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"...must first destroy a world."

Quest

Giocata di Clan, Giocata di Lavoro

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con Azrael, Hanae, Ryuzaki

Svariati metri sotto terra, nel freddo e nell’umidità che il sottosuolo di Kusa può offrire a chi è così incosciente da avventurarsi in quei cunicoli. Due individui coscienti e uno portato in spalla a peso morto in semi coscienza, con la capacità giusto di percepire la pesantezza dell’atmosfera che si respira a stento lì sotto, il volto coperto da un sacchetto in stoffa nera. Di lui si possono intravedere giusto i vestiti logori e stracciati, mentre gli altri due portano abiti che si presentano indubbiamente meglio. Quello che si sta caricando il peso del genin è un uomo grosso, capelli blu, i dettagli del volto occultati da una maschera bianca la cui forma non è ben specificata. Addosso porta strumenti metallici ed affilati di ogni genere e forma, gli occhi rossi rilucono sadicamente dal candore leggermente sporcato di sangue della superficie che gli copre la faccia, le gambe sono fasciate in un pantalone verde militare particolarmente largo su cosce e stinchi, che si stringe nuovamente sulla caviglia. L’altro invece è un membro degli Uchiha che il genin conosce già, capelli neri sulla sommità che vanno via via sbiadendosi in un bianco sempre più candido in direzione delle punte. Completo nero, non vi sono dettagli che danno nell’occhio eccezion fatta per il ventaglio del clan dello sharingan posto a livello del pettorale sinistro, allineato col cuore. Quest’ultimo fa strada all’interno dello stretto tunnel, per giungere in una stanza dalle pareti in terra e roccia, scavate alla bene e meglio all’interno dei sotterranei, ma il pavimento è perfettamente piastrellato. Bianchi e neri i quadrati che formano quel movimento a scacchi che rendono armoniosa la stanza in cui ora sistemano Wes, su di una sediolina di legno. Il più grosso gli rimuove il cappuccio, mentre Katsumi si sistema di fronte a lui, in piedi, lo fissa dritto in volto con una fermezza ed una freddezza degna di chi è ben conscio di ciò che sta per accadere. Nei suoi occhi brilla lo sharingan a tre tomoe, un lungo respiro profondo precede uno choc direttamente nel cervello di Wes, il cui sistema nervoso viene risvegliato in modo che potrà rendersi conto di ciò che sta accadendo, come se gli avessero infilato le dita in una presa elettrica. Un senso di torpore sarà diffuso in tutto il suo corpo, le gambe prive di mobilità per una ragione che lì per lì il genin non potrà capire subito. Non gli viene rivolta parola alcuna, attimi di silenzio in cui potrà cercare di rendersi conto di dove si trova, di chi è e anche del perché è lì, in mezzo a quella scacchiera sporca di sangue raggrumato il cui odore metallico punge le narici dei presenti peggio di quanto potrebbe fare un oggetto contundente. < Benvenuto all’inferno. > le uniche parole dette da colui che ha i capelli e le sclere bicrome, la voce bassa ed a tratti rilassante, di un qualcuno che sta per accompagnare un’anima all’inferno come il più mite dei traghettatori dello Stige.

[Png 1: http://img1.ak.crunchyroll.com/i/spire2/4c4becba0883e987f312a0de77938d351272175338_full.jpg | Katsumi: http://static.zerochan.net/Sasaki.Haise.full.1985187.jpg]

