Due anime nel bosco

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21:45 Katai:
  [Esterno > Interno] Le stelle si nascondono dietro pesanti cumulonembi. Kagegakure si raffredda, oramai orfana dell'astro infuocato, che ha lasciato le sue volte già da qualche ora. La temperatura diviene più accettabile, mite, caratteristica di quel periodo di fine estate. Le ombre avanzano ovunque: sotto i profili degli alberi, tra le fronde più rigogliose, dietro i cespugli più alti, oltre i coni di luce dei lampioni che illuminano il selciato. Una figura esile, ma slanciata e longilinea, si districa per i sentieri del Bosco, tra il rumore del vento che soffia nelle chiome e culla le foglie, così come i ciuffi corvini di quel giovane Uchiha. E' una chioma ispida, ribelle, quantomai indomita, quella che prosegue la sua avanzata lungo la strada che s'incunea, dritta, nel centro del giardino, contornandosi di un paesaggio floreale, perlopiù dimentico della folla che lo accalca nelle ore diurne, soprattutto nelle belle giornate. La Torre del Governo capeggia su tutto e tutti, svettando , alta, nella sua imponente mole ; impossibile da non notare. Lui, però, non ha occhi per l'architettura, almeno non quanto per l'ambiente che lo circonda. Non è alla ricerca di nessuno e non si preoccupa di essere da solo su quei sentieri di cemento, che conducono al laghetto nel cuore del Bosco. Veste abiti umili e privi di fronzoli o decori, non c'è alcun simbolo che possa ricondurlo a questo o a quel gruppo famigliare organizzato, figuriamoci ad un clan. Una maglia scura, dalle maniche lunghe ed il collo alto e circolare, che sormonta un paio di pantaloncini corti, lunghi sin alle ginocchia, mentre ai piedi un paio di calzari ninja stringono per intero l'arto, lasciando libero solamente il tallone e le dita. Dietro la cintola, all'altezza della natica destra, è allacciata una sacca portaoggetti, dentro la quale risiede tutto il suo scarno armamentario: due kunai, un tonico curativo e uno per recupero del chakra.

21:59 Shizuka:
  [Bosco - Panchina] Di ritorno dal turno in ospedale a Kusa ha deciso di fare una passeggiata. E' diventato estremamente stancante passare il tempo la dentro da quando i suoi occhi sono diventati verdi. Di continuo si ritrova a vedere anime associate ai vivi, gente che cerca di indirizzare alla radura con il laghetto nel bosco dei ciliegi, però è pesante vedere tutta quella tristezza ogni giorno. Chissà se poi sarà così per sempre o solamente dopo essere passata a miglior vita. Durante quel percorso verso Konoha ha deciso di fermarsi un attimo su di una panchina del parco, intenta a rimirare la sua farfalla di sangue Doku che si è portata a lavoro. Indossa una maglioncino leggero a collo alto, dalle maniche lunghe e di un colore verdone, dei pantaloni neri, aderenti sotto i quali si trovano un paio di anfibi neri, che giungono al polpaccio. Lo zainetto nero contenente portafogli, cellulare, oggetti da disegno e chiavi di casa è poggiato accanto a lei. I capelli rossi ormai le giungono ben oltre le spalle, forse arrivano sotto la scapola, mentre sono raccolti parziamente da due piccole treccine, una per lato, che poggiano delicatamente sul manto scarlato. In questo modo i vari orecchini sui lobi sono celati, così come i piercing, l'unica cosa evidente è la collana con il pendente a farfalla dalle ali blu brillanti e quei fiocchetti in fondo alle trecce, che si allungano oltre al crine con le loro code. Gli occhi sono leggermente truccati, un filo di eyeliner e un poco di mascara, rendendoli molto più vivi. Sulle mani porta un paio di guantini di pelle, ciò le consente di giocherellare a proprio piacimento con quell'animaletto senza che ne soffra gli effetti collaterali. Sembra particolarmente pensierosa e di malumore, il messaggio di Mattyse della sera prima la indisposta non poco, forse anche per quel motivo non si avvede della figura di Katai non troppo distante. [Chakra ON]

