Svariati metri sotto terra, nel freddo e nell’umidità che il sottosuolo di Kusa può offrire a chi è così incosciente da avventurarsi in quei cunicoli. Due individui coscienti e uno portato in spalla a peso morto in semi coscienza, con la capacità giusto di percepire la pesantezza dell’atmosfera che si respira a stento lì sotto, il volto coperto da un sacchetto in stoffa nera. Di lui si possono intravedere giusto i vestiti logori e stracciati, mentre gli altri due portano abiti che si presentano indubbiamente meglio. Quello che si sta caricando il peso del genin è un uomo grosso, capelli blu, i dettagli del volto occultati da una maschera bianca la cui forma non è ben specificata. Addosso porta strumenti metallici ed affilati di ogni genere e forma, gli occhi rossi rilucono sadicamente dal candore leggermente sporcato di sangue della superficie che gli copre la faccia, le gambe sono fasciate in un pantalone verde militare particolarmente largo su cosce e stinchi, che si stringe nuovamente sulla caviglia. L’altro invece è un membro degli Uchiha che il genin conosce già, capelli neri sulla sommità che vanno via via sbiadendosi in un bianco sempre più candido in direzione delle punte. Completo nero, non vi sono dettagli che danno nell’occhio eccezion fatta per il ventaglio del clan dello sharingan posto a livello del pettorale sinistro, allineato col cuore. Quest’ultimo fa strada all’interno dello stretto tunnel, per giungere in una stanza dalle pareti in terra e roccia, scavate alla bene e meglio all’interno dei sotterranei, ma il pavimento è perfettamente piastrellato. Bianchi e neri i quadrati che formano quel movimento a scacchi che rendono armoniosa la stanza in cui ora sistemano Wes, su di una sediolina di legno. Il più grosso gli rimuove il cappuccio, mentre Katsumi si sistema di fronte a lui, in piedi, lo fissa dritto in volto con una fermezza ed una freddezza degna di chi è ben conscio di ciò che sta per accadere. Nei suoi occhi brilla lo sharingan a tre tomoe, un lungo respiro profondo precede uno choc direttamente nel cervello di Wes, il cui sistema nervoso viene risvegliato in modo che potrà rendersi conto di ciò che sta accadendo, come se gli avessero infilato le dita in una presa elettrica. Un senso di torpore sarà diffuso in tutto il suo corpo, le gambe prive di mobilità per una ragione che lì per lì il genin non potrà capire subito. Non gli viene rivolta parola alcuna, attimi di silenzio in cui potrà cercare di rendersi conto di dove si trova, di chi è e anche del perché è lì, in mezzo a quella scacchiera sporca di sangue raggrumato il cui odore metallico punge le narici dei presenti peggio di quanto potrebbe fare un oggetto contundente. < Benvenuto all’inferno. > le uniche parole dette da colui che ha i capelli e le sclere bicrome, la voce bassa ed a tratti rilassante, di un qualcuno che sta per accompagnare un’anima all’inferno come il più mite dei traghettatori dello Stige.
[Png 1: http://img1.ak.crunchyroll.com/i/spire2/4c4becba0883e987f312a0de77938d351272175338_full.jpg | Katsumi: http://static.zerochan.net/Sasaki.Haise.full.1985187.jpg]
Le parole di Wes non vengono recepite affatto da nessuno dei due aguzzini o comunque non vengono prese minimamente in considerazioni. Katsumi storce il viso in un’espressione di evidente disappunto. Avanza un passo, lentamente prima di lanciare uno sguardo di intesa in direzione del compagno, quello mascherato, che si leva dalla spalla un grosso cinturone pieno di lamette e pinze, evidentemente strumenti di tortura. Lo poggia a terra e la stanza rimbomba di rumori metallici di ogni genere. Si scrocchia le nocche prima della destra e poi della mano opposta, guarda l’Uchiha come per attendere una conferma per qualcosa. < Taci. > dice il ragazzo dai capelli neri e bianchi, poi incrocia le braccia ed al volto di Wes arriva il ginocchio dell’uomo più alto e muscoloso. In piena faccia, tra il naso e lo zigomo destro. Il dolore parrà quasi amplificato, la sedia rotolerà all’indietro lasciando cadere il genin che a stento potrà rimettersi in piedi e che vedrà letteralmente pezzo per pezzo di osso e carne la parte colpita cadere a pezzi sulle mattonelle a scacchi. L’aria nella stanza diventa più rarefatta, la luce viene sempre meno, le parti scure dell’ambiente diventano sempre più scure, quelle bianche sempre più bianche, il sangue raggrumato a terra sembrerà riprendere fluidità e sgorgare direttamente dalle fessure del pavimento, sporcandolo ulteriormente e raccogliendo quello del neo arrivato genin. La figura di Katsumi diventa visivamente più grande, come se la luce la stesse assorbendo egli stesso, l’occhio dalla sclera nera inizia ad emanare un bagliore rossastro, una sorta di fiamma che si libra senza luce né calore in aria < Avanti, ragazzino. Siamo io e te. Vieni e vediamo chi dei due è il migliore. > quello in cui si distorce il ragazzo adesso è un sorriso malsano e sadico, inclina appena il capo sulla destra < Oppure muori, qui, ora. >
