Te lo ricordi questo rumore? Gli occhi stanchi, la testa fa male, pulsa- dalle tempie, alla nuca, la fronte. Come se qualcuno si fosse divertito con te come un ragazzetto munito di una mazza alla festa del cocomero. La luce; è questo il tuo primo pensiero. Qualcosa sta saltando, instabile, s'accende e spegne, provoca un ronzio che par talmente forte da esser addirittura sognato. E' la prima cosa che senti, questa. *Bzz-zz-Bzz--* Ciondola scoperta quella lampadina attaccata per i soli fili elettrici al suo impianto autonomo, nutrito solamente dal sole del deserto. E poi è il freddo- quel che arriva infame, senza avvisare, senza donarti il beneficio del torpido abbraccio delle coperte. Dai lombi alla schiena, su per la spina dorsale, le spalle son schiacciate, ti fanno male come se fossi in quella posizione da giorni oramai. Ti senti intorpidito ed il risveglio -lento o violento che sia- ti provoca piccoli crampi: All'avambraccio, i polpacci, il collo. Degli anelli spessi ti tengono attaccato alla parete come se fossi crocifisso. Le braccia ben lontane dal corpo, il chakra spento- pigro- non riusciresti neanche nel tentativo a richiamarlo a te in qualche modo. Manette anti-chakra? Probabilmente, dato che tutto quello che abbiamo arriva in realtà da questi soggetti enigmatici e tanto temuti: I figli del male di Orochimaru. Non lo vedi, non è con te in quella stanza blindata- oltre al puzzo che emana un luogo tanto nefasto, dove come un animale sei bloccato: Mani, piedi, e collo, v'è tua madre, in prospettiva a te, a cinque metri di distanza. Legata, nuda, alla parete proprio come lo sei tu. Sta dormendo? Il capo riverso in avanti, il ventre svuotato dal cibo mancante. Le labbra aperte, secche, i capelli mogano, lisci, scivolano a coprirle in parte il corpo, in parte la parete. Annodati, sporchi. I tuoi invece, son solamente sudati. Un sudore pari a quello della febbre provocata dalle infezioni. Hai freddo, ti senti appiccicaticcio e sporco. Privo di blusa e divisa anbu, con solo un paio di pantaloni di tela. Da quanti giorni stai dormendo? Abbastanza da poter vedere la svastika sulla fronte di Runriko esser lievemente più visibile. Davanti a te, un banchetto di ferro movibile, con delle rotelle al posto dei piedini, porta attrezzi che forse, avrai già visto nelle camere di tortura Anbu, sempre tu ci sia mai stato. Delle tenaglie. Un barattolo contenente sanguisughe, uno contenente millepiedi, degli spilli, degli stuzzicadenti in legno. Un bisturi. Un coltello. Un ago, filo, disinfettante di bassa qualità, delle bende, un cauterizzatore. Una persona si muove alla tua destra, bassa, coperta da una veste di juta e con il viso celato da delle bende che oscurano gli occhi. I capelli son corti, disordinati, unticci-- si è già avvicinata a te e con un solo colpo d'un martelletto tipico chirurgo, ha spinto con violenza il primo stuzzicadenti posizionato su tutte e dieci le tue dita dei piedi. Un dolore lancinante- come se sentissi l'unghia staccarsi dal suo posto, bruciarti, lacerarti la carne i nervi-- <Hiashi-- Hyuga.> Una voce roca, maschile, arriva al di la di uno specchio -una finestra da interrogatorio-. Non gli vedi il volto, e sinceramente ora come ora, hai ben altro a cui pensare. <Ben svegliato-- son giorni che attendo.> Sembra quasi spazientito, severo, per quanto si aspetti delle risposte, quella figura bassa tanto da sembrar un ometto deforme, prosegue con l'indice del piede destro. Aggiusta lo stuzzicadente e tu-- puoi solo aspettare il secondo colpo. [AMBIENT PARTE DUE]
