Io so cos'hai fatto la scorsa estate

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12:00 Rasetsu:
 La giornata del demone non è iniziata nel migliore dei modi. E' dovuto uscire dal laboratorio perché gli girava la testa e si sente costantemente spossato. La realtà dei fatti è che dovrebbe dormire qualche ora in più durante la notte anziché pensare d'essere immortale e non aver bisogno di riposo. Anche le parole di Dokuhiro non son servite. Quindi, reputa che debba recuperare un po' di riposo andando a bere. E' l'ora di pranzo, in ospedale non c'è chissà che cosa da mettere sotto i denti a parte la solita sbobba che danno ai clienti; motivo per il quale ha optato di dirigersi verso il quartiere notturno di Kusa - attacco praticamente all'ospedale - nella speranza di trovar un localino adatto alle sue intenzioni. Peccato che la gola sia arida e secca, necessita di bere. S'appropinqua nei pressi d'un locale, ma non si sente in vena di star dietro a quella dannata barista che tenta di vendergli di tutto e di più specialmente quando inizia ad essere brillo. Schiocca la lingua contro gli incisivi, preferendo proseguire oltre e trovare un altro posto che faccia al caso suo. Indossa un paio di pantaloni neri eleganti e di tessuto comodo, sorretti da un cinturone in cuoio scuro dalla fibbia argentata. Una camicia bianca ne veste il magro petto, lasciando aperti esclusivamente i due/tre bottoni superiori. La pelle è pallida, palesemente cadaverica. Non v'è rossore poiché il suo sangue è totalmente nero, difatti anche quelle piccole venuzze di stanchezza negli occhi son di quella tonalità. Le maniche dell'indumento son piegate sin ad altezza gomiti, mettendo in risalto gli scarni avambracci costellati di minuziose cicatrici e vene scure. I capelli cremisi sono chiaramente spettinati, gli occhiali poggiati sulla sommità del capo anziché sul naso mentre le dita della mancina massaggiano il setto nasale sino alla fronte. <Col cazzo che prendo un'aspirina.> E già questo dovrebbe darti da pensare considerando che non dovrebbe subire neppure l'effetto d'una semplice emicrania da immortale. Ma lasciamolo nella sua convinzione di non potersi ammalare e pertanto morire. [ Chk On ]

12:03 Utente anonimo:
 I kami solo sanno che ci fa in quel quartiere, visto che è mattina, forse ha spiato con il suo occhio più di quanto doveva, i Kami quello sanno, così si è messa a seguire una figura con il cappuccio che alla fine non era Akainu e ora che torna a guardasi intorno si è trovata in mezzo a droga, alcool, e mignotte. Good job bionda. Pantaloni neri, comodi a vita bassa del suo equipaggiamento, ove al tascone sinistro porta due tonici e il cellulare da poco messo in modalità aereo per la missione. Al tascone destro il kunai, seppur quello per lei sia arma collaterale, la sua arma reale è la giara Sunodeka forma di clessidra dalla trasparenza ambrata che copre interamente l'area della sua schiena, trattenuta alla vita da una fascia verde che le gira intorno al ventre per poi risalire alla spalla sinistra, nuda e visibile di una maglia che semplice sembra l'unico vezzo della sua figura, difatti posteriormente il tessuto è inesistente, per quanto coperto dalla giara, e la maglia è composta da un unico pezzo di tessuto color sabbia, elasticizzato, chiuso da una fascia all'altezza dei lombi ed un'altra al collo, coperta dallo stesso coprifronte di Suna.
I capelli platino che sembrano pallidamente bianchi sono corti e scarmigliati intorno al viso pallido dai tratti vulpidi, come gli occhi le cui palpebre sono internamente contornate di nero. Una figura che di per sè appare bassina, emaciata, magrolina e non femminile, senza trucco o orpelli a contraddistinguerne l'aspetto. In quel quartiere sembra che tutti possano notarla e non per la sua bellezza ma perchè totalmente fuoriluogo. Come Rasetsu ma per motivi diversi quindi sta brancolando per le vie di quel quartiere, non noterebbe l'uomo dai capelli cremisi, malgrado la breve distanza, perchè gli occhi mielati guardano a stento oltre il suo passo verso il basso in modo da non incrociare lo sguardo ed il contatto nemmeno per sbaglio di chiunque. <Ma chi mi ci porta a me...> A essere così dannatamente curiosa(?) è la voce di Rasetsu che convince gli occhioni contornati di nero a sollevarsi. <TU!> -Stron- non lo dice ma si sente tutto nel tu raschiato, immobilizzandosi come una fessa