Il sotterraneo cambia da colorato ad un mondo distorti in colori che rispecchiano le scale dei grigi, in cui vi sono davvero unicamente solo Wes ed il suo aguzzino appartenente al clan dello sharingan. Persino l’altro sembra essersi dileguato chissà dove, dopo quel colpo iniziale, come assorbito dal primo o disintegrato dalla forza del suo sharingan che fiammeggia in quell’occhio nero e rosso. < Ha… ha… ha… > ride debolmente Katsumi, scuotendo la testa. Solleva la mano destra, anche questa inizia a fiammeggiare dello stesso colore dell’occhio, il rosso scarlatto che ricorda il sangue e lo stesso sharingan. < Non sei qui per morire. > mentre la mano si solleva Wes sentirà il pavimento mancargli sotto ai piedi, la stanza iniziare a girare, il suo corpo alzarsi dal pavimento a mezz’aria, per quanto lui sia libero di dimenarsi come meglio desidera. < Sei qui per pagare… > le labbra tagliano un sorriso affilato sul suo viso eburneo < … pagare per tutti quelli che come te sono dei disgustosi aborti … > solleva di scatto la mano verso l’alto ed il corpo del genin segue quel movimento andandosi a schiantare contro il soffitto. Il genin dai capelli rossi sentirà lo scricchiolio delle proprie ossa direttamente nelle orecchie, il sapore del sangue che si mischia in bocca, gli organi interni che girano alla rinfusa venendo sballotto lati assieme a quella carcassa che è al momento il suo corpo, che cade pezzo pezzo ogni volta che un pezzettino di pelle si stacca a seguito delle ferite, scarnificandolo in maniera da fargli sentire dolore direttamente nella viva carne, sottopelle. < … tutti quelli che gettano fango e sterco sul cognome di cui sono indegni … > Ora la mano scatta di nuovo in basso, affossandolo nel pavimento, la guancia schiacciata contro le piastrelle a stillare sangue e fluidi corporei, il busto dolorante a causa degli impatti contro le ossa, la gravità a farsi più pesante anche se con la forza di volontà potrà ancora essere possibile vincerla < Da oggi conoscerai il dolore. E la morte sarà l’unico favore che sarò in grado di farti. > Resta così, a schiacciarlo con la propria psiche contro il pavimento freddo e puzzolente di sudore e morte, in attesa che faccia qualcosa, che lo supplichi di trascinarlo verso la nera morte, mentre la percezione delle porzioni di corpo che gli si staccano di dosso si fa sempre più opprimente, il bruciore sempre più vivo e forte.
BGM inserita, F5 per favore. [Kat]
La gravità sul corpo di Wes si allenta gradualmente fino a sparire, in modo che possa rimettersi in piedi. Katsumi inclina nuovamente il capo, quasi a mo’ di bambino ingenuo e curioso. Giunge le mani al petto, sorride in maniera più solare, quasi sincera, nemmeno volesse scusarsi di quel che ha fatto fino a quel momento. < Oh. > un singolo suono, le labbra che si schiudono a forma di “o”, per l’appunto < Potevi dirlo subito. Eccoli qui, i tuoi occhi. > Si scosta di profilo per rivelare una donna in ginocchio sul pavimento, il volto coperto dallo stesso sacchetto nero che aveva anche Wes addosso al suo arrivo la cui sommità viene lambita dalla mancina dell’Uchiha. < Quanto li desideri? Quanto sei… > pausa, la mano tira e toglie il sacco in modo che il volto sia svelato agli occhi del genin < … determinato? > Quello che lui ha sempre definito madre, l’unica che molti bambini in quell’orfanotrofio identificavano come tale, lì ferma, con il viso perennemente distorto in un’espressione urlante di dolore ed angoscia, seppur senza suoni. Gli occhi sbarrati e vitrei, dipinti di rosso, la singola virgola dello sharingan ad una tomoe posta al fianco della pupilla, sembrano quasi chiamare Wes. < Per favore, amico mio… > l’Uchiha allunga la mano per porgergli uno scavino dai bordi leggermente afilati < … facciamo finire tutto questo. > Tuttavia non è semplicemente il cavarle gli occhi, ciò che gli sta chiedendo, ma qualcosa di più. < Mangiali. > ultimo comando, prima di farsi da parte e lasciargli lì a terra lo strumentino in acciaio, la lingua a lambire le labbra, quasi a pregustarsi un pasto che i due condivideranno, quando Wes si sarà deciso a compiere quello scabroso passo.