Ironico come a volte- le scene che abbiamo già visto e immaginato si ribaltano contro di noi. Del resto l'Hokage aveva avvisato lo stesso Hiashi di far attenziona a cosa s'imbatteva, anche pensando a come il genetista sia stato tanto affamato da strappar Runriko dalle braccia di suo padre e quella che lui supponeva esser sua madre e che ora, crede di aver in qualche modo di fronte- Quel corpo morto, tenuto in vita forzatamente, con lo stretto necessario. Così legata da non aver l'opportunità di uccidersi da sola, durante tutto questo tempo, tutti questi anni. E forse in momenti del genere, è l'irritazione, la paura, a prendere il sopravvento: Vi capita mai, forse d'estate, da esser talmente irritati che qualsiasi cosa vi si avvicini provoca in voi degli spasmi. Una goccia di sudore, il muro dietro le spalle che ti provoca dei dolorini ai reni- così duro, così scomodo. I polsi e le caviglie arrossati e irritati dal freddo ferro che come ti muovi, con quella violenza data dal volerti divincolare da quel che ti tiene immobile, che taglia appena la pelle. Nulla, nulla in contronto a quello che ti stanno facendo. E' solo uno sporcarsi di stoffa e bianca pelle, una sfumatura rossa, ad ogni tuo movimento. Quel che ti tortura, con il capo basso di chi fa qualcosa, ma par più un automa senza cervello, si sposta in avanti, attendendo che i muscoli ti si rilassino ancora, con quel martelletto stretto tra entrambe le mani, deboli, prende la mira sul terzo dito. <Probabilmente chi stavi cercando, hai fatto tanta strada, ahahah- e pensare, ironico scherzo della vita, che sono anni che Runriko cerca di nascondere la tua locazione..> Quella voce, così rilassata da apparire oltremodo irritante, come quella di chi, dall'altra parte del vetro, sta sorseggiando pigramente del thè. <Allora-- facciamo un gioco.> Un rumorino, il secondo stuzzicandente sale su per l'unghia, la rompe, la colora di rosso, toccando i nervi, staccando la pelle che la tiene attaccata, il secondo medesimo dolore ma per la tua gioia, quella sagoma si stacca e si accosta al tavolino, posando tra il tintinnare ed il brusio della lampada, il martelletto-- e forse meno sollievo lo dona il suo ambire alle sanguisuge d'un color marroncino chiaro, come quelle che divorano i cadaveri -se t'è mai capitato di vederne uno- si prende il suo tempo, ti lascia in pace. Runriko dall'altra parte geme, piange, alzando lentamente il capo e rivolgendo lo sguardo verso di te. <Se non urli, ti permetto di far domande e ricevere risposte sincere: Partiamo da me, una domanda che già ti sei sicuramente posto-> Il rumore di una sedia che si sposta, ma non lo vedi, non c'è, non è li, in quella stanza. La prima sanguisuga ti vien posata sul ventre contratto, rosicchia fin da subito. E' viscida. Ed un torpido bruciore si fa strada, come un ratto che cerca tramite la carne, di raggiunger un posto lontano dalle fiamme dell'ennesima tortura. Si muove, spinge sotto la pelle, ma non intacca gli organi, meticolosamente. Solamente, rialza l'epiderma, e mangia, pigra. E la seconda, poichè arriva anch'essa, ti vien posata sul petto, nel centro. Un'altra sulla coscia, una sul costato. Con la lentezza che ti permette di goder appieno- del lancinante dolore che ti è stato riservato. Guarda, Hiashi. Come la vita da eroi ci accoglie a braccia aperte. Tu che hai sempre visto i comuni cittadini come eroi di tutti i giorni. Augureresti questo a loro? <Runriko, quella che suppongo ti abbiano fatto conoscere come tua sorella-> La voce parla, sei sicuro di voler sapere? Un bozzo si muove sotto la sua pelle, più ti dimeni, più per terrore scende a fondo, minacciando d'intaccar gli organi. Bocche fatte di dentini, prive del solito siero anestetico poichè esse son sanguisughe dei cadaveri. E i cadaveri non sentono dolore. Si schiarisce la voce, lui, mentre quella sagoma, il tuo amato boia, posa il barattolo oramai vuoto, ammirando la sua opera d'arte con un cupo sguardo. E Runriko, con uno sguardo supplichevole, non riesce a parlare "Ti prego perdonami" lo mima con le labbra, biascica quei movimenti, a tratti riconducibili, a tratti no. <Runriko è-- una madre surrogata. C'era un debito da saldare, con me. E, semplicemente, l'hanno pagato con lei, invece che con te.