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[O.M.M.] - Entrata in corporazione

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con Kaori, Koichi

22:56 Koichi:
  [Ospedale] Ed il firmamento piangente sarebbe un'ottima ambientazione, uno sfondo consono allo scenario che andrebbe a dipingersi, tra le vie del villaggio, su cui batterebbe piede il Chuunin quest'oggi. Fortunatamente provvisto di un ombrello dal tessuto bianco, Koichi si impegnerebbe nel mobiltarsi, di scandire una sequenza di passi regolari, per poter macinare metri su metri, per potersi avvicinare alla propria meta odierna: quella struttura ospedaliera che fin troppo volte avrebbe visitato, a causa della sua precedente malattia. Un ricordo vago, ritenuto drasticamente distante dalla condizione attuale del giovane, che può ora godere di una salute migliore, di una resistenza sufficiente per permettersi liberamente quella passeggiata, seppur non sia uno spostamento di piacere, per ingannare il tempo. Difatti il passo sarebbe deciso, ove ogni orma sarebbe emblema di una sicurezza disarmante, un'autorità che lentamente starebbe recuperando: un essere umano e non più un emarginato dalla società, intento a ripristinare tutte le falle ottenute a causa dell'incidente. Un semplice haori azzurro, in tinta con la sua chioma del medesimo colore, a fasciarne le carni maschili, legato poi in vita da un piccolo obi bianco. Una movenza rapida che dovrebbe permettergli facilmente l'accesso in tempi brevi, superando anche la soglia della porta principale dell'ospedale, e di affacciarsi infine in quello che dovrebbe essere un banco di ricevimento, una zona che possa aiutare a smistare i vari pazienti verso i dottori od i reparti adetti. E, se fosse riuscito nel proprio intento, non farebbe altro che inquadrare la prima figura, maschio o fanciulla che sia, e porre avanti la sua voce, in un sussurro cortese: <Perdonatemi, ma avrei bisogno di parlare col Luminare.> E chissà forse riuscirà anche ad incontrarlo in un'occasione positiva, volendo sfruttare il temporaneo benessere della situazione. E, nel caso in cui lo avessero richiesto, continuerebbe ad esprimere, mediante una nuova quantità d'aria, vibrante delle corde vocali: <Il mio nome è Koichi.> Un sorriso che verrebbe plasmato, appena accennato, distendendo le labbra ed incurvandole verso l'alto. Probabilmente un frutto di educazione e null'altro, solo che ora quel volto sembrerebbe trasudare ingenua tranquillità, come se non avesse nessun peso, nessun carico, sulle proprie spalle. Che allegra giornata, no?

Giunto in ospedale ti ritrovi immerso in un ambiente piuttosto tranquillo, per questa sera. Una grande sala bianca illuminata a giorno da luci abbacinanti con due ali ben distinte fra loro. Sulla destra una sorta di banco informazioni ove due infermiere si occupano di gestire documenti e messaggi e sulla sinistra un ampio spazio d'attesa colmo di sedie e panchine ove visitatori e pazienti in attesa possono accomodarsi prima d'esser invitati a proseguire per i corridoi della struttura. Non v'è molta gente quest'oggi ad occupare questi posti, non paiono esserci emergenze per il momento. Solo assoluta calma. Rivolto alle due infermiere solo una di esse alza lo sguardo a ricercar il tuo, guardandoti con fare annoiato, stanco. <Vada al primo piano, percorra il corridoio e troverà una porta in fondo a sinistra> dice la voce sospirante della bionda dal viso morbido e tondeggiante. Non sembra scortese, né una persona acida, solo molto stanca. Se avessi seguito tali indicazioni, ecco che ti ritroveresti successivamente a percorrere un corridoio bianco e grigio alla cui fine è posta una porta in legno lucido e scuro. Una targa dorata accanto ad essa recita in incisioni precise “Tsuga Ryo, Luminare di Kusa”. [Ambient per Koichi]

