Una scomoda eredità
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Giocata dal 22/09/2022 20:56 al 23/09/2022 00:30 nella chat "Quartiere dei Clan [Konoha]"
Serata come le altre, bel tempo, cielo tranquillo, niente di grave. Nessuna nuvola all'orizzonte a coprire la volta celeste con la luce della luna, tagliata esattamente a metà, che illumina il circondario. L'unica cosa fuori posto è proprio Nobu che si sta dirigendo alla volta del luogo dove risiedono gli Hyuga, infondo lui non lo è, o almeno questo è ciò che sa. Ha appena staccato dal turno, infatti è ancora in divisa, total black se non fosse per quella camicia di cotone puro, che oggi è di color vinaccia. Pantalone nero, scarpe eleganti nere, così come il cuoio della cintura che sorregge il pantalone e detiene all'interno anche l'orlo inferiore di quella camicia. Fibbia argentata, metallica. La camicia è stata allentata dei primi due bottoni in alto, lasciando il colletto largo, così come la cravatta nera, larga. Le maniche sono arrotolate in maniera quasi maniacale, precisa, quattro risvolti di sette centimetri l'uno, con lo spessore che è costante in tutto quel giro del tessuto che fa, per arrivare giusto tra gomito e inizio del bicipite. Il braccio destro è flesso a mantenere la giacca nera sopra la spalla, inarcando l'indice a modi di uncino per ancorare il colletto di essa alla falange, evitando così che cada. Il braccio mancino invece corre lungo il fianco, con la grande mano infilata tutt'ora nella tasca dei pantaloni. Dietro di se si lascia una scia di profumo, uno di quelli che annusi e senti virilità, con note di cuoio, metallo, ambra e infine una punta di fiori di arancio a renderlo leggermente dolce e fruttato. I capelli, tinti, bianchi, sono ancora umidi dalla doccia che ha fatto in sede Shinsengumi, riportati tuttavia all'indietro, in maniera che rimanga la pettinatura che porta di solito e, mentre si asciugano, dovrebbero riacquisire la loro voluminosità naturale. Manica destra tatuata ben visibile sull'avambraccio, così come il lato sinistro del collo. Risalendo si può notare quel tatuaggio, come ciò che adorna il braccio, è stato fatto da Shizuka, e infine i lobi dilatati. Due auricolari nelle orecchie, con musica abbastanza alta da essere comunque percepibile da qualsiasi individuo che gli si avvicina entro un metro e mezzo, principalmente i bassi, dato che è quello il genere di musica che ascolta il ragazzo di Suna. Le iridi color del ghiaccio si posano infine sul cartello e quel simbolo davanti all'edificio che è riconosciuto come la dimora degli Hyuga. Le gambe si fermano proprio davanti alla porta e il citofono in vista. La sinistra si muove all'interno della tasca, tirando su una sigaretta dal pacchetto e l'accendino. Viene estratta e la prima portata alle labbra, in maniera da detenerla tra esse. Il pollice viene azionato dopo una leggera pressione e torsione sulla rotella meccanica. Unione di scintilla, pietra focaia e gas, ed ecco che si accende la sigaretta. Ripone l'accendino in tasca ed allontana solo in un secondo momento la sigaretta dalle labbra, tenendola tra indice e medio, con il palmo rivolto verso il mento. Butta fuori il fumo ma per ora non citofona ancora. [chk on] Ultimi sprazzi di una giornata relativamente lunga. Il cielo ormai è privo di luce naturale e il circondario Konohano è illuminato da luce artificiale di varia natura. Nonostante l'orario, il villaggio è tutto fuorchè dormiente e i rumori della vita mondana ancora riempiono le vie. Specialmente nella zona residenziale dei clan, dove i nuovi e moderni Dojo ancora ospitano famiglie e dinastie ben più vecchie della stessa Kagegakure. Il sipario si alza proprio sul dojo Hyuga e su due persone che non frequentano questo posto poi troppo spesso. O almeno questo è il caso del buon Tenjiro. Da quando è rientrato in contatto con i membri del clan, infatti, le sue visite si son fatte più frequenti... ma non assidue come si converrebbe. Eppure oggi si è recato lì, per chieder consiglio allo stesso maestro che lo ha aiutato a risvegliare nuovamente la propria abilità sopita non più di un anno prima. Difficile dire se abbia avuto o meno le risposte che cercava, ma sicuramente ormai il tempo di stazionamento nel Dojo è agli sgoccioli e il suo turno serale all'Ospedale lo attende. Ha appena recuperato le sue cose e salutato i membri della larga famiglia, quando ecco che l'enorme portone del Dojo Hyuga si spalanca e il buon Tenjiro si ritrova a poco più di mezzo metro da un ragazzo visibilmente più giovane. <Mh?> Mugugna interrogativo. Hanno praticamente la stessa altezza, ma Tenjiro gode di qualche centimetro di rialzo in più grazie al gradino del Dojo. Inoltre, per via della stazza e dell'ampio vestiario, sembra anche molto più piazzato. <...> Quel momento di silenzio contemplativo non sembra durare molto, ma quanto basta per permettere ai due di analizzarsi a vicenda. Tenjiro è abbastanza sicuro di non averlo mai incrociato prima... quindi la reazione è abbastanza scontata. <Buonasera.> Sereno e cordiale. Quasi innaturalmente cordiale, visti i tempi che corrono. <Posso aiutarti?