Adescamenti e inviti a casa

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con Akainu

10:45 Utente anonimo:
  [Oasi] Una giornata del sole è l'ideale per un Sabaku, lo sarebbe se fosse immerso nelle sabbie invero, ma il campo d'addestramento è occupato e l'oasi è gremita di bambini, il che rende già le prime imperfezioni al suo allenamento evidenti. Si è comunque scelta, e l'ha trovata, una palma tutta sua davanti a cui concentrarsi disegnando con le dita della mano sinistra il sigillo mentre quelle sfere di chackra visualizzate alla mente, una alla bocca dello stomaco l'altra poco oltre il viso, vengono concretizate nel loro circuitante avvicinamento fino alla miscela sabbiosa del suo terreno elemento con quello ventoso dei Sabaku. Attivato il flusso di chackra i recenti sforzi sono in realtà molto semplici, ogni genin è capace di spostare il chackra verso i propri piedi per donarsi aderenza nei pass verticali contro la palma, pochi lo fanno per starsene fermi a due metri dal suolo, caricati di un enorme zaino nero che ovviamente spinge l'alleva verso terra ad ogni passo ed ancora più nell'immobilità seppur abbia avuto la decenza di scegliere una palma leggermente inclinata e non una drittamente verticale. Lo sforzo quindi non sembra qullo di convogliare il chackra, cosa che miseramente sembra anche riuscirle ma non vi è nulla di scenografico in quel controllo persino meno istintivo di quanto dovrebbe essere per un Sabaku, ma di trattenere quel controllo contro la palma facendo resistenza al peso dello zaino. Indossa degli scarponcini comodi, logori di tempo ma puliti, pantaloni neri ed aderenti che mostrano il solo Kunai alla cintura più spessa, sotto una maglia senza maniche beige che a girocollo termina morbidamente contro il coprifronte. Non deve essere il primo tentativo a giudicare dalla sabbia contro l braccia ed il viso madido, segno di caduta e di ripresa, sabbia tra i capelli corti e platinati, resi ancor più bianchi dal sole che inizia a farsi alto, e contro la schiena coperta dallo zaino. {Chackra ON}

11:00 Akainu:
  [Oasi] Quale misera pazzia l'ha condotto, per l'ennesima volta, nel territorio del vento, in un luogo gremito di bambini e famiglie come può essere l'oasi. Il genin non ha la minima idea di cosa gli passi per la testa ne cosa stia tentando di fare il suo corpo a dispetto di quanto dica il cervello. Inghiottisce buttando giù grumi interi di saliva mentre il sole splendente dell'estate brilla e riscalda tutto l'ambiente circostante, un calore e lui indifferente avendo vissuto sulla sua pelle qualcosa di ben peggiore. A sua volta sotto una palma, seduto per terra con le ginocchia sollevate e le braccia adagiate su di esse, viso rivolto alla sabbia sottostante nascondendo le varie ustioni presenti, non dando nell'occhio seppur l'abbigliamento possa indirizzare verso tutt'altra strada. Il suo outfit rasenta il minimo indispensabile per non dar nell'occhio con una t-shirt bianca a maniche corte a ricoprire il busto lasciando intravedere un petto ustionato con carne viva esposta insieme alla totalità del collo, pantalone in pelle nera con cinta intorno alla vita ricolma di borchie sulla fibbia e scarponcini neri lucidati a dovere; a ridosso di tutto un cappotto leggero dal nero colore con maniche lunghe ricoprendo l'ennesima ustione, esso discende lungo tutta la figura del mostro fino a metà polpaccio ed un cappuccio è sollevato sul capo evitando, in tal modo, sguardi di puro disgusto ed impedendo ad esterni di notare troppo nel dettaglio quel viso martoriato. Il viso, ne vogliamo parlare? Tutta la mascella è ustionata, così come il contorno degli occhi mentre i capelli risultano corti, brizzolati e spettinati seppur ben nascosti da un semplice cappuccio. Inspira ed espira con una certa fatica, il caldo non permette all'aria di entrare regolarmente eppure, ogni tanto, lo sguardo si scosta dalla propria immobilità guardandosi intorno; le verdi iridi scrutano nei dintorni notando una strana movenza da parte di un grosso zaino. Impossibile non riