Il ramen che unisce

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15:21 Katai:
 E' rimasto in piedi tutta la notte. E si vede. Occhiaie violacee adombrano lo sguardo, sotto le orbite, proprio oltre gli zigomi, ancora rigidi, tesi. La chioma è spettinata, ispida e ribelle, mai veramente domata da pettine alcuno e le vesti sono stropicciate, soprattutto dietro le natiche e l'incavo delle ginocchia, dove il peso del corpo e del movimento ha inciso maggiormente sulla stoffa. Ora, però, quando il Sole è oramai alto e domina, incontrastato, il cielo terso, lui siede su di uno sgabello da Ichiraku. E la postura riflette la mancanza di sonno: leggermente curva in avanti, le spalle anteposte, il capo flesso. E' un piccolo rapace, appollaiato sulla cima del suo trespolo di legno, curvo su un bicchiere di quello che sembra - da lontano - tè verde, ancora fumante. E' vestito di abiti umili, privi di fronzoli o ninnoli, recanti un unico decoro: un ventaglio rosso e bianco, che svetta tra le scapole e simboleggia la sua appartenenza al clan Uchiha, clan con il quale, prima o poi, dovrà fare i conti. E forse prima di quanto si pensi, a meno che non continui ad evitarne ogni membro. Volutamente. La maglia nera che indossa è a maniche lunghe, sino ai polsi, il colletto è alto e circolare, sfiora il mento ma viene strozzato dalle spire di una sciarpa cremisi, arrotolata sul cingolo scapolare e ricadente, in una lingua di sangue, oltre la spalla destra. I pantaloni , ampi e comodi, portano il medesimo colore del resto degli indumenti, perlopiù neri. Fasciano le leve inferiori, stringendosi attorno alle caviglie per opera di un paio di giri di bendaggi candidi, puliti. Quest'ultimi suggellano il tessuto alla carne, il movimento alla pelle, suggellando un patto di decoro e forma. I piedi, invece, sono avvolti da calzari ninja, di una tonalità del blu scuro, ma penzolano nel vuoto, dal momento che, arrampicato sulla cima dello sgabello, non riesce a toccare terra. Dietro la cintola, all'altezza della natica destra, una sacca portaoggetti reca con sé tutto il suo scarno armamentario: un kunai, due fuuda nei quali sono sigillati, rispettivamente, due tronchetti per la tecnica della sostituzione, due tonici per il recupero del chakra e un tonico curativo. [Equip: kunai x1|tonico chakra x2|tonico pf x1|fuuda con tronchetto x2]

15:50 Kurou:
 Una tranquilla giornata di riposo, rara da trovare, come è altrettanto rara una giornata di sole in quel periodo freddo e distaccato, quasi una boccata di ossigeno prima di tornare al consueto lavoro. Egli passeggia tranquillamente per le strade del suo villaggio, un po' perchè non ha altro da fare e un po' per controllare che tutto sia ancora in ordine nelle strade di quel distretto, dove i suoi vicini di casa lo salutano e altri conoscenti dell'accademia si fermano per due chiacchiere veloci, prima di tornare ai loro affari. Il tempo passa lento, una fortuna dato che Korou vorrebbe che quella giornata non finisse mai. Camminando ormai da diversi minuti, indossando una giacca di jeans verde oliva, che copre la sua calzamaglia nera attillata che percorre tutto il suo tonico corpo. Al di sotto indossa dei pantaloni cargo neri, con ai piedi dei sandali del medesimo colore ben allacciati alle sue caviglie. Come sempre in mostra c'è il suo incredibile ciuffo a banana che resta ricurvo verso il cielo, con a fianco degli ulteriori ciuffi estremamente curati, per cui spende regolarmente qualche ora a preparare, senza un motivo particolare, semplice gusto. Forse senza allenamenti vari sarebbe stata la prima volta che la sua acconciatura sarebbe durata fino a sera inoltrata, ma chi può dirlo... Ben presto, continuando il suo cammino, si accorge che è dal mattino presto che non mette qualcosa sotto i denti, e che quella che sta perseguendo, forse inconsciamente tracciata dalla fame, è la strada che porta al famoso chiosco di ramen di Konoha, dove si è fermato a mangiare tante volte, e come lui quasi tutti gli abitanti del villaggio e non. Pensando a Ichiraku, gli balenano velocemente alla testa le voci recenti su una piaga avvenuta proprio in quel locale, che aveva intossicato i clienti dall'interno. Insomma voci su una scena quasi apocalittica, ma con tutte le volte che ci è andato stenta a crede a tali dicerie, e comunque dirigendosi lì avrebbe avuto conferma delle condizioni del chiosco. Senza indugiare procede, e di lì a poco nota l'insegna svolazzante del ristorante, che sempre a passo lento avrebbe raggiunto. Un gran contrasto di luce all'interno, che avrebbe diradato scostando leggermente con l'avambraccio destro uno dei tessuti raffiguranti il nome del locale, per poi compiere un passo in avanti, infilando prima la testa. < E' permesso? > lo dice sempre prima di entrare, a volte gli è capitato di arrivare mentre pulivano la cucina e di essere costretto ad aspettare diversi minuti per potersi sedere. Ma alla sua destra nota un altro cliente, già seduto su uno degli sgabelli. Qualcuno di mai visto prima, con un simbolo molto familiare e noto sulla sua schiena, su cui Kurou non si pone troppe domande avendo davvero un fame logorante. Prende il posto su una sedia libera, casualmente quella alla sinistra del ragazzo, per poi aspettare di poter ordinare qualcosa. < Una porzione di ramen con manzo, grazie > dice alla ragazza che prende le ordinazioni, accennando un candido sorriso verso di lei, per poi portare il suo sguardo nei dintorni, e cadendo inevitabilmente sull'individuo di fianco a lui, un po' trasandato e sempre più interessante a ogni sguardo dello shinobi. < Ciao! > un saluto di cordialità, che nasconde come un velo la sua curiosità sul saperne di più su quell'elemento fuori posto del locale.

