Notizie sugli Uchiha - Missing
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Giocata dal 17/11/2022 18:32 al 18/11/2022 00:24 nella chat "Centro di Kagegakure"
Ha ricevuto un invito da parte di Shizuka Kokketsu per conto di un certo Katai che, ovviamente, la nostra Judai non conosce. Tuttavia, pare abbia bisogno di qualche informazione inerente al Clan Uchiha. Peccato che la rosata non conosca a fondo quel clan... al massimo, può parlare del suo incontro con Hanbi - e nonostante questo, pur non conoscendo quasi niente a proposito delle deviazioni mentali di Sasuke Uchiha. E' una leggenda metropolitana, vecchia tanto quanto Hashirama e Madara che, per l'appunto, vengono ricordati esclusivamente per le loro capacità e per la storia. Veste con una camicia bianca ben abbottonata sul davanti con un fiocchetto nero a circondarne il collo, chiudendosi sul davanti e sulle pieghe della stessa. Le maniche, per quanto lunghe, giunte ad altezza dei polsi vanno leggermente allargandosi per coprire anche parte della mano. La schiena e il ventre sono circondati da un bustino nero con agganci argentati, facendo risaltare meglio la silhouette della donna. Continuando a scendere, vi sono un paio di pantaloni d'egual cromia del bustino infilati in un altrettanto paio di stivali arrivanti poco sotto il ginocchio. Anch'essi son muniti di lacci, richiamando quello che hanno al collo, allacciati sul davanti. Il tacco non è altissimo, ma comunque le permette d'apparire leggermente più alta del solito. Tra i capelli rosei, spicca il consueto coprifronte che porta sempre - e per sempre - con sé. E' privata della katana ch'era solita portarsi dietro poiché l'incontro con Fenrir dopo dieci anni non è stato certo rose e fiori. Per difendersi dall'altrui furia, l'arma bianca è andata praticamente distrutta. Attorno alla coscia destrorsa, poco sotto l’indumento citato, v’è anche posizionato una tasca porta kunai e shuriken avente al suo interno ben tre kunai. Sul gluteo posteriore dall’opposto lato, prende posto un’ulteriore tasca porta oggetti avente al suo interno tonici di recupero Chakra e coagulanti, qualche fuda contenente dei tronchetti. Al polso mancino, nascosto dalla manica della camicia, vi ha posto un fuda esclusivo nel quale ha sigillato la frusta che, di recente, ha optato come arma a discapito di spade più grosse della propria figura che, al momento, non riesce neanche ad usare come vorrebbe. Sul petto – sotto i vestiti – è stato posto un ulteriore fuda, al cui interno è invece sigillata la sua nuova arma: la spada di Chakra, ch’è in realtà soltanto un manico nel quale è possibile trasmettere il proprio Chakra. Ha già preso posto ad uno dei tavoli, così da non far attendere gli altri due. E' giunta persino in anticipo, col giaccone nero sulle spalle che le svolazzava dietro la schiena. Siede sulla destra dell'ingresso, attorno ad un tavolo la cui estremità è poggiata contro il muro e permette la seduta d'almeno quattro persone senza il capotavola. [ Chk On ] [Centro - Locale] Il tempo sembra cangiante, così come lo è l'umore della ragazzina. E' stato un periodo burrascoso, per tanti avvenimenti, sia negativi che positivi e in qualche modo ne sta uscendo, maturata, diversa. Tuttavia il desiderio di conoscere di più quei due Clan che tanto sono riusciti a spaventarla è ancora vivido e questo la sta portando questa sera al centro di Kagegakure. E' stata lei il filo di collegamento fra la Nara e l'Uchiha, mandando un sms ad entrambi con l'indirizzo del luogo prescelto per il ritrovo e la chiacchiera. Ha prenotato un tavolo in una sala da thè che conosce in quella zona, molto rinomata nel villaggio delle ombre e decisamente carina e ben fornita. Inoltre possiede delle convenientissime salette appartate per gruppi che tornano comode nel caso venissero fuori argomenti scomodi. La rossa al momento si trova poco distante dall'ingresso del locale, i lunghi capelli sono stati volutamente lasciati sciolti, ad accarezzarle la schiena, i due fiocchetti che ricordano le farfalle poggiati uno per lato del capo. Indossa un giacchino nero con il cappuccio con il pelo marroncino, le gambe sono avvolte da un paio di jeans aderenti e ai piedi indossa i soliti anfibi neri, forse per paura della eventuale pioggia date le nubi. Sulle spalle si nota lo zainetto nero, dentro cui ha un blocco da disegno e materiale per disegnare, portafogli, chiavi di casa e le cuffie blu gigantesche che per ora stanno li dentro, tolte da poco per essere pronta ad udire chiunque le rivolga parola, che sia il moro o la rosata. Il cellulare invece si trova in una delle tasche del giubbotto, tenuto saldamente in mano perchè esse sono nelle tasche. Una volta giunta all'ingresso entrerebbe dalla porta principale, dicendo a colei che la accoglie che ha prenotato un tavolo a nome Shizuka. Stesso ovviamente è già stato comunicato ai due che dovrebbero raggiungerla o essere addirittura già lì. Viene ridiretta a quella posizione, dove dovrebbe trovare la decima già accomodata al tavolo: << Ciao! >> La saluta in maniera più serena del solito, mentre la manina destra si infila rapida a recuperare il ninjaphone per avvisare Katai che lo aspetteranno dentro al locale, alla prenotazione con il nome della Kokketsu. << Come va? >> Ancora non si siede, inizia giusto a togliersi lo zainetto dalle spalle. [Chakra ON] La realtà trema sotto un velo di pioggia. Un alone umido e uggioso confonde i contorni, smussa gli angoli, diluisce i bordi. Nonostante il cielo burrascoso, il cuore pulsante di Kagegakure è un tripudio di colori e suoni. Un caleidoscopio di luci si riflette, rifrange e si spezza contro gli occhi bui del giovane Uchiha. E una cacofonia di rumori riempie i timpani, ma non i sensi, concentrati sul sentiero da percorrere per raggiungere il luogo designato. Abiti consueti adornano la sua figura: una maglia dalle maniche lunghe, nera, con il colletto alto e circolare che sfiora il mento, poco al di sotto è possibile trovare dei pantaloni ampi e comodi, che permettono ogni tipo di movimenti, ma stretti alle caviglie da un paio di giri di bende bianche, NUOVE - ripeto,NUOVE - comprate proprio per l'occasione. E'stato il suo unico gesto di premura nei confronti di un incontro che ritiene importante , in qualche modo. I piedi calpestano pozze d'acqua e cemento, mentre avanzano verso il locale, stretti tra un paio di calzari ninja dal colore blu scuro. Dietro la cintola, all'altezza della natica destra, una sacca portaoggetti reca con sé tutto il suo scarno armamentario: un fuuda con all'interno sigillato un tronchetto di legno, due tonici per il recupero del chakra, un tonico curativo ed un kunai, uno solamente. L'unica nota di colore, di fatto, è l'ombrello cremisi il cui manico poggia sulla spalla destra, tenuto stretto tra cinque dita adunche e sottili , pallide. Il ninjaphone trilla all'interno della tasca e la mano libera volge ad afferrarlo. Quando legge il messaggio il volto s'illumina della luce dello schermo, ma le iridi paiono rifrangere quella luminosità. < ... > Non una parola, almeno non prima di giungere in prossimità del ristorante. L'ombrello si ripiega, gettando gocce d'acqua qua e là, tra cui le vesti e la chioma corvina. Trascina con sè l'ombrello, lasciando una scia bagnata sul pavimento del locale e attirando lo sguardo del cameriere all'ingresso. Riferito il nome della prenotazione, viene instradato verso un tavolo dove riconosce Shizuka, ancora in piedi e un ex Hokage, dai capelli rosa ed il volto riconosciuto solamente grazie agli scalpellini che hanno scolpito quei tratti nella pietra del Monte. < Buonasera. > Esordisce, palleggiando lo sguardo tra le due, cercando sicurezza sul volto di Shizuka, per affrontare la sua insicurezza sociale, che lo porta a chinare appena il capo in segno di saluto, più formale, nei confronti dell'Hokage. Con lo schermo rivolto dabbasso come se dovesse nascondere chissà quale segreto, anche il suo cellulare è poggiato sul tavolo assieme al contenitore di qualche tovagliolino e tre menù - diligentemente lasciati dalla cameriera quando la Nara le ha risposto che stava aspettando altri due ospiti. Solleva il capo nell'istante in cui vede arrivare Shizuka al tavolo, mostrandole un piccolo sorriso di circostanza. Ha promesso che avrebbe quanto meno provato ad andare d'accordo con la ragazza, visto che si son trovate spesso ad essere alleate - specialmente dopo i discorsi venuti a galla durante l'ultima missione. <Non male...