L’occhio dalla singola tomoe viene staccato dalla cavità orbitale, il nervo ottico lo collega ancora ad un cervello evidentemente traumatizzato dallo stesso Uchiha e si distacca per il semplice movimento delle dita di Wes. Quella sferetta ha una consistenza viscita, il cristallino somiglia ad una gelatina fatta d’acqua, si attacca al palato e scende a fatica nell’esofago, l’umor acqueo lascia che tutto il bulbo scivoli e lasci il suo succo gelatinoso nella discesa verso lo stomaco del giovane genin, il centro risulterà difficile da masticare, la parte percorsa dal canale ialoideo opporrà resistenza ed andrà a poggiarsi contro i recettori del gusto del genin in maniera che possa sentire quel sapore nuovo e così raccapricciante da potergli far salire anche non pochi conati di vomito. Katsumi è talmente compiaciuto che pare quasi sentire di per sé quel sapore. < Assapora il potere. > Pronuncia in tono solenne, mentre il pasto del genin gli arriva fin nello stomaco e la donna cade senza più alcun cenno di vita al suolo. Il suo ultimo alito di vita è un urlo, un urlo straziante che rimbomba non nella stanza, ma nella testa del matricida, direttamente il suo sistema nervoso viene pervaso da innumerevoli urla di dolore puro, oltre che all’opprimente sensazione di aver divorato una parte di sé assieme ai bulbi della donna, di aver lasciato lì una parte importante di umanità. Il dolore della madre, i trascorsi che ha subito per essere portata lì, la sua mente violata da chi è più abile di lei nella manipolazione della psiche, che l’hanno distrutta e resa un guscio vuoto e poi l’hanno portata lì, la privazione della vita e della volontà ed il dolore di suo figlio che le cava e le mangia gli occhi. Quello è l’urlo che Wes non dimenticherà mai e poi mai. Gli occhi di Katsumi smettono di brillare, la stanza piano piano torna come era all’inizio, si potrà vedere ricomparire dal nulla anche il compagno che aveva trascinato lì Wes in spalla, il mascherato dai capelli blu, che è in un angolino della stanza a fare da controllore silenzioso. Illusione, una lunga illusione che ha amplificato tutti i sensi di Wes, che in realtà come danni effettivi ha unicamente quelli mentali e la ginocchiata iniziale al volto, il quale ha rotto diversi capillari e qualche osso di naso e zigomo, nulla che non si possa riparare a livello fisico, oltre ad un effetto a lungo termine, che scoprirà solo col passare del tempo. Dunque ora è lì, in ginocchio, il sapore di umano ancora nel suo cavo orale, a riflettere su quanto appena accaduto.
Cambio master, Azrael ci abbandona. [ Kat ]
Intanto, tirami un D50.
tira un D50 e fa 1
Ok, bel tiro di prova, adesso tirami un D50.