15:55 Katai:
 L'ultima volta, in quel locale, è stata una serata di escrementi. In tutti i sensi. Il mistero, nonostante tutto, non si è ancora risolto. Le orecchie, però, vengono tese, cercando di cogliere eventuali sussurri in merito. Per quanto la mente sia deprivata del sonno di un'intera notte, questo non sembra poterne intaccare la lucidità. In fondo, è stata una notte solamente. Ha riflettuto a lungo, camminando per le vie del Distretto di Konoha, sino a giungere lì, poco prima del pranzo. Conscio dei pericoli che possano esserci nel mangiare da Ichiraku, proprio dopo la sua debacle gastronomica e recente ; ha ordinato solo un bicchiere di tè. Ed ora sorseggia quel tè, ma ad intervalli tremendamente lunghi, quasi la bevanda fosse troppo calda per poterla ingurgitare, quasi fosse troppo saporita per poterla bere tutta insieme. Ecco perché , con il capo leggermente chino sul bicchiere, tiene ambedue le mani contro il recipiente. Giunte, unite. Il tepore del liquido oltrepassa la ceramica e si diffonde sino alla carne dei palmi, la stessa carne pallida che ricopre quelle dieci dita adunche e sottili, avvolte tra loro. Non è nessuno per porre domande interrogatorie al povero cuoco, tantomeno è lì per farle, ma i sensi sono in allerta: tanto la vista - impegnata nello scrutare il fondo del bicchiere , alla ricerca di eventuali tracce anomale o insolite - quanto l'udito - dedito all'ascolto dei commensali e degli avventori, cercando di captare ogni sillaba inerente il recente diluvio marrone - così l'olfatto, che , memore di quella sera, cerca di cogliere effluvi venefici provenire dalla cucina, là, oltre il bancone o dalle pietanze stesse. < Nh ? > Mugugna, quando la voce di Kurou rompe il silenzio creatosi attorno alla sua sagoma. Lo sguardo devia d'un lato, assieme al mento e al resto della faccia. I suoi - quasi - quindici anni di età si notano appena su quel volto stanco e pallido - non più del solito, comunque. < Ciao > Ripete, annuendo appena, quasi a rafforzare il suo saluto, non volendo risultare sgradevole, ma apparendo, di fatto, scarsamente loquace.

16:20 Kurou:
 Il ragazzo ricambia il saluto, amichevole a primo impatto, il che lo rende ancora più propenso a sfruttarlo per ingannare il tempo dell'attesa del cibo. Dall'altra parte, anche la volontà di sbugiardare quelle voci infondate su un locale storico di Konoha lo tiene impegnato, infatti egli, dopo il rapido saluto allo sconosciuto, riporta il suo sguardo dritto a vanti a se, verso quel bancone di legno che separa gli sgabelli dalla cucina. Egli prova ad osservare bene ciò che c'è al di dietro del bancone, facendo la furba e imbarazzante mossa di allungare la sua schiena in posizione eretta e alzare il suo muso verso l'alto, ancora più evidente per colpa del suo ciuffo lungo almeno una spanna, che ora è rivolto direttamente al soffitto del locale. Sfruttando la sua altezza e il suo allungare il collo, decide quindi di scrutare poco dietro il rialzo del bancone, dove si tengono di solito gli ingredienti, anche se la maggior parte sarebbero stati chiusi in appositi scomparti o sigillati nel congelatore. Non notando nulla di particolare da quella mossa torna ad avere una posta scomposta in avanti, un po' impaziente di ricevere il suo cibo, intossicato o meno che sia. La schiena è ancora dritta sullo sgabello, ma le sua braccia sono incrociate davanti al petto e la sua testa è chinata sul suo scomparto di bancone vuoto, apparentemente pulito e ben ordinato. Con una breve mossa, porta di nuovo l'attenzione sul ragazzo, diventando ormai molesto nei suoi confronti a cercare il dialogo in tutti i modi. Così pensa bene di chiedere a lui informazioni, visto che essendo arrivato prima di lui poteva già aver sperimentato se le dicerie fossero vere o meno. < Ehi... Tu hai già preso da mangiare prima? > il suo busto è ora ruotato e rivolto verso Katai, mentre con la sua mano sinistra cerca di attenuare il suono della voce e nascondere il suo labiale, in maniera più spudorata che mai, coprendosi quasi per intero il profilo della faccia. < Io non credo alle voci che girano, quindi ho preso da mangiare e basta. > il tutto viene detto sottovoce, forse non abbastanza da non essere carpito dai gestori.

