Chiarimenti. Una via da seguire.
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Giocata del 23/10/2022 dalle 14:57 alle 18:22 nella chat "Piazza Centrale [Oto]"
[Quarta Piazza| Chiosco] L'ora del pranzo è oramai passata, ma fumi e vapori del pasto quotidiano sono ancora in circolazione ed impregnano le narici di ogni passante. I bagordi dell'appuntamento giornaliero di ogni abitante - o quasi - risuonano per l'intera Piazza. E' una cacofonia di voci, suoni e rumori, che ottenebra i sensi e irretisce i timpani. Al bancone di un chiosco all'aperto, uno dei tanti che assediano la Quarta Piazza del quartiere di Oto, siede il giovane Uchiha , il busto chino sullo scranno, appollaiato sulla cima di uno sgabello in legno. I piedi , stretti entro calzari delle tonalità più scure del blu, ciondolano nel vuoto, data l'altezza della seduta, rapportata alla sua. Un paio di pantaloncini bianchi fasciano le leve inferiori, sgualciti sul sedere dove quest'ultimo si assesta, ancora una volta, sulla cima della sedia. A coprire il busto, una maglia a maniche lunghe, nera, dal collo alto e circolare, che sfiora il mento aguzzo. E' chino su di un libro, un piccolo libro che legge attentamente, almeno in apparenza. Gli occhi neri che scivolano di pagina in pagina, di kanji in kanji. Il titolo del tomo non è visibile a terzi, dal momento che rimane poggiato sul bancone, ma è piccolo, un tascabile, di quello che è solito portarsi dietro oramai giornalmente. Lì di fianco ad una porzione di takoyaki fumanti e croccanti, che ogni tanto vengono razziati dalla mano destra, distrattamente. Dietro la cintola, all'altezza della natica destra, nella sacca portaoggetti reca con sè uno scarno armamentario: un kunai, due tonici e un fuuda al cui interno è sigillato un tronchetto per la tecnica della sostituzione. Nessun coprifronte, nessun fronzolo o decoro, nè simboli che possano ricondurlo a questo o quel gruppo famigliare organizzato, tantomeno ad un clan. [Equip: kunai x1|tonico pf x1|tonico chakra x1|fuuda con tronchetto x1] [Quarta Piazza] Bazzica dalle parti della statua di Kioshi Uchiha, l'ultimo Kage esponente del proprio clan, l'ultimo prima del grande disfacimento regalando il villaggio ad esseri non degni di governarlo. Il sole brilla alto nel cielo, privo di nuvole, i raggi solari giungono sulla terra dimostrando con gran forza di cosa sono capaci, accentuando le storture del viso del deturpato il quale cammina ed avanza con sguardo rivolto al basso, in particolare su di un libro tenuto in mano. Esso è uno dei libri accademici usati dagli studenti per essere introdotti all'arte ninja, in particolare il suo reca la dicitura "Fondamenti del Fuuinjutsu"; non casuale data l'idea partorita grazie a Kore, deciso e propenso nel portarla avanti. Le verdi iridi leggono assiduamente le varie pagine senza donar attenzione a nessuno dei presenti, passa dinanzi persino al chiosco in cui sosta Katai senza avvedersi della di lui presenza. Preso da quella lettura il cui fine è imparare a gestire una piccola porzione di quell'arte, imparare come fare, come sbloccare il proprio corpo oltrepassando i limiti di nascita. Il suo outfit rasenta il minimo indispensabile per non dar nell'occhio con una t-shirt bianca a maniche corte a ricoprire il busto lasciando intravedere un petto ustionato con carne viva esposta insieme alla totalità del collo, pantalone in pelle nera con cinta intorno alla vita ricolma di borchie sulla fibbia e scarponcini neri lucidati a dovere; a ridosso di tutto un cappotto leggero dal nero colore con maniche lunghe ricoprendo l'ennesima ustione, esso discende lungo tutta la figura del mostro fino a metà polpaccio. Il viso, ne vogliamo parlare? Tutta la mascella è ustionata, così come il contorno degli occhi mentre i capelli risultano corti, brizzolati e spettinati, questa volta alla luce del sole, si, non ce l'ha nascosto dal cappuccio bensì il viso è liberamente visibile alla qualunque. Una fascia percorre il busto a cui vi è attaccato un fodero