Gemelli

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22:05 Ahmya:
 Lasciato il chiosco ha fatto giusto in tempo ad uscire che si è rimesso a piovere motivo per cui è riuscita a ricordarsi l’ombrello. Gli occhi sono socchiusi a due fessure mentre rimette piede in quella moderna struttura del dojo, un palazzo non troppo alto né imponente ma di tutto rispetto che ospita non solo il dojo di allenamento al piano terra ma anche varie stanze, bagni e cucina per chiunque lì voglia vivere nei piani superiori. Infondo nei sotterranei, beh solo chi ha ricevuto la propria maschera sa di preciso cosa avvenga lì sotto. Ad ogni modo lei sta varcando ora l’ingresso, il lato inferiore del kimono nero dai dettagli dorati è ormai completamente fradicio e lascia una chiara scia camminando scalza per quei pavimenti. Come da tradizione le scarpe sono state depositate negli appositi spazi all’ingresso, anche l’ombrello è rimasto lì a sgocciolare. Con lei solo quella pipa, ancora accesa, o forse nuovamente accesa, che si fuma con tutta la dovuta calma del mondo, una scia d’odore acre e dolciastro al tempo stesso si mischia a quella bagnata a terra. Ovunque lei vada quel fumo la segue dichiarando il suo passaggio ma anche avvisando i membri del clan del suo arrivo. Attraversa così il dojo andando semplicemente verso le scale del piano superiore diretta a quella che si potrebbe definire come una grossa sala ristoro, aperta a chiunque di loro abbia bisogno di rilassarsi o anche solo bere qualcosa in compagnia. Lenta si muove per quel luogo, ciondolante e con i muscoli estremamente rilassati mentre continua ad esalare fumo dalle sue labbra delicate. Gli occhi socchiusi nascondono il colore bicromatico di quelle iridi, così diverse tra loro. La sua pacata presenza riesce quasi a riempire il luogo, quelle scale fatte con lentezza esasperante, non sembra essere interessata o colpita da nulla, non c’è regola, a parte quelle della tradizione, che lei stia rispettando. Peccato anche oggi Katai non l’ha seguita, ma prima o poi succederà e potrà incontrare tutti i suoi amici [chk on]

22:27 Tsumi:
 La sera è calata nel villaggio, iniziando a portare la gente a rilassarsi in attesa di una bella dormita, che domani si lavora. Ma non qui o almeno, non con Tsumi. Lui si è appena svegliato, come suo consueto. La notte vive e di giorno dorme, per ora. Semplicemente perchè ha preso questa brutta abitudine - non che le altre siano meno malsane, anzi - e per ora va cosi, un giorno dopo l'altro. E di certo questo si ripercuote sugli altri membri del clan, stanchi ormai di sentirlo nella notte parlare da solo e ridacchiare. Che cosa faccia poi è un mistero per loro e così dovrà rimanere. Di certo però, non si annoia mai. Ha appena chiuso rumorosamente la porta della stanza dove alloggia, sbattendosene altamente. < YAWM ! > Sbadiglia sonoramente mentre distende le braccia verso l'alto con le mani congiunte. Si stiracchia per qualche secondo, sentendo i suoi muscoli e le sue fibre (?) distendersi ad una ad una, sospirando beatamente poi. Rilassa le braccia, facendole ciondolare bellamente mentre muove passo verso la sala ristoro del clan. I piedi non sono gli unici ad essere nudi, infatti gira senza la maglietta mettendo in bella mostra quel fisico esile ma ben definito, coperto dalle cicatrici che si estendono sino al suo candido viso. i capelli, lunghi sino alla schiena sono sciolti e smossi alla meno peggio, segnale visivo che si è appena alzato; a coprirlo c'è solo un pantalone leggero di un colore corvino, largo alle caviglie. Gli occhi bicromatici fanno fatica ad aprirsi ma ormai conosce la direzione a memoria. L'olfatto è però quello che lo desta, sentendo un evidente quanto familiare odore di fumo "particolare" La bocca si allunga, formando un sorriso quasi malevolo e aumenta il passo di conseguenza, riuscendo a scorgere la sorella che è appena entrata nella sala ristoro. La segue, aumentando ancora di più il passo, fino ad entrare nella sala. Si avvicina ora piano piano, iniziando ad allargare le braccia fino a quando non si ritrova ad un soffio da lei < Bentornata sorellina > Afferma con quel sussurro basso e dal tono che sembrerebbe prenderla in giro. Fastidioso a dire poco. Subito dopo le braccia si chiuderebbero su di lei, cingendola. Non che sia difficile, visto i dieci centimetri di differenza in altezza.

