Giocate Registrate

Giocate Disponibili
Calendario
Trame
Giocate Registrate

{Spin-off]La verità dell'Insonne.

Quest

0
0
con Hanae, Kurona

Tutto inizia con una fitta alla tempia, una pressione immensa- un chiodo puntellato li e premuto fino allo snervante, fatto apposta per irritarti, farti stingere gli occhi e scuoter la testa. E’ una sensazione ricorrente, non è vero? Un centinaio di piccole, piccole minuscole e fottute zampette che ti scavano nel timpano e nella carne, senza poter far nulla se non grattare nella carne, premere sull’orecchio stesso e tentare di tirar fuori qualsiasi cosa ti stia divorando dall’interno. E’ un secondo frastagliato, quello in cui ti rendi conto che tutto il potere che hai cercato fino ad ora è niente se ora non sei che un enorme pezzo di carne per un verme fin troppo evoluto. Eppure l’ultima notte, l’ultima notte sembrava esser passata come acqua tiepida sulla pelle. L’odore dei Sali di Suna, l’odore della pelle, del sangue, l’odore della carne e dei peccati di cui ti sei riempito la bocca –o forse no?- ancora ti aleggia sotto il naso come nota dolente di quel che sei divenuto. Di quello che hanno fatto di te, come si farebbe con un intelligenza artificiale. La si programma, non la si alleva. La si resetta, non la si sgrida. La si smonta, non la si punisce. Forse, parlando tra noi, Katsumi ora come ora non è molto diverso da un’intelligenza artificiale. Improvvisamente è come se fossi seduto da troppo tempo, quella sensazione di guardare e non vedere che viene meno quando, dritto a qualche metro di fronte a te, noti sedere con serafica armonia… Qualcosa che riconosci, ma con orrore, non risponde ai tuoi movimenti. Le labbra serrate, il viso abbassato, assorto, su un piatto tondo di ceramica che porta una pietanza che no… Non è nelle tue preferite. Una bistecca al sangue troneggia su quella tavolata ottocentesca imbandita di ogni pietanza possibile immaginabile, una cerimonia d’odori che sollevano gli olfatti ad esser avidi, ma che per sorpresa si presentano ai tuoi occhi coperti da vassoi tondeggianti e argentei. Sei vestito bene. Come un re. Come quello che ti siede di fronte e con flemma, mangia la sua bistecca come farebbe un amico di vecchia data. Il pavimento che s’alterna in piastrelle bianche, e piastrelle nere—e tutto attorno, questa stanza dalle pareti nere, sembra non esserci una fine. E’ una sensazione che parte dallo stomaco, e stringe la gola come se ti stesse soffocando. La paura del vasto: Perché esiste? Perché il vasto, non ha vie di fuga. Non ha limiti. Non ha motivo ne regole. Una poltrona regale avvolge il tuo corpo, decisamente comoda, così come troneggia al di la della schiena ricurva di Nemurimasen si presenta come una figura infinitamente cheta, così placida, serafica… Da mettere in soggezione. Le occhiaie come fondi di vino a rimarcargli il rosso cremisi degli occhi che guardano solo, esclusivamente il suo piatto. <Finalmente..> La sua voce un soffio gelido, quando alza gli occhi… Ti guarda. Un cigolio spezza il dolce suonar di arpe e violini, un suono che arriva da ogni angolo, e da nessuna parte. Forse, arriva da quel pavimento. <Rischiavo di finire la cena… Senza di te.> La destra posa la forchetta, scivola su un tovagliolo di tessuto bianco, con una “N” cucita sopra.
[Tavolo; http://www.mmarkley.com/5112-table-and-chairs.jpg][PV dell'Insonne: Kaneki white hair]