> L'avrà scambiato per chissà chi. Ad ogni modo, sosta sulla soglia della porta avvolto nel suo kimono nero e con indosso il lungo haori bianco che tanto adora. Sulla schiena ci sarebbe la scritta "Hyuga", ma questa è brutalmente coperta da un secondo giaccone completamente rosa e dai motivi floreali. Indossa calzini bianchi e un paio di sandali, mentre questa sera è assente il vistoso cappello di paglia che è solito portare con se. Non lo mette in Ospedale, quindi per il turno serale tende ad uscire di casa con i capelli corvini semplicemente raccolti in una lunga coda. La barbetta incolta e una benda nera sull'occhio destro fanno da contorno a l'unico elemento estetico che lo rende perfettamente riconoscibile e inconfondibile: l'occhio dalle sfumature perlacee. Lo stesso occhio che ora punta sul nuovo interlocutore e che ha allenato nell'arte del Byakugan. Le mani sono raccolte nelle maniche, avanti all'addome, in attesa che il buon Nobu espliciti le proprie necessità. Neanche il tempo di citofonare che ecco che il portone si apre e gli si para davanti uno strano tipo di buttafuori, o buttadentro che sia. Si squadrano a vicenda, due mondi totalmente differenti. Tenjiro più classico, più coerente forse con l'immagine di clan storico che accompagna inevitabilmente l'immaginario che viene associato a quella famiglia antica e un tempo prestigiosa, magari tutt'ora in quel distretto che cerca di imitare quella che era un tempo la foglia. Non che ci sia mai stato da giovane per poterlo dire, eppure sentendo i vecchi Konohani, il consiglio è riuscito a fare un ottimo lavoro. Musica ancora a palla nelle orecchie ma capisce quello che Tenjiro gli dice, leggendone le labbra adornate da quella barbetta incolta che porta, a differenza del viso completamente sbarbato e rasato del Ryuuzaki. Lascia la sigaretta tra le labbra mentre la sinistra si infila prima nell'orecchio destro, e poi nel sinistro, levando gli auricolari in maniera da parlare e sentirsi, anche per adeguare il volume e non dover urlare inavvertitamente. <Buonasera a te, dipende.. sono venuto ad allenarmi su qualche jutsu del clan, vedere se riesco a impararne qualcuno...> spiega senza girarci troppo attorno che, detto così, vedendolo bene, si direbbe quasi come un impostore che si presenta a casa tua per rubarti l'argenteria, chiedendoti di farlo per giunta. Quel colorito della pelle è il primo fattore che lo tradisce e, i capelli così colorati, di certo non aiutano a mostrare i tratti tipici ereditari di quella famiglia. < Non ti ho mai visto, anche se non penso tu sia nuovo data... beh, l'età che dimostri. Penso sia più un fatto della mia frequentazione qui allo stabilimento.> Risponde infine, dandogli quelle che per lui sono le informazioni necessarie al fine di rispondere con chiarezza al quesito di cortesia postogli da Tenjiro appena l'ha visto. Si sposterebbe pure un attimo di lato, dato che non ha ben capito se dovesse uscire oppure, in tipica usanza Hyuga, qualcuno l'ha mandato ad accoglierlo, dato che sanno già che stai arrivando da chilometri, prima ancora che tu possa palesarti alla loro porta... i benefici del Byakugan, specialmente quelli allenati come si deve, non come lui. Non appena si sposta quella scia di profumo lo segue. Da quello, il suo modo di presentarsi e il look, di certo Nobu non sembra esattamente un ninja ne tanto meno una persona casa, famiglia e lavoro anche se, spostandosi lateralmente, Tenjiro potrebbe riconoscere parte di quell'insegna d'orata e blu che gli ufficiali della Shinsengumi portano con se nelle loro divise.[chk on] Il contatto visivo dura per qualche istante, prima che il silenzio venga spezzato dalle parole del ragazzo. La discussione prende immediatamente una piega loquace! Una cosa che Tenjiro tende ad apprezzare parecchio, vista la sua natura chiacchierona. <Mh?> Si massaggia il mento riflettendo su ciò che ha appena sentito. No, non ha ancora realizzato che l'altro è già parte del clan... e per questo si perderà in congetture del tutto inutili. <Noi Hyuga non siamo mai stati troppo accoglienti da questo punto di vista, temo...> Borbotta. E quale clan lo sarebbe nei confronti di uno sconosciuto? Chi accetterebbe di condividere i segreti del proprio clan con qualcuno di cui non ti fidi? Per fortuna non è questo il caso. Tenjiro è semplicemente fuori strada. Una strada che viene recuperata subito dopo, quando l'altro fornisce altri pochi punti fondamentali per rimettere insieme le idee. <Oh... OH!> Eh si, caro Ten. <Perdonami, non avevo compreso che fossi un membro del clan...> Porta lentamente la mano destra alla nuca, massaggiandosela lentamente, quasi a voler smorzare il senso di vergogna. L'altro si fa da parte nel frattempo, permettendo al vecchio Hyuga di scendere da quel piedistallo fittizio e portarsi alla stessa altezza dell'interlocutore. <Yare, yare... immagino che questa figura barbina sia una risposta più che esaustiva circa quanto io frequenti questo posto.> Ridacchia a metà tra l'imbarazzo e il reale divertimento. Intanto l'unico occhio funzionante torna a scrutare il giovane Ryuuzaki e le sue fattezze. <Spero mi perdonerai per non aver collegato subito... Temo che i miei standard per il riconoscimento dei membri di questo clan siano... un po' datati.> Ridacchia ancora, mentre inevitabilmente lo sguardo scivola sul segno inconfondibile della Shinsengumi. Non vi da peso più di tanto, in realtà. Il complottismo antigovernativo, l'astio verso le istituzioni e così via... sono tutti argomenti mooooolto distanti dall'interesse di Tenjiro, che tende a mettere il bene del prossimo avanti a tutto il resto. <Siamo colpevoli entrambi, temo. Ho smesso di frequentare assiduamente questo dojo da quasi trent'anni. Ad ogni modo... perdona la maleducazione. Io mi chiamo Tenjiro.> E inchina appena il busto verso avanti, in segno di rispetto. Un rispetto che non tutti i ninja di una certa età riserverebbero a leve visibilmente più giovani. Sul cognome glissa... ormai gli sembra abbastanza scontato che l'altro sappia qual è. Beh infondo non ha tutti i torti se non fosse che il genoma dei clan viene condiviso ormai continuamente con il governo, per "creare" nuovi clannati, anche perchè questi sono stati il braccio armato di molti dei paesi ninja ai tempi della guerra, vedendo il numero dei possessori di abilità innate calare drasticamente. Alcuni clan sono addirittura spariti, altri ridotti a cenere e fasti di un tempo, pochi coloro che sono riusciti a mantenere la loro forza originale e forse, gli Hyuga sono uno di questi considerando la duttilità della loro innata e che, sopratutto ora, avere un membro del clan in una posizione di "potere" non è niente male anche a livello di carisma e fama. <Beh...membro è un parolone.