Il duo catastrofico

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18:55 Rasetsu:
 Ed è così che la giornata lavorativa termina. In realtà, quella del demone difficilmente è portata alla fine sulla base d'un orario, ma ha la necessità di prendere aria. Ha potuto lasciare la bambina alle amorevoli cure della nursery e di Shizuka, ma solo momentaneamente. E' dunque andato sin al suo solito konbini così da acquistare il necessario per la sua sopravvivenza: energy drink, un pacchetto di sigarette (che in realtà neppure fuma, ma dice che possano tornare utili) e qualche mini pacchetto di patatine - sia mai che in laboratorio gli venga fame. Giacché si trovava, ha racimolato pure un pacco di pannolini e salviette umidificate, nonostante sia a scrocco dell'ospedale da già due mesi. Ben presto, potrà portare a casa la sua bambina, ma sin a quel momento tanto vale sfruttare tutto quel che la struttura ospedaliera può dare. Or come ora, con la sua busta della spesa contro la coscia, è seduto s'una panchina nel centro della Piazza - in prossimità della fontana. Sta bevendo un energy drink mentre il telefono cellulare è puntato sotto al suo naso. Dal riflesso degli occhiali dalla montatura rossa pare che stia leggendo qualche notizia, provando a tenersi impegnato e aggiornato di tanto in tanto anche sul mondo esterno poiché solitamente recluso nel suo laboratorio. Sta leggiucchiando una delle ultime notizie riguardanti il settore di Suna, ma è soltanto all'inizio dell'articolo di giornale. Siede con la gamba accavallata sulla gemella, vestito con un pantalone nero dalle pieghe ben stirate (strano ma vero, adopera una delle lavanderie della zona) sostenuto da un cinturone in cuoio. La camicia bianca ne fascia e copre l'addome, abbottonata sin al collo per via delle temperature invernali e un pesante giaccone bordeaux è lasciato invece aperto sul davanti, ma la cui lunghezza ne supera le ginocchia. Scarpe eleganti laccate di nero ai piedi e occhialini cremisi sul naso. Come un vecchietto che cerca di apparire giovane, fallendo miseramente. [ Chk On ]

19:10 Tsumi:
 Un'altra serata a zonzo, sperando in una migliore rispetto a quelle precedenti. In questi giorni non ha fatto altro che incontrare persone alquanto strane - parla lui - che non gli hanno portato niente, nessuna caccia grossa nè divertimento. Solo tanto fastidio e sta iniziando a pensare che la gente di questo villaggio sia più pazza di lui, ed è quanto dire. Sembra quasi stufo di tutto ciò, tanto che vorrebbe tornarsene a casa e morire metaforicamente nel suo alloggio, rubando di tanto in tanto qualche preda alla sorellina. Tanto lei ne colleziona sempre un po' e anche interessanti. Peccato che lui li faccia scappare con i suoi giochetti e si diverte anche a stizzire la gemella con i suoi comportamenti. Dopo aver passato una nottata alquanto bizzarra al quartiere peccaminoso di Kusa, si ritrova ora nella piazza centrale. Si può dire che abbia dormito poco e niente, visto le sue evidenti occhiaie. < YAWN > sbadiglia sonoramente muovendosi a passo lento, cadenzato, in più è vestito esattamente come la sera prima: sandali neri ai piedi, pantaloni dello stesso colore largi alle caviglie, kimono nero con motivi floreali bianchi slacciato a lasciar vedere il busto privo di qualsiasi peluria e le cicatrici che solcano tutto il corpo, compreso quel viso candido, contornando quegli occhi bicromi di cui uno dorato e l'altro azzurro. I lunghi cerulei capelli sono raccolti in una grande coda con più nodi che sembrano messi quasi a caso. Le mani sono infilate nelle tasche corrispondenti dei pantaloni, quando la destra fuoriesce brandendo già il pacchetto di sigarette della sera prima. Lo osserva, ormai stropicciato e vuoto. < Merda. > afferma con un espressione corrucciata. Sposta lo sguardo a destra e sinistra, scrutando quella piazza finchè la figura di un tizio dalla chioma rossa non attira la sua attenzione. < EHI, TU! > Grida forte, non curante di chi lo possa sentire, non potrebbe fregargliene meno. L'altra mano libera si sposta dalla tasca e si porta vicino alle labbra, chiusa a pugno tranne che per l'indice e il medio, simulando una sigaretta tenuta tra le dita. A lui sembra abbastanza ovvio cosa voglia