22:36 Ahmya:
 Lei entra nella sala ristoro alla ricerca di qualcuno che l’aiuti ad ordinare del cibo d’asporto, perché un cellulare ancora non l’ha comprato ma ormai ha capito che in quel mondo è possibile farsi portare da mangiare a casa senza dover uscire nuovamente. Muove i primi passi in quella sala guardandosi attorno e poi eccola la voce, quel saluto che riconoscerebbe ovunque, se la voce di lui è bassa quasi da risultare fastidiosa la sua è opposta, così acuta da risultare quasi fastidiosa, seppur ugualmente roca a causa del fumo. Si volta verso di lui e il sorriso sornione torna sul volto mentre gli sbuffa in faccia praticamente tutto ciò che aveva inalato poco prima <fratellino> replica lei lasciandosi abbracciare e ricambiando almeno in parte. La mano destra infatti cerca di non rovesciare il contenuto di quella pipa per terra mentre lentamente lo stringe a sé in segno di saluto. Parte di quel clan ha imparato a tollerarli loro malgrado ma una parte invece è arrivata proprio con il gruppo da Ame, li conosce e li ha visti cresce, istruendoli e per questo più che tollerarli quasi li protegge in tutte quelle loro stranezze in cui cercano di non ficcare il naso. Nonostante siano tra quelle mura riescono ad essere tra i più inquietante e questo ai suoi occhi li rende bellissimi. La testa affonda appena nel petto nudo del fratello prima di staccarsi, come un gatto che sguscia via, i suoi muscoli cos’ rilassati possono quasi apparire liquidi <ieri mattina> si ferma <questa mattina> in effetti è difficile gestire il tempo con i loro poco funzionali ritmi di sonno e veglia <ti ho sentito> le camere sono abbastanza vicine <spero che tu non mi abbia rubato qualche amico mentre dormivo> replica semplicemente osservandolo attraverso quelle palpebre semi chiuse [chk on]

22:53 Tsumi:
 Lo sbuffo arriva e lui di tutta risposta non fa altro che inalare parte di quel fumo lasciato dalla sorella con un tiro di narici abbastanza forte. Sbuffa poi dalla bocca, rilasciando un leggero fumiciattolo. Quel sorriso sornione continua a rimanere attaccato al suo viso < Roba buona > Afferma. In effetti la sorella non ha mai fumato roba che lui non avesse apprezzato in primis. E' proprio una buongustaio in fatto di sostanze. Rilascia l'abbraccio porto poco prima, lasciando che possa guardarlo in faccia. La mano destra che si porta sui capelli arruffati e lasciati li a penzolare di qua e la, si muove freneticamente mosso da un prurito fastidioso. Si gratta malamente socchiudendo gli occhi e alzando il viso come se non la stesse ascoltando più. Soglia di attenzione pari ad una scimmia ubriaca. < Oh? > Affermerebbe, stupito da quella domanda. < Lo sai che mi annoio, no? > Fa spallucce allargando le braccia come se fosse la cosa più normale del mondo. < Ti giuro che non gli ho fatto male, stavolta > Nel dirlo quel sorriso raccapricciante si allarga ancora di più mentre la fissa, occhi bicromi su quelli uguali della sorella. Sta spudoratamente mentendo ma lui è ben consapevole che lei sa. D'altronde, come potrebbe non conoscerlo. < Oggi sei sola? Non hai nessuna preda con te. > Nel dirlo si avvicina lentamente, giusto un paio di passi. < il tuo bel faccino stavolta ha fallito ? > Nel dirlo porta la mano sinistra verso di lei, aprendola e i polpastrelli delle dita si portano sotto il mento di lei, cercando di alzargli leggermente il viso. Il suo invece, lo abbassa per poterla guardare fisso. Sicuramente il modo in cui lui esprime affetto è il tocco. Solo lei potrebbe non trovarlo fastidioso. < O è nascosto spaventato da qualche parte? > Un bimbo sadico che aspetta di avere la sua sorpresa con cui giocare. Si è appena svegliato e fa i capricci.