23:06 Koichi:
  [Ospedale] Voce dell'infermiera che giungerebbe chiaro nei padiglioni auricolari maschili, i quali capterebbero ogni informazione lucrosa, interpretando anche quel tono a dir poco seccato; dovrebbero ritenersi fortunate ad essere lì, senza nessuna carestia ad affliggerle, senza poter udire continue esplosioni e grida strazianti. Più consapevoli di quel temporaneo intervallo di tempo, in cui sembrerebbe esservi calma. Una spensieratezza che si potrebbe individuare anche all'interno della struttura ospedaliera, fortunatamente. <Ringrazio.> Ultimo dire, prima che possa distaccarsi da quel banco e rivolgere il proprio corpo verso le scale, quelle che lo indirizzano ai piani superiori. Gambe che andrebbero dunque ad alterarsi, in quell'operazione banale, nel tentativo di comporre solo due piccole rampe di scale, per trovarsi al piano voluto: il primo. Si osserverebbe intorno, intenzionato a spostarsi ulteriormente, incanalando il corridoio che l'altra aveva predetto. E difatti vi sarebbe anche, con innumerevoli porte ai lati, che verrebbero superate tutte durante quella camminata, sfrecciando con un passo rapido, mentre l'occhio andrebbe già a ricercare le ultime porte, inclinando il capo leggermente a destra per avere una visione migliore delle porte alla sua sinistra. Numerose le targhette, ma solo una sembrerebbe evidenziare il raggiungimento del proprio obiettivo. Dinanzi a tale porta, di un legnaggio scuro e lucido, arresterà momentaneamente il proprio passo, innescando un lungo respiro. Intanto il braccio sinistro andrebbe ad innalzarsi, portare il dorso della mano verso l'unico attuale impedimento e, con le nocche, scandire qualche secco suono, in un paio di tocchi sordi. <E' permesso?> Non cosciente se durante il suo camminar, il Luminare abbia avuto la comunicazione dall'infermiera del piano inferiore, a riguardo del giovane. Indi, se non vi fossero problemi, porgerebbe peso verso il pomello, affondandolo verso il basso ed impregnando l'arto di una pressione, leggera e delicata, verso avanti, per poter aprire la porta e seguire la curvatura imposta dai cardini. Si intrufolerebbe all'interno, con un paio di passi, per poi far compiere un movimento simile, ma in direzione opposta, alla porta, socchiudendola alle proprie spalle.

Al tuo bussare non segue alcun suono o rumore per una manciata di secondi. Silenzio permane attorno, denso, fino a quando una voce femminile non va infine straziando l'aere raggiungendo il tuo dito attraverso la porta. <Avanti> Una parola breve, semplice, precisa. Il tono è fermo, serio e la porta leggera. Una volta entrato noterai un ufficio non particolarmente grande, ma essenziale. Di fronte a te, a circa tre metri, vi è una scrivania in mogano ricolma di plichi e fascicoli tenuti però ordinati in precise file e colonne. Un porta penne argentato ospita una certa quantità di matite e strumenti ed una donna dall'aria professionale e giovane siede dietro di essa con lo sguardo rivolto verso la porta e le mani intrecciate fra loro dinnanzi a sé. Una grande finestra è posta sulla parete alla tua sinistra, coperta di un leggero tendaggio candido e da cui filtrano di solito i raggi del sole. Una pianta verde priva di fiori è posizionata all'angolo in basso a sinistra della stanza mentre alle pareti son poste varie librerie ricolme di libri e documenti. Quadri e certificati colmano il vuoto della parte superiore della stanza mentre un divanetto poggia contro la parete destra della stanza. Infine, dinnanzi alla scrivania, un paio di sedie imbottite giacciono vuote e pronte all'uso. La donna si presenta piuttosto seria, con la pelle candida ed un viso ovale. Le labbra scarlatte sono sottili ed eleganti ed un paio di occhiali dalla montatura spessa ma raffinata sormontano il viso. Occhi chiari, capelli castani lisci che giungono fino alle spalle. Ha l'aria semplice di chi ama la pulizia e l'ordine ma non gli eccessi. Indossa un tailleur nero sotto il suo camice bianco e le sue unghie cortissime sono tinte di un rosso semplice, pulito. <Si accomodi pure> ti invita appena chiusa la porta indicando i posti liberi dinnanzi a sé con un semplice cenno del capo. Ha l'aria risoluta e decisa, autoritaria ma non è fredda. Il modo in cui detenga il controllo della situazione viene attenuato dalla gentilezza nascosta nel suo tono. <Cosa posso fare per lei? Non ho molto tempo, ma per i prossimi...> lo sguardo va calando sull'orologio posto al polso sinistro esaminandolo per una frazione di secondo. <...quindici minuti sono a sua completa disposizione> aggiunge rialzando su di te lo sguardo e tacendo, infine, del tutto. [Ambient per Koichi]

