e complicata. Attende in silenzio, attende la mossa della ragazza, aspetta di vederla scattare contro di se per essere colpito in pieno con uno dei suoi colpi migliori eppure ciò non avviene, al contrario escono parole, altre parole atte a fargli ancor più male. Lui è impulsivo e quella sera, la sera del di lei ritorno, lo ha dimostrato lasciandosi prendere dal sigillo, lasciando che esso prendesse il sopravvento sulla propria mente ma quella frase, quella frecciatina lanciata non lo accetta. Non si trattiene più niente dentro e lascia che tutto fuoriesca <E' vero, come quando te ne sei andata, li ci hai pensato due volte prima di ferirci?> un colpo basso, un colpo per farle ancora più male e rendere le sue convinzioni praticamente nulle e prive di qualsiasi anima. Sa che non può dire niente in proposito, non può ribattere ma la frase successiva arriva troppo tardi <Si, sbagli anche tu ed il tuo sbaglio ha portato tutto questo> le sta dando la colpa? Probabilmente si. Probabilmente, se lei non fosse mai andata via, adesso le cose sarebbero ben diverse, loro sposati, con una figlia, forse più di una e il viso intriso di felicità ma purtroppo ora niente è più possibile, niente di tutto quest è realmente fattibile. Parla anche lui, cerca di dire la verità, di dire ogni singola cosa per come sta davvero ma non viene creduto, oramai è prassi, non gli credono più e da fastidio più che male. La rabbia emerge ancora, una rabbia che non accenna a diminuire da parte della ragazza che ora vuole solo sfogarsi, vuole sfogare ogni singola emozione ma le di lei parole non fanno altro che scatenare l'animo del Jonin, non fanno altro che renderlo irrequieto come non mai <Non è vero> lo sanno entrambi che non lo è, lo sanno perfettamente che non è così ma lei si ostina a dire il contrario, andare controcorrente in preda alla rabbia a ma insistere è quanto mai difficile, se non impossibile viste le condizioni in cui entrambi si trovano <No, non sarebbe servito a niente dirtelo. Ero troppo debole per fare qualsiasi cosa in quel momento, troppo confuso e informarti di una cosa simile non avrebbe fatto altro che farmi stare peggio. Lo avrei fatto ma solo al momento più giusto> continua a ripetere quelle parole, continua imperterrito a ripetere il proprio punto di vista e non avrebbe cambiato idea, non avrebbe cambiato opinione in merito ma anzi, le sta solo rafforzando a furia di dirle ma quella rabbia non accenna a scemare, non accenna a diminuire. Da entrambe le parti essa non fa altro che aumenta di minuto in minuto, aumenta senza sosta per quelle parole che vengono dette, parole che devono solo ferire e niente di più. Kaori, Fumiko, entrambe riescono a farlo arrabbiare come nessun altro, tutte e due riescono a prendere la parte più profonda di lui ed a farla emergere in modo irrefrenabile <Sputato? E' colpa tua se tutto è andato a monte, è colpa tua se tutto è andato distrutto. Sei tu che ci hai abbandonati, sei tu che mi hai abbandonato, tu hai abbandonato Kouki facendola soffrire e piangere> il tono è pieno di rabbia ma non alza la voce, non osa alzarla e non vuole, non ne sente il bisogno <Lei ha fatto l'unica cosa che doveva fare, rimanere con Kouki. Nonostante quello che è successo lei è rimasta per Kouki evitandole altre lacrime, altro dolore. Non importa quanto sia io a soffrire, Kouki non deve mai più piangere> e Fumiko è riuscito a impedirlo, in buona parte, lo ha fatto rimanendo almeno per lei ma Kaori continua a parlare, continua a dire cose scatenando la rabbia dell'albino. Chiude gli occhi, il respiro che si fa pesante ma tenta con tutte le sue forze di alleggerire quel peso, tenta di trovare una calma interiore <Cosa volevi che facessi all'epoca? Lasciarla dicendole che volevo tornare con te? Volevo andare avanti e lo voglio ancora e poi con quale coraggio mi rinfacci di avermi salvato la vita? Con quale faccia tosta osa dirmelo? Per quanto mi riguarda potevi anche lasciarmi morire se le cose stanno così oppure cosa vuoi? Che ti dica grazie? Che mi inginocchi acclamandoti come mia salvatrice?