al cui interno è presente una katana la quale si erge sulla schiena in maniera obliqua con l'elsa sulla destra in alto mentre la punta del fodero sulla sinistra ma in basso. Legata alla vita, infine, un portaoggetti contenente l'elsa della spada di chakra ed un manico con due fori per attivare l'arco di chakra. [Katana][Portaoggetti: Spada di chakra | Arco di chakra] [Quarta Piazza| Chiosco] Il Sole è alto nel cielo, domina le vette di Kagegakure , incontrastato, all'apice della sua parabola quotidiana. Ha raggiunto lo zenit oramai da un po' e si appresta a discendere lungo la traiettoria ancestrale, verso occidente.Il tepore dei suoi raggi rinfranca i cuori e riscalda gli animi, ma non giunge addosso al piccolo Uchiha, riparato dalla tettoia del chiosco e dalle sue tendine , pitturate di kanji cubitali e giganti, recanti il nome del chiosco - una pubblicità non poi così occulta.Le dita della mano sinistra scivolano sulla pagina. del libro, voltandone una solamente, ma tornando poi indietro di cinque o sei volte, prima di riprendere il punto. Pare confrontare qualcosa con una lettura precedente, ma riacciuffare poi il filo del discorso letterario. La destra, invece, torna sulla porzione di takoyaki, raccolti in un cartoccio e serviti su un piatto di legno. Nessuna salsa, nessuna spezia aggiuntiva: semplice polpo fritto e poco più. La pietanza viene depredata con regolarità, saziando un appetito giovanile e crescente. Lo sguardo, però, è rivolto verso sinistra, al libricino che tiene sotto gli occhi neri. < ... > Nessuna parola, nessun alito verbale, le labbra rimangono immacolate, se non fosse per quel respiro che tira d'un tratto, più profondo e pieno degli altri. Con esso drizza appena la schiena, sgranchendosi, quasi fosse rimasto in quella posizione per un tempo indicibile. La mano dritta, quindi, volge poco più avanti, verso il bancone, dove finisce per afferrare un bicchiere ricolmo di un liquido verdastro, freddo. Thè. Le narici si dilatano, quando il recipiente viene accostato alla bocca, ingurgitandone una piccola quantità. E coglie l'attimo per voltarsi, di tre quarti, ruotando appena la schiena ed il cingolo scapolare, di novanta gradi appena, in senso orario. < Akainu-kun. > Esclama, quando questi sfila proprio alle sue spalle, riconoscendolo immediatamente. Ed il thè finisce quasi di traverso, per la fretta di richiamarlo. [Quarta Piazza] Le mancanze si fanno sentire, adesso più che mai dovendo migliorare, trovare strategie alternative per vincere scontri contro chi è più forte di se, contro chi si dimostra più abile sotto vari aspetti. Il solo utilizzo delle armi potrebbe non bastare, per tale motivo necessita di fare delle aggiunte sostanziali in grado di creare diversivi, occasioni efficace al proprio predominio; deve divenire il primo degli Uchiha ed entrare nella storia come uno dei più grandi houjutser mai esistiti. Uno dei tanti obiettivi prefissati ma farlo vuol dire raggiungere l'apice, essere superiore a chiunque altro membro del clan passato, presente e futuro. Inspira ed espira girando la pagina ma non in avanti, bensì all'indietro per rileggere il paragrafo precedente; non ci sta capendo nulla, non ha la minima idea di quale lingua si quella scritta, sicuramente non si tratta della comune altrimenti dovrebbe essere in grado di impastare abbastanza il chakra da eseguire le arti magiche e tutto ciò che ne deriva. L'intelligenza non è il suo forte, si sforza apertamente, spreme le meningi oltre ogni limite cercando di incastrare quei concetti fin troppo difficili; purtroppo, per fare ciò che ha in mente deve partire dalle basi altrimenti non avrebbe ricavato un ragno dal buco. Sbuffa apertamente, stufo di quella teoria necessaria, stufo di dover studiare, desideroso di entrare nel vivo della pratica. In quella mole di pensieri s'insinua, ad un certo punto, una voce a lui familiare, un tono conosciuto appartenente ad una figura di cui, attualmente, farebbe a meno di incontrare. Arresta il passo sul