Destini incrociati ?
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Giocata dal 15/12/2022 21:32 al 16/12/2022 02:11 nella chat "Chiosco di Ramen "
[Esterno] Le strade della Foglia sono gremite di gente. La notte pullula di stelle e un'argentea Luna si staglia , austera e fredda, contro il firmamento. Coni di luce gialla si gettano sulle strade,vomitati dai lampioni sparsi qua e là, quando oramai le ombre hanno riempito l'orizzonte. Un'Ombra si muove tra i vicoli del Distretto di Konoha, vestita di abiti monocromatici, perlopiù scuri. L'Ombra indossa un maglione dal colletto alto e circolare, che sfiora il mento. Le maniche sono lunghe sino ai polsi, dove fuoriescono dei bendaggi candidi e puliti, che si avviluppano sino alle nocche. Dei pantaloni ampi e comodi, neri, sono stretti lungo le leve inferiori, cinti, all'altezza delle caviglie, da giri di fasciature bianche, forse le stesse che ricoprono le mani. I piedi si intervallano in un'andatura cadenzata e ritmica, avvolti da calzari ninja di una tonalità molto scura. L'unica nota di colore, in tutta quella sagoma, è la pelle nivea, a contrasto netto con una sciarpa cremisi, le cui spire circondano il cingolo scapolare e si dileguano poi, oltre la spalla destra, in una lingua di tessuto color sangue. Sulla schiena, invece, svetta un simbolo indelebile - sia per Konoha che per quella giovane Ombra - ovvero un ventaglio rosso e bianco, tra le scapole, disegnato personalmente, con l'aiuto di Shizuka, ovvio. Dietro la cintola, invece, una sacca portaoggetti trascina con lui tutto il suo scarno armamentario: due fuuda, nei quali sono sigillati, rispettivamente, due tronchetti per la tecnica della sostituzione , due tonici per il recupero del chakra, un tonico curativo ed un kunai, uno solamente. Cammina diretto verso il Chiosco di Ramen di Ichiraku, intenzionato a consumare un pasto caldo, al riparo dal gelo dell'Inverno che incombe. A dispetto delle voci che Kurou gli ha riferito, lui si è sincerato della bontà degli ingredienti del Chiosco, ma rimane da capire, più precisamente, cosa sia l'ingrediente misterioso aggiunto all'acqua, l'ultima volta. Avrà di che guardare, stasera. [Equip: kunai x1|tonico pf x1|tonico chakra x2|fuuda con tronchetto x2] Ichiraku è il suo miglior amico nella fattispecie quando ha una brutta giornata e deve trovare il metodo per uscire dalla sua routine e dal suo overthinking. Quindi, mangiare del ramen salutare e di qualità (ignorando arbitrariamente le critiche poco costruttive che son fuoriuscite sui giornali di recente a danno del qui presente Ichiraku) le fa tornare sicuramente il buon umore. Veste con una camicia bianca ben abbottonata sul davanti con un fiocchetto nero a circondarne il collo, chiudendosi sul davanti e sulle pieghe della stessa. Le maniche, per quanto lunghe, giunte ad altezza dei polsi vanno leggermente allargandosi per coprire anche parte della mano. La schiena e il ventre sono circondati da un bustino nero con agganci argentati, facendo risaltare meglio la silhouette della donna. Continuando a scendere, vi sono un paio di pantaloni d'egual cromia del bustino infilati in un altrettanto paio di stivali arrivanti poco sotto il ginocchio. Anch'essi son muniti di lacci, richiamando quello che hanno al collo, allacciati sul davanti. Il tacco non è altissimo, ma comunque le permette d'apparire leggermente più alta del solito. Inoltre, a conclusione del vestiario, un lungo giaccone nero è posato sulle spalle per difenderla dall'eventuale freddo invernale. Tra i capelli rosei, spicca il consueto coprifronte che porta sempre - e per sempre - con sé. Sul fianco mancino, è finalmente riposizionata la katana che ha dovuto completamente ricreare a causa della furia di Fenrir che gliene ha distrutta una antecedentemente. Attorno alla coscia destrorsa, poco sotto l’indumento citato, v’è anche posizionato una tasca porta kunai e shuriken avente al suo interno ben tre kunai. Sul gluteo posteriore dall’opposto lato, prende posto un’ulteriore tasca porta oggetti avente al suo interno tonici di recupero Chakra e coagulanti, qualche fuda contenente dei tronchetti. Al polso mancino, nascosto dalla manica della camicia, vi ha posto un fuda esclusivo nel quale ha sigillato la frusta che, di recente, ha optato come arma a discapito di spade più grosse della propria figura che, al momento, non riesce neanche ad usare come vorrebbe. Sul petto – sotto i vestiti – è stato posto un ulteriore fuda, al cui interno è invece sigillata la sua nuova arma: la spada di Chakra, ch’è in realtà soltanto un manico nel quale è possibile trasmettere il proprio Chakra. Pur armata di tutto punto per chissà quale minaccia possa palesarsi all'orizzonte, siede al primo sgabellino utile del Chiosco senza prestare chissà che attenzione ai presenti. D'altronde, perché dovrebbe? <Salve! Una ciotola di ramen e dell'acqua.