15:26 Ryuzaki:
 [ Sotterranei | Party with Katsumi ] Ancor intontito, in quella fase che precede il risveglio, mentre percepisce appieno il rumore dei passi e lo sballottamento causato dal suo trasporto quasi fosse un sacco di patate. Il corridoio è lungo, e dal rumore si potrà ben notar come sembri scavato nella roccia, ed il rimbombar dell’acustica ricreerebbe le condizioni necessarie per permetter d’intuir che il luogo è chiuso, quasi sigillato, all’apparenza un tunnel. Il volto vien quindi scoperto e gli odori si fanno già più pungenti rispetto a prima, ma ancor tutto tace. Ancora dorme, si, ma non ci vorrà molto prima del suo brusco risveglio, già, perché il ragazzo ancora non lo sa, ma starebbe per ricevere uno scossone quasi paragonabile a metter il pene sui cavi della tre ottanta. E nemmeno il tempo di batter ciglio che <..AH..AH..AH..> respiri affannosi, il viso sudato ed un’espressione che paleserebbe il suo sconforto, la disperazione e lo scombussolamento più totale. Il calore or lo pervaderebbe, è quasi piacevole quella sensazione, come star rintanati sotto le coperte, ma qualcosa non va, qualcosa non è come dovrebbe essere. Resta immobile, incapace di capir almeno momentaneamente dove si trovi, il perché ed il come ci è finito. Non comprende la ragione del perché le sue gambe non rispondano agli impulsi, ma la sua parte inferiore attualmente par insensibile ed incapace di muoversi. Il capo ruota velocemente tentando di assimilar quante più informazioni possibile, notando ovviamente la sedia sulla quale è stato adagiato ed il sangue. Quanto sangue, troppo per i suoi gusti, e quell’odore, così nauseabondo che non potrebbe far latro che giunger in ogni suo orifizio, o quasi, provocandogli quella insolita sensazione di nausea tale da farlo quasi rimettere. C’è abituato, o per meglio dire, c’era abituato. Ai tempi delle sperimentazioni in laboratorio veniva torturato un giorno si e l’altro pure, quindi in cosa questo trattamento dovrebbe differire? Come credono di risvegliare qualcosa con gli stessi metodi utilizzati in precedenza e che han fallito così miseramente? <..Dove.. dove ci troviamo..> la luce par apparentemente fioca, o forse è solamente una sensazione visiva e post-traumatica del suo così brusco risveglio.

Le parole di Wes non vengono recepite affatto da nessuno dei due aguzzini o comunque non vengono prese minimamente in considerazioni. Katsumi storce il viso in un’espressione di evidente disappunto. Avanza un passo, lentamente prima di lanciare uno sguardo di intesa in direzione del compagno, quello mascherato, che si leva dalla spalla un grosso cinturone pieno di lamette e pinze, evidentemente strumenti di tortura. Lo poggia a terra e la stanza rimbomba di rumori metallici di ogni genere. Si scrocchia le nocche prima della destra e poi della mano opposta, guarda l’Uchiha come per attendere una conferma per qualcosa. < Taci. > dice il ragazzo dai capelli neri e bianchi, poi incrocia le braccia ed al volto di Wes arriva il ginocchio dell’uomo più alto e muscoloso. In piena faccia, tra il naso e lo zigomo destro. Il dolore parrà quasi amplificato, la sedia rotolerà all’indietro lasciando cadere il genin che a stento potrà rimettersi in piedi e che vedrà letteralmente pezzo per pezzo di osso e carne la parte colpita cadere a pezzi sulle mattonelle a scacchi. L’aria nella stanza diventa più rarefatta, la luce viene sempre meno, le parti scure dell’ambiente diventano sempre più scure, quelle bianche sempre più bianche, il sangue raggrumato a terra sembrerà riprendere fluidità e sgorgare direttamente dalle fessure del pavimento, sporcandolo ulteriormente e raccogliendo quello del neo arrivato genin. La figura di Katsumi diventa visivamente più grande, come se la luce la stesse assorbendo egli stesso, l’occhio dalla sclera nera inizia ad emanare un bagliore rossastro, una sorta di fiamma che si libra senza luce né calore in aria < Avanti, ragazzino. Siamo io e te. Vieni e vediamo chi dei due è il migliore. > quello in cui si distorce il ragazzo adesso è un sorriso malsano e sadico, inclina appena il capo sulla destra < Oppure muori, qui, ora. >