> risponde con un espressione chiaramente colpevole in volto. Tuttavia per evitare ulteriori fraintendimenti, o forse crearli dato che si è espressamente dichiarato un membro aggiunto oppure un non membro di quella famiglia, ecco che la sinistra va a porsi ad altezza dei volti dei due, chiudendosi a formare solo la parte di competenza dell'arto, del sigillo della tigre, in quel rituale che Tenjiro dovrebbe conoscere ed essere familiare. Palpebre che si chiudono mentre la concentrazione viene proiettata all'interno, proprio a quel bacino dove quella fonte di energia stava ardendo sopita e pronta all'uso. Chakra che verrebbe spostato proprio nei vasi alla volta di quelli che collegano lo sguardo al sistema circolatorio di quell'energia ai ninja unica. Iniezzione all'interno, come a sporcare quello che era, risvegliando quel gene suo di diritto che viene dunque richiamato. Nervature che si gonfiano ai lati degli occhi, dove tra qualche anno Tenjiro avrà le zampe di gallina per l'età, rendendosi visibili, così come quelle iridi uniche ora che Nobu apre le palpebre, mostrando il suo byakugan. <Però so fare questo e altre robine!> risponde in un mix tra ironia e solennità, facendo quasi spallucce. Non gliene fa una colpa se non l'ha riconosciuto come uno Hyuga infondo, neanche lui si sente tale. Guarda quell'inchino e non può che domandarsi se gli fosse stato porso lo stesso, qualora lo Hyuga anziano avesse avuto accesso a quelle informazioni antecedentemente all'atto di educazione. Nobu si limita a sciogliere quel mezzo sigillo, mantenendo comunque l'afflusso di chakra agli occhi e, proprio quella mano mancina, viene allungata alla volta del genin, aperta. Può dire tutto quello che vuole, ma il palmo non mente: se Tenjiro lo afferrasse in quella stretta potrebbe sentire i calli sul palmo, procuratosi durante il periodo in cui gli è stato "assegnato" quel doujutsu, per rincorrere tutti coloro che, della famiglia principale, vengono introdotti al juuken già da bambini. < Nobu Ryuuzaki, piacere mio Tenjiro! Sei un anziano del clan? > chiede in maniera quasi innocente, non conoscendo ovviamente il grado assegnato al konohano che ha di fronte e inoltre, con il byakugan attivo, non può vedere nessun chakra in moto, rendendo impossibile fare allusioni su quanto sia esperto il suo interlocutore [Byakugan II] [chk 48 | 50] Si stringe nelle spalle, quando ode la titubanza dell'altro nel considerarsi membro del clan. <La Famiglia ha scelto di condividere con te le proprie tradizioni. Che tu decida di considerarti tale o meno... formalmente sei parte del clan.> Lo dice con un sorriso accogliente in volto. Non è uno snob, come tanti dei suoi antenati hanno saputo essere. Il tratto estremamente pomposo e orgoglioso di quella famiglia non è stato geneticamente trasmesso al buon Tenjiro, che di rimando sembra essere più che propenso alla formazione di nuovi legami con la gente che incontra. Che siano questi d'amicizia, di sangue o familiari. <Altrimenti dubito che riusciresti a superare questa porta con troppa facilità.> Di questo ne è abbastanza sicuro. Proprio per ciò che la famiglia Hyuga rappresenta per Konoha, non è usuale che sconosciuti o gente non invitata possa permettersi il lusso di andare e venire dal dojo a piacimento. Quei luoghi, memento giganti dell'era dei ninja, da alcuni sono considerati dei veri e propri templi. Mausolei e luoghi di culto che raccontano una storia che qualcuno cancellerebbe volentieri. Intanto lo sguardo del vecchio Hyuga segue i movimenti di Nobu, mentre cerca di richiamare quella tecnica tanto peculiare quanto familiare. Un sorriso caldo si apre sul suo volto, nel notare quelle venature decorare il volto del ragazzo. Non aveva richiesto una prova concreta della veridicità di ciò che l'altro sosteneva, ma questa riprova arriva a prescindere. E' uno Hyuga sul serio. <Richiamo magistrale. Assai migliore del mio, se devo essere onesto al cento per cento.> Non ha un vero metro di misura per la potenza dell'altro, ma il fatto che lui possa usare entrambi gli occhi gli da un ottimo trampolino di lancio per supporre e fargli un complimento. Perchè il complimento? Perchè si. Perchè Tenjiro è buono e puro fin nell'angolo più remoto del suo animo. Abbastanza da ritenere, in maniera presuntuosa, che un complimento non richiesto possa anche risollevare la giornata di qualcuno... e poichè non costa nulla: perchè non farlo? Ad ogni modo, non emulerà l'interlocutore. Il suo Byakugan resterà sopito, così come il suo chakra. Non ama attingere alle proprie arti ninja quando non è necessario. Piuttosto preferisce allungare la propria mano destra verso quella appena offerta dall'altro. Serra la presa in un saluto saldo e solidale, dove entrambi saranno in grado di sentire al tatto gli effetti di una vita votata completamente alla via del Gentle Palm. Il Juuken è una disciplina che affonda le proprie radici sin nell'infanzia di ogni membro di questo clan... a tal punto da poter esser considerato tratto distintivo di chi ne fa parte, al pari del Byakugan. <Anziano del clan...> Borbotta, ritraendo la mano e riflettendoci su. <Questa definizione può assumere sfaccettature diverse... e temo che quella che mi spetta sia la meno onorevole.> Ridacchia di gusto, prima di passare a spiegare cosa intenda con ciò. <L'età mi etichetta inevitabilmente come anziano... ma non porta con se esperienza e saggezza.> Per quanto quasi tutti quelli che lo conoscono tendano a considerarlo molto saggio e razionale, lui non ha una così alta considerazione di se. <La strada che mi attende per ciò, è ancora molto lunga.> Ridacchia. <Anzi, a tal proposito coglierei la palla al balzo per chiederti se ti va di provare ad allenarci insieme, di tanto in tanto.> Incrocia daccapo le mani avanti al busto, senza distogliere lo sguardo da lui. <Mi servirebbe un compagno d'allenamento ferrato sulle nostre tradizioni, e in grado di darmi qualche consiglio.