Giunto in ospedale ti ritrovi immerso in un ambiente piuttosto tranquillo, per questa sera. Una grande sala bianca illuminata a giorno da luci abbacinanti con due ali ben distinte fra loro. Sulla destra una sorta di banco informazioni ove due infermiere si occupano di gestire documenti e messaggi e sulla sinistra un ampio spazio d'attesa colmo di sedie e panchine ove visitatori e pazienti in attesa possono accomodarsi prima d'esser invitati a proseguire per i corridoi della struttura. Non v'è molta gente quest'oggi ad occupare questi posti, non paiono esserci emergenze per il momento. Solo assoluta calma. Rivolto alle due infermiere solo una di esse alza lo sguardo a ricercar il tuo, guardandoti con fare annoiato, stanco. <Vada al primo piano, percorra il corridoio e troverà una porta in fondo a sinistra> dice la voce sospirante della bionda dal viso morbido e tondeggiante. Non sembra scortese, né una persona acida, solo molto stanca. Se avessi seguito tali indicazioni, ecco che ti ritroveresti successivamente a percorrere un corridoio bianco e grigio alla cui fine è posta una porta in legno lucido e scuro. Una targa dorata accanto ad essa recita in incisioni precise “Tsuga Ryo, Luminare di Kusa”. [Ambient per Koichi]
Al tuo bussare non segue alcun suono o rumore per una manciata di secondi. Silenzio permane attorno, denso, fino a quando una voce femminile non va infine straziando l'aere raggiungendo il tuo dito attraverso la porta. <Avanti> Una parola breve, semplice, precisa. Il tono è fermo, serio e la porta leggera. Una volta entrato noterai un ufficio non particolarmente grande, ma essenziale. Di fronte a te, a circa tre metri, vi è una scrivania in mogano ricolma di plichi e fascicoli tenuti però ordinati in precise file e colonne. Un porta penne argentato ospita una certa quantità di matite e strumenti ed una donna dall'aria professionale e giovane siede dietro di essa con lo sguardo rivolto verso la porta e le mani intrecciate fra loro dinnanzi a sé. Una grande finestra è posta sulla parete alla tua sinistra, coperta di un leggero tendaggio candido e da cui filtrano di solito i raggi del sole. Una pianta verde priva di fiori è posizionata all'angolo in basso a sinistra della stanza mentre alle pareti son poste varie librerie ricolme di libri e documenti. Quadri e certificati colmano il vuoto della parte superiore della stanza mentre un divanetto poggia contro la parete destra della stanza. Infine, dinnanzi alla scrivania, un paio di sedie imbottite giacciono vuote e pronte all'uso. La donna si presenta piuttosto seria, con la pelle candida ed un viso ovale. Le labbra scarlatte sono sottili ed eleganti ed un paio di occhiali dalla montatura spessa ma raffinata sormontano il viso. Occhi chiari, capelli castani lisci che giungono fino alle spalle. Ha l'aria semplice di chi ama la pulizia e l'ordine ma non gli eccessi. Indossa un tailleur nero sotto il suo camice bianco e le sue unghie cortissime sono tinte di un rosso semplice, pulito. <Si accomodi pure> ti invita appena chiusa la porta indicando i posti liberi dinnanzi a sé con un semplice cenno del capo. Ha l'aria risoluta e decisa, autoritaria ma non è fredda. Il modo in cui detenga il controllo della situazione viene attenuato dalla gentilezza nascosta nel suo tono. <Cosa posso fare per lei? Non ho molto tempo, ma per i prossimi...> lo sguardo va calando sull'orologio posto al polso sinistro esaminandolo per una frazione di secondo. <...quindici minuti sono a sua completa disposizione> aggiunge rialzando su di te lo sguardo e tacendo, infine, del tutto. [Ambient per Koichi]
Il viso della donna va appena mutando quando il ragazzo s'avvicina alla scrivania dopo aver richiuso la porta alle spalle. Osserva quel suo gesto delle mani e si ritrova a porgergli la propria inarcando appena un sopracciglio, sorpresa. Non impedisce quel particolare saluto da parte del ragazzo ma ne rimane sicuramente colpita: per essere così giovane pare appartenere ad un secolo assai diverso. Non che la cosa debba necessariamente risultare negativa comunque. O positiva. Tace, non dice nulla, lasciando semplicemente che l'altro s'accomodi e che risponda alle sue domande. Ascolta il suo dire sistemandosi sulla propria poltrona. Accavalla le gambe sotto la scrivania e si sistema gli occhiali sul viso con un unico semplice gesto della mano. <Istruirti> ripete lei fissandolo in viso, negli occhi, inclinando di poco il capo verso la spalla destra. <Non nascondo certo che, in parte, la cosa mi renda felice. Lo scopo dell'Organizzazione Mondiale dei Medici è, alla fine, quella di divulgare la conoscenza medica di modo che quanti più ninja possibili siano in grado di sfruttare queste capacità per diminuire le vittime degli scontri o delle guerre. Tuttavia...