Il cuore - Kakuzu

Quest

Giocata di Clan

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con Tsumi, Kan

L'oscurità è un'amica di tutti, i più la vedono in maniera costante, tutta la vita essa si manifesta nel cuore di ogni essere vivente. L'oscurità è una costante dell'animo umano, essa si nutre delle paure, dei peccati, dei desideri più oscuri e profondi ma è il cuore il vero mattatore perchè l'oscurità nasce e cresce li dentro. C'è chi soccombe ad essa divenendone schiavo, uno zombie in preda alla disperazione, alla depressione ma c'è anche chi riesce a comandare il cuore soggiogandolo al proprio volere per farne un'arma, unica ed inimitabile. Il cuore è per alcuni è l'arma più potente che ci sia, capace di compiere meraviglie, in grado di portare distruzione, rendere manifesta l'oscurità insita in esso e lo sanno bene coloro che del cuore ne hanno fatto un'arte. In questa notte autunnale dove il freddo ed il vento non lasciano tregua, dove la battente pioggia ricade sulla terra senza remora alcuna, un ragazzo è stato finalmente scelto per dare inizio al suo destino. Tsumi non è come tutti gli altri, lui appartiene ad un'antica dinastia, a quel clan capace di sopravvivere al passare del tempo nonostante tutto e la sua iniziazione ha perciò inizio. Addormentato, sta sognando, vede se stesso al centro di un lago, immenso dai confini infiniti ma ben preso quel lago, quella distesa di acqua, si trasforma divenendo cremisi, un mare di sangue avvolge le gambe del genin ed in esso può specchiarsi; il suo riflesso è insanguinato mentre l'udito percepisce un suono, un battito, lento, cadenzato, esso proviene da dentro quel lago di sangue. Sei li, stai avvicinando la mano, la stai immergendo quando il lago si inalbera, si ritira formando un'onda anomala. Non hai via di scampo, le gambe non funzionano, il corpo è immobile, vede con i tuoi stessi occhi la morte sopraggiungere nel momento in cui l'onda si abbatte su di te sprofondando al suo interno. L'oscurità, un battito di ciglia e quell'oscurità svanisce, vedi sfocato, ti senti intorpidito, non riesci a muovere nessuna parte del corpo, disteso su un qualcosa di rialzato da terra. Non riesci a capire cosa sia, l'unica cosa che la tua mente rallentata riesce a percepire sono tante fonti di luce tutte intorno a te a circondarti. I suoni sono ovattati, il respiro rallentato. [AMBIENT]

21:16 Tsumi:
 E' finalmente giunto il giorno dell'iniziazione, agognato da tanto tempo. Da tempo desidera essere ricevere il rito, pregno di tagli e sangue. Quando ci sono queste cose di mezzo, il Kakuzu si mette in prima linea, masochista e autolesionista come pochi al mondo. Si lascia cadere tra le braccia di Morfeo senza battere ciglio, lasciandosi cullare da quel dolce sogno che lo porterà a colmare quella differenza con la sorella. Di chi sarà il cuore? di un suo parente stretto? di un bel visino? le domande che lo hanno accompagnato in questo periodo. Sognante ora, si ritrova in mezzo ad un lago infinito. Il viso colmo di cicatrici e quegli occhi bicromi oro/azzurro vanno a scorgere l'infinito di quel posto con un finto sorrisino, niente di emozionante per lui. I bei paesaggi non gli hanno mai fatto quell'effetto. < Dove sono? > Solo questo si chiede con quelle parole che sembrano fare eco nell'immensità del posto. Non fa però neanche in tempo a dirlo che l'acqua stessa si colora di cremisi e inizia a spargersi sempre più. Quel finto sorriso ora si spande, sfiorando quasi l'inizio delle sue orecchie tanto si sta allargando, mostrando una dentatura fin troppo curata. Pure gli occhi si assottigliano al vedere quel rosso sangue circondarlo e bagnarlo. < SI! > Urla ora sgranando gli occhi. Il sangue è ciò che desidera, che lo fa sentire vivo e dà una dimostrazione che si sta ancora respirando, esattamente quando il rosso è così brillante, ossigenato. E dopo un battito lento e cadenzato fa eco dall'interno del lago di sangue. Istintivamente la mano andrebbe a cercare di affondare nell'acqua, diretto verso il punto da cui proverrebbe quel suono. < DI CHI SEI? > La domanda fatale. E' il cuore che ha voluto ma di chi è? a chi è appartenuto? un pensiero che lentamente è diventato agonia, una curiosità che è diventata marcia. Ma quel momento non si realizzerà, verrà scagliato via da un onda < No maledetto, NO! > Sputa, urla e si dimena travolto dall'acqua cremisi. Lui vuole sapere, vuole toccarlo e sentire il battito tra le sue mani. E poi l'oscurità per un attimo prima che un mondo sfocato e confuso faccia breccia nella sua visione. < Mmmh. > Intorpidito, incapace di muoversi. Il suo respiro è lento e i suoi sono ovattati e confusi. Non dice niente ma cercherebbe solo di sgranare quanto può gli occhi nel tentativo di mettere a fuoco ciò che lo circonda.

