Gli antichi valori

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10:55 Katai:
  [Esterno > Interno] Il piccolo Deshi s'aggira, con il naso all'insù, nella periferia di Kagekagure. Oggi non è il suo giorno di lezioni in Accademia, tantomeno di lavori presso quella che, un tempo, era la bottega del nonno. Dai lineamenti rilassati e lo sguardo perso, appare , in tutta l'innocenza dei suoi quattordici anni, perlopiù libero da impegni ed incombenze quotidiane. Eccezion fatta per gli allenamenti, è ovvio. Grigi cumulonembi smorzano il fascino di quel luogo floreale, dove la natura pare aver stabilito il proprio dominio, a dispetto dell'avanzare tecnologico dell'uomo. Lì, in quel bosco di ciliegi, il Mondo pare fermarsi, riportando la mente indietro di anni, quando ancora stralci di ricordi e storie passate venivano raccontate dalle voci dei nonni, rimembrando antiche bucoliche vite o fasti naturali che ad oggi possono solo sfiorare la mente del giovane aspirante shinobi. Le mani ficcate a fondo nelle tasche di un paio di pantaloncini bianchi, insozzi, qua e là, da macchie scure di indefinita origine e provenienza. Poco più in basso delle bende sgualcite e logore fasciano le leve inferiori, dal terzo medio della tibia sino ad ambedue i malleoli, insinuandosi entro i calzari ninja che reca ai piedi, proteggendo il passo distratto, ma ritmico, che avanza dal viale esterno sino ai cancelli d'ingresso della cinta muraria che circonda il giardino. Sopra gli indumenti inferiori, invece, una maglia scura, dal collo alto e circolare, che sfiora il mento e accompagna la medesima variazione cromatica delle iridi curiose e della chioma ispida e ribelle. Le stesse bende che contornano le leve inferiori si ripresentano sulle braccia, dai gomiti sino alle nocche, altrettanto sgualcite, altrettanto insozzate. D'altronde, prendere a calci e pugni dei bersagli di legno, non è proprio un'attività che salvaguarda tanto la carne quanto gli indumenti.

10:58 Rasetsu:
 A seguito della missione C portata a compimento il giorno precedente, il demone ha ben pensato d'andare a festeggiare nonostante abbia la camicia bianca macchiata irrimediabilmente di sangue. Certo, per la stragrande maggioranza delle persone quella potrebbe sembrare una macchia di grasso o di chissà quale sporcizia, ma ben lungi dall'immaginare che si tratti di plasma. E' sdraiato s'una delle panchine del Bosco dei Ciliegi con una gamba a penzoloni sul bordo e l'altra ben distesa, ma col piede fuoriuscente all'esterno. D'altronde, quel posto improvvisato non è sufficiente per contenerlo tutto. Ha continuato a giocare agli stand nonostante quanto successo soltanto successivamente alla missione, vincendo un peluche a forma di volpe. Lo tiene sotto la testa in questo momento, fungendo da cuscino. Un braccio è sollevato e tenuto ad altezza della fronte e degli occhi, in modo tale che possa coprirli entrambi e riuscire nell'obiettivo di non venir infastidito dal sole che penetra dalle fronde degli alberi. La festa è ormai terminata da delle ore, il bosco deve soltanto essere sgomberato e pulito. Non sa se i cadaveri siano stati tolti da dove li aveva lasciati, ma nell'effettivo non gli è neppure importato più di tanto. Ha lasciato correre. L'importante è stato salvare la bambina, un po' meno il genitore che è comunque sopravvissuto. Gracchia qualcosa nel sonno... <Ghh> ...come un lamento, come se fosse effettivamente infastidito da qualcosa. I pantaloni neri sono anch'essi sporchi alle estremità, ma poiché le macchie sono comunque di quella cromia è a malapena evidente. Tutto nella norma, insomma. Come se avesse fatto after, la qual cosa non capita certo così poche volte. [ Chk On ]