15:48 Ryuzaki:
 [ Sotterranei | Party with Katsumi ] Rimane li, immobile, ad osservar le movenze altrui, mentre il fracasso emesso dalla sacca una volta poggiata al suolo par esser assordante, rimbombando nella stanza più del dovuto. Una parola soltanto ed io sarò salvato recitava il passo, ma in questo caso [SBAM] un ginocchiata ben piazzata andrebbe a ferir il volto dell’inerme scarlatto che ribaltandosi all’indietro, andrebbe inevitabilmente a cozzar con il suolo trascinandosi dietro la sedia. Il sangue sgorga fluido dal viso e continuando a fluir dal volto al suolo, unendosi a poco a poco con quello già presente. Una fusione quella avvenuta tra il proprio sangue, appena versato, e quello già presente, mentre ai suoi occhi or parrebbe esser lo stesso suolo a richear quel liquido rossastro dal ferroso e pungente odore. Il dolore è forte, lancinante e la sua espressione è sbigottita non capendo il perché di tutto questo. Che siano riusciti a trovarlo quei fanatici scienziati? Che si tratti di un loo ennesimo esperimento? O semplicemente quello che ha vissuto sino ad ora è un mero sogno e dal laboratorio non ha mai messo piede fuori. <..Tsh..> un gemito il suo mentre facendo leva sull’avambraccio destro tenterebbe di voltarsi a ricercar la figura che lo ha appena colpito ma la figura che or gli si paleserebbe dinnanzi par esser come cresciuta di colpo, assorbendo l’energia circostante. La luce andrebbe a mancar e quasi si potrebbe creder d’esser all’interno di un mondo eterocromatico, ove vi sian solo due tipologie di colori, chiari e scuri. E man mano che il tempo passa i colori van sempre più sbiadendo, diventando sempre più neri o o sempre più bianchi. Il fiato quasi vien a mancare durante il suo bagno di sangue, letteralmente, ricreando nuovamente il suo sentore di nausea, mentre tenterebbe di rialzarsi in maniera goffa per ricercar la stazione eretta. Quasi come bambi appena è stato sputato fuori da sua madre. Sorride quindi, mentre sul suo volto l’espressione pare cambiata, come non fosse lui or a parlare <..Non mi avete ucciso a suo tempo.. e non lo farete adesso.. > visibilmente una persona diversa, sicura di se, come se ad aver il coltello dalla parte del manico sia lui stesso, ma c’è qualcosa di strano in quella figura barcollante e che deficita a rimaner dritto davanti alla figura che si contrappone a lui. A divider i due quindi sollo la sedia ancor rovesciata, mentre dal visto dello scarlatto, il sangue proseguirebbe a rigargli la guancia e parte delle labbra.

Il sotterraneo cambia da colorato ad un mondo distorti in colori che rispecchiano le scale dei grigi, in cui vi sono davvero unicamente solo Wes ed il suo aguzzino appartenente al clan dello sharingan. Persino l’altro sembra essersi dileguato chissà dove, dopo quel colpo iniziale, come assorbito dal primo o disintegrato dalla forza del suo sharingan che fiammeggia in quell’occhio nero e rosso. < Ha… ha… ha… > ride debolmente Katsumi, scuotendo la testa. Solleva la mano destra, anche questa inizia a fiammeggiare dello stesso colore dell’occhio, il rosso scarlatto che ricorda il sangue e lo stesso sharingan. < Non sei qui per morire. > mentre la mano si solleva Wes sentirà il pavimento mancargli sotto ai piedi, la stanza iniziare a girare, il suo corpo alzarsi dal pavimento a mezz’aria, per quanto lui sia libero di dimenarsi come meglio desidera. < Sei qui per pagare… > le labbra tagliano un sorriso affilato sul suo viso eburneo < … pagare per tutti quelli che come te sono dei disgustosi aborti … > solleva di scatto la mano verso l’alto ed il corpo del genin segue quel movimento andandosi a schiantare contro il soffitto. Il genin dai capelli rossi sentirà lo scricchiolio delle proprie ossa direttamente nelle orecchie, il sapore del sangue che si mischia in bocca, gli organi interni che girano alla rinfusa venendo sballotto lati assieme a quella carcassa che è al momento il suo corpo, che cade pezzo pezzo ogni volta che un pezzettino di pelle si stacca a seguito delle ferite, scarnificandolo in maniera da fargli sentire dolore direttamente nella viva carne, sottopelle. < … tutti quelli che gettano fango e sterco sul cognome di cui sono indegni … > Ora la mano scatta di nuovo in basso, affossandolo nel pavimento, la guancia schiacciata contro le piastrelle a stillare sangue e fluidi corporei, il busto dolorante a causa degli impatti contro le ossa, la gravità a farsi più pesante anche se con la forza di volontà potrà ancora essere possibile vincerla < Da oggi conoscerai il dolore. E la morte sarà l’unico favore che sarò in grado di farti. > Resta così, a schiacciarlo con la propria psiche contro il pavimento freddo e puzzolente di sudore e morte, in attesa che faccia qualcosa, che lo supplichi di trascinarlo verso la nera morte, mentre la percezione delle porzioni di corpo che gli si staccano di dosso si fa sempre più opprimente, il bruciore sempre più vivo e forte.