> si ferma un istante pendendo una piccola pausa durante la quale volge il capo verso la finestra alla propria destra. <...Tuttavia ritengo necessario un desiderio di fondo più importante della mera sete di conoscenza.> Termina quella premessa tornando a puntare sul ragazzo il proprio sguardo. <Perchè desidera conoscere le arti mediche? Impararle?> domanda lei con tono calmo, sereno, ponendo semplici domande in una conversazione più o meno tranquilla. <Pura cultura personale? O c'è qualcuno che desidera salvare?> continua a chiedere lei imperterrita, sicura, fornendo piccole pause ad ogni domanda, di modo tale da permettere all'altro di rispondere tranquillamente ai suoi quesiti. <Vede, signor Koichi, essere un medico è un lavoro molto più impegnativo di quanti molti credano. Essere un medico significa dedicare la propria vita a salvare il prossimo. Mettersi a disposizione in qualunque momento per curare e guarire feriti, moribondi, fare il massimo per salvare loro la vita. Ma vuole anche dire imparare ad essere cauti, nascondersi talvolta, se necessario> espira la donna alzandosi e sistemandosi una ciocca castana dietro un orecchio, facendo il giro della scrivania per avvicinarsi al ragazzo, fermarsi davanti alla tavola ingombra e poggiare la zona della vita contro il bordo della scrivania, le mani a puntellarsi su di essa per fornirle maggior equilibrio. <Un medico è la risorsa più importante di cui dispone un team di ninja. E' colui il quale può salvare la vita ai compagni, guadagnare tempo prezioso prima di soccorsi più specifici. Un medico non può esporsi in prima linea, non può rischiare di venire ucciso. Un medico rimane indietro, viene protetto per poter poi proteggere> spiega lei guardando il ragazzo fisso negli occhi, seria, la lingua a schioccare sul palato con fare sordo. <Un medico deve saper schivare ogni colpo e resistere più degli altri. Deve saper dosare le sue quantità di chakra, saper ragionare nei momenti di panico e mantenere il sangue freddo per agire anche in situazioni di estrema tensione.> Insomma, non è poi così semplice come qualcuno possa pensare. <E' sicuro di poter sostenere tutto questo? Di desiderare mettersi al servizio del prossimo apprendendo quest'arte?> domanda, infine, nuovamente, la donna concedendo la parola al Goryo seduto dinnanzi a sé. [Ambient per Koichi]
La donna ascolta con estremo interesse ed enorme attenzione le parole pronunciate dal chuunin. Dedica a te ogni stilla di concentrazione di cui è al momento munita osservando il tuo viso, i tuoi gesti, seguendo appena con lo sguardo quello scostar di vesti che non le dà modo di notare alcun tipo di cicatrice. Ascolta il tuo racconto, le tue motivazioni, senza mai interrompere o disturbare il tuo incedere. Desidera analizzare ogni sillaba da te pronunciata, studia la sicurezza nella tua voce, ricerca la sincerità nel tuo tono. Attende fino a quando il discorso non par concluso, le argomentazioni e le risposte fornite, prima di schiuder nuovamente le labbra fra loro e permettere alla voce di straziare il silenzio venutosi a creare nella stanza. < Una storia che le offre senz'altro una bella motivazione a voler perseguire i suoi studi in questo campo. Uno scopo nobile, anche, che le fa onore > commenta lei portando ora le braccia a scostarsi dal bordo della scrivania per andare ad incrociarsi al proprio petto, lo sguardo rimasto fisso su di te senza mai venir smosso, distolto. < Non le sarebbe servito a nulla cercare di darmi la risposta che avrei voluto sentire, so riconoscere un bugiardo quando ne vedo uno, per cui ho apprezzato il suo voler essere sincero > aggiunge poi respirando piano ed umettandosi rapidamente le labbra con un gesto meccanico ed istintivo. < Ma non cerchi di adularmi, non funziona > continua poi in merito a quel complimento così diretto. Le labbra si distendono appena in un accenno di sorriso, lo sguardo non è duro, quasi divertito. Ha forse apprezzato il complimento, ma non lascia ch'esso influisca sul giudizio che ha di te o della tua candidatura. Termina d'ascoltare il tuo dire, ti osserva, segue il tuo movimento con lo sguardo vedendoti alzarti e stagliarti dunque dinnanzi a lei a ben poca distanza, l'uno di fronte all'altra. Le labbra si distendono sul di lei viso in un sorriso compiaciuto, soddisfatto, quand'ode quelle ultime parole, ritrovandosi quindi ad annuire leggermente col capo. < Ed è così davvero, signor Koichi. E non è solamente un modo elegante per dire che salvare qualcuno richiede molta più fatica che per uccidere, ma è semplicemente la verità > spiega la donna andando ad inclinare il capo verso la spalla sinistra continuando ad osservarti. < Vede... per poter essere un medico c'è bisogno di una capacità di base molto, molto importante. Un prerequisito essenziale di cui non tutti dispongono > principia lei inspirando piano, fermandosi solo per un istante prima di riprendere con il