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Torture d'Oriente - La morte di Runriko, un nuovo viso da non guardare mai.

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con Hiashi , Kurona

Te lo ricordi questo rumore? Gli occhi stanchi, la testa fa male, pulsa- dalle tempie, alla nuca, la fronte. Come se qualcuno si fosse divertito con te come un ragazzetto munito di una mazza alla festa del cocomero. La luce; è questo il tuo primo pensiero. Qualcosa sta saltando, instabile, s'accende e spegne, provoca un ronzio che par talmente forte da esser addirittura sognato. E' la prima cosa che senti, questa. *Bzz-zz-Bzz--* Ciondola scoperta quella lampadina attaccata per i soli fili elettrici al suo impianto autonomo, nutrito solamente dal sole del deserto. E poi è il freddo- quel che arriva infame, senza avvisare, senza donarti il beneficio del torpido abbraccio delle coperte. Dai lombi alla schiena, su per la spina dorsale, le spalle son schiacciate, ti fanno male come se fossi in quella posizione da giorni oramai. Ti senti intorpidito ed il risveglio -lento o violento che sia- ti provoca piccoli crampi: All'avambraccio, i polpacci, il collo. Degli anelli spessi ti tengono attaccato alla parete come se fossi crocifisso. Le braccia ben lontane dal corpo, il chakra spento- pigro- non riusciresti neanche nel tentativo a richiamarlo a te in qualche modo. Manette anti-chakra? Probabilmente, dato che tutto quello che abbiamo arriva in realtà da questi soggetti enigmatici e tanto temuti: I figli del male di Orochimaru. Non lo vedi, non è con te in quella stanza blindata- oltre al puzzo che emana un luogo tanto nefasto, dove come un animale sei bloccato: Mani, piedi, e collo, v'è tua madre, in prospettiva a te, a cinque metri di distanza. Legata, nuda, alla parete proprio come lo sei tu. Sta dormendo? Il capo riverso in avanti, il ventre svuotato dal cibo mancante. Le labbra aperte, secche, i capelli mogano, lisci, scivolano a coprirle in parte il corpo, in parte la parete. Annodati, sporchi. I tuoi invece, son solamente sudati. Un sudore pari a quello della febbre provocata dalle infezioni. Hai freddo, ti senti appiccicaticcio e sporco. Privo di blusa e divisa anbu, con solo un paio di pantaloni di tela. Da quanti giorni stai dormendo? Abbastanza da poter vedere la svastika sulla fronte di Runriko esser lievemente più visibile. Davanti a te, un banchetto di ferro movibile, con delle rotelle al posto dei piedini, porta attrezzi che forse, avrai già visto nelle camere di tortura Anbu, sempre tu ci sia mai stato. Delle tenaglie. Un barattolo contenente sanguisughe, uno contenente millepiedi, degli spilli, degli stuzzicadenti in legno. Un bisturi. Un coltello. Un ago, filo, disinfettante di bassa qualità, delle bende, un cauterizzatore. Una persona si muove alla tua destra, bassa, coperta da una veste di juta e con il viso celato da delle bende che oscurano gli occhi. I capelli son corti, disordinati, unticci-- si è già avvicinata a te e con un solo colpo d'un martelletto tipico chirurgo, ha spinto con violenza il primo stuzzicadenti posizionato su tutte e dieci le tue dita dei piedi. Un dolore lancinante- come se sentissi l'unghia staccarsi dal suo posto, bruciarti, lacerarti la carne i nervi-- <Hiashi-- Hyuga.> Una voce roca, maschile, arriva al di la di uno specchio -una finestra da interrogatorio-. Non gli vedi il volto, e sinceramente ora come ora, hai ben altro a cui pensare. <Ben svegliato-- son giorni che attendo.> Sembra quasi spazientito, severo, per quanto si aspetti delle risposte, quella figura bassa tanto da sembrar un ometto deforme, prosegue con l'indice del piede destro. Aggiusta lo stuzzicadente e tu-- puoi solo aspettare il secondo colpo. [AMBIENT PARTE DUE]

15:58 Hiashi :
 Chi sono? dove sono? dove vado? cosa trasporto? Ci manca solo il pagamento del dazio doganale di 1 fiorino come voluto in una celeberrima commedia. Confusione che lascia presto spazio al dolore, dolore di un testa pulsante, di muscoli atrofizzati condito da un freddo gelido che sale lungo la schiena. Qualcosa arriva alle sue orecchie, un ronzio o qualcosa del genere; non riesce a ricollegarlo alla luce che facendo un po i capricci diventa lampeggiate. Come chi si sta svegliando da un lungo sonno il ragazzo prova a muovere le proprie braccia, magari per girarsi dall'altro lato nel proprio fuuton e continuare a dormire dopo essersi coperto. Nessun muscolo però si muove, come se gli arti fossero stati in una posizione errata ed il rallentato afflusso di sangue li avesse fatti addormentare. Succede a volte, ma non è questo il caso. Lentamente cerca di aprire gli occhi, provando a mettere a fuoco l'ambiente che ha davanti a se. Una donna, bloccata davanti a se, nuda. Un flashback: gli torna alla mente il momento prima di cadere preda del sonno quando quella donna che credeva fosse Runriko ha detto di essere sua madre. No, non lo ritiene assolutamente possibile. Ricaccia via quel pensiero e ne nasce uno nuovo: che quella donna non sia Runriko ma Mebuki? Tutto avrebbe più senso anche se dovrebbe essere morta, ma non si spiegherebbe il simbolo della casata cadetta che porta sulla fronte. Lentamente sta ricominciando ad avere coscienza di se stesso e dell'ambiente in cui si trova e cerca nuovamente di muoversi ma la sensazione qesta volta è diversa: gli arti rispondono ma non si muovono ugualmente; capisce che sono bloccati da qualcosa. Lo sguardo infine inquadra quel carrello davanti a se, immediatamente capisce. Il battito accelera, la sudorazione già copiosa aumenta, la gola si secca e gli occhi si sgranano; poco prima di partire ha egli stesso condotto una tortura degna dei più esperti Anbu e sa che di li a poco andrà ad avvertire il dolore che egli stesso ha provocato. Deglutisce a vuoto, la sua ansia è palpabile. Una figura che si muove, difficile dire di chi si tratti, riesce a vedere solo qualcuno coperto da un mantello e che non ha sicuramente la fisionomia di un uomo adulto. Prima che se ne possa rendere conto gli arriva addosso ed infila quella scheggia di legno sotto l'unghia; se non fosse per il dolore ci sarebbe dell'ironia: anche lui aveva cominciato allo stesso modo durante l'interrogatorio ma preferendo degli spiedi. Gli occhi si sgranano, la testa e le spalle si proiettano in avanti, i muscoli si contraggono in un violento spasmo che vuole veder liberare le mani da quella presa. Gli addominali scoperti, come anche la muscolatura delle gambe invece non visibile, si tendono e divengono particolarmente evidenti sulla pelle disidratata e sudata del ragazzo. Il tentativo istintivo sarebbe quello di ritrarsi in posizione fetale, ma ci sono i blocchi ad impedirglielo <UUUUAAAAAAAAAAAAA> un innaturale urlo lanciato spingendo violentemente l'aria fuori dai polmoni attraverso il rilassamento del diaframma e la contrazione dei muscoli intercostali, forzata a passare attraverso le corde vocali tese mentre continuano i tentativi di dibattersi e liberarsi. Una voce, una presenza nuova, qualcuno che chiama il suo nome, qualcuno che lo attendeva... cerca di recuperare la propria cognizione mentale e di non abbandonarsi al dolore. Quella voce gli offre una ancora di salvezza per non cadere nella pazzia. Prima di porter provare però a rispondere passeranno diversi secondi, molti, se non minuti per riprendersi da quel dolore giunto inaspettato ed improvviso oltre che intenso <Chi...> ansima <mi... desidera?>