11:11 Katai:
  [Interno] Il passo rintocca sul selciato con cadenza ritmica, ogni falcata - per quanto breve essa sia, date le leve non poi così lunghe - s'abbatte ora sul sentiero di mattonelle che si districa all'interno del giardino come una serpe grigia e stanca. < ... > Mantiene un religioso silenzio al cospetto di quegli alberi su cui si sofferma senza troppe cerimonie. E' sicuramente la prima volta che scopre quell'angolo verdeggiante nella periferia di Kagegakure , ma , forse , non è proprio casuale la sua comparsa lì, in quel giorno, proprio quando poche ore prima si è diffusa una voce circa un evento in particolare, tenutosi proprio tra le mura del bosco. Lui, curioso per natura, sembra dissimulare la propria vena investigativa dietro una smorfia del viso, dove le labbra si tirano di un lato, infossando la guancia dalla medesima parte, tirando i lineamenti obliqui verso quel piglio perplesso e giovane. Dannatamente giovane. Eccolo ora inoltrarsi all'interno, sempre più, fin quando i nembi che solcano il cielo non s'intervallano frequentemente con i rami degli alberi, a tal punto da sfidarne la trama monocromatica e floreale. I radi passanti , per quanto squadrati da cima a piedi, non paiono destare sospetti di alcuna sorta, così come il vago disordine in cui versa il bosco: è solo un motivo in più per attardarsi qualche momento a capire cosa sia accaduto lì. Il mento si torce a destra e manca, accompagnato dal collo che , accondiscendente, porta lo sguardo prima a destra poi a sinistra, nei meandri del bosco, individuando infine quelle collinette che si sollevano verso i margini del luogo, dalle quali, sicuramente , potrà avere una visuale migliore dell'area.

11:41 Rasetsu:
 Infastidito da chissà cosa, il demone continua a grugnire come se ci fosse effettivamente qualcosa fuori posto. Agita il braccio davanti al naso, forse una zanzara o qualche altro insetto attratto dal sangue rappreso che ha addosso. <Mhhg...> Mugugna, cercando di girarsi senza però ricordare del fatto di esser sdraiato su una panchina piuttosto che s'un letto. Quindi, non essendo abbastanza capiente, il corpo del rosso protenderà per una lenta quanto progressiva discesa verso la pavimentazione del bosco. La gamba sollevata resta ancorata alla panchina, mentre rotolerebbe di lato. Aprirebbe un occhio per rendersi conto di quanto sta accadendo, ancora assonnato e completamente intontito da ciò che ha attorno. <Oh cazzo!> Esclama a gran voce poiché - appunto - sorpreso da quant'accaduto e agitando convulsamente le braccia onde evitare di cadere dabbasso. Il problema è che adesso si ritrova appeso come un salame con una gamba verso l'alto e le braccia divaricate nel tentativo di ritrovare un equilibrio sì perso, ma introvabile. Soltanto in un secondo momento, ritrovato quello strambo equilibrio che però continua a lasciarlo lì a mezz'aria sulla panchina coi capelli a strusciar al suolo, gli occhi verdastri del demone dovrebbero riuscire ad accalappiare la presenza di Katai. <Oh!> Cerca di richiamarlo con parole veramente molto interessanti, utili, senza dubbio. Un richiamo verbale che probabilmente utilizzano soltanto i cani. <Non è che mi daresti una mano anziché stare lì a guardare le mosche come passano?> Ecco. Ora un passante stronzo lo lascerebbe esattamente dove si trova: nella merda. E basta. Nient'altro. Non conosce quel ragazzino, ma solitamente coi minorenni ci va a braccetto - e non solo, ma non chiedete, non fate domande. [ Chk On ]