15:57 Hanae:
 Un fastidio percuote il proprio capo. Repentino, nato dal nulla. La sensazione stessa di uno spiedo che pian piano va a pressare sulla propria testa, una sensazione che gli impedisce di porsi domande. Dov'è? Dove era? Cosa stava facendo? E' tutto cosi' irrilevante quando la realtà che ti circonda viene alterata. Quando le tue convinzioni vengono più e più volte spezzate, rendendoti..il guscio di ciò che eri. E' stato Yukio a risvegliare in se una consapevolezza che prima di allora faceva finta di non sentire. E' vicino alla fine, ma non vuole realmente superare il confine che lo separa da colui che lo ha programmato per primo. Da colui che lo ha resettato quando ancora ignorava il mondo degli shinobi. Cosa succederà quando anche Sasuke non sarà che un vano ricordo della propria mente? Perchè non riesce ad ignorare il dolore? Apre gli occhi, e l'ambiente attorno a se prende forma. Una grande tavola colma di piatti, un pavimento che-- dopotutto conosce. Quello stesso motivo a quadri bianchi e neri che lo ha torturato nei propri sogni dopo essere stato per la prima volta torturato. Quello stesso motivo che adesso si cela dietro una piccola stanza usata da lui per rivivere quei ricordi, per sentirsi vivo. Le iridi color cremisi scivolano attorno a se, osserva quell'immensa stanza, priva di fondo..vuota. Posa come un Re sulla pregiata poltrona che lo accompagna, il suo stesso vestiario rimarca quel titolo. Sulle spalle uno sciallè in tessuto, anch'esso richiama il color cremisi che tanto si è inserito nella propria vita. Non è realmente importante, il resto. Un placido silenzio accompagna questi primi secondi, lo sguardo si impunta so colui che troneggia nel lato opposto di quella tavola colma di pietanze. Puo' percepirne ogni singolo odore, cosi' preciso e reale. Lo vede- Una figura che si rispecchia nella propria. Attende che vi sia da lui un movimento, e assieme a quel primo cigolio, ecco le sue prime parole. Potrebbe essere un'illusione, ma..non ha quell'impulso che normalmente lo porta ad un rilascio. E' tutto cosi' perfetto che da quella realtà..non è interessato a scappare, o quantomeno a provarci. Come uno specchio che riflette la propria coscienza. Le labbra si schiudono appena, sbruffa, e al contempo poggia il gomito del braccio destro sul poggia-braccia della poltrona sulla quale siede. Il dorso della mano a sorreggere il capo. < Cosa hai preparato..> China leggermente il capo di lato, arricciando appena il naso e corrugando la fronte. < Per questa cena? > Le portate..il dialogo..qualunque cosa abbia in serbo per lui.

