Giocata del 12/12/2022 dalle 19:06 alle 22:22 nella chat "Quartiere dei Clan [Ame]"
[Casa] E' quasi passato un altro giorno. Uno dei tanti che ormai non li distingue più dentro quelle quattro mura di legno che lo contengono come se fosse in una prigione senza aver commesso alcun crimine. All'interno della sua stanza ci sono diversi oggetti: un letto in un angolo, sempre disfatto. Un armadio nemmeno tanto grande che contiene qualche abito pulito, resta poggiato sulla stessa parete del letto. Poi un piccolo tavolo con sopra un vecchio gioco composto da pezzi in legno colorato, alcuni bianchi ed altri neri. Un grande vuoto al centro se non per una sorta di tatami bluastro dove spesso si deve recare a compiere qualche esercizio. Sia fisico che mentale. Ogni azione della sua giornata è dettata dalla volontà delle persone che possono decidere per lui: i suoi genitori. A volte ci si mette qualche strano insegnante, ma spesso si tratta di figure anonime che non rivede mai. Non ci sono finestre su nessuna parete e l'unica vera via d'accesso è la porta della stanza. Non può vedere niente di ciò che accade fuori e nulla di ciò che è fuori può vedere all'interno di quel posto. Sebbene ci sia sufficiente spazio, ogni giorno sembra rimpicciolirsi. Forse più nella sua mente si sente soffocare. Ci sono alcuni libri sparsi in giro che raccontano alcune storie del mondo passato e in particolare della sua famiglia. Sembra che le tradizioni siano molto importanti sebbene per lui non abbiano alcuna importanza. Il silenzio che vive costantemente è interrotto solo da alcuni brusii che provengono dall'esterno. Saranno i suoi genitori che come al solito hanno deciso di occuparlo in qualche lezione. Non ha mai capito a cosa servano tutti quegli insegnamenti se non può far altro che essere rinchiuso in un posto come quello. Il padre è abbastanza alto, circa 185cm con un corpo molto snello e ben allenato. Sicuramente uno di quei fantomatici shinobi che spesso richiama durante le sua famigerate lezioni. I capelli grigi non nascondono più la sua età, mentre i vesti che indossa sono i tipici che porta un ninja dal corpetto alle varie attrezzature. Come se fosse perennemente in missione. La sua volontà di correggere gli errori deve essere l'unica stella che lo guida per cercare di rimettere in carreggiata il più grande errore della sua vita. Una di quelle cose che non puoi scegliere. Discute animatamente con una signora che mostra qualche anno di meno. I lunghi capelli neri sono sciolti e cadono dietro la schiena, mentre i suoi vestiti sono sempre eleganti e raffinati. Probabilmente per cercare di apparire molto meglio di quello che sente dentro di sé. La faccia molto stanca e provata come se le pioggia di Ame non abbia mai smesso di cadere lungo il suo volto. Non ha più la forza di sopportare questa tortura costante, sebbene non sia colpa sua comunque non comprende come la vita le abbia ingiustamente portato quel figlio in dono, mentre tutte le altre persone hanno potuto semplicemente costruire una famiglia normalissima. Invece lei deve comportarsi come se non fosse mai esistito e forse, molto spesso, pensare che fosse meglio morisse invece di ignorarlo. Quello di cui discutono non sembra aver un significato dietro quella porta di legno. Solo il rumore interrompe il ronzio dei suoi pensieri che lo assillano in modo incessante, ma alla fine le voci dentro la sua testa sono gli unici amici che può veramente considerare. Chi altro se non un altro sé può essergli di compagnia?Che ci sia il Sole oppure la Luna non ha importanza, per imparare qualcosa di utile c'è sempre tempo e quest'oggi la madre ha deciso di scortare Atsushi nella solita stanza, ove vuole provare a far si che finalmente possa anche lui dividersi in molti foglietti di carta. Per ora oltre alle lezioni accademiche di base lo hanno sempre obbligato a fare un sacco di origami, per i quali il ragazzo sembra portato; almeno quello lo ha preso dal loro sangue. Il viso stanco della donna la fa sembrare più anziana di quanto non sia, indossa uno Yukata dai toni neri, con qualche ricamo bianco fiorato sul bordo inferiore, la