La vista offuscata piano piano riacquista chiarezza riuscendo a mettere a fuoco ciò che lo circonda. Tante figure incappucciate una al fianco dell'altra, i visi non sono visibili eccetto le labbra le quali si muovono in maniera continua; con la ripresa della vista, anche l'udito ricomincia a percepire suoni, per la precisione un canto, una cantilena simile ad una preghiera. Alle spalle delle figure si ergono delle creature fatte interamente di filamenti neri con una maschera in viso, maschera ridente; non si muovono, immobili alle spalle dei cerimoniali mentre Tsumi si accorge di essere sdraiato su una lastra di pietra, essa ha uno spessore di 30 centimetri, rialzata da terra per un metro con la schiena rivolta verso l'alto, a pancia sotto, con solo un paio di pantaloni indossati. Il busto risulta, dunque, completamente privo di qualsiasi copertura. Il corpo permane intorpidito riuscendo a muovere solamente la testa ed il collo e grazie a ciò, volendo, può comprendere di trovarsi in una stanza ovale illuminata da delle torce appese alle pareti, 3 per ciascuna ma nonostante ciò l'illuminazione è soffusa <Il momento è giunto> esordisce una voce possente all'interno di quella stanza, essa è al capezzale di Tsumi sovrastandolo <Ogni membro di questo clan sogna il proprio giorno di iniziazione alle segreti arti, il giorno in cui riceverà il cuore> mentre parla prosegue la cantilena da parte di tutti i presenti, difficile dire quanti essi siano ma il sottofondo del canto avvolge interamente la stanza al cui centro vi è proprio la lastra con sopra il genin <Fratelli e sorelle, portate il cuore della piccola Kizuato, un prodigio per un prodigio> aumenta l'intensità del canto ed una seconda figura, incappucciata anch'essa, avanza verso il sacerdote cerimoniale con in mano un piccolo forziere chiuso tramite un lucchetto. Il sacerdote tira fuori una singola chiave dorata inserendola nella serratura, il lucchetto viene sbloccato, un singolo "tac" può essere udito ed alla fine lo scrigno viene aperto; un cuore al suo interno in perfette condizioni <Tsumi Kakuzu, sei pronto ad intraprendere la strada?> rivolgendosi direttamente al ragazzo, aggirando la lastra di pietra per porsi frontalmente ad esso così da essere un minimo inquadrato. Di nuovo il viso è impossibile da esser visto salvo per le labbra le quali si mostrano raggrinzite con svariate rughe intorno ad esse. [AMBIENT]