> Racconda il principio della verità. Gli Hyuga avevano un debito con il genetista, ed il pegno sarebbe stato Hiashi. Peccato che la madre, che invero è Runriko e non l'Uzumaki come sperava, s'è donata per proteggerlo. Lacrime di sangue le abbandonano e rigano il volto, senza forza per parlare, senza forza per muoversi. E' un fantoccio appeso al muro. Nulla di diverso da una marionetta. <Sei stupito, giovane Hyuga? Dovrei forse ringraziarti, per esserti donato. Sai, la tua mammina iniziava a diventare vecchia ed obsoleta, come fonte-> .. <Vivete tutti sulle nuvole, nel Villaggio della Foglia. Cercano il più delle volte di farvi vedere poco, o non farvi vedere nulla--> Sospira, mentre quella sagoma, il torturatore, si muove, passa le dita sugli attrezzi, sta scegliando il prossimo-- tu, tu cosa suggeriresti? Le tenaglie, per amputar qualcosa? Il bisturi? O i mille piedi, per continuar sulla via dei cadaveri? Il palmo si posa sui mille piedi, ma non lo apre, solamente, lo prende. <Tua madre, o almeno quella che pensi lo sia, non era altro che un campo arido. E per certe casate- per le casate più vecchie e antiche, continuar a tramandare l'essenza Hyuga, è f o n d a m e n t a l e. Immagina se- per gli stupidi capricci, finissimo come i possessori dello Sharingan. Guardali, ora, son clonati perchè incapaci di tramandare il loro potere.> .. <Ti piacerebbe questo per gli Hyuga, Hiashi? Ti piacerebbe, infangare il vosto passato, coprirlo, farlo finire nel dimenticatoio? Tutti i vostri morti. Tutti i vostri eroi, shinobi, kunoichi. Così come sarete dimenticati voi due. Non è vero, Runriko?> Ed ella, senza forza, muove solamente il capo, un cenno lieve, guardandoti. "Uccidimi, ti prego." Non parla, tenta di non farsi vedere dall'altro che, in un cigolare, torna seduto sulla sua sedia. <Saresti capace di uccidere tua madre-- nella speranza di poter tornare al tuo villaggio?>
Il tappo che scivola, si svita, che dolce preludio per sentir qualcosa di nuovo muoversi sotto la tua stessa pelle, non è vero? S'avvicina come un ombra, attendendo che le sanguisughe forino la pelle per creare nuovi varchi. Ne sostiene uno dal centro, con la destra, e il capo, i piedi che si muovono facendo contorcere il centipede attorno al dito, pizzicando il guanto bianco di lattice, senza provocar alcun dolore al tuo piccolo boia. Si avvicina a te, con immane dolcezza, e vedi a scatti la luce illuminarlo e quel ronzio che suona nella mente, il ronzio che t'ha svegliato, che t'ha accompagnato lungo questa tragedia: Ancora, ancora, altro dolore. Altra carne che si lacera, come un ratto verso la luce il centipede si dimena verso uno dei fori - quello nel costato- lo senti, dentro, le zampette che ti pizzicano, sguscia verso la tua carne a velocità, sotto la tua pelle, lo vedi muoversi, adattarsi, cercare il calore del sangue che ti sta rigando il petto, i fianchi, il corpo. Ti pizzica, ma non è solamente questo; non è solamente il dolore. E' l'esser carne da macello, alla mercè dei capricci di un uomo che ti vuole come cavia sperimentale. E che ha fatto di tua madre, il suo giocattolo personale. Nessuno ti chiederà scusa per questo. Nessuno cercherà il tuo perdono per quello che ti stanno facendo, Hiashi. Dell'acqua gocciola sul pavimento concavo, creando tra te e tua madre, una lieve distesa d'acqua stagnante e ammuffita. Emana un odore pungente. Uno di quei ricordi che faranno il nido nella tua testa e non ti abbandoneranno mai. Tornerai mai ad esser persona, dopo esser stato nulla più che un oggetto, un bene d'uso pubblico? Tornerai mai a camminare tra la gente di Konoha, schivando sguardi pieni di ribrezzo per quel che sei? Mentre tu, sciocco, daresti la vita per loro. Daresti la vita per persone che non ti hanno mai sorriso? <Chi sono, io?> Una domanda abbastanza scontata per Hiashi. Chi è, lo ha già detto. <Koshiro Uto.