> Umile, come sempre. Anche innanzi ad un ragazzo visibilmente più giovane e, quindi, potenzialmente meno esperto, seppur non sia questo il caso. Ci rimane quasi male al vedere come Tenjiro in realtà sia accogliente nei confronti di Nobu, qualcosa che vede raramente e, in qualche modo, gli ricorda un pò sua madre Nora quel modo di fare estremamente positivo verso il prossimo, motivo principale per cui Manabu se ne innamorò anni fa, o almeno così gli pare di ricordare in uno di quei discorsi sdolcinati dei genitori innamorati che parlano di come si sono conosciuti alle cene con amici di famiglia, stucchevole. < Grazie, di sicuro mi hai riservato un accoglienza migliore te che gli anziani, nel senso più 'onorevole' del termine! > infondo come dare torto anche ad essi, un giorno si presenta una squadra di agenti Shinsengumi che portano un ragazzo di colore, dai capelli neri e con un cognome diverso dal loro, dicendo che è uno Hyuga e che, non si sa come, abbia il Byakugan. Nozione che Nobu ad oggi non sa, dato che, grazie al marchio distopico, è a conoscenza che gli sia stato innestato in quel luogo segreto che solo ora sa dove sia, essendo un ufficiale lui stesso. Il suo nome inoltre, non compare nell'anagrafe del clan, dato che è un nome diverso da quello che adottava ai tempi, pre Kagegakure e chissà se in generale gli Hyuga hanno tenuto traccia della discendenza di Nora, dal momento che non ha mai manifestato quell'abilità oculare. Essere a casa, nelle tue radici senza sapere di esserlo. Questo è quello che sta accadendo e forse è meglio così. Quando menziona il suo occhio difettato, Nobu non può che prestare il suo sguardo a quella benda, guardando oltre, verso il sistema circolatorio che lo congiunge. Controlla gli tsuubo locali, alla ricerca di qualche possibile difetto genetico che Tenjiro possa avere. Mentre è intento a farsi i fatti dell'altro, ecco che questi gli estende un invito ad allenarsi insieme. Ritrae la mano, avendo constatato dal palmo dell'altro la sua conoscenza dell'arte del pugno gentile. Ci pensa un attimo in realtà, di solito le giornate in Shinsengumi si svolgono con esercizio fisico alla mattina, seguito da classi di combattimento fino a pranzo. Dopo la pausa ci sono le lezioni di tattica, dato che lui e Saigo sono nella divisione strategica e infine si conclude con il servizio, che sono indagini, presidio del consiglio, ronde oppure addestramento degli agenti scelti. La sua dose di botte la prende praticamente ogni giorno eppure < Ma si dai, tanto sono parecchio bravo a prendere pugni, immagino di poterlo dire lo stesso per qualche colpo di palmo!> Risponde con leggerezza, anche perchè la violenza è un qualcosa che ormai è intrinseco nel carattere di Nobu, è il motivo stesso per la quale è entrato nella Shinsengumi ed è il motivo per la quale non ha problemi a concedere il potere a Saigo, dato che lei stessa, una volta ai piani alti, potrà levargli la museruola che il villaggio gli ha imposto. Mastino da guerra e da inseguimento, rabbioso, violento e tenace, black hound per l'appunto all'interno della corporazione. < Mi duole chiederlo anche perchè è un sistema nella quale non ripongo la benchè minima fiducia, ma che grado ninja sei?> chiede curioso, più che altro per capire se si è appena cacciato in un guaio ad accettare di prendere palmi gentili, o se si dovrà trattenere [Byakugan II] [chk 47 | 50] Si stringe nelle spalle. <Ah, non fatico a crederlo. Certe volte questa famiglia è troppo legata a valori ormai superati. Ad ogni modo, immagino che non sia la serata giusta per parlarne.> Ridacchia, ben consapevole di essere sulla soglia della dimora di quella famiglia che or ora stanno criticando. Meglio rimandare questo discorso a momenti più congeniali. Intanto Nobu continua a sondare lo stato fisico dell'altro clannato, donando maggiore attenzione alla zona della testa. Si concentra sull'occhio destro e sui danni che ha riportato tanti anni addietro. Gli Tsuubo sono perfettamente agibili ed intatti, ed è l'integrità fisica dell'occhio a non essere in grado di reggere il flusso di chakra che il byakugan imporrebbe. Si tratta più di un problema clinico, che energetico. Un problema che ha già affrontato in Ospedale e sul quale ha già preso personalissime decisioni. Seppur la medicina ninja saprebbe far miracoli, ha deciso di mantenere quel segno sul volto come memento. Il passato ha molto da insegnare e spesso si tende a lasciarsi troppe cose alle spalle. Quella cicatrice sul volto e quelle lacrime di sangue che piange quando sfrutta il suo byakugan al cento per cento, sono il prezzo da pagare per gli errori commessi in gioventù. Se ne libererà quando avrà espiato completamente le antiche colpe. <Suvvia suvvia... non fare il modesto.> Ammette guardandolo con sguardo complice e ridacchiando sotto i baffi. <Dubito che la Shinsengumi tenga un incompetente tra le proprie fila.> E' buono, non stupido... e per quanto abbia un occhio solo, il suo spirito di osservazione è degno di uno Hyuga. <Anzi, temo che dovrò chiederti di andarci piano. Non ho più le energie di una volta... e ci metto molto più tempo a riprendermi dagli allenamenti.> Ironizza, sminuendosi un po'. <Non sono un grande fan della violenza.> Ammette di essere diametralmente opposto a Nobu. Se da un lato abbiamo il mastino nero della Shinsengumi, dall'altro abbiamo il pacifico difensore di Konoha. Un uomo che non usa la violenza se non è strettamente indispensabile, e che non strapperebbe mai la vita ad un uomo. Neanche al più malvagio. <Tuttavia... gli eventi recenti non mi permettono di dormire sonni tranquilli. Ergo...> Dovrà essere pronto ad ogni evenienza. Tuttavia non snocciola troppo le proprie angosce. Non vuole donare un tono troppo deprimente al loro primo incontro. <Mh?> Mugugna, titubante in prima battuta. Non gli piace troppo parlare del proprio grado ninja. A tal punto che si ritrova a grattarsi la tempia con l'indice destro, preso un po' dall'imbarazzo. <Sono un Genin.