12:24 Rasetsu:
 Il di lui incedere non è certamente dei più celeri. D'altronde, sembra essere tutt'altro che carico d'energie. Le occhiaie circondano anche il di lui volto e, non possedendo il comune sangue cremisi, son ulteriormente marcate. Non s'interessa granché di chi gli bazzica attorno poiché alza gli occhi meramente per ricercare un'insegna conosciuta e che possa fare al caso suo. Piega appena la testa da un lato, sporgendosi per alzare lo sguardo verso il cielo. <Tsk.> Di nuovo, la lingua schiocca contro il palato mentre l'attenzione viene richiamata da una voce a lui affatto familiare. Arresta il movimento esclusivamente per girarsi e andare alla ricerca del volto da cui proviene quella voce. Peccato che non stia trovando nessuno d'interessante o che reputa conoscere. D'altronde, quando l'ha incrociata la prima volta, risultava essere ben poco sobrio e parecchio ubriaco. <Ce l'hai con me?> La domanda sorge spontanea perché non l'ha palesemente riconosciuta. Quindi, non rammenta assolutamente con chi stia avendo a che fare. Si guarda attorno per accertarsi che non ci sia qualcun altro nei paraggi - sia mai che abbia fatto l'ennesima figura di merda della sua vita. Non sarebbe la prima, figuratevi l'ultima. E' una figura di merda vivente, a ben vedere. Kan lo direbbe sicuramente e non si preoccuperebbe della reazione. Infila le mani nelle tasche, sostando su quel ciglio di marciapiede nei pressi del locale. Non è quello suo preferito, ma sarebbe comunque un'ottima variante qualora decidesse di non aver voglia di muovere qualche altro passo. L'espressione infastidita è condita da quella ulteriormente stanca che gli s'è disegnata in volto assieme alle occhiaie. [ Chk On ]

12:56 Utente anonimo:
 Aggrotta le sopracciglia platino verso Rasetsu, ne nota la noia palese, la lentezza di chi sta brancolando forse pure nella vita e non solo in quella via, eppure quell'espressione rende più severo lo sguardo tondeggiante, come se stesse emettendo un ringhio silenzioso, a quella domanda che le è rivolta. <Certo che ce l'ho con te, hai rovinato un sacco di sforzi lo sai?> Che l'altro possa non ricordare malgrado fosse palesemente ubriaco non sembra cosa che la fennec sta mettendo in conto, nemmeno per un momento, e già l'umore è andato a briscola quando ha scoperto di aver pedinato il tizio sbagliato. <Non sarai certo qui a cercare di bere, per poi strusciarti contro le statue ed insultare la gente spero! Ci sono strutture apposite che possono darti aiuto ma prima voglio che ti scusi.> Vuole, erba che non cresce sovente nemmeno nei giardini del re quella, seppur il tono non appaia pretenzioso le parole lo sono, quel mugolio sembra più un atto di necessità e con il fatto che Rasetsu nemmeno ricorda la sua persona potrebbe suonare qualsiasi cosa da quei concetti. <Mi hai ferita molto, e non solo me...Perchè hai voluto dire una cosa tanto brutta?> Oddio e che avrà fatto mai Rasetsu? Se non se lo ricorda potrebbe davvero pensare di tutto, e se fossero stati a letto insieme? Non l'ha più richiamata di certo a quanto pare, l'espressione tuttavia si appiattisce, nel suo sfogo ha già detto troppe parole di quante ne avrebbe rivolte ad un qualsiasi sconosciuto, ora però si prende la reale briga di scrutarlo, di vedere se l'alcool sta lasciando nei suoi occhi il giallo di una cirrosi, di che colore sono gli occhi, l'età indicativa e quanto riuscirebbe curiosamente a determinare dell'altro con fare palese, di chi vuol rendere conscio l'altro che sia fissato, in cicatrici visibili, abiti e struttura