momento, verdi iridi sollevate scrutando il resto della piazza avanti a se. Il libro permane aperto nella destrorsa per poi volgere, lentamente, il capo in direzione del ragazzo ricercandone la figura, scrutandolo da quella distanza mantenuta. Le dita della destra premono con forza sul libro arrivando a chiuderlo, sbattendo le pagine tra loro perdendo, inevitabilmente il segno <Tu> singola parola, uno smuovere appena accennato delle labbra senza sbilanciarsi più di tanto. [Katana][Portaoggetti: Spada di chakra | Arco di chakra] [Quarta Piazza| Chiosco] Il busto finisce per ruotare interamente: le spalle proseguono sulla traiettoria dapprima intrapresa, così il braccio destro - armato di bicchiere - mentre il sinistro abbandona i legnosi lidi del bancone, per finire sul fianco, lungo lo stesso, bilanciando il peso.Le leve inferiori spingono nel vuoto, per permettere alle natiche di strusciare sullo sgabello e coadiuvare l'impresa. La chioma corvina, così facendo, ciondola sulla cima del capo, ispida e ribelle, quantomai indomita, cullata dai sospiri del vento, che raggiungono anche gli astanti, al di sotto della tettoia del locale all'aperto. Non scende dalla sua seduta, non abbandona il suo trespolo, come un piccolo corvo dal nero piumaggio, in netto contrasto con l'epidermide pallida. Lo sguardo , come schegge d'ossidiana, si affila sul volto altrui, tastandone le cicatrici, saggiandone i lineamenti, nonostante sia sempre di difficile interpretazione, forse anche per via di quelle ustioni che deturpano il viso. < Già. > Commenta, brevemente, in risposta a quell'unica sillaba pronunciata dall'Uchiha più grande - ma non più alto, non ora che ha guadagnato quello sgabello. Non si cura degli astanti, non ha importanza il loro giudizio, tantomeno il loro orecchio. La mano destra si avvicina alla bocca, ancora una volta, andando a portare il bicchiere pieno di thè alle labbra, lì dove un lungo sorso viene tirato, lento, prolungato, denso. Ma gli occhi, quegli oceani di pece, non si staccano dall'interlocutore potenziale. Lo fissa, appunto, insistente ed indiscreto, da oltre il bordo del bicchiere. [Quarta Piazza] Così come la prima volta, Katai lo fissa da quello sgabello, questa volta con maggior cognizione di causa, consapevole di chi sta guardando. Non vi è curiosità nel di lui volto, non vi è voglia di scoperta e di ciò il deturpato s'avvede senza troppi problemi eppure incontrarlo li dopo tutto quello che è successo non è salutare. Le discussioni con la Sabaku risultano nate da quanto avvenuto in quella missione, la goccia che ha fatto traboccare il vaso; egli è un ragazzino, un bambino in confronto a se e seppur abbia già compreso quanto il mondo possa essere crudele, resta tale. Decidere il comportamento da adottare è assai difficile, reagire in maniera più matura tenendo conto della differenza d'età oppure lasciarsi trasportare dall'emozioni, scacciandolo, additandolo come colpevole di ogni cosa ma in questo modo metterebbe inevitabilmente fine ad un'alleanza futura all'interno del clan; necessita di qualcuno la cui presenza interna favorisca per lui, gli serve. Inspira, espira, il petto avanza ed indietreggia continuamente, in maniera regolare, senza troppi intoppi mentre mantiene quella distanza. La gente passa per la piazza, decisamente più movimenta per via della giornata di festa, dello splendere del sole. Non bada a nessuno, non tiene conto dello sguardo dei passanti, anzi, gli interessa veramente poco di quello che pensa la gente attualmente; il cambiamento nato dalla conoscenza con la Sabaku sta continuando ad agire, a progredire trovando sempre una maggiore sicurezza in ogni azione od intento. Tensione palese tra i due, chi per un motivo, chi per un altro; poche le parole spese, quasi nulle, il giusto per avvisare della propria presenza e neanche in fin dei conti <Che vuoi?