> La cosa non gli pesa più di tanto, ma altrettanto non ne va fiero. E' consapevole che la sua età e la sua saggezza sono in netta contrapposizione con il riconoscimento che il sistema dei gradi ninja gli ha concesso. <Sai... troppi anni di inattività.> Una trentina, per la precisione. Se l'altro temeva di aver accettato uno scontro arduo... beh ora avrà la consapevolezza di aver accettato di allenarsi con un punchin'ball di 50 anni. <Come mai riponi poca fiducia nel nostro sistema?> Purissima curiosità. Tenjiro non ha mai maturato un vero e proprio pensiero a riguardo. Semplicemente non ci ha mai pensato... e ora che gli vien sottoposta la questione, sembra esserne vagamente incuriosito. Disattiva l'afflusso di chakra agli occhi, facendo in modo che tornino normali come sempre. Allunga la sinistra a quella che è ormai la memoria della sigaretta che stava fumando. La spegne contro il muro vicino per poi buttarla, se riesce in un cestino vicino, altrimenti per terra. Non capisce come mai Tenjiro non ne voglia parlare, che c'è di male nel dire la verità? Gli Hyuga sono dei bigotti razzisti dopotutto, lo sono stati per anni e ancora ora probabilmente fanno parte di quella 'fazione' nostalgica dei tempi che furono. Valori che non condivide lui stesso, un pò un cane sciolto se così possiamo chiamarlo: contrario ai ninja, al passato e, nonostante il suo grado di ufficiale della Shinsengumi, indifferente al consiglio e al nuovo regime. Certo, i portoni sono aperti e nessuno vincola nessuno, ma prova a uscire con tutte le bestie che ci sono. Probabilmente è proprio questo che da forza al consiglio e in tutta onestà anche lui non è che è estremamente contento dell'atteggiamento passivo di quell'ultimo baluardo di umanità che si erge ancora. < Non ero modesto, dico sul serio. Incasso molto bene! >risponde in maniera seria anche se il volto lo tradisce con fare ironico, per quel che sa Tenjiro, potrebbe essere un ufficiale per via delle abilità da ricognitore, no? Anche perchè come si è accordo, è il clannato più anziano che almeno ad aspetto, dimostra di essere più prestante e dotato. Non riesce a nascondere lo stupore quando apprende nel grado ninja di Tenjiro, non se lo aspettava dopo tutto ed, essendogli superiore almeno nelle gerarchie di quel mondo, si sente quasi in colpa, nascondendo invece il proprio fin quando non gli verrà chiesto, e anche allora, non è detto che sarà sincero. < Beh, per il semplice fatto che ha già fallito in passato.> Parla senza filtri e, se prima utilizzata un timbro e tono comunque colloquiale, ora è praticamente freddo e impassibile, parlando di qualcosa di distante, cercando di nascondere il risentimento che prova proprio nei confronti degli ex ninja che, come se nulla fosse, si sono risvegliati e pensano che non sia successo nulla di grave, che non sono loro responsabili. Ma anche verso se stesso, poteva essere al fronte, una volta a Kagegakure lui stesso è cambiato, abbandonando ciò che è stato a partire dal nome che i genitori gli hanno dato. < Pensala così, tua moglie ti tradisce, un giorno si presenta a casa tuo fratello e dice che si fa tua moglie e che sarai padre ma non di tuo figlio, ma del suo. Ti fideresti ancora di loro? > esempio estremo? Non abbastanza dato che dai fallimenti delle generazioni precedenti di ninja, ne è valso lo stato in cui versa oggi il mondo. Se non avessero fallito a uccidere il falso dio, se le trappole fossero state messe bene, se fosse stato sigillato come si deve, o anche solo se non fossero stati così stupidi dal combattersi la Yugure e l'alleanza, forse oggi starebbero tutti vivendo una vita diversa. Non riesce a nasconderlo, non riesce a dimenticarlo, quei traumi vissuti a Suna, il tetto del negozio dei genitori che gli crolla in testa, le persone divorate mentre scappavano nel deserto verso questa unica oasi sicura, i giorni vissuti nascondendosi come scarafaggi per sopravvivere. Cicatrici indelebili nelle menti di chi le ha vissute.[chk 47 | 50] Ridacchia, ascoltando le parole dell'interlocutore. <Immagino che avremo modo di verificarlo quando ci incontreremo sul campo d'allenamento.> Liquida così la discussione sugli allenamenti, passando a qualcosa che va ben oltre. Ormai si passa a quelli che sono principi e valori morali. Proprio quei principi su cui la loro società è stata fondata tanti anni prima. <Mh... ha fallito, dici...> Porta la mano destra al mento, così da massaggiare lentamente la barbetta e permettere alla mente di elaborare pensieri e congetture. <Ahimè... credo che siano tante le cose ad aver fallito nella storia recente. Tuttavia... l'infallibilità non è un requisito indispensabile.> Ma la sua è un'opinione buonista. Perbenista. <Ciò nonostante... io non sono un cieco conservatore. Sono convinto che il Mondo sia in continuo mutamento e che sbagliare sia legittimo, poichè è dagli errori che impariamo maggiormente come perfezionarci.> Ed eccolo lì, che lascia calare il velo del buon vecchino pacifico, in favore della sua natura saggia e moralista. Non avrà un grado ninja elevato... non avrà un grande potenziale combattivo, ma la vita gli ha insegnato tanto. Abbastanza da farlo sentire in diritto di trasmettere quelle nozioni morali agli altri. <Comprendo il risentimento e il rimorso. Comprendo la delusione e quel senso di malriposta fiducia in un qualcosa che aveva promesso stabilità e sicurezza... ma che non è stato in grado di mantenere la parola. In ogni caso... non posso fare a meno di notare come questo sentimento sia così diffuso e così radicato da distogliere l'attenzione da quella che dovrebbe essere la nostra premura principale: il futuro.> Non è una condanna a Nobu, sia chiaro. E' più una riflessione generale. <Le gesta...> non gli errori. E' troppo facile classificarli come errori a posteriori. Certe situazioni vanno vissute in prima persona per capire che cosa significa. <... compiute dagli Shinobi di allora hanno contribuito a creare il mondo per come lo conosciamo ora. Hanno plasmato il nostro presente.> Lo guarda intensamente. <Esattamente come le nostre gesta plasmeranno il futuro dei nostri figli e delle generazioni a venire.> Per concludere il suo pensiero, si lascerà andare ad un'ultima congettura. <Non penso che il sistema ninja abbia fallito. I Ninja hanno fallito.> Sono due cose completamente diverse per lui. <Ma questo significa che il mondo sarebbe migliore senza?> Si guarda le mani, pensieroso. <Trascorro le mie giornate in ospedale, affinando le arti mediche degli shinobi... e posso assicurarti che quelle arti possono spingersi molto più in la di quanto la tecnologia sarà mai in grado di fare.> Non solo in termini di possibilità, ma anche di tempistiche. <Rinunceresti a questa possibilità solo perchè i Ninja di allora fallirono?> Domanda sinceramente curioso, portando entrambe le mani dietro la schiena e raccogliendole in una presa solidale ad altezza della fascia lombare.