23:02 Ahmya:
 Il loro abbraccio si scioglie e questo le permette di tornare a guardarsi in giro alla ricerca di qualcuno con in mano un cellulare e lo sguardo di qualcuno che è in grado di ordinare del cibo d’asporto. Non replica alla constatazione, certo che ciò che fuma è buono, prima di tutto perché arriva direttamente dalle piantagioni ufficiali di Kagegakure <questo mi ricorda che il medico è andato in pensione, devo trovarne un altro> che accetti il suo disturbo post traumatico da quel che hanno detto e le dia accesso alle riserve di tutto quel villaggio così che possa continuare a fumare e farsi gli affari suoi senza rischiare di finir dentro per droghe illegali o inutili contrattempi simili. Eccola per la prima volta imbronciarsi a quelle parole, cerca quasi di guardarlo male <lo sai che non voglio> replica per tutta risposta <tu me li rompi> non che lei faccia qualcosa di molto diverso, è che di solito quando li rompe poi li conserva adeguatamente e ci gioca ancora, lui non ha la stessa maniacale cura. Si lascia infine toccare assecondando quel movimento e tornando ad osservarlo, allunga la pipa in sua direzione così da concedergli un tiro <lo sai che preferisco quando sono consenzienti, mi piace quando vogliono che io lo faccia> replica sorridendo, quasi godendosi le immagini davanti ai suoi occhi. Qualsiasi cosa faccia è un segreto tra loro, un segreto che altri fingono di ignorare. <ho trovato un soggetto interessante, ha quasi quindici anni e crede che il male sia una scelta> ammette lei per poi scuotere le spalle <lo porterò appena sarà pronto> se le cucina a dovere le prede, a differenza del verace fratello a lei sembra piacere quasi più la caccia del pasto stesso. Non si sposta da quella posizione e i suoi capelli ricadono lungo la schiena, ondeggiando ancora per via dello spostamento di poco prima. A guardarli da lontano sembrano davvero la stessa persona, le differenze tra loro si limitano a peso, altezza e sesso, persino le cicatrici sono praticamente identiche, persino quelle che lei sostiene essere autoinflitte [chk on]