22:06 Katai:
  [Esterno > Interno] Il passo è cadenzato, lento, soprattutto ora che ha superato i cancelli d'ingresso del Bosco Centrale. L'illuminazione si dirada, la penombra avvolge ogni cosa, smussando gli angoli, confondendo le forme, ovattando i suoni. < ... > Si sofferma, proprio in prossimità di un albero, uno qualunque, che non ha alcunché di particolare da poter attirare l'attenzione di qualcuno. La mano destra si solleva, andando a poggiare il palmo sulla ruvida corteccia, lasciando scorrere l'arto lungo la stessa, quasi ne saggiasse la consistenza, neanche fosse stato privato della vista di recente. Non un fiato, non un cenno vocale, ma solo la mera gestualità che parla più di quanto la lingua potrebbe mai fare.Lo sguardo risale il tronco della pianta, perdendosi verso l'alto, tra i rami nodosi, nella chioma fitta e buia, illuminata solo parzialmente dalle luci dei lampioni. Non batte ciglio, ma semplicemente si limita ad ascoltare, in silenzio, il soffio del vento che scorre tra le foglie, strisciando come una serpe sinuosa e sfuggente, producendo il medesimo rumore - o quasi.Non gli importa degli sguardi che potrebbe attirare, tantomeno delle opinioni altrui. Non riesce ad avvedersi della figura di Shizuka, non ancora almeno, troppo preso da quel contatto sensoriale, da quell'esplorazione tattile. che abbia deciso di isolarsi dal frastuono della vita di Kagegakure è un dato di fatto, altrimenti non si troverebbe lì. E' solo infine, dopo aver chinato lo sguardo, che per caso finisce con l'incontrare una sagoma a malapena confondibile, seduta proprio su di una panchina poco distante. < Shizuka-san.> Esordisce, verso di lei, dalla distanza, assumendosi il rischio del dubbio. Che sia davvero lei ? E' probabile, in caso contrario proseguirà oltre. [Equip:kunai x2|Tonico pf x1|Tonico chakra x1]

22:15 Shizuka:
  [Bosco - Panchina] Kimi si poggia sul dito indice della mano sinistra della Kokketsu mentre la ragazzina con la destra cerca quasi di accarezzarne il corpicino, tentativo che sta facendo solo ora, troppo timorosa per avvicinarsi ad essa durante quei mesi. Timore sia di ferire che di essere feriti, ma la sensazione che anche quell'animaletto se ne andrà presto, l'ha spinta a osare un poco in più. Quando però la voce dell'Uchiha rompe il silenzio, quel lepidottero prende il volo, allontanandosi dalla figura della rossa e iniziando a svolazzare attorno alla panchina, poggiandosi infine sullo zainetto. Gli occhi verdi si alzano a quel nome, dirigendosi verso la figura che l'ha pronunciato e riconoscendo il quattordicenne. Lo osserva, per poi muoversi al di lui fianco, controllerebbe a destra e sinistra, come se volese assicurarsi che non ci sia nessuno oltre il moro, cosa che potrebbe farla sembrare pazza da legare. << Hey Katai! >> Alzerebbe il braccio destro, in un saluto cordiale, il sorriso comparso subito dopo quel momento di smarrimento. << Che ci fai qui in giro? >> Una domanda banale, stupida, spontanea. Lei persa nel proprio mondo non si è per nulla resa conto dello smarrimento dell'altro, sono due anime in subbugio per motivi diversi. I pensieri non concedono tregua a questi ragazzini di Kagegakure. Quello sguardo cordiale si farebbe un poco più serio d'improvviso, lo zainetto verrebbe spostato sul lato esterno della panchina, mentre con la mano sinistra andrebbe a battere un paio di volte sulle assi di legno accanto a se, come a suggerire allo Shan di sedersi. << Come stai? >> Altra domanda stupida, ma in fondo in qualche modo si sente in dovere di assicurarsi che stia bene, lo ha promesso a suo nonno. [Chakra ON]