Analizzando le due figure poste a specchio, in questa situazione, potremmo scavare nell’io più profondo di Katsumi e spaventare- no, troppo poco- terrorizzare ogni lettore. Nell’analogia di questi due figuri, vi sono differenze effimere che nel simbolismo del manga, hanno significati radicali per l’ego del reale: Katsumi. Le occhiaie, simbolo d’insonnia; ansia, agitazione, irrequietezza. E i capelli bianchi, simbolo d’un trauma recente. Uno strappo, impatto a quel che son le nostre convinzioni che ci dirigono verso quello che invece, abbiamo sempre odiato. Un trauma, leggendolo da fuori, come un semplice lettore, sembra una sciocchezza. Può passare il tempo, e farlo sembrare piccolo, insignificante, può far sembrare il trauma stesso un pretesto per esser cattivo. Ma non è così. Quello che abbiamo visto, che abbiamo sentito sulla nostra pelle, son gli stessi punteruoli che hanno svegliato Katsumi dal suo torpore. Può sembrare che tutto vada bene, ma poi eccoli. Scavare nella carne. Farci strizzare gli occhi, con il vano desiderio che tutto svanisca così, con un soffio. Ma sono sempre li, e ti seguono come se tu fossi l’ultima moda del momento. L’Insonne rappresenta questo, di Kat. La parte di lui che mai, mai, mai, potrà risolvere o infangare ciò di cui la sua pelle è sporca. E siede come lui, come l’altra metà del Re. Il tovagliolo bianco issato a tamponarsi le labbra con una diligenza impeccabile, ed il suono di quei violini, che non sono altro che un dolce sottofondo, come se Lui non volesse far nulla—che due chiacchere. <La tua portata preferita, nh?> Come se fosse ovvio, le labbra si tendono in un sorriso gioviale, invitando con la mano lo stesso 0-21 ad issare il vassoio d’argento che gli sosta davanti agli occhi, ponendo il gomito speculiarmente a quello di Katsumi, per poggiarsi comodamente a quella tavolata. <Zero Ventuno.> Incalza abbassando lo sguardo sulle mani pallide, smaltate di un nero che in contrasto, lo fa sembrare un disegno su carta ruvida, e così è la sua voce. Non rauca. Non troppo diversa dalla voce di Katsumi stesso. E dei fiori rossi pendono come petali piangenti al centro del tavolo, in un vaso alto, ricamato ed impreziosito dai disegni che paiono fatti a mano. L’eleganza d’ogni gesto che nasconde, invece, la brutalità delle parole. <Ancora a brancolare nel buio, io e te.> Gli occhi si alzano verso di lui, constatando le sue espressioni, mettendo pause immense ad appesantire quel che sta dicendo. <Sei fatto di temporeggiamenti e rinunce, non è vero?> Si alza lentamente, tornando a rizzare il busto sulla sua sedia, guardando composto l’altro. <E pensare che Arima, t’aveva nominato come successore. Come capo clan Uchiha.> Il capo si scuote, piano. <Che fallimento.><Probabilmente, sei proprio come Irou. Una provetta che andava buttata al primo sviluppo.> Le labbra che si piegano in un segno di sdegno, ma non è la fine. Non è la fine di quest'illusione. <Sei così sciocco...>..<Rincorrere l'amore di una donna che...Vuole morire. Rendila felice, no? Uccidila.>[GDR GO!]

16:44 Hanae:
 Malvagio. Forse è cosi' che molti etichettano un'identità quale la propria. Un ammasso di emozioni negative che hanno dato vita ad una macchina che uccide e mangia, seguendo tali due comandi come se fossero stati ordinati come uno script. Un ammasso di negatività, o forse non è cosi'? Ognuno di quei piccoli dettagli che formano la propria figura nella parte opposta del tavolo rappresentano nei dettagli..una parte di sè. E' come quando si guarda ad uno specchio. Un infinito numero di piccoli insetti che danno forma alla propria identità. Aveva abbandonato l'idea di vivere, ma più si avvicina alla morte e più si aggrappa a quel che rimane di sè. Ha paura di sapere cosa verrà dopo, ma per quanto potrà ancora temporeggiare? Lo sguardo a osservare quella tavola, alternandosi alla figura dell'insonne quando questo gli parla, o viceversa. La mancina a distendersi leggermente in avanti al dire altrui, osserva quel vassoio dalla forma argentea, qualche istante soltanto prima di muovere appena indice e pollice per afferrare il coperchio, e cosi' mostrare ciò che al di sotto vi risiede. Una risata si palesa alle parole altrui, scemando rapidamente in una pausa di puro silenzio. < E' strano. > Inarca leggermente il capo verso l'alto, lentamente, andando al contempo a chiudere gli occhi. Brevi istanti. < Non c'è più..niente. > Sembra quasi prendersi gioco di ciò che entrambi dicono. Risponde alle parole altrui, rimanendo in silenzio per diversi secondi quando l'altro chiama il nome di Arima. < Sei..cosi' brutto. > Scuote leggermente il capo. < Una tela davvero pessima, forse è per questo che non la mostriamo a nessuno..> il capo si abbassa nuovamente su quella tavola, sorridendo appena. < Arima, Sasuke, Gli Uchiha, Jason..la stessa Akatsuki. > Ripassa ognuno di quei nomi, includendo colui che per primo gli ha fatto conoscere il dolore fisico e mentale. Colui che lo ha torturato, al quale..in un certo senso si è affezionato. < Non c'è niente di..divertente, non più. > Segue i movimenti altrui con lo sguardo. < Ho trovato pace nell'amore. Poi ho trovato pace nel dolore. Ho consumato entrambi quei sentimenti per tenermi in piedi. Hai paura? > La domanda è quasi retorica, nei confronti della propria persona. < Di ciò che ci accadrà? Di ciò che rimarrà se lascerò andare tutto? Non hai motivo di averne..> Impunta lo sguardo su quella figura, un sorriso malizioso si forma sulle labbra. < Ho già lasciato andare tutto. > Lo sguardo torna soltanto adesso sul piatto davanti a se.