Giocata del 04/10/2022 dalle 21:18 alle 23:40 nella chat "Quartiere dei Clan [Konoha]"
Non capisce esattamente che cosa ci trovi da ridere Tenjiro in quello che dice Nobu, davvero incassa come nessun altro e in generale non è quel tipo di ninja all rounder o prettamente offensivo che ci si aspetterebbe da uno come lui o da uno della Shinsengumi, anzi, sia il suo addestramento che le sue predisposizioni lo hanno portato a essere un ninja molto tattico e tecnico, specializzandosi sulla difesa e sulla percezione, cercare di essere sempre almeno un passo avanti all'avversario. Ma vabbè, cerchiamo di non indagare troppo, siocuramente avrà modo di far ricredere Tenjiro quando si scontreranno in allenamento. Il discorso torna sul passato, sul fallimento. L'uomo più anziano è buonista, forse anche troppo, dato che ... < Non lo è? In certi mestieri lo è eccome. Pensi che hai la libertà di sbagliare se ti arrivasse un paziente critico in ospedale?> gli chiede secco, con un tono di voce piatto, in uno scarso tentativo di coprire la premura che mi pone quello specifico argomento. Non è grazie ai ninja del passato e alle loro 'gesta' che sono qui oggi, questa è la condanna del mondo moderno e di quello futuro. < Hai ragione su una cosa, la premura principale deve essere il futuro. Il ritorno a ciò che eravamo, al nostro mondo. Riottenere la nostra identità non è un opzione e...tch, lascia perdere> si stizzisce, non con lui, bensì con chi dovrebbe garantire questo, con quella stessa corporazione che si erge all'apice del mondo ninja e che, a oggi, ancora non ha mosso piede in quella direzione se non da poco e di certo, non grazie alla Shinsengumi. Un continuo discontento crescente all'interno della psiche del cioccolatino sia per il trattamento che stanno riservando a Kagegakure, sia per i suoi sogni ancora stantii ad oggi. Il discorso torna poi sulle arti mediche, dove indubbiamente è più facile vedere i lati positivi di quei poteri che solo i ninja hanno e sono addestrati ad usare. <No, ma non puoi basare il tutto solo sulle abilità curative che voi medici possedete. Facciamo così, un bisturi nelle mani giuste è uno strumento che può salvare vite, mentre nelle mani errate le può togliere. Facile basarsi solo su quei jutsu che sono dedicati al salvataggio delle persone, non trovi?> Incrocia le braccia al petto, aspettando una risposta da colui che è un medico a conti fatti, senza contare che sempre in base alla medicina sono state create anche droghe nocive. [chk on] Tenjiro scuote la testa, forse pervaso da un leggero senso di disappunto. <Non mescolare gli ideali con la realtà dei fatti.> Lo ammonisce, seppur sempre con il suo modo di fare estremamente accomodante e pacato. <L'infallibilità in campo medico è qualcosa che chiunque si augurerebbe, ma è da stolti pretendere che sia effettivamente così. Il fallimento è inevitabilmente radicato in noi e nella nostra vita, che ci piaccia o no. I medici sono solo quelli che, paradossalmente, si fanno carico più spesso di questa responsabilità. Ciò non di meno... possono fallire. E dirò una cosa che magari la maggior parte delle persone non condividerà... ma quello di fallire e non esser recriminati per ciò, è un loro diritto.> Incrocia le braccia al petto, infilando le mani nelle rispettive maniche e osservando il suo interlocutore. Parla per esperienza diretta. Sia passata che presente. <Chi si aspetta che un medico sia infallibile e sia da recriminare in caso contrario, di solito è chi non ha mai avuto una persona morente tra le mani, che non hai potuto salvare nonostante gli sforzi.> Lui, nello specifico, perse entrambi i compagni di squadra così trent'anni prima. Ridacchia appena quando l'altro interrompe il proprio discorso, chiedendogli di lasciar perdere. <Oh sentiti libero di dire quello che pensi, ragazzo mio.> Lo dice con sincerità. <L'ultima cosa che voglio è lasciarti varcare questa soglia con turbe che io stesso ho scatenato. Se vuoi sfogarti, fallo pure. Sono un tipo chiacchierone.> Invero. Ama chiacchierare come non mai, specialmente se si tratta di argomenti profondi come questo. Tenjiro non brillerà in combattimento, ma in quanto ad umanità e riflessione... beh ha quasi mezzo secolo di vita vissuta alle spalle. <Assolutamente, infatti non sono solo le arti mediche ad essere importanti. Il ragionamento che fai è corretto ed è applicabile a qualsiasi cosa. Il tutto si riduce ad una banale valutazione del rapporto tra rischi e benefici, secondo me.> Si stringe nelle spalle, guardandolo con l'unico occhio buono. <In tutto puoi trovare luce e ombra.> Per usare sempre le sue magiche allegorie. <Prendi Kagegakure...> Sposta lo sguardo verso un punto non meglio definito, come per indicare tutto ciò che li circonda. <C'è chi considera questo villaggio il monumento al fallimento del passato. C'è invece chi lo considera l'ultimo baluardo dell'umanità, in un mondo dove altrimenti non avremmo tregua. Onestamente... trovo che la prima considerazione sia oltremodo superficiale e poco produttiva. La seconda è molto più reale ed... efficace.> Oppure per fare un altro esempio. <Oppure pensa al fuoco...