22:26 Katai:
  [Interno] La conferma dell'identità altrui giunge solamente dopo qualche attimo, quando la voce confuta l'ipotesi visiva iniziale. La mano si allontana dall'albero quindi, chiudendo le cinque dita in un piccolo pugno che si alza nell'aria nera, rischiarata solamente da qualche lampione qua e là. Il suo è un segno di saluto, che , data la distanza, si solleva in alto, sopra la testa, per mostrarsi alla diretta interessata. < ... > Non le risponde subito, non come ci si aspetterebbe, almeno. Avanza a passi precisi e cadenzati verso la panchina sulla quale è seduta la Kokketsu, finendo per raggiungerla dopo pochi metri, quelli necessari e sufficienti a studiare quella figura solitaria, proprio come lui. < Ero stanco del trambusto. > Rivela sincero, dopo alcuni attimi, dopo essersi finalmente fermato in sua prossimità. < Così sono venuto a fare una passeggiata. > Aggira la panchina, ponendosi di fronte all'interlocutore. < C'è silenzio qui. > Afferma, spontaneamente quando lo sguardo spazia un istante tutt'attorno, neanche stesse a sincerarsi di eventuali presenze, proprio come fatto dall'altra in precedenza. < ...> L'ennesimo istante di silenzio dinanzi alla sua ennesima domanda. Finisce per sedersi, proprio quando invitato. Il tintinnio metallico dei kunai nella sacca portaoggetti è l'unico suono a scandire il suo movimento. Non le rivolge lo sguardo quando finalmente prende parola. < Meglio di quanto pensassi. > Il che fa presupporre due scenari: o sta mentendo o il lutto non è stato elaborato come ci si aspetterebbe. < E tu ? > Domanda, deviando l'attenzione del discorso su di lei. In fondo sono sempre stati paziente e dottore e non ha mai avuto modo di ribaltare la situazione.

22:42 Shizuka:
  [Bosco - Panchina] Il saluto viene ricambiato in maniera un poco più rude rispetto alla nanerottola. Si incammina verso di lei, rispondendo alle domande con sincerità totale. Un sorriso comprensivo le si stampa sul viso, in fondo ci sono altri motivi di trambusto nella vita della dottoressa, probabilmente non così traumatizzanti come l'altro, lei non ha perso un vero parente, non sa nemmeno se quel vecchio si sia salvato. << I boschi di Kagegakure di notte sono particolarmente pacifici. A meno che non ci sia una qualche festività o ricorrenza. Io li sfutto molto per pensare, disegnare e allenarmi. >> Parla sempre troppo, la lingue non le è stata tagliata dalla stanchezza. Ha appena rotto quel silenzio che l'Uchiha stava ricercando. Anche lui si guarda attorno, come a sincerarsi della loro solitudine, ovviamente non come l'altra che cercava anime di defunti. Si siede come indicato dall'altra, così che per la prima volta si ritrovino da soli in una dimensione nuova, non quella di paziente e dottore, non quella degli amici che escono in gruppo, ma quella di due ragazzini di età non così distanti con i loro problemi. << Sai Katai. Sei la prima persona che non vedo piangere disperatamente per la morte di qualcuno che amava. >> Questo non sa nemmeno lei cosa significhi, il tono è pacato, come se volesse sottolineare un dato di fatto. << Eri così arrabbiato con lui? >> Si parla ovviamente del nonno, che gli ha fatto si un torto ma che lo ha cresciuto e amato. Un profondo sospiro verrebbe poi lasciato scappare dalle labbra, gli occhi verdi socchiusi qualche istante: << Io sono stanca, è da qualche giorno che il lavoro è più pesante, e poi un mio amico ha messo in dubbio la nostra amicizia. >> Lo sguardo verde si poserebbe sulla farfalla di sangue che placidamente sta su quello zainetto per poi tornare dritto innanzi a se, come se quelle confessioni fra i due siano più uno sfogo momentaneo consentito dal non contatto visivo. [Chakra ON]