Il silenzio cala grave, parlare verso di lui—per certi versi è come rivolgersi a se stessi, non è vero? Lui almeno a differenza della tua testa, così confusionaria, così bramosa, ha la decenza di ascoltarti in silenzio abbassando gli occhi a guardare l’osso rimasto nel piatto oramai povero di attenzioni. Sarebbe facile, se ora L’insonne svanisse e ti lasciasse a fare i conti solamente con un risveglio tanto brusco da spossarti.. Senza infonderti ulteriori dubbi. E’ un incubo. E’ un incubo e poi tutto finisce com’è iniziato, non c’è da preoccuparsi infondo, respira.. Sei.. Tornato? Invece come Lui abbassa il capo con l’accenno di un sorriso a quelle domande retoriche, una scia disomogenea divora la stanza ed il tavolo, abbattendo la mano su quella di Katsumi che aveva tentato d’alzare il coperchio della sua pietanza preferita. Non ora. Ora la portata principale è questo—che però, non sembra esser il discorso preferito di Katsumi. E sicuramente parlare con arroganza verso se stessi, non porta a nulla, se non una risposta a tono. <No.> Parole come lame nel buio, le senti affilate, come se te le stesse puntando alla base della gola, costringendoti a guardarlo, in qualche modo. <Tu hai cercato l’oceano.> Il capo scivola verso la spalla, a qualche scarso centimetro da Katsumi, guardandolo con la curiosità con cui dovrebbe esser il reale a guardar l’Insonne. <E ti sei dissetato in una pozza d’acqua, fingendo-- > Incalza uno sbuffo di risata unico, come a dar dell’ilarita invero assente a questo discorso. <Fingendo che oltre il fondo ci fosse ulteriore acqua con cui dissetarti> La mano su quella di Katsumi è gentile, quasi. Copre con morbidezza le sue nocche e solleva –è la cortesia, di quel gesto, come se volesse servirti lui stesso, in questo momento-, la solleva millimetro per millimetro. <Oh, e sappiamo entrambi quanto tu abbia sete. Così tanta, che ora—fingendo d’esser dissetato, ti lasci morire ai piedi di finzioni. Solo perché sei troppo testardo, troppo egoista, per capire che quello che vedi non è niente.> La mano lascia cadere il vassoio a terra e dentro v’è il capo di Kimi Doku. La fiamma di Katsumi. L’ultimo passo verso l’evoluzione completa del suo potere. L’amore, la passione, la sofferenza. Una testa mozzata che per altro, se non per tratti, non è diversa da quelle delle sue vittime. Centiipedi che si muovono sul vassoio, come ti senti ora? Oh, e pensare che potresti anche sol tu essere il loro pasto. O forse loro il tuo. La vita è una messa al confronto. Mangiare, o esser mangiati. <Hai cercato bacini enormi d’acqua per dissetarti. Ma quando ti ci sei affacciato, il tuo riflesso ti ha terrorizzato.><Guardala.> Un sorriso sulle labbra e la sinistra, dolcemente, passa sul capo di Kimi. Enormi occhi azzurri, così espressivi, così freddi, con quel crine corvino liscio tra cui i centipedi si arrampicano, moltiplicano, fino a creare un arazzo in continuo movimento. Eppure, nella voce dell’Insonne, c’è dolcezza. <Non hai avuto paura che nel guardarti… Sapendo tutto… Provasse s c h i f o ?>