fascia che ha in vita richiama quel candore, ed è chiusa con un nastro nero. L'intera figura genitoriale è un misto di quei colori, il pallore sul viso contrapposto ai lunghi capelli neri sciolti. Quest'oggi a quanto pare è il suo turno di occuparsi di quel figlio del quale avrebbe volentieri fatto a meno. Quanto è stata felice di averlo concepito? Qualche mese? Un anno? Poi i segni di squilibrio sono arrivati e loro hanno voluto celare al mondo quella specie di essere che gli è capitato fra capo e collo. Ai piedi indossa delel calzine bianche mentre i sandali sono neri. I due parlottano proprio fuori dalla porta del ragazzo che si sente disturbato da tale brusio che tuttavia si interrompe poco dopo, facendo si che una chiave apra quella porta che solitamente è sigillata. Come detto è la feminea figura che si presenta sull'uscio, entrando senza nemmeno salutare il figlio, chiudendosi la porta alle spalle sigillando di nuovo quell'antro oscuro. << Impasta il chakra Atsushi. E' arrivato il momento di dimostrare che vali qualcosa. >> Il tono è più stanco che freddo, però in quella stanchezza si cela tutto il disprezzo per colui che ha innanzi, che la costringe a fronteggiare ogni giorno un totale fallimento. [Quest chiusa]
[Casa] E' appena giunto il suo momento nemmeno fosse davanti alla sua esecuzione eppure l'ingresso della figura ben conosciuta sancisce un po' di quale morte interiore dovrà morire anche oggi. Quando la porta si apre, s'alza dal pavimento su cui giaceva tanto per osservare la stanza da un'angolazione diversa. I suoi movimenti sono un po' macchinosi, sebbene sia allenato, resta sempre in quel posto di certo non avrà sviluppato le sue dote da vero ginnasta. < Ah.Ah.> Sorride sornione mentre la donna prende posto nel suo sacro tempio. Forse è un po' il vero demone che si cela dentro il cuore di tutti, ma è pur sempre un ragazzino. < Madre, facciamo qualcosa di divertente oggi! MAGARI un gioco!.> Appunta l'altra con il suo sguardo vitreo e distaccato, sebbene rivolto verso l'unica altra figura umana. Il volto spesso di spezza tra momenti normali ed espressioni particolarmente inquietanti dovute forse al fluire incessante di pensieri nella testa. Non tutti vengono esternati ma gli echi di quelle voci che lo distraggono sono ben evidenti. < Questo l'abbiamo già fatto! Uffa.> Sembra contrariato di dover ripetere un nuovo esercizio già fatto diverse volte. Quelle parole sono solo noiose e tanto lo fanno anche arrabbiare in realtà. Detesta ogni volta che venga riportato alla vita di tutti gli altri, senza che poi possa anche solo provare a viverla. < NON mi va!> Sbotta, mentre si sposta verso il centro della stanza unendo le mani nel tipico gesto che gli è stato mostrato diverso volte. Unisce la mani portando le quattro dita a toccarsi ad altezze diverse mentre le altre si stringono formando il sigillo (pecora) Sarà che ha qualche innata inclinazione verso le arti magiche visto che uno nelle sue condizioni dovrebbe essere l'ultimo in grado di raccogliere delle energie dentro di sé, datoche la concentrazione mentale è molto ardua da mantenere. Eppure in quel momento socchiude gli occhi immaginando un mondo completamente oscurato senza luci e senza voci attorno, tranne un sussurro che come al solito lo richiama da dentro. In qualche modo gli dice di farlo. Cerca di raccogliere le sue forze e lasciarle esplodere come se un fiume avesse appena rotto gli argini che lo contengono. Gli avranno spiegato almeno un milione di volte cosa pensare e come portare insieme la forza mentale e quella fisica ad unirsi in un unico punto, circa all'altezza dello stomaco. Le regole che spesso detesta che gli vengano imposte, quindì ha cercato di studiare un modo alquanto grezzo e sicuramente poco efficiente di richiamare il chakra. Trovare l'equilibrio dentro di sé rappresenta sempre la parte più complessa, ma tentare non nuoce a volte è anche fortunato nei suoi bizzarri tentativi di trovare nuovi punti di vista. [ Tentativo impasto]Finalmente qualcuno di vivo entra nel mondo di solitudine del ragazzo, sempre divertito all'inizio, vuole coinvolgere