21:44 Koichi:
  [Stanza Luminare] Secondi interminabili di silenzio, almeno dall'altra parte della porta, mentre alle sue spalle potrebbe avvertire differenti voci, tra infermieri e pazienti lì posti. E poi un semplice fluire di suoni, un comando verbale, che consentirebbe il libero accesso alla stanza, senza che il Chuunin possa degnare di particolare attenzione la voce che avrebbe appena udito. Esatto, si sarebbe atteso un anziano signore, anche calvo, ad ospitarlo all'interno di quell'ufficio; ed invece al suo posto, e per fortuna si potrebbe anche aggiungere, una dottoressa di tutto rispetto, elegante e dall'animo candido. Sarà anche quella finestra posta a sinistra, da cui filtrano quei sufficienti raggi di luce ad illuminare il volto d'ella, dai lineamenti morbidi. Piacevolmente sorpreso, colpito da quella bellezza seduta dall'altra parte del banco, verso cui si avvicinerebbe. <Non le ruberò tempo.> Premetterebbe, lasciando che la propria mano destra possa esser offerta alla controparte, ma non in modo tale da richiedere una stretta di mano, ma sospesa nel vuoto, col palmo indirizzato in alto. Se l'altra si mostrasse così gentile da offrirgli la mano, il Goryo si preoccuperà di stringere appena la presa e piegare il proprio busto in avanti, fin quando non potrà semplicemente accarezzare con le proprie labbra quel dorso d'ella, in un esemplare baciamano. Galante, atto quasi a sorprendere chi avrebbe dinanzi. Una perdita di tempo, potenzialmente, ma non per lui, non verso quella ragazza a cui rivolge le proprie iridi ambrate, un arancione carico e, a dir poco, elettriche. Superato tale gesto, rilasciando la presa, si preoccuperà appena di dare una rapida occhiata alle proprie spalle, per intercettare una delle sedie esistenti e, sfruttando quella posa assunta, si limiterebbe a piegare le gambe, trovandosi già in posizione fetale, pronto a gettare il proprio peso su uno di quei comodi supporti. <Il mio nome è Koichi.> Lo avrebbe già espresso ma non sarebbe così scortese da non presentarsi nuovamente; dopotutto a lui cosa muta? <Ed il motivo per cui io son qui è per chiedervi di istruirmi affinché io possa seguire la carriera medica.> Senza peli sulla lingua, senza preoccuparsi di compiere perifrasi, per render la propria pretesa più dolce. <Ovviamente non è una scelta colta improvvisamente, ma una scelta ponderata.> Eviterebbe che l'altra possa pensare che sia un semplice capriccio, di un giovane che deve ancora comprendere il suo percorso. <Per ora, mi son potuto soffermare solo sulla lettura di alcuni tomi.> Dunque piegherebbe appena il capo, verso destra, offrendole un sorriso completo, mostrando la sua dentatura bianca, pulita. <Vorrei ora porre il prossimo passo verso quest'arte...> La definisce così, davvero? Sembrerebbe quasi che stia chiedendo il permesso per potersi divertire, come se stesse apparentemente sottovalutando tutti gli sforzi che dovrà compiere, semmai verrà accettato. Ed invece sarebbe così dannatamente serio!