17:37 Hanae:
 Rimane fermo su quella poltrona regale, comoda per il proprio corpo..ma particolarmente pesante per la propria mente. O forse..sono soltanto le parole dell'insonne a rendere pesanti questa stanza? Le conosce, ormai. Le proprie debolezze, le proprie paure. Quante volte ancora dovrà affrontarle prima di renderle totalmente vane? Non riesce ad alzare il coperchio, venendo interrotto. Conosce quella sensazione. La propria memoria si abbatte improvvisa sul passato. A quando la guerra civile imperversava per Oto. Al periodo nel quale per la prima volta è stato messo davanti a quella che dovrebbe essere la sua paura peggiore. Era seduto su un letto, servito e riverito, vestito come un Re. Affianco a lui un'identità simile a Nemurimasen, che gli offriva pietanze d'ogni tipo. Aveva terribilmente paura, al punto dal rinnegare qualunque cosa. E adesso percepisce quanto la situazione sia simile. Se qualcuno ha simulato una forma della propria coscienza..è stato davvero bravo. Al punto che inizia a sentire un prurito, leggero, ma presente. Ascolta ogni singola parola, eppure il silenzio si sparge ulteriormente per quella stanza quando il vassoio viene fatto cadere al terreno. Una testa coperta da una miriade di centipedi. Riconosce in mezzo agli insetti quei lineamenti. Gli occhi, i capelli, le labbra. Le labbra a mostrare un sorriso, batte appena le ciglia in tale frangente, inspirando. Quel prurito cresce d'intensità. < Quante volte..? > Le labbra si schiudono appena, un sussurro cosi' pacato e scoordinato alla situazione dal sembrare malato. Le iridi cremisi fissano quel capo mozzato. < Quante volte mi proverete ancora, prima di capirlo..?> Tenterebbe di alzarsi da quella comoda poltrona, il busto ad esser drizzato e lo sguardo a portarsi sull'insonne per qualche istante. < La amo. > commenta, placido. Le ginocchia verrebbero flesse, in modo da potersi chinare, per osservare meglio quel piatto. < E l'avrei mangiata..davvero. > Sembra quasi una confessione in direzione altrui, mentre la mancina verrebbe allungata verso i centipedi e la testa. < Ma lei non ha paura.. e non vuole morire. > Scuote leggermente il capo. < Le darò la pace, quando la vorrà..> tenterebbe di sfiorare le labbra dei resti della doku, soltanto il pollice vi scivolerebbe sopra. < Posso aiutarti? > Lo sguardo scivola su quella figura che lo ha portato in questa forma di incubo. Non ha bisogno di un sogno per viverne uno.