> La sua mera ordinazione condita da un saluto iniziale. [ Chk On ] [Esterno] Un gesto distratto e flemmatico della mano destra scosta le tendine all'ingresso del Chiosco di Ichiraku, sulle quali sono incisi i kanji pubblicitari del chiosco stesso, che invitano passanti e non ad attardarsi all'interno per gustare uno dei famigerati piatti della casa. Il ramen, ovviamente. L'interno è luminoso, ma spartano. Una zaffata d'odori e fumi stupra le narici appena ficcato il naso all'interno. Gli occhi si socchiudono appena, si stringono, per potersi adattare, almeno inizialmente, alle luci che pendono dal soffitto. Lo sguardo sorvola il bancone, gettandosi oltre, diretto alla cucina che, ora, è più visibile di prima, forse proprio per scoraggiare maldicenze e dicerie, mostrando come gli ingredienti siano genuini, la cottura regolare, la preparazione pulita. La chioma rosea del Nara non sfugge all'occhio nero e rapace del giovane Uchiha. Come un tempo, forse, i due clan finiscono per sedersi vicini, l'uno affianco all'altro, su di uno sgabello di legno, di fronte ad Ichiraku. < Furaya > La sua unica parola, che fuoriesce dalle labbra, allungando un'occhiata verso l'ex Hokage. Si arrampica sul proprio trespolo e , proprio come un piccolo rapace, le spalle si curvano in avanti, al pari d'un paio d'ali scure che si ripiegano sul corpo, così le braccia finiscono sullo scranno dinanzi a sé, dove sostano alcuni bicchieri, probabilmente consumati da altri avventori e non ancora riposti. < Per me un tè verde grazie. > E niente ramen ? Che sia l'ennesima vittima dei giornali ? O che sia , in prima persona, diretto protagonista della strage avvenuta in quella maledetta notte ? Il tono di voce, ad ogni modo, è pacato, ma indiscreto. Azzarda quel saluto, riconoscendola senza alcuna fatica, ma solamente perché già incontrata. Poiché incurante del mondo che la circonda in questo momento, immersa come la stragrande maggioranza delle volte tra i suoi pensieri, non è riuscita a notare neanche la presenza di Katai praticamente nei suoi pressi. Risolleva il capo soltanto nell'istante in cui si sente menzionata dall'altro, oltre ad assistere all'ordinazione da questi espletata. <Katai> Richiama il di lui nome di rimando, affinché possano effettivamente concludere quello scambio reciproco di saluti. <Come stai?> Il capo viene inclinato da un lato, in attesa soltanto della sua ordinazione e quindi pronta ad intrattenersi con qualcuno che conosce, che magari possa in qualche modo strapparla ai suoi pensieri prima che sia irrimediabilmente troppo tardi. Il ragionamento che ha concluso con Mattyse è qualcosa a cui prima o poi sarebbero dovuti giungere, per un motivo o per un altro. Avrebbero dovuto pensarci già prima che la pace non è guadagnabile se si vuole togliere le guerre o se si vuole al contempo la libertà. Bisogna rinunciare a qualcosa, ma lei non intende rinunciare all'obiettivo che si è prefissa: ridare una casa a chi l'ha perduta e, indirettamente, riuscire a far decadere quella dittatura ch'è sotto mentite spoglie Kagegakure. <Non prendi un ramen anche tu? Mi faresti compagnia.> Incurante della notizia per la quale Ichiraku ha perso seguito, soltanto perché non ritenendola idonea alla sua linea di pensiero. Per quanto la riguarda, le farebbe altrettanto comodo che la gente smettesse di credere a tutto ciò che sente o che legge. Un po' come lei che non si fida neanche della sua ombra, la quale si è di recente risvegliata... pensa te, che gioco di parole. La Kagemane era rimasta silente sino a pochi giorni prima, tanto da aver creduto d'aver perso per sempre la capacità d'utilizzo della sua innata base. Ma si parla pur sempre di genetica, no? Prima o poi sarebbe tornata. E così è stato. [ Chk On ] [Esterno] Solo ora si volta di nuovo verso la cucina, curioso di cercare, in quei gesti, in quei movimenti, tra le sapienti mani del cuoco ; qualcosa di insolito. Lo sguardo nero e curioso indaga, non poi così furtivo, dal momento che si trova proprio alla mercé del resto dei