tira un D50 e fa 15
Un'ultima lacrima trasparente scivolerebbe dal viso di Wes. Silenziosa, quasi invisibile a causa dell'oscurità che circonda la buia stanza. Eppure, appena quella lacrima accenna a sparire, altre due compaiono sul suo sguardo. Due lacrime color cremisi, sangue che permea nuovamente il viso altrui, accompagnato dall'alterarsi improvviso della sua vista. Vedrà per qualche istante tutto alterarsi in una scala di rossi e neri, e poi nuovamente i normali colori della realtà, il tutto accompagnato dalla formazione di una piccola fossa nera per ogni occhio, un presagio di un potere che Wes ha cercato dalla persona che ora lo sta torturando, lasciandolo ancora al buio dal fatto che tutto ciò ha fatto parte della volontà altrui. Un processo che si ripeterebbe più e più volte, rendendo man mano più frequente la durata di quel particolare stato visivo alterato. E' quella sensazione che fa stringere sempre più il petto di Wes che in modo quasi involontario fa confluire parte del suo chakra verso le sue pupille. Schizzi improvvisi che le accendono entrambe di un rosso cremisi, per poi spegnerle una volta ancora. Il genin percepirà un'Emicrania accentuarsi ogni qual volta che l'evento sopracitato si mostra, ma quel dolore altro non è che un contorno alla portata principale che adesso poggia priva di vita dinnanzi al ragazzo. E ogni istante nella sua mente una voce si fa presente. "Perchè?" Te lo domanda, e urla, continua a urlare. E lo sa, dopotutto, che quelle urla le ha causate lui. E ancor peggio, ne sa il motivo. Un desiderio....che da sempre lo ha pressato, che da sempre, in un modo o in un altro, ha rappresentato la parte di lui che ha strappato quegli occhi. Ed è realizzando queste stesse colpe che le iridi permangono avvolte in un plumbeo rosso cremisi. Lo sharingan che tanto ha voluto, il cui prezzo è riportato davanti a lui. Nella pozza di sangue potrà vedere parte del proprio riflesso, appena distorto. < 0-35 Uchiha. > Le parole di Katsumi a raggiungerlo, ed esattamente un'istante dopo un nuovo accenno di emicrania, molto più forte, più dolorosa. I tuoi occhi potranno vedere un flusso color cremisi dirigersi in tua direzione, ed improvvisamente...ogni memoria tornerà. Dai maboroshi a Katsumi. "Insegnami...Guidami...Forgiami." Ti tornerà in mente ogni singolo istante di quella conversazione, come fosse messa in evidenza. Questa tortura...questa serie di eventi...è stato Wes ad accettarla. "Lascerai che io ti uccida? Che io ti dia gioia per poi spezzarla sotto i tuoi occhi? Lascerai morire wes per rinascere come qualcun altro?" Queste parole a rimbombare nelle tua mente. < Hai distrutto il tuo mondo, e ora..niente più ti lega al passato. Non sei difettoso, hai potere, ed infine...non sei solo. > La figura dell'Uchiha ad avvicinarsi a lui, l'uomo in un angolo a spostare il corpo della donna dagli occhi di entrambi, e 0-21 a piegar le ginocchia per portarsi al suo stesso livello, protendendo in direzione sua la propria mancina, sulla quale poggia uno stemma. Color argento, rappresentante la testa di un lupo che ulula alla luna. Forse avrà sentito dei cacciatori di taglie. E se cosi' non fosse che quello stemma rappresenti la sua rinascita. [Sharingan attivo per Wes]
Lo sguardo dell'Uchiha permane pacato sulla figura altrui. Gli occhiali normalmente indossati sporchi a causa di uno schizzo di sangue. La destra sfiorerebbe appena il terreno, quel sangue che sotto il proprio sguardo cremisi altro che non sembrerebbe un normale flusso di chakra, lo stesso presente adesso nelle iridi di 0-35. < Accettalo, se un giorno quello zero vorrà diventare una zeta. > Una flebile affermazione quella di 0-21, che semplicemente ritrarrebbe poi la destra, ascoltando la domanda posta dal Giovane. < Cacciatori di taglie. Sradichiamo il male. > Chiunque abbia una taglia sulla propria testa, qualunque criminale, qualunque mukenin, dovrebbe temere un'organizzazione adibita con lo scopo di eliminarli. < E' il tuo inizio, questo stemma. E' il tuo primo avere, da quando sei rinato, e sarà il simbolo di questo stesso evento. > Un'affermazione seria quella dell'Uchiha, lasciando cosi' scivolare dalle proprie mani l'oggetto per poi ritrarre il braccio. Conseguentemente verrebbe afferrata una piccola pillola cremisi, un tonico coagulante per la precisione. Anche questo verrebbe dato al ragazzo , dandogli il tempo di ingerirlo. < Sarai stanco. > E a seguire, in contemporanea, poggerebbe sulle spalle di wes i palmi delle mani. Un'istante...e si sentirà intorpidito. Intorpidito e poi assonnato. L'illusione demoniaca del sonno. Perderà i sensi, ancora una volta. < Portalo al mio alloggio fuori Kusa, vi raggiungo appena terminato il mio pasto..> Uno sguardo al proprio sottoposto, che andrebbe poi ad alternarsi con il corpo poggiato ad un lato della stanza della donna. Questa intrepida serata è finita per Wes. [ END AMBIENT ]