> Replica all'altrui formalità, il cui incontro ovviamente richiede. <A te?> Aggiunge per doverosità, invitandola con un cenno del capo a prendere posto davanti o di fianco a sé. Una volta che anche questa formalità possa dirsi conclusa, anche il terzo individuo della serata entra nel locale chiudendo dietro di sé un ombrello che l'ha protetto dalla pioggia. Qualora si faccia attenzione, è possibile notare come i capelli della Nara siano invece piuttosto umidicci e arricciati nel tempo. Odia gli ombrelli. Preferisce sentire la pioggia su di sé. Le spalle e le gambe si vanno ormai asciugando, per i capelli ci vorrà un po' più di tempo. <Immagino che tu sia Katai.> S'alza in piedi, spostando delicatamente la sedia così da stendere l'arto destrorso in sua direzione assieme ad un'espressione piuttosto pacata. La mano libera gli viene porta in segno di presentazione. <Sarà il caso di presentarci ufficialmente.> Non è abituata a simili incontri organizzati per telefono, per di più in un localino piuttosto carino. Però bisogna far affidamento anche alla nuova generazione fintantoché è possibile farlo. [ Chk On ] [Centro - Locale] << Potrebbe andare peggio direi! Ma sono stata meglio! >> Sincera, non serve nascondere il fatto di averne passate parecchie e a conti fatti se Matt le scrivesse per vedersi probabilmente con lui parlerebbe più apertamente. Quindi inutile pretendere qualcosa di fronte alla sua compagna. Il giubbottino viene sfilato proprio nel momento in cui l'Uchiha fa la sua comparsa al tavolo, sotto di esso è ben visibile un maglioncino aderente e nero a treccioni, dalle maniche molto lunghe che coprono metà della mano e da cui il pollice esce lateralmente da un foro appositamente fatto. Al collo spicca la collana dorata con il pendente a forma di farfalla dalle ali blu brillanti. Notando Katai e il suo ombrello subito intuisce il fatto che ormai stia piovendo e lei forse ha dimenticato quello strumento di protezione, sta silenziosamente maledicendo i Kami. << Hey Katai! Ti faccio spazio scusa! >> E detto questo andrebbe a sedersi su di un lato del tavolo, non accanto alla rosata ma bensì più vicina eventualmente al moro, come se in questo modo siano i due ascoltatori e il narratore, oltre che probabilmente consentire a lui di avere una scusa per stare più prossimo alla persona che conosce delle due. Il vestiario che la copriva insieme allo zainetto viene messo da parte, per poi accomodarsi e lasciare ai due le presentazioni in qualche modo. Lei nel frattempo sceglie di aprire il menù alla ricerca di qualcosa che la riscaldi. Se i convenevoli fossero giunti al termine sarebbe proprio lei ad andare dritta al sodo: << Non vorrei farti perdere troppo tempo. Ho pensato sfacciatamente di chiedere a te dei racconti riguardo a ciò che sono stati gli Uchiha un tempo. Questo perchè sono convinta che possa aiutarmi nell'affrontarne uno qualora mi ricapitasse. >> Insomma a conti fatti non sta dicendo nulla che non sia vero, eppure si sta esponendo riguardo ai propri interessi probabilmente per far passare in secondo piano quelli più personali del quattordicenne, come se fossero lì quasi ed esclusivamente per lei. << Sempre che tu abbia voglia di ricordare.. >> Non sa in effetti quanto sia sensibile la rosata a qualcosa relativo al passato, lo è sembrata parecchio rispetto alle perdite subite. [Chakra ON] Ritorna dritto, in piedi, le spalle sollevate e la nuca alta, coperta da un nugolo di capelli ispidi, ribelli e neri. Gli occhi , altrettanto scuri,si posano con insistenza sull'ex Hokage. L'attenzione che le riserva è densa e fitta di pregiudizi e aspettative, ma nell'iride buia nulla di tutto ciò si nota e traspare , tantomeno dal volto. L'espressione è grigia, eccezione fatta per un tenue sorriso, forzatamente apparso sulle labbra, proprio laddove la bocca s'incontra con la guancia e quest'ultima si infossa da un lato. < Sono Katai , sì. > Conferma l'ovvio, trovandosi , di fatto, sulla difensiva, in quel silenzio che lascia discendere, mentre si sporge in avanti per allungare la mano libera verso quella della Nara. < E' un onore conoscerla. > Educato , sicuramente, proprio come è stato istruito da chi non c'è più, oramai. La stretta è convinta, ma non così tanto da stritolarne l'arto - e, d'altronde, come potrebbe ? Il contatto, però, è prolungato, quasi saggiasse la forza altrui, ma in realtà è distratto dai suoi occhi, nei quali s'immerge e dilaga, come una marea d'inchiostro nero appiccicosa e abbacinante. Prende posto , quindi, di fianco a Shizuka, alla quale rivolge un'espressione più rilassata, sbattendo le ciglia una volta solamente, persino. < Shizuka ! > Saluta, ora, prima di lasciarsi cadere sulla propria sedia, senza minimamente gettare occhio al menù, convinto già di cosa prendere, ma per puro gesto di convenienza, dal momento che non pare aver particolare interesse per il cibo, non ora almeno. < Inoltre potrebbe aiutare me a conoscere la storia di quel clan. > S'intromette, pacato, salvo poi aggiungere. < Ho interesse nel conoscerla. > Giustifica, senza aggiungere altro, quasi non fosse pronto a rivelare alcunché. Piega distrattamente il capo da un lato, prestando però attenzione alle parole di Shizuka e a quel che ha pronunciato tramite esse. <E' successo qualcos'altro?> Le viene spontaneo domandare, a prescindere che l'altra abbia piacere di rispondere o meno. Concentra ovviamente sé stessa su Katai che è il personaggio importante della serata, attendendo la stretta di mano da parte sua. <Non essere così formale, non sono più l'Hokage.> Agita leggermente l'arto come a non voler dare troppo peso a quelle formalità, salvo poi sedersi comoda sulla sedia così da porsi frontale ai due. L'argomentazione che riguarda entrambi è ovvia: vogliono parlare degli Uchiha. La Nara si ritrova ad unire le mani frontalmente a sé sul tavolo, così da aver una posizione sicuramente comoda. <Come ho detto a Shizuka, ho messo le mani avanti...> Si rivolge a Katai in particolar modo, mantenendo il di lei sguardo anche rivolto in direzione di Shizuka così da coinvolgerla nel discorso. <Non conosco molto della storia del Clan Uchiha, anzi quasi nulla. Ciò che ricordo sono le leggende riguardanti Hashirama e Madara, nonché le statue che erano state erette alla Cascata dell'Epilogo nel territorio del Fuoco.> Cerca di mantenere comunque un discorso fluido, attenta alle parole usate e al tono che, per l'appunto, si mantiene assolutamente pacato - come se stesse parlando con due amici di vecchia data e si stesse prendendo un minimo di confidenza in più del normale. <Ho conosciuto una ragazza che faceva parte di quel clan, ma è passato così tanto tempo che diffido sia ancora viva. Alcuni membri erano famosi per aver partecipato all'assalto di Oto, prima della caduta del mondo: ad esempio Hanabi e Kioshi Uchiha.