Ironico come a volte- le scene che abbiamo già visto e immaginato si ribaltano contro di noi. Del resto l'Hokage aveva avvisato lo stesso Hiashi di far attenziona a cosa s'imbatteva, anche pensando a come il genetista sia stato tanto affamato da strappar Runriko dalle braccia di suo padre e quella che lui supponeva esser sua madre e che ora, crede di aver in qualche modo di fronte- Quel corpo morto, tenuto in vita forzatamente, con lo stretto necessario. Così legata da non aver l'opportunità di uccidersi da sola, durante tutto questo tempo, tutti questi anni. E forse in momenti del genere, è l'irritazione, la paura, a prendere il sopravvento: Vi capita mai, forse d'estate, da esser talmente irritati che qualsiasi cosa vi si avvicini provoca in voi degli spasmi. Una goccia di sudore, il muro dietro le spalle che ti provoca dei dolorini ai reni- così duro, così scomodo. I polsi e le caviglie arrossati e irritati dal freddo ferro che come ti muovi, con quella violenza data dal volerti divincolare da quel che ti tiene immobile, che taglia appena la pelle. Nulla, nulla in contronto a quello che ti stanno facendo. E' solo uno sporcarsi di stoffa e bianca pelle, una sfumatura rossa, ad ogni tuo movimento. Quel che ti tortura, con il capo basso di chi fa qualcosa, ma par più un automa senza cervello, si sposta in avanti, attendendo che i muscoli ti si rilassino ancora, con quel martelletto stretto tra entrambe le mani, deboli, prende la mira sul terzo dito. <Probabilmente chi stavi cercando, hai fatto tanta strada, ahahah- e pensare, ironico scherzo della vita, che sono anni che Runriko cerca di nascondere la tua locazione..> Quella voce, così rilassata da apparire oltremodo irritante, come quella di chi, dall'altra parte del vetro, sta sorseggiando pigramente del thè. <Allora-- facciamo un gioco.> Un rumorino, il secondo stuzzicandente sale su per l'unghia, la rompe, la colora di rosso, toccando i nervi, staccando la pelle che la tiene attaccata, il secondo medesimo dolore ma per la tua gioia, quella sagoma si stacca e si accosta al tavolino, posando tra il tintinnare ed il brusio della lampada, il martelletto-- e forse meno sollievo lo dona il suo ambire alle sanguisuge d'un color marroncino chiaro, come quelle che divorano i cadaveri -se t'è mai capitato di vederne uno- si prende il suo tempo, ti lascia in pace. Runriko dall'altra parte geme, piange, alzando lentamente il capo e rivolgendo lo sguardo verso di te. <Se non urli, ti permetto di far domande e ricevere risposte sincere: Partiamo da me, una domanda che già ti sei sicuramente posto-> Il rumore di una sedia che si sposta, ma non lo vedi, non c'è, non è li, in quella stanza. La prima sanguisuga ti vien posata sul ventre contratto, rosicchia fin da subito. E' viscida. Ed un torpido bruciore si fa strada, come un ratto che cerca tramite la carne, di raggiunger un posto lontano dalle fiamme dell'ennesima tortura. Si muove, spinge sotto la pelle, ma non intacca gli organi, meticolosamente. Solamente, rialza l'epiderma, e mangia, pigra. E la seconda, poichè arriva anch'essa, ti vien posata sul petto, nel centro. Un'altra sulla coscia, una sul costato. Con la lentezza che ti permette di goder appieno- del lancinante dolore che ti è stato riservato. Guarda, Hiashi. Come la vita da eroi ci accoglie a braccia aperte. Tu che hai sempre visto i comuni cittadini come eroi di tutti i giorni. Augureresti questo a loro? <Runriko, quella che suppongo ti abbiano fatto conoscere come tua sorella-> La voce parla, sei sicuro di voler sapere? Un bozzo si muove sotto la sua pelle, più ti dimeni, più per terrore scende a fondo, minacciando d'intaccar gli organi. Bocche fatte di dentini, prive del solito siero anestetico poichè esse son sanguisughe dei cadaveri. E i cadaveri non sentono dolore. Si schiarisce la voce, lui, mentre quella sagoma, il tuo amato boia, posa il barattolo oramai vuoto, ammirando la sua opera d'arte con un cupo sguardo. E Runriko, con uno sguardo supplichevole, non riesce a parlare "Ti prego perdonami" lo mima con le labbra, biascica quei movimenti, a tratti riconducibili, a tratti no. <Runriko è-- una madre surrogata. C'era un debito da saldare, con me. E, semplicemente, l'hanno pagato con lei, invece che con te.> Racconda il principio della verità. Gli Hyuga avevano un debito con il genetista, ed il pegno sarebbe stato Hiashi. Peccato che la madre, che invero è Runriko e non l'Uzumaki come sperava, s'è donata per proteggerlo. Lacrime di sangue le abbandonano e rigano il volto, senza forza per parlare, senza forza per muoversi. E' un fantoccio appeso al muro. Nulla di diverso da una marionetta. <Sei stupito, giovane Hyuga? Dovrei forse ringraziarti, per esserti donato. Sai, la tua mammina iniziava a diventare vecchia ed obsoleta, come fonte-> .. <Vivete tutti sulle nuvole, nel Villaggio della Foglia. Cercano il più delle volte di farvi vedere poco, o non farvi vedere nulla--> Sospira, mentre quella sagoma, il torturatore, si muove, passa le dita sugli attrezzi, sta scegliando il prossimo-- tu, tu cosa suggeriresti? Le tenaglie, per amputar qualcosa? Il bisturi? O i mille piedi, per continuar sulla via dei cadaveri? Il palmo si posa sui mille piedi, ma non lo apre, solamente, lo prende. <Tua madre, o almeno quella che pensi lo sia, non era altro che un campo arido. E per certe casate- per le casate più vecchie e antiche, continuar a tramandare l'essenza Hyuga, è f o n d a m e n t a l e. Immagina se- per gli stupidi capricci, finissimo come i possessori dello Sharingan. Guardali, ora, son clonati perchè incapaci di tramandare il loro potere.> .. <Ti piacerebbe questo per gli Hyuga, Hiashi? Ti piacerebbe, infangare il vosto passato, coprirlo, farlo finire nel dimenticatoio? Tutti i vostri morti. Tutti i vostri eroi, shinobi, kunoichi. Così come sarete dimenticati voi due. Non è vero, Runriko?> Ed ella, senza forza, muove solamente il capo, un cenno lieve, guardandoti. "Uccidimi, ti prego." Non parla, tenta di non farsi vedere dall'altro che, in un cigolare, torna seduto sulla sua sedia. <Saresti capace di uccidere tua madre-- nella speranza di poter tornare al tuo villaggio?>