23:25 Tsumi:
 < Smettila, ho ordinato io del cibo > Lo ha fatto subito appena sveglio, da un cellulare che ha sottratto. Ha imparato ad usarlo solo per quello, per il resto non gli importa un granché di quegli aggeggi. riuscendo a capire quel movimento nervoso della sorella che si guarda di qua e di là, come se avessero una comunicazione interna e solo loro possono sentirla. Ridacchia alle sue prime parole e lo fa perché quello che sta per dire lo trova esilarante < E' andato in pensione o ha fatto finta come l'ultimo? > e l'altro ancora, si potrebbe dire. Non si è mai fatto problemi al fatto che la sorella fumi, d'altronde a iniziato a condividerlo con lei da quando ha iniziato. E' una cosa che li calma, fa assopire quelle sensazioni che li avvolgono da una vita. Senza quelle sostante, chissà cosa potrebbero arrivare a fare. Meglio non scoprirlo. < Tsk > Schiocca il palato, lasciando la presa sul mento della sorella. Si discosta leggermente, lasciandole lo spazio vitale. La mano destra si porta sulla sua stessa guancia, inarcando lievemente il mento. Il sorriso si dissipa un attimino, per poi tornare subito dopo. < Sono così belli. Non si rendono conto che non sono te fino a quando non è troppo tardi. > Di solito poi urlano e scappano, ma nel frattempo lui ha fatto quello che doveva fare. Afferra poi la pipa della sorella, portandola alla bocca e boccheggiando un paio di volte prima di fare un tiro di quelli importanti, lunghi. La scosta poi, inalando il fumo e solo dopo qualche interminabile secondo di silenzio rilascerebbe quel fumo. < Molto meglio > L'odore lo pervade e già quello inizia a calmarlo, soddisfarlo. < Anche io ho trovato una. > Una pausa < Ha davvero un bel visino. > Nel dire questo esce la lingua e inizia a leccarsi le labbra, come se stesse guardando del succulento cibo. Inquietante < E' incredibile quante persone vogliono farsi del male in questo villaggio > Come s elui fosse da meno. Il villaggio è talmente grande e ricco di persone, che non ha fatica a reperire le sue prede. < Uh, un tenero ragazzino ingenuo. Il tuo piatto preferito > Nel dire questo sobbalza leggermente, contento di quella notizia. < Questo te lo lascerò, promesso. > Spalanca di nuovo quel sorriso. Ma stavolta è sincero, quantomeno

23:34 Ahmya:
 Lui sì che la conosce, la comprende al tal punto che non ha dovuto nemmeno chiedere. Lo osserva quindi a quell’affermazione come se davanti avesse il suo salvatore, quelle palpebre si aprono appena mostrando gli occhi arrossati dal consumo della giornata <ottimo, ho proprio fame> e con queste parole dopo che l’altro ha tirato vorrebbe riappropriarsi di quel che rimane della sua lunga pipa per prendere un altro tiro. Lei boccheggia spesso lentamente, senza voracità godendosi l’istante in cui il caldo fluisce nella sua gola e raggiunge poi i polmoni prima di venir ributtato fuori. Se fosse riuscita quindi in quell’intento ora si dirigerebbe verso uno dei tavolini liberi <sì però poi me li rompi e io devo trovarmi degli amici nuovi> amici, giochi poco importa. Infondo sono la stessa identica cosa, oggetti più che esseri umani di sua spontanea volontà e per l’unica ragione per cui detesta quando è lui a metterci le mani sopra è che a lei piacciono candidi, puliti e senza alcuna traccia di peccato e non è certo facile corrompere anime simili, il suo è un duro lavoro. Giunta ai tavolini si limiterebbe a sedersi andando poi ad incrociare le gambe a terra, sfruttando il tessuto del kimono per nascondere il gesto e la postura decisamente più maschile di quanto mostri di solito <vorrei vederla prima> replica a quelle parole <spero che il suo viso non sia bello quanto il mio> c’è una nota quasi di gelosia, invidia nel suo tono, pronta a rovinare il bel faccino di chiunque se mai dovesse venir percepito come migliore da lui, non le importa granché del parare esterno ma agli occhi di Tsumi ci tiene ad essere in cima alla lista <quando avrò finito con lui potrai giocarci> conclude infine, come sempre la caccia e la corruzione sono i momenti migliori, poi arriva lo studio ed infine subentra la noia per cui è anche disposta a cedere qualcosa che normalmente considera sua [chk on]