19:19 Rasetsu:
 Continua la sua lettura imperterrito, sorseggiando quel drink che ormai non sa più di niente. Il suo corpo n'è assuefatto poiché ogni cosa per lui diventa dipendenza. <Insomma... un serial killer.> Niente di nuovo, a quanto pare i serial killer sono all'ordine del giorno. E' proprio vero che tra quattro mura si comincia ad impazzire prima del previsto. Prendete per esempio il demone seduto sulla panchina: era già matto da legare prima di essere incastrato perennemente tra le mura di Kagegakure - nient'affatto a prova di chimere, oltretutto. <...> Man mano che la lettura va avanti, gli occhi del demone vanno sgranandosi fin quando non si spalancano del tutto. <O H C A Z Z O!> Esclama così di botto, contemporaneamente all'arrivo di Tsumi in loco che pare rivolgersi proprio al rosso. La bocca va allargandosi verso l'alto, sin quasi a sfiorare le orecchie se soltanto fosse abbastanza elastica. Mette in risalto ambedue le arcate dentarie da squalo che si ritrova e la risata che gli fuoriesce dalla gola è piuttosto acuta. <NYAHAHAHAHAHAH!> Incurante, a sua volta, che qualcuno possa girarsi a guardarlo, dà sfogo ad ogni decibel della propria voce. Così: perché c'è da festeggiare. <QUELLA SGUALDRINA E' SCHIATTATA!> Sta ancora ridendo nel frattempo, come se non riuscisse per qualche ragione a smettere. Fa volare la lattina via dalle mani sbattendola a terra con foga - oltre che con la poca forza che ha nell'arto superiore mancino. Il liquido al suo interno, trattandosi d'una lattina piena per metà, viene schizzato in avanti rispetto alla caduta dell'oggetto. Non appena Tsumi lo intercetta e gli lascia comprendere l'interesse nei suoi confronti, il Kokketsu non ha più alcuna remora. Gli s'avvicina, stende ambedue le braccia in sua direzione e, come se fosse un amico di vecchia data, l'abbraccia e saltella gioioso. <QUELLA SGUALDRINA E' MORTA! HAI CAPITO? CIOE', E' TIPO LA NOTIZIA CHE ASPETTI DA UN SECOLO E CHE NESSUNO TI DICE MAI!> E ride. Di nuovo. Fastidioso come pochi, la risata avverrebbe poi nelle vicinanze dell'orecchio del Kakuzu, ammesso che sia quanto meno riuscito ad abbracciarlo e a saltellare come un ritardato solo per un festeggiamento simile. <SAI COSA? ORGANIZZIAMO UNA FESTA! SI, AL QUARTIERE NOTTURNO!> Si ferma un istante a ragionare sulla possibilità della cosa, come se avesse appena raggiunto l'illuminazione ultraterrena e fosse diventato santo. <Però per ringraziare il serial killer.> Con una serietà senza confini, si massaggia persino il mento con una mano mentre l'altra, qualora Tsumi non l'abbia già steso in qualche modo, sarebbe poggiata sulla di lui spalla. <NYAHAHAHAH!> E riprende a ridere perché la battuta che ha appena fatto è da considerarsi ovviamente ilare. [ Chk On ]