17:16 Hiashi :
 Probabilmente il ragazzo si è completamente dimenticato delle parole dell'Hokage ed anche della squadra di anbu di Sunagakure che dovrebbe avergli fatto piazzare alle spalle. Ha ben altro a cui pensare in questo momento perchè il sangue caldo sgorga lento come un serpente in una giornata fredda e contrasta con la sua temperatura con il gelo che invece trasmette il metallo dei suoi legacci che lo immobilizzano. Molte cose si stanno venendo ad accavallare nella sua mente, il desiderio di scappare ed evadere da quella prigionia, la paura della morte e del dolore, la paura di perdere quella sorella -la considera ancora tale- appena ritrovata ed il grande, grandissimo desiderio di vandetta per quel suo boia ed ancor di più verso il carceriere che tira i fili da qualche punto invisibile. Un rantolo, un lamento forzato come un urlo strozzato sale alle orecchie di tutti quando la seconda scheggia di legno viene fatta penetrare al di sotto dell'unghia sollevandola e spezzando la carne e la pelle sotto di essa. Gli occhi si sgranano e si macchiano di rosso per le vene che si colorano maggiormente. Il tutto causato da un aumento smodato della pressione del sangue con un ritmo cardiaco accelerato; questi due fattori unitamente ai tentativi di tirar via le mani dai suoi blocchi utilizzando le spalle ed i muscoli della schiena per far forza come può contro quella parete fredda e dura. Runriko è tua madre, tu dovevi essere il pagamento ma lei ti ha salvato. Una novella difficile da digerire e metabolizzare, per il momento è lasciata li come se fosse un calzino sporco messo da parte in attesa di poter fare la lavatrice. Runriko comincia ad essere vecchia ed i Konohani vivono sulle nuvole. La tortura continua, guarda con orrore a quelle sanguisuche che gli mangiano le carni <nononono> un sussurro appena, la bocca si spalanca, si dimena per i ldolore contorcendo la testa e continuando a fare pressione contro il muro non tanto per potersi liberare ma per fermare quel suo carnefice con la forza della disperazione. Tramandare l'essenza degli Hyuga per non fare la fine degli Uchiha, infangare la Casata. In questo momento è preda del dolore, ma al contempo ha recepito che quello è un gioco per quanto perverso... purtroppo nella sua giovane carriera da Shinobi ne ha già visti molti di psicopatici: Kefka, quello che ha incontrato in missione insieme a Yama, quello del Black Circus, quello che ha assaltato i sopravvissuti della foglia; è difficile ragionare mentre delle sanguisughe ti scavano attraverso le carni, ma la sua mente sa che con certi individui è bene giocare e vincere secondo le loro regole: solitamente è l'unico modo per uscirne vivi <Ti... sbagli!> cerca di annunciare con la voce più astiosa che avrebbe potuto fare in un momento del genere. No, non sarebbe stata quella la domanda alla quale avrebbe voluto una risposta o quantomeno non sarebbe stata la prima <La mia... prima...> ci prova a parlare, si forza per provare a formulare pensieri coerenti e non perdere quindi la lucidità che invece il dolore minaccia di portargli via <domanda è: c h i s e i t u ?>

17:23 Hiashi :
 [edit]Ignora completamente Runriko, non è decisamente pronto a perdonare e non riesce ad accettare quella rivelazione per il momento per cui ignora il contatto visivo con l'occhio della ragazza limitandosi ad osservare i segni sul suo corpo degli abusi e degli stenti. Mentre se a questo punto fosse Hiashi stesso il carnefice, probabilmente farebbe una piccola pausa per dedicarsi allo stupro della prigioniera imponendo di guardare al povero torturato