00:01 Tsumi:
 Gli porge nuovamente la pipa indietro, lasciando che lei continui a boccheggiare tranquillamente < sono loro che sono fragili, sorellina > Nel dirlo ha quasi un senso di eccitazione scorrere lungo la sua schiena. < Reagiscono sempre male quando capiscono > E nel dirlo ridacchia sommessamente. Le immagini che ha in testa per lui sono ricordi prezioso, di tempo passato con quelle povere vittime. < Poverini > Commenta poi, pensando al fatto che invece ci sarebbero stati se glielo avesse fatto Ahmya. Questo perchè lui non capisce che quello che fa lui è esagerato, proprio perchè per lui non lo è. Muove passo, seguendola lungo la stanza fino ad arrivare al tavolino. Si chinerebbe andandosi a sedere vicino a lei in una postura quantomeno scomposta, a caso come lui. Diciamo che non comprende il dare spazio, specialmente se si tratta della sorella, avendo quella sorta di rapporto morboso corrisposto da lei, come si può notare da quello che gli ha appena detto. Sgrana leggermente gli occhi al suo dire, mentre quel sorriso continua a stare li, immobile come se glielo avessero disegnato. < Come ti viene in mente > Afferma, prendendo parola con tono serio, stranamente composto. < Non ci sarà mai nessuno con la tua bellezza > D'altronde lui si vede come il più bello ed essendo loro uguali, questo narcisismo è specchiato anche verso di lei. Si avvicina, porgendole la mano fino ad accarezzarle la guancia < Siamo la perfetta imperfezione > Vivono in quel mondo in cui loro sono il meglio che si possa trovare. Quelli che non hanno paura a nascondersi e a mostrare quanto sono umani, quindi imperfetti. Ed è in quel rapporto morboso che culmina il loro essere. Chi li ha visti crescere non ha mai compreso, ma ha reputato che loro fossero felici così. Dividerli sarebbe stato solo un errore, una catastrofe. Si avvicina poi anche con il viso, accostandolo al suo, nello stesso lato in cui la mano si poggia alla sua guancia < Non vedo l'ora > Ahmya può sentire il fratello leccarsi le labbra, segno che è sovraeccitato solo al pensiero

00:10 Ahmya:
 Imperfetti quanto perfetti, si crogiola in quel tocco assecondandolo e lasciandosi accarezzare, non che abbia in generale problemi con il contatto fisico ma raramente permette agli altri di toccarla, più per una questione di tradizionale riservatezza che per via di qualche strano complesso, perché sì è strana ma almeno è in grado di accettarsi per quello che è, quello che sono. Tutto ciò che fa mentre parla e la lusinga è sistemarsi appena i capelli dietro alle orecchie così da scoprire ulteriormente il vaso <tra quanto arriva da mangiare?> chiede semplicemente andando a fare l’ennesimo tiro da quella lunga ed elegante pipa. Si perde spesso nel filo di quel discorso, accorgendosi di battute tardi o riprendendo argomenti che ormai erano già stati superati. Alza la testa verso il soffitto e trattiene per un po’ dentro di sé quel calmante naturale, poi sbuffa fuori lasciando che la nuvoletta ricopra entrambi. Tutto quel fumo le impedisce di pensare che c’è stato un tempo nella loro vita in cui hanno rischiato di venir separati, non avrebbe potuto portare sulla sua schiena anche lui, non sarebbe stato facile, non che lo sia avere la sorella maggiore ed Itami ovviamente <presto verrà qui, me lo sento, non vorrà più andarsene poi> replica ancora una volta lasciando che quel sorriso sornione spunti sul suo volto e tornando solo ora a guardarlo. Si sorridono come se stessero guardando in uno specchio, l’unica differenza ora sono i suoi occhi arrossati e più chiusi di quelli del fratello, segno solo che è da un po’ che riempie e consuma quella pipa. I suoi movimenti continuano ad apparire pacati, tranquilli in netta contrapposizione con il sovreccitamento dell’altro, compagno in quello studio anatomico ma soprattutto nei desideri di tutti i giorni, sapere di poter condividere quel lato che molti considererebbero malati con qualcuno contribuisce a rafforzare la sua idea che lei non stia sbagliando [chk on]