Il viso della donna va appena mutando quando il ragazzo s'avvicina alla scrivania dopo aver richiuso la porta alle spalle. Osserva quel suo gesto delle mani e si ritrova a porgergli la propria inarcando appena un sopracciglio, sorpresa. Non impedisce quel particolare saluto da parte del ragazzo ma ne rimane sicuramente colpita: per essere così giovane pare appartenere ad un secolo assai diverso. Non che la cosa debba necessariamente risultare negativa comunque. O positiva. Tace, non dice nulla, lasciando semplicemente che l'altro s'accomodi e che risponda alle sue domande. Ascolta il suo dire sistemandosi sulla propria poltrona. Accavalla le gambe sotto la scrivania e si sistema gli occhiali sul viso con un unico semplice gesto della mano. <Istruirti> ripete lei fissandolo in viso, negli occhi, inclinando di poco il capo verso la spalla destra. <Non nascondo certo che, in parte, la cosa mi renda felice. Lo scopo dell'Organizzazione Mondiale dei Medici è, alla fine, quella di divulgare la conoscenza medica di modo che quanti più ninja possibili siano in grado di sfruttare queste capacità per diminuire le vittime degli scontri o delle guerre. Tuttavia...> si ferma un istante pendendo una piccola pausa durante la quale volge il capo verso la finestra alla propria destra. <...Tuttavia ritengo necessario un desiderio di fondo più importante della mera sete di conoscenza.> Termina quella premessa tornando a puntare sul ragazzo il proprio sguardo. <Perchè desidera conoscere le arti mediche? Impararle?> domanda lei con tono calmo, sereno, ponendo semplici domande in una conversazione più o meno tranquilla. <Pura cultura personale? O c'è qualcuno che desidera salvare?> continua a chiedere lei imperterrita, sicura, fornendo piccole pause ad ogni domanda, di modo tale da permettere all'altro di rispondere tranquillamente ai suoi quesiti. <Vede, signor Koichi, essere un medico è un lavoro molto più impegnativo di quanti molti credano. Essere un medico significa dedicare la propria vita a salvare il prossimo. Mettersi a disposizione in qualunque momento per curare e guarire feriti, moribondi, fare il massimo per salvare loro la vita. Ma vuole anche dire imparare ad essere cauti, nascondersi talvolta, se necessario> espira la donna alzandosi e sistemandosi una ciocca castana dietro un orecchio, facendo il giro della scrivania per avvicinarsi al ragazzo, fermarsi davanti alla tavola ingombra e poggiare la zona della vita contro il bordo della scrivania, le mani a puntellarsi su di essa per fornirle maggior equilibrio. <Un medico è la risorsa più importante di cui dispone un team di ninja. E' colui il quale può salvare la vita ai compagni, guadagnare tempo prezioso prima di soccorsi più specifici. Un medico non può esporsi in prima linea, non può rischiare di venire ucciso. Un medico rimane indietro, viene protetto per poter poi proteggere> spiega lei guardando il ragazzo fisso negli occhi, seria, la lingua a schioccare sul palato con fare sordo. <Un medico deve saper schivare ogni colpo e resistere più degli altri. Deve saper dosare le sue quantità di chakra, saper ragionare nei momenti di panico e mantenere il sangue freddo per agire anche in situazioni di estrema tensione.> Insomma, non è poi così semplice come qualcuno possa pensare. <E' sicuro di poter sostenere tutto questo? Di desiderare mettersi al servizio del prossimo apprendendo quest'arte?> domanda, infine, nuovamente, la donna concedendo la parola al Goryo seduto dinnanzi a sé. [Ambient per Koichi]

22:00 Koichi:
  [Stanza Lumiinare] L'avrebbe colpita, fatto potenzialmente breccia nel cuore candido e puro della Luminare che avrebbe dinanzi, cogliendo positivamente quel sopracciglio innalzato, quel volto immerso nella sorpresa di ricevere un gesto così galante, così distante dall'età del Chuunin. Probabilmente, in un'altra vita, precedente a questa, era un principe o qualche esponente nobiliare d'alto rango. Ne udirebbe indi le parole iniziali, ove la dottoressa esprimerebbe contenta dell'offerta appena ricevuta, seppur quel silenzio che ne deriverebbe dopo non farebbe intuire un eccelso proseguimento; teoria confermata quando avvertirebbe quel “tuttavia”, preparandosi psicologicamente a tutti i vari problemi che dovrà affrontare, a tutte le preoccupazioni che dovrà affrontare. Eppure lui non sembrerebbe demordere, rispondendo cortesemente alla prima domanda avversa: <Sarò sincero.> Andrebbe a premettere, componendo così la sua prima mossa in quella scacchiera che gradualmente andrebbe a comporsi dinanzi: <Potei mentire affermando che vi sia qualcuno da voler proteggere, anche a costo della mia vita e tutte queste fiabe qui.> Un tono realista, forse duro ed aspro, lievemente tagliente. <Non sarebbe giusto esprimere bugie a riguardo, anche se probabilmente sarei creduto più facilmente ed avrei maggiori possibilità di esser accettato.> Almeno su tale tassello sembrerebbe strappare un punto a proprio favore, facendo gioco forza sul giudizio d'ella. Andrebbe con le mani verso il proprio petto, scoprendo appena il proprio busto, mediante una leggera pressione sul colletto dell'Haori indossato. Una muscolatura egregia, senza dimostrarsi eccessiva. Ma cosa vorrà mostrare, senza che il proprio viso possa sporcarsi di vergogna? <Fino a qualche giorno addietro, il mio corpo ospitava una malattia per cui la medicina attuale non avrebbe trovato soluzione alcuna. Un problema che attanagliava il mio sangue, ottenuto a causa di un incidente.> Perchè rivelare questi dettagli, in quelle modalità? Alla fine, su quella porzione di carne mostrato non sembrerebbe intravedere nulla. <La cicatrice fortunatamente è stata curata in modo tale che nessuno possa vederla, ma il segno per il sottoscritto è tutt'ora presente.> Già, proprio nella zona che ora verrebbe coperta nuovamente, con grazia, sistemandosi a dovere il vestiario. <Un miracolo o...> Un sorrisetto che andrebbe a presentarsi, conscio di ciò che sta per dire: <..una coincidenza.> Che termine buffo da utilizzare, in effetti. <Mi ha permesso di risanare totalmente e mi ha dato diritto a vivere nuovamente la mia vita.> Il capo che verrebbe raddrizzato nuovamente: <Son qui per apprendere tale Arte, stringerla con forza...> E qui la mancina mano si chiuderebbe in un pugno, ben serrato, gesticolando il proprio discorso. <E far sì che possa portarla avanti, farla evolvere affinché possa salvare sempre più vite.> Chiuderebbe così la propria argomentazione, mentre visionerebbe il movimento di lei, mentre aggirerebbe la scrivania e posandosi con cura. <Oltremodo, se la mia candidatura mi permette di affiancare una Luminare così carina...> Un complimento senza alcun velo, colpendo duramente la sensibilità di lei, tentando di provocare quella mente fredda e razionale, farla barcollare anche solo per un istante. Se gli fosse possibile, tenterebbe di portare pressione sulla sedia e, mediante un colpo di reni, issarsi e presentarsi al cospetto d'ella, ad una distanza davvero ridicola. <Vorrei diventare il miracolo del prossimo.> A seguire d'altra mole di ossigeno: <Una volta mi dissero che ogni Shinobi è capace di uccidere, di strappare via la vita avversa, ma quanti sono capaci di salvaguardarla, di guarire ogni ferita?> Un potere che interessa e non poco, una capacità per pochi, per gli eletti. Un'arte, per lui.