> sceglie un approccio, alla fine, a metà tra le due soluzioni. Si mantiene distante sia con il corpo che con il tono ma non lo scaccia ne l'allontana preferendo comprendere di cosa necessita e del motivo per cui l'ha chiamato distraendolo dalla sua lettura giornaliera. Sicuramente sa gestire meglio Katai di un libro. [Katana][Portaoggetti: Spada di chakra | Arco di chakra] [Quarta Piazza| Chiosco] Il thè scorre giù per la gola, raggelando la carne. Ma non ha timore di quel freddo, lui lo preferisce così. Il clima, dopotutto, non è quello tipico autunnale, anzi, si riscalda sotto l'occhio infuocato della stella nel cielo. La mano libera, invece, volge a prendere l'ennesimo takoyaki, ma questa volta non per ingerirlo, non per divorarlo, come fatto con gli altri precedentemente, bensì per allungarlo, in direzione altrui, con la mano aperta e la pallina di polipo poggiata proprio su di essa, tra le cinque dita adunche e sottili. < Vuoi ? > Domanda, abbassando il bicchiere di thè, sul fianco, assieme al resto del braccio. < E' senza salse, si sente meglio il polipo.> Dichiara, dall'alto delle sue preferenze culinarie, che non paiono ammettere ulteriori repliche, né contropartite. < Kore mi ha detto che hai dei problemi con me. > Va dritto al punto lui, senza mezze misure, lapidario, improvviso. La mano è ancora tesa, il ponte tra loro è ancora gettato, ma non ha idea di quale fine possa fare quella fragile e precaria alleanza, o potenziale tale. E nella giornata più splendente, le parole del piccolo Uchiha risuonano come tuoni nel cielo terso. < Vuoi parlarmene ? > Incalza, fissandolo diritto in volto, ma senza giudizi, senza opinioni, almeno non in quegli occhi neri, bui e profondi come pozzi senza luce. Domanda, appunto, concede una via d'uscita, ma non pare intenzionato ad accettare un diniego, non totalmente, almeno. Le labbra quindi si stringono, sottili e rosee, in una linea che solca il volto poco al di sopra del mento aguzzo. [Quarta Piazza] Parlare dei problemi che ha con lui appare futile, privo di un reale senso, privo di qualsiasi logica. Trova strano che Kore gli abbia parlato di ciò dopo quanto accaduto ma se l'ha fatto, l'altro potrebbe sapere ben più di quanto professa. La scelta su come agire gli viene sbattuta davanti in modo diretto, il destino ha optato per una decisione da prendere e dev'essere immediata; come se non bastasse il takoyaki gli viene portato avanti, uno dei piatti preferiti della Sabaku. Leggera la morsa allo stomaco che ne consegue, un piccolo dolore collaterale dovuto a tutto quel trambusto emotivo che sta vivendo e sopportando per non mandare in fumo tutto. Abbassa il braccio con in mano il libro accademico in maniera perpendicolare al corpo, lo stesso che lentamente si gira per porsi frontalmente all'altro Uchiha. Inghiotte grumi di saliva, butta giù quel rospo pesante prendendo tempo, cercando un modo per non rispondere male, per non attaccarlo ma forse una soluzione al problema la trova. Mancino arto si solleva allungandosi, dita smosse a prendere il takoyaki dalle di lui mani portandolo nel campo visivo, l'osserva per lunghi istanti senza mangiarlo, distoglie persino le iridi dal ragazzo per mettere in moto tale cosa. Si prende il proprio tempo per decidere, riflettere il giusto evitando ci compiere passi falsi <Il motivo per cui avete litigato lo trovo futile> esordisce in questa maniera non dando la colpa a nessuno e, allo stesso tempo, entrambi <Ma Kore è fatta in un modo e non voglio cambiarla> come ha detto a lei, non desidera vedere un'altra Kore ma quell'attuale, la vera Sabaku <Quello che è successo durante la nostra missione non deve più accadere. Niente risposte, niente ordini, niente atteggiamenti da stronzetto> deglutendo nuovamente <Lei conta più di chiunque altro per me> breve pausa <Essere dello stesso clan non deve farti credere di essere più importante di lei ai miei occhi e se continuerai ad avere quell'atteggiamento, non esiterò a rimetterti al tuo posto> mantiene il takoyaki in mano, non lo mangia ma le iridi si sollevano oltrepassando la pallina per inquadrare la figura del ragazzino, osservarne la reazione in merito alle