> si sta innervosendo, si sta seriamente innervosendo, gli ha rinfacciato una cosa tanto delicata come quella <Io sono mai venuto da te, quando sei tornata, a dirti "Ci hai abbandonati nonostante ti abbia salvato la vita riportandoti a casa"? No, non ho mai avuto interesse nel rinfacciarlo perchè l'ho fatto per i sentimenti provati per te ma a quanto pare le cose sono diverse> che stia cominciando a conoscere meglio Kaori? E' possibile, possibile e probabile. Porta le mano a toccarsi la fronte, un mezzo sorriso si crea sul volto del Jonin, un sorriso amaro, il sorriso di chi ha capito che non serve a niente parlare <Sai una cosa? Hai ragione, ho sbagliato a perdonarti, a dirti quelle cose, ho sbagliato ad essere sincero con me stesso. Ora lo so, ora l'ho capito> un contentino bello e buono ma la rabbia nel suo corpo è tanta, davvero tanta <E ora torniamo al punto in questione, tu e la bambina, è quello che ti ha fatta soffrire, vero? Bene, allora perchè sei tornata? Perchè hai anche solo osato venire da noi? Per ben due volte il tuo ritorno ha portato sofferenza, ha scombussolato le nostre vite, ha reso tutto quanto più difficile di quanto già non fosse. Tu sei stata capace di rovinare ogni singola cosa e ora mi vieni a dire che io ho torto> sorride ancora come a volerla prendere in giro anche se non è così, non sta prendendo in giro nessuno anche perchè non ne avrebbe motivo. Continua a guardarla a testa alta, non china il capo mentre si avvicina, mentre i suoi passi si fanno più svelti e marcati e quella spinta la sente ma non si muove. Accusa il colpo provando dolore per le proprie ferite ma non muove un singolo muscolo dalla sua posizione, vi ci mette tutta la resistenza di cui è capace per evitare di indietreggiare sotto di lei e poi ecco, ecco che ricomincia a parlare, questa volta di Kouki in modo diretto, in modo preiso. Percepisce quella paura che le attanaglia le viscere, la paura di essere dimenticata da lei ma questo non fa altro che portarlo a reagire. Vorrebbe colpirla, darle uno schiaffo in pieno viso ma perchè dare una simile soddisfazione a lei? Perchè fare una cosa del genere? <Non ci credo> è esterrefatto da quelle parole, letteralmente allibito <E tu osi definirti sua madre? Quale madre non conosce la propria figlia? Ma quale idea distorta ti sei fatta di me? Di lei? Kouki vuole e ha sempre voluto qualcuno che l'amasse e che la facesse sentire amata e lo ha trovato in me, in Fumiko e in te. Lei ti considera una parte fondamentale della sua vita e tu non lo hai mai capito. Brava Kaori, complimenti, rimani ferma a non fare niente, rimani a crogiolarti in quella paura> una piccola paura, qualche attimo <Se perderai Kouki non sarà colpa mia o di Fumiko ma soltanto tua, è colpa tua se lei finirà per non vederti più come madre ma come un'estranea che non ha saputo dimostrarle quanto tiene a lei. Sai cosa ti rende diversa da Fumiko? Lei conosce Kouki, ha capito Kouki. Lei ha me ha chiesto una pausa ma è sempre rimasta presente per Kouki, in ogni momento lei c'era e sai qual è la cosa triste? Conosce Kouki da meno tempo di te ma è stata più madre lei che tu> un colpo dritto al cuore quello che le sta dando ma sa che deve farlo, sa che è giusto. Non si arrabbia, non lascia che la voce si alza ma deve farle male, deve farla dannatamente male e questo è il modo migliore. Ha detto troppo, ha osato dire cose che non avrebbe mai dovuto dire mandandolo in bestia. Finalmente scopre chi è l'artefice di questa conoscenza, Mekura, e quando mai. Ogni volta che succede qualcosa tra lui e la Hyuga, c'entra sempre Mekura ma per una volta Kaori ha ragione, lei non ha colpe, non ha fatto niente di sbagliato <Non le dirò niente e non lo faccio per te ma perchè so quando devo arrabbiarmi e quando invece devo stare calmo> la guarda dall'alto verso il basso senza muoversi, senza spostarsi, senza fare niente. Spera, per lei, che la verità sia tutta li altrimenti sarebbe successo di peggio, avrebbe fatto di peggio. <Ero venuto qui a dirti che Kouki ha intenzione di andare ad Oto per risolvere i suoi problemi con Otsui e che tu, in qualità di madre, avresti dovuta seguirla ma mi rimangio tutto quanto. Non serve che tu venga, continua ad allenarti, continua a piangerti addosso, forse le lacrime sono una compagnia migliore di una bambina> anche qui una piccola pugnalata, un piccolo colpo. [Chk on][Armatura pesante equip][Samehada equip][Katana equip]

09:37 Kaori:
 Tutto sembra svolgersi nel giro di un istante. Raido che arriva, le chiede di sfogarsi contro di lui e poi... la distrugge. Semplicemente, la devasta. Le rivolta la colpa di ogni cosa, le rinfaccia le stesse cose per l'ennesima volta ripetendo quello che sembra essere divenuto un disco rotto e che, ad ogni ripetizione, non fa assolutamente meno male, anzi. Ad ogni ripetizione è sempre più doloroso, è sempre peggio. Le ha detto di averla perdonata ma Kaori capisce che mentiva, che era solamente la cosa giusta da dire in quel momento mentre assaporava le sue labbra, mentre sfiorava il suo corpo, cercando di farla sua una volta ancora per scacciare quella solitudine che sentiva dentro. E Kaori non gli crede, non crede più ad una parola di quello che le ha detto. Non l'ha perdonata, non ha compreso i suoi sentimenti e, più di tutto, non la ama. Come potrebbe dire di amarla, di tenere a lei, dopo tutto quello che ha osato sputarle in faccia? Con schifo, con disgusto, col preciso intento di farle male e non di svuotarsi di un peso sullo stomaco. Nonostante la rabbia ed il rancore nel suo animo la Hyuga non ha mai cercato di ferirlo con le sue parole, ma di fargli notare tutte le incongruenze dietro i suoi discorsi vuoti. Il suo averla illusa, il dire di non tornare mai indietro quando poi è esattamente quello che ha fatto con l'altra donna. Avrebbe preferito che le dicesse di non amarla più, di amare più l'altra, piuttosto che sentirsi illudere a quel modo, per tutto quel tempo. E fa male. Fa un male incredibile mentre ogni parola affonda come una lama nel suo petto, nel suo cuore, lasciando sgorgare sangue cremisi. Kaori è allibita, sconvolta dalla rabbia altrui, e... furiosa. Vorrebbe colpirlo davvero. Sì. Questa volta vuole ardentemente fargli del male, vorrebbe scaraventargli addosso tutto ciò che ha. Vorrebbe vederlo soffrire, ferito, per il male che le sta causando volontariamente. E la ragazza è decisa più che mai a voler dire basta, a volerlo chiudere fuori dalla sua vita. Questa volta è lei a non voler fare un altro passo, questa volta è lei ad essere stanca. E starebbe quasi per dirglielo quando Raido fa l'errore da cui non ci sarebbe stato ritorno. Kouki. Parla di lei, la offende, la accusa, la uccide utilizzando la bambina come arma. Fa il passo da cui non ci sarebbe stato ritorno, scavalca il limite invisibile che è sempre rimasto intoccato fra loro, quello di usare la Yakushi come metodo per ferirsi. Lei che rappresenta il mondo per entrambi, lei che è entrata nelle loro vite come un uragano, come prezioso dono capace di donar loro la più profonda gioia o il più profondo dolore. Kaori non ci vede più. Le dita vanno a muoversi rapide portandosi al petto; il sigillo della Tigre verrebbe composto ed il chakra canalizzato fino a farlo salire al viso. Qui verrebbe portato nei canali del keirakukei che raggiungono gli occhi per andare ad irrorare di energia le iridi fino a nutrirle di tutto il potere necessario a far risvegliare il gene Hyuga sopito in lei. Il Byakugan verrebbe richiamato, il potere del suo clan riportato alla vita. Le iridi color perla schiarirebbero fino a divenir bianchissime, le vene attorno agli occhi andrebbero a gonfiarsi, irrorate di sangue e chakra mentre tutto attorno a lei apparirebbe estremamente diverso. Capace di vedere fino a distanze impensabili, capace di vedere oltre gli oggetti, le persone, senza alcun reale limite. Il chakra dell'altro sarebbe perfettamente chiaro alla sua vista, lo vedrebbe scorrere lungo il suo corpo come se lo avesse dipinto addosso. Le labbra sono strette fra loro, pericolosamente, le lacrime hanno smesso di scorrere sul suo volto e solamente furia rimane di tutto l'amore che ha provato per lui. Non ci sarebbe stato ritorno da questa serata. Ha esagerato. Ha osato troppo