Il tappo che scivola, si svita, che dolce preludio per sentir qualcosa di nuovo muoversi sotto la tua stessa pelle, non è vero? S'avvicina come un ombra, attendendo che le sanguisughe forino la pelle per creare nuovi varchi. Ne sostiene uno dal centro, con la destra, e il capo, i piedi che si muovono facendo contorcere il centipede attorno al dito, pizzicando il guanto bianco di lattice, senza provocar alcun dolore al tuo piccolo boia. Si avvicina a te, con immane dolcezza, e vedi a scatti la luce illuminarlo e quel ronzio che suona nella mente, il ronzio che t'ha svegliato, che t'ha accompagnato lungo questa tragedia: Ancora, ancora, altro dolore. Altra carne che si lacera, come un ratto verso la luce il centipede si dimena verso uno dei fori - quello nel costato- lo senti, dentro, le zampette che ti pizzicano, sguscia verso la tua carne a velocità, sotto la tua pelle, lo vedi muoversi, adattarsi, cercare il calore del sangue che ti sta rigando il petto, i fianchi, il corpo. Ti pizzica, ma non è solamente questo; non è solamente il dolore. E' l'esser carne da macello, alla mercè dei capricci di un uomo che ti vuole come cavia sperimentale. E che ha fatto di tua madre, il suo giocattolo personale. Nessuno ti chiederà scusa per questo. Nessuno cercherà il tuo perdono per quello che ti stanno facendo, Hiashi. Dell'acqua gocciola sul pavimento concavo, creando tra te e tua madre, una lieve distesa d'acqua stagnante e ammuffita. Emana un odore pungente. Uno di quei ricordi che faranno il nido nella tua testa e non ti abbandoneranno mai. Tornerai mai ad esser persona, dopo esser stato nulla più che un oggetto, un bene d'uso pubblico? Tornerai mai a camminare tra la gente di Konoha, schivando sguardi pieni di ribrezzo per quel che sei? Mentre tu, sciocco, daresti la vita per loro. Daresti la vita per persone che non ti hanno mai sorriso? <Chi sono, io?> Una domanda abbastanza scontata per Hiashi. Chi è, lo ha già detto. <Koshiro Uto.> Una voce composta che arriva al di la del vetro, lentamente il bagliore -lo specchio che ti riflette- ne mostra l'aspetto. Capelli lunghi, neri, occhi color dell'oro, dall'iride ritta ed allungata, tratti affilati e delle scaglie -rade, ma presenti- sulla gota e sul mento: Uno Yakushi fuori sede, allontanato dalla sua patria per l'orrore stesso dei suoi esperimenti. Scuote appena il capo, lentamente, mostrandosi a te, mentre la destra trascina sul suo bancale una sorta di lanterna che emana una luce bianco pallida, opacizzata, ed all'interno puoi vedere flutturare l'occhio di tua madre. Un occhio Hyuga, ed un occhio Uchiha. Sharingan e Byakugan. Che s'allacciano come potenti forze, come il sistema linfatico del chakra, ruotano, oziose, perpetue, in movimenti che si ripetono e coesistono. <E son l'uomo più vicino alla più grande invenzione mai esistita dopo il piano di Luna.> Un enorme, enorme, Tsukuyomi. Qualcosa che è forse rimasto nella storia, forse no. E quella lanterna, che par una bomba da innescare, rimane li, pigramente sopita nel suo stesso immane potere. Che cela l'inganno con il riverso Byakugan -che invece che scoprire i flussi di chakra, li ricopre- e messa in atto dallo Sharingan, possedente il jutsu dello Tsukuyomi. Possedendo ambo gli occhi. O innescando quell'apparecchio, andrebbe a ricoprir le terre ninja, facendole cadere in un illusivo torpore perenne. Ride, lui, mentre qualcosa ti divora dall'interno, s'alza in piedi, facendo cenno al ragazzino di uscire e lasciarti un solo Kunai sul banco movibile. <Sai, ora che ci penso, ho quasi raggiunto il fine, il massimo potere in un solo--> Toccando quella sorta di bomba. <Piccolo congegno. Amplificar le scariche di chakra è semplice. Così com'è semplice annullarle. Un kage per tutti i regni. E la stupida alleanza, beh, può anche morire, no?> Alza le sopracciglia, stupito.<Vorresti tornare a casa, piccolo Hyuga?> .. <Pensi di aver superato il tuo limite? Sembri un verme, in questo momento.> Il ghigno s'amplifica, mentre abbandona la presa sugli arti di Hiashi. Da dei fori automatizzati nella parete, vieni scagliato a peso morto a terra, mentre quelle catene si allungano, dandoti la libertà di muoverti, si alzarti, di prendere quel Kunai. <Hai le palle di prendere una decisione?> .. <Guardala, GUARDA HIASHI, GUARDA TUA MADRE!> Li, nuda, appesa come carne di capra dal macellaio. Nulla che può far per uccidersi. Nulla che può far per sopravvivere in modo migliore. E l'acqua che bagna -opaca e sporca- il pantaloni di Hiashi, non riflette nulla, nulla, se non il cader in terra di una sanguisuga, rilasciata dai fori sul tuo petto. E il mischiarsi del sangue che esce dalle tue unghie, dalle tue bruciature che solo ora, schricchiolano, si riaprono. Sul costato destro hai tre cerchi imposti mentre stavi dormendo. Lungo tutto il fianco. Bruciano. Il dolore è immane, ma quello non ti da sosta. Non ti concede il riposo. Ti tiene teso come una corda d'arpa. <MOSTRAMI, MOSTRAMI QUANTO SAI ESSERE MAGNANIMO, HYUGA!> Lui ride, isterico, battendo un colpo sulla cattedra ferrea, un colpo che fa vibrar l'acqua sotto le tue ginocchia. E poi-- poi c'è quella che non hai mai voluto riconoscere come madre. Ma al momento, non è qualcosa che ti passa per la testa. Al momento, c'è il suo guardo vacuo, la sua immane somiglianza a te, a quelli della tua casata. Schiude le labbra, si prontende, tende le dita, contorcendole, appena, come se volesse toccarti, sbatte una volta le palpebre-- sta per dirti qualcosa. Devi decidere-- devi decidere e agire prima che alzi la guardia. O attendere che qualcuno venga a salvarti. Un ultimo respiro, un ultimo bagliore di forza ---------------- il tempo si ferma. Il respiro ti vien meno. <UCCIDIMI HIASHI, IN FRETTA! FA ATTIVARE IL -- MIO -- SIGILLO -- UCCIDI ME- E POI LUI- DI--> Non riesce, non riesce a parlar oltre, quel sigillo che non s'attiva finchè il cuore batte, il sigillo che può distruggere il potere all'interno di quell'apparecchio. E' l'unico modo, per far si che non inneschi mai quell'arma. <Lui non sa, che la casa cadetta--- non regala lasciti ai nemici.> Hiashi, invece? Conosce il vero potere dei veri combattenti del Clan Hyuga. Un ultimo regalo, un sorriso dolce. Un sorriso che sa di scusa, che sa di "addio".