21:56 Tsumi:
 La sua vista inizia a mettere a fuoco l'ambiente che lo circonda. Le figure che stanno davanti a lui, incappucciate e irriconoscibili con una cantilena scandita e continua che fa da eco in quel momento, creando quell'atmosfera surreale e cupa, praticamente il luogo ideale per il Kakuzu. Il capo si volta in entrambe le direzioni e può ben notare la struttura ovale della stanza e le torce che danno una fioca luce all'interno della sala, permeata da quelle figure incappucciate e dalle creature fatte di filamenti neri: le maschere. Sorride sornione nel vederle, mentre gli occhi ora sono ben aperti, squadra più le creature che le persone che stanno lì a proseguire quella litania. Brama con tutto se stesso quel potere che finora non gli era stato concesso, l'unica cosa che lo rendeva diverso dalla gemella e anche la cosa che lo faceva sentire inferiore in quel clan, corazzato da quel carattere strano e inquietante. < Finalmente. > Sussurra debolmente, ancora intorpidito da chissà quale tipo di anestesia gli hanno fatto. La figura centrale ora è davanti a lui, pronuncia le parole di rito mentre la cantilena continua. E' sdraiato e immobile e di certo non ha motivo di muoversi in alcun modo, ben cosciente e volenteroso di essere parte di quel rito tanto atteso. Nel suo viso si può ben vedere la sua emozione, tanto da mordicchiarsi il labbro inferiore con i canini in uno stato di eccitazione particolare. < ... Kizuato > Ma quel movimento cessa e le sue labbra si spalancano leggermente, schioccando il palato in quel nome ora riconosciuto. La piccola bambina prodigio, morta per raggiungere il grande villaggio delle ombre. Ora ricorda il suo viso, quel candido e bellissimo viso. < E' vero. > Sussura debolmente, rispondendo a voce alle immagini che la memoria gli rimanda. < Sei morta. > Un velo di umanità spunta nel suo volto. Quella bambina era una sua coetanea ed era gentile con lui, nonostante egli fosse il bambino più strano. Un prodigio di quel clan, per lui solo una ragazza che l'ha sempre trattato a modo. Un amica? Se ne era forse dimenticato? O forse aveva rimosso il momento della sua morte, quando si è sacrificata per loro, come la loro sorella maggiore e tutti gli altri. < ... Si. > Risponde seccamente all'uomo incappucciato davanti a lui, mentre una piccola lacrima sembra scendere dall'occhio dorato, sostare per un breve attimo nella guancia sottostante e cadere infine nella lastra. Eppure non sembra esserci tristezza nel suo volto.

Un nome, un ricordo, un'amica, una conoscente, qualcuno in grado di sfondare il muro dell'apparenza per vedere qualcosa di più, un semplice e strambo ragazzo capace di provare emozioni. Queste si manifestano nell'animo del genin tramite una lacrima su quel volto, un'umanità perduta e forse ritrovata toccando le giuste corde. Una risposta secca emerge dalle labbra, un "si" definitivo sancisce la sua decisione, pronto a divenire parte di quel mondo, ad essere tutt'uno con i suoi fratelli e le sue sorelle, ad essere un Kakuzu. Il sacerdote aggira la lastra di pietre, affianca il corpo del ragazzo tirando fuori dalla manica sinistra un coltello il cui metallo risplende nella stanza, affilato come i denti di un leone <L'iniziazione ha inizio> sussurrate quelle parole, la cantilena cessa, il silenzio avvolge interamente quel luogo. Non un suono, non un movimento, niente; tutti i presenti sono immobili, Tsumi può sentire quegli sguardi su di se, brevi attimi ed il coltello s'infila nelle carni della sua schiena penetrando la pelle con forza, oltrepassando i tessuti. A freddo, il dolore percepito è inimmaginabile, la fuoriuscita di sangue copiosa, sangue che scorre lungo la strada di pietra, lungo il di lui corpo. Il coltello viene fatto muovere nei pressi della spalla destra scuoiandolo, aprendo quella zona sollevando la pelle, creando un'insenatura al suo interno; una manciata di secondi in cui è il dolore a farla da padrone mentre la seconda figura si avvicina ulteriormente porgendo lo scrigno. Il sacerdote estrae il coltello dalle carni dello sventurato lasciando ricadere al suolo il coltello per poi prelevare il cuore dal suo contenitore inserendolo nel corpo del Kakuzu; il cuore entra oltrepassando la pelle ed i muscoli, adagiato in un corpo non suo ma nel momento stesso in cui tocca le carni di Tsumi esso ricomincia a battere. La figura incappucciata si allontana portando via lo scrigno ed una terza si avvicina con un panno tra le mani su cui vi è un ago ed un filo spesso prelevato direttamente da un Kakuzu ed infine una maschera. Ago e filo vengono uniti, la pelle avvicinata, l'ago penetra la pelle per passarvi attraverso giungendo sull'altra, facendovi passare il filo. Il dolore non è ancora finito. [AMBIENT]