11:49 Katai:
  [Interno > Colline] S'inerpica, quindi, lungo la china della collina, risalendo a piccoli passi, senza voltarsi mai indietro. Abbandona il sentiero artificiale per uno tutto proprio, una nuova strada in cui andare a cercare la comprensione più ampia e chiara possibile. Non pare tipo da meditazione di qualche sorta, ma non disdegna affatto l'isolamento sociale che lo conduce, seppur giovane, ad un'introspezione a malapena visibile su quei tratti obliqui, dove il mento non è che un aguzzo crocevia di lineamenti ed ora si solleva verso la cima della collinetta, una volta percorsa la metà di questa. Solo allora si ravvede delle panchine poste sotto gli alberi che coronano la cima, solo allora si accorge, alzando le iridi di pece, della presenza di Rasetsu, sdraiato sotto le fronde d'una chioma qualunque, su di una delle sedute preposte all'accoglienza delle membra più stanche. Che lui faccia parte di quella schiera non è dato saperlo, al piccolo Deshi, ma un rapido sguardo delle sue vesti mostra uno stato disordinato e malandato, quasi avesse passato la notte in quel giardino. Sono le movenze del Chunin ad attrarre maggiormente la sua attenzione, notandolo alle prese con qualche insetto fastidioso e poi, poco dopo, con una strisciante caduta dalla sua panchina d'appoggio. < ?! > Che sia un ubriaco in preda ai bagordi della notte precedente ? Il piccolo Deshi non riesce a capirlo, ma uno spirito altruistico - proprio come un vero shinobi- lo porta ad accostarsi all'uomo dai capelli color sangue - come le macchie che reca sulle vesti. < Certo > Sibila, stringendo un'occhiataccia tra le sopracciglia e gli zigomi, prima di chinarsi su di lui, allungando una mano - una soltanto - dall'alto dei suoi centosessanta centimetri , longilinei e slanciati, cercando, qualora l'altro afferrasse l'arto, di gettare il peso all'indietro e piantare bene i piedi a terra, per poterlo issare sulla panchina, nuovamente. < E' andata così male la notte scorsa ? > E' evidente che sia in preda ai fumi dell'alcool, ancora, meglio non combattere guerre con i mulini a vento - proprio come quelli nelle risaie di Oto, da dove proviene suo nonno. Quindi preferisce dedicarsi ad un racconto che, ad occhio e croce, non risulterà tra i più banali. Convenevoli, ecco, nulla più.

12:14 Rasetsu:
 L'otino non sembra ritrarsi innanzi alla richiesta del kusano, il quale cerca d'arrancare in qualche modo fintantoché Katai non giunge a destinazione. Questi tenta di sollevarlo e portarlo nuovamente a ridosso della panchina con tre quarti buoni del corpo. Il demone tenta di spingersi anche tramite il busto e l'unica gamba che potrebbe in qualche modo toccare terra, mentre la gemella sarebbe oltremodo appioppata in alto come poc'anzi. <Oooplà!> Come i vecchietti che cercano di alzarsi senza rompersi l'osso del collo o dell'anca. Una volta rimessosi a sedere come si deve, incrociando persino le gambe sulla panchina cosicché siano finalmente l'una vicina all'altra per permettergli di mantenere un equilibrio stabile, il rosso sospirerebbe compiaciuto con un piccolo ghignetto da parte a parte del volto. <E' andata alla grande in realtà...> Ammette, sistemandosi alla bell'e meglio la camicia e gli abiti che indossa, così da apparire leggermente più presentabile seppur non sia solitamente qualcosa che gli interessa. <Ho bevuto così tanto da dimenticarmi di tornare a casa o dimenticarmi d'averne una, anche.> Si stringe nelle spalle con la sua solita nonchalance. In effetti, dovrebbe tirare fuori il telefono e mandare quanto meno un avviso a Dokuhiro, magari spacciando quella sparizione per il prosieguo della missione ch'è durata tutto il tempo del festival. Non sarebbe neanche una bugia, se non fosse palesemente in post sbornia dopo quant'accaduto. <Dove te ne stavi andando? Il festival è finito.> Giusto per precisare che al momento è anche fuori servizio, quindi può destreggiarsi come meglio crede. Potrebbe anche tornare a dormire per quanto lo riguarda, nessuno dovrebbe infastidire un barbone che dorme su una panchina in un parchetto. [ Chk On ]