accusandola di ogni male accaduto fra loro, come se lui fosse stato solo una povera vittima di tutto ciò che di male esiste a quel mondo. Venuto a dirle di sfogarsi e poi ad abbatterla totalmente incurante dei suoi sentimenti, desideroso soltanto di sentirsi nel giusto quando tutto ciò che ha fatto è stato mancarle di rispetto da quando l'altra è tornata. Aveva accettato che era finita fra loro. Aveva superato quella rassegnazione, tutto sarebbe potuto semplicemente continuare così, ma lui ha deciso di prenderla in giro. Ha deciso di riaccendere la speranza che era faticosamente riuscita a spegnere nel tempo per poi annientarla una volta ancora. L'ha uccisa, forse meditava semplicemente di punirla fin dall'inizio per quello che aveva fatto, forse era stato tutto un piano per fargliela pagare. Kaori trema, vorrebbe agire, vorrebbe colpirlo. Vorrebbe attaccarlo con tutta la sua forza ma sa che se avessero iniziato uno scontro in quel momento non ne sarebbero usciti con semplici ferite superficiali. Non può lasciarsi andare, non può agire in modo sconsiderato sebbene l'altro paia quasi supplicarla di colpirlo con quel tono ferito che non merita di mostrare. <Vattene.> La voce della Hyuga è glaciale, il tono a dir poco prossimo ad un ringhio mentre il Byakugan adesso attivo dovrebbe rendere la sua espressione ancora più inquietante, ancora più pericolosa. Asia comprende che qualcosa non va, si alza dal suo posto andando a raggiungere elegante la sua compagna per acquattarsi in posizione d'attacco al suo fianco, le fauci in bella mostra mentre un ringhio nasce profondo dal suo petto smuovendo piano la pelliccia striata. <Dalla mia terra. Dalla mia vita.> continua lei stringendo le labbra, i denti, i pugni lungo i fianchi fino sì, a farsi sanguinare i palmi questa volta. Si conficca le unghie nella carne, piene gocce scarlatte cadono giù e quasi non si avvede del dolore bruciante alle mani, troppo presa a controllare ed arginare quello prepotente nel suo cuore. <E non osare credere di poter decidere cosa posso o non posso fare per mia figlia. Finchè lei vorrà avermi al suo fianco io ci sarò. E che tu lo voglia o no sarò accanto a lei a mettere fine al mostro che le ha fatto del male.> Assottiglia lo sguardo, distorce le labbra in una smorfia disgustata guardandolo come se solo adesso lo vedesse sul serio. E probabilmente è così. <Andiamo, Asia. Non c'è niente per noi qui.> direbbe, a quel punto, volgendosi verso la compagna animale, andando a tentare di voltargli le spalle per dirigersi -fremente di rabbia repressa- verso il Villaggio, attenta ad osservare grazie all'angolatura del proprio Byakugan anche la posizione dell'altro alle sue spalle, pronta a reagire in caso di un attacco improvviso, pronta a reagire in caso dell'ennesima vigliaccata da parte dell'altro. Da lui, dopotutto, non si aspetta nient'altro ormai. [Se End]

https://www.youtube.com/watch?v=kOivomMx8dw

10:11 Raido:
 Le ha chiesto di sfogarsi, di colpirlo perchè è quello che sente di fare ma non lo fa, non scaturisce niente in lei e poi commette l'errore di parlare di lui in quel modo, gli rinfaccio di avergli salvato la vita, di aver parlato di Kouki come se non la conoscesse. Probabilmente non si torna indietro dopo quello che ha detto, ha commesso un'errore a parlare di Kouki, a rinfacciarle il dolore che la ragazzina ha provato e che sente in ogni momento. L'ha distrutta, l'ha colpita e ferita nell'orgoglio e ora quella rabbia che ne ha pervaso il volto prima si concentra, diventa più intensa mostrando i veri sentimenti della Hyuga, sentimenti che fino ad ora non è mai riuscita a far uscire, non è mai riuscita a far emergere in modo così prepotente. La furia, il dolore, la rabbia, le lacrime, tutto esce dal di lei viso, un tripudio di emozione e capisce ogni suo intento, capisce ogni cosa e si prepara al peggio. Adesso in lei arde il desiderio di attaccarlo, di fargli male e lui lo sente, sente quell'istinto omicida che è racchiuso nella giovane, un istinto che non vuole lasciare sfogare, un qualcosa che rimane al suo interno, in un guscio. Il cuore del Jonin