22:55 Katai:
  [Interno| Panchina] Finisce con l'appoggiare i gomiti sulle ginocchia, sporgendo il busto in avanti, lasciando penzolare le mani, che si giungono tra loro, intrecciando tutte e dieci le dita, in un dedalo di carne, sangue ed ossa. < Sì. > Commenta, brevemente, andando a rimarcare il concetto espresso da Shizuka. < Non amo il chiasso di Kagegakure. > Rivela, quasi stesse avvalorando gli scopi. enunciati dal medico. Inspira, gonfiando il petto, sollevando le spalle, schiacciando il corpo contro quella maglia scura, i cui bordi si tirano appena. < ... > Il refluo d'aria che scorre dalle narici e si tuffa nel vuoto, portando con sé anidride carbonica, dubbi e paure, è l'unico suono in risposta alla prima affermazione di Shizuka.< Ti sbagli. > Commenta poi, dopo qualche attimo. < Non lo amavo.> Lapidario, diretto, terribilmente sincero. < Mi ha ingannato. Mi ha tradito. > Si spiega, ma non poi così troppo. Laconico nel suo dire, estremamente ermetico. Le parole che contengono una piccola parte della rabbia provata nei confronti del nonno, ma il tono è grigio, privo di inflessioni di sorta. < Capisci cosa ha fatto ?! > Si volta ora verso di lei, torcendo il collo di scatto, trascinando la chioma corvina in un dondolio improvviso. < Nh ? > Si sofferma, però, schiudendo leggermente le labbra, notando, per la prima volta la farfalla che aleggia tra di loro. < E per quale motivo ? > Domanda lui, innocente nella sua curiosità, a tratti indiscreto, senza dubbio, ma non sembra curarsene , ammesso che ne abbia consapevolezzza. [Equip: kunai x2|Tonico chakra x1|Tonico pf x1]

23:09 Shizuka:
  [Bosco - Panchina] Quello scambio di parole e pensieri sembra farlo infervorare molto. Dapprima serio, apatico quasi e lapidario poi i toni si accendono venendo accolti da un sorriso molto più pacato di quanto ci si potrebbe aspettare da qualcuno che viene investito dalla rabbia altrui. << Ha modificato la tua vita forzatamente. Senza chiederti il permesso. E secondo me è una scelta pessima per proteggere qualcuno. >> Lei non è decisamente contro il pensiero del quattordicenne, non pensa che sia stato corretto precludergli la scelta ma sicuramente non può non comprendere in parte il punto di vista dell'anziano. << Si fanno parecchie cose stupide quando si vuole bene a qualcuno. Come arrabbiarsi tanto da non capire quanto si voglia bene a qualcuno. >> Non è una frecciatina, è un tronco intero lanciato contro il moro. Probabilmente capace di farlo alterare ancora di più ma in fondo lei è molto abituata agli scatti d'ira che solitamente venivano riversati verso il padre, in grado di prendere qualsiasi violenza arrivasse dalla sua bambina. Poi le viene rivolta quell domanda, che non sa bene a cosa riferire, se al lavoro o se all'amicizia. Gli occhi verdi fronteggiano i neri, che la riportano inevitabilmente a un passato quasi remoto ormai. << Il lavoro è più pesante perchè ci sono molte più persone di cui occuparsi. >> Non specifica oltre, ma in fondo è una pura verità quella esposta, omettendo che alcune siano morte. << Se intendevi per l'amicizia penso che lui fosse particolarmente nervoso. E ha messo in dubbio il fatto che non lo venderei mai a qualcuno. >> Insomma ci sono delle priorità nella vita di Shizuka ma non ha mai venduto un amico a qualcuno, forse ha venduto nemici, ma mai persone con le quali ha instaurato un rapporto di intesa. [Chakra ON]