La donna ascolta con estremo interesse ed enorme attenzione le parole pronunciate dal chuunin. Dedica a te ogni stilla di concentrazione di cui è al momento munita osservando il tuo viso, i tuoi gesti, seguendo appena con lo sguardo quello scostar di vesti che non le dà modo di notare alcun tipo di cicatrice. Ascolta il tuo racconto, le tue motivazioni, senza mai interrompere o disturbare il tuo incedere. Desidera analizzare ogni sillaba da te pronunciata, studia la sicurezza nella tua voce, ricerca la sincerità nel tuo tono. Attende fino a quando il discorso non par concluso, le argomentazioni e le risposte fornite, prima di schiuder nuovamente le labbra fra loro e permettere alla voce di straziare il silenzio venutosi a creare nella stanza. < Una storia che le offre senz'altro una bella motivazione a voler perseguire i suoi studi in questo campo. Uno scopo nobile, anche, che le fa onore > commenta lei portando ora le braccia a scostarsi dal bordo della scrivania per andare ad incrociarsi al proprio petto, lo sguardo rimasto fisso su di te senza mai venir smosso, distolto. < Non le sarebbe servito a nulla cercare di darmi la risposta che avrei voluto sentire, so riconoscere un bugiardo quando ne vedo uno, per cui ho apprezzato il suo voler essere sincero > aggiunge poi respirando piano ed umettandosi rapidamente le labbra con un gesto meccanico ed istintivo. < Ma non cerchi di adularmi, non funziona > continua poi in merito a quel complimento così diretto. Le labbra si distendono appena in un accenno di sorriso, lo sguardo non è duro, quasi divertito. Ha forse apprezzato il complimento, ma non lascia ch'esso influisca sul giudizio che ha di te o della tua candidatura. Termina d'ascoltare il tuo dire, ti osserva, segue il tuo movimento con lo sguardo vedendoti alzarti e stagliarti dunque dinnanzi a lei a ben poca distanza, l'uno di fronte all'altra. Le labbra si distendono sul di lei viso in un sorriso compiaciuto, soddisfatto, quand'ode quelle ultime parole, ritrovandosi quindi ad annuire leggermente col capo. < Ed è così davvero, signor Koichi. E non è solamente un modo elegante per dire che salvare qualcuno richiede molta più fatica che per uccidere, ma è semplicemente la verità > spiega la donna andando ad inclinare il capo verso la spalla sinistra continuando ad osservarti. < Vede... per poter essere un medico c'è bisogno di una capacità di base molto, molto importante. Un prerequisito essenziale di cui non tutti dispongono > principia lei inspirando piano, fermandosi solo per un istante prima di riprendere con il suo dire. < Richiamare il chakra medico. Senza di esso non sarebbe possibile utilizzare i propri jutsu e quindi curare, di fatto, il prossimo. Per cui dovremo verificare se lei è capace o meno di richiamare a sé quest'energia > spiega la luminare andando ora ad alzare il palmo destro frapponendolo fra voi, verso l'alto. Tempo qualche secondo ed ecco che la sua pelle, la sua carne, va a venir avvolta da un tiepido alone verdognolo rassicurante. < Questo è il chakra medico. E per poterlo richiamare deve concentrarsi sulle due energie che insieme compongono il suo chakra. Le basterà concentrarsi su una di esse estrapolandola dal proprio chakra per poi spingerla verso gli tsubo e permetterle di avvolgere il proprio palmo > La spiegazione è semplice, breve, ma altrettanto non sarà la pratica se si considera che non tutti sembrano essere capaci di richiamare tale energia. < E' molto semplice, in teoria, tuttavia riuscire a richiamare a sè una sola delle due energie dopo la fusione che dà vita al chakra è molto complicato e molti non riescono a farlo > chiarisce lei andando adesso a voltare il capo verso la propria sinistra, la relativa mano a portarsi all'indietro fino al porta penne della donna. Afferra da esso un taglierino e va semplicemente a premere il bottone che allunga la lama dello strumento. Avvicina l'oggetto alla propria destrorsa -ancora col palmo rivolto verso l'alto ma privo di alone verdognolo- e passa la lama affilata sulla sua carne causandosi un taglio netto e superficiale sul palmo da cui sgorgano gocce di sangue vivo. < Se riuscirà a richiamare il proprio chakra alle mani le basterà avvicinarle alla ferita e far fluire il chakra medico all'interno di essa ed il processo curativo inizierà > Non pare affatto turbata da quella ferita autoinflitta, non mostra segni di dolore, né alcun vacillamento. Gentile, seria, ostinata. Molto meno fragile di quanto in realtà non appaia. < Forza, provi. Vediamo se è nel suo destino questa strada > E, con queste parole, prende ad osservare la tua reazione ed il tuo fare senza più proferir parola. [Ambient per Koichi]