proprie parole <Lasciala stare e lei farà lo stesso. Provocala e avrai contro anche me> sentenziando il prossimo futuro, uno possibile almeno. [Katana][Portaoggetti: Spada di chakra | Arco di chakra] [Quarta Piazza| Chiosco] E' solo quando la pallina di polpo fritto viene raccolta dall'altro che riesce ad abbassare l'arto, ora libero, portandolo di fianco, ma poggiando la mano sulla coscia omolaterale, così da sorreggerne il peso e bilanciarlo, sulla cima di quello sgabello. Lo osserva mentre questi rigira il takoyaki tra le dita, senza inghiottirlo, senza divorarlo, proprio come ha fatto lui sino a poco fa. La pallina, tra l'altro, era proprio l'ultima, la più significativa, per certi versi o la più insignificante ; dipende dai punti di vista. Lo osserva senza battere ciglio, lasciando che le iridi dilaghino sul volto deturpato, arso dalle cicatrici. < ... > Non proferisce parola, non una che sia una. Le labbra rimangono giunte, unite tra loro, sigillate come cancelli di un inferno sepolto. Lo ascolta, per intero, senza interromperlo. Lascia che termini il suo monologo, prima di rispondere a sua volta. Eppure si concede del tempo, proprio come l'altro , andando a portare il bicchiere con il thè alle labbra, ancora una volta e così, ancora una vola, tira un lungo sorso , prolungato e continuo, inspirando solamente dalle narici per alcuni istanti. Al termine della bevuta inspira, profondamente, gonfiando il petto e sollevando le spalle. < Siamo d'accordo. > Replica solamente, in principio. <..sul fatto che il motivo per cui mi ha aggredito sia futile.> Conclude quella frase, abbassando il bicchiere pieno di thè. < Ma ho compreso le sue ragioni e le ho accettate.> Rivela, così come fatto in precedenza. < Non avevo motivo di continuare alcuna faida, se non fosse stato per il suo atteggiamento.> Continua, a sua volta, portando avanti la propria causa. < Non m'interessa mettermi contro di lei, né contro di te. > Dichiara, sicuro, deciso, ma con voce calma. < Ma non esiterò a farlo, se necessario.> Una pausa, voluta, cercata, lunga. < Come ti ho già detto..> prosegue < non dipende solo da me. > Termina, lasciando che sia la Piazza a riempire il silenzio che viene a crearsi. [Quarta Piazza] Quella specie di confessione sull'aggressione viene percepita non donando ad essa chissà quale importanza, non riconduce a nient'altro se non quanto accaduto durante la missione, il blocco verso le di lui gambe <C'ero anche io> la destrorsa si stringe intorno al libro, ha visto la scena per intero seppur impegnato a tirare fuori i lavoratori da quel buco all'interno del monte dei volti di pietra <Ancora la colpa a lei?> ma quella frase l'interpreta così, come un'accusa lasciando passare se stesso come l'innocente del momento, preso di mira da una qualche specie di bullo. La salivazione viene cessare definitivamente <Tu non conosci minimamente Kore, non hai idea di chi sia. Se ce l'avessi, staresti zitto> sa bene cosa dire e cosa non dire con la ragazza, sa bene come comportarsi. Un aspetto del loro carattere è molto simile, può comprenderla, forse meglio di chiunque altro tra le di lei conoscenze <Lei ti vede come un traditore e non smetterà mai di considerarti tale fin quando tu non farai nulla per farle cambiare idea. Il tuo modo di fare, i tuoi comportamenti non fanno altro che confermare ciò> quanto meno agli occhi della neo chunin. L'allenamento svolto da loro ha ottenuto un risultato totalmente inaspettato, persino per il deturpato <Dal mio punto di vista non ti avrei additato come traditore, bensì avrei fatto in modo che durante un mio allenamento non sviassi dalla strada che ho tracciato> cosa voglia dire lo sa solo lui non andando a dilungarsi in spiegazioni di alcun tipo. Mantiene una specie di alone di mistero nelle proprie parole ma ben sa che come sensei sarebbe diverso da Kore, probabilmente anche più severo, fastidioso, odioso <Contro di lei ti sei già messo> specifica fin da subito <Contro di me, dipende solo ed esclusivamente da te> difende