quella figura vera e propria che ora ha di fronte. Eppure il distacco che gli viene dimostrato lo portano ad agire come un bambino capriccioso. Si lamenta, sembra che non voglia ubbidire ma senza nemmeno che la donna si ripeta lui compie quei gesti per richiamare a se il proprio Chakra. La donna non ha bisogno di alcun sigillo per compiere tale gesto, il chakra le fluisce placidamente nel corpo senza alcuna fatica. Quegli occhi severi e tristi al contempo si poggiano su quella disgrazia, attendendo che egli finisca quel procedimento che nonostante tutto ha imparato a fare. Ci hanno messo parecchio per far si che si applicasse, fortunatamente oggi sembra una giornata buona per quel folle che ormai sopporta da anni. << D'accordo Atsushi. Facciamo un nuovo gioco oggi. >> Insomma qualcosa di innovativo, qualcosa che lui non ha mai provato a fare fino a quel momento. << Ti ricordi tutti quegli origami che abbiamo creato con i fogli di carta? >> Forse qualcuna di quelle creazioni ancora la ha all'interno di quella stanza, qualche cigno e o qualche mostruosità alla quale si è affezionato. << Ebbene, oggi dovrai crearli senza che io ti dia della carta. >> Criptica forse, incomprensibile a tratti, ma poi la mano destra viene portata in avanti, palmo in alto, mentre dal nulla compare un cestino di carta, fatto con pieghe precisissime e particolareggiate, di un bianco inquietante, perfetto e puro. << Puoi creare quello che vuoi, ma devi immergerti nel flusso di Chakra e lasciare che lui plasmi il tuo volere. Non puoi farti trascinare, devi scegliere tu. >> Lo osserva attentamente, dubbiosa su quanto sarà veramente in grado di fare quello scapestrato, non si aspetta grossi risultati, non si aspetta nulla in realtà. [Quest chiusa]
[Casa] Il suo corpo sente il fremito procurato dall'evocazione del chakra. Quasi un urto che proviene dall'interno e lo fa sobbalzare fino a riaprire gli occhi. Vitrei e freddi si strabuzzano mentre con una linguaccia prende in giro la madre, che decide di voler giocare finalmente. Sembra dubbioso che la donna voglia veramente fare qualcosa che non sia legato agli insegnamenti, ormai la conosce bene. < Ancora!?> Origami senza fine. La carta è buona solo per farsi un bel taglio sui polpastrelli per sentire come può fare male il sangue che esce da una piccola ferita. < Che noia! Sempre le stesse cose. Mi avete stufato!> La voce prende il sopravvento lasciando che la sua tonalità sia più forte ed incisiva. Non serve a niente mettersi a fare quei giochini. Si volta di spalle quasi piegandosi in avanti sul busto per tenere il capo tra le mani che affondano nei corvini, presi da lei chiaramente. Ci sono tratti che non possono che evidenziare la sua discendenza, d'altronde è così che va la vita. Non guarda nemmeno quello che compone la madre con il suo chakra come se nona avesse alcun significato, ma ascolta quelle parole o comunque il suo inconscio memorizza tutto quanto. La voglia che ha di esplodere è molto più opprimente di quella di far dei stupidi oggetti con la carta sia essa frutto della realtà o meno. < Che schifo questa vita.> Ripete incessantemente più volte mentre immagina nella sua mente qualcosa di tutt'altro che banale come un cestino. Qualcosa che abbia più l'aspetto di tanti piccoli frammenti. Come se fossero tanti pezzetti che si riuniscono proprio sopra la sua mente, forse un modo come l'altro per mostrare come sia la natura della sua psiche, completamente in frantumi. Il chakra dunque sarebbe lasciato fluire per dar forma a quelle immagini solo che invece di avere frammenti di vetro cerca di ricreare frammenti di carta che abbiano le stesse proprietà ovvero abbastanza taglienti da poter provocare un taglio od una semplice ferita. Se fosse veramente lui a poter scegliere allora avrebbe scelto se stesso come bersaglio di quella banale trasformazione, invece sente la necessità di scagliarli proprio in avanti dove la mano si allunga in direzione della parete lontana. I suoi gesti restano quasi del tutto involontari dal momento che non si rende quasi conto di quanto sta cercando di fare, anzi è come se fosse trascinato. < Lasciatemi in pace!