Chiacchere filosofiche
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Giocata dal 14/09/2022 21:28 al 15/09/2022 00:10 nella chat "Bosco Centrale"
[Bosco - in giro] I raggi della luna ormai piena si riflettono nel laghetto del Bosco Centrale, il quale a sua volta riflette l'immagine perfettamente circolare dell'argenteo astro notturno. Tra le fronde degli alberi si aggira la figura del Kori: indossa una maglietta color metallo sopra cui porta una veste smanicata nera con due cinture da allacciare sulla parte anteriore, con le apposite fibbie - inoltre, porta delle fasciature su braccia, spalle e stinchi, Sopra la maglietta, la veste e le fasciature alle braccia porta un coprispalle rosso. Porta un paio di pantaloni classici da shinobi grigio scuro con elastico appena sotto il ginocchio, e indossa un paio di scarpe comode color azzurro. Al braccio destro presenta un portakunai, al sinistro è legato il coprifronte col simbolo di Suna mentre al lombo sinistro porta una classica tasca portaoggetti contenente diversi tonici e un fuuda con tronchetto. Le fronde, al suo passo calmo - a tratti quasi ciondolante - vengono smosse da una leggerissima brezza che, di coincidenza, sposta i neri capelli del suniano che coprono a tratti i suoi glaciali e penetranti occhi. Non ha una meta, questa sera: ha deciso di farsi una passeggiata serale per voglia, nulla più. [Panchina] Il giovane Deshi è fuggito dalla calca vibrante della vita cittadina. Si è rifugiato lì, nel bosco che costeggia il palazzo del governo, lontano dalla cacofonia assordante dei rumori, distante dal caleidoscopio di colori che tinteggiano il centro di Kagegakure. In quel tenue silenzio, intervallato solamente allo scrosciare dell'acqua nel lago, riesce a concentrarsi abbastanza da poter pensare liberamente. Poggia le natiche su di una panchina qualunque, sgualcendo i pantaloncini bianchi - o almeno così erano un tempo, prima di essere macchiati da chiazze d'indefinita forma e provenienza - che solleticano le cosce nude, almeno fin dove non iniziano dei bendaggi ruvidi e consunti, stracciati qua e là come se fossero stati ripetutamente strattonati ; si allungano dal terzo medio della tibia sino ad ambedue i malleoli, ficcandosi dentro i calzari ninja che lasciano scoperto solo il tallone e le dita. Le stesse bende si arrampicano lungo le braccia, dalle nocche delle mani sino ai gomiti, altrettanto logore e macchiate qua e là. Una maglia scura copre il busto, una maglia dal collo alto e circolare, che sfiora il mento. Dietro la schiena, tra l'elastico dei pantaloncini e la spina dorsale, un kunai è ficcato per bene, assicurato come si deve, per non perderlo durante il passo. Si nota a malapena, però, se non ad uno sguardo attento che lo colga da dietro, coperto com'è dall'indumento superiore. Inspira a fondo, il naso rivolto all'insù, accompagnando lo sguardo verso la Torre del Governo, rimuginando qualcosa, ma in silenzio. Non sembra notare, per ora, la figura di Shisaki, sebbene potrebbe incrociarla solo abbassando gli occhi. [Bosco - panchina] Il suniano vaga senza una meta particolare, come detto prima: sfruttando il silenzio della zona, gli riesce di concentrarsi sul primo pensiero che gli passa a zonzo per la testa, e caso vuole che sia proprio l'incontro con Kore-san, l'appartenente alla famiglia Sabaku con una strana attrazione - anzi, meglio dire ossessione da come ne parla - per il fu Godaime Kazekage, Gaara. I pensieri scorrono come una folata di sabbia nel deserto, li ripercorre passo a passo finchè, nel suo silente rimuginare, arriva innanzi ad una panchina presso cui è seduta una figura dall'aria apparentemente giovane, forse di qualche anno inferiore al Kori che rallenta fino a fermarvisi accanto. < Serata ideale per una passeggiata