> per citare un discorso che ebbe con Shizuka tempo addietro. <Un elemento la cui abilità primaria consiste nella distruzione... eppure, lo usiamo per tutto: scaldarci, cucinare, illuminare...> Si prende un attimo di pausa per lasciar riflettere l'interlocutore. <In passato è stato usato per uccidere e distruggere, ma questo non ci ha impedito di continuare ad utilizzarlo e credere nei suoi benefici. Perchè per i ninja dovrebbe essere diverso?> Qui il suo sguardo si fa più serio. <Ribadisco... posso comprendere il risentimento, ma non incentivarlo. La maggior parte degli individui che hanno commesso quegli errori hanno già pagato con la vita.> Nel momento stesso in cui li hanno compiuti. <Scaricare questa responsabilità sui loro eredi... temo che sia un modo troppo semplice e ingiusto per sfogare la propria frustrazione.> Le nuove leve non hanno fatto nulla di male. Anzi... molti vogliono diventare ninja proprio per realizzare il sogno di cui Nobu parla: riprendersi la loro vecchia vita. Ciò che dice è vero, non si pretende l'infallibilità dai medici ma è ciò che ci si augura e anzi ... <Come ci si sente quindi, ad andare dai familiari di una vittima, i quali hanno riposto l'ultimo baluardo di fiducia in te, e dirgli che sicchè hai fallito, il loro caro non è più tra noi? Come si vive con l'agonia di quel momento?> cerca a sua volta di far appiglio al lato emotivo di Tenjiro per avvalorare la propria tesi. Purtroppo in certi lavori e sopratutto in certe situazioni, è vero che il fallimento può arrivare, ma non è contemplato, sopratutto quando la posta in palio è troppa. Così è stato cresciuto, così lo stanno addestrando, loro che devono dare l'esempio agli altri, gli 'elite' di quel villaggio di fantasmi ormai. La mano sinistra si infila di nuovo in tasca a tirare fuori un altra sigaretta dato che stanno parlando e probabilmente ha tempo per fumarsene un altra. La appoggia tra le labbra e riabbassa la mano per prendere l'accendino, prima di fermarsi e non farlo più. <Tranquillo, non riguarda te o il clan Hyuga, bensì dubbi che anelano a prendersi gioco della mia psiche. Trovano terreno fertile purtroppo.> Non menziona la Shinsengumi, dopotutto è un ufficiale e non può essere positivo divulgare dubbi relativi alla corporazione che lui stesso serve. In generale dovrebbe andare da uno psichiatra, forse la maggior parte delle persone che hanno vissuto l'esodo dovrebbe. Quell'esperienza ha generato traumi che, se lasciati da soli come nel caso di Nobu, non possono che cambiarti, mangiarti da dentro e mutare in qualcosa di peggio e più complicato da gestire. < Io penso che entrambe le definizioni siano corrette, dove uno è esattamente la causa e l'altra è l'effetto. > dato che parla di efficacia, decide di essere razionale e non nazionalista, vedendo quel villaggio forse con un occhio distopico. Ascolta quel discorso sul fuoco, un elemento che non gli è mai piaciuto a dirla tutta e, a proposito di illuminare, la destra si riunisce in un pugno con i polpastrellio di medio e pollice a contatto. Premono contro l'altro fino a far diventare le unghie bianche, per poi schioccare le dita. Dalla frizione delle due, infuse con il chakra, ecco che viene generata una scintilla elettrica, blu, con il classico scoppiettio dell'alta tensione. Questa viene controllata per farla finire contro la fine della sigaretta, dandole vita, o meglio, decretando l'inizio della fine per quella che è parte del suo vizio, uno dei tanti. < Concordo in parte, Tenjiro. Non penso sia corretto rivalersi sui figli dei ninja che ci hanno fallito, non è colpa loro e nessuno dovrebbe. Tuttavia ci sono ancora ninja del passato che erano presenti su quel campo, persone che sono state cause scatenanti della guerra e che sono ancora qui tra di noi con un atteggiamento che ... che...> si ferma. La destra si richiude in un pugno, serrato questa volta, con quella stessa scossa elettrica che se prima era mansueta e addomsticata, adesso salta da nocca a nocca, violenta. Le venature sul dorso della mano e sul avambraccio si fanno vive, così come in fronte con il volto che si tinge di rabbia. <Facile morire, non devono vivere con le conseguenze di ciò che hanno causato> glissa infine sull'aver già pagato il prezzo, un prezzo fine a se stesso, cercando infine di calmarsi [Controllo del Raiton][chk on] Tira un lungo sospiro, poichè il discorso delle vittime della medicina non gli piace particolarmente. Mina il suo buonumore, perchè come argomento gli è fin troppo vicino. <Ogni volta che un paziente muore, un pezzo del medico muore con lui.> Questa frase dovrebbe bastare a far capire a Nobu quando importante sia la questione per il vetusto ninja. E, di conseguenza, quanto sia convinto di quello che dice quando parla degli errori. Per essere così sensibile alla morte del paziente ed essere comunque in grado di difendere "l'umanità" del medico... vuol dire che il concetto dev'essere profondamente radicato in lui. <Si convive con l'agonia, Nobu.> Commenta estremamente serio. <E la si mitiga con la consapevolezza di aver fatto tutto ciò che era possibile per cercare di evitare qualcosa che, magari, era inevitabile.> Porta la mano destra al mento, per poi massaggiarselo mentre in preda ai pensieri. <Credo che sia questa la chiave di lettura...> Si, lui sta riflettendo sulla questione insieme a Nobu! Non è certo un detentore indiscusso di saggezza e verità. Il branistorming è bilaterale in questo momento. <Non importa se commetti errori... purchè tu abbia fatto del tuo meglio. Il concetto generale dovrebbe essere questo. Poi assume declinazioni differenti in funzione della situazione specifica... ma questo è un altro discorso.> Per esempio, se un uomo non è portato per la medicina... non bastano le buone intenzioni. Magari la cosa migliore è lasciar perdere e dedicarsi ad altro. Per quanto riguarda l'apertura del ragazzo, si stringerà semplicemente nelle spalle e lo asseconderà. <Immagino di non poterti costringere ad aprirti, se non vuoi farlo. Dopotutto ci conosciamo appena.