> Una voce composta che arriva al di la del vetro, lentamente il bagliore -lo specchio che ti riflette- ne mostra l'aspetto. Capelli lunghi, neri, occhi color dell'oro, dall'iride ritta ed allungata, tratti affilati e delle scaglie -rade, ma presenti- sulla gota e sul mento: Uno Yakushi fuori sede, allontanato dalla sua patria per l'orrore stesso dei suoi esperimenti. Scuote appena il capo, lentamente, mostrandosi a te, mentre la destra trascina sul suo bancale una sorta di lanterna che emana una luce bianco pallida, opacizzata, ed all'interno puoi vedere flutturare l'occhio di tua madre. Un occhio Hyuga, ed un occhio Uchiha. Sharingan e Byakugan. Che s'allacciano come potenti forze, come il sistema linfatico del chakra, ruotano, oziose, perpetue, in movimenti che si ripetono e coesistono. <E son l'uomo più vicino alla più grande invenzione mai esistita dopo il piano di Luna.> Un enorme, enorme, Tsukuyomi. Qualcosa che è forse rimasto nella storia, forse no. E quella lanterna, che par una bomba da innescare, rimane li, pigramente sopita nel suo stesso immane potere. Che cela l'inganno con il riverso Byakugan -che invece che scoprire i flussi di chakra, li ricopre- e messa in atto dallo Sharingan, possedente il jutsu dello Tsukuyomi. Possedendo ambo gli occhi. O innescando quell'apparecchio, andrebbe a ricoprir le terre ninja, facendole cadere in un illusivo torpore perenne. Ride, lui, mentre qualcosa ti divora dall'interno, s'alza in piedi, facendo cenno al ragazzino di uscire e lasciarti un solo Kunai sul banco movibile. <Sai, ora che ci penso, ho quasi raggiunto il fine, il massimo potere in un solo--> Toccando quella sorta di bomba. <Piccolo congegno. Amplificar le scariche di chakra è semplice. Così com'è semplice annullarle. Un kage per tutti i regni. E la stupida alleanza, beh, può anche morire, no?> Alza le sopracciglia, stupito.<Vorresti tornare a casa, piccolo Hyuga?> .. <Pensi di aver superato il tuo limite? Sembri un verme, in questo momento.> Il ghigno s'amplifica, mentre abbandona la presa sugli arti di Hiashi. Da dei fori automatizzati nella parete, vieni scagliato a peso morto a terra, mentre quelle catene si allungano, dandoti la libertà di muoverti, si alzarti, di prendere quel Kunai. <Hai le palle di prendere una decisione?> .. <Guardala, GUARDA HIASHI, GUARDA TUA MADRE!> Li, nuda, appesa come carne di capra dal macellaio. Nulla che può far per uccidersi. Nulla che può far per sopravvivere in modo migliore. E l'acqua che bagna -opaca e sporca- il pantaloni di Hiashi, non riflette nulla, nulla, se non il cader in terra di una sanguisuga, rilasciata dai fori sul tuo petto. E il mischiarsi del sangue che esce dalle tue unghie, dalle tue bruciature che solo ora, schricchiolano, si riaprono. Sul costato destro hai tre cerchi imposti mentre stavi dormendo. Lungo tutto il fianco. Bruciano. Il dolore è immane, ma quello non ti da sosta. Non ti concede il riposo. Ti tiene teso come una corda d'arpa. <MOSTRAMI, MOSTRAMI QUANTO SAI ESSERE MAGNANIMO, HYUGA!> Lui ride, isterico, battendo un colpo sulla cattedra ferrea, un colpo che fa vibrar l'acqua sotto le tue ginocchia. E poi-- poi c'è quella che non hai mai voluto riconoscere come madre. Ma al momento, non è qualcosa che ti passa per la testa. Al momento, c'è il suo guardo vacuo, la sua immane somiglianza a te, a quelli della tua casata. Schiude le labbra, si prontende, tende le dita, contorcendole, appena, come se volesse toccarti, sbatte una volta le palpebre-- sta per dirti qualcosa. Devi decidere-- devi decidere e agire prima che alzi la guardia. O attendere che qualcuno venga a salvarti. Un ultimo respiro, un ultimo bagliore di forza ---------------- il tempo si ferma. Il respiro ti vien meno. <UCCIDIMI HIASHI, IN FRETTA! FA ATTIVARE IL -- MIO -- SIGILLO -- UCCIDI ME- E POI LUI- DI--> Non riesce, non riesce a parlar oltre, quel sigillo che non s'attiva finchè il cuore batte, il sigillo che può distruggere il potere all'interno di quell'apparecchio. E' l'unico modo, per far si che non inneschi mai quell'arma. <Lui non sa, che la casa cadetta--- non regala lasciti ai nemici.> Hiashi, invece? Conosce il vero potere dei veri combattenti del Clan Hyuga. Un ultimo regalo, un sorriso dolce. Un sorriso che sa di scusa, che sa di "addio".