> Sfoga. [Tentativo creazione frammenti di carta] [ Se charka 29-30]Sembrava calmo all'inizio ma sembra spazientirsi in fretta quando la proposta è la medesima di sempre. Lei comunque non indietreggia, non si sposta e anzi senza un minimo di compassione rincara la dose. << Mi chiedo come tu non riesca a comprendere perchè è importante. >> Lo sguardo si poggia intorno nella stanza dove quei libri sono stati lasciati forse per sport. << Hai letto i libri che ti abbiamo lasciato? Sai qual è la nostra vera forza? Il nostro vero potere Atsushi? >> Il tono si fa più duro come se si stesse spazientendo. Ma è quando lui si lamenta di quella vita che in qualche modo la frustrazione della donna viene riversata addosso al giovane. << E sai perchè fa schifo? E' colpa tua! Se tu fossi stato come tutti gli altri non avremmo dovuto ricorrere a queste restrizioni! >> E' stanca da anni di faticosa istruzioni, di litigate, un rapporto arido anche con il marito dopo quanto avvenuto con il giovane; incolpa il figlio di ogni singola disgrazia avvenuta, eppure lo ha lasciato in vita fino a quel momento. Sarà quello sfogo, per la rabbia che monta in quel giovane che non ha alcuna colpa se non quella di essere venuto al mondo con qualcosa di distorto nella mente, ma nonostante non abbia voluto ascoltare la madre, egli smuove quel chakra all'interno del proprio corpo, ma non crea un'origami perfetto, non crea quello che i suoi genitori vorrebbero. La carta è spezzata, rotta in piccoli frammenti, come rotta è l'anima del suo utilizzatore. Si affilano solo leggermente dato che il controllo non è per niente stabile, eppure vengono scagliati con rabbia contro una parete, non addosso al genitore però che con quegli occhi segue quel movimento e lo segue per osservare quei pezzi. << Devi creare qualcosa di meglio Atsushi! Sono pezzi, non si riesce nemmeno a cogliere la purezza della tua carta! Sei una delusione come sempre. >> Sta per tornare verso la porta la madre, spazientita ormai, stanca di dover dialogare con qualcuno che non sopporta ormai più. << Hai un'ultima possibilità prima che ti abbandoni di nuovo. Resterai solo per punizione. >> Come se ci fosse un'altra condizione possibile per lui? Lo prendono in giro da sempre, non sembra che ci sia una via d'uscita da quella spirale incessante di odio e risentimento. [Quest chiusa]
[Casa] La voce di lei continua a tartassarlo da quella sua posizione di dominio. La sua frustrazione una sorta di nenia per il suo cuore, come se fosse il pegno da pagare per averlo messo al mondo così. Lui dovrà anche soffrire le pene dell'inferno, ma perché essere abbandonato quando sarebbe corretto condividere quell'esperienza con i genitori. I geni sono gli stessi, forse la sua malsana mente è frutto di un parente che nemmeno conosce. < Non mi interessa niente di voi! Di questo posto e di queste storie! Dovete lasciarmi stare!!> Continua a digrignare i denti stringendosi la testa fra le mani, quando quella si sposta verso la porta per andarsene dopo aver visto l'esecuzione della sua abilità innata. La carta purissima non è altro che una falsa illusione, la realtà è che la luce non è altro che l'altra medaglia dell'ombra. Convivono entrambe le anime in ogni persona e così anche nella sua testa. < Ahah!> Inizia a scaturire da dentro una risata nevrotica mentre l'altra continua a dargli contro per le sue innocenti colpe, eppure anche lui non ha scelto niente di quella vita nemmeno il proprio nome, eppure deve pagarne ogni scotto. < Facciamo un altro gioco, mammimina...