23:20 Katai:
  [Panchina] Continua a fissarla, imperterrito e insistente. Gli occhi neri, bui come le notti derubate delle loro stelle, che si piantano sul volto altrui, cercando di strapparne pensieri e parole ancor prima che possano essere esplicitati. Il sorriso altrui, però, assieme a quelle parole comprensive e accondiscendenti, non fanno altro che gettare acqua sul fuoco.D'altronde, si sa, un Uchiha ama profondamente, ma quando quell'amore diviene odio, la marea muta, come un male atavico e antico quanto il Mondo stesso, capace di deviare la mente e il cuore. < Mi ha privato della mia identità. > Continua, ma in tono più basso, più calmo, specchiandosi nelle orbite altrui, dove il verde dei suoi occhi riluce contro la notte. < ?! > Se riesca ad accorgersi di quel mutamento fenotipico, non lo da a vedere, tantomeno lo prende in considerazione, almeno non a parole. < Nh ?! > Colpito dal susseguirsi del discorso, rimane interdetto, a metà tra la consapevolezza di quelle parole e la reazione che ne consegue. < Ti sbagli Shizuka. > E si dimentica l'appellativo di rispetto e buona educazione, questa volta. < Non è il mio caso. > Taglia corto, semplicemente, andando a voltare nuovamente il viso verso un'altra direzione, non incontrando quello altrui, ma l'attenzione, invece, rimane sul loro discorso. Lui, in silenzio, ascolta, ribollendo come un pentolone alchemico dove gli ingredienti gettati all'interno prendono tutti lo stesso colore: quello dei suoi occhi. < ..vendere un amico eh ? > Ripete, quasi retorico, poiché non attende una reale risposta, a tal punto che prosegue. < Non giustifico le azioni delle persone sulla base del loro stato emotivo. > Radicale, estremo, un lato del carattere del giovane Uchiha che non è emerso mai con nessuno fino ad ora.

23:35 Shizuka:
  [Bosco - Panchina] La rabbia è il sentimento principale che alberga in quella tenebra. Quel colore che le ricorda immensamente quelli dell'amico di infanzia, tuttavia trova emozioni che negli occhi di Yasuhiko non ha mai incrociato. << Beh sei libero di riprendertela ora no? >> Ha tutto il tempo del mondo per scoprire chi sia e chi voglia essere, però ha ovviamente tutto il diritto di essere insoddisfatto di aver perso quattordici anni. Eppure sembra molto convinto di quanto afferma, così che lei possa usare l'innocenza come scappatoia: << Io non ho mai detto che sia il tuo caso. >> Insomma ha la coda di paglia no? Però saranno congetture che non verranno trattate oltre, ci rifletterà da solo ora, ha tutto il tempo del mondo. << Chi vuoi essere ora? >> Le gambe verrebbero rannicchiate al petto, con quegli anfibi poggiati sul bordo inferiore della panchina mentre con sguardo innocente rivolgerebbe a un bambino l'ennesima domanda scomoda e dalla risposta difficile. << Io quando sono veramente arrabbiata, tanto da non riuscire a non esplodere vado da mio padre e riverso su di lui tutta la mia forza. Tanto non posso fargli male davvero. Non sono abbastanza forte. >> Non è un suggerimento, forse è un modo per dirgli che anche lei si arrabbia parecchio, tanto da non riuscire a contenersi, tanto da urlare e ferire qualcuno di innocente. Lui non la guarda più ma sputa una frase davvero seriosa, estrema per certi versi, molto distante dal Katai dolce e un po' perso che aveva conosciuto giorni indietro. << Allora sarà difficile essere buoni amici. Io sono molto emotiva. >> La butta lì come una seconda opzione, prendere in considerazione il grigio e non solo il nero o il bianco. << Ad esempio mi vergogno un sacco per i complimenti, quindi boffonchio perchè non so come rispondere. Poi mi arrabbio e metto il broncio un sacco di volte. Anche per cose stupide. E tendenzialmente cambio umore repentinamente. >> Continua a fissarlo con quegli occhioni verdi, quasi felice che lui non le abbia domandato nulla a riguardo. << Non sono proprio il tuo tipo eh? >> Il tono di voce è ironico, infantile, non c'è un minimo di malizia in esso, anche se ad un orecchio esterno il tutto potrebbe essere male interpretato. [Chakra ON]