> Sono i due singolari nomi ch'è possibile tirare fuori dalla sua memoria e soltanto perché l'ha vissuta, non perché ne abbia particolari conoscenze. Lanciati i due nomi, si fa pensierosa come se stesse analizzando la possibe presenza d'altri, ma diffida fortemente. [ Chk On ] [Centro - Locale] << Succede sempre qualcosa no? Comunque una missione particolarmente difficile. >> Non specifica altro, ma forse la rosata potrà collegare il fatto che i notiziari hanno menzionato un membro del clan Kokketsu realtivamente alle vicende dei rapimenti di bambini di Oto. Tuttavia non è il momento ne il luogo adatto e non vorrebbe parlarne proprio di fronte all'altro che si presenta con i vari crismi. L'altra dopo aver riguadagnato però la posizione seduta, porta le mani avanti, giustificandosi nuovamente in merito alle proprie conoscenze limitate della materia. Ascolta pacatamente senza interromperla, lasciando che quel discorso risulti fluido e rilassato, non ha intenzione di far altro che apprendere qualsiasi cosa. << Non ha importanza per me. >> Sentenzia infine, gli occhi azzurri decisi, che si riflettono in quelli del quasi medesimo colore dell'ex Hokage. << Qualsiasi piccolo dettaglio in più credo possa aiutarmi a comprendere meglio certi poteri, certe capacità. Non le conosco abbastanza per poterle affrontare al meglio. >> Consapevole dei propri limiti, l'immagine di Noumu che la guarda, la fissa con gli occhi bicromi, uno dei due di color rosso sangue e dalle tre tomoe nere ancora la perseguita di tanto in tanto. Soprattutto di notte, quando Kan è di turno e non ha nessuno più accanto per proteggerla, nemmeno quella farfalla di sangue doku che è tornata alla legittima proprietaria. << Per esempio io non conosco bene nemmeno la leggenda di Madara e Hashirama. Diciamo che non era un racconto da fare ai bambini di Kusa durante la guerra. >> Insomma altre tematiche erano decisamente più in voga. [Chakra ON] < Non è un onore conoscere un Hokage.> Commenta, forse fin troppo sfacciato, ma terribilmente sincero. < E' un onore conoscere chi è stato capace di proteggere il suo popolo a tal punto da diventarlo. > Oh, per lui è scontato che sia così. Il suo libricino: 'La via del ninja - Trova il tuo Bushido' parla chiaro in merito. < Non si diventa Hokage per essere riconosciuti da tutti, ma si diventa Hokage quando tutti ti riconoscono come tale. > Parole che stonano sulla bocca di un - quasi - quindicenne, parole forti, che sembrano ripetute con convinzione, sebbene abbiano tutta l'aria di una pagina studiata a memoria - ma non certo per l'occasione, s'intende. La schiena si adagia alla sedia e così la postura pare rilassarsi, ma solo in un secondo momento. Inizialmente gli avambracci vengono poggiati sul tavolo, portando ambedue le mani a congiungersi poco più avanti, sulla superficie legnosa. Dieci dita intrecciate tra loro a formare un groviglio di ossa, sangue e carne. Strette da far sbiancare le nocche, sfogando la millesima parte di un nervosismo palpabile. Per lui quell'incontro è fin troppo formale, fin troppo scomodo. Sopporta, a malapena, soltanto per puro interesse e curiosità, per una forte necessità di proseguire nella ricerca di maggiori informazioni circa la sua maledetta dinastia - ed i suoi occhi. Shizuka, d'altronde, è stata piuttosto convinta del suo contatto, dinanzi al quale ora, entrambi, si ritrovano. < Chi erano Hashirama e Madara ? > Domanda, dal basso del suo metro e sessanta , adagiato contro la sedia che occupa. Leggende, che nelle leggende si possa nascondere la verità, a volte, è tutt'altro che improbabile, ma lui è mosso più che altro da una sincera curiosità, che lo porta a domandare, incalzante. < Ha conosciuto Kioshi Uchiha ? > Indaga, avanzando l'ennesimo quesito. S'inserisce, in tutto ciò, tra le domande che Shizuka, lecitamente, porge, cercando di non sovrapporsi, per non risultare incomprensibile o fastidioso, in quella conversazione che li vede ai poli opposti del tavolo - e non solo. Ultimamente scarseggia di notiziari, è stata spesso impegnata con Mattyse oltre che per i lavori da fabbro che è solita svolgere per mantenersi quanto meno con le normali spese alle quali una coppia che convive è soggetta. Si limita ad un mero cenno del capo in direzione della Kokketsu, senz'aggiungere altro al contesto. Già non sembra essere molto propensa a parlarne, figurarsi se poi si trovano in quel posto per tutt'altra argomentazione. <Non conosco quasi nulla a proposito dello Sharingan, devo essere sincera. Non l'ho mai affrontato in prima persona e, ai miei tempi, si diffidava dal spiegare certi poteri a qualcun altro che non fosse membro del clan.> Cerca di spiegare quella ch'era la visione del mondo tanto tempo prima, precedentemente al crollo di ciò che conoscevano come unico mondo prima di buttarsi e rinchiudersi all'interno delle mura come hanno poi fatto. La di lei espressione non muta particolarmente nei riguardi della Kokketsu, quanto più in quelli di Katai che quasi la onorifica di quel titolo - rispetto al restante gruppo di cittadini che vorrebbe vederla morta, attribuendole la disfatta ai Monti ardenti come se ne fosse l'unica artefice. <Sai, essere un Hokage adesso è molto diverso dall'esserlo stato. Penso che tu sappia cos'è accaduto almeno dieci anni fa e chi ha portato il mondo a farsi guerra.> Giusto per farne un esempio, giusto per fargli capire quanto l'essere Hokage sia stata una condanna, ma che comunque non farebbe alcun passo indietro. Lo diventerebbe ancora. E porterebbe sulle spalle tutti gli oneri che questa carica comporta - ora e per sempre, senza mai piegare il cranio. <Hashirama Senjuu è il primo Hokage della Foglia, il Dio dei Ninja per alcuni. Sul Monte dei volti, c'è la sua faccia.> Tanto per ricordargli un monumento storico che potrebbe far al caso proprio nel caso in cui voglia conoscere ulteriormente la storia dei villaggi, in particolar modo di Konoha - parlando di Hashirama, appunto. <Madara era il suo acerrimo nemico. Come ti dissi, alla Cascata dell'Epilogo sorgevano le statue d'entrambi - una di fronte all'altra, per testimoniare la battaglia più epica mai esistita.> Peccato che le statue siano state distrutte ben prima dell'avvento delle chimere. Una perdita colossale e che non potrà mai più tornare indietro. La gente comincia a dimenticare... Molte cose non sono ulteriormente scritte e vanno perdute man mano. <Solo per fama.> Nuovamente, alcuna risposta che possa in qualche modo risultare essere troppo soddisfacente. [ Chk On ] [Centro - Locale] Ascolta la risposta che il moro rivolge lei, una risposta che ci si aspetterebbe da un vecchietto saggio ma che lui pronuncia come un mantra. Gli occhi azzurri si poggiano su di lui, lo squadra da capo a piedi come se lo vedesse per la prima volta solo in quel momento. Per lei alla fine Katai è diventato una specie di compagno di uscite casuali, il ragazzino che ha perso tutto a soli quattordici anni, il tipo arrabbiato con il nonno che gli ha imposto una vita fatta di menzogne e segreti. Eppure sembra molto più adulto di quanto non sembri dietro al suo studio di quel libricino e della via del ninja, sembra quasi diretto verso una strada tutta sua, indefinita ma decisamente positiva e onorevole. Non commenta però lo osserva e basta, silenziosamente, guardando quelle mani stringersi l'una all'altra, le nocche sbiancarsi e il restare, con quelle pozze nere su colei che ha delle storielle da raccontare ai bambini, desiderosi di sapere, affamati di una conoscenza che non sanno nemmeno se gli verrà concessa. E' però la voce di Furaya che la attira nuovamenteme. Dice di non conoscere le abilità che essi possiedono, quindi su questo Shizuka è più avanti della deciam. Eppure non sembra che quegli occhi blu siano delusi dall'apprendere tale notizia. Parte quel racconto, quella narrazione riguardo a il fu primo Hokage e Madara Uchiha, suo acerrimo nemico. << Ci sai dire nulla su questa battaglia? >> Incalza, parla di epicità, quindi si immagina uno scontro senza precedenti, che siano favole o cose realmente accadute ha poca importanza. I nomi che ha menzionato li conosceva solo per fame, forse perchè su fazioni opposte di quella guerra che ha sconvolto ogni equilibrio. << Invece la ragazza che hai conosciuto personalmente come ti è sembrata? >> Vuole semplicemente in questo caso porre domande riguardo a una sconosciuta, così che Katai possa avere notizie riguardo al carattere di un Uchiha qualsiasi. [Chakra ON] Se