19:31 Tsumi:
 Secondi interminabili quelli nella quale aspetta quella sigaretta. Peccato che di li a poco succeda di tutto. Non farebbe neanche in tempo a raggiungere la piazza che subito Rasetsu esulta, grida in quella panchina in cui da solo sta osservando un telefono, pare. Oggetto, ripetiamo, per lui sconosciuto tranne che per ordinare cibo d'emergenza, con quei pochi spiccioli che si ritrova, vagabondando di qua e di la. < ... che diavolo > Il sopracciglio di inarca ad osservare il rosso dare di matto, esultare. Non si capisce molto bene in effetti o almeno lui non riesce a capirlo. La mano che dapprima ha fatto il gesto di imitazione di una sigaretta cala lentamente mentre inizia a spalancare la bocca involontariamente, di poco. Che diavolo starà succedendo? Continua nell'essere alquanto perplesso. Ma non quanto quando vede il rosso avvicinarsi di botto verso di lui e abbracciarlo, stringendolo in una morsa inaspettata e dal quale non riesce a reagire, per sbigottimento improvviso. Le braccia rimangono parallele al corpo, avvinghiate da quello dello sconosciuto. Nella sua confusione inizia a saltellare anche lui, seguendolo, più per non perdere l'equilibrio e finire rovinosamente a terra. E non si sa come viene preso dall'euforia del rosso, tanto simile alla sua. Quel modo di fare sguaiato sono a quanto pare simili se non identici < E' MORTA, SI! AHAH! > Inizia a ridere sguaiatamente anche lui allargando la bocca sino a sfidare i limiti dei confini facciali. < ... > Salvo poi soffermarsi a pensare, il che per lui è anormale, su cosa sta succedendo. E che effettivamente non ha idea di cosa il rosso stia parlando, ma nel frattempo continua a saltellare. Ed è quando realizza che la mano del Kakuzu andrebbe a muoversi lesta nel tentativo di afferrare la faccia del rosso, esattamente quando egli è nel bel mezzo di proporre la festa al quartiere notturno < MASEISCEMO? > Tutto d'un fiato, urlando copiando l'altezza del suono della voce del rosso. Corrucciato ora nel volto, digrigna i denti < NON TOCCARMI MAI PIù BASTARDO > e nel fare questo la mano si muoverebbe verso destra, come se volesse sbalzare il rosso e farlo cadere. Beh, un primo incontro con i fiocchi.

20:08 Rasetsu:
 Anche il Kakuzu pare lasciarsi prendere dall'euforia del momento, saltellando assieme al rosso per un motivo o per un altro. In fondo, non si sta neanche chiedendo per cosa stia festeggiando l'altro. Poco male, vuol dire che si tratta d'un altro psicopatico come il demone. Il rosso, dal canto proprio, sta ancora ridacchiando in maniera sguaiata. Probabilmente questi festeggiamenti dureranno anche troppo. Come minimo, deve dirlo a tutti. L'intera popolazione deve sapere che quella sgualdrina da quattro soldi è finita all'altro mondo per mano di un Serial Killer. Quasi vorrebbe stringergli la mano e ringraziarlo per il lavoro svolto. <SIII!> Esulta ancora anche per colpa dell'affermazione di Tsumi, come se ambedue si lasciassero andare per qualche motivazione a loro sconosciuta. Durante questi festeggiamenti un po' fuori dal comune, è lo stesso Kakuzu a stender la mano per fermare il volto del genetista di fronte a sé e fargli notare che, con molta probabilità, la scemenza è parte integrante di quel cervello da quattro soldi. <MA STAVI FESTEGGIANDO ANCHE TU! TI STO INVITANDO AD UNA FESTA AL QUARTIERE NOTTURNO! NON SI RIFIUTANO LE FESTE IN QUEL POSTO!> Esclama ancora come se il disturbo alla quiete pubblica non gli importasse - ed in effetti è proprio così. Ha ancora le guance spiaccicate tra di loro a causa dell'altrui mano, ma ciò non implica che possa esserci qualche problematica nel parlare ad alta voce. <MA SEI TU CHE MI STAI TOCC--> E infatti viene spedito all'indietro dal ragazzo, sbilanciandosi leggermente ma riuscendo per qualche strana grazia a non perdere l'equilibrio. Ondeggia e allarga le braccia verso l'esterno, il telefono finisce difatti col cadere al suolo con lo schermo rivolto al terreno. Poco male, dopotutto. Se s'è rotto, avrà anche un risarcimento dei danni. Ammesso non venga accoltellato mentre dorme per qualche ragione. <Dovresti ringraziarmi! Volevo portarti a bere gratis!> Si scusa? In un certo qual modo, provando ovviamente a rigirare la frittata a suo favore piuttosto che ammettere di essere stato giusto un po' ECCESSIVO nei suoi confronti. D'altronde, s'è letteralmente buttato addosso ad uno sconosciuto per festeggiare, uno sconosciuto che potrebbe anche essere il tanto nominato serial killer. [ Chk On ]