16:39 Katai:
 Quella faccia è anonima, priva di un riconoscimento di sorta. Non che lui sia in grado d'identificare qualcuno , al di là di una ristretta cerchia di individui, ma senza dubbio quel viso non ha un nome da attribuire. Batte le ciglia, una volta solamente, dinanzi alla successiva replica di Kurou e non muove un muscolo, che sia uno, dopo aver raggiunto quella plastica posizione, girato verso l'altro, ma solo nel collo e nel viso, mentre il resto del corpo rimane com'era. Persino le dita della mano, avvolte attorno al bicchiere, rimangono lì, ferme ed immobili, senza accennare presentazione alcuna. Lui, nella sua insicurezza sociale, non ha ancora vinto lo sforzo dei convenevoli o delle presentazioni, non con gli sconosciuti, almeno. Le narici si dilatano, quando inspira a fondo, cercando ossigeno, dubbi e speranze, così gonfia il petto, solleva le spalle e la cassa toracica si espande, sotto la spinta dell'aria, prima che questa scivola via, nuovamente, attraverso le narici. < ?! > Le sopracciglia si sollevano, entrambe, cercando la sommità della fronte ,dove si disegna una ruga , sulla quale ricadono ciuffi corvini, in disordine, spettinati. La domanda che gli viene posta lo lascia perplesso, ma sul volto solo un breve guizzo di sorpresa si profila al di sotto della pelle, scivolando da destra a manca, fugace e imperscrutabile. < Hai fatto bene. > Taglia corto, in tono sommesso, cercando di sforzarsi un poco per udire le parole dell'altro, tra le quali s'insinua la mano a schermare le labbra.< Ichiraku è un tipo apposto. > Continua, volutamente bonario nei confronti del cuoco. < Io non ho fame, mi va bene così > Picchietta contro il bicchiere di tè, alludendo a quello, evidentemente. < Quali voci girano ? > Domanda poi, curioso , sfacciatamente curioso.

17:07 Kurou:
 Kurou nota di aver preso un po' alla sprovvista il suo interlocutore, ma la sua faccia di bronzo e il suo essere terribilmente diretto gli impediscono di mettersi nei panni di chi voleva semplicemente bersi una tazza di tè in santa pace, e continua quindi il suo confabulare alle spalle dei lavoratori, sperando di non essere scoperto. < Le voci sull'intossicazione alimentare che c'è stata qualche tempo fa... > cerca di accentuare un po' il tono, tenendolo strozzato allo stesso tempo, un po' stupito del fatto che il ragazzo non sapesse niente dell'accaduto, cosa che nemmeno Kurou saprebbe se non fosse tenuto a restare aggiornato sui fatti quotidiani. Dopo aver forse resa nota la situazione al giovane dai capelli neri, sempre più impaurito da quell'atteggiamento insolito del gigante capelluto, alto un metro e ottanta e largo abbastanza da far scricchiolare lo sgabello, Kurou scioglie quella posizione imbarazzante, per indietreggiare col busto in posizione eretta, mentre compone di nuovo un grande sorriso e torna a parlare con un tono normale. < Comunque io sono Kurou! > viene alla presentazione, ormai troppo preso da quella figura per non provare ad instaurare una conversazione, e rendere effettivamente produttiva quella giornata particolarmente tranquilla. < Sei di Konoha anche tu? Non ti ho mai visto da queste parti... > cerca di rompere un po' il ghiaccio, mentre finalmente gli viene servita la sua ciotola di ramen bollente, verso la quale si gira con gli occhi illuminati, ringraziando i cuochi con un breve cenno del capo. Non vede l'ora di mangiare, anche se un minimo timore in una piccola parte del suo animo persiste, che non riesce a prevalere sul brontolio incessante del suo enorme stomaco. Si gira verso la sua ciotola, afferra un paio di bacchette usa e getta dal cestino ben rifornito sul bancone tra lui e Katai e usando entrambe le mani apre quel lungo e sottile sacchetto di carta, tenendolo fermo con la destra e strappandone l'apice con la sinistra, per poi estrarre le bacchette. Avrebbe poi tenuto stretto quelle posate tra il pollice e l'indice della mano destra, e congiungendo entrambe le mani verso l'alto, davanti al petto, avrebbe ringraziato per il pasto appena ricevuto, staccando con decisione le due bacchette ed impugnandole sempre con la destra, infilandosi in bocca il primo boccone sbrodolante, riportando poi lo sguardo su Katai.

17:13 Katai:
 Il lento, ma costante ticchettio della pioggia, là fuori, su i tetti e le case, inizia a bussare ai timpani. Presto, però, quel che è apparsa solo come una folata di vento più umida delle altre, diviene una vera e propria intemperie, franando sul Mondo degli Shinobi in una nube d'acqua. < ... > Il silenzio del giovane Uchiha, in merito, è eloquente. Lui non disdegna la pioggia, piuttosto gioisce dell'avvicendarsi delle stagioni, ognuna al proprio tempo, ognuna al suo momento. Presto il ticchettio diviene sciabordio e rigagnoli e pozze iniziano a formarsi in mezzo alla strada, oltre le tendine cerimoniali del chiosco di Ichiraku. Gli odori, nell'umidità del temporale, diventano più pungenti e si percepiscono maggiormente, esaltati proprio da quelle minuscole particelle d'acqua che danzano nell'aere. Drizza appena le spalle, così la testa, quasi avesse appena visto o sentito qualcosa di sfuggente. Le labbra si uniscono, in un silenzio sordido e carico di parole, mentre le narici si dilatano, ritmiche, così da inalare modiche quantità d'ossigeno, effluvi ed odori. Tutti assieme. < Oh, 'quelle' voci. > Annuisce appena, fingendo di aver udito anche lui qualche diceria in merito ( Attualità Lv.1) e non di essersi , semplicemente , trovato nel bel mezzo di quell'apocalisse marrone. E' quando l'altro si ritrae che, anch'egli, emula la postura altrui, finendo per drizzare la schiena e ruotare il bacino in senso antiorario, di circa trenta gradi, proprio verso l'individuo. < Io sono Katai. > Un pollice finisce sul petto. < Katai Uchiha > Aggiunge, quasi a completezza del proprio essere. Volente o nolente, è proprio ciò che lo contraddistingue. Ma non solo. < Sono di Kagegakure. > Replica, in risposta alla domanda dell'altro. < Ma abito nel Distretto di Oto > Chiarisce, volendo porre ben poco l'accento sulla sua appartenenza ai ranghi della Nota Nera. Lui, che prima cosa, si definisce shinobi del Villaggio dei Sei. < E tu ? >

17:36 Kurou:
 Il sapore sembra nella norma, nulla di così amaro da far raddrizzare i capelli, ed è il tipico ramen gustato decine di volte, più buono di quello istantaneo e che aumenta di bontà con ogni minuto che si passa a stomaco vuoto. Il brodo di carne non sembra troppo torbido, forse è un po' troppo allungato, ma il manzo è in buone quantità e morbido, e l'uovo tagliato a metà non sembra avere un colore verde marcescente, quindi per Kurou quello è un ottimo ramen. < Continuano a sembrarmi solo dicerie. > il suo tono è un po' supponente, mentre guarda il contenuto della ciotola e raccoglie un'altra manciata di noodles con attaccato pezzetti di carne, colanti di brodo e grasso di ogni tipo, vegetale e animale. 'Uchiha'. Purtroppo Kurou non conosce molto della storia dei villaggi, un po' per sua scelta e decide di non fare domande sulla cosa dato il nome così famoso appena pronunciato da Katai, per sembrare il meno ignorante possibile. < Katai! Bel nome, piacere di conoscerti! > dice sorridendo a denti scoperti, ancora sporco di manzo sul lato sinistro della bocca. Rimane poi sorpreso dalle successive affermazioni, un po' perchè si aspettava una risposta diretta e un po' perchè sembra di aver inteso un fine più ampio nelle sue parole, ma non lo conosce a sufficienza per esserne sicuro, e quindi cerca di avvicinarsi mettendosi lui stesso allo scoperto. < Io sono Kurou Nakayama, aspirante artista marziale. Faccio lo shinobi per rendermi utile e progredire nella mia passione. > è molto disinvolto mentre parla di se, senza filtri e orgoglioso di ciò che è e di quello che vuole diventare. Infatti la sua testa è girata verso Katai, concentrato nella conversazione mentre il brodo inizia via via a raffreddarsi al calare delle temperature. < Ti trovi da queste parti per qualche motivo in particolare? > chiede riportando lo sguardo sul ramen, mescolandolo un po' ed infilando un ulteriore boccone nella sua bocca. Il suo tono è calmo e pacato, felice di poter conversare mentre si gusta un po' di riposo, sempre più raro da ottenere.

17:43 Katai:
 Attende una risposta a quella domanda, realmente sincero nel porla, interessato alla soluzione del quesito. Fuori,nel mentre, tutto si sfuma in una coltre uggiosa, una cortina d'acqua che vela il profilo dei passanti, accende il vociare dei pochi che si attardano a cercare un riparo e confonde i bordi e smussa gli angoli, rendendo più grigia la strada antistante il famigerato Chiosco di Ichiraku. Lui ora poggia ancora entrambi gli avambracci sul bancone ligneo, ma ecco che, per favorire la nuova postura e la posizione appena assunta, il sinistro andrebbe a staccarsi dal bicchiere, per portarsi sul fianco del giovane Uchiha. E proprio il sinistro si posiziona, poi, con la mano aperta, sulla cresta iliaca di sinistra, quella omolaterale al braccio disimpegnato. Il destro, invece, è fisso sul bancone, flesso di circa trenta gradi nella spalla e novanta nel gomito, così da creare due angoli che agevolano lo scarico del peso proprio sullo scranno. E la mano, in tal modo, è libera di muoversi e quindi di stringere il bicchiere di tè e agitarne,di tanto in tanto, il contenuto verdastro, così da mescolarne l'interno e sollevare i residui più pesanti che si depositano, di solito so, sul fondo. Lo sguardo si allunga sul ramen altrui, quasi a volersi sincerare delle sue condizioni, che, di fatto, risultano perlopiù naturali, almeno ad un occhio inesperto come il suo (Cucina Lv.0). Non ha molto da dire su quella scelta, se non un < Come ti sembra ? > vago, aleatorio, superficiale. Ammicca in direzione del suo piatto, così da sottolineare il complemento oggetto della domanda. < Bene, Kouru , anche io sono uno shinobi. > Rivela, trovando un punto in comune con l'altro. Ma non c'è sorriso nel suo volto, solo un tono pacato, fermo e deciso. < Ti alleni da solo ? > Domanda, sinceramente curioso. Una domanda per un'altra, sembrerebbe, almeno fin quando non decide di rispondere all'ultimo quesito del moro. < Mi piace Ichiraku. Ci vengo spesso. E questo di Konoha è il migliore. > Tradisce così la sua presenza anche nelle filiali sparse per il villaggio.

18:13 Kurou:
 Deglutisce con piacere anche questo boccone, un po difficile da mandare giù non avendo preso nulla da bere, anche se il brodo aiuta ad ammorbidire quei noodles che altrimenti sarebbero duri come il cemento. Kurou si gira a guardare Katai, un po' sorpreso, per poi far ricadere di nuovo gli occhi sulla ciotola, e poi riguardare di nuovo il suo interlocutore, rendendosi conto di non essere stato proprio gentile ad abbuffarsi davanti a lui senza offrire nulla. Non è nei suoi modi abituali e nelle sue usanze, ma forse la fame ha avuto la meglio anche in quella situazione, e allora il suo volto diventa un po' dispiaciuto e imbarazzato, dove la sua mano sinistra raggiunge la sua nuca che si gratta per alleggerire lo stress di quella situazione per lui poco educata. < Ti chiedo scusa, non ti ho chiesto se ne volessi un po'. > anche il tono è chiaramente imbarazzato e tremante, quasi spaventato da fare brutte impressioni ad una persona appena conosciuta, come se volesse essere nelle sue grazie ad ogni costo. < Comunque sembra buono, se vuoi ce la dividiamo. > afferra il bordo della ciotola con la mano sinistra, facendola scivolare lentamente di qualche centimetro sul bancone in direzione della tazza di Katai, sorridendo sempre con una grossa espressione da ingenuo. Lascia la ciotola in mezzo a loro due per un po' mentre continua a parlare al ragazzo, rivolgendosi quasi completamente verso di lui tenendo il braccio destro a penzoloni sul fianco, con le bacchette ancora strette e il sinistro appoggiato in parte sul bancone, solo sulla parte del gomito piegato angolo acuto, con la medesima mano che ricade morta verso il basso. < Sì, uso dei tronchi nel cortile di casa, ormai è diversi anni che faccio così. > un allenamento da malati, che solo uno sprovveduto come lui può ritenere ottimale, ma sicuramente a qualcosa è servito. < Per imparare ho usato un piccolo rotolo che ho trovato da bambino, nella biblioteca della mia famiglia. > ora nelle parole di Kurou c'è del sentimento, molto evidente, anche se il suo viso è quasi neutro mentre parla, ma dura poco. < Aspetta... > Kurou riesce a fare due più due, dopo le varie affermazioni del ragazzo. < Non è che quindi ti andrebbe di allenarci insieme? Se sei uno shinobi anche tu ci conviene no? > i suoi occhi sono nuovamente illuminati, cibo e allenamento, una sinfonia perfetta per Kurou.

18:24 Katai:
 < Oh, ti ringrazio. > Replica, a modo, proprio come gli è stato insegnato, nonostante la fatica, nonostante la sonnolenza, nonostante gli occhi , di tanto in tanto, vadano ad appesantirsi di uno sguardo buio e vitreo. < Come ti dicevo, non ho fame. Sto bene così. > E , per sottolineare il concetto, ora la mano destra stringe maggiormente il bicchiere, portando quest'ultimo sotto il viso, laddove gli basta una piccola flessione in avanti del capo per poter tirare un sorso del tè, beandosi del liquido caldo e fumante, di quel sapore vagamente amarognolo, ma pungente. Socchiude un istante le palpebre, rifugiandosi dietro quei sipari di carne, che ora calano sul suo sguardo e ne proteggono l'intimità, la profondità. Deglutisce, ancora e ancora, fin quando l'aria non viene a mancare ed è costretto ad abbassare di nuovo il bicchiere, ora mezzo vuoto. Un sorso lungo, che gli ha dato il tempo per pensare, ma ha anche fatto calare un silenzio carico di parole, tra di loro. Un silenzio che spezza, un attimo dopo, volutamente, prendendola con calma. La gentilezza altrui è disarmante, così come la sua cordialità, lo mettono a suo agio, entrambe le cose, sebbene rimanga perlopiù distante, non così partecipe come si confà. < Ammirevole. > Replica, di fronte alla spiegazione che l'altro dona , circa i suoi alenamenti. < Io anche usavo dei tronchi, inizialmente. Poi ho preferito i fantocci mobili dei campi d'addestramento. > Rivela, trovando l'ennesimo punto in comune. < La tua famiglia apparteneva ai ranghi degli shinobi ? > Domanda, curioso. Poi stringe le labbra, in un attimo di riflessione, fissando l'altro. < Possiamo provare, sì. Sarebbe sicuramente un allenamento proficuo. > Accetta quella proposta, di buon grado, ma senza alcun sorriso, sebbene appaia maggiormente coinvolto, adesso.