commensali - e di Ichiraku stesso, o la sua discendenza, insomma. < Bene. Grazie. > Educato, a modo, proprio come gli è stato insegnato. < E tu ? > Nessun titolo onorifico per quell'ex Hokage, nessun timore reverenziale, che non sia il mero rispetto per aver sventato una Guerra intera. Se mai abbia idolatrato quella donna, non lo da a vedere. Il volto, infatti, è rivolto ancora verso la cucina a vista - cosa assai rara per i segreti del Chiosco , ma che probabilmente così è stata assemblata, oggigiorno, proprio per far fronte all'increscioso episodio accaduto - donando solo il profilo sghembo , obliquo e affilato ; alla rosea kunoichi. < Mi piace dopo il tè. > Rivela, donandosi delle arie da avventore navigato, quasi fosse un abituale di quel posto. O dei Chioschi di Ichiraku stessi, disseminati per l'intero Villaggio. < Cosa ti porta da queste parti ? > Solo ora si rivolge nuovamente verso di lei, visivamente e mentalmente. < Oh, il ramen, certo. > Si corregge, annuendo appena, dando prova di un'invidiabile spirito d'osservazione. < ... > Si ammutolisce, quindi, flettendo il busto in avanti, così da poter poggiare gli avambracci sul bancone, finendo irrimediabilmente per modificare la postura in favore di una più comoda posizione, sebbene risulti decisamente meno consona, meno formale - o marziale. Piega un sopracciglio verso l'alto nel notare l'atteggiamento che Katai detiene. L'ultima volta che l'ha incontrato, in compagnia di Shizuka, non rammenta che fosse stato così rigido e inflessibile. Che sia successo qualcosa in questo lasso di tempo ormai trascorso? Non sarebbe poi molto fuori dall'ordinario, a ben vedere. Ciò che succede nel mondo ninja - o fuori da esso, ormai - spesso rasenta il ridicolo, altre volte qualcosa di inspiegabile. La stessa Nara, al momento, non sembra essere poi molto quieta, pur non dandolo certo a vedere. Gli insegnamenti degli Anbu aiutano sempre quando vuole nascondere qualche emozione o espressione di troppo, seppur sia stata sempre particolarmente brava a differenziare Furaya da Gekido e viceversa. <Sto lavorando al mio gruppo di recente e al mio obiettivo.> Un obiettivo che ormai ha reso noto anche al popolo di Konoha, visto il comizio che ha tenuto qualche mese prima. Non lo ha nascosto poiché sarebbe ormai fuorviante. Anzi, deve riuscire a recuperare degli accoliti prima che sia troppo tardi, prima che le vengano messi ipoteticamente dei bastoni tra le ruote. Deve accelerare i tempi, specialmente adesso che è riuscita a recuperare buona parte della propria forza, per quanto non possa quest'ultima definirsi totale. Ce ne vorrà ancora di tempo e chissà se riuscirà davvero a recuperare tutto ciò che ha perso un tempo, a causa del Finto Kami che l'ha privata della sua vita per una decade intera. <Il ramen di Ichiraku è il mio preferito dacché ho memoria.> Mormora, avvicinando il bicchiere dell'acqua a sé e tenendolo tra le due mani. Non beve ancora, come se volesse in qualche modo almeno rendersi conto di cos'ha davanti prima di poterlo fare. Ichiraku pare gonfiare persino il petto d'orgoglio nel sentirglielo dire, aggiungendo distrattamente un naruto in più. <Tu, invece? Mi sembri un po' incupito rispetto all'ultima volta che ci siamo incontrati.> Soppesa le parole nel dirle, ma non si esime dal pronunciarle in egual maniera. Ha una buona empatia quando vuole, anche senza l'utilizzo del sigillo apposito che tutt'ora non è in grado di utilizzare. Chi troppo vuole nulla stringe, come si suol dire. Gli occhi della fanciulla glissano in sua direzione, ma vi si soffermano per relativamente poco tempo, onde evitare che venga messo in soggezione non solo dalla domanda ma anche dall'esser guardato. [ Chk On ] La sua ordinazione non tarda ad arrivare, dimostrando l'efficienza del Chiosco , forse aumentata, proprio dopo i recenti sviluppi. Ecco che un cenno del capo viene rivolto al cameriere,in segno di ringraziamento. Muto, ovviamente. La chioma corvina oscilla sul capo, coronando quest'ultimo con una cascata di pece, ispida, ribelle, indomita. Trae un profondo respiro, sollevando le spalle, gonfiando il petto, proprio sotto l'espansione della cassa toracica, che , spinta dall'aria, si allarga, facendo spazio alle costole, trascinate con sé dai muscoli che le separano le une dalle altre. Le mani si chiudono, come tagliole pallide e adunche, sul bicchiere ricolmo di liquido fumante e scuro, il cui aroma giunge alle narici come un balsamo per i sensi e la mente. Ascolta quanto contiene la replica della rosea e ascolta in silenzio, senza andare a consumare la propria ordinazione, non ancora. < ... > Gli occhi sono fissi sul profilo liquido del tè, alcuni ciuffi di pece ricadono dinanzi alla fronte, ora distesa e limpida. Non può sottrarsi, però, alla sua curiosità, non quando l'ex Hokage rivela di star lavorando ad un gruppo, ad un progetto. Non cita alcunché, ma di fatto, muove lo sguardo nero e buio dell'Uchiha, proprio in direzione d'ella, trascinando con sé una buona dose d'indiscrezione. < Se posso chiedere..