13:31 Rasetsu:
 Aggrotta un sopracciglio, seguito irrimediabilmente dal gemello che s'avvicina al primo. Le rughe sulla fronte vanno ispessendosi. Della serie: 'ma questa che cazzo vuole dal sottoscritto?'. Gli si legge proprio in faccia, in quegli occhi verdastri che fissano l'interlocutrice. <...> Sono molteplici i punti interrogativi immaginari che vanno formandosi sulla cresta cremisi del demone. <Punto primo> Inizia col ciarlare, sfilando le mani dalle tasche ed alzando la mancina con il pollice già disteso. <non sono cazzi tuoi il motivo per il quale mi trovo qui> E questo l'abbiamo assodato, ringhiando fuori dalle labbra quanto pronunciato. Divarica le gambe per trovare una maggiore stabilità mentre alza l'indice della stessa mano. <e punto secondo, chi cazzo sei?> Le imprecazioni non mancano mai quand'è il rosso a parlare e a scucire quelle labbra che servono soltanto a nascondere i lunghi denti appuntiti. Sgrana gli occhi nel sentirle dire quella fatidica frase. Deve chiedere s c u s a. Al demone, ora come ora, non interessa per cosa debba chiederlo, ma è proprio la richiesta a strabiliarlo più di tutte. <NYAHAHAHAH!> La risata continuerebbe per qualche altro istante, ma rischierei di dover continuare a scriverla per altri duecento caratteri almeno. Riprende fiato schiarendosi la voce, quasi asciugandosi le lacrime al bordo degli occhi. <Non ho capito> Fa lo gnorri perché ha capito benissimo, altrimenti non avrebbe di certo mica riso. <perché dovrei abbassarmi a questo livello? Siete voi umani a domandare scusa al prossimo per le malefatte che combinate.> Lui si ritiene un essere superiore, un'entità a sé stante, una divinità a causa dei poteri che ha acquisito - o che aveva, tenendo conto che buona parte li ha persi fungendo da batteria per il Finto Dio - e quindi nulla di paragonabile a qualcuno come Kore. <Senti, nella mia vita, penso d'aver detto esclusivamente cose brutte. Quindi, se ti sei sentita toccata, credo proprio che non sia un mio problema, ma tuo. Cazzo, avete subito la distruzione delle vostre case e vi preoccupate di pretendere delle scuse perché vi siete sentiti feriti?> Fa roteare gli occhi verso l'alto, gesticolando appena con una mano neppur fosse un cencio pallido e rovinato. Reputa che non abbia proprio nessun senso, ma non risulta essere abbastanza perspicace da capire che lo sta pigliando per i fondelli. Purtroppo, è un suo limite. Non si cura granché di chi ha davanti a meno che non gli interessi eccessivamente per i suoi scopi. [ Chk On ]