<Aiutarmi?> La voce che scocca come una freccia in aria, mentre ambo gli occhi si posano su quelli di Katsumi a pochi centimetri di distanza. Ma il sorriso sulle labbra dell’Insonne decanta la tranquillità delle sue azioni, mentre le dita sul crine di Kimi scivolano ad accarezzarla. <Oh-Oh no, sono io che sto aiutando te, non lo capisci?> Come se fosse ovvio, come se quella stanza, non fosse stata strappata dalla testa di Katsumi e resa reale. Per un certo verso, mio adorato Uchiha, Nemurimasen è il tuo nuovo centipede. E’ dentro la tua testa, e vede dai tuoi occhi, sente dalle tue orecchie. Lui, è il tuo riflesso. E quella citazione sulla tela orribile, quella che hai usato anche con qualcun altro. Lui, l’ha catturata e ora ripensandoci, con un fianco poggiato al tavolo imbandito, sorride. <Oh, questa tela è la mia preferita.><Se solo non fosse sporca e bruciata. Sarebbe il miglior spettacolo per occhi che sanno guardare. E la migliore storia da raccontare a qualcuno.> Il capo si sposta di lato, come a temporeggiare. <Eppure non sarà per sempre così, hai paura?><Hai paura di quel che verrà dopo? Hai mai avuto paura di scavare troppo a fondo, e trovare qualcosa che non ti piace? Io si.> Una confessione intima, la destra che si tenderebbe a poggiarsi sulla guancia di Katsumi, in un moto d’affetto. Ma quando il diavolo ti carezza, vuole l’anima, dicono. <E ora?><Che succede?>...<Conscio di viver in un limbo tra ‘ora’ e ‘dopo’, sei come una formica davanti ad una carovana di merci. La guardi arrivare da lontano, ma sai—sai bene che qualsiasi movimento tu faccia, è troppo tardi per evitare una catastrofe.> La mano s’abbassa, con un sospiro che sa di delusione. <L’amore. L’amore, l’amore, l’amore> Lo canzona melodioso, alzando il fianco dal tavolo per muover dei passi. <Ci attacchiamo all’amore perché soli avremmo paura della nostra ombra. L’amore è un futile pretesto per non viver con noi stessi. Ma attaccati a questo, se pensi che sia una soluzione ottimale.><Finirai per sbucciarti le ginocchia un’ultima, piccola, volta.> C’è del nevrotico nei movimenti dell’Insonne, quando lascia cadere quel coperchio che copriva la testa di Kimi ai tuoi occhi, scivola di lato con il capo, alzando la destra e ponendo il pollice appena sopra la piccola nocca dell’indice, posta tra seconda e terza falange, facendo vibrare nell’aria lo schiocco delle ossa che scattano in uno scoppio. Espira, di mero godimento. <Sai cosa non sopporto?> Fuori tema, è lui a giostrare questo discorso come più preferisce. Eppure l’aria, alle sue parole, si fa improvvisamente pesante. Perché retrocede, in direzione del suo posto e ti da le spalle come chi è sicuro di quello che fa e quello che dice. <I discorsi abbandonati a metà.> E lo esordisce come se ci fosse qualcuno, in particolare, che avesse abbandonato l’Insonne con l’amaro in bocca. Ma no, non sta parlando di lui. Lui, non parla mai di se stesso, parla di loro; è chiaro che lo stesso insonne vive sulla pelle quello che vive Katsumi, le sue paure, le sue angosce, quella sensazione che gli solletica la pelle creando quel prurito- quel prurito che può aumentare fino a infonderti il desiderio di sradicartela e strapparti la carne di dosso. <Ahh-> un sospiro, flebile. <Arima, arima, arima. Parla, ma mai troppo non trovi?>..<Il progetto Zeta. All’apice, il progetto 11-shichi.> Eccolo sedersi nuovamente sul suo trono, come se dovesse prender aria. Ma sembra tanto ostico, tanto freddo, da esser oramai deceduto da tempo. Senza cuore. Senza cuore, soprattutto per il suo riflesso nello specchio. <Mi viene quasi—quasi da ridere a dirti certe cose- > Abbozza un sorriso fugace, scansando il viso a guardare il vuoto buio dei dintorni. Ma nuovamente espira, inspira, il petto che s’abbassa, coperto da una camicia bianca ed una cappa color rosso vino, fermata sulla spalla sinistra. <E’ passato un po’ di tempo.. E del resto, sei uno dei tre sopravvissuti. Il laboratorio originale è stato oramai chiuso. Ma lei dovrebbe esser viva, forse è stata venduta a qualche Daimyo. Il nome “Nanami Uchiha” ti dice niente?> Gli occhi si alzano, cheto, si passa una mano tra i capelli. <Certo che no, certo. Quella era solo carne da macello. E certo, il discendente del progetto shichi, non può avere legami terreni.><Forse, Arima- per la tua crescita, la toglierà di mezzo prima ancora che tu—possa guardare negli occhi tua madre.> Le labbra si piegano in una smorfia, ma è un secondo. <Sempre che una cavia utile solo per il suo utero possa chiamarsi madre.> … Quella sensazione—quel dolore alla tempia, è lo stretto necessario per farti capire che il tuo tempo è scaduto. Poi viene la vampata di calore, è così denso, caldo, che ti toglie il respiro. Il sudore, è buio, è notte. E la luce che filtra dalle finestre suggerisce di fere silenzio. Uno straccetto di luna illumina il braccio pallido di Kurona che posa sul tuo ventre, così come le braccia di Yukio abbracciano il costato della donna. Nell’aria—quell’odore che ora come ora, sembra fuori luogo. E’ solo—solo- un brutto incubo?