20:23 Tsumi:
 L'euforia del momento termina. Rimane un imbarazzante scenario, non che il Kakuzu possa provare qualunque sorta di imbarazzo nei confronti di qualcuno o qualcosa. Si è semplicemente ritrovato in una situazione ambigua all'improvviso, con uno sconosciuto che lo ha letteralmente abbracciato saltellando di gioia e lui non si fa mai toccare da nessuno, tranne che dalla gemella, ora come ora. < TI SEMBRO UNO A CUI PIACCIONO GLI ABBRACCI? > Urla ancora, in risposta alle sue parole prima di sbalzarlo da un altra parte, anche se il rosso rimane in piedi inerme, tranne per il suo cellulare. Tsumi, di suo, si limita ad una piccola risatina di scherno nel vede il telefono del rosso cadere a terra. Ma, come un mezzo decerebrato quale è, gli arrivano solo ora alla mente le parole di Rasetsu, tipo 'festa'. Le elabora e nel frattempo un sorriso sornione inizia a comparire sul suo volto, sfiorando quasi le orecchie. < Hai detto festa, bastardo? > Ormai sembra avergli dato un nomignolo e probabilmente rimarrà tale. < Che razza di paraculo che sei > Nel dire questo muove passo verso di lui, portandosi a pochi metri di distanza. Le labbra del Kakuzu vengono accarezzata dalla lingua. Al solo pensiero di ritornare a fare festa, sembrano essergli ritornate le forze e la voglia di cacciare. < Spero tu abbia qualcosa e qualcuno con cui festeggiare > Si riferisce a droga e donne, ovviamente. Vive perennemente nel peccato e nel vizio e ancora non lo sa ma probabilmente ha incontrato la persona giusta. Lo squadra da capo a piede, analizzandolo in tutto e per tutto. < Allora, ce l'hai o no? > Sgrana leggermente gli occhi, puntandoli verso di lui e mantenendo quel sorriso inquietante in volto che quasi sembra gli si stia per strappare la faccia partendo dalle cicatrici. Ritorna a fargli il segno della sigaretta con la mano sinistra, ormai in astinenza da ore dalla nicotina. < Mi auguro tu mantenga le promesse, altrimenti giocherò con te > Una minaccia? Probabile, senza neanche sapere chi ha davanti. La sua vita, ormai

19:21 Rasetsu:
 Probabilmente è meglio che si allontani dall'altro prima che subentri qualche problema peggiore. Non è in vena per combattere e litigare, piuttosto per divertirsi e per organizzare quella strabiliante festa. Evitando la caduta, riesce quanto meno a rimettersi perfettamente in piedi - non prima d'aver recuperato il cellulare precedentemente caduto a terra. <No, ma questo non vuol dire che io lo sappia.> Si para le chiappette come non si sa bene che cosa. E' sicuramente questo che l'ha salvato finora, altrimenti non sarebbe sopravvissuto neanche per un istante. Gli occhi verdastri si soffermano sul cellulare, assicurandosi che non abbia subito danni durante la caduta. Sia mai. <Sì, ma non metterti troppo vicino che mi togli ossigeno.> Borbotta nel notare come questi vada praticamente avanzando alla volta del demone, il quale storce le labbra risultando infastidito. Tuttavia, la festa è da organizzare, motivo per il quale sblocca il cellulare per digitare quanto segue: "Sto organizzando una festa al Sakura Dream! Vi tengo aggiornati per l'orario e la data ufficiali". Storce però il naso nel rileggere, non lo convince poi molto. Lo modificherà a tempo debito, adesso deve preoccuparsi di Tsumi. <Piuttosto, dammi il tuo numero telefonico o il contatto ninjagram così so come dirti dove venire e quando.> Sta letteralmente invitando ad una festa improvvisata uno sconosciuto con un evidente disturbo mentale - non molto dissimile da quelli che affliggono la testa del demone. <Ho tutto il necessario> Riporta l'attenzione alla volta di questo nuovo compagno di giochi e peccati, mostrando un ghignetto da un orecchio all'altro, assieme alle lunghe e pungenti arcate dentarie che lo contraddistinguono solitamente. Infila la mandritta nella tasca della giacca, così da tirare fuori un pacchetto ben curato di sigarette. Le ha praticamente appena comprate, a voler esser onesti. E non fuma neanche tanto. Gli rivolge l'apertura, potendo notare al suo interno la mancanza di appena due sigarette contate. <Briscola?> Alla minaccia, stringendosi nelle spalle e glissando del tutto su quella che sarebbe dovuta essere una minaccia. Figurarsi. E' amico delle guardie. [ Chk On ]