> Schiude le labbra, andando ad inalare aria e speranze e fumi e vapori. < ...è qualcosa di riservato ? > Immagina, ipotizza, ma , in cuor suo, spera non sia così. Non che questo possa fermarlo, ovvio, ma sicuramente potrebbe rappresentare un ostacolo. < Anche il mio > Rivela, tradendo la sua inclinazione verso quel Chiosco e la sua principale pietanza. < Ero qui quando è successo il finimondo. > Oh e dirlo proprio a lei, che alla fine del MOndo era presente, dal basso dei suoi quasi quindici anni, è ironico. < Ma non credo sia stata colpa sua. > E questo, forse, potrebbe regalargli un ramen in offerta, ma ciò non accade. < Oh, beh..> L'ennesimo respiro, l'ennesimo sussulto. < Io ho visto quasi uccidere ed essere uccisi. > Ermetico, criptico. Distoglie lo sguardo da lei, in favore del tè. < Ero in missione e ..Shizuka..Shiroichi..> Due nomi, uno solo che - ipotizza - l'altra possa conoscere, dal momento che si sono visti proprio grazie a lei. < Hanno ucciso dei malviventi. > Si sofferma, pensieroso. < Io li avrei piuttosto consegnati alla giustizia. > Come volevasi dimostrare, qualcosa effettivamente fuori posto c'è. Non saprebbe dire cosa qualora Katai decidesse di non parlare, tuttavia lo comprende anche soltanto guardandolo e, in effetti, non è poi molto lontana dalla verità dei fatti. E' chiaro che soltanto l'Uchiha può risolvere l'arcano dubbio qualora sia interessato al dialogo, poiché di sicuro la rosata non perseguirà l'obiettivo di tirargli fuori le parole. Non più. E' un discorso che ha affrontato anche di recente con Shiroichi, dal momento che la contattava sovente soltanto per raccontarle com'era andata la giornata e per qualche consiglio in merito ad essa. Non è un'amica, non è una consigliera. E' una persona adulta che ne ha vissute così tante da non voler continuare ad essere la spalla o semplicemente l'aiuto di qualcuno. Deve comportarsi da ninja leggendario, da Hokage qual era e riuscire nel suo più grande obiettivo. <No> Non può considerarsi affatto riservato come obiettivo. Vede giungere anche la sua porzione di ramen, ringraziando con un piccolo cenno di sorriso e un piegamento del capo in avanti. Lascia che si raffreddi, pur rompendo a metà le bacchette con le quali poter conseguentemente mangiare il ramen ordinato. Nel frattempo, si premura comunque di rispondere alle altrui considerazioni pur pensando e ragionando ad una concreta replica. <è un obiettivo che spero venga perseguito da molti assieme a me. Voglio soltanto rendervi liberi.> Libertà, Guerra e Pace. Sono stati i tre argomenti cardine che hanno riguardato la giornata della Nara e del Senjuu. Rischiano di vederla in maniera diversa, ma ciò non li fermerà. Potrebbero anche riallinearsi successivamente, è normale che una coppia non sia sempre d'accordo su qualcosa. Difatti, non gliene ha fatto neanche un problema. Si è presa del tempo per pensare a quel che si son detti, però. Com'è giusto che sia. <In realtà, non lo penso neanche io. Potevo prendere un'altra direzione, ma la verità è che la battaglia con il Finto Kami sarebbe avvenuta comunque e ci avrebbe distrutti lo stesso. L'abbiamo sottovalutato, pregni del nostro orgoglio.> Avevano sconfitto qualunque nemico si mettesse loro contro, per quale ragione avrebbero dovuto temere qualcuno che neanche vedevano come una vera e propria divinità? Pensavano che non sarebbe riuscito a riprendersi il Chakra del quale necessitava, figurarsi se fosse stato per lui possibile fermarli. E invece, il Karma ha voltato loro le spalle lasciando che cadessero in disgrazia una volta per tutte. Soffia sui nudolini che prende con le bacchette, lasciando che il brodo vada per il momento ricadendo nella ciotola sottostante. Arresta quel suo soffiare e porta le bacchette ad immergersi assieme al loro contenuto. <Shiroichi me l'ha raccontato. Non mi aveva parlato della tua presenza.