22:48 Koichi:
  [Stanza Luminare.] E sarebbe il fulcro dell'attenzione d'ella, nella maniera più assoluta: si sentirebbe in quel fluire di secondi davvero importante, come se qualcuno davvero lo ascoltasse, come se le proprie parole non venissero sprecate nell'aria che respirerebbe ma creassero davvero delle solidi basi per un progetto, per un qualcosa verso cui vorrebbe migliorare: l'arte medica. Le parole femminili, al termine delle proprie, non mancherebbero di presentarsi, delineando ancora meglio la figura che avrebbe dinanzi, ad una distanza oramai irrisoria. <Non avrei bisogno di adulare qualcuno.> Noterebbe quel sorriso cordiale, quel divertimento che si celerebbe alle spalle di quel gesto. <Ciò che esprimo sarebbe semplice giudizio personale.> A ricarare la dose, seppur capisca che abbia raggiunto il suo limite, almeno per stasera, sotto quel punto di vista. Dinanzi avrebbe un muro di autorità notevole, una barriera formata dalla professionalità della dottoressa. Quest'ultima andrebbe dunque a portare all'atto finale quell'incontro, con quella movenza estrema, esercitando un taglietto netto sul palmo della mano propria, permettendo la fuoriuscita di quel liquido rossastro. Lo osserverebbe, qualche istante, senza scandalizzarsi minimamente, senza mutare quell'espressione di tranquillità che permarrebbe sul proprio viso. Comprenderebbe il motivo che abbia spinto a tale gesto, l'offerta che ne deriverebbe ne sarebbe la conferma di quanto pronosticato. Una prova, concreta, e sicuramente una spiegazione rapida sul requisito fondamentale per ogni medico. Dovrà affidarsi a cosa? Alla possibilità di esercitare quel particolare flusso energetico, spiegato in una piccola manciata di secondi? Questo sembrerebbe il suo ostacolo. Riuscirebbe a scorgerlo, questo muro immenso che si presenterebbe dinanzi al proprio percorso. Un sorriso che andrebbe a spegnersi lentamente, mentre la propria volontà andrebbe ad alimentare la sua determinazione, caricando l'animo del Chuunin. Socchiuderebbe appena le palpebre, non totalmente, per permettersi il lusso di concentrarsi maggiormente, di massimizzare l'attenzione sul proprio plesso solare, che ora diventerebbe contenitore, un magazzino verso cui verrebbe infuso entrambe le energie sferiche: quella fisica e quella psichica. Un connubio che andrebbe a procreare una combustione, una fusione di quei due elementi, portando alla luce un frutto goloso: il chakra. Grezzo, non affatto lavorato. Impuro. Un respiro profondo a scandire quel secondo procedimento, quella prassi a cui andrebbe incontro per la prima volta. Quel torrente d'energia in piena che andrebbe a scorrere impetuoso nel proprio organismo andrebbe ad essere modificato, affinché possa portare alla luce quanto voluto questa sera. Come una cascata, la linfa di ogni Shinobi andrebbe a scorrere verso il basso, attravando metaforicamente una rete molto fitta, un insieme di intrecci che non dovrà far altro che setacciare quella mole, eliminando così ogni scoria. Ne dovrebbe fuoriuscire un composto nuovo, predisposto per atti medici. Lavorato, in parole povere. Ne estrarrebbe così la parte migliore, simile ad un diamante finito. Se questo intento fosse riuscito ad esternarsi, il chakra andrebbe ad esser trasportato con particolare attenzione, verso il polso della mano destra, la cui andrebbe appena a mobilitarsi, lentamente, per accarezzare appena il palmo avverso. Stringerebbe appena i denti, mentre dovrebbe avvertire una fastidiosa sensazione, non essendo abituato al suo richiamo, all'esternarsi di quell'alone verdognolo lungo la propria mano. Una patina omogenea, che come un guanto rivestirebbe l'estremità dell'arto maschile, potendo così beneficiare dei suoi tratti lenitivi. Riuscirà in tale impresa, scavalcando l'ostacolo e mostrando il proprio potere alla dottoressa dinanzi?

La Luminare osserva il fare del ragazzo notando come, dopo diversi attimi di quella che pare profonda concentrazione, la sua mano vado a venir avvolta del fatidico alone verdognolo tipico del chakra medico. Una espressione soddisfatta va ad illuminare lo sguardo della donna che, annuendo appena col capo, va a proferir nuovamente verbo. < Bene. A quanto pare hai una predisposizione naturale per questo tipo di arte > commenta lei, seria, fissandolo tranquillamente, sentendo la di lui mano poggiata sulla propria. < Tieni la mano ad una decina di centimetri dalla ferita ora e lascia fuoriuscire il tuo chakra così da colmarla. Questo avvierà in pochi secondi il processo di guarigione accelerata delle cellule > spiega lei invitandolo, dunque, ad utilizzare per la prima volta il proprio potere al solo ed unico scopo di medicare una ferita altrui. < Questa tecnica prende il nome di Mani Terapeutiche > aggiunge semplicemente prima di tacere e lasciar modo al ragazzo di procedere con il suo tentativo. Non aggiunge altro rimanendo ferma dinnanzi a lui in attesa di un qualunque gesto. [Lezione per Koichi] [Mani Terapeutiche C]