una delle sue principali motivazioni viene meno, ora, all'udire le prime parole di Furaya, non sembra possibile notarlo. Che lei non sappia nulla dello Sharingan è una disdetta, in effetti, ma forse non così profonda come sembra. < ... > Non una parola viene detta in merito, infatti le labbra rimangono sigillate tra loro, in una linea rosea e sottile, che solca il viso, poco al di sopra del mento aguzzo - crocevia di quei lineamenti obliqui e ripidi, addolciti solo dalla giovane età. Ora le braccia si incrociano al petto, ritraendosi, di fatto, in una posizione più raccolta, meditabonda. < Non importa chi o cosa ha iniziato la guerra. > Almeno a lui, ecco. Come siano finiti rinchiusi in quelle mura, invece, è tutt'altro argomento, che però non intende esplorare con l'ex Hokage, non questa sera,almeno. < Farò in modo che non si ripeta mai più. > Deciso e convinto, sotto la lente d'ingrandimento che la Kokketsu pone su di lui per primo, ma sull'ex Hokage in un secondo momento. Lo sguardo di Shizuka, lì di fianco, è tanto insistente e pesante come non mai, almeno fin da quando la conosce. < ... > Non lo avverte, non direttamente, non al punto da distogliere gli occhi neri da Furaya, ma in un secondo momento questo accade, quando le domande del medico intervengono nel loro discorso, anteponendosi alle proprie, che lascia sfilare in secondo piano, ma forti di quello sguardo che torna ad insozzare il volto - questa volta in carne ed ossa e non in pietra - della donna all'altro capo del tavolo. < Ho incontrato una donna, che affermava di conoscerlo bene, tanto lui quanto la vecchia Oto. > Comincia, forse attirando anche l'attenzione della rossa, dal momento che di questo, a lei, non ha avuto ancora modo di parlare. < Si chiama Sango Ishiba...> Rivela, salvo aggiungere poco dopo < ..La conosce ? > Si ritrova per l'ennesima volta a scuotere la testolina dai capelli rosati. <Non ero neanche nata. Ciò che ti sto raccontando sono mere leggende.> Gesticola leggermente con la mandritta, giusto per tenere il filo del discorso. Prova a smorzare la tensione plausibilmente venutasi a creare anche per via dell'arrivo della cameriera che chiede loro l'eventuale prenotazione. <Per me un thè verde al lampone.> Giusto per restare fedele ai propri gusti, in quanto amante del thè. Cerca con lo sguardo anche gli altri due stanti, in modo che possano a loro volta ordinare qualora ne abbiano l'intenzione. Soltanto in seguito, ammesso abbiano deciso qualcosa od abbiano rifiutato, la rosata si premura di rispondere alle altrui domande. <No. Erano un Uchiha contro un Senjuu. So soltanto che vinse Hashirama, ma come si scontrarono e con cosa nella fattispecie no.> Non s'è mai neanche informata. Insomma, non ha bisogno di conoscere tutto ciò che hanno usato per distruggersi. Quel che conta talvolta è soltanto il risultato. Tuttavia, le domande parecchio invasive di Shizuka lasciano intendere che, probabilmente, non è stata abbastanza curiosa e che, invece, avrebbe dovuto maggiormente interessarsi alla cosa. E' un punto a favore per il futuro, questo è certo. <Hanabi era una brava persona, ma martoriata dai traumi della sua famiglia. Non mi ha raccontato molto, all'epoca non avevamo a disposizione gli stessi mezzi di comunicazione che avete adesso.> Prova a far capire loro che vivono in una generazione totalmente diversa, che molte informazioni sono manchevoli proprio perché non c'era modo di scoprirle, a volte andavano anche perse col tempo. <Inoltre, lei viveva ad Oto e io ero di Konoha. Se in questo caso, ironicamente, i due villaggi confinano... beh, non lo facevano ai tempi.> E Kunimitsu non era poi molto propensa a tante cose, per non parlare dei problemi che Konoha nel corso del tempo ha sempre dovuto affrontare - un passo alla volta, ma con un enorme fardello sulle spalle. Volente o nolente. <Buon per te. Ci ho provato durante il mio mandato da Hokage, ma ero etichettata come un Tiranno solo perché volevo evitare che si formassero altre guerre. L'umanità pare che non sappia farne a meno. Saranno anche diminuite, ma non si estingueranno tanto facilmente.> Non vuol chiaramente dare contro all'Uchiha, tuttavia deve essere consapevole di ciò a cui va incontro a prescindere dalla situazione e da chi si troverà di fronte. Perché è facile dirlo adesso che le guerre paiono non esistere, tuttavia quando se ne presenterà una? <Sta lontano da quella megera. Ogni parola che fuoriesce dalla sua bocca è una mera menzogna. Venderebbe anche se stessa per ciò che più le fa comodo.> Oh sì, c'è astio nella voce della Judai e l'espressione diviene immediatamente cinerea quando la sente nominare. Sulla sua katana, c'è ancora scritto il nome di Sango. Quella lurida deve morire. [ Chk On ] [Centro - Locale] Deciso in quelle affermazioni, anche se in realtà è solo un bambino che si sta avviando verso una strada che forse non riuscirà a concludere. Gli ideali però sono alla base di qualsiasi cosa, altrimenti non si proseguirebbe nella propria vita. Le domande della nanerottola sono le prime che ottengono risposta pare, anche se non molto forbite. A quanto pare l'altra non ritiene interessante un racconto mitico e non conosce i dettagli di uno scontro che ha dettato la storia di Konoha. Quindi quella traccia si ferma lì, senza avere altri sbocchi. Cosa che non succede invece riguardo a quella ragazza di Oto conosciuta per caso, che viene definita come una brava persona ma con parecchi traumi familiari. Non che colui che è seduto al tavolo non ne abbia, forse qualcosa di comune a tutti gli Uchiha lo stanno trovando no. << Beh in effetti una volta era più complicato tenersi in contatto in villaggi diversi. >> Il commento sfiora l'ovvietà eppure un'altra domanda sorge spontanea. << Ma perchè Madara da Oto è venuto a dare fastidio a Konoha? >> Perchè ovviamente per lei quel clan dagli occhi rossi arriva da quella parte del mondo, non dal villaggio della foglia. Tuttavia, è nuovamente il moro a catalizzare l'attenzione su di se, in maniera totale. Gli occhi azzurri si rivolgono a lui non appena menziona l'Ishiba, forse per la prima volta su quel faccino tondeggiante lui sarà in grado di cogliere un profondo senso di disprezzo. Tuttavia è la Judai a parlare per prima, a descrivere colei fatta di foglietti di carta in maniera abbastanza veritiera. << Quella donna, non ha interesse per nessun altro che se stessa. Egoista e irrispettosa degli altri nella maniera più totale. Se c'è qualcuno di cui non devi fidarti è lei. >> Insomma, una delle poche cose su cui Shizuka e Furaya vanno d'accordo è sul fatto che Sango Ishiba non sia per nulla un buon partito da frequentare. [Chakra ON] Qualcosa si spezza, con l'arrivo della cameriera. Qualcosa che s'infrange, come una barriera di vetro che separa ed isola i suoni, contro la quale un sasso viene lanciato con forza. Ma in tutto ciò non c'è alcun suono di vetri rotti, bensì una nota smielata di una voce che chiede le ordinazioni ed due che rispondono, prima che sia il suo turno, andando a preferire ciò che più gli si confà e quanto di più abituale è solito bere. < Un thè verde classico. > Si accoda, di fatto, alle due ordinazioni, facendosi largo con minuziosa attenzione in quell'esatto intervallo sonoro che compone lo spartito del discorso. < ... > Muto permane, in ascolto, poi, di quanto l'ex Hokage ha da riferire e di quanto sia, in realtà, a conoscenza. < Traumi..> E Katai. E Uchiha. Accoppiate che vanno pari passo, oramai. La reazione d'entrambe, poi, nei riguardi di quel nome che viene menzionato, pare quantomai spropositata, ma concorde ; motivo per il quale si chiude su se stesso, stringendo ancor più la presa delle braccia contro il petto. Le palpebre calano su gli occhi, velando d'oscurità lo sguardo, che si rintana dietro quei sipari di carne, il mento si abbassa, riflessivo. < Cosa ne pensa del Quartiere Povero di Kiri ? > Il suo pallino, ultimamente. Ed ora esula completamente dal loro argomento, ma , in qualche modo, le priorità sono tali proprio per essere superate. < Temo possa nascere qualcosa di orribile da quel posto. > Una sincera preoccupazione, di fatto. < Vorrei poter fare qualcosa. > Rivela, mettendo sul tavolo la sua intenzione, ma alcuna proposta, non ancora, almeno. < L'ho indirizzata verso Akainu-kun..