13:43 Utente anonimo:
 Dovrebbe forse rivolgersi a Rasetsu come ad un uomo anziano, almeno a quanto lo sguardo appura, ma non sembra riuscirci nemmeno nel modo in cui lo squadra da capo a piedi. Assorbe le parole altrui a labbra piatte, persino quando le viene chiesto chi sia, ma non si pronuncia nè si presenta solo lo fissa in quella risata, un'espressione che sembra rapidamente direzionata verso la commiserazione ma che ancora si mantiene in un serrato livore trincerato di mutismo, la reazione visibile ed unica a quel flusso altrui è quando vengono nominate le case distrutte. No, non è quello tarlo a cui può concedersi di dare pensiero, pensiero che diverrebbe ossessione, di cui non ha certezza genetica di un relativo malessere. Il braccio destro si piega, la mano portata a stringere l'avambraccio sinistro e quella chiusura al ventre a tutti i linguaggi del corpo noti altro non è che riluttanza al concetto. <Per essere uno che non si ritiene umano i Kami ti devono aver fatto un brutto scherzo, ad assemblarti così brutto ci vuole una certa dedizione, sai?> Soffia come se gli avesse detto una cosa carina, la stessa vocalità atona che si rifiuta di voler cambiare la tonalità delle sue corde. <Se non hai detto altro che cose brutte nella vita mi scuso io, per aver provato a conversare con te, avrei dovuto mostrare maggior tenerezza per le persone che sono obbligate ad averti intorno. Cosa saresti? Un dannato? un Semidio? un matto furioso?> Dinoccola dando per assodato alla prima occhiata delle vesti che Rasetsu non ha la portanza nè del vagabondo nè del disoccupato, kikomori nemmeno ma solo perchè sta palesemente fuori. Non cita nemmeno le case, non vuole più niente, pronta a congedarsi da quella situazione senza battere la testa contro un rifiuto, non ha nè la determinazione adatta per farlo nè forse l'interesse.

13:57 Rasetsu:
 E' riuscito a spegnere quella conversazione fuori contesto con poche e precise parole, peccato che l'albina lì davanti non si di particolarmente per vinta e continui l'assalto paroliero. Quell'insulto ha smesso di farlo arrabbiare ormai da un po', pertanto torna a roteare gli occhi verso il cielo con un lieve borbottare infastidito. <Ho altre qualità. Se vuoi posso mostrartele in quel vicolo.> Indicandolo con un cenno del capo, allusivo come poche persone al mondo e mostrando finalmente al mondo un ghignetto di tutta riprovazione. La risposta che si becca è sempre una a tono, n'è consapevole sia il demone sia chi ha di fronte. Ambedue sono capaci di continuare quella conversazione, forse fin quando uno dei due non si stuferà. Di solito, è il rosso a stancarsi per primo, trovando tutto inutile e perdendo interesse anche quando, magari, l'opposto è diventato talmente arrabbiato da voler arrivare alle mani. Non combatte mai per diletto, le armi e il sangue che ha in suo possesso vengono sfruttati per autodifesa, per uccidere per i suoi scopi o per mero divertimento. Ma dalla battaglia non ha mai tratto godimento, a meno che non riuscisse ad uccidere qualcuno che gli stesse così tanto sulle palle. <Un demone!> Si presenta come tale, gonfiando persino il petto come se avesse appena pronunciato qualcosa di talmente orgoglioso da doversi mostrare come tale. Ci manca soltanto la mano - o il pugno - ad altezza del cuore. <Dovrei lamentarmi io delle persone che ho attorno, come te, ad esempio. Sei venuta a rompere le scatole alla persona sbagliata ed adesso lo stai scoprendo a tue spese.> Una lieve minaccia quella che fuoriesce dalle fauci del genetista, il quale mostra tutt'ora quel ghignetto soddisfatto e inferocito dal proseguire degli eventi. Non è arrabbiato, tutt'altro. Si sta quasi divertendo perché Kore le risponde a tono. Spesso gli altri perdono la capacità di farlo o quel che dicono non lo tange minimamente. Lei, al contrario, si sta quasi impegnando e la cosa non gli dispiace affatto. <Tu, invece? /Chi/ saresti?> La voce incide particolarmente sul chi, poiché ha palesemente notato che si tratti d'un essere umano. Quindi, non necessita di capire che genere d'essere sia, ma proprio chi. Chi ha osato fermarlo dal bere per delle quisquilie quali le scuse di un qualcosa di non ben definito e che lui neppure rammenta? [ Chk On ]