Kore ma tolto quello non ha nulla contro Katai, non ha motivo ne interesse a far lui del male o ad attaccarlo <Se vuoi mantenere questo rapporto, rammentalo. Trova un modo per convivere con Kore e tutto andrà bene, questa è la mia condizione> intransigente a sua volta ma ciò non significa essere stupidi. Avrebbe tenuto d'occhio anche la Sabaku in questo processo, non di riappacificazione bensì di forzata esistenza e, quando serve, convivenza. [Katana][Portaoggetti: Spada di chakra | Arco di chakra] [Quarta Piazza| Chiosco] La bevanda sta per finire, lo avverte nell'esiguo peso che percepisce tra le dita, all'ennesimo movimento del bicchiere verso le labbra. Lo sguardo, però, non cala verso il basso ad osservare il liquido verdastro che giace nel recipiente del locale, ma rimane fisso su Akainu e le sue reazioni. Lo studia, attentamente, cercando di comprendere cosa lo abbia portato sino a quel punto, cercando di comprendere , solo attraverso un'occhiata, quale siano i segreti e i tumulti che nasconde dietro le iridi verdeggianti. < ... > Non un fiato, ancora, non una parola fuori posto. Permette all'altro di rispondere alle proprie parole e glielo permette in religioso silenzio. Quella che deve essere una semplice risposta diviene un monologo, esplicato di fronte a quella piccola ombra, di nero vestita, assisa sulla cima dello sgabello che ha scelto per pranzare. < No, quando ha deciso che l'avevo tradita, tu non c'eri. > Replica, adducendo al loro scontro tutta la colpa di quel gran polverone, nel quale si è ritrovato in mezzo, senza alcuna intenzione di esserci. Lui, che non ha minimamente interesse nelle faccende di quei due. < Sai solo com'è andata. > Continua, prendendosi il tempo per rispondere. < Tutto questo per un kunai.> SI sofferma. < Ha deciso lei di essere la mia sensei, come ha deciso lei di non esserlo più.> Conclude, andando a poggiare il bicchiere sul tavolo, liberando la mano. < Io non ho nulla contro di lei, ma non intendo lasciarmi mangiare dalla sua sabbia. > Ermetico e metaforico, dimostrando una padronanza mentale che i suoi coetanei non possiedono, non tutti almeno. < Così sia, allora. > Accettando quell'implicito compromesso che l'altro gli porge, ma ponendo l'accento sulle proprie condizioni. < C'è un'altra questione..> Annuncia, inspirando.< Conosci per caso un certo ...> una pausa, voluta, per lasciar spazio al resto. < Matono Uchiha ? > [Quarta Piazza] I pezzi iniziano nuovamente ad allinearsi, uno per volta per completare quel puzzle mentre si fissano, si osservano cercando di comprendere dalle mere reazioni cosa l'altro stia pensando. Le proprie parole emergono ed in risposta si ritrova ad essere sorpreso; stranito scruta l'altro, dunque l'ha attaccato nuovamente? Quando? Come? Tutti quesiti che sta per formulare dischiudendo le labbra ma la risposta sopraggiunge quasi con immediatezza ritornando al momento del Kunai <Mi è difficile sapere ogni minimo particolare preciso se durante l'allenamento non c'ero> ovviamente, può solo ascoltare e comprendere ma nulla di più. Iridi a ricercare quelle nere dell'altro mentre il takoyaki viene abbassato, ancora trattenuto tra le dita lasciandolo freddare qualche altro istante; mangiarli troppo caldi porta via il gusto da essi, li rende insensati e privi di quel piacere che sono in grado di trasmettere <Siamo dotati del potere di rifiutarci se qualcosa non la vogliamo avere o fare> avrebbe potuto evitare di sottomettersi all'altra divenendone il discepolo invece di accettare. Kore è più grande ma l'essere parigrado significa non avere molto da insegnare; attualmente, però, le cose risultano diverse. La superiorità della ragazza si fa sentire dal di lei grado, così come l'esperienza da lei fatta <Non ho mai detto di farti ammazzare> ovvio che ad un attacco si replica con una difesa, non lo specifica ritenendo tale concetto basilare ed essenziale per la sopravvivenza di qualcuno, specialmente di un ninja. Sospira quando quel patto viene fatto e solo allora rialza la mancina portando il takoyaki alle labbra, racchiude la cibaria tra esse iniziando a mangiarlo, masticarlo. Gesto ideologico quanto simbolico per il patto appena fatto; lo gusta assaporandone l'essenza, tutto ciò che esso contiene dentro di se prima di venire distratto da un nome. Assottiglia lo sguardo, si fa pensieroso ricercando nella propria mente qualcosa che riconduca quel nominativo ma nulla <No> nasce la curiosità nel deturpato, impossibile trattenerla <Chi è?