> Si rivolge , ora , a Shizuka, schiudendo nuovamente gli occhi e andando a gettare gli oceani di pece sul volto della rossa, quasi preoccupato. < E' in pericolo ? > La sua ordinazione si limita ad arrivare nel giro di poco, così da permetterle di bere il suo thè senz'alcuna problematica. Anche Katai sembra avere gusti piuttosto simili a quelli della Judai, la quale replica al tutto con un mero sorriso di cortesia. Innanzitutto, è bene che possa rispondere al quesito di Shizuka per quanto possibile; sempre facendo conto delle nozioni storiche conosce rispetto alle altre. <Talvolta non serviva avere una motivazione per combattere il tuo nemico.> Gira il suo thè, schiacciando la bustina al suo interno così da far spargere l'aroma. Mantiene lo sguardo basso, ma il di lei tono non muta e piuttosto prosegue nell'approfondire la questione. Non si sente obbligata, ma vuole donare parte di quella fiducia che a Shizuka ha sempre negato - solo per un legame con sé stessa. <A volte, il nemico veniva semplicemente ad attaccarti in casa e tu dovevi difenderti oppure cedergli il territorio.> Molte volte, altri villaggi volevano soltanto espandersi, per fare un esempio. Un problema che, molto probabilmente, Kagegakure non ha essendo suddivisa per settori equi della stessa grandezza. C'è da darne atto a questo consiglio... E' come se cercassero di scongiurare tutto, qualunque marachella. <Altre volte ancora, la guerra era solo un mezzo per testimoniare chi fosse il più forte.> E in quel caso, vinse Hashirama Senjuu così da potersi prendere il villaggio e diventare il Primo Hokage della storia. L'ultima domanda che viene posta da Katai fa sospirare pesantemente la Judai, la quale s'adagia delicatamente contro la sedia e sorseggia tranquillamente il suo thè prima di dar una risposta effettiva. Quasi come se ci stesse pensando a fondo. <La povertà di Kiri è un problema che ci portiamo dietro da decenni e che, neanche in questo nuovo mondo, con così tante opportunità, sono riusciti a sradicare. Anni addietro, io e Yukio Kokketsu> Soffermandosi su Shizuka nel pronunciare questo fatidico quanto famoso nome. <eravamo riusciti a svettare un colpo di stato del Mizukage, ma il tema della povertà è così radicato che c'è ben poco da fare... l'attuale Mizukage dovrebbe far qualcosa, ho provato a farglielo notare, ma mi ha giustamente riferito come non mi riguardasse.> Gesticola appena, stringendosi nelle spalle. Nel pronunciarsi in merito al Mizukage, ovviamente, mantiene bassa la voce. Sia mai che possa succedere qualche conseguenza dal mero pronunciare. Non se lo perdonerebbe mai. Ha ben capito come possano funzionare le cose all'interno di quelle quattro fatidiche mura. <Se più gente gli fa notare la cosa, magari...> Lasciando la frase in sospeso cosicché abbiano loro due la risposta che vorrebbero. <Non so chi sia Akainu... non saprei.> Se si trova in pericolo o meno, teme che sia soltanto un problema d'uno dei tanti che la Ishiba incontrerà durante la sua breve vita terrena. In seguito... riceverà una chiamata da parte di sua figlia. Bercia di non sentirsi bene. E avviserà il duo che dovrà correre ad assolvere i doveri di genitore. [ Exit ] [Centro - Locale] Alla cameriera ordinerebbe un Roiboos al volo, qualcosa di semplice ma rosso contrariamente al verde degli altri due, più intenso. Eppure quello non è il motivo principale di interesse, quando Sango viene nominata tutto il resto passa allegramente in secondo piano. L'unico vero punto di incontro della vecchia e nuova generazione del tavolo pare essere il non tollerare l'Ishiba. Ottiene delle risposte che sono capricciose quasi alle orecchie della chunin, dispetti che bambini forti e potenti si fanno a vicenda, senza una vera ragione. E ovviamente per non perire bisogna rispodere, questa era la vita prima di Kagegakure e questa tutto sommato è la vita anche all'interno delle mura. Una continua scelta di chi vive e chi muore, chi ha la priorità. Non riesce a dare una risposta pronta, la testolina si abbassa a riflettere su quella tematica, che la tocca fin troppo da vicino ora, come quel corpo sacrificato per una causa più grande. Poi come se anche il moro avesse colto la totale inefficienza nel continuare a parlare del proprio clan ecco che compare una domanda che mai si sarebbe aspettata e che di nuovo la porta a rivalutare interamente quel ragazzino. << Kiri? >> La domanda sorge spontanea e a voce molto bassa, come se fosse stupita di quanto trapelato. << Noi stiamo facendo qualcosa! >> Di nuovo quel plurale che ovviamente include la figura dello Hyuga con il quale stanno imbastendo una proposta rivoluzionaria. Tuttavia lascerebbe modo alla rosata di parlare e chiarire il di lei punto di vista, sottraendosi momentaneamente a un discorso più completo. E' però l'ultima frase di Katai ad allarmare la Kokketsu, che in mezzo secondo andrebbe a recuperare il cellulare per andare a digitare a velocità supersonica un messaggio a quel tipo mezzo bruciacchiato: *Lascia perdere Sango Ishiba*. Nulla di più delicato, un ordine perentorio e definitivo. << Quella in pericolo è lei. Se si permette di toccare anche uno solo di voi avrò un valido motivo per staccarle la testa. >> E stavolta l'astio non è nemmeno tanto velato, nel momento in cui qualcosa di vicino a se viene toccato, quell'istinto di protezione si acuisce esponenzialmente. Quando la donna di fronte a loro dovrà allontanarsi per motivi familiari, probabilmente rimarrà ancora un poco a parlare con quel Katai diverso da come lo ha sempre visto, e probabilmente a spiegargli cosa intende con quel 'stiamo facendo qualcosa'. [Chakra ON]
Giocata del 18/11/2022 dalle 18:37 alle 19:21 nella chat "Centro di Kagegakure"
Tiene ora il tè tra le dita della mano destra, stringendo il recipiente con una forza che esula dal mero contatto, ma sfoga la millesima parte di un nervosismo latente, non palpabile. Il volto, in tutto ciò, s’indurisce, nei tratti obliqui che si fanno più rigidi, nelle labbra che si uniscono con più forza, finendo per assottigliarsi in una linea che solca il viso, poco al di sopra del mento, ferma, immobile, eterna. Non c’è sorriso di rimando a quello dell’ex Hokage, ma non manca di notare la sua occhiata a Shizuka, quando nomina un certo Kokketsu. Che siano parenti ? O forse lontani antenati ? Indubbiamente quell’uomo , che pare esser stato capace di sventare una nuova Guerra, porta lo stesso cognome del medico e ciò non può che fargli onore. E lui, invece, il cognome che porta a chi o cosa è legato ? Possibile che sia solamente condannato alla maledizione del suo sangue e nulla più ? < Non può arrendersi solamente perché ha ricevuto una risposta negativa ! > Esclama, all’indirizzo di Furaya, nei riguardi della replica che lei stessa pare aver presentato all’attuale Mizugake. < La sofferenza del popolo di Kiri riguarda tutti noi > S’intromette, portando il busto leggermente in avanti, quasi volesse scavalcare il tavolo per andare direttamente a parlare negli occhi di quella donna dai capelli rosa, quasi potesse cercare di convincerla con maggior forza, se solo alzasse la voce. Ma non è il suo caso, non è la sua indole, né il suo modo. Si limita, quindi, a stringere il bicchiere fumante di tè con maggior vigore, che nessuno, probabilmente, finirà per notare. Un cenno del capo, infine, saluta, di fatto, la dipartita di Furaya, ma piuttosto è su Shizuka che finisce per focalizzarsi, per forza di cose. < Cosa significa ? Cosa state facendo ? > Domanda, ma non prima di aver abbassato la voce, per proferire, in tono sibilante. < K’so. Non