23:50 Katai:
  [Panchina] < Sì, sono libero. > Ripete, rivolto alla notte, forse a se stesso più che all'altra. Il tono è basso, ai limiti del sussurro, ma la vicinanza è tale che lei potrà chiaramente udirlo. Le mani ora si districano, in favore di una presa salda sulle ginocchia, ma solo dopo aver reclinato la schiena all'indietro, appoggiando la colonna dorsale contro la panchina, lasciando che il peso sprofondi sulla stessa. Le gambe, però, rimangono dove sono, tranne per la destra, che si piega, andando a poggiare il tallone sulla stessa seduta delle natiche, flettendo il ginocchio sino ai suoi massimi gradi possibili, in una posizione più comoda, ma più raccolta, più arroccata. Ognuno dei due, a modo suo, cerca di ritirarsi entro i confini sicuri e protetti della propria sfera corporale. < ,,, > Non replica dinanzi alla giustificazione altrui, anzi, lascia che questa cada in un silenzio vuoto, che ricerca volutamente. E' solo dopo alcuni attimi che finisce per parlare di nuovo, ma non prima che gli occhi si siano socchiusi, il mento chinato di qualche grado verso il basso e i ciuffi ciondolanti dinanzi alla fronte, in un paio di ciocche, però, anche ai lati del viso. < Devo ancora capirlo. > Replica così alla sua domanda, salvo poi interrompersi per far spazio alle parole altrui. < Stai dicendo che litighi con tuo padre o..? > Si sofferma, volutamente, lasciando intendere l'atto più pragmatico e fisico del caso. <..o davvero lottate ? > fino ad esplicitarlo, appunto. E' un lungo respiro quello che trae, a seguito della sua ulteriore rivelazione circa il carattere che reca con sè . < Credo che ognuno debba prendersi la responsabilità delle proprie azioni. > Una saggezza maturata di recente, forse proprio per colpa di quel tradimento subito. < Sempre. > Precisa, infine, quasi a voler chiarire la sua posizione. L'espressione, però, viene mitigata da quell'ironica domanda finale, che anima un timido sorriso, appena accennato, sul confine delle labbra, da un lato solamente. < Non ci penso a simili cose > Unshippable Katai.

00:16 Shizuka:
  [Bosco - Panchina] Sembra convinto ora di poter intraprendere un percorso di libertà, un qualcosa che potrà scegliere da solo e ne sembra felice. Anche se il tono non sembra seguire quel pensiero è sempre comunque molto pensieroso e riflessivo. Le scuse della rossa vengono accolte con il silenzio, che consente alla fanciulla di fare la domanda successiva. Quel silenzio ricercato da entrambi viene mantenuto ancora per qualche istante, fino alla risposta più sincera possibile. Non ne ha la minima idea! << Beh penso che sia la cosa più difficile del mondo! >> Scegliere il proprio percorso, come affrontarlo e se sia corretto. Ognuno cerca di raccappezzarsi nella vita per scegliere il sentiero corretto, raramente questo viene intrapreso al primo colpo. Entrambi i ragazzi in quel silenzio, protetti dalle non orecchie del bosco si aprono e si rinchiudono allo stesso tempo, lasciando che il vicino venga a conoscenza di certi segreti ma sottolineando il fatto che non debbano essere esposti. Tutto questo solo coi moti del proprio corpo. Scoppia a ridere alla prima insinuazione, sinceramente divertita da quella supposizione errata: << Non ho mai litigato veramente con i miei in vita mia. E' come se lui mi facesse da sacco da box! Lui è abituato a subire parecchie ferite. >> Quel pensiero la un poco rasserenata paradossalmente, lei è stata più fortunata di molti altri con la parentela stretta. << Quello è indubbio! >> Afferma con risolutezza, come se lui avesse toccato un nervo scoperto, in fondo non ha litigato con la Judai giusto qualche decina di giorni prima, proprio riguardo alle responsabilità. Poi quell'ironia infantile viene fuori e viene travisata. Gli strappa un mezzo sorriso, e una risposta che la rossa non comprende almeno inizialmente. Il testolino si gira un poco a sinistra, lo sguardo si fa confuso, poi i cricetini si mettono in azione, andando a rivelare l'arcano doppio senso dietro alle proprie parole. La bocca si spalanca per lo stupore, le guance si tingono di violetto e come preannunciato il mood cambia in maniera esponenziale. Scioglie quell'abbraccio sulle ginocchia, le manine vengono mosse in direzione di lui, entrambe, braccia distese mentre si muovono ritmicamente a destra e sinistra, come a negare tutto, il corpicino intero verrebbe inoltre direzionato nella direzione dello Shan, inginocchiandosi su quel legno. << NON INTENDEVO QUELLO! IO HO UN RAGAZZO! >> Il violetto è diventato definitivamente un viola intenso che le ricopre interamente le guance, lo sguardo verde è un misto di vergogna e timore, come se avesse fatto l'errore più grave della storia, in una versione infantile da matti di quella che principalmente è sempre stata vista sotto i panni di medico alto un metro e cinquantacinque. [Chakra ON]