21:48 Kurou:
 Gli occhi brillano di luce propria, come se avessero trovato un tesoro prezioso nella figura di Katai, qualcuno che non fosse ancora scappato da lui e che addirittura sembra propenso ad accettare un suo invito ad una sessione di sparring, qualcosa di più unico che raro. < Ossu! Sarà fantastico vedrai! > un latrato emozionato viene dalla sua bocca, che fa quasi tramare le pareti del locale, mentre quasi tutti i gestori, si girano verso di lui un po' rassegnati, conoscendo un già i suoi modi strambi e assurdi; dalla sua posizione rilassata, è ora di nuovo chinato verso Katai, con un energico movimento, mentre il suo avambraccio destro si alza con angolo di 45 gradi rispetto al gomito, con il pugno ben stretto, vicino al suo muso emozionato, chiudende le due bacchette una presa che mette in mostra il suo essere praticamente pronto ad andare al solo via dell'altro shinobi. Mette così in mostra la sua carica al nuovo compagno di allenamenti, per poi annuire due volte sorridente in segno di complicità e riprendersi la ciotola di ramen, con la mano sinistra, facendo scivolare il braccio che è rimasto fino a quel momento sul bancone, a sostegno dei suoi movimenti bruschi e trasandati. Riporta quindi a se la ciotola tenendola per il bordo, girandosi di nuovo a 90° sullo sgabello verso sinistra e riportare le bacchette verso quei noodles, che pian piano si esauriscono a ogni boccone che passa. < Visto che non ne vuoi continuo a mangiare! > dice, mentre si appresta a calmarsi con quel cibo pieno di grassi per riprendere coscienza e continuare una discussione molto avvincente per lui, anche se è la sua testa ad ingigantire tutto. < La mia famiglia non è un vero è proprio clan, anche se è abbastanza numerosa. Non sono shinobi. > dice, ma il suo parlare diventa sempre più calmo e lento, mentre sembri che stia giocando con i noodles, mentre pensa a cosa rispondere o semplicemente che parole usare. < Sono più degli studiosi, come dei monaci per intenderci, passano le giornate a meditare e a studiare le proprietà del chakra e dei ninjutsu da libri e pergamene. > prende un po' di tempo, per concedersi un altro boccone, che lascia sì e no lo spazio per altri due movimenti medesimi prima di finire i noodles nella ciotola e dover così passare ai pezzi di carne, all'uovo ed infine il brodo. Arrotola velocemente quelle bacchette in senso antiorario, per poi alzarle, sempre con la mano destra, ben strette verso l'alto e lasciarne calare la punta, colma di noodles, all'interno delle sue fauci, per poi masticare con violenza per riprendere a parlare in fretta. < Penso vengano finanziati dal villaggio, non ne sono sicuro, ma non alzano un dito per lavorare da generazioni, quindi penso sia così. > è effettivamente una supposizione, non ha mai affrontato argomenti di questo tipo con i suoi parenti, tantomeno coi suoi genitori, e gli risulta tutt'ora bizzarro pensare a quell'immensa biblioteca in un'altrettanto immensa casa, senza mai aver visto nessuno lavorare. < Comunque quella roba non fa per me... > il suo sguardo è fisso sul cibo, e infila un altro boccone tagliando corto, come se si fosse stufato dell'argomento. < Un giorno magari ti racconto meglio, ma tu invece? Il tuo clan deve essere famoso no? > chiede con molta innocenza, a rigore di essere stupito di aver riconosciuto il cognome, nonostante la sua ignoranza.

22:07 Katai:
 Tralascia il suo invito a seguito del quale , l'uomo , si riprende la ciotola di ramen. < ... > Adesso si volta completamente verso l'interlocutore, mentre là fuori continua a piovere e l'umidità acuisce gli odori, esalta gli effluvi e ovatta i suoni. Quel tipo ha catturato il suo interesse, non con il suo latrato di giubilo che riempie i timpani e lo costringe a ritrarsi appena, perplesso ; no, bensì con le sue successive parole. < Studiosi del chakra ? > Domanda, curioso, andando a farsi avanti, interrogando l'altro. Il braccio destro ora è poggiato sul bancone, la medesima mano è stretta attorno al bicchiere di tè verde. Il sinistro, invece, rimane lungo il fianco, penzolando come morto. < Perché il villaggio dovrebbe finanziarli ? > Incalza, andando ad accostare il bicchiere ricolmo di liquido alla bocca, così da poterne tirare un sorso, l'ennesimo. In quel momento gli occhi rimangono fissi sull'altro, che scruta attraverso i fumi del bicchiere. < Sono davvero importanti per Kagegakure, se così fosse..> Continua, dopo aver ingurgitato l'ennesima quantità di tè, riversando quest'ultima lungo la gola, l'esofago e lo stomaco, portando a riscaldarsi i visceri interi. < Non sei uno studioso , tu ? > Tante domande, che snudano la sua indole investigativa, non tanto per mera indiscrezione, quanto per reale interesse. < Il mio clan famoso ? > Deglutisce, ancora veramente poco avvezzo a quel cognome. < Cosa te lo fa pensare ? > Una domanda per un'altra, non una reale risposta, quindi, ma più un giro di parole che lo portano a glissare sull'argomento, a rimandare, almeno per ora.