21:33 Tsumi:
 Lo sguardo dei due si incrocia, sorrisi sornioni che si scambiano di riflesso, un pensiero unico nella testa dei gemelli: divertirsi a modo loro, nel loro mondo malato in cui sono i migliori, facendo incetta di gente malata -mai quanto loro- e di povere cavie che presto si ritrovano a scappare spaventati. La gamba del ragazzo si muove freneticamente, provocando un leggero rumore continuo che può apparire assai fastidioso, proprio per la sua cadenza . < Starà arrivando, non preoccuparti. Ho preso Takoyaki e Gyoza in quantità industriale. > Due piatti preferiti, quelli che ti mangeresti per strada in tutta fretta. D'altronde loro sono cresciuti così, un po' per strada sgridati dalla loro sorella maggiore che poco riusciva a fare per trattenerli dallo scalmanare in giro e disturbare a più non posso. Chissà se è stato proprio l'arrivo a Kagegakure a farli peggiorare o se sin da piccoli essi covavano questi desideri malsani, abbietti. Si allontana ora da lei col busto, portandolo indietro fino a che la sua schiena non incontra lo schienale della sedia, duro e tutto fuorché comodo. < Posso > Gli porge la mano destra, in segno di voler prendere la pipa e fare altri due tiri di quella roba. Che razza di scroccone che è, ma mai quanto la sorella che si finge malata pur di poter fumare tranquilla senza che qualcuno le neghi quel piacere giornaliero. Se la sorella glielo concede, andrebbe a poggiare l'oggetto sulle labbra, facendo un sospiro molto lungo. Giocherebbe poi alzando lo sguardo e facendo fuoriuscire lentamente quel fumo denso. Adora quando il fumo provoca quelle forme sinuose e dal lento movimento. Espira poi completamente. < E' un ragazzino, scapperà. Anche se non intervengo io. > Rompe l'illusione della sorella. Specialmente i ragazzini ingenui vanno via senza riserbo. < La cattiveria una scelta. Che stupido stronzetto > Ridacchia, con il volto ancora verso il soffitto ad ammirare il nulla.

21:43 Ahmya:
 Lentamente il volto si sposta in direzione del fratello, gli occhi scivolano lungo la sua figura ino a fissarsi su quella gamba che come in trepida attesa non riesce a stare ferma. Lo osserva come suo solito, mettendoci un’eternità a compiere quel semplice movimento perché distaccata, sintonizzata su un pianeta del tutto diverso. Non sembra che il rumore l’infastidisca solo che la riscuota quel tanto che basta da porre su quell’arto la sua attenzione. Silenzio da parte sua. Annuisce poi a quelle prime parole <ho proprio fame> da come parla non si direbbe, da quello sguardo quasi assente coperto dalle palpebre nemmeno eppure è ciò che giustamente prova ogni volta che si dedica con passione a quella pipa. La stessa che ora andrebbe a poggiare tra le labbra, lievi si schiudono dandole così la possibilità di tirare ancora una volta, un tiro lungo e lento che la vede espandere completamente i polmoni prima di acconsentire all’altrui richiesta ed allungare l’oggetto verso il gemello. Trattiene giù, nel profondo della sua gola tutto il fumo lasciando che lui soddisfi la sua voglia e ne ascolta le parole. Esattamente come lentamente si era spostata per osservare la sua gamba adesso gli occhi risalgono appena mentre il volto torna dritto davanti a lei, perdendosi nel panorama di quella semplice sala ristoro <perché hai poca pazienza> replica lei buttando semplicemente fuori tutto il fumo, lascia che i suoi polmoni adesso si svuotino <questi ragazzini ingenui sono divertenti perché vanno coltivati e poi quanto toccano con mano per loro diventa come una droga, ti pregano per averne ancora> dolore. Per avere altro dolore, altro piacere, altre torture sia fisiche che emotive <bisogna solo saper dosare tempi ed informazioni> scuote appena le spalle andando a cercare il muro con il suo capo così da abbandonarsi un istante lì <ho proprio fame> conclude ripetendosi appena