abbiamo cavato un uovo dal ramen > [Centro - Locale] Il cuoricino della rossa si scalda quando scopre certi dettagli su Yukio, una figura mitizzata solo per la forza o generalmente per l'instabilità mentale. Eppure qualcosa di positivo lo ha generato pure il progenitore dei Kokkestu e questo le da la conferma che i di lei propositi siano stati completamente accettati. Eppure l'Uchiha semrba concitato, vorrebbe fare qualcosa, vorrebbe smuovere il mondo, identificando la sofferenza di una parte della società come quella di tutti. Non l'aveva mai sentito così, l'ha visto arrabbiato, frustrato, decisamente in collera con il nonno e l'ignoto, eppure ora ha una veste diversa. Non ottengono molto altro dalla decima che per un imprevisto deve allontanarsi, eppure il primo a voltarsi in direzione della chunin rimasta è proprio il ragazzo, che le domanda chiarimenti in merito alla questione Kiri. Le manine della rossa che stavano attorno alla propria tazza di thè vengono svincolate, il corpo si volge parzialmente verso di lui, tanto che una gamba viene portata ad appoggiare sulla sedia quasi. La destra ancora molto calda viene portata in avanti, indice a trattenere il medio prima che esso venga scagliato possibilmente sulla fronte del quattordicenne, un colpo che non vuole ferirlo ma comunque svegliarlo. << Sappiamo che Hanabi era una brava persona. Quindi non degna di morire. >> Questo hanno raccolto, un Uchiha che non merita di essere bisfrattato. << Piuttosto che ti è successo? Sei diverso... >> E lo dice lei? Quella che per parte del tempo ha avuto gli occhi verdi e poi lo ha portato in giro con se per scoprire notizie riguardo a un paio di occhi che l'hanno terrorizzata? Non risponde alle domande di lui, non inizialmente, preoccupata per quella nuova versione di lui, che non gli dispiace per nulla ma le piacerebbe comprendere a pieno. << Da quando ho iniziato il percorso come medico, ho iniziato ad andare ad allenarmi nelle cure nel quartiere povero di Kiri. Per diventare più brava. >> Insomma sempre per un tornaconto personale, << Lì ho scoperto il disagio in cui versa il quartiere, che non è piccolo e con un collega abbiamo iniziato un progetto di aiuti medici per i quartieri disagiati. >> Cerca di spiegargli cosa stiano cercando di fare in semplice, senza entrare nel dettaglio giusto per fargli capire il loro progetto iniziale e cominciare a seguire quel discorso. Le mani vengono riportate sulla tazza, che viene issata e ne ruba un sorso. [Chakra ON]
Giocata del 19/11/2022 dalle 12:04 alle 16:11 nella chat "Centro di Kagegakure"
E' frustrato. Ed è visibile da un miglio di distanza. Fortuna vuole che il suo contegno sia tale da indurlo a non rovesciare una goccia di quel tè verde che ancora non ha neanche assaggiato, non una singola sorsata. < Oh. > Subisce il buffetto di Shizuka, in piena fronte, sotto quella chioma corvina ed ispida, ancora inumidita dalla pioggia - e, non solo per questo, più che mai spettinata. Inspira, profondamente, come se quel piccolo colpo sulla pelle pallida fosse stato capace di portare ordine e chiarezza nella mente, proprio lì all'interno della scatola cranica che l'altra picchietta in maniera bonaria, ma efficace. < ... > Espira, solo ora, dopo un'apnea di qualche secondo quasi, forse un minuto. Il petto, infatti, fino ad ora non si era sollevato, non contro quella maglia scura, che scivola sul busto longilineo e slanciato. < Una sola vita può salvare decine ? > Domanda, distogliendo lo sguardo dal medico, in favore del recipiente ricolmo di liquido verdastro e fumante. E' lì che l'attenzione si perde, quasi trasognato. La vicinanza altrui non lo disturba, non pare distratto da quelle parole, almeno in apparenza, poiché l'orecchio è rivolto e concentrato sul suo dire. Tutt'attorno il locale continua il suo parlottio confuso e concitato, come nulla fosse. Le luci dell'interno, per quanto tenui, ora sembrano farsi più forti e vivide, quando ode quella notizia. < voglio aiutare > Sentenzia, torcendo di scatto il volto verso di lei, lasciando che le due maree di pece dilaghino sul volto altrui. La fissa, insistentemente, senza discrezione, affilando lo sguardo buio su i suoi tratti. < C'è stata una missione, nel Quartiere Povero di Kiri ..> Inizia quel breve racconto che lo ha visto protagonista, ma non da solo. < ..ho potuto vedere cosa c'è in quel distretto. > fa una pausa, voluta e cercata. < Siamo stati burattini di un daimyo che ha intenzione di portare aiuti concreti in quel posto, ma non per questo ha esitato a mettere tutti in pericolo, noi compresi..> Non batte ciglio, mentre la luce dell'interno rinfrange e s'estingue nei suoi occhi. [Centro - Locale] Quel colpo va a segno, riportando quella testolina nera al presente più che al nervosismo di non aver fatto molti passi avanti. La osserva, quegli occhi neri che le risultano troppo simili a quelli di Yasuhiko la squadrano, nelle sue espressioni, nei suoi modi e nel suo dire. Sa che la conoscono forse meno della metà di quanto quelli del parente di lui la conoscevano ma comunque fanno un effetto strano, ogni singola volta. << Dipende dalla vita di chi... >> Questa la risposta che gli concede, breve ma pregna di significato. << Siamo stati in missione fuori dalle mura. Un uomo di nome Shinzou, ha sacrificato la sua vita per salvare la mia, quella di Kan, di Furaya e di altri tre ragazzi. >> E' un dato di fatto, una singola anima può consentire alle altre di andare avanti, è una questione di quanto forte essa sia probabilmente. << Io voglio diventare come lui. Voglio essere in grado di proteggere chiunque io desideri. Poter curare, poter proteggere e salvare con la mia forza è quello che spero di riuscire a diventare. >> La strada è iniziata molto bene, anche se è difficile arrivare a qualcosa di totalizzante, nemmeno quell'ex Anbu ci è riuscito, perdendo due compagni in quel rientro. << Solo che è difficile >> E' un dato di fatto, prima di giungere a un livello tanto alto, bisogna necessariamente inciampare, cadere e rialzarsi. Gli occhi blu tornano sulle mani di lui, per vedere se quella tazza ancora viene stretta in maniera nervosa, se quelle nocche sbiancano per la pressione. Dopo la spiegazione sui loro progetti l'altruismo che muove l'Uchiha si fa presente, facendo sorgere un sorriso estremamente dolce sul viso della Kokketsu. Un braccio viene disteso sul tavolo, il capo poggiato su di esso mentre lo sguardo viene rivolto al ragazzo: << Katai sei sicuro di avere bisogno di informazioni sugli Uchiha? Cioè intendo per capire se tuo nonno avesse ragione o meno.... >> Nella testa della chunin la risposta è abbastanza evidente dopo tutto, << Se fosse il tuo sangue a determinare la tua bontà o meno, non mi avresti chiesto di aiutare no? Tu sei volente o nolente un membro di quella famiglia. Se fossero tutti malvagi o folli lo saresti anche tu no? A prescindere dalla memoria che ti hanno sottratto. >> Forse in effetti dovrebbe parlargli dell'ex fidanzatino, quello è un Uchiha di nuova generazione ma comunque uno dagli occhi rossi. << Eri con Shiro in missione eh? Lui si è lamentato di questo Daimyo! >> Sorride tirandosi su con la testa e bevendo un sorso di quel thè rosso. << Se vuoi aiutare sei il benvenuto! Avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile! >> Ogni supporto esterno è bene accetto, dovrà solo avvisare l'organizzazione del fatto che ci sarà anche il quattordicenne. << Io lo conosco un Uchiha. Se vuoi posso raccontarti chi è. >> Sarà complicato, ma in fondo si può fare, almeno quella serata non sarà del tutto buttata. Fuori dal locale c'è un cielo che frana sul Mondo. Kagegakure rifulge di lampi e tuoni, che annunciano già la stagione invernale, oramai alle porte. Lo sguardo abbandona il volto di Shizuka per dirigersi verso la finestra, quella che si affaccia sulla strada, rigata da lacrime di pioggia. Si specchia nel vetro, spezzato nell'immagine come nel pensiero. Ascolta, in silenzio, in religioso silenzio. E quando la risposta del medico giunge in suo soccorso, strattonandolo fuori dalle elucubrazioni mentali, riesce a stringere persino la presa sulla tazza di tè e portarne il recipiente al volto, così da strappare un sorso, lento, lungo, caldo. < Il sacrificio è la Via del Ninja..