20:03 Tsumi:
 Porta spontaneamente le mani ad indicare se stesso e la sua figura, con quel kimono slacciato malamente e le cicatrici che gli percorrono praticamente tutto il corpo, anche quel viso dai bei lineamenti, l'unica cosa forse che tradisce il suo vero io, un idiota senza nessuna remora < Andiamo ... > Si indica ancora facendo su e giù per le mani come per dire: ma mi hai visto? Forse si poteva intuire ma la gioia del rosso deve aver agito al posto suo. < ... Neanche tu sembri uno a cui piacciono gli abbracci, rosso. > Afferma verso di lui continuando a fissarlo da pochi metri di distanza. Storce però il naso quando lui, sarcasticamente, lo invita ad allontanarsi e a mantenere una certa distanza. < Ehhi, bastardo. > Digrigna leggermente i denti. Sembra che ormai sia il suo nomignolo per Rasetsu, questo. O forse lo dice così tanto spesso che non ci fa completamente caso. < Prima non mi sembrava che volessi mantenere le distanze. > Sembra essere quasi infastidito nell'essere trattato così. Sedotto e poi abbandonato, tutto in pochi minuti, ma guarda te. Fatto sta che non si muove indietro, se non per un leggero movimento del busto, quasi a volerlo simulare, prenderlo in giro su quello che realmente sta facendo. < Il mio .. > Borbotta qualcosa, fin poco avvezzo alla tecnologia. Esce dalla tasca del pantalone un piccolo smartphone piuttosto malandato. Lo usa solo per ordinarci da mangiare, niente più. < Tieni, vedi te. > Glielo lancia letteralmente, facendogli fare una piccola parabola verso di lui, sperando che non faccia cadere anche il suo, anche se non gliene importa molto. < Non so usare questi aggeggi. > Sembra stranamente più tranquillo del solito in sua compagnia. Niente discorsi su omicidi o intenzione di tagliarlo, stranamente. Andrebbe poi a muovere la mano destyra cercando di infilare le dita tra gli spazi lasciati vuoti dalle sigarette, per prenderne una. E alla risposta di Rasetsu alzerebbe il sopracciglio destro. < Mi prendi per il culo, bastardo? > Si, lo ha decisamente preso come soprannome poco fantasioso. Abbozza però anche un sorriso sornione in sua direzione. Buon segno