22:04 Tsumi:
 La destra tiene quella pipa fumante mentre il suo volto rimane ancora disteso verso l'alto. Al dire della propria sorella sorride < aaah. > Sbuffa leggermente, sempre con quel sorriso sornione sulle labbra. Deve essere arrivata al limite se la fame chimica è giunta sino a questo punto < Hai fumato troppo, sorellina > Afferma con un tono flebile, quasi aggraziato, fastidioso per chi ha un temperamento come il suo. < Ora arriva. > Afferma, mentre il volto ritorna al suo posto, osservando di nuovo la sorella nella sua tranquillità e serenità data da quella sostanza. Volta lentamente lo sguardo verso la pipa, mentre la alza leggermente con la mano destra < Fin troppo buona. > Commenta ancora mentre avvicina la mano, portando nuovamente la pipa sulle labbra. Un altro lungo tiro, il fumo che raggiunge i suoi polmoni per poi buttarlo fuori dopo una decina di secondi. Il sapore permea nella sua bocca, quel sapore secco che gli piace. < Non riesco mai a dimenticare quel giorno. Neanche questa potrebbe riuscirci > Il giorno in cui sono giunti al villaggio. I loro familiari, la loro sorella maggiore, gli amici. Il tutto detto ancora con quel sorriso, come se la cosa non lo tangesse e invece è ormai parte fondante del bagaglio dei due, con una responsabilità in mano che non volevano. Specialmente lui, non ha mai iniziato a fare il suo "dovere", di chi deve riportare al clan allo splendore. < Tutti quei cuori. > Il suono delle membra che si strappano, le urla e quei cuori lanciati come palle da gioco. Momenti che ritornano e che probabilmente proprio la sostanza lo ha indotto. < Non vedo l'ora di vedere questo ragazzino, magari ha un bel faccino ... > Lascia andare la frase, mentre immagina nella sua testa a cosa potergli fare < Di che villaggio è? > Come se questo potesse cambiare le cose. Bussano alla porta. Scatta subito in piedi, come una molla. < Deve essere il cibo, altrimenti lo ammazzo. > Chi? quasi spera che ci sia uno sconosciuto alla porta, potrebbe divertirsi con lui questa sera, magari è una lei. Magari è il cibo.

22:14 Ahmya:
 La calma la pervade al punto da accogliere tutto quel flusso di parole con un sorriso sornione sul suo volto. Non aggiunge molto alla conversazione, i suoi recettori sono anestetizzati al punto che anche decidere di aprire la bocca e formulare una frase di senso compiuto pare essere una noia evitabilissima <fumo sempre troppo> replica solo concedendosi di ridacchiare a quella sua stessa frase, una risata che stona, tutto in quel suono appare come sbagliato e non solo perché è fatta ma proprio perché lei non ride mai, non dovrebbe ridere non ha nulla di cui ridere eppure lo sta facendo. Il discorso prosegue poi ed eccola chiudere le palpebre. Lo ascolta e ricorda, le urla di sua sorella, i cuori, Itami, tutti coloro che si sono sacrificati per salvare loro due e pochi altri, un intero pezzo di quel clan morto per permettere agli altri di arrivare a Kagegakure e sopravvivere al sicuro. Non le fa male, non le fa paura e nemmeno la tocca in qualche modo, sicuramente gran parte della questione è merito di ciò che ha in corpo ma poi c’è quella percentuale merito di quella mente deviata, distaccata dal dolore, che ha scelto di non riconoscerlo e non accettarlo più come pezzo di sé stessa. Sorride ancora una volta sorniosa <presto avrai il tuo primo cuore> replica lei e poi anche su questo saranno uguali <chissà chi ti daranno> lo domanda quasi a sé stessa, retorica e ad alta voce <la piccola Kizuato forse?> una ragazzina bionda, all’epoca aveva la loro stessa età ma lei era una ragazzina prodigio, una combattente del clan tenuta in considerazione come la sorella maggiore, come gli altri che si sono sacrificati, è ironico pensare che un tempo l’invidiava per quella abilità. Mugugna qualcosa quando sente le parole del fratello riguardo al cibo e si concede ancora un po’ di pace e tranquillità in attesa di mettere qualcosa sotto ai denti[chk on]