al parco, eh? > Una breve frase per spaccare il ghiaccio tra i due, sempre che l'incappucciato intercetti le di lui parole. Cerca sulla figura il coprifronte, esattamente come il proprio, ma non trovandolo suppone che potrebbe trattarsi di un aspirante. < Spero di non disturbare se ti faccio compagnia, è un posto ideale per rilassarsi ogni tanto. > Nello stesso istante, si va ad accomodare sulla panchina, allungandosi leggermente al suono delle acque. [Panchina] Inspira a fondo, gonfiando i polmoni ed il petto, così la gabbia toracica si espande, andando a cozzare contro la maglia scura, tirandone i lembi. Inala ossigeno, umidità e dubbi, prima di gettar fuori tutto quanto, sempre dalle narici, dal momento che la bocca appare ermeticamente chiusa, sigillata dietro le labbra rosee e sottili, che solcano il volto poco al di sopra del mento. Reclina la testa all'indietro, cercando il bordo dello schienale, dove ora la mole frana, sino a poggiarsi con pesantezza, quasi stesse sorreggendo un grave troppo pesante per lui, troppo grande da poter sostenere. Le braccia si allargano, andando a poggiarsi sulla cima della panchina, aprendosi come ali di un nero rapace, appollaiato sul suo trespolo e pronto a spiccare il volo. Eppure il giovane Deshi rimane lì, incrociando un piede sull'altro, così le gambe e finendo per raggiungere una posizione quantomai comoda, nonostante non delle più eleganti. La chioma corvina viene cullata dalla brezza che spira tra le fronde degli alberi, scuotendo quest'ultime in un fruscio sommesso e continuo. La pallida luce lunare bagna il Mondo come un manto argenteo che copre ogni cosa, i suoi riflessi, nel laghetto antistante, si rompono in miriade di schegge scintillanti, finendo per riverberare contro ogni sguardo che vi si posa. Quello dell'aspirante shinobi, tuttavia, è rapito dalla mole di quel palazzo, che - per architettura- richiama le strutture più antiche, strizzando l'occhio al passato, distaccandosi nettamente dalla vena futuristica che i quartieri più mondani hanno oramai adottato. < Nh ?! > Mugugna, quando la voce di Shisaki irrompe nel suo campo uditivo, allo stesso tempo la sua immagine s'intrufola in quello visivo, costringendolo ad abbassare l'attenzione sul passante. Sbatte le ciglia, una volta soltanto, in un primo silenzio che cade fra loro e che sembra, almeno lui, aver ricercato volutamente. < Sei uno shinobi ? > Ammicca verso il coprifronte che lui porta legato al braccio. Ora si desta dal torpore, forte di quella nuova conoscenza. Gli fa spazio, di fatto, senza aver dato alcun permesso di sedersi, ma , d'altronde, la panchina non è di sua proprietà. < La città urla troppo. > Ammette, in tono pacato e sincero, diretto [Bosco - panchina] Ogni tanto bisogna staccarsi dal caos della città e andare in un luogo quieto e tranquillo per rilassarsi e ritrovare il proprio equilibrio...e il suniano lo sa bene cosa vuol dire perderlo. < Hai ragione, quando se ne può approfittare bisogna prendersi un momento di silenzio. > Il tono di voce è calmo, diretto e moderato. Si guarda attorno, osservando pure lui l'architettura del palazzo che in effetti è una specie di portale che guarda al passato, ai tempi dei grandi Villaggi Ninja, di cui oggi rimangono solo macerie. < Si, se non si fosse capito dal coprifronte. Mi chiamo Shisaki - Shisaki Kori. E sono un Genin di Suna. > Inspira grandemente il fresco aere che gli irrora gli alveoli, il petto che si gonfia fino a lambire i suoi abiti spingendo come se volesse liberarsi; in successione, espira silente riportandosi allo stato iniziale. L'aria serale è un toccasana per lo spirito. < Tu invece saresti...? > Il tono rimane esattamente lo stesso di prima. < Mmm...il tuo aspetto mi fa intuire che non sei uno shinobi, o perlomeno non ancora