suo dire. < Richiamare il chakra medico. Senza di esso non sarebbe possibile utilizzare i propri jutsu e quindi curare, di fatto, il prossimo. Per cui dovremo verificare se lei è capace o meno di richiamare a sé quest'energia > spiega la luminare andando ora ad alzare il palmo destro frapponendolo fra voi, verso l'alto. Tempo qualche secondo ed ecco che la sua pelle, la sua carne, va a venir avvolta da un tiepido alone verdognolo rassicurante. < Questo è il chakra medico. E per poterlo richiamare deve concentrarsi sulle due energie che insieme compongono il suo chakra. Le basterà concentrarsi su una di esse estrapolandola dal proprio chakra per poi spingerla verso gli tsubo e permetterle di avvolgere il proprio palmo > La spiegazione è semplice, breve, ma altrettanto non sarà la pratica se si considera che non tutti sembrano essere capaci di richiamare tale energia. < E' molto semplice, in teoria, tuttavia riuscire a richiamare a sè una sola delle due energie dopo la fusione che dà vita al chakra è molto complicato e molti non riescono a farlo > chiarisce lei andando adesso a voltare il capo verso la propria sinistra, la relativa mano a portarsi all'indietro fino al porta penne della donna. Afferra da esso un taglierino e va semplicemente a premere il bottone che allunga la lama dello strumento. Avvicina l'oggetto alla propria destrorsa -ancora col palmo rivolto verso l'alto ma privo di alone verdognolo- e passa la lama affilata sulla sua carne causandosi un taglio netto e superficiale sul palmo da cui sgorgano gocce di sangue vivo. < Se riuscirà a richiamare il proprio chakra alle mani le basterà avvicinarle alla ferita e far fluire il chakra medico all'interno di essa ed il processo curativo inizierà > Non pare affatto turbata da quella ferita autoinflitta, non mostra segni di dolore, né alcun vacillamento. Gentile, seria, ostinata. Molto meno fragile di quanto in realtà non appaia. < Forza, provi. Vediamo se è nel suo destino questa strada > E, con queste parole, prende ad osservare la tua reazione ed il tuo fare senza più proferir parola. [Ambient per Koichi]
La Luminare osserva il fare del ragazzo notando come, dopo diversi attimi di quella che pare profonda concentrazione, la sua mano vado a venir avvolta del fatidico alone verdognolo tipico del chakra medico. Una espressione soddisfatta va ad illuminare lo sguardo della donna che, annuendo appena col capo, va a proferir nuovamente verbo. < Bene. A quanto pare hai una predisposizione naturale per questo tipo di arte > commenta lei, seria, fissandolo tranquillamente, sentendo la di lui mano poggiata sulla propria. < Tieni la mano ad una decina di centimetri dalla ferita ora e lascia fuoriuscire il tuo chakra così da colmarla. Questo avvierà in pochi secondi il processo di guarigione accelerata delle cellule > spiega lei invitandolo, dunque, ad utilizzare per la prima volta il proprio potere al solo ed unico scopo di medicare una ferita altrui. < Questa tecnica prende il nome di Mani Terapeutiche > aggiunge semplicemente prima di tacere e lasciar modo al ragazzo di procedere con il suo tentativo. Non aggiunge altro rimanendo ferma dinnanzi a lui in attesa di un qualunque gesto. [Lezione per Koichi] [Mani Terapeutiche C]
Il chakra va scivolando dalla mano del chuunin fino a raggiungere quella della luminare. S'insinua tiepido lungo il solco scavato nella pelle, nella carne, andando a riempirlo, a colmarlo, raggiungendo le cellule. Sangue, tessuti, muscoli graffiati e incisi vanno a rigenerarsi rapidamente arrestando il dolore e donandole invero una sensazione piacevole. Un pizzicore gentile che le formicola per la mano. La donna annuisce soddisfatta, compiaciuta, fino a quando qualche istante più tardi la ferita non va a rimarginarsi del tutto. <Bene. Molto bene> acconsente ed annuisce lei con fare serio, un mezzo sorriso ad illuminarle il volto. <Hai una buona capacità di base e voglia di imparare. Direi che per me non ci sono obiezioni al tuo ingresso nella squadra> acconsente infine guardandolo in viso, annuendo col capo e porgendo la mano ora guarita e perfettamente sana al suo indirizzo a voler concludere quell'accordo nel più antico e sempre attuale dei modi. <Benvenuto a bordo, allora> sorride infine la donna con gentilezza. <Da domani presentati pure qui in Ospedale così da iniziare i turni in reparto. I tuoi superiori ti spiegheranno come muoverti e cosa fare e poco a poco ti insegneremo piccoli trucchi del nostro mestiere. Come ti dicevo il mio tempo per oggi è finito e devo proprio andare> spiega lei ergendosi in tutta la sua statura con le braccia ora molli lungo i fianchi. <Cerca di allenarti con questa tecnica e vedrai che sarà sempre più semplice richiamarla col tempo> Un'ultima rassicurazione prima di rivolgergli un saluto cortese e dirigersi verso l'uscita dello studio. [END]