> Né di quanto una persona che non ha mai visto uccidere qualcuno possa restarne così scossa com'è successo a Katai in persona. E' facilmente riconoscibile... <Talvolta, esistono malviventi che non puoi consegnare alla giustizia. Succede che siano troppo pericolosi e che dietro le sbarre possano comunque compiere quel che vogliono. Mio padre era uno di quelli.> Lasciando intendere come il suo genitore dietro le sbarre non ci sia finito affatto... [ Chk On ] < Stai cercando altri con i tuoi ideali, quindi ? > Si volta verso di lei, di scatto, quasi avesse visto un fantasma, sgrnando appena gli occhi. E' un sussulto, un brivido di sorpresa che fugge da un lato all'altro del volto, andandosi a radicare sotto la pelle, ma tanto è fugace quanto imperscrutabile, se non nella reazione mimica del volto. Le sopracciglia, infatti, si sollevano verso la cima del volto, verso la chioma corvina, disegnando una ruga sulla pelle pallida della fronte. Altri con i tuoi ideali. E' quanto gli è stato detto di recente, quanto ha preso molto sul serio e quanto, in verità, potrebbe essere la chiave di volta a cui aspira. Quel Mondo, in fondo, potrebbe essere più crudo e marcio di quanto credesse. Quel Mondo degli Shinobi potrebbe contenere più Dolore di quanto, in verità, non abbia mai creduto possibile. < ... > Si ammutolisce, in seguito, rimanendo però a fissarla con quegli occhi bui, neri, tanto indiscreti quanto insistenti. < In che senso renderci liberi ? > Ora le sopracciglia , invece, calano verso gli occhi, stringendo quest'ultimi contro gli zigomi obliqui e ripidi. < Tu hai sventato una Guerra, Furaya-sama. > La onora, adesso, di quel suffisso rispettoso e sentito, sincero. Per lui, infatti, lei ha compiuto il più grande dei gesti - o quasi. Gliene manca solo uno, in realtà. Il Sacrificio. < Non importa cosa facciano dietro le sbarre..> Taglia corto, andando a frapporre il proprio pensiero a quello altrui. < devono essere giudicati dalla giustizia del villaggio. > Continua, finendo per trascinare lo sguardo in basso, proprio sul bicchiere di tè fumante. Ancora intatto. < E se quella si dimostrerà insufficiente, allora è quella ad essere un problema. > Sì, insomma, il sistema a cui ha alluso Shizuka stessa. < Basta combattere il Dolore con altro Dolore. > Non può negare che ci sia bisogno di qualcun altro con un ideale forte o quanto meno simile al proprio. Si limita ad un mero cenno del capo, andando successivamente a mangiucchiare parte del proprio ramen. Lo mastica con tranquillità, senza distogliere neanche per un attimo lo sguardo dalla ciotola fin quando non abbia terminato la pietanza. <Ti interessa vivere libero o vivere in pace?> Consapevole che la pace non esiste, che è effimera. Lei che l'ha perseguita per anni, che ha provato in ogni modo ad ottenerla; sempre lei che non è mai riuscita neanche a sfiorarla con la punta delle dita. Soltanto al termine del quesito la di lei espressione fredda e distaccata torna a fissare l'interlocutore, notando quell'espressione sorpresa che è andata dipingendosi sul di lui volto. Non ne comprende tutt'ora la ragione, non conoscendo di base l'ideale che invece l'Uchiha potrebbe perseguire, un ideale che potrebbe essere quasi molto simile al proprio. <Oggi, ho avuto una discussione con il mio compagno. Si parlava di "Libertà" e "Pace".> Gli anticipa, provando in qualche modo a farlo entrare nell'ottica di quella che sarà la conversazione, pur godendosi quel briciolo di felicità che ti regala il ramen di Ichiraku appena cucinato e servito al suo chioschetto delle meraviglie. <Se vuoi essere libero, non puoi avere la pace perché ci sarà sempre qualcuno che minaccerà la tua pace.> Quindi, bisognerebbe vivere da persona libera senz'alcun desiderio di pace, ma soltanto con l'obiettivo di mantenere immutata quella libertà. Vivere in pace non sempre può voler significare essere liberi al contempo. <Se vuoi vivere in pace, devi essere consapevole che ci sarà sempre qualcuno che vorrà togliertela.> Sembra un dedalo senza fine, un indovinello criptico che difficilmente si potrebbe risolvere in poco tempo o senza l'aiuto d'un esperto. Un esperto in questo settore potrebbe essere proprio la Judai, la quale è però finalmente giunta ad una conclusione che possa tale essere definita. Ed è quella che ha esposto a Mattyse, la stessa teoria che adesso sta sciorinando alla volta di Katai. <Come puoi ben vedere, vivi tra quattro mura e sei in pace, ma non sei libero. Altrimenti andresti dove vorresti e vivresti dove vorresti.