ufficialmente, giusto? > Arguzia o intuito? Non ci è dato saperlo con esattezza. < Di dove sei, se non sono indiscreto? > [Panchina] Assesta la propria posizione sulla panchina, andando a sistemare le natiche poco più in là, facendo posto al nuovo arrivato. Lo osserva, dopo aver guadagnato la sua posizione più comoda - ovvero quella che gli permette di tenere sotto controllo, in una sola occhiata,tanto il Sunese quanto il sentiero dal quale è giunto. Il busto, infatti, è ruotato di 160 gradi, il braccio destro sopra il bordo della panchina, mentre il sinistro si adagia sul fianco, accompagnando la mano sulla medesima coscia. < ... > Muto permane, ascoltando l'altro, non prima di aver retratto le gambe, accostandole alla panchina e garantendogli, così, un equilibrio più saldo e forte. Ambedue le iridi, ora, come schegge d'ossidiana, scivolano sul volto altrui, ricercandone eventuali somiglianze, un ricordo a cui possa appellarsi per rimembrare quel volto , eppure nulla. Le labbra, giunte, si stringono ancor più, formando una sottile linea rosea, tradendo il piglio riflessivo. < Io mi chiamo Katai. > Replica, di fronte alla presentazione altrui, lasciando che le sue prime parole cadano contro il muro del silenzio, mentre la sua identificazione ora gli permette di associare un nome a quel volto che si trova dinanzi. < e diventerò anche io un ninja un giorno. Un ninja di Oto > Chiarisce, aggiungendo particolari alla sua rivelazione. Una Nota Nera, dunque, ma una Nota stonata, non c'è che dire. Le domande dell'interlocutore,quindi, avranno tutte una sola risposta, che sottolinea l'ermetico carattere del giovane Deshi, così come la sua scarsa loquacità, che viene meno, però, in tale situazioni. [Panchina] Il sunese, una volta accomodatosi, sistema la sua posizione in modo da mantenere il campo visivo sul Deshi dinanzi a lui: un braccio, quello sinistro, appoggiato al bordo dello schienale della panchina mentre il destro si adagia sul bracciale metallico rispetto al suo lato. < Katai...che nome singolare. > Ancor più singolare è che provenga da Oto, villaggio di cui ha sentito parlare ma dal quale - almeno per il momento - non ha nessuna conoscenza. Le risposte dell'otoano, infatti, sono concise e brevi - quasi volutamente brevi. < Non sei una persona molto loquace, hm. Direi l'esatto opposto di una certa persona che ho avuto il piacere di incontrare qualche giorno fa... > Il riferimento è, infatti, a Kore-san e al suo quasi-monologo sul Kazekage e sulla sua famiglia di cui lei fa parte, di come sia un guande ninja e via a susseguirsi: si potrebbe definire una Tempesta di Sabbia in piena regola, e forse anche il Kori si sta abituando, poco a poco, a questo. < Sento che hai una volontà a dir poco incrollabile, Katai-kun: sono sicuro che diverrai un ninja degno del tuo villaggio. > I rumori di sottofondo rendono l'ambiente come un mondo a sè staccato dal resto, lontano da ogni fonte di rumore o problema. < ... > Non sembra aggiungere altro, forse ha finito gli argomenti di cui discutere? < Cosa ti ha portato qui, a parte il silenzio? > [Panchina] Il bosco canta il suo inno floreale, al ritmo del vento che taglia le fronde e scuote i rami. Lì, in quell'angolo naturale, il piccolo Deshi si ritrova a fare la conoscenza dell'ennesimo shinobi, Uno shinobi di Suna, proprio come la ragazza che sapeva manipolare la sabbia. < Ho già incontrato un ninja di Suna. > Rivela, lasciando spazio e tempo per l'intervento altrui, di fatto, ammutolendosi. < Si chiama Kore. > Aggiunge particolari, come se volesse aiutare l'altro nell'identificazione. < Sapeva manipolare la sabbia a suo piacimento. > Esordisce, in tono più basso, quasi sognante, come se stesse fluttuando mentalmente sul pensiero in merito. Lo sguardo ora torna sulla mole del Palazzo che torreggia sul parco, mentre le parole dell'altro riempiono il suo silenzio riflessivo. < Sai Shisaki-kun, sto pensando. > Rivela, sinceramente, senza guardarlo. < Ho incontrato un ninja i cui valori erano totalmente lontani da quello che pensavo. > Ammette, con una punta di quel che sembra rammarico, forse. < Tu che ninja sei ?