> facendo un singolo passo per accorciare quella distanza. [Katana][Portaoggetti: Spada di chakra | Arco di chakra] [Quarta Piazza| Chiosco] Finita la propria bevanda, infine, decide che è terminato anche il tempo di sedere su quello sgabello. Salta giù, di fatto, in un movimento fluido e preciso: le gambe oscillano una volta solamente, indietro ed avanti ed è proprio in avanti che si getta il peso, mentre le braccia si allargano appena, per garantire un equilibrio più stabile, in un movimento che, per natura, lo porta in una condizione di instabilità momentanea. Il tonfo a terra è leggero e silenzioso, dal momento che l'altezza non era neanche così elevata. Si volta, quindi, per andare a poggiare il bicchiere sul bancone e recuperare il libricino che ancora giaceva su di esso. Per un attimo dona le spalle ad Akainu e per un attimo si chiede se è davvero il caso di farlo: alleato o nemico ? E' un destino difficile a dirsi, almeno per ora. Il libro che viene chiuso e riposto nella sacca portaoggetti recita un titolo inconfondibile 'La via del NInja - Trova il tuo Bushido' . < Lascia stare.> Non si spiega ulteriormente, taglia corto, piuttosto. Non ha intenzione di proseguire oltre quell'inutile faida quanto futile discorso. Che siano dettagli rilevanti o meno per chiarificare la posizione di entrambi, vengono taciuti, ora, in favore di tutt'altro argomento. Per lui è un discorso chiuso. < Non ne ho idea. > Commenta, sincero, tornando poi a voltarsi verso di lui. < E il nome Sango Ishiba ? > Questiona, ignorando tutti i presenti, concentrandosi solamente sull'interlocutore. < Ti dice qualcosa ? > Incalza, volendo chiarire a se stesso l'incontro avvenuto solamente la sera precedente. [Quarta Piazza] Il discorso viene definitivamente chiuso, portato a compimento, almeno per adesso. Non ha intenzione di attaccarlo o fargli qualcosa, si limita nel restare nella propria posizione mentre l'altro gli dona le spalle per prendere il libro, scendere dallo sgabello e sistemarsi. Inspira lentamente aria dall'esterno per poi espirare attendendo il di lui fare, attendendo una risposta a quel quesito. Cosa ne ottiene? Il nulla più assoluto. Neanche lui sa chi sia questo Matono Uchiha e dalle proprie memoria non ricorda sia qualcuno di rilevante nella storia dell'intero clan; forse qualcuno di poco conto, forse un clannato del vecchio periodo tornato alla ribalta oppure un nome come un altro gettato tra la marea di conoscenze di qualcun altro. Strofina tra loro le labbra, innalza il destro sopracciglio quando un nuovo nome viene portato sul piatto, stavolta femminile recando il nome degli Ishiba. Ovviamente non lo conosce, sia mai si informi su qualcosa che vada oltre la propria dimora; talmente ignorante per quanto riguarda il mondo esterno ed i clan che lo compongono da non essere in grado di riconoscere nemmeno i più famosi o beceri tra loro. Nuovamente si ritrova a riflettere, il nome Sango qualcosa gli suggerisce, non completamente nuovo all'udito ma dove? Dove ha già udito simile nominativo? La mente fa brutti scherzi, non ricorda esattamente a chi o cosa ricondurlo <Sango...non mi è nuovo ma non ricordo> ammette in quel moto di sincerità cercando di sforzarsi. Forse solo un lapsus momentaneo, magari ha scambiato quel nome per un altro e si sta facendo delle pippe mentali praticamente sul nulla cosmico <Chi è? Perchè mi chiedi di questi nomi? Cos'hanno a che fare con noi?