Hiashi lanciami un D50 1-25 Positivo 25-50 Negativo!

Hiashi tira un D50 e fa 1

18:32 Hiashi :
 Dolore. Dolore. Dolore... ma, cos'è il dolore? Una stimolazione intensa di recettori sensoriali disposti in modo praticamente ubiquitario in ogni parte del nostro corpo, o quasi, e che una volta attivati producono dei segnali che viaggiano lungo le terminazioni nervose afferenti arrivando fino al cervello, dove quel segnale chimico viene interprepato con una cascata di eventi che fa percepire il dolore stesso collegnato però ad una quantità di episodi accessori come la produzione di ormoni tipicamente deputati alla lotta o alla fuga, un aumento del battito cardiaco, aumento del ritmo respiratorio. La midollare del surrene libera una ingente quantità dell'ormone principe di questo tipo di risposte che è l'adrenalina. Per certi versi, si potrebbe considerare il dolore assimilabile ad una droga dando certi livelli di assuefazione ed è forse per questo che almeno in parte, quel viscido animale che gli striscia nelle carni sfruttando il foro d'entrata precedentemente creato da una sanguisuga fa probabilmente meno male di quanto non avrebbe fatto all'inizio. Certo ritrovarsi n parassiti nel proprio corpo a banchettare con la propria carne non è come andare a fare la sauna naturalmente, ma lui preferisce instillare prima la paura del dolore prima della pena stessa per cui far susseguire così tante torture diverse, intense e ravvicinate per la sua opinione è una sorta di errore, come anche quella di non tenere ogni strumento coperto fino all'ultimo istante. La paura del dolore può essere peggio del dolore stesso, o almeno è ciò che ha imparato. A quanto pare è riuscito a trovare l'uomo che cercava, Koshiro Uto, è proprio lui. Il genin trova una certa ilarità in quella risposta, l'angolo sinistro delle labbra si solleva <Risposta sbagliata. Non ti ho chiesto il tuo nome, ma chi sei tu!> lo sottolinea mentre cerca di sputare fuori dalla bocca quelle parole. Riesce finalmente a definirne i lineamenti, non lo riconosce come Yakushi dato che non ha mai saputo niente di questo particolare clan. L'attenzione del genin però si concentra maggiormente su quella lanterna che si ritrova davanti, due occhi al suo interno e non a caso sono i due occhi più potenti che siano riusciti a dare vita a dei Clan, secondi solamente al Rinnegan ma non così strettamente selettivi. "l'uomo più vicino alla più grande invenzione..." non riesce a ripetere quelle parole nella sua mente perchè il dolore è lancinante <Non me ne fotte niente dell'alleanza, ne di tornare a casa ed il mio limite l'ho superato da tempo> gli urla contro e stava per continuare ma si ritrova per terra perchè le "manette" che lo bloccavano liberano delle catene che gli lasciano libertà di movimento <Tu non conosci un cazzo di me, non sono mai stato magnanimo! Io sono un assassino> annuncia abbassando la voce progressivamente riducendola ad un sussurro, se volete dei testimoni c'è un cadavere seppellito dagli anbu morto per torture e due teschi di seguaci di Ryota a casa del genin della foglia. Sente quell'acqua putrida sotto di se, quell'odore penetrante che probabilmente si è ormai insinuato in tali profondità nella sua mente da divenerne parte integrante. l tutto però contornato da nuove fitte di dolore, questa volte diverse, completamente differenti rispetto a prima, dovute alle bruciature che gli sono state inferte sul costato, ribalta gli occhi per un istante mentre reclina la testa per il dolore. Perfino respirare è uno sforzo e causa altro dolore, vorrebbe volentieri smettere. Una voce ancora una volta lo riporta alla realtà, la supplica che tutto questo possa trovare una fine... uccidere la sorella appena ritrovata che in realtà è la propria stessa madre. Sembra che sia riuscito a prendere la sua decisione il ragazzo. Cerca di far ricorso alla propria forza di volontà per rimettersi in piedi, è uno sforzo perfino pensare figuriamoci quello che potrebbe essere ciò che sta per tentare. Prova ad allungare una mano per mettere mano a quel kunai che gli è stato lanciato e qualora fosse riuscito a prenderlo provarebbe a lanciare la testa in avanti andando a costringersi in tal modo a correre per cercare di arrivare fino alla madre, sempre che le catene lo consentano. Altrimenti dovrebbe limitarsi a provare a lanciare l'oggetto dopo aver sollevato il braccio e tentanto di scagliare il coltello con quanta più precisione possibile nonostante le sue condizioni e le sue precarie conoscenze di Houjutsu. Ma tornando alla prima opzione, proverebbe a tenere il Kunai con entrambe le mani e letteralmente correre verso Runriko, tentando letteralmente di abbattersi su di lei per provare a far penetrare quel coltello nel cuore della ragazza