00:29 Katai:
  [Panchina] Solleva gli occhi al cielo, solo ora, quando il fulgido chiarore siderale si va via via nascondendo dietro nembi sempre più fitti. La Luna stessa fatica ad emergere tra quelle nuvole nere che s'assiepano sulle loro teste. < Finirà per piovere ? > Una domanda che esula dai loro discorsi, distaccandosi profondamente. Una domanda che pare rivolgere più a se stesso che all'altra, almeno in apparenza.E' la prova che la mente del giovane Uchiha sia letteralmente in subbuglio, pronta a deviare da un pensiero fisso per accaparrarsene un altro. L'attenzione rimane rivolta alla sfera celeste - o almeno così appare di giorno, quando il Sole brilla alto e incontrastato - con il naso all'insù e la chioma corvina che ricade all'indietro, proprio come la nuca, cercando di accompagnare le iridi verso il loro colore naturale, lo stesso che si staglia ora sopra Kagegakure. Lì, nel Bosco Centrale, la luce delle insegne, dei neon, dei videoschermi e delle strade, non infastidisce lo sguardo, anzi, la penombra lo conforta, lo culla, quasi fosse un balsamo per la mente e per il corpo. < Comincerò studiando gli Uchiha e la loro storia. > Rivela, tutto d'un fiato, a seguito della risposta altrui, la prima delle tante. < Anche se Akainu crede che gli Uchiha, per come sono ora, siano diventati l'ombra di un tempo, molto distanti dai loro progenitori..> Aggiunge, vagamente trasognato, quasi stesse parlando del meteo. <
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Mugugna, andando a volgere lo sguardo su di lei, quasi cercasse di sincerarsi della sua serietà. < Ma come..come è possibile ? > Domanda, ovviamente riferendosi a gli incontri-scontri tra Shizuka e suo padre, ma soprattutto a quanto lei riferisce. E' la sua reazione scomposta ed istintiva ad attrarre la sua attenzione con maggior forza. Solleva entrambe le sopracciglia, le labbra si schiudono visibilmente, batte le ciglia, un paio di volte, andando a focalizzare la spiegazione insista nella sua voce, ma anche nei suoi gesti. < Ma certo, ma certo..> La mano destra che sale alla nuca, andando a grattare tra la chioma corvina, mentre gli occhi si strizzano ed il sorriso precedente si allarga, bonario, innocente. [Equip: kunai x2|tonico chakra x1|tonico pf x1]