> bofonchia, qualcosa a metà tra un sussurro e una risposta, ancora impregnata di tè e di quell'aroma che sale verso le narici di entrambi, come effluvi speziati di cui si bea l'animo e la mente: un balsamo per lo spirito. < ... > Ammutolisce, in seguito, quasi stesse rimuginando più di una cosa. < Ho capito di dovermi sacrificare per i più deboli. > Commenta poi, in un secondo momento, inserendosi con tempismo e rispetto tra le parole del medico. < Ma..un sacrificio vale anche per una singola persona ? > Sì insomma, lui, dal basso dei suoi quindici anni, non ne ha ancora appreso il valore, non totalmente. < E' la missione che conta ? Per cosa ci si sacrifica ? Per salvarne uno o salvarne molti ? > Domande alle quai, probabilmente, non è possibile dare una risposta, non subito almeno e non su due piedi. Forse dovrà capirlo da solo e forse sarà costretto a farlo , un giorno. < ?! > Le sopracciglia si sollevano, entrambe, in un sussulto di sorpresa, forse di sgomento, quando l'altra porge quelle domande così dirette, che scendono fino allo stomaco, attorcigliandone le interiora. Il buio degli occhi è tale da sembrar luminoso, un riflesso d'ossidiana grezza. < E se questa fosse l'occasione per riscattarsi ? > Una redenzione. Da cosa ? Dalle vecchie maledizioni, dalle maledizioni del sangue. < Il tuo antenato ha sventato una Guerra e se io non ne ho uno a cui aggrapparmi..> Oh, in realtà uno ce ne sarebbe, ma chissà se mai lo scoprirà. < Forse dovrei essere io il primo..> Una nuova consapevolezza, una nuova prospettiva, indubbiamente propositiva. < Con Shiroichi Nara e Tenjiro Hyuga. > Rivela, a sua volta. < Io non mi lamenterò di nessun daimyo. Abbiamo salvato noi stessi quella notte, non lui. > La sua visione delle cose, indubbiamente originale. < Nh ? Chi ? > Incalza, tornando a fissarla. [Centro - Locale] Ancora menziona quella via del ninja, come se stesse diventando un mantra per lui, cosa che la ragazzina non riesce molto a comprendere. Lei segue i suoi sentimenti principalmente, ma ognuno ha le sue certezze nella vita. Lui pare che abbia compreso che il suo sacrificio è necessario verso i più deboli, ma le domande affollano la mente del genin, basta una singola persona? La missione è la cosa più importante, per cosa o chi si sacrifica qualcuno? << Sono domande difficili. Dubito che esista una risposta che sia valida per ognuno di noi. >> Diversi, ogni singolo essere vivente ha le sue priorità e queste cambiano. << La priorità per me è la famiglia. >> Svela il suo punto debole e punto di forza allo stesso tempo. << Nessuno deve permettersi di mettere in pericolo la vita della mia famiglia, del sangue del mio sangue. Poi si passa a coloro che io ritengo importanti, che fanno parte della mia famiglia allargata. La missione ha una priorità assoluta, però non vale la vita di qualcuno che amo, può valere la mia. >> Insomma, è una questione di cosa tu desideri, di quello che vuoi raggiungere, di quello in cui tu credi. Ma l'Uchiha deve capire autonomamente cosa per lui è veramente importante. Le parole riguardo a quella famiglia, o meglio, riguardo al moro stesso, lo fanno riflettere, gli danno una prospettiva diversa. Un riscatto più che un martirio, qualcosa di diverso, Yukio viene forse per la prima volta visto solo come un salvatore, meglio lasciare quell'idea. << Non è una brutta idea. Io voglio far vedere al mondo che noi Kokketsu possiamo essere buoni e potenti. Yukio non era proprio ben visto dal mondo. >> Insomma una sorta di desiderio comune, quello di riscatto, di cambiare un punto di vista eradicato e comune. << Tenjiro Hyuga è colui con il quale collaboro per Kiri! >> Insomma lui già conosce l'altro che collabora attivamente a quel progetto di salvaguardia dei deboli. E come previsto, quell'informazione scivolata fuori dal nulla attira l'attenzione del moro. Quegli occhi neri la fissano intensamente, tanto da farle nascere un brivido lungol a schiena. << Si chiama Yasuhiko Uchiha. E' alto un metro e ottanta circa, ben formato, non super muscoloso ma ti assicuro che gli addominali li trovi tutti e puoi contarli. >> Ok sta divagando, scuote la testolina rossa, perdendo il contatto con quegli occhi neri che sa per certo la stiano ancora violando in qualche modo. << Capelli neri, lunghi fino alle spalle, spesso raccolti con un codino. Occhi neri, profondi, dolci. Molto simili ai tuoi. Ha un tatuaggio sulla spalla destra che gli copre la parte superiore del braccio destro e la scapola, gliel'ho fatto io, mentre stavamo a casa e i miei erano in missione. >> Marchiato da quelle manine, quando ancora non erano nulla, erano solo loro. << E' il figlio di un paio di amici di vecchia data dei miei. Quando la guerra è scoppiata e Oto era a caccia di Uchiha loro lo hanno lasciato in affido ai miei, così siamo cresciuti insieme, avevamo sei anni quando siamo arrivati a Kagegakure insieme, è stato a casa con noi fino a un anno e mezzo fa circa, poi si è trasferito coi suoi nel distretto di Oto. >> Potrebbe parlarne per ore, di quello che era, di quello che conosceva, però quegli occhi blu sono piantati fermamente sul thè rosso, che viene stretto fra le manine senza assaggiarne nemmeno un poco. [Chakra ON] < Dovrò scoprirlo da solo. > Enuncia, mentre si accinge a tirare un altro sorso dal bicchiere di tè verde che tiene tra le dita. Il gesto è lento, flemmatico, misurato. Il liquido fumante inonda la lingua e la gola, riscaldando le membra. E là fuori, nonostante tutto, lampi e tuoni squarciano il Villaggio delle Ombre. < Shizuka..> La richiama, quasi stesse cercando di ricambiare quel precedente buffetto, ma semplicemente in un gesto vocale, un appello alle sue riserve di controllo e ordine mentale. < Io non ho una famiglia..> O forse sì. Forse il clan è la sua famiglia, ora. Ma deve ancora scoprirlo, deve ancora accettarlo. Il tocco sordo del bicchiere sul tavolo sancisce la fine del monologo del medico, che ha ascoltato a lungo, in silenzio, cercando i suoi occhi, nel mentre. Lo sguardo fisso, continuo, insistente. E, per quanto buio, lei che ha imparato a conoscerlo, può notare come vi sia una scintilla tanto nera da risultare lucente, come una perla d'ossidiana che si specchia nello sguardo altrui. < Il tuo proposito non è molto diverso dal mio, quindi..> Quello che ha appena adottato, almeno. < Gli Uchiha forse non sono così diversi dai Kokketsu..> Avanza quell'ipotesi, cercando conferma nella reazione mimica altrui. < Tenjiro eh ? > Ripete, quasi retorico, andando a rimuginare qualcosa, abbassando appena il mento, riflessivo. < Come posso esservi utile ? > Domanda, incalzante. < Dov'è questo Uchiha ora ? > Domanda, flettendo le sopracciglia verso gli occhi , schiacciando quest'ultimi contro gli zigomi. Una ruga si disegna sulla fronte, altrimenti limpida. Un piglio crucciato, pensieroso, che non riesce ad unire i pezzi di quel puzzle , non da solo almeno. [Centro - Locale] Decisamente dovrà scoprirlo da solo. Però quel suo pensiero l'altro sente di non poterlo condividere, tanto da venire richiamata, perchè forse parzialmente ritenuta insensibile. Gli occhi blu si poggiano in quelli neri, stupiti e confusi in qualche modo. Si volta con il corpo verso di lui e senza pensarci troppo, in quel gesto spontaneo andrebbe ad alzare il maglioncino che indossa, facendo in modo che scopra l'addome, arrivando a bloccarsi poco prima del reggiseno che in effetti si intravede. Lì su quella pelle bianca, lettere e nomi marchiano la pelle femminile, tatuati lì da una manina che sembra diventata via via più sicura ed esperta: 'Hiko' appena sotto il seno, seguito