batte forte, batte come non mai e si ritrova ad essere all'erta, in guardia in caso di attacco ed esso arriva, in parte, da parte della ragazza la quale compone il sigillo della tigre, un sigillo che conosce benissimo e può vuol dire solo due cose, o sta per usare l'arte del fuoco o sta risvegliando il byakugan. La seconda possibilità si manifesta e la mano sinistra si porta sull'elsa della katana scendendo fino al limite con la lama e poi sul fodero. Trattiene il fodero mentre con il pollice solleva leggermente la katana in modo che una minuscola parte della lama divenga visibile mentre il chakra dell'Oboro entra in movimento, un chakra giallo, puro che va ad avvolgere la sua katana, lo Zan sta iniziando a fluire all'interno del corpo di Raido e la lama della katana ne viene circondata, sopraffatta. Le due innate si mostrano ai rispettivi occhi, due innate pronte a darsi battagli, pronte a scontrarsi in quella sera, a capire chi effettivamente sia il più forte, vedere il modo in cui possono farsi ancora più male a vicenda. Lo annusa, il sapore di una battaglia in procinto di distruggere tutto quello che vi è intorno a loro perchè sa, che, uno scontro tra loro due non avrebbe portato altro che distruzione. I poteri della Hyuga sono aumentati, è divenuta più potente e la sua abilità nel ninjutsu, percepisce, è pari a quella di lui con l'Houjutsu e quindi come fanno, due forze del genere, a non provocare distruzione? Un brivido gli corre lungo la schiena e per la prima volta si ritrova eccitato e spaventato allo stesso tempo; l'idea di affrontarla, di mettersi alla prova con lei lo esalta ma è spaventato perchè per la prima volta ha trovato qualcuno che può tenergli testa, che può realmente fargli male e ferirlo. Le avrebbe fatto del male? Quasi sicuramente no, probabilmente non avrebbe reagito al suo primo attacco nella speranza che sia unico, non avrebbe fatto niente se non prenderselo ma se fossero continuati, allora, in quel caso, tutto sarebbe divenuto diverso e niente più come prima. Irrecuperabile, un rapporto distrutto, rotto, portato all'esasperazione, portato al limite massimo di sopportazione. Odio e rabbia fanno parte di loro, non provano altro e quell'avvertimento, quel vattene intriso di lacrime e sofferenza ne è la prova. Andare via da lei, dalla sua vita ma nessun attacco arriva, nessuna mossa della ragazza che ancora una volta si trattiene. La guarda negli occhi senza chinare lo sguardo, senza scomporsi minimamente, senza mostrare debolezze, dolore, irrequietudine, niente di niente emerge dal volto del Jonin ma solo un lungo e difficoltoso respiro. Qualcosa la riesce a fare, qualcosa la fa e la sue parole smuovono la Hyuga a prendere parte attivamente alla vita di Kouki. Alla fine, nonostante tutto, riesce nel suo intento, nonostante il dolore che entrambi provano è riuscito a portare la Hyuga sulla strada desiderata per Kouki. Non parla, non fiata, non dice niente mentre la tigre avanza senza venire calcolata dallo stesso Oni. Fermo lascia che Kaori lo superi, che se ne vada in compagnia dell'animale e in quel momento il chakra smette di affluire nella katana, la mano si stacca dal fodero lasciando che la lama vada a rinchiudersi in esso, il braccio cade morto al fianco, così come il destro. E' tutto quanto finito, tutto perduto, non sono altro che estranei, gente che non ha niente a che vedere l'uno con l'altro <Non abbiamo capito niente> una frase detta quando la ragazza è già lontana, una frase che non urla ma che mantiene a un tono relativamente basso e cosa vuol dire? Può vuol dire tanto ma solo la mente dell'albino ne conosce il reale significato e solo lui può rispondere a una simile domanda. I passi cominciamo a mettere in moto il suo corpo, a portarlo in avanti, verso Kusa, verso la sua casa. Un giorno sarebbe tornato a Konoha, un giorno l'avrebbe rivista. [END]

Raido si spinge fino a Konoha per parlare con Kaori circa la figlia e mettere un punto al loro rapporto.

Fra i due ne esce una lite accesa che per poco non porta allo scatenarsi di uno scontro.

Mi sa che non raggiungiamo le sei azioni però ;;