20:24 Rasetsu:
 Il Kakuzu si autoindica, riferendosi al fatto che non sia propriamente tipo adatto agli abbracci o a qualunque altro genere di affetto. <A me dipende dalla giornata, in realtà.> Borbotta facendosi persino pensieroso. Sì, insomma, è un malvagio con un po' di desiderio di attenzioni. Strano ma vero. Sarà che quella bambina lo sta facendo leggermente maturar-- scherziamo, ovviamente. Nessuno sarebbe in grado di rendere il demone meno bastardo di quanto già non sia. Anzi, al massimo possono soltanto aiutarlo ad aumentare questo lato di sé. <E adesso invece sì! Hai qualche problema?> Bipolare come pochi, non è molto inusuale che cambi approccio col prossimo soltanto perché così ha deciso - svegliandosi dal lato sbagliato del letto o accendendo l'interruttore poco consono al momento di parlare. Infila il telefono nella tasca della giacca, fissandolo torvo come un gatto che sta per soffiare un individuo troppo fastidioso ed eccessivamente vicino al proprio essere. <Uh?> Lo vede lanciare il cellulare direttamente verso di sé, unendo le mani al centro del petto per formare una sorta di conchetta e provando altresì ad intercettare quel lancio a parabola, così da poterlo afferrare. <Facciamo così> Lui, a differenza di chi s'è ritrovato in quel villaggio per caso e per necessità dopo dieci anni di dormita sotto terra, s'è adeguato particolarmente bene alle nuove tecnologie - specialmente gli smartphone. <inserisco il mio numero> E lo digita senz'alcun problema, poiché stranamente dotato anche di una buona memoria. <e mi faccio uno squillo.> Per fortuna, il telefono è settato sulla vibrazione. Quindi, Tsumi si perderà la mirabolante suoneria che il demone conserva per le occasioni speciali. <Fatto.> Quando Tsumi andrà a notare il nome in rubrica, potrà vedere un "Rasetsu" con tanto di cuoricino nero affianco. <Dai, seriamente! Il quartiere notturno da qui è poco distante. Se vuoi giocare, conosco una sala per il poker!> Tutto fomentato, gli occhietti si illuminano non appena così si pronuncia. E lo prega... quasi, indirettamente, sbatacchiando le palpebre e le ciglia. <Non te ne pentirai! Il tuo portafoglio sì, la tua anima no.> ...No, fidati, anche l'anima. Ne siamo tutti abbastanza sicuri. Come al solito, tenta di portare il prossimo sul sentiero della perdizione. [ Chk On ]

21:14 Tsumi:
 Ride molto vistosamente alla sua reazione iniziale, suonando quasi malefico, atteggiamento che forse si confà al personaggio davanti a lui. < Sei tu che hai qualche problema > A giudicare dalla sua reazione sembrerebbe proprio di si, passare da un mood ad un altro non è di certo normale. Ma d'altronde lui che ne sa di normalità che si diverte a prendere povere anime innocenti e poi sedurle, corromperle, tagliuzzarle. Insomma, riesce ad non annoiarsi mai. < mh? > Mugugna qualcosa vedendolo armeggiare con il suo cellulare, non capendo esattamente cosa stia facendo, ma si fida. Per ora. E quando gli viene restituito iul cellulare può notare nella schermata bianca e luminosa dell'apparecchio quel nome seguito dal cuore nero. < Rasetsu... > Lo ripete quasi se lo dovesse imprimere a forza nella sua mente, con la sua memoria da pesce rosso è quasi un must ormai. Ed ora prende pure lui a smanetare con l'apparecchio, iniziando a premere tasti a casa per vedere cosa fanno. < No, non è questo. > Afferma in un primo momento, ritentando poi con altri tasti < No, merda > Inizia a spazientirsi, non gli piace prorio usare quel coso. Ma d'altronde, deve fare una cosa per lui molto importante. < Merda! > Un altro tentativo, altri tastini cliccati. < Ecco. > Ah, un sospiro di sollievo. Lingua che esce dalla bocca incastrandosi tra le labbra praticamente chiuse. < Fatto. > E alza la mano, mostrando a Rasetsu la sua modifica. Al posto del nome c'è scritto "Rosso Bastardo", più sicuramente sulle sue corde. Sorride soddisfatto il Kakuzu. < Ah amico, con chi pensi di avere a che fare? > Afferma restituendogli uno sguardo ammiccante, quasi stessero flirtando i due. < Io non ho un anima e il Poker lo conosco bene. > Poco affine alla tecnologia ma ai vizi no, sicuramente più a suo agio come a casa. Lo guarda continuando a sforzare quel sorriso ad andare oltre i limiti. L'eccitazione è papabile. < Mi piaci, rosso. Non sei come gli altri idioti di questo villaggio. Forse sei come noi. > Sta includendo anche la sorella involontariamente in quella discussione, anche se il rosso potrà non capire il riferimento, ovviamente