16:33 Ryuzaki:
 [ Sotterranei | Party with Katsumi ] Diverse cose sfuggono dal suo più totale controllo, come ad esempio la capacità di percepire il terreno sotto di lui per poi ritrovarlo nuovamente ma solo quando sarebbe giunto il momento di baciarlo. Un grande tonfo a concluder l’opera pocanzi utilizzata dal ragazzo che difronte a lui, con quello strano occhio che cremisi or luccica in maniera quasi abbagliante. Sballottato pertanto qua e la or si ritroverebbe a terra, dolorante a dir poco, mentre il sistema somatosensitivo par esser quasi in tilt a furia d’esser stimolato dai neurotrasmettitori che inviando informazioni tramite i nocicettori, lo andrebbero a sovralimentare. Rimane disteso qualche istante, sotto quella forza di gravità che non ha nulla a che fare con l’umano. Continua a sanguinare dal viso, certo, ma non sarebbe l’unica parte lesa dopo tutto il trambusto causato dalla mente malata di quell’essere che in maniera sadica ed impertinente continuerebbe a rivolger ingiurie al nostro protagonista. Il cuore batte sempre più lentamente, il fiato è affaticato, deficitato da molti fattori ad ampliar la cassa toracica e a riprender la quantità di fiato che normalmente necessiterebbe mentre lo sguardo fisso nel vuoto e grigio ambiente. Lo spettacolo è raccapricciante, uno scontro, se così possiamo definirlo, a senso unico, un massacro senza precedenti, almeno per quel che lo riguarda, ed il dolore che si farebbe sempre più straziante. Lembi di pelle che vengon strappati quasi come fossero cerotti e la percezione dell’aria or sulla viva pelle si farebbe sempre più nitida ed insopportabile. La mancina or ricercherebbe di poggiar il palmo al suolo, facendo quindi leva sulle varie articolazioni del medesimo arto, per tentar di sollevarsi e mettersi in posizione quasi rannicchiata, a cagnolino, seguendo quindi il medesimo prosecco anche per l’opposito arto, il destro. Se dovesse riuscir a sollevarsi almeno un poco e mettersi in quella posa, or lo sguardo suo dovrebbe tentar di ricercar quello dell’oppositore, mentre le sue attenzioni, focalizzate sul bagliore rossastro, lo incanterebbero dinnanzi a quello spettacolo. La lingua fuoriesce a ber il suo stesso sangue percependo distintamente il sapore ferroso e disgustoso di quello marcio che già precedentemente tappezzava il suolo <..Ah..Ahah..Ahahah..> oramai impazzito dal dolore, quasi privo di volontà propria, tenterebbe per l’ennesima volta ri risollevarsi in maniera affaticata e palesemente olorante. Potremmo dire che c’è abituato, ma stavolta non mi riferisco al dolore fisico, ma a quello mentale, sottopostogli per diverso tempo dai vari insegnanti dell’accademia, dai membri di quell’organizzazione di cui non ha memoria ed è solo a questo punto che sul suo volto l’espressione dolorante, attonita ed abbandonata a se stessa, si tramuterebbe in quella di un sadico, amante del dolore fisico, quasi a trarne godimento seppur la sensazione fosse tale da invocar la morte stessa. <..D..am..mi..> biascica faticosamente ingurgitando ancor più sangue del dovuto <..Q..uel..> sta raggiungendo il limite <..Occ..> finendo a terra nuovamente schiacciato dalla gravità che lo costringerebbe nuovamente in ginocchio.

BGM inserita, F5 per favore. [Kat]