12:25 Katai:
  [Colline|Panchina] Una mano potrebbe anche bastare e infatti basta, perché nell'agilità dell'altro c'è molto più di un aiuto, sebbene la postura permanga sghemba e astrusa, il rosso riesce ad issarsi al di sopra della seduta, stabile e incolume - operazione quantomai poco scontata, soprattutto in quelle situazioni.Lui incespica qualche passo all'indietro, recuperando l'equilibrio, per un attimo piuttosto precario, dando prova di un controllo del proprio baricentro non dei più invidiabili. In fondo, è in Accademia per imparare. Prendere a calci e pugni qualche nemico di legno non basta per diventare un ninja - come gli è stato anche ribadito qualche giorno fa. Le mani tornano lungo i fianchi, entrambe, accompagnando la postura ritta e slanciata, ora equamente distribuita su entrambe le leve inferiori, sebbene una più avanti dell'altra, a tradire la dominanza della destra in barba alla gemella. < Oh. Ecco. > Non annuisce, ma pianta le iridi addosso al Chunin, lasciando che quegli oceani di pece dilaghino sulla sua figura, indiscreti e invadenti, quantomai curiosi. Lui, il suo giudizio, l'ha già estrapolato, ma non per questo appare meno interessato all'uomo e alla sua incolumità, almeno nello sguardo, sebbene il volto tradisca tutt'altro. Quest'ultimo è fermo e pallido, come uno stagno di gesso, dal quale poco riesce ad emergere e ancor meno si riesce a scrutare. < Immaginavo. > Chiosa, in tono che si abbassa appena, come deluso. < Cercavo solo un posto più in alto per vedere il parco. > Ammette, innocente nella sua sincerità disarmante. < Festival ? Che festival ? > Domanda, incalzante.

12:54 Rasetsu:
 Non riuscendo a stare eccessivamente fermo, allarga le gambe e punta i piedi al suolo. Poggia infine anche le mani sulle rispettive ginocchia in modo tale da poter stare ben comodo. Arcua la schiena in avanti, si rilassa ed inspira profondamente. Che stia subendo un conato di vomito? Non sembra riuscire comunque a gettar via niente dallo stomaco, quindi si limita a strizzare gli occhietti e a tornare ad ascoltare quel che il ragazzino di fianco si premura di pronunciare ad alta voce e nei di lui riguardi. <Dovresti volare o arrampicarti s'un albero per riuscire a fare qualcosa del genere.> Mormora in sua direzione, stringendosi nelle spalle e dandogli un lieve consiglio per quanto possa tornare utile. D'altronde, è qualcosa a cui si penserebbe facilmente per veder qualcosa dall'alto. Non che al demone in questo momento possa interessare quella visione tanto quanto all'altro. Si passa una mano sulla fronte e sugli occhi socchiusi, così da massaggiare la zona che in tal momento gli causa anche un bel dolore. <Ma che ne so. C'erano delle bancarelle, un po' di movida - mai quanto quella del Quartiere notturno> Ammette, poiché quella è assolutamente imbattibile e potrebbe venir ammesso da CHIUNQUE! E' un quartiere oltremodo necessario per far passare il tempo alle persone che combattono e lavorano tutto il giorno. Non che ora si combatta come un tempo, eh... <e avevano incaricato dei ninja di tenere sotto controllo la situazione. Infatti, abbiamo beccato dei tizi che volevano far saltare in aria il tempietto e dei bambini.> E non anche la gente che bazzicava per quelle zone? D'altronde, a lui il giorno precedente è interessato soltanto di salvare i bambini, ignorando totalmente l'incolumità dei vari presenti. Avrebbe potuto dare l'ordine d'evacuazione, ma chiaramente non l'ha fatto. [ Chk On ]