22:38 Tsumi:
 Si avventa verso la porta come un lupo che vede un leprotto smarrito. Apre la porta di tutto fretta in attesa di vedere chi c'è dall'altro lato. Con gli occhi sbarrati come un bimbo davanti il regalo, si ritrova un vecchio panzone alchè reagisce con un sono < Ew. > Secco e semplice ma di grande effetto. Affera con la mancina il sacchetto portogli dall'uomo e si affretta a chiudere la porta di tutta furia. < Che cazzo. > Si aspettava un bel faccino ed è rimasto deluso, mostrando un bel broncio sempre in stile pargolo. Ecco perchè non fuma tanto, lo rende ancora più iperattivo. Saltella, letteralmente, fino alla sala ristoro per ritrovare la sorella in uno stato di relax puro e totale. < Oi, andiamo > direbbe avvicinandosi a lei e sventolandole letteralmente sotto il naso il sacchetto di Takoyaki e Gyoza. < Su, dormigliona > Poggia il sacchetto sul tavolo, andando ad aprirlo in fretta e furia, producendo un gran rumore. Porge dunque sul tavolo i due contenitori di cibo. In mano ha due paia di bacchette, di cui un paio lo porge nel tavolo accanto a lei. < uh? > Mugugna, riproducendo nuovamente quel sorriso sornione < la piccola Kizuato, mh? > Viaggia con la mente alla ricerca di quel nome che gli è familiare. Ma di certo non è li con loro nel Dojo, quei pochi che sono sopravvissuti < oh la piccolina > E al ripensarci il limite del suo inquietante sorriso si espandono, raggiungendo un grado di eccitazione elevato. Una bellissima bambina bionda, candida e immacolata al tempo loro coetanea. Gli piaceva già allora, con quei lineamenti del viso così sinuosi. < Chissà se hanno conservato il suo cuore. > Afferma, al sol pensiero si eccita. Quello di avere in corpo il suo. Sarebbe un esperienza indicibilmente bella per lui. Attende dunque che la sorella si risvegli(?) dal suo torpore. Sa bene che il cibo la fa rinsavire immediatamente. Con la fame chimica non si scherza

22:47 Ahmya:
 Appena l’odore di cibo arriva sotto alle sue narici, come preventivato, i suoi occhi si riaprono appena e vorace osserva quel sacchettino d’asporto. Ha quasi trovato tutta la vitalità che stava pian piano perdendo al solo venir solleticata da quell’odore. Come prima cosa le bacchette. Si avventa su di un paio, le rompe in cima e subito andrebbe alla ricerca dei gyoza. Abbandonata la pipa al fratello lei si limiterebbe a fiondarsi sul cibo. Apre la scatolina ed osserva il primo giusto qualche secondo prima di buttarselo, per fortuna non più bollente, in bocca. Mastica mastica ma praticamente lo ingoia quasi subito, lo sminuzza giusto il necessario per non morirne soffocata <non aveva un bel faccino?> domanda osservandolo. Se lo avesse avuto qualcosa le suggerisce che non avrebbe certo ricevuto così velocemente il cibo. Tanto vale quindi dedicarsi a quella tardiva cena. Passa praticamente in religioso silenzio tutto il tempo in cui le sua bocca addenta o i suoi occhi possono vedere un pezzo di cibo. La chimica. Lei ha la fortuna d’essere così magra solo perché si sa che il cibo mangiato in chimica non fa mettere su kili, non esiste proprio quello che sta mangiando, è tutta un’articolata e profumata illusione. Per quanto i suoi movimenti siano lenti nella sua testa li percepisce comunque come fulminei, vorace nel modo di muoversi <li hanno conservati tutti> ammette solo dopo essersi riempita per bene lo stomaco. La mano destra si allunga verso la pipa in attesa che le sia restituita. Solo a questo punto tornerebbe ad alzarsi <vado a dormire, ci vediamo presto fratellino> ed è con queste parole che, una volta aver ricevuto il suo speciale amico per fumare si alzerebbe per recarsi in camera sua e crollare addormentata, esattamente vestita come ora, senza nemmeno prendersi la briga di cambiarsi[chk on][end]

I due inquietanti gemellini si incrociano per caso e tra una tirata ed un gyoza fanno venire i brividi