Le catene si allungano, arrivano fino alla parte opposta della stanza, tanto lunghe da permetterti un qual si voglia movimento, sia che tu voglia percorrer la stanza di lato, o in obliquio, che muoverti - appesantendoti solo in parte. Il muoversi dei piedi nell'acqua che si rialza, il silenzio che piomba nella stanza dove il solo cigolio, è dato dai movimenti lenti del corpo tuo- e di quello di Runriko. Cortorce le mani e quando si bloccano- quando il Kunai si spinge fino all'elsa -sempre che si chiami così- dentro a quel petto minuto e nudo, sembra che il solo soffio del suo respiro possa farti capire che questo è un addio, un addio vero. Quando senti la vita scivolar via da un corpo, e non avrai più modo di tornar indietro. Non avrai modo di chiedere scusa per qul che hai fatto. Non avrai modo di riparare ai tuoi errori. E lo vedi, nei suoi occhi che non più rispecchiano gli opali a cui ti sei affezionato. Vedi che qualcosa di essenziale l'abbandona: Ma cos'è, un anima? Siam sacchi di carne che trasportano qualcosa di maggiore. E che nel corso degli anni, non hanno fatto che corrodere e divenire un male deleterio. Deleterio, come sarà Runriko per te-- nel corso della tua intera vita. Un rivolo di sangue le lascia le labbra sorridenti e dolci, mentre quella x- quella svastika sulla fronte, si disintegra come fogli di carta velina in piena burrasca. Qualcosa, non illumina più lo sguardo di Uto. Il Byakugan si distrugge. E li, a coesistere con il vero potere -intoccabile, irraggiungibile, v'è solo uno sharingan oziosamente attivo ed uno tsukuyomi dormiente. Siamo invero esseri schifosi. Egoisti. E nel vedere tua madre abbandonare sulla terra, c'è l'ilare e irritante sensazione di fame che t'attanaglia lo stomaco. Cane non mangia cane, è una legge che tutti conosciamo: Eppure ti sembra così appetitosa-- Qualcosa che puoi ignorare o meno, un seme nel subconscio che può fiorire, o rimaner solo un seme. Il sangue a fiotti abbandona il corpo, ricopre quel bacino d'acqua fine, a raso con i piedi nudi. E più premi, più senti le vibrazioni d'un cuore oramai privo di vita. Dietro la schiena della donna, delle pelle è stata amputata- scorticata- in modo chirurgico quasi perfetto-- ma l'orrore non è terminato, anzi- potrei dir con mezzo sorriso che inizia proprio ora-- proprio ora che, abbassando il viso, il tuo riflesso ti mostra il palese fardello del tuo destino. Un un modo romantico Runriko ti direbbe che la porterai per sempre assieme a te. Ma Hiashi, ha la forza di ricordar questo momento? Ha la forza di specchiarsi, ogni giorno, e veder sul suo viso, quel che vede ora davanti ai suoi occhi? La pelle chirurgicamente trapiantata ricopre la parte bruciata, dove riporta una lieve cicatrice sulla fronte, dietro l'orecchio, dove le parti si congiungono. In certi punti, quasi invisibile, in altri più palese. <BASTARDO!> Uto rizzato in piedi, notando il morir del potere su cui a lungo aveva lavorato, sbarra gli occhi, su tutte le furie. <BASTARDO TU - TU NON SAI COS'HAI FATTO!> Lo fa volar con una manata, sporcizia oramai, tanto potere, buttato in terra. Tante morti, per i capricci di un uomo. E tua madre riversa e bloccata, destinata ad esser cibo per gli avvoltoi. E ora-- non ti resta che vendicar te stesso, il tuo clan-- E uscire da questo posto. [END]