13:04 Katai:
  [Colline|Panchina] Lui è la sua netta contrapposizione, o quasi. Un'antitesi in tutto e per tutto, tanto per i colori dei loro capelli, quanto per quelli dei loro occhi, fino alle più banali movenze o espressioni del viso. Rimane stabile e fermo, infatti, su ambedue le leve inferiori, che non si preoccupa di aggiustare in rapporto alle deboli folate di vento che li raggiungono lassù, sulla cima della collinetta. Subisce le carezze dell'aria, più o meno ruvide che siano, inflessibile come l'ennesimo tronco che stanzia nel giardino, alla stregua d'un palo della luce piantato lassù, per illuminare meglio. Lui, di luminoso, ha a malapena il colore della pelle - pallida qual è - poiché anche il bianco dei pantaloncini appare più smorto, come fossero di seconda mano, destinati ad un uso domestico o ben più infimo di quello per cui ora vengono calzati. < Un albero dici eh ? > Domanda, retorico, alzando il mento ed il naso all'insù, cercando le fronde più vicine, quasi stesse meditando di ascoltare veramente il consiglio del Rosso. < Non sono mai stato nel Quartiere Notturno > Rivela e come potrebbe essere altrimenti ? Eppure nel suo tono di voce c'è una vena di curiosità che non sfugge ad un ascoltatore attento. < Nh ?! > Mugugna , in seguito, riportando gli occhi e l'attenzione sul Chunin. Le sue parole lo lasciano di sasso. Le sopracciglia si arcuano verso l'alto, sfiorando l'attaccatura della chioma corvina, disegnando una ruga sulla fronte pallida. Le labbra si schiudono appena, inalando ossigeno e pensieri. < Tu sei un ninja ? > Domanda, come se quello fosse il suo primo e più grande dubbio. Sbatte le ciglia, una volta solamente. < Puoi dirmi cos'è successo ? > Incalza, curioso, sfidando la segretezza dei ranghi.

14:10 Rasetsu:
 Conferma l'albero precedentemente menzionato proprio dal demone. <Controllo del Chakra e via.> Difficile se chi hai davanti potrebbe non saperlo usare, ma giustamente egli non conosce l'individuo. Per tal ragione, dà anche abbastanza per scontato che invece conosca eccome quella tecnica ormai basilare. Non si tratta comunque di qualcosa di cui egli usufruisce molto spesso, ma comunque ne conosce quanto meno l'esistenza. <Ma come non ci sei mai stato? E a chi aspetti?> Borbotta sgranando gli occhietti verdastri che vengono successivamente rivolti e focalizzati proprio sul volto del povero Katai che nulla ha sbagliato, se non incontrare un pazzo psicopatico come il demone - amante della bella vita e soprattutto dei vizi. Insomma, sembra inverosimile che qualcuno non sia ancora stato al quartiere notturno, che non l'abbia visitato e che non abbia assolutamente provato i vizi che è possibile testare in quel posto. <Almeno una volta nella vita, devi varcare l'ingresso di quel magico mondo!> E nel dirlo, gli si illuminano gli occhi con tante piccole stelline ai lati di questi ultimi. E' fiero, contento d'aver visitato quel posto in lungo e in largo da ormai un anno. E' stato il primo quartiere nel quale ha soggiornato e il primo a cui farebbe ritorno ogni volta che ne ha voglia. <Sì> Ammette d'essere un ninja poiché di base lui nasce da questa visione nel vecchio mondo a cui apparteneva, pur non essendosi mai comportato come tale né avendo dalla propria gli stessi insegnamenti o virtù di questi ultimi. <Dei tizi hanno cercato di far saltare in aria questo posto assieme al festival, niente di più e niente di meno. Ci siamo occupati di fermarli.> Agita distrattamente la mancina mentre parla come a voler sottintendere meglio il proprio discorso, totalmente sincero - o così pare. [ Chk On ]

16:39 Katai:
  [Collina] Uno sguardo all'albero e uno al Rosso. Qua e là, rimbalzano le iridi come sfere d'ossidiana grezza, tradendo la perplessità di fronte alle sue prime parole. < Come si controlla il chakra ? > Domanda, sbattendo le ciglia un paio di volte, il tono della voce che si eleva di un'ottava - più acuto, più alto. Curioso. Quattordici anni di omertà e privazioni: il nonno ha saputo tenerlo lontano dalla via dello shinobi con vera maestria. Eccolo, dunque, non avere molte informazioni in merito, se non quelle reperite in libri comuni trafugati dalla biblioteca e restituiti con precisione chirurgica. Tutto ciò che conosce del Mondo degli Shinobi lo deve all'Accademia, ma le lacune, come è possibile notare, sono evidenti. Ora le mani finiscono sui fianchi, i gomiti aperti verso l'esterno e le dita ad artigliare le creste iliache come un rapace sul suo trespolo. < Aaah lascia stare il Quartiere Notturno. > taglia corto, egoisticamente. < Dimmi di più del chakra. > Incalza, afferrando il discorso e portandolo dalla sua parte, o almeno così sembra. Forte della rivelazione altrui, circa la sua appartenenza al corpo militare degli shinobi, pare ora aver rinnovato il proprio interesse per quell'uomo, ascoltandolo con entusiasmo e partecipazione. < Mio nonno diceva sempre che la Guerra e il Dolore sono come due serpenti che si rincorrono, alla fine uno morde l'altro e formano un cerchio impossibile da scindere > si sofferma, disegnandolo nell'aria con l'indice della mano destra < ..gira che gira ritornano sempre. E' impossibile spezzare quel cerchio. > Sbuffa. < Ma io voglio diventare uno shinobi così forte da rompere il cerchio della Guerra. > Annuisce, quasi più a se stesso che all'altro. < ..niente più Dolore, niente più Guerra > Ora ritrae l'indice per stringere la mano in un pugno che serra dinanzi allo sterno.