> Domanda, lapidario e diretto, tremendamente innocente in quel quesito che gli rivolge, ma quanto mai serio, convinto. Gli occhi tornano entrambi sul volto dell'interlocutore, dilagando come oceani di pece che si appiccicano e si incollano, a tratti indiscreti, a tratti invadenti. < Sei un sensitivo ? > Domanda, incalzante, andando a sondare l'argomento, sollevato alla mente dalle parole dell'altro. < Mio nonno mi ha parlato un po' dei ninja sensitivi, ma molto poco. > Tradisce così la sua lacuna. < Non ero mai stato qui prima d'oggi, sono venuto al tramonto e mi sono fermato oltre il buio. > Chiarisce, senza annuire, ma in tono pacato. [Panchina] Il sunese appare sorpreso nell'apprendere che Katai ha effettivamente conosciuto Kore-san in precedenza. < Oh! Allora abbiamo una conoscenza in comune, dopo tutto! > La descrizione data dal Deshi è più che esaistiva per confermare il pensiero del Genin. Pensiero che, rapidamente, svanisce come in una folata di vento. < Non tutti i ninja hanno una propria via ben delineata: sicuramente hanno dei valori, ma sicuramente non saranno mai come te li aspetti. > Il tono assume una lieve nota amara. < Che ninja sono, io? Hmm...ottima domanda, con una risposta abbastanza complessa. > Gli occhi color ghiaccio del Kori incrociano quelli color pece dell'otoano. < La riassumo in un concetto: sono come un fiume e anche come il vento: come il fiume scorre nel suo alveo, io mi adatto a ciò che mi circonda, sfruttando tutto ciò che apprendo a vantaggio tanto mio che del villaggio. E come il vento che soffia nel deserto, porto appresso la forza di rimanere sulla mia via, anche se ho davanti un ostacolo insormontabile. > Sorride, mostrando un ampia dentatura. < Nulla è impossibile se non ci provi: e continui a provarci finchè non riesci a superarti, e allora avrai davanti un altro ostacolo molto più grande...e il ciclo si ripete. > Sperando che la risposta sia esaustiva, il genin passa alla seconda domanda a lui rivolta. < Non sono ancora un ninja sensoriale, ma lo vorrei diventare: da quello che so, sono shinobi che eccellono nell'utilizzo del chakra per ampliare i loro sensi percettivi per individuare presenze o nemici vicini; purtroppo non so altro. > Non dice che, in realtà, suo padre era un ninja sensoriale con una buona padronanza delle relative abilità: questo ne fa uno degli obiettivi da perseguire, per lui. < Allora siamo in due: neppure io ero stato ancora qui, ma credo che ci tornerò spesso... > [Panchina] < Nh ? > L'ennesimo mugugno, stupito, sorpreso, che si spegne, però, dietro la linea della labbra, giunte tra loro, sigillate, almeno per un primo momento. < Anche tu conosci quel ninja ? > Domanda, curioso. Così Le dita, della mano destra, all'udire le parole altrui, iniziano a tamburellare sul bordo della seduta, contro la cima dello schienale, dove il suo fianco è poggiato con leggerezza, quasi fosse continuamente sul punto di alzarsi. La sua reazione non è ben comprensibile, poiché i lineamenti rimangono rigidi, duri, nonostante il lungo monologo altrui. Lo lascia terminare. < .... > In silenzio lo ascolta fornire la propria opinione in merito a quanto precedentemente detto. Non annuisce alle sue parole, né si scompone poi troppo, mantenendo la statica postura assunta in principio, andando solamente a ficcare la mano sinistra dentro la tasca omolaterale dei pantaloncini, così da nascondere le dita alle grinfie del