22:48 Tsumi:
 La decisione è stata presa, il rito ha inizio. il suo assenso da inizio a quel momento. La lacrima sul suo volto si è ora asciugata, lasciando solo il segno del suo passaggio. Un momento che forse non ritornerà, un momento in cui la sua umanità ha prevalso per una volta nel ricordo di una vita che gli sembra fin troppo lontana, ormai inutile da ricordare, tranne per quell'attimo, per quello che il nuovo cuore e la maschera che ne verrà, rappresenteranno per lui, forse un ancora che non lo farà sprofondare in un abisso ancora più buio di quanto non lo sia già. Il silenzio contorna quei pensieri, gli sguardi concentrati su di lui dovrebbero farlo sentire più nudo di quanto non lo sia già. Il coltello che viene estratto e l'uomo che si avvicina. Attimi veloci e movimenti semplici che precedono quella lama che freddamente va ad infilarsi tra le sue carni. Un urlo rompe quel silenzio cerimoniale, il dolore lo pervade e lo acceca. La vista si offusca nuovamente, gli occhi si rigirano ma nel suo volto c'è un sorriso che si spalanca via via. Un dolore immenso che provoca un eccitazione ancora maggiore, un momento che aspettava da tempo. Un autolesionista doc che incontra una lama affondata, il calore del suo sangue che va a riempire la lastra come quel lago di sangue nel suo sogno. Quando viene inserito il cuore della piccola Kizuato, riesce a sentire quella massa, quell'enorme muscolo che da la vita, inserirsi nel suo corpo. Ne sente il peso e successivamente il battito. Il primo gli da nuova gioia tanto che gli occhi si sgranano e le vene nel collo sembrano voler scoppiare e uscire dalle carne per quanto in sovraimpressione siano. Ansima affannosamente, mantenendo quell'espressione eccitata. Inusuale ma in completa linea con quello che secondo lui dovrebbe essere un Kakuzu in piena regola. Riesce a sentire ogni movimento che viene fatto nella sua carne, fino a quel filo che viene fatto passare nella sua carne. Mugugni, urla si mischiano a gemiti di piacere lussuriosi. Una scena raccapricciante.