17:20 Rasetsu:
 Sbatacchia le palpebre a causa della domanda che riceve da Katai, poiché ha dato per scontato che questi conoscesse già la risposta o, meglio, come mettere in pratica la suddetta. <Devi concentrare il Chakra, dopo averlo attivato, nel punto dal quale vuoi che esca. Ma comunque esistono le accademie per queste cose, perché dovrei spiegartelo io?> Solleva un sopracciglio verso l'alto, stupito dal domandare del ragazzino. Pare averlo preso in simpatia tanto da rivolgergli domande sicuramente interessanti, ma che al rosso non importano minimamente. E' anche appena stato svegliato ed è completamente in post sbronza. Suvvia! <Pagami.> Replica prontamente quando questi gli chiede di lasciar perdere il quartiere notturno (di vitale importanza per il Kokketsu) e di parlare maggiormente del Chakra. Sfrontato, col mento in fuori e l'espressione seriosa, attende davvero una sorta di pagamento. Ha anche già il palmo della mancina rivolto in sua direzione. <In realtà, è l'uomo stesso che vuole fare la guerra. Quindi, finché ci sarà qualcuno in grado di farla, la si farà. Punto e basta!> Esclama, gesticolando appena con la mano per sottintendere meglio il proprio disquisire. Non vede il suo punto di vista come uno effettivo, anzi crede che sia anche fondamentalmente inutile risolvere la questione di persona. Le guerre si faranno sempre per un pretesto utile o meno. Difficilmente la gente riuscirà a trovare un modo diverso per chiarificarsi col prossimo perché sono sempre stati abituati in questo modo. That's all! [ Chk On ]

17:32 Katai:
  [Collina] < !! > Le sopracciglia si sollevano verso l'alto, andando a sfiorare l'attaccatura della chioma corvina, ispida e ribelle. Una piccola ruga si disegna sulla fronte del giovane Deshi, tradendo la sorpresa che albeggia nello sguardo. < Capisco. > C'è un solo problema: come si attiva il chakra ? Si ritrova, quindi, punto e a capo. Una risposta per una domanda , ma ora ha anche più dubbi di prima. < Sei un ninja. > Esclama, allargando le braccia < Dovresti aiutare gli altri. > Quasi a riprendere l'altro, nella sua domanda che tuttavia ha molto di retorica, come se non aspettasse una reale risposta. In fondo, ha ragione. < Non farti pagare per farlo > Continua con quel tono di voce più alto. < Un ninja non deve essere egoista, ma mettere il villaggio e i suoi abitanti al primo posto. > L'ha sicuramente letto da qualche parte e lo riporta parola per parola. < Io ti ho aiutato a rialzarti, ora tu aiutami a capire. > Pare uno scambio equo, almeno al giovane aspirante shinobi. Una Nota stonata, non c'è che dire. < Hai conosciuto gli uomini sbagliati, allora. > Sentenzia, lapidario e diretto, rivolto alle ultime parole altrui. Serra le labbra e ora le sopracciglia calano sullo sguardo, stringendo quest'ultimo sugli zigomi, ora più rigidi, così come il resto dei lineamenti del viso, che si affilano in quel taglio sghembo delle labbra, storte d'un lato, in una smorfia di disappunto. < Sei uno strano ninja. Come ti chiami ? > Domanda, a sua volta, diretto e schietto, tremendamente sincero.