> Si stringe nelle spalle, poiché per lei l'argomento è più semplice di quel che si possa credere rileggendo la conversazione da esterni o scrivendola da qualche parte per renderla maggiormente concreta e comprensibile. Ovviamente il ragazzo potrebbe anche non pensarla come lei, non importa. Deve essere consapevole che può avere a che fare con gente che non necessariamente condivide il suo stesso pensiero. <Io non ho sventato alcuna guerra. L'ho combattuta, l'ho organizzata.> Ha lasciato che il suo esercito scendesse in campo e quella volta senza nessuna esclusione perché necessitava di ogni uomo possibile per provare a fermare l'avanzata di Oto verso il villaggio. I Konohani hanno sempre vissuto con l'acqua alla gola, con il presentimento che qualcuno potesse giungere a conquistare il villaggio o a provare anche soltanto a distruggerlo. <Reputi che la giustizia esercitata da Kagegakure sia corretta? In un primo momento, noi ninja del passato eravamo tenuti sotto stretta sorveglianza, come se fossimo fautori dell'omicidio di molti anche senza esserci sporcati direttamente le mani.> Non l'è mai andata a genio la sorveglianza così tenuta nei loro confronti, neppur fossero stati appunto degli assassini a sangue freddo tornati alla carica per terminare il lavoro non terminato sul campo di battaglia. <Forse hai ragione tu. Nella nostra epoca, la morte e il dolore erano all'ordine del giorno. O imparavi a conviverci o ti distruggevano.> Non può mentire tanto meno negare quel che ha vissuto oppure il semplice fatto che vivano in due epoche totalmente opposte, pur essendo passato relativamente poco tempo l'una dall'altra. E' molto bizzarra come cosa, ma non può farci molto, se non abbozzare, ammettere, assecondare. [ Chk On ] Il ninjaphone trilla nella tasca dei pantaloni. Una volta. Una solamente. E' un messaggio, ma probabilmente controllerà dopo. Non tanto per mera educazione quanto per sincero interesse.Verso chi o cosa è presto detto: gli occhi si sollevano dalla tazza del tè fumante, che circonda con le mani, come una gabbia di falangi, formando un fitto intreccio di ossa, carne , sangue e bende. Nere iridi, come oceani d'inchiostro, straripano dalle orbite, travolgendo il volto dell'ex Hokage. < Pace e Libertà..> Bofonchia, in un sussurro che pare rivolto più a se stesso che all'altra, quasi stesse meditando su quelle uniche due parole, come unica strada percorribile, come bivio posto dinanzi al quale non si può che limitare a scegliere. Ma è la scelta ad essere ancor più tetra e difficile del bivio stesso. < Io non voglio vivere in pace. > No, non è egoistico il fine che persegue, non è individuale, né personale. Piuttosto, è esattamente l'opposto. < Io sono pronto a Sacrificare me stesso per ottenere la Pace. > Che non significa vivere liberi o in pace, non per come si può intendere nel senso più stretto del termine. < Sono un ninja. E credo che il Villaggio debba essere messo al primo posto, ma..> si, c'è un 'ma', che è sorto soltanto ultimamente, proprio in seguito alla discussione con le uniche due persone che possano contare qualcosa nella sua vita. Proprio come quelle che ha nominato la kunoichi: un padre, un fidanzato. < ..ma se c'è qualcosa di sbagliato, in tutto questo, allora io sono pronto a correggere la mia frase. > Presa, spudoratamente, da 'La Via del Ninja - Trova il tuo Bushido'. < In ..sono un ninja. E credo che il Sacrificio debba essere messo al primo posto. > L'abnegazione, lo zelante e pedissequo perseguire un fine ultimo di Giustizia e Pace, non solo di mera Protezione. < Ma hai detto di aver sventato un colpo di stato..> Ribatte, sbattendo le ciglia un paio di volte. < Non è sventare una Guerra, quello ? > Domanda, quasi retorico, perché non attende una vera e propria risposta. < Non conosco la giustizia di Kagegakure, ma ..> Si sofferma, per l'ennesima volta. <..Shizuka ha detto che tra le forze dell'ordine ci sono persone in grado di cambiare i ricordi. Di cancellarli. > Lui, curioso per natura, geloso del proprio scibile, la ritiene una delle più grandi colpe possibili. < Sai, mio nonno ha cancellato i miei, quando ero piccolo, andando a modificare la mia memoria, per farmi dimenticare il mio clan, per farmi credere di non essere chi sono ..> Quasi quindici anni e già un bel tomo di dramma da far leggere ai posteri. < C'è tanto Dolore anche qui, Furaya..