00:45 Shizuka:
  [Bosco - Panchina] Gli occhi verdi vengono lanciati al cielo dopo quella domanda fuori contesto, le nuvole vengono addocchiate come dei nemici naturali, lo sguardo si assottiglia. << Spero vivamente di no! >> Borbotta, non ama la pioggia, non le è mai piaciuta e ha dimenticato l'ombrello a casa! Errore gravissimo che non dovrà ripetersi mai più! Nonostante il di lui distanziarsi in argomenti casuali, non perde il filo del discorso, spiegando a grandi linee quale sia la strada scelta. << Akainu ha una visione distorta lui stesso secondo me. Frutto di risentimento. >> Insomma un modo come un altro per suggerirgli di non affidarsi troppo al consanguineo, ma di analizzare sempre tutto in maniera abbastanza critica. Si passa ad argomenti più personali per la rossa poi, con quel dubbio che si insinua nella mente altrui, che la osserva cercando di interpretarne i modi, forse timoroso di essere preso in giro. << Che papà sia abituato a subire parecchie ferite? I miei sono Shinobi di Kusa da prima che scoppiasse la guerra e sono addetti al controllo delle mura ora. >> Spiega vagamente lasciando intuire i pericoli che essi corrano. << Inoltre mio padre ha un modo sconsiderato di combattere...per essere un Kokketsu. >> E questo vuol dire tutto e niente per qualcuno che probabilmente non ha la minima idea di cosa siano capaci i detentori di quel sangue nero. Ma in modo abbastanza roccambolesco, in pieno stile Shizuka ecco che la fanciullezza prende il sopravvento. Lei fa una frase che non comprende essere mal interpretabile, l'Uchiha ribatte forse anche ironicamente e il panico diventa tangibile sul visino della rossa. Le giustificazioni e il tono più alto della ragazza non fanno altro che mettere in parte in soggezione anche Katai che con sufficienza le da ragione ma intanto si gratta la nuca, allargando il sorriso e spingendolo fino agli occhi. Quegli occhi verdi ci mettono veramente poco a sovrapporre quell'immagine a quella dell'amico d'infanzia, sarà per i tratti molto simili fra i due, per la loro appartenenza allo stesso clan, sarà quel nero pece che ha al posto degli occhi. Quelle mani si bloccano a mezz'aria, il faccino si imbroncia, rughe d'espressione compaiono sul visino: << Non prendermi in giro! >> Fa l'offesa, sentendosi stranamente a casa, nonostante quei due non siano per nulla così amici come potrebbe sembrare a un occhio esterno. Però grazie a qualche fraintendimento e un pizzico di passato, probabilmente dopo qualche altra figuraccia, la Kokketsu sarà in grado di strappargli almeno un sorriso sincero, dopo giorni di testa piena di pensieri noiosi. [Chakra ON][//END]

01:02 Katai:
 < ... > Non replica alla sua prima affermazione, lascia cadere il meteo e le nuvole laddove meritano: nel dimenticatoio, nel silenzio. Inspira, stringendosi tra le spalle, andando a poggiare il braccio destro sul ginocchio omolaterale, che permane flesso, con la rotula che punta il cielo. Poggia sopra quest'ultima l'avambraccio, così che il resto del braccio penzoli nell'aria buia, alla mercé del vento che spira tra le fronde e si anima sulle loro vesti, dibattendosi come fruste invisibili che graffiano la pelle ed i sorrisi. Sì, quelli che il giovane Uchiha riesce a strappare a se stesso, in un frangente di un attimo, prima che il volto torni serio, ma lentamente. < Lo conosci così bene ? > Domanda, ovviamente riferendosi al consanguineo. <Non conosco il tuo clan Shizuka-san.> Ora torna il suffisso, quell'appellativo di educazione e rispetto con la quale l'apostrofa. < Raccontami , se puoi.> La invita, così, a parlare della sua famiglia, ammesso che sia lecito, per lei, farlo. < Oh no, no, non lo farei mai. > Esclama, andando a sventolare la mano nell'aria, sottolineando le sue parole riguardo l'ultima affermazione del medico. Indubbiamente si mostra sotto una luce diversa, che stimola una reazione del tutto nuova nella Kokketsu, tale da lasciarlo sorpreso della sua sincerità emotiva. Lui non è abituato ad esporsi in quel modo e , in un certo senso, lo ferisce, come si farebbe mettendo troppa forza su un vetro sottile. Rimane lì, tuttavia, ad attendere risposte, proprio come farebbe con chiunque altro, come se non fosse lei quella che è stata presente alla morte del nonno,solo pochi giorni prima ( E N D)

Shizuka e Katai si incontrano casualmente nel Bosco Centrale.
I due vivono momenti e condizioni totalmente diverse, ma che portano la discussione su temi comuni.
La sera trascorre all'ombra dei ciliegi, mentre i due si attardano su una panchina qualunque, intenti a proseguire la loro chiacchierata.