21:54 Rasetsu:
 Si tratta di praticamente due psicopatici a confronto. Uno dice all'altro di essere pazzo e poi se la ridono perché sanno che è vero. <Senti chi parla, con tutte quelle cicatrici.> Come se fossero sinonimo di follia secondo qualche antico testo non scritto. Ridacchia anche lui, facendogli eco e giusto per mantenere quella stramba armonia che sono riusciti a trovare assieme. <Che stai combinando?> Lo deve trafficare con il telefono fin quando non solleva lo schermo alla di lui volta, permettendogli di guardare quel che c'è scritto e il nominativo con il quale lo ha invece salvato. <Sì, ma non mi hai detto quale cazzo è il tuo nome.> Tentando - come sempre - di sorvolare su qualcosa che non gli interessa, forse perché ha trovato un amico finalmente e non vuole rovinare questa improvvisata amicizia per qualche futile motivo. Sì, pare riuscire a stare allo scherzo - strano, ma vero. <E allora a chi cazzo stiamo aspettando? Neanche io ho un'anima. Nyahahahah!> L'incredibile duo - l'improbabile duo, anzi - sembra andare anche fin troppo d'accordo. Potrebbe essere l'inizio di una mirabolante avventura o di un disastro colossale. Gli amici del rosso sono sempre e perennemente problematici, tranne forse Shiroichi - ma definirlo tale è ancora un po' utopistico. E' qualcuno con cui ha a che fare che lo protegge dalle angherie della sua compagna, parandogli le chiappe su eventuali tradimenti. <Come voi 'chi'?> La domanda sorge spontanea a causa del modo in cui l'altro ha espresso l'affermazione, tant'è che il rosso aggrotta un sopracciglio. <E poi ovvio che non sono come gli altri! Io sono fottutamente unico.> E meno male perché un altro uguale al demone sarebbe da abbattere poiché già uno soltanto risulta essere decisamente poco sopportabile. Nel frattempo, comincia ad avviarsi in direzione del Quartiere notturno precedendolo, così da fargli strada. E' chiaro che voglia andare a perdere qualche soldo al casinò, altrimenti non è contento - senza pensare che quei soldi potrebbero servire alla bambina, dopotutto. Si divertirà col suo nuovo amichetto, cominciando ad organizzare quella fantastica festa! [ Exit ]

22:25 Tsumi:
 < Le cicatrici mi donano. > Afferma riprendendo ad indicarsi come se fosse un modello. E lui probabilmente si sente esattamente così. L'eco delle loro risate ormai è il sottofondo della piazza, tanto che le persone, quelle poche, che erano presenti si sono dileguate al solo vederli. Con tutti gli schiamazzi che stanno facendo, poi, non sarebbe strano che qualcuno li prendesse a parole. Ma vai a metterti contro sti due psicopatici. < Tsumi. > Letteralmente "peccato" è il suo nome, andando a confermare quello che per Rasetsu ora sarà certezza. E' il compagno di giochi ideale, anche se i giochi di Tsumi sono ben altri, quelli più intimi in cui la sua stessa carne diventa un giocattolo e anche quella degli altri. Un autolesionista come pochi, con il dolore ci va a nozze. < Andiamo allora, voglio svaligiare qualche borsello di soldi > Eh si, ormai si campa così in questo mondo o almeno nel loro. Incredibile che possa aver trovato una persona che sembra rassomigliargli. Di certo non tocca il livello della gemella, con la quale la connessione raggiunge i massimi livelli. I loro pensieri sono tarati in estrema sintonia e ogni cosa che fanno la reputano giusta anche se va a discapito delle altre persone. < Io non posso proprio dirlo > E ridacchia. Non può dire di essere unico, visto che sono in due. Sai che ridere se Rasetsu dovesse incontrare Ahmya e scambiarla per lui. < Lascia stare, bastardo. Ti racconterò un altra volta. > Incomincerebbe a muovere passo insieme a lui verso il quartiere notturno, tornandoci per la seconda sera di fila. Questa volta mi sa che si faranno le ore ancora più piccole. Eppure solo una domanda sorge nella mente del Kakuzu, una cosa che ha pensato all'inizio ma che poi non ha più chiesto, lasciandoselo sfuggire in mezzo al marasma. < Ma ... chi è la stronza che è morta? > E questa è un altra storia. [ END ]

In piazza, Rasetsu sta leggendo il giornale e scopre della morte di Sango. Festeggiando come se Kusa avesse vinto la Champions Ninja, salta addosso a Tsumi che si trovava lì per caso.

Si scoprono due amichetti in poco, invitando anche lui alla festa che il rosso darà per festeggiare la dipartita della donna.