La gravità sul corpo di Wes si allenta gradualmente fino a sparire, in modo che possa rimettersi in piedi. Katsumi inclina nuovamente il capo, quasi a mo’ di bambino ingenuo e curioso. Giunge le mani al petto, sorride in maniera più solare, quasi sincera, nemmeno volesse scusarsi di quel che ha fatto fino a quel momento. < Oh. > un singolo suono, le labbra che si schiudono a forma di “o”, per l’appunto < Potevi dirlo subito. Eccoli qui, i tuoi occhi. > Si scosta di profilo per rivelare una donna in ginocchio sul pavimento, il volto coperto dallo stesso sacchetto nero che aveva anche Wes addosso al suo arrivo la cui sommità viene lambita dalla mancina dell’Uchiha. < Quanto li desideri? Quanto sei… > pausa, la mano tira e toglie il sacco in modo che il volto sia svelato agli occhi del genin < … determinato? > Quello che lui ha sempre definito madre, l’unica che molti bambini in quell’orfanotrofio identificavano come tale, lì ferma, con il viso perennemente distorto in un’espressione urlante di dolore ed angoscia, seppur senza suoni. Gli occhi sbarrati e vitrei, dipinti di rosso, la singola virgola dello sharingan ad una tomoe posta al fianco della pupilla, sembrano quasi chiamare Wes. < Per favore, amico mio… > l’Uchiha allunga la mano per porgergli uno scavino dai bordi leggermente afilati < … facciamo finire tutto questo. > Tuttavia non è semplicemente il cavarle gli occhi, ciò che gli sta chiedendo, ma qualcosa di più. < Mangiali. > ultimo comando, prima di farsi da parte e lasciargli lì a terra lo strumentino in acciaio, la lingua a lambire le labbra, quasi a pregustarsi un pasto che i due condivideranno, quando Wes si sarà deciso a compiere quello scabroso passo.

17:24 Ryuzaki:
 [ Sotterranei | Party with Katsumi ] Ormai il volto del ragazzo, così come l’esser che muove i fili, paion coincidere, seppur si discostino dalla persona che fino a quel momento è giunta qui. Lo sguardo del ragazzo or è vuoto, perso su quella figura a lui famigliae, distesa a terra che grida priva di voce, come se in quel momento, con lo sguardo perso nel vuoto, potesse lui udire parole che non fossero quelle del suo interlocutore. <..M..a..dre..> un sussurro a denti stretti, quasi impercettibile all’udito di chiunque. L’afflusso di sangue par or accentuarsi maggiormente nel viso, affluendo in maniera massiccia nell’iride dorata, la mancina, rendendo quasi più chiara la stessa ma il tutto è una mera illusione creata dal gioco di luce ed ombre precedente. Pianta del piè mancino che poggiando saldamente al suolo permetterebbe al corpo di far leva, aiutandosi con il medesimo braccio che spinge sul ginocchio, a rialzarsi per permettergli successivamente qualche passo in direzione della malcapitata. Si avvicina, con passo lento, trascinato, apparentemente uno zombie privo di qual si voglia emozione, sensazione, volontà, finendo quindi a nemmeno un metro dalla stessa e ricadendo sulle ginocchia per avvicinarsi a lei. L’oggetto metallico rimane li, accanto a lui, sul suolo intriso di sudore e sangue, mentre le sue mani andrebbero a ricercar con i palmi i fianchi del viso, appena sotto le meningi. Lo sguardo è spento, assente e totalmente intriso di sangue, il suo, che continua incessantemente a sgorgare da tutto il corpo e finendo per macchiare anche le vesti della sua genitrice. <..Per.. do.. na.. mi.. Perché…> la man destra quindi vien scostata dal volto di lei ed il capo della suddetta verrebbe avvicinato al suo fin a giunger fronte contro fronte <..ho.. peccato..> ed al fine della cantilena, la man destra andrà a ricercar il volto della ragazza fin a giunger alla sommità della cavità orbitale ed in un sol gesto, andrebbe ad inserir le dita internamente per afferrar con presa salda la sclera. La palpebra vien forzata dalla sommità esterna delle dita e con un rapido gesto [STRACK] il bulbo oculare, così come parte del nervo ottico, verrebbero prelevati manualmente per poi finir ingurgitati quasi fossero una polpettina dal genin scarlatto. Il viso della donna verrà pervaso dalla tristezza e dal dolore ed il nostro eroe potrà vederla gridare e disperarsi per il dolore appena infertole, ma non potrebbe udirne i lamenti. Or non resterebbe che ripeter il medesimo processo sulla parte opposta del viso, ossia la destra.