vento. < .... > S'insinua nel suo discorso, laddove coglie un momento sufficiente per farlo, andando a prendere parola con tempismo. < Come fai a conciliare te stesso con le richieste del villaggio ? > DOmanda, incalzante. < Il vento, se abbastanza forte, può sollevare l'acqua dal suo corso e scuoterne le fondamenta. > Criptico, si adatta alla metafora altrui, dimostrando una sveltezza mentale che non ci si aspetterebbe da un ragazzo della sua età. Lascia che l'argomento scivoli via, prima di riprendere, a sua volta, riferendosi all'argomento seguente. < Devo saperne di più sul chakra. > Ammette, forse più a se stesso che all'altro. < Sembra poter permettere grandi cose > E lo sguardo torna sul Palazzo, proprio dietro il confine del giardino. [Panchina] < Mh, sì - l'ho conosciuta. E' una fan sfegatata del fu Godaime Kazekage, Gaara delle Sabbie. Ma credo che tu l'avessi già capito. > Nel frattempo, lo sguardo passa al Palazzo che svetta oltre il giardino, una sentinella immemore ed immobile che veglia sul villaggio e su chiunque vi abiti. Fa appena in tempo a terminare il suo discorso prima che l'otoano, rapido, riesce a prendere parola con una domanda ancor più spinosa della precedente. < Non è semplice trovare il proprio equilibrio tra se stessi e le richieste del Villaggio: sappi che persino i ninja più esperi e potenti spesso faticano a trovarlo. Ma è nel momento in cui lo trovi che riesci a perseverare nel tuo cammino. > E per farlo, riprende la sua stessa metafora. < Il fiume sospinto dal vento, se non ha protezioni, può essere deviato oppure può uscire dal suo corso; ma se incanali il fiume e il vento dentro una gola dalle ripide pareti, questi due continueranno il loro corso indisturbati. Nel momento in cui un ninja perde il suo equilibrio, la gola termina e il fiume rischia nuovamente di essere deviato e, se persevera, anche di crearsi una nuova strada, a volte peggiore della prima. > Una flebile risatina amara conclude il discorso. < E' tutta questione di equilibrio tra le cose, in fondo. Ma sei tu, come ninja, che devi metterti dei punti fermi nella tua via che nulla può erodere. Ma è una cosa che richiede tempo. > E, avendo terminato il discorso, passa all'altro argomento. < Il chakra è difficile da spiegare...io lo sento come un flusso di energia che pervade il mio corpo interamente: ognuno lo manifesta secondo ciò che meglio gli riesce. Alcuni lo impastano per utilizzare tecniche ed illusioni, altri lo utilizzano per rinforzare le proprie armi oppure sè stessi. Ma credo che sia una cosa che un Sensei di accademia saprebbe spiegarti meglio di quanto io possa. > [Panchina] < Mhn. > Mugugna, riflessivo, andando ad incrociare le braccia al petto, stringendole in un nodo di carne, sangue, ossa e stoffa. Una posizione che non è tra le più comode, ma gli permette di drizzare la schiena, verticalizzando le curve fisiologiche della spina dorsale. Più rigido e meno flessibile appare o almeno questa è l'impressione per l'interlocutore. < No, non lo sapevo. > Ammette, circa la mania della Sabaku, rivelata dal suo diretto concittadino. < Ma ci sono molte cose che non so di quella ragazza, una di quelle è il suo stato di salute mentale. > Annuisce appena, ma serio, senza fronzoli , né decori nell'argomento sviscerato. < Credo che un po' di sabbia gli sia entrata nell'orecchio e abbia danneggiato il cervello, può essere ? > Domanda, per nulla ironico, anzi, piuttosto serio, tale è il tono di voce ed il piglio del viso. < ... > Non aggiunge parola, né dettaglio al monologo che segue, non pare intenzionato ad arrestarlo, almeno fin quando non volge al termine da solo. Solo e soltanto in quel momento s'intrufola nel suo discorso, strisciando - verbalmente, si fa per dire - come una serpe tra le risaie. < Un equilibrio