> ovviamente s'intende al loro essere Uchiha. L'alleanza che intercorre tra i due è puramente verso il clan, un obiettivo rivolto esclusivamente ad esso. [Katana][Portaoggetti: Spada di chakra | Arco di chakra] [Quarta Piazza| Chiosco] Si ricompone, quindi, andando a sbattere i palmi contro le vesti, così da sistemarne le pieghe, che si sono create nella stoffa, durante la prolungata posizione assunta. Eccolo quindi rialzare la testa ed il mento, cercando di colmare il divario d'altezze, che li separa. Inspira, a fondo, andando a gonfiare la cassa toracica e sollevare le spalle, ora leggermente anteposte, come ali d'un nero rapace. < K'so.> Sibila, a denti stretti, quando ode la risposta negativa dell'altro. Stringe le labbra, quindi, deformando il volto in una smorfia contrariata. < Ho conosciuto questa donna, con capelli rossi accesi e una katana al fianco. > Inizia il suo discorso, tenendo ora il mento basso, così gli occhi, ma l'attenzione è rivolta interamente al parigrado. < Mi ha raccontato della vecchia Otogakure. > Continua, dando parziale risposta alle domande che gli vengono poste. < Mi ha detto di essere stata una Jonin del Suono e aver combattuto la Grande Guerra. > Cenni storici a cui bisognerebbe star dietro per poterli comprendere a fondo. < Ed ha conosciuto Kioshi Uchiha. > Il loro antenato, scolpito nella statua che svetta al centro della Quarta Piazza del Quartiere del Suono. < Ha detto di conoscere alcuni segreti dei nostri occhi. > Questo l'argomento principale, la portata più pericolosa. < Di aver visto Kioshi Uchiha in azione. > E , quindi, presumibilmente, il suo potere, all'opera. < Voglio capire se è stata solamente una pazza con tanta immaginazione..> Commenta. < ..o ha detto la verità. > Solleva di nuovo lo sguardo su di lui. < In quest'ultimo caso, voglio trovarla. Assicurarmi che non parli a sproposito e non parli di noi a nessuno.> Come ? In che modo ? Difficile dirlo, ma sembra convinto. Detto ciò, rimarrebbe lì per il tempo necessario e sufficiente ad ottenere una risposta, prima di sollevare un mano in segno di saluto, dirigendosi altrove ( E ND) [Quarta Piazza] Ne ascolta la spiegazione riguardante quella donna, incredibilmente le informazioni professato attirano profondamente l'attenzione del deturpato, a cominciare dalla presenza della katana. A sentire Shizuka l'unica che ha visto con delle armi è Furaya eppure, adesso, ne spunta fuori un'altra; il destino sta cercando di dirgli qualcosa? Di indirizzarlo verso il proprio fato in un altro modo? Non lo sa ancora ma tace per adesso limitandosi ad ascoltare. Ella sa della vecchia Oto, del suo essere stata una Jonin del suono e di aver combattuto nella guerra; informazioni preziose quelle giunte all'udite ma ancor di più apprendere il suo aver conosciuto Kioshi Uchiha, l'ultimo Kage Uchiha del villaggio prima della disfatta. Deve incontrarla, deve apprendere tali informazioni sul vecchio mondo se vuole che il proprio clan ritorni al potere come un tempo ma la notizia sconcertante è il suo sapere dello Sharingan, sapere dei segreti, questo risulta inconcepibile ma l'aver conosciuto Kioshi lo rende plausibile a conti fatti. Inghiotte la saliva, si, è il destino a parlargli, esso lo sta portando sulla strada del clan, esso sta agendo per permettergli di ottenere tutto ciò che desidera <Non fare nulla> fermando l'intento del ragazzo <Per adesso non fare nulla> si, deve mettere in moto il proprio fato, deve agire e farsi strada in quel mondo. Umetta le labbra <Devo incontrarla, mi serve sapere una cosa prima di fare qualunque mossa che possa comprometterci> non si dilunga ne spiega il proprio piano o rende perfettamente chiare le intenzioni. Vede una piccola luce in fondo ad un tunnel, una luce per poter andare avanti <**********> breve pausa <E' il mio numero, mandami un messaggio. Ti contatterò non appena l'avrò incontrata e ti aggiornerò, forse possiamo essere ad un punto di svolta se non è una pazza> detto ciò andrebbe a dargli le spalle, a sua volta solleva la mano con un cenno di saluto prima di lasciarlo andare via. Qualcosa si sta muovendo. [END]