L’occhio dalla singola tomoe viene staccato dalla cavità orbitale, il nervo ottico lo collega ancora ad un cervello evidentemente traumatizzato dallo stesso Uchiha e si distacca per il semplice movimento delle dita di Wes. Quella sferetta ha una consistenza viscita, il cristallino somiglia ad una gelatina fatta d’acqua, si attacca al palato e scende a fatica nell’esofago, l’umor acqueo lascia che tutto il bulbo scivoli e lasci il suo succo gelatinoso nella discesa verso lo stomaco del giovane genin, il centro risulterà difficile da masticare, la parte percorsa dal canale ialoideo opporrà resistenza ed andrà a poggiarsi contro i recettori del gusto del genin in maniera che possa sentire quel sapore nuovo e così raccapricciante da potergli far salire anche non pochi conati di vomito. Katsumi è talmente compiaciuto che pare quasi sentire di per sé quel sapore. < Assapora il potere. > Pronuncia in tono solenne, mentre il pasto del genin gli arriva fin nello stomaco e la donna cade senza più alcun cenno di vita al suolo. Il suo ultimo alito di vita è un urlo, un urlo straziante che rimbomba non nella stanza, ma nella testa del matricida, direttamente il suo sistema nervoso viene pervaso da innumerevoli urla di dolore puro, oltre che all’opprimente sensazione di aver divorato una parte di sé assieme ai bulbi della donna, di aver lasciato lì una parte importante di umanità. Il dolore della madre, i trascorsi che ha subito per essere portata lì, la sua mente violata da chi è più abile di lei nella manipolazione della psiche, che l’hanno distrutta e resa un guscio vuoto e poi l’hanno portata lì, la privazione della vita e della volontà ed il dolore di suo figlio che le cava e le mangia gli occhi. Quello è l’urlo che Wes non dimenticherà mai e poi mai. Gli occhi di Katsumi smettono di brillare, la stanza piano piano torna come era all’inizio, si potrà vedere ricomparire dal nulla anche il compagno che aveva trascinato lì Wes in spalla, il mascherato dai capelli blu, che è in un angolino della stanza a fare da controllore silenzioso. Illusione, una lunga illusione che ha amplificato tutti i sensi di Wes, che in realtà come danni effettivi ha unicamente quelli mentali e la ginocchiata iniziale al volto, il quale ha rotto diversi capillari e qualche osso di naso e zigomo, nulla che non si possa riparare a livello fisico, oltre ad un effetto a lungo termine, che scoprirà solo col passare del tempo. Dunque ora è lì, in ginocchio, il sapore di umano ancora nel suo cavo orale, a riflettere su quanto appena accaduto.

18:05 Ryuzaki:
 [ Sotterranei | Party with Katsumi ] Quale mente malata poteva mai progettar di far mangiare gl’i occhi della propria madre, seppur questa fosse acquisita, dal figlio?! Giace a terra, in ginocchio, immobile, ad ascoltar il dire dell’altro, mentre continuando a deglutire non riesce a levarsi il sapore del bulbo oculare intriso di sangue dalle fauci, ed il suo sguardo, ancor perso nel vuoto, abbandonato agli eventi, pare permanere sul suo volto, mentre le iridi ricercando il volto del figuro si ritroverebbero a riprender colorito notando come i colori attorno a se tornerebbero quelli di prima. Consapevole, almeno in minima parte, che ciò fosse un’illusione già dal momento in cui è stato fatto levitare, in quanto, a parer suo, nella sua ignoranza, non conosce poteri o abilità che permettano questo, quindi, se vogliamo, risulterebbe persino sollevato nell’intraveder nuovamente la figura dell’uomo che precedentemente lo aveva colpito. Ma ciò non toglie che tutto ciò accadrebbe nella sua mente, ancor sconvolta dagli avvenimenti, dato che il suo animo, così come il suo corpo, ancor agirebbero in maniera inumana, non propria a quella persona che noi tutti ricordavamo, spaventata, timida. Rieccoci quindi alla realtà, ove le uniche cose vere sarebbero il dolore al volto, lo zigomo ed il naso parzialmente spaccati e, incredibilmente, al di fuori di ogni sua previsione, il corpo esanime della donna. Non ci farebbe caso dapprima, ma con la coda dell’occhio ecco intraveder qualcosa ai suoi piedi, o per meglio dire, alle sue ginocchia. La mancina vien quindi collocata sull’iride mancina a coprir quindi l’occhio dorato, così come il naso in un semplice gesto atto ad occultar parte del viso, mentre con la destra ritroverebbe il corpo privo di vita della donna che lo ha cresciuto in tutti questi anni. Non un fiato emesso dalla sua persona, l’occhio sgranato e quell’espressione disperata, ritronando conscio di ciò che è accaduto, come se lo scambio di personalità fosse avvenuto nuovamente, permettendo al poveretto di far ritorno così da comprendere cos’è in grado di compiere quando non è lui a muover i fili. <…> solo il respiro, quasi mancante dalla suspance andrebbe a tagliar quel silenzio che ora come ora par esser quasi palpabile. La mancina quindi si distacca dal viso, il capo è basso e fisso sul palmo intriso del sangue di colei che più ha amato, mentre incredulo, dall’iridie destra, la rossa, andrebbe sgorgando una piccola lacrima.