> Afferma, rattristato. < Basta vedere come un ninja uccide e dispensa morte..> Il ramen, per quanto possa essere di Ichiraku, passa letteralmente in secondo piano nell'istante in cui Katai ammette di non voler vivere in pace. Vuole vivere libero, quindi preferirebbe affrontare anche dei demoni, delle bestie immonde e ipoteticamente qualche ninja della nuova generazione che potrebbe fermarli dal loro fare. <Non credo che ci sia necessariamente qualcosa di sbagliato in tutto questo. Ognuno decide come meglio vivere. Io non intendo restare tra queste quattro mura fin quando non morirò di vecchiaia.> E' un guerriero, è nata ed è stata cresciuta come tale. Al contempo, risulta essere abbastanza spontaneo e palese il fatto che voglia altrettanto morire da guerriero. Altrimenti, non avrebbe alcun senso logico la sua esistenza. Da questo punto di vista, si trovava estremamente d'accordo con Akendo, volente o nolente: chissà qual buon fine abbia potuto fare il Rikudo Sennin. <Per cosa vuoi sacrificarti, Katai?> La domanda risulta essere quanto più completa possibile, nella fattispecie quando questi cambia il suo registro e intende combattere, appunto, per un sacrificio. Cosa vuole davvero? Dove intende andare a parare? E' criptico tanto quanto lei, c'è poco da fare. <Un ninja combatte per il proprio villaggio ed il mio villaggio è Konoha, la - vera -.> Non smetterà mai di dirlo né di sottolinearlo. La ricostruzione e la ricreazione di quel piccolo settore, per quanto efficace, non colliderà mai con l'idea originale. E' pur vero il fatto che, ad esempio, il Monte dei Volti di pietra non può essere ricostruito come il primo in assoluto; non esistono le mani dello stesso scultore e molti possono aver dimenticato, a causa di libri e storia andati perduti, il volto dei grandi ninja del passato. Ma costi quel che costi vuole uscire da quel dannato villaggio e tentare quanto meno di liberare la sua vecchia casa dalle chimere. Glielo deve. Il coprifronte che porta tutt'ora sul capo glielo impone. <Credevo ti riferissi all'ultima che ho combattuto.> Ribatte in sua direzione, avendo probabilmente frainteso le parole del giovane. Riprende a mangiare il ramen con tranquillità, nonostante lo stomaco abbia decisamente chiuso i battenti per la serata. Di per sé non si nutre già poi molto, figurarsi quando sta affrontando discorsi di un certo tenore con qualcuno che finalmente ne capisce e che non sia necessariamente Mattyse. <A cosa può mai servire una tecnica del genere se non per insabbiare qualcosa? Certo, ci sono anche possibilità che sia necessaria al far dimenticare qualcosa ad un indagato, un ricercato. Tutto sta nel come viene usata.> Delle forze dell'ordine bisogna fidarsi, altrimenti come potrebbero mai vivere in armonia all'interno di quelle mura? E si torna nuovamente al discorso... in pace, ma senza essere liberi davvero. E' un mantra che le ammorba le cervella ed è tutta colpa del Senjuu. <Un ninja viene cresciuto per poter difendere il villaggio e, molte volte, è costretto ad uccidere il nemico che tenta di invaderlo. Io non so bene cosa ci sia là fuori, Katai. Non posso assicurarti che sarai costretto ad uccidere soltanto delle chimere.> E se qualcuno mettesse loro i bastoni tra le ruote? E se il Consiglio non volesse? E se la Shinsengumi si mettesse in mezzo? E se chiunque altro volesse intromettersi? Cerca di farglielo capire. [ Chk On ] Fumi e odori della cucina riempiono le narici, inebriando i sensi, allietando il palato, stuzzicando i visceri. Sono proprio quegli effluvi ad attirare il suo sguardo, ancora una volta, così che l'attenzione devi in favore della cucina, CERCANDO di individuare qualcosa che possa ricondurlo a quelle spezie che danzano nell'aria, a quegli aromi che vorticano sino al naso, saturandone le percezioni. Le mani sapienti di Ichiraku - o della sua discendenza - si sono fatte le ste, ma accorte, a tal punto che, da un inesperto di cucina come lui (Cucina Lv.0) sarebbe difficile aspettarsi che comprenda davvero un passaggio sbagliato, un pizzico di sale di troppo, una verdura ammuffita o altro del genere. Rimane il fatto, però, che ciò che accade oltre il bancone, per un lungo istante, risiede sotto i suoi occhi e la sua attenzione, passato in rassegna, precisamente, un atto alla volta. La domanda di Furaya, tuttavia, lo strappa ad ogni minima osservazione che possa mai veramente aver potuto fare, perché è una domanda che non sta scritta nei libri, non su pagine ingiallite, né impolverate, ma solo nel cuore. < Per spazzare via il Dolore da questo Mondo. > Sì, non un villaggio in particolare. Non una libertà da conquistare, né tantomeno dei territori da governare. Lui vuole che < perché il Mondo viva senza Odio. > Quello che covano le forze dell'ordine per i malviventi, che covano i ninja per altri ninja, i nipoti per i nonni o i membri dello stesso clan. < Io non posso dire di appartenere ad alcun villaggio, se non quello di Kagegakure. > Si stringe nelle spalle, perché, in fondo, è così. < Ma se c'è del marcio in questo Villaggio, allora...