Nulla accade per caso, la cantilena cessa per far posto ad un'altra. Un canto di dolore emerge dalle labbra del Kakuzu, urla disperate e disumane impregnate di sofferenza, urla che avvolgono quella stanza, urla di eccitazione; un masochista, un autolesionista intento ad eccitarsi man mano che il coltello gli perfora le carne tagliando ogni zona di quel piccolo angolo di corpo e quando il coltello viene estratto, ago e filo ne prendono il posto. L'ago penetra la pelle passando al lembo successivo, filo Kakuzu unisce le varie estremità con il sangue ancora intento ad uscire, a sporcare ogni cosa, a decorare quella nuova nascita. Tanto è il dolore, tanta l'eccitazione e cosa succede quando si raggiunge il culmine? Il suo corpo reagisce di conseguenza, il cavallo dei pantaloni inevitabilmente si sporca, si bagna insozzando la zona, fluidi corporei si mischiano al sangue del ragazzo mentre la pelle viene ricucita totalmente. Infine la maschera viene presa dalle mani dell'altra figura, adagiata sulla schiena in prossimità della cucitura ed a sua volta viene cucita insieme alle pelle la quale si tira su, tirata enormemente per farla aderire ad essa. La mano sinistra trattiene l'oggetto, la destra cuce, un connubio perfetto che porta altro dolore nella vita del ragazzo, un dolore che probabilmente non avrebbe mai più provato ed a loro concluso la schiena martoriata si ritrova completa. La maschera emerge da essa, direttamente collegata al cuore di quella ragazza, l'iniziazione si compie. Le mani del sacerdote, sporche di sangue, tremano, si alzano, le braccia si allargano e la cantilena da parte del resto del clan riprende <Diamo il benvenuto al nostro nuovo fratello> il canto aumenta d'intensità, più gioioso questa volta mentre il sacerdote si riporta frontalmente flettendo le ginocchia per raggiungere l'altezza del viso del ragazzo <Il tuo destino comincia da ora, Kakuzu> la mano viene passata sul viso di Tsumi, una semplice carezza e nuovamente sente l'intorpidimento del corpo aumentare, le palpebre divengono pesanti, la vista si sfoca, i colori svaniscono e l'oscurità prende nuovamente possesso del di lui corpo. Calato in un profondo sonno, Tsumi cessa di soffrire, cessa di vivere per quella sera in cui ha ottenuto la ricompensa per tanti anni di sacrificio, pronto a camminare al fianco della sorella, uscendo dalla sua ombra. [END]

23:49 Tsumi:
 Quell'ago continua a infilzarlo parte per parte, di certo non lo stesso grado di dolore di un coltello che ti infilza fino a far vedere gli organi interni, ma ci possiamo anche stare. Il sangue ha ormai bagnato quella lastra di pietra e gocciola mano a mano anche sul pavimento. Ormai quel lago di sangue, dapprima solo in quel sogno, prende forma e sancisce un momento ben più che importante per lui. Il cuore della piccola Kizuato batte in lui, prende il suo posto nel suo corpo e crea un ulteriore enorme cicatrice, importante. E a quanto pare il sangue non è l'unico fluido corporeo che scorre stasera. Si eccita talmente tanto da arrivare al culmine di tale atto e il resto lo conosciamo. Nell'ultimo passaggio gli viene imposta anche la maschera corrispettiva provocando altro dolore al ragazzo che continua a mugugnare per le sensazioni ricevute. E il tutto cessa, attimi di silenzio in cui solo il sangue che cade dalla lastra e si fonde al pavimento risuonano nella stanza. Ed è il sacerdote stesso a rompere quel silenzio e a far riprendere quella litania con cui si era iniziato il tutto. Lo ascolta debolmente e sente quella mano che passa sul suo viso. Una carezza che ora appare fastidiosa. Lo è a prescindere per lui, non si fa toccare da nessuno se può impedirlo. < Non mi toccare. > Schiocca impertinente verso di lui, senza neanche guardalo in faccia. Fino ad ora l'unica cosa a cui riesce a pensare è a quella ragazzina, quella bionda Kakuzu che lo aveva accompagnato nell'infanzia, nei giochi e in quei momenti che sembravano anche felice, per quanto lo si possa essere in quel clan. E ora il suo cuore batte insieme al suo, come se si fossero ricongiunti. E sorride in quel pensiero mentre le palpebre si chiudono lentamente, la vista si sfoca fino a lasciare posto all'oscurità, ritornando nelle braccia di Morfeo. E che sia un nuovo inizio.

Tsumi si risveglia in una stanza illuminata da torce con persone incappucciati intorno. Dopo un breve discorso, il sacerdote da il via all'iniziazione impiantandogli un cuore e la maschera.

OFF
Nulla da dire in merito
Entrata nel clan Kakuzu per Tsumi.
Niente px, il clan è il premio.

GG