Cambio master, Azrael ci abbandona. [ Kat ]

Intanto, tirami un D50.

tira un D50 e fa 1

Ok, bel tiro di prova, adesso tirami un D50.

tira un D50 e fa 15

Un'ultima lacrima trasparente scivolerebbe dal viso di Wes. Silenziosa, quasi invisibile a causa dell'oscurità che circonda la buia stanza. Eppure, appena quella lacrima accenna a sparire, altre due compaiono sul suo sguardo. Due lacrime color cremisi, sangue che permea nuovamente il viso altrui, accompagnato dall'alterarsi improvviso della sua vista. Vedrà per qualche istante tutto alterarsi in una scala di rossi e neri, e poi nuovamente i normali colori della realtà, il tutto accompagnato dalla formazione di una piccola fossa nera per ogni occhio, un presagio di un potere che Wes ha cercato dalla persona che ora lo sta torturando, lasciandolo ancora al buio dal fatto che tutto ciò ha fatto parte della volontà altrui. Un processo che si ripeterebbe più e più volte, rendendo man mano più frequente la durata di quel particolare stato visivo alterato. E' quella sensazione che fa stringere sempre più il petto di Wes che in modo quasi involontario fa confluire parte del suo chakra verso le sue pupille. Schizzi improvvisi che le accendono entrambe di un rosso cremisi, per poi spegnerle una volta ancora. Il genin percepirà un'Emicrania accentuarsi ogni qual volta che l'evento sopracitato si mostra, ma quel dolore altro non è che un contorno alla portata principale che adesso poggia priva di vita dinnanzi al ragazzo. E ogni istante nella sua mente una voce si fa presente. "Perchè?" Te lo domanda, e urla, continua a urlare. E lo sa, dopotutto, che quelle urla le ha causate lui. E ancor peggio, ne sa il motivo. Un desiderio....che da sempre lo ha pressato, che da sempre, in un modo o in un altro, ha rappresentato la parte di lui che ha strappato quegli occhi. Ed è realizzando queste stesse colpe che le iridi permangono avvolte in un plumbeo rosso cremisi. Lo sharingan che tanto ha voluto, il cui prezzo è riportato davanti a lui. Nella pozza di sangue potrà vedere parte del proprio riflesso, appena distorto. < 0-35 Uchiha. > Le parole di Katsumi a raggiungerlo, ed esattamente un'istante dopo un nuovo accenno di emicrania, molto più forte, più dolorosa. I tuoi occhi potranno vedere un flusso color cremisi dirigersi in tua direzione, ed improvvisamente...ogni memoria tornerà. Dai maboroshi a Katsumi. "Insegnami...Guidami...Forgiami." Ti tornerà in mente ogni singolo istante di quella conversazione, come fosse messa in evidenza. Questa tortura...questa serie di eventi...è stato Wes ad accettarla. "Lascerai che io ti uccida? Che io ti dia gioia per poi spezzarla sotto i tuoi occhi? Lascerai morire wes per rinascere come qualcun altro?" Queste parole a rimbombare nelle tua mente. < Hai distrutto il tuo mondo, e ora..niente più ti lega al passato. Non sei difettoso, hai potere, ed infine...non sei solo. > La figura dell'Uchiha ad avvicinarsi a lui, l'uomo in un angolo a spostare il corpo della donna dagli occhi di entrambi, e 0-21 a piegar le ginocchia per portarsi al suo stesso livello, protendendo in direzione sua la propria mancina, sulla quale poggia uno stemma. Color argento, rappresentante la testa di un lupo che ulula alla luna. Forse avrà sentito dei cacciatori di taglie. E se cosi' non fosse che quello stemma rappresenti la sua rinascita. [Sharingan attivo per Wes]