da 'Ten' e infine da quei due kanji che vanno a comporre il nome di Nobu. Ha pensato di aggiungerne altri forse. << Il sangue non è tutto Katai, non per tutti. >> Andrebbe di nuovo a celare quella lista, che non rappresenta i nemici ma ben si coloro che di diritto verranno protetti a costo della propria vita. << Sei tu a scegliere chi conta per te. Per chi combattere. >> Non serve un legame parentale, non necessariamente. Come detto ognuno è fatto a modo suo. Il ragazzino resta silenzioso, la ascolta in quel suo sproloquio, nel racconto che le sfugge. << Forse no! >> Sorride a tale affermazione, considerato che ha vissuto con un Uchiha per anni lei non pensa affatto che ci siano grosse differenze fra quelle due famiglie. Porta quella tazza alle labbra, prendendone un sorso prima di cercare di trovare un ruolo nell'aiutarla: << Beh ci saranno da distribuire pasti, medicine, coperte credo. Più mani ci sono meglio è! Certo non potrai curare la gente, ma puoi correre avanti e indietro! >> Gli rifila un occhiolino, non ha le idee chiarissime ancora sul da farsi ma qualcosa si può trovare anche per un ragazzino volenteroso, senza ombra di dubbio. << Hiko? >> Domanda incuriosita, come se la domanda fosse banale. << A casa sua o a lavoro credo. E' un membro della Shinsengumi da un annetto o poco più. >> Sbuffa, infastidita, è il motivo principale perchè l'ha abbandonata. << E' un ragazzo molto simpatico, educato e a modo. Un tipo semplice. Gli piace la musica, suona la chitarra. E' un gran chiacchierone ed è molto piacevole passarci il tempo insieme. Non credo abbia mai alzato le mani su qualcuno quando eravamo piccoli. Di solito ero io la violenta.... >> Si insomma, non sembra per nulla un tipo aggressivo, lei lo ricorda come un buon tempone e per altre ragioni. << Se vuoi ho l'indirizzo. E' il mio ex ragazzo. Sono stata a casa sua parecchie volte. >> Insomma se proprio lo riterrà necessario potrebbe anche andare con lui... in fondo potrebbe essere una buona scusa. [Chakra ON] Il bicchiere rimane lì dov'è, così anche la mano, gli occhi , invece, scivolano su i gesti di Shizuka, sulle sue intenzioni, che rimangono celate per poco, così come la sua pelle, snudata per mostrare i segni di quella famiglia che lei porta sul corpo, segni indelebili, che forse lei stessa ha inciso con inchiostro e ricordi. < ... > Non un fiato dinanzi a quella confessione, non una singola parola che possa risultare fuori posto, ma , di fatto, si avvicina appena, sporgendo il busto in avanti, seguito pari passo dalle spalle, che si protraggono ed il collo che accompagna uno sguardo rimpicciolito e stretto entro gli zigomi e le sopracciglia, quasi cercasse di mettere a fuoco l'ultimo nome, dopo averli letti entrambi. < No..> inclina appena la testa da un lato, cercando di seguire le linee della carne, per poter leggere quanto è inciso. < ..bu.> Conclude ed in quel momento un pensiero rincorre la mente, collegando una sera in ospedale con un incontro fortuito ed un salvatore non più così misterioso. < Lo conosco Nobu ! > Esclama, radioso. < Mi ha salvato da un attacco in centro. > Sì, non lontani da lì, insomma. Ma di questo lei non sa nulla. < Ha sventato una minaccia, come ufficiale della Shinsengumi..> Il suo salvatore - il suo manipolatore mnemonico. < Potrei anche consegnare messaggi o proteggere i vostri operatori..> Qualcosa, insomma, che gli riuscirebbe decisamente meglio di quanto lei non abbia proposto. Peccato che non conosca a fondo le disposizioni date dalle autorità, tantomeno i loro ruoli cardine in quell'operazione. [Attualità I] < Non ci sarà bisogno..> Taglia corto, ritraendosi infine, dinanzi alla proposta di accompagnarlo da quell'Uchiha in questione. < Sarò io , ora, a cercare il clan. > Sembra aver deciso e con un cenno del capo, annuendo, sottolinea le sue parole. < Il simbolo del clan Uchiha è un ventaglio rosso e bianco...> Afferma, pensieroso, andando a saggiare le profondità del bicchiere del tè. < ..potresti aiutarmi a disegnarlo su i miei vestiti. Così tutti saprebbero che gli Uchiha sono tornati dove servono di più..> si sofferma. < ..al fianco degli altri. > [Centro - Locale] Il fatto che lei si sia mezza spogliata di fronte all'altro non ha sortito un grande effetto nel ragazzo. Forse perchè anche lei ha eseguito il tutto con una naturalezza inumana. Legge quei Kanji, ci si sofferma, per poi esordire in maniera entusiasta al fatto che conosca quella persona. Gli occhietti della rossa sbattono un paio di volte, venendo a conoscenza di quell'avvenimento del quale non aveva sentito parlare. << Beh si, è un ufficiale della Shinsengumi. Non sapevo ti avesse salvato ma è una brava persona! >> Gli sorride, non importa quanti demoni quel ragazzo di colore possa avere nel cuore, ha deciso che verranno eliminati un poco alla volta, con quella specie di sole caldo che porta con se. << Si certo, consegnare messaggi e protezione. Ci sarà anche qualche agente a farlo! Ti farò avere un permesso e vedrò quanta libertà posso farti avere! >> E' favorevole a quella voglia di fare, il thè viene bevuto, terminato svuotando la tazza. Eppure quando si offre di accompagnarlo da Yasuhiko egli rifiuta, cosa che forse aiuta la Kokketsu inconsapevolmente, è emotivamente instabile in questo ultimo periodo. Ma la scelta del giovane va ben oltre, vuole conoscere quello che resta della sua famiglia da solo. Arriva anche una richiesta un poco particolare. Di nuovo quegli occhi blu sbattono un pochettino fissandolo. << Lo conosco! E si penso di poterti aiutare, penso di essere molto più brava a tingere che a cucire quindi ci vorrà un pochino e devo andare a prendere i colori... >> La manina destra viene portata sotto il mento come a riflettere. << Se vuoi ci organizziamo e andiamo insieme! >> Gli sorride, alla fine in qualche modo, quella serata è servita a convincerlo ad avvicinarsi alle proprie origini e scegliere di diventare qualcuno che mostri i valori positivi di un Clan considerato male. Lo sguardo viene infine rivolto al vetro rigato dalla pioggia, un sospiro profondo viene emesso: << Posso chiederti un passaggio sotto l'ombrello per rientrare? >> Tanto sono quasi alti uguali, si stringono un poco e tutto è risolto, solo vuole evitare di farsi una doccia completa. Non sopporta proprio la pioggia. [Chakra ON][// Se END] Finisce così il suo tè, dopo l'ennesimo sorso e qualche bevuta un po' più lunga e copiosa delle altre. Pare aver fretta, o quasi, ora che , forte di una nuova consapevolezza, è pronto ad accettare d'incontrare il clan. A modo suo, ovviamente. Un po' per volta, ovviamente. < ... > Ascolta le prime parole del medico, che si trova di fronte, salvo declinarle in una prospettiva tutta propria, indipendente dal significato che lei l'attribuisce. < Ti ringrazio Shizuka-san.> Afferma, lasciando poi in disparte il bicchiere oramai vuoto, in favore del volto altrui, verso il quale rivolge uno sguardo continuo, insistente, imperterrito. < Farò tutto quello che posso. > Afferma, annuendo a sottolineare la sua presa di posizione, che risulta quantomai decisa e convinta, scevra da ogni scoria del passato - o quasi. < Hai il mio numero e sai dove trovarmi, appena avrai notizie ulteriori. > Sancisce, mentre si va alzando, infine, sgranchendo le ossa, una ad una, stiracchiandosi in tutto quel metro e sessanta che si erge in piedi, ritto. E' il suo gesto di commiato, il segno della sua dipartita. < Certo, io non sono proprio capace a cucire o disegnare. > Rivela, anche se non era così difficile da intuire. < Posso tenere l'ombrello un po' più in alto per te. > Il sacrificio, appunto. In tutto e per tutto, a quanto pare. Così, attenderebbe che l'altra finisca la sua ordinazione, prima di avviarsi verso l'esterno, aprendo l'ombrello cremisi sotto il quale entrambi, ora, potranno trovare riparo Uchiha e Kokketsu, divisi da generazioni ed ere, ma forse più simili di quanto si potrebbe pensare. ( E N D)