22:47 Kurou:
 Kurou, dopo una o due domande del ragazzo di fianco a lui, che sembra voler entrare sempre più a fondo nel racconto del taijutsuer, ecco che la sua espressione cambia. Resta sorridente, come lo è da quando ha iniziato a parlare con Katai, molto più di come è abituato a fare, ma è un po' maliconico, mentre inizia a rispondere uno ad uno i quesiti del ragazzo curioso dai capelli neri, forse questa volta più per il rispetto che stava nutrendo che per volontà propria. < Sì, restano ore a manipolare il loro chakra, cercando di ottimizzarne il dispendio, il controllo e scrivono tutto su delle pergamene. Penso che quindi si occupino di ricerca e sviluppo, si dice così no? > riprende a giocare con quei pochi noodles nella ciotola, mentre ormai il fumo della condensa inizia a svanire, segnando così una probabile perdita della qualità iniziale del gusto di quella prelibatezza konohana. Il suo volto è strano... la sua fronte è corrugata come se avesse qualcosa da dire che si tiene stretto, dietro ad un sorriso sempre più tirato quasi a nascondere i veri pensieri. Si gira solo con il collo, verso Katai, guardandolo con quel sorriso un po' diverso, ma pur sempre un sorriso, forse dal tono desolato. < Mi dispiace... Ci ho provato, te lo giuro. Se avessi continuato avrei potuto dirti di più. > dice per tornare sulla sua ciotola, come una zona sicura, in cui tira un sospiro a pieni polmoni, che smuove un po' il brodo torbido e gli permette di riassumere un'espressione neutra e pacata. < Stare lì ore seduti a non fare nulla... Ma come si fa, me lo spieghi? > non riesce a concepire l'interesse dei suoi familiari, rimanendo così coerente alle sue scelte e al suo credo, lasciando intendere di avere ben altri interessi. < Comunque li ho abbandonati così presto che adesso non so nemmeno eseguire un ninjutsu basilare, mi prendevano un po' in giro in accademia. > ha ripreso il suo smalto, lasciandosi andare anche in una breve risata. < Ma questo non mi impedirà di proteggere la gente di Kagegakure! > ora ha alzato il braccio destro di lato, con un altro dei suoi movimenti esagerati e fuori luogo, puntando le bacchette strette tra indice, pollice e medio verso Katai, girando infine il volto verso di lui. < Ma tu Katai mi sembri in gamba, non hai bisogno di essere protetto. Dobbiamo diventare più forti per aiutare chi non lo è abbastanza da farlo da soli. > sorride alla fine, per poi tornare nuovamente alla sua ciotola, come un mantra ormai, appoggiando le bacchette ed infilando entrambe sulla zona ricurva della base. In un gesto poco galante, avrebbe spalancato la bocca a dimensioni fuori norma, per accogliere brodo, residui di carne e uovo ormai sciolto al suo interno, masticando con grinta in quelle guance piene straripanti e deglutendo a pezzi, per poi mollare la ciotola sul bancone. < Buono! Comunque ti ho chiesto del tuo clan perchè mi ha ricordato qualcosa, ma sono molto ignorante in materia, mi devi scusare! > un'altra fragorosa risata a pieni polmoni, questa colma di imbarazzo, evidente imbarazzo.

23:09 Katai:
 Gli occhi sono talmente fissi sull'altro che qualcosa, di fatto, si nota su quel viso. Un cambiamento che passa sotto la pelle, come un brivido d'emozione, ma perlopiù triste e malinconica. < Scusa, se non vuoi parlarne, non fa niente. > Lo anticipa, prima ancora che possa andare a rispondere ad una sola e singola domanda. Ma l'altro decide di continuare, di avventurarsi in quel monologo che lo vede, di fatto, protagonista. Ed il giovane Uchiha, in tutto ciò, rimane silente, muto, in ricettivo ascolto, proprio come farebbe una spugna immersa in un torrente in piena. La mente s'imbeve di quelle informazioni, filtrandone la maggior parte, ma , di fatto , assorbendone la maggior parte. < Capisco. > Commenta solamente, alla fine, quasi a voler sancire la propria presa di coscienza riguardo ognuno degli argomenti trattati. Socchiude un istante gli occhi, respirando profondamente, sollevando le spalle e gonfiando il petto, che si espande, sotto la spinta dell'aria, in quella cassa toracica non così sviluppata come quella della controparte. < Sono d'accordo Kuoru. > Esclama e per poco non sbatte il bicchiere sul bancone, come rafforzativo ed eloquente segno d'intesa. < Dobbiamo diventare dei veri ninja per poter proteggere il popolo di Kagegakure. > Lui, che non si reputa ancora lo shinobi che dovrebbe essere. < Nessuno escluso. > Aggiunge, quasi stesse cercando di comunicare qualcosa di importante, ma indirettamente. < Cosa ti ha ricordato ? > Domanda, questa volta, volendo capire fin dove arrivino le conoscenze dello shinobi che ha di fronte, dal momento che, ogni persona che possa dargli maggiori informazioni sul proprio clan, è sicuramente una persona ben accetta. Ammesso e concesso che siano di valida importanza, ovvio.

23:38 Kurou:
 Mentre appoggia la ciotola, sente un enorme sollievo nel sentire le parole del ragazzo, come se d'un tratto aprirsi a quel modo non è stato vano e per la prima volta qualcuno non lo ha preso per idealista o pazzo, ma lo ha assecondato, con tono deciso o addirittura veritiero. Sarebbe una bugia dire che il ragazzone non avesse sentito già da prima una sinergia con Katai, ma adesso gli è estrememente evidente e sempre più grato a quella giornata, che da serena e noiosa diventa piovosa e unica, segno che tutto può cambiare davvero in pochi istanti, poche parole. < Ben detto! > ormai è totalmente girato verso il suo interlocutore, con le gambe flesse appoggiate ai piedi dello sgabello, un po' rannicchiate verso l'alto, a fare da sostegno al suo braccio destro, che è appoggiato verso il basso con un pugno sul quadricipite destro, formando un angolo di 90 gradi circa. L'altro è invece appoggiato sul bancone, con il gomito a sostenere e la mano aperta a sorreggere la testa, con i capelli che iniziano a scendere di poco sulla fronte, segno che l'umidità diventa sempre meno sostenibile per la sua lacca. < In realtà non mi ricorda qualcosa in particolare, solo il nome. Forse l'ho sentito in accademia o forse mi è capitato di leggere nella biblioteca di famiglia. > lo sguardo verso l'altro indica che sta effettivamente riflettendo, ma è già conscio di non sapere nulla, probabilmente non saprebbe nemmeno scriverlo correttamente. < Me lo chiedi perchè ti servono informazioni sul tuo clan? > sembra stupido per intero, ma a deduzioni non è messo male e riesce a cogliere che è due volte di fila che la sua domanda gli viene rimandata indietro, come se Katai fosse in primis curioso delle sue origini. < A malapena conosco la mia famiglia, mi è difficile memorizzare quelle degli altri. > e con la soglia di concentrazione pari a zero inizia a saltare ad un altro argomento, tipico del suo odiare situazioni statiche e di stallo. < Ma dimmi un po'... Quanti anni hai, Katai? >