18:58 Ryuzaki:
 [ Sotterranei | Party with Katsumi ] Il dolore è forte e la vista và leggermente offuscandosi in quella spirale di colori che muterebbe in un primo istante tutto ciò che lo circonda in sfumature di rosso e nero, per poi tornare nuovamente normale ridando vita ai diversi colori come ad esempio la chioma bluastra del tale che lavora con Katsumi. Secondi che intercorrerebbero rapidi, tanto rapidi da non dar il tempo nemmeno di voltar il capo al nostro eroe che verrebbe immediatamente colpito da un’emicrania tanto potente da fargli abbassar il capo sin al terreno, con le mani che coprendosi il retro della nuca cercherebbero in qualche modo di alleviare questo dolore puramente mentale, mentre i ricordi fluiscono veloci ritornando visibili anche a lui or che l’incantesimo dell’ipnosi si è sciolto. Soltanto ora, risollevandosi un poco ricercherebbe nuovamente la figura del commilitone mostrando quelle iridi che sprizzan potere da ogni poro, o per meglio dire dal singolo tomoe. Si sente nominare con il suo reale nome, 0-35 un nome che ora non ha più senso per lui e che non ne avrà più nemmeno in futuro <..Non è quello il mio nome..> esclamerebbe deciso, cambiato da questa vicenda che lo segnerà permanentemente fin alla fine dei suoi giorni. Deglutisce rimanendo attonito nell’osservar come il corpo esanime della donna a cui teneva di più viene portato via come fosse semplicemente un oggetto da quell’individuo mentre sul viso rigato dalla lacrima, ecco apparir il tanto atteso potere che così tanto è costato a lui, un clone, un individuo privo di qual si voglia apparente utilità, ma che ora, secondo le direttive del suo insegnante, non è più difettoso e solo. La man dell’individuo va quindi poggiandosi con quello stemmino sulla sua persona, sbirciando con lo sguardo cosa esso possa essere ed esclamando in ultimo <..Il mio addestramento.. è appena cominciato..> sussurra con tono deciso verso il ragazzo che così amorevolmente cercherebbe d’offrirgli un ramoscello d’ulivo. <..Che cos’è?!..> ribattendo in cerca di spiegazione inerenti al simbolo dei cacciatori di taglie ed attendendo che sia poi lui ad esplicare quanto deve. [Sharingan Attivo ]

Lo sguardo dell'Uchiha permane pacato sulla figura altrui. Gli occhiali normalmente indossati sporchi a causa di uno schizzo di sangue. La destra sfiorerebbe appena il terreno, quel sangue che sotto il proprio sguardo cremisi altro che non sembrerebbe un normale flusso di chakra, lo stesso presente adesso nelle iridi di 0-35. < Accettalo, se un giorno quello zero vorrà diventare una zeta. > Una flebile affermazione quella di 0-21, che semplicemente ritrarrebbe poi la destra, ascoltando la domanda posta dal Giovane. < Cacciatori di taglie. Sradichiamo il male. > Chiunque abbia una taglia sulla propria testa, qualunque criminale, qualunque mukenin, dovrebbe temere un'organizzazione adibita con lo scopo di eliminarli. < E' il tuo inizio, questo stemma. E' il tuo primo avere, da quando sei rinato, e sarà il simbolo di questo stesso evento. > Un'affermazione seria quella dell'Uchiha, lasciando cosi' scivolare dalle proprie mani l'oggetto per poi ritrarre il braccio. Conseguentemente verrebbe afferrata una piccola pillola cremisi, un tonico coagulante per la precisione. Anche questo verrebbe dato al ragazzo , dandogli il tempo di ingerirlo. < Sarai stanco. > E a seguire, in contemporanea, poggerebbe sulle spalle di wes i palmi delle mani. Un'istante...e si sentirà intorpidito. Intorpidito e poi assonnato. L'illusione demoniaca del sonno. Perderà i sensi, ancora una volta. < Portalo al mio alloggio fuori Kusa, vi raggiungo appena terminato il mio pasto..> Uno sguardo al proprio sottoposto, che andrebbe poi ad alternarsi con il corpo poggiato ad un lato della stanza della donna. Questa intrepida serata è finita per Wes. [ END AMBIENT ]

Quest di entrata nel clan Uchiha per Wes.
Viene sottoposto a tortura fisica/psicologica, dando cosi' sfogo al suo sharingan.

Tiro del dado: 15/50
Voto personale: 35/50

Affinità innata: 50/100

Interpretazione ottima, devo dire. Ho amato alla follia quel tocco di umanità che è stata resa visibile quando ha strappato gli occhi della madre. Qualche punto detratto per l'errore iniziale nel non considerare le note fato, ma nel complesso ottimo.

Avviso che la quest è stata fatta per la maggior parte da Azrael, ho preso il suo posto per gli ultimi fati.