THE END

18:55 Hanae:
 Lo sguardo scivola sull'insonne. Per certi versi si aspettava che tutto sarebbe semplicemente finito adesso, si aspettava di trovarsi davanti all'ennesimo incontro con qualcuno che pensa di poter capire la propria coscienza. Ma questa--- era diversa, totalmente. Non vi era niente fuori posto, non vi era niente di casuale. E' forse questo che ha spinto l'Uchiha a non tentare di liberarsi dalle catene che oramai lo avevo stretto in quella dimensione. < Perchè qualcuno dovrebbe aiutarmi? > La domanda è quasi retorica. Ha smesso di chiedere aiuto cosi' tanto tempo fa dal non poterne avere la conta, eppure..lo ha desiderato. Ma adesso non sente quel bisogno. Forse perchè si sente al sicuro credendo di sapere tutto di sè. O forse non si è mai posto alcun dubbio, tanto certo delle proprie origini. < Un po', ad essere sincero..> Lo sguardo si posa sull'insonne, a quell'affermazione. Ha paura di andare avanti e non puo' tornare indietro, rimane fermo tra i due estremi. Il moto d'affetto altrui viene accolto, quasi con gusto. Qualunque cosa faccia qualcosa accadrà. Quelle parole fanno crescere in lui quel prurito. Sotto la pelle, sotto la carne stessa. Non puo' porvi rimedio. Inspira profondamente, quando l'altro canticchia. Ma anche prendendo fiato, la stessa aria si appesantisce. < Di cosa stai parlando? > Inarca un sopracciglio, quando si accenna a discorsi lasciati a metà. E poi il nome di Arima, come se avesse omesso qualcosa di particolare, di importante nella sua storia. Le ginocchia vengono nuovamente distese, ed il busto drizzato. Lo sguardo a scivolare in direzione dell'insonne, che parlando di un "progetto", ne attira la curiosità. Cosa puo' avergli nascosto Arima? La domanda sorge spontanea, ed il progetto del quale gli accenna quella figura è la risposta. Una risposta anch'essa per metà. Gli dice qualcosa, ma non tutto. Eppure..quel che viene detto è abbastanza. Nanami Uchiha, sua madre. Le pupille sgranano a due piccoli fori, il dolore alla testa raggiunge il suo apice. <...> Sta sparendo tutto, ma-- ancora un po', soltanto un po'--- < Cosa v-- > Il fiato viene a mancare, inspira profondamente e..tutto sparisce. E' nuovamente in quel letto, sveglio. < No..> Digrigna i denti, sussurrando. Il busto ad essere flesso in avanti, si alza d'improvviso da quel letto, guardandosi appena attorno. <No..no no..> Le braccia vanno a sorreggere lo stesso capo, le mani sui capelli. Si guarda attorno, nel panico. Lo sguardo a ricadere sul tavolo dove poggia il sakè. Gli si avvicina, le braccia si portano al di sotto di esso, lo rovescia. < NO! > Le unghie ad affondare sulla propria pelle, definibile un attacco di Isteria. Non di nuovo. [END]

Semplice ambient per cui non posso darti px, sob.
Katsumi conosce Nemurimasen, la sua dolce -non troppo- controparte cattiva.
Ma Nemurimasen al contrario delle controparti conosciute fino ad ora, non offre lui ne il potere, ne lo denigra.
L'insonne -così introdotto in questo spin-off- offre Katsumi la verità,
ma la verità è affilata, e può scottare.

Nanabi Uchiha e le verità nascosta da Arima, cos'è il progetto 11-shichi?
Anche detto: Il progetto "Sangue Morto".

Spero tu ti sia divertito, a me sei piaciuto molto, moltissimo.
E vediamo se riusciamo a movimentare un po gli obbiettivi di Katsumi!