17:48 Rasetsu:
 Katai non è affatto d'accordo con le parole del demone. Il problema è che sta avendo a che fare con un ninja leggermente atipico. <Aiuto gli altri quando mi conviene e quando vengo ricompensato lautamente. Caso contrario, non è di certo la mia priorità.> Fosse matto. Ha ben altro da fare col tempo a disposizione, quindi è giusto che impieghi il proprio tempo come più preferisce. <Fino a prova contraria> Con una vena sulla fronte che comincia leggermente a pulsare. <io posso decidere arbitrariamente come comportarmi, non necessariamente adeguandomi ad uno statuto sociale vecchio stampo.> Come sono i ninja. Certo, lui viene dal vecchio mondo e, dunque, è un ninja vecchio stampo. Ma nella realtà dei fatti non lo è mai stato. Neanche allora. Non s'è mai comportato da ninja, da sensei o da qualunque altra carica convenzionale. Non gli è mai interessato alcunché. Katai ha avuto la sfortuna d'incontrare una persona che non fa per niente al caso suo. <Cosa vuoi capire, innanzitutto?> La domanda or sorge spontanea, facendo schioccare la lingua contro il palato. Risulta infastidito, ma è pur vero che Katai l'abbia aiutato ad alzarsi. Per questa ragione, è altrettanto giusto che richieda quel che preferisce ma il rosso risponderà, come sempre, nel suo stesso limite intellettuale. <Rasetsu Kokketsu. Ormai parlare di ninja è perlopiù fuori luogo. E' come se si fossero estinti...> Ammette, facendo spallucce. Che poi l'altro ancor ci creda, touché. Ciò non toglie che è una mentalità che al demone non s'è mai addetta. Figurarsi adesso! Resterà in compagnia del ragazzo fintantoché sarà necessario. Infine, protenderà per andarsene essendosi ripreso dalla sua bellissima sbronza. [ Exit ]

18:06 Katai:
  [Collina] Se mai fosse possibile, lo sguardo si assottiglia ancor più, stretto tra le sopracciglia e gli zigomi. Le iridi, come ebano bruciato, si posano sull'altro con insistenza e durezza. Le braccia finiscono per incontrarsi sul petto, intrecciandosi in un nodo di carne, sangue, ossa e bende ; proprio sullo sterno. Una postura eloquente, che non pare accettare quanto viene detto, chiudendolo al di fuori di sé. Il respiro, di fatto, accelera, andando a gonfiare il petto sotto la maglia scura, la cassa toracica che si espande e contrae ad un ritmo visibile. < ... > Non apre bocca, non fin quando l'altro non ha terminato. Lascia che sfoghi il suo pensiero fino in fondo, prima di parlare nuovamente. < TI sbagli. > Sentenzia, diretto e conciso, in tono più basso, più cupo. < Io mi chiamo Katai e diventerò quel ninja che pensi si sia estinto. > Dichiara, convinto e sincero, stringendo le labbra in una rosea linea sottile che solca il volto al di sopra del mento aguzzo - crocevia dei suoi lineamenti giovani. < Voglio sapere...> Inspira, a fondo, ravanando tra i dubbi e le domande che lo assillano e ai quali la biblioteca non ha saputo rispondere, tantomeno l'esperienza dei suoi soli quattordici anni.<... come si risveglia il chakra e come si controlla. > Un argomento a lui assai caro, che però l'omertà del nonno ha saputo nascondere e celare a lungo, almeno fin quando i primi pensieri indipendenti sono emersi nella sua mente, portandolo a liberarsi da quel giogo famigliare che l'ha tenuto prigioniero a lungo. Così , in compagnia di quell'insolito ninja, cercherà di estorcere quante più informazioni possibili, almeno fin quando l'altro avrà tempo e modo - e pazienza. ( E N D )

Katai aiuta uno sbronzo Rasetsu post missione che sta cadendo da una panchina. In cambio, gli chiede di parlargli del Chakra. Katai è il prototipo del ninja del passato, legato ai vecchi valori. Rivede in Rasetsu quell'antichità ormai andata, ma il demone è ben distante dall'idea di ninja del ragazzino.