Hiashi lanciami un D50 1-25 Positivo 25-50 Negativo!
Hiashi tira un D50 e fa 1
Le catene si allungano, arrivano fino alla parte opposta della stanza, tanto lunghe da permetterti un qual si voglia movimento, sia che tu voglia percorrer la stanza di lato, o in obliquio, che muoverti - appesantendoti solo in parte. Il muoversi dei piedi nell'acqua che si rialza, il silenzio che piomba nella stanza dove il solo cigolio, è dato dai movimenti lenti del corpo tuo- e di quello di Runriko. Cortorce le mani e quando si bloccano- quando il Kunai si spinge fino all'elsa -sempre che si chiami così- dentro a quel petto minuto e nudo, sembra che il solo soffio del suo respiro possa farti capire che questo è un addio, un addio vero. Quando senti la vita scivolar via da un corpo, e non avrai più modo di tornar indietro. Non avrai modo di chiedere scusa per qul che hai fatto. Non avrai modo di riparare ai tuoi errori. E lo vedi, nei suoi occhi che non più rispecchiano gli opali a cui ti sei affezionato. Vedi che qualcosa di essenziale l'abbandona: Ma cos'è, un anima? Siam sacchi di carne che trasportano qualcosa di maggiore. E che nel corso degli anni, non hanno fatto che corrodere e divenire un male deleterio. Deleterio, come sarà Runriko per te-- nel corso della tua intera vita. Un rivolo di sangue le lascia le labbra sorridenti e dolci, mentre quella x- quella svastika sulla fronte, si disintegra come fogli di carta velina in piena burrasca. Qualcosa, non illumina più lo sguardo di Uto. Il Byakugan si distrugge. E li, a coesistere con il vero potere -intoccabile, irraggiungibile, v'è solo uno sharingan oziosamente attivo ed uno tsukuyomi dormiente. Siamo invero esseri schifosi. Egoisti. E nel vedere tua madre abbandonare sulla terra, c'è l'ilare e irritante sensazione di fame che t'attanaglia lo stomaco. Cane non mangia cane, è una legge che tutti conosciamo: Eppure ti sembra così appetitosa-- Qualcosa che puoi ignorare o meno, un seme nel subconscio che può fiorire, o rimaner solo un seme. Il sangue a fiotti abbandona il corpo, ricopre quel bacino d'acqua fine, a raso con i piedi nudi. E più premi, più senti le vibrazioni d'un cuore oramai privo di vita. Dietro la schiena della donna, delle pelle è stata amputata- scorticata- in modo chirurgico quasi perfetto-- ma l'orrore non è terminato, anzi- potrei dir con mezzo sorriso che inizia proprio ora-- proprio ora che, abbassando il viso, il tuo riflesso ti mostra il palese fardello del tuo destino. Un un modo romantico Runriko ti direbbe che la porterai per sempre assieme a te. Ma Hiashi, ha la forza di ricordar questo momento? Ha la forza di specchiarsi, ogni giorno, e veder sul suo viso, quel che vede ora davanti ai suoi occhi? La pelle chirurgicamente trapiantata ricopre la parte bruciata, dove riporta una lieve cicatrice sulla fronte, dietro l'orecchio, dove le parti si congiungono. In certi punti, quasi invisibile, in altri più palese. <BASTARDO!> Uto rizzato in piedi, notando il morir del potere su cui a lungo aveva lavorato, sbarra gli occhi, su tutte le furie. <BASTARDO TU - TU NON SAI COS'HAI FATTO!> Lo fa volar con una manata, sporcizia oramai, tanto potere, buttato in terra. Tante morti, per i capricci di un uomo. E tua madre riversa e bloccata, destinata ad esser cibo per gli avvoltoi. E ora-- non ti resta che vendicar te stesso, il tuo clan-- E uscire da questo posto. [END]
Quel che vede riflesso: https://41.media.tumblr.com/a521823ee8b4dc674010d44d34cb1b5d/tumblr_mpu657s4qg1r6jg3go1_500.png
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