23:50 Katai:
 Trovare qualcuno con gli ideali simili ai suoi. E' quanto gli è stato detto da una certa persona ed ora, in Kurou ritrova proprio quella controparte. E, di conseguenza, decide per volerlo coinvolgere in una questione piuttosto spinosa, che gli sta particolarmente a cuore. < Sai, dovresti andare al Quartiere Povere di Kiri. > Esordisce, mentre va sorseggiando il suo ultimo goccio di tè. Non c'è più nulla nel bicchiere, nulla che possa trattenerlo lì, ma ora è questa nuova questione a lasciarlo incollato sullo sgabello, dove, di fatto, rimane appollaiato. < Presto sarà allestito un ospedale da campo. > O almeno così gli è stato detto direttamente da Shizuka. < E serviranno quante più braccia possibili per poter aiutare. > Certo, in tutti i modi possibili e immaginabili, tutti quelli che uno shinobi - e non - potrebbero espletare. < Io sarò lì, se vuoi cercarmi. > Lo invita, di fatto, ad unirsi a quella spedizione, che non sa bene , ancora, quando inizierà, ma è convinto delle capacità di Shizuka e Tenjiro, nonché della loro buona fede. < Te lo chiedo perché ho a cuore l'opinione che la gente ha del mio clan. > Rivela, tutto d'un fiato, andando inevitabilmente a dare un colpo di reni, per balzare giù dal proprio trespolo di legno, in favore di un atterraggio sordo e molleggiato sul pavimento. < Ho quasi quindici anni. > Sentenzia, infine, rivelando la sua età, conscio di come, parlando con lui, potrebbe sembrare più maturo di quanto non sia in realtà. Sicuramente più maturo della maggior parte dei suoi coetanei. < Ti ringrazio per la compagnia. > Ammette, sincero, annuendo per rafforzare quell'affermazione. < Ci vediamo. > Saluta, alzando una mano in segno di commiato, dopo aver lasciato i soldi sul bancone , prima di sparire nella pioggia ( E ND )

00:21 Kurou:
 Quartiere Povero. Al nominare di quel luogo Kurou trattiene davvero a stento un sussulto mortale, dando due colpi di tosse al vento, quasi più per farsi male da solo e contenersi che per bisogno. < Scusa, mi è andato di traverso... Continua... > Era stato lì qualche giorno prima, e il discorso di Katai sembra davvero una coincidenza allarmante, visto che la paura che la missione privata di Matono potesse essere stata scoperta lo stava dilaniando, ma fortunatamente dalle parole successive non sembra quello il caso, per il momento. < Un ospedale da campo? E' un' idea incredibile! > esclama dopo essersi rilassato, emozionato e caricato a molla con le parole del ragazzo, a rigore di un grosso rammarico, nell'aver dovuto ignorare le condizioni di alcuni cittadini del quartiere di Kiri a favore dell'indagine, seppur utile sempre alla loro sicurezza. < Verrò sicuramente a dare una mano! > forse un po' si tradisce a non fare domande e a dare per scontate le condizioni di quel posto, ma il suo è entusiasmo vero e benevolo ed è quasi certo che Katai lo avrebbe accolto come tale, dopo aver capito di avere delle menti simili, in fondo. L'affermazione sul clan lo stupisce, forse una cosa in cui differiscono finalmente, in quanto sembra che le sorti della famiglia Uchiha siano di interesse allo shinobi, che con un balzo rapido scende dalla sedia, mentre Kurou lo segue con lo sguardo fisso nella sua posizione rilassata appoggiato col braccio sinistro al banco, vicino al denaro appena mollato da Katai. < Quindici? > a giudicare dalla sua risolutezza e dall'essere già shinobi, Kurou rimane un po' stupito, prendendo coscienza lentamente di dover darsi da fare, per non rimanere indietro rispetto ad una persona tanto interessante quanto benevola come quella appena incontrata. < Ah... Ti ringrazio anche io Katai! Spero di rivederti presto! > cerca di salutarlo, rendendosi conto tardi che una delle poche persone capaci di conversare a pieno con lui se ne stesse andando, segnando forse il momento più triste della giornata, in cui l'ombra di Katai sparisce in fretta, in mezzo al grigiore scuro della pioggia incessante, che ora Kurou percepisce alla perfezione, non avendo ulteriori pensieri. < Ricordati che mi devi un allenamento! > prova a tenere il collegamento, ma non riceve nulla in risposta, incerto se quell'ultimo saluto sia arrivato o meno, ma sicuro che lo avrebbe rivisto, uniti da un filo, e forse un nindo. [END]

Un incontro casuale da Ichiraku porta due shinobi, Katai e Kurou, ad una prima conoscenza.
Segue , però, un'affinità naturale e una primitiva somiglianza.
I due si lasciano con reciproche proposte, non senza aver cercato, a loro modo, di sondare la situazione attuale del chiosco e cercare di capirne qualcosa di più.

Note Off
All'attenzione di Shizuka.