> La sua voce diventa placida, mentre rotea appena il volto verso di lei per scrutarne il corpo un'altra volta mentre in un momento subitaneo si sarebbe scagliato verso la madre. Se è possibile creare la carta dal nulla vuol dire che con il chakra nel proprio corpo dovrebbe essere possibile anche poter diventare esso stesso di carta. Alla fine tutto quello che importa è pensare a ciò che si desidera veramente, così come ha appena detto la stessa madre poco prima. E cosa potrebbe desiderare se non attraversa la sua figura e quella porta che lo tiene chiuso in stanza? Così avrebbe semplicemente cercato di correre verso la figura della madre per andare proprio contro di lei. Un gesto istintivo e privo di logica, ma proprio grazie al carattere d'imprevisto, avrebbe potuto avere successo. La sua mente si focalizza solo nel lasciarsi sbriciolare come poco prima ha fatto con quella carta e fare in modo che invece di colpirla con il suo peso, l'avrebbe travolta come una folata di vento che muove delle foglie leggere in un numero incredibile di pezzi di carta. Questa volta senza nessuna caratteristica particolare fisica ma mostrando forse una particolarità unica ogni pezzo di carta generato dal suo corpo avrà un lato bianco ed un altro nero. Semplicemente punta alla porta retrostante per poterla sfondare grazie alla forza che deriva dal chakra infuso in quella carta ben diverso da quello del suo fisico. Se fosse riuscito in quell'impresa, avrebbe avuto modo di raggiungere il corridoio esterno, magari per sfuggire a quella prigionia. < Se Disgregazione> < Chakra 23/30> <Ishibaku 1 consumo 1 per turno>Quella frustrazione che la donna gli sta riversando contro non aiuta certamente la stabilità mentale dell'Ishiba. Lo innervosisce anzi, protandolo a cambiare il suo modo quasi quieto iniziale a uno bellicoso finale. Ripudia lui stesso quella vita, quella famiglia, vorrebbe andarsene essere libero di volare libero al di fuori di quella gabbia che non è nemmeno dorata. Lui non comprende la purezza di quell'innata, non ne fa parte, è troppo spezzato per riuscire a repplicarla e forse questa, agli occhi dei genitori è il di lui più grande fallimento. Eppure nel momento in cui la donna pare volersene andare, lui decide di intrattenerla con quello spettacolo. Senza che gli sia stato insegnato nulla e senza utilizzare i sigilli, forse mosso dalla rabbia e dal puro istinto il ragazzo si disgrega, dividendosi in mille pezzettini di carta che ovviamente non hanno alcun impatto sulla madre, troppo leggeri per poter ferire, eppure la innondano in un manto di carta che ovviamente non è bianco candido, ma non è nemmeno nero come si aspetta il giovane. Quei fogli di cui è composto al momento hanno un colore molto poco definito, qualcosa di opaco per così dire che si aggira nelle tonalità del grigio. Non è per nulla omogeneo in sè e per sè, infatti alcune parti sono di un grigio scuro, altre di un grigio perlaceo che quasi sembra bianco, ma non arriva a quella tinta. L'intento di scappare ovviamente va in fumo mentre quei fogli si schiantano contro la porta, dove egli andrà a riaggregarsi. La madre infine si avvicinerebbe a lui, la mano saetta su quel volto che viene schiaffeggiato con violenza, così tanta da scostarlo da quell'uscio: << Sei una disgrazia e lo sarai per sempre. >> Uscirebbe dalla stanza senza proferire altro, aprendo e richiudendo quella porta con una doppia mandata di chiave. Sarà di nuovo rinchiuso lì da solo, per chissà quanto tempo, chissà se il padre andrà a sgridarlo, se qualcuno gli porterà la cena. Sicuramente però quel giovane spezzato quest'oggi ha imparato qualcosa di nuovo. [Quest chiusa][//END][Benvenuto nel clan Ishiba]
[Casa] Un tentativo che come uno spettacolo si conclude con un sipario chiuso, tutti i fogli di carta che avevano assunto un colore abbastanza strano si ricompongono nella sua figura. Una porta dura come la pietra che ne blocca l'ennesima fuga prima di finire anche schiaffeggiato dalla madre. Il risultato non è il massimo ma l'effetto è stato comunque molto divertente. Svanisce anche ogni forza dal suo corpo, come se non avesse più intenzione di usufruire di quel chakra, mentre l'altra lo lascio inerme in quel posto e lui se ne resta sdraiato a fare una forma d'angelo su quel pavimento. < Ah.Ah.> Se la ride per aver provocato l'ira dell'altra ma anche perché la sua voglia ha preso il sopravvento anche solo per un secondo rispetto alla prigionia a cui è abituato solitamente, forse è solo questione di tempo prima che possa trovare il grimaldello per aprire quella porta. < E' stato divertente!.> Alla fine bisogna trovare un po' di gioia nella vita, soprattutto in quella di un folle. END