Quel che vede riflesso: https://41.media.tumblr.com/a521823ee8b4dc674010d44d34cb1b5d/tumblr_mpu657s4qg1r6jg3go1_500.png

Indizi nel resoconto!

19:07 Hiashi :
 Le catene gli permettono di arrivare fino a raggiungere il corpo incatenato della madre ed affondargli il Kunai nel cuore mettendo fine alla sua vita. Cerca l'occhio della donna, quello sharingan sbagliato -come il negroni?- che si spegne. La vita la abbandona velocemente, troppo, dopotutto era già per metà cadavere e se da una parte la sua mente è convinta di aver compiuto un gesto di estrema misericordia, dall'altra si sente un assassino che non ha avuto riguardi neppure per la propria stessa madre. La vede moire davanti ai propri occhi, la vede abbandonare questo modo esalando il suo ultimo respiro mentre il suo sangue va a sporcare le mani del ragazzo. Il suo corpo si accascia, il genin ha modo di potersi guardare nel riflesso ma tutta la sua attenzione si concentra sui propri occhi, gli occhi che sono un dono così importante per il suo clan ed occhi che inizia a considerare come una maledizione e nulla più oggi come oggi perchè se non fosse mai stato uno Hyuga forse non sarebbe mai stato protagonista di uno spettacolo così atroce arrivando a compiere un assassinio che è chiaramente diverso dagli altri trattandosi della propria stessa madre. Sostiene il proprio stesso sguardo per qualche secondo, il dolore dei parassiti nel suo corpo lo distrae, ma ha ancora qualcosa da fare. Cerca con la mancina di sollevare il volto di Runriko per cercare di donarle un dolce e candido bacio sulle labbra, mentre la destra cerca di estrarre il Kunai dal suo petto. Solo a questo punto, per un istinto che non si sa neppure spiegare, cercherebbe di infilare una mano attraverso l'apertura nel costato per cercare di afferrare il cuore della donna e strapparlo via prima di portarselo alla bocca e nutrirsene voracemente. Alla fine di tutto però cercherebbe anche di colpirsi il corpo nei punti dove sente i parassiti che su muovono cercando di ucciderli e fermare il loro rosicchiare [End]

Ultima quest-ambient della trama di Hiashi, ti sei meritato il premietto per le azioni di tutto rispetto e per l'attenzione che hai prestato a tutto, soprattutto alla psicologia del tuo personaggio.

Indizi per la quest:

-Quando ti muovi, le catene scintillano, il che vuol dire che il flusso anti-chakra può esser bloccato in qualche modo, probabilmente mandando in "cortocircuito" l'impianto alla base delle catene -ci son delle bocche da cui escono quelle estensioni, attivando il chakra sarà poi facile "strapparle" dal circuito.

- In successione a Byakugan attivo -SE LO ATTIVERAI- vedrai nel vetro anti-riflesso delle falle, dove il vetro è più sottile e dunque più delicata, molto simili ai rinomati "punti di pressione" esistenti anche nel corpo umano.

- Il genetista Uto è uno Yakushi.

- Il boia è Tori, ma le informazioni su Tori son riservate, al momento. E' un bambino, e non ha colpe per quel che fa. E' come un automa.

- Dal condotto d'ariazione si può raggiungere Sunagakure no Sato, basta smontare la ventola -quella citata nel primo ambient-.

DEEETTO questo, spero d'averti divertito-- Arigatouu, la parola passa a Hitomu che è stato incaricato di farti la quest! Gambatteee--