23:55 Koichi:
  [Stanza Luminare.] Quell'alone verdognolo sembrerebbe comparire, pulsare lungo la propria mano, la quale sembrerebbe vittima di un formicolio continuo, come se numerosi spiedi stessero punzecchiando la propria pelle. Sicuramente non sarebbe facile mantenere costante quell'energia purificata, ma alla fine sarebbe riuscito nel proprio intento e sarebbe stato capace di esternarla, di portare all'esterno della propria mano e mantenendola con grinta, affinché possa gradualmente abituarsi a quella predisposizione, a quell'imposizione del chakra medico. La ascolterebbe, avvertirebbe quel lieve cenno del capo e la sensazione di soddisfazione che sembrerebbe appagare entrambi, ma principalmente il Chuunin. <Questa è la mia volontà.> Sussurrerebbe appena, lasciandosi guidare dalla voce fluida, calma, d'ella, distanziando appena la mano da una decina di centimetri da quella avversa, dalla ferita da cui fuoriuscirebbe ancora quel liquido color cremisi. Si impegnerebbe così a colmare quella distanza appena ottenuta dal proprio obiettivo, intensificando la quantità di chakra da convogliare all'esterno ed, in modo proporzionale, la sua qualità, affinando la purezza di quel nuovo composto. Nessuna sbavatura, nessun tremolio in quell'alone che maggiormente ricalcherebbe il perimetro della mano destra. Dunque andrà a fossilizzare il proprio impegno in quell'atto di guarigione, lasciando che il proprio flusso energetico vada a sollecitare le cellule avverse, della dottoressa, con l'atto ultimo di metabolizzare quanto prima la ferita affinché questa vada a chiudersi, totalmente, arrestando la piccola emoraggia in corso. Nulla di particolarmente complesso agli occhi d'ella, ma uno sforzo notevole per chi prenderebbe coscienza per la prima volta di queste capacità. Terrebbe stretti i denti fra loro, continuando con il proprio intento fino a quando potrà accertarsi di aver concluso positivamente il trattamento appena esordito. Solo se riuscirà a completare totalmente la propria opera, andrà lentamente ad abbassare la propria mano, fin quando le dita propria andranno in contatto col palmo d'ella, tastando in modo leggiadro quella superficie, volendo quasi comprendere quanto sia stato efficiente. Una carezza, se l'altra gli permetterà tale gesto così gentile ed elegante, accompagnato da un sorriso appena abbozzato, un principio di soddisfazione.

Il chakra va scivolando dalla mano del chuunin fino a raggiungere quella della luminare. S'insinua tiepido lungo il solco scavato nella pelle, nella carne, andando a riempirlo, a colmarlo, raggiungendo le cellule. Sangue, tessuti, muscoli graffiati e incisi vanno a rigenerarsi rapidamente arrestando il dolore e donandole invero una sensazione piacevole. Un pizzicore gentile che le formicola per la mano. La donna annuisce soddisfatta, compiaciuta, fino a quando qualche istante più tardi la ferita non va a rimarginarsi del tutto. <Bene. Molto bene> acconsente ed annuisce lei con fare serio, un mezzo sorriso ad illuminarle il volto. <Hai una buona capacità di base e voglia di imparare. Direi che per me non ci sono obiezioni al tuo ingresso nella squadra> acconsente infine guardandolo in viso, annuendo col capo e porgendo la mano ora guarita e perfettamente sana al suo indirizzo a voler concludere quell'accordo nel più antico e sempre attuale dei modi. <Benvenuto a bordo, allora> sorride infine la donna con gentilezza. <Da domani presentati pure qui in Ospedale così da iniziare i turni in reparto. I tuoi superiori ti spiegheranno come muoverti e cosa fare e poco a poco ti insegneremo piccoli trucchi del nostro mestiere. Come ti dicevo il mio tempo per oggi è finito e devo proprio andare> spiega lei ergendosi in tutta la sua statura con le braccia ora molli lungo i fianchi. <Cerca di allenarti con questa tecnica e vedrai che sarà sempre più semplice richiamarla col tempo> Un'ultima rassicurazione prima di rivolgergli un saluto cortese e dirigersi verso l'uscita dello studio. [END]

Koichi si dirige in ospedale dove chiede colloquio alla luminare per poter entrare nei medici.

Dopo una breve chiacchierata ed una prova pratica delle sue capacità, la donna acconsente al suo ingresso nell'Organizzazione e gli insegna il primo jutsu della sua carriera medica.

No px vista la natura della quest.