tra vento e acqua dici eh ? > Domanda, dopo essersi un po' smarrito nella metafora, che tuttavia l'altro sembra saper padroneggiare al meglio. < Io credo che un ninja debba mettere il villaggio al primo posto, solo proteggendo il villaggio si può sperare di proteggere la Pace. > Dichiara così il suo punto di vista, balzando, come un rapace, sul discorso seguente. < Mpf ! E' frustrante non conoscere certe cose. > Sibila, quasi a denti stretti, stringendo i pugni sotto le ascelle. [Panchina] < Non credo di conoscere io stesso il suo stato mentale - e neanche mi interessa, al momento - ma forse non c'entra la sabbia nel cervello, forse è fin troppo...eccentrica, diciamo così. > Cerca di dissimulare il discorso sulla Sabaku, prima che per qualche strano motivo le venga in mente di intrufolarsi nella discussione di soppiatto. Aspetta, quasi con trepidazione, la risposta del giovane Deshi al suo monologo: risposta che, nel momento in cui il Kori termina di parlare non si fa certo attendere. Ma la risposta dà anche seguito ad un'affermazione che il sunese condivide in pieno. < La tua affermazione ha senso e la condivido pienamente: ma uno shinobi deve essere in grado di saper difendere il villaggio e proteggere la Pace che tu nomini. Secondo te, uno shinobi che non è in equilibrio con sè stesso può fare ciò? Oppure rischia di diventare un pericolo sia per sè stesso che per l'intero villaggio? > Non rimane ad aspettare la risposta, perchè si alzerà dalla panchina e si sgranchirà un poco. < Pensaci su. Non devi per forza condividere il mio pensiero, ma ragionaci sopra. > Ed esattamente come un ninja, salta all'altro discorso come un lampo. < Mi è stato detto che per ogni cosa c'è un tempo ed un luogo; capisco che sia frustrante non sapere certe cose, ma tu le devi ancora apprendere. Datti tempo, e avrai le conoscenze che cerchi. > Rapidamente, gli rivolge un cenno di saluto. < E' stato...interessante conoscerti, Katai-kun. Prendi questo, è il mio numero. > Gli allunga un fogliettino con iscritto sopra un numero telefonico. < Ti auguro una buona serata, alla prossima! > Quindi, col suo solito passo ciondolante - ma leggermente celere - riprende la strada di casa, verso le sabbie desertiche di Suna. [Exit] [Panchina] Un altro respiro, proprio come il precedente, altrettanto profondo, altrettanto lungo. Il moto espansivo della cassa toracica anima il corpo del giovane Deshi, che adesso, anche grazie alla posizione e ad un leggero colpo di reni, si issa dritto, in piedi, longilineo e slanciato come appare. < ... > Non proferisce parola, né muta il piglio confuso con cui si mostra.Le braccia si districano, quel nodo composto sul petto si scioglie, in favore di una postura più equilibrata e attenta.< Forse hai ragione Shisaki-kun> Ammette, stringendosi nelle spalle, sollevando i palmi al cielo e flettendo i gomiti, per qualche grado appena. << Forse no > Conclude, tagliando corto e finendo per ritrovarsi a fissare il cielo con la sua grande Luna, lassù, immensa e argentea. Uno spettacolo inimitabile. < Un ninja in equilibrio eh ? > Ripete, in tono basso e cordiale, rivolto, probabilmente, più a se stesso che all'altro. < Ci penserò. > Ammette, convinto, prendendolo quasi come impegno vero e proprio, una sorta di patto oramai stretto e siglato senza alcuna firma, né stretta di mano. La stessa mano che ora si allunga per andare ad afferrare il bigliettino che gli viene dato, sul quale abbassa gli occhi, per leggere velocemente, prima di rialzarli, in favore dell'interlocutore. Lo sguardo che lambisce il suo volto, poi la sua schiena, quando questi s'incammina, diretto altrove ed il giovane Deshi pare volerlo emulare, volgendo però il passo nella direzione opposta, proprio quella dalla quale era venuto nel pomeriggio. ( E N D)