> Allora , Katai Uchiha ..< ..allora dovrei trovare qualcosa per cui combattere, là fuori. > Ammicca, in una direzione, con la testa, ma imprecisatamente. < Forse un giorno capirò anche io cosa significa togliere una vita, ma quel giorno sacrificherò me stesso per farlo. > Conclude, quasi amareggiato. Affinché il mondo viva senza odio bisognerebbe crearne uno nuovo, rendere le persone in grado d'amare come un tempo anziché farsi la guerra. Le sfugge una piccola risata, per chissà quale assurdo quanto arcano motivo. <Dovresti costruire un nuovo mondo.> L'unico commento sensato che riesce a fare in questo momento. Non riesce ad aggiungere altro, ma continua a mangiare, a gustare quel ramen che le hanno posto davanti e che finalmente può mangiare. Non succede spesso, i soldi le servono sia per campare e sia per l'istruzione di sua figlia. La fortuna vuole che resti perlopiù con la zia Tachiko, ma la Judai è pur sempre sua madre. <Che ci sia o meno del marcio devi quantificarlo tu.> Deve trattarsi di una visione oggettiva, non deve essere in nessun modo contaminata dall'idea di qualcun altro, altrimenti non sarebbe quella di Katai. Deve essere soltanto sua e di nessun altro. Persino quella della donna qui presente non deve in alcun modo condizionare quella altrui, a prescindere dalla fama che la precede e dall'esperienza accumulata nel tempo. <Se possibile, ti auguro di evitarlo. Voglio solo renderti partecipe del fatto che spesso non è possibile.> Ammette, stringendosi soltanto nelle spalle e senz'aggiungere altro all'argomentazione. Come anticipato, non deve in alcun modo inficiare quella che è l'ideologia di Katai, bensì può aiutarlo a farsene una propria. Questo è quanto. Conseguentemente, qualora la serata vada avanti, la donna gli passerà eventualmente il proprio contatto affinché possano comunicare eventualità utili. Pagherà ambedue le consumazioni per ringraziarlo di esserla stata a sentire e lo saluterà di rimando, così da tornare quanto prima al Quartiere dello Spettacolo e bullizzare Mattyse di persona, anziché tramite Ninjapp. [ Exit ] < !! > Solleva le sopracciglia, entrambe, all'unisono, finendo, di fatto, per strabuzzare gli occhi. Quell'affermazione lo lascia sorpreso e perplesso allo stesso tempo. Una ruga si dipinge sulla fronte, altrimenti pallida e limpida. La chioma corvina non ciondola né da un lato, né dall'altro, rimanendo, di fatto, immobile e fissa, sulla cima del capo, proprio come fosse pietrificata, scolpita nell'ossidiana, come un nido di serpi irretite. <...> Ammutolisce, per qualche attimo, cogliendo quella risata come una vera e propria reazione insolita. Non l'ha mai vista ridere, non fino ad ora, almeno. < Se dovessi farlo, cercherò altri con i miei ideali, per poterlo costruire insieme. > Sì, non ha intenzione di sobbarcarsi quell'opera colossale tutta da solo, non ha intenzione di sopportare l'intero peso del Mondo sulle sue spalle. Comincerà convincendo pochi, forse, poi molti, un giorno, ma alla fine, dovrà riuscirci, perché è il suo Nindo. Estrae infine il ninjaphone dalla tasca, andando ad aprire la schermata sul touchscreen e lasciando che il volto s'illumini di quella luce fredda emanata dallo schermo. Spinge alcune volte il pollice contro la schermata, prima di richiudere e riporlo nella tasca. Lui rimarrà lì, a finire il suo tè, ringraziando il Nara per l'offerta delle consumazioni e scambiando con lei i contatti telefonici, ma non prima di aver aggiunto, a corollario delle sue prime parole. < Potrò scoprirlo solamente perseguendo il mio obiettivo. > Commenta, senza aggiungere altro, limitandosi a voltarsi verso il bancone, gettando, di tanto in tanto, un'occhiata alle posate, poi ai bicchieri e infine alle vesti del cuoco, quasi cercasse qualunque traccia di una possibile nota stonata. Proprio come lui: una Nota Stonata. ( E ND)