14:12 Utente anonimo:
 Affila lo sguardo alla questione del vicolo. <Proverò a resisterti, stavolta.> Soffia come se l'altro avesse proposto qualcosa di ameno. <Un demone.> Nuovamente vivo il suo interesse pare più una domanda che un'affermazione, o forse una deduzione ulteriore di follia nell'altro. <Molto vero.> Lo sta scoprendo a sue spese, ne conviene con una tale semplicità che se non fosse l'assente inflessione di qualsiasi tono Rasetsu potrebbe persino pensare lo stia compatendo. <I-o? Perchè dovrebbe interessare ad un demone bruttino scusa...> Borbotta inizialmente, eppure per qualche motivo non sembra ritenere cauto dire la propria identità all'altro, ne lascia intuire l'occhiata bieca che si riversa a qualcuno ritenuto poco affidabile. <Sono solo un fennec che ha seguito la gallina sbagliata...Meglio che torni a cercare nel pollaio quella giusta.>Che modo riduttivo per autodefinirsi una stalker incallita e guardona, ma quanta poesia. <Ma te lo concedo, sono io che ti ho rotto le palle oggi> Rimarca quell'oggi, come se fosse importante. <Possiamo dirci pari, buona giornata demone vado a caccia...> Se Akainu continua a non rispondere ai messaggi il prossimo passo è l'effrazione, l'ipotesi inizia ad esser ventilata a giudicare da come la voce si sia arrochita alla questione della caccia da attuare. Non aggiungerà altro, c'è da pensare si limiterà a sentire la risposta di Rasetsu prima di riabbassare lo sguardo e riprendere a camminare per uscire da quel quartiere disagevole ad ogni cellula della fennec con un solo mantra: basta pedinamenti. Ma a chi la vogliamo dare a bere in fondo, sicuramente la stalker non mancherà di fare il suo sporco lavoro del resto qualcuno deve pur farlo{exit}

15:10 Rasetsu:
 <Che noiosa.> Ribatte alla sua resistenza, intrecciando le braccia al magro ed ossuto petto. Non è innaturale che sia visibile la sua magrezza, d'altronde non ha mai avuto un fisico scolpito. Il disegno dei suoi addominali è perché è magro, non perché ne faccia davvero. E' un sollevatore di polemiche. Si rivela anche essere una fortuna il fatto che Kore abbia rifiutato, altrimenti avrebbe dovuto dimostrarle effettivamente qualcosa e Dokuhiro avrebbe finito col tagliargli un testicolo. <Perché me ne ricorderò la prossima volta che ti incontrerò in mezzo alla strada e mi disturberai ancora. Tutto qui.> Si stringe nelle spalle, assottigliando lo sguardo come a voler far nuovamente passare questa frase come una minaccia. Tutto sommato, lo sarebbe pure. Se qualcuno lo infastidisce eccessivamente, sguaina davvero le armi e non necessariamente quelle composte d'acciaio. <Meno male, qualcuno capace di comprendere i propri errori esiste ancora.> Petulante come suo solito, specialmente adesso che ha avuto ragione su quant'accaduto, probabilmente non si scollerà più di dosso l'espressione soddisfatta del rosso. Altezzoso inoltre, convinto che non abbia sbagliato proprio alcunché nelle risposte che ha appena dato, non può fare a meno d'inspirare profondamente e gonfiare quel petto scarno. <Non saremo mai pari visto e considerato che non ricordo d'aver fatto nulla.> Certo, forse perché eri tremendamente ubriaco dal momento che il primo esperimento di nascita in provetta era andato in malora. Non la saluterà tanto meno resterà ulteriormente fermo in quel punto, dato che protende per entrare nel locale alle sue spalle. Con un'alzata di spalle, sancisce la fine di quella giornata e tanto gli basta per iniziare a bere e, nella migliore delle ipotesi, dimenticare quant'accaduto. [ Exit ]

Kore rincorre qualcuno, ma si imbatte nel rosso.
Lei ricorda quant'accaduto alla statua di Kunimitsu, ma lui no.
E come ogni incontro con Rasetsu, si finisce a discussioni poco cordiali.