> Ridacchia massaggiandosi la nuca. Come se fosse normale dimenticarsi che due persone che non si conoscono, difficilmente parleranno a cuore aperto. Questa è l'ingenuità di Tenjiro. <In ogni caso... io sono sempre disponibile ad ascoltarti, se mai dovesse servirti una mano ad affrontare ciò che cerca di prendersi gioco della tua psiche.> Tuttavia è ben consapevole che ognuno tenta di sconfiggere i propri demoni da solo. Lui ne è la riprova. <Questo è un discorso completamente differente...> Quello sui ninja del passato, intende. <...> Tace per un po' e ci riflette su. Non sa bene come formulare il pensiero senza che sembri l'apertura della caccia al ninja dei tempi che furono... tuttavia, ad una certa, le sue labbra si schiudono ancora. <Non mi è capitato di incontrare spesso testimoni di quei tempi. Io sono uno di loro, a conti fatti...> Lui era già un trentenne all'epoca. <... seppur non abbia preso parte alla guerra. Indossavo le vesti di civile, dieci anni fa.> Forse era anche meno che un civile. <Ad ogni modo... non ho avuto modo di interrogare nessuno su come andarono veramente le cose. Non essendo stato al fronte, non so cosa sia successo. Cosa abbiano provato... e così via.> Socchiude appena le palpebre, ascoltando e assaporando quel suo disprezzo. <Mi pare di capire, invece, che tu hai avuto più contatti con questa gente. Hai già avuto modo di sondare le loro motivazioni?> Chiede per pura curiosità. Anche solo per sapere cosa aspettarsi, qualora dovesse toccare l'argomento con i suddetti superstiti. Oppure per capire se il risentimento del ragazzo è fondato su pregiudizi o su certezze conclamate. Il discorso che fa Tenjiro è corretto, se non fosse che si basa su un concetto chiave: saper di aver fatto tutto il possibile. <Vedi, io non intendo questo. Ciò che dico è se invece che curare una persona in emergenza, hai deciso di occupare il tuo tempo combattendo un raffreddore, o per come la vedo io sulla storia, due fratelli che si sono tirati i capelli per la possessione di un giocattolo.> butta fuori il fumo, ma lo fa verso l'alto, così da non dar fastidio all'uomo più anziano con la quale sta interloquendo. Giustamente Tenjiro lascia perdere il discorso di ciò che lo turba, non è la persona adatta, non ha probabilmente la preparazione necessaria per affrontare gli orrori che continuano a tormentare i sogni di Nobu e sopratutto, il cioccolatino ninja non si sente a suo agio a parlarne con una persona che ha appena conosciuto, infondo, è molto riservato. China la testa in segno di ringraziamento per l'offerta però, apprezzando il gesto. Prende un ultimo tiro di sigaretta, spegnendola esattamente come la prima poi, buttando il mozzicone. Ricordare gli atteggiamenti di Sango e delle persone che ha avuto modo di interrogare, gli fa salire solo rabbia e probabilmente quelle nocche le vorrebbe spalmare contro qualche zigomo in questo momento, totalmente contrario all'arte marziale che quel clan, di cui è membro e ora è alle porte, insegna con il pugno gentile. <Forse è meglio così, così come una parte di te muore quando non riesci a salvare un paziente, una parte della mia sanità mentale e della speranza che ho per Kagegakure, muore a ogni interrogatorio che sento.> Si ricompone adesso, facendo capire che si, ha avuto sia modo di interrogare, che di interagire con diverse persone del passato. Ne ha sentite di tutti i colori purtroppo e forse è meglio che persone comuni, sopratutto buoniste e ottimiste come Tenjiro non sappia ciò che sa lui. <Comunque, è meglio che vada, ti sto trattenendo dal tuo turno in ospedale. Tieni, ti lascio il mio numero, così da organizzarci per quell'allenamento. Buon lavoro Tenjiro!> finisce così quel discorso, lasciando il contatto e salutandolo. Si volterebbe infine, dirigendosi dentro a quello che è il loro clan.[end][chk on] Mugugna pensieroso. Cerca di maturare un'idea propria della cosa, ma non sembra venirne a capo in maniera troppo elegante. <Sarà che l'altra alternativa per me non esiste...> Lui infonde massima dedizione in quello che fa. Sempre. Effettivamente negligenza ed errore accidentale sono due cose differenti. Questo non può negarglielo. <In ogni caso... non credo di essere effettivamente nella posizione di decretare se l'esito dell'ultima guerra è stato frutto di negligenza o del regolare evolvere degli eventi. Quindi... tendo a non preoccuparmene. Tanto, pur volendo, non potrei riscrivere la storia.> Questo compito spetta agli Uchiha, di solito(?). Ascolta attentamente tutto ciò che Nobu ha ancora da aggiungere. Non ha bisogno di un occhio speciale per sondare il suo animo e capire che è profondamente lacerato. Le sue confessioni sono più che eloquenti e le sue espressioni non son da meno. Si limiterà ad annuire, per i primi momenti in silenzio. <L'importante è che non muoia mai, quella speranza. Può vacillare... è giusto che lo faccia. Tuttavia, non può morire.> E' un consiglio che gli da. Spassionato e premuroso. <E' quella speranza che dona una prospettiva diversa alla vita che viviamo. Se quella luce si spegne, guardare avanti diventa maledettamente difficile.> L'ennesima personalissima allegoria. Che l'altro la carpisca o meno, non è veramente importante. Piuttosto la loro conversazione sembra giungere al suo termine, con Nobu che ricorda al vecchio Hyuga delle proprie responsabilità. <Mattaku... il nostro discorso mi ha così preso, che ho perso la concezione del tempo. Che sbadato...> Si picchietta la tempia con l'indice destro, salvo poi allungare la mano per raccogliere il numero di telefono dell'altro. <Non mancherò.> di contattarlo per il loro allenamento. Non potrà che fargli bene rispolverare le antiche tecniche della loro famiglia. <Buona serata ragazzo mio! E mi raccomando... tieni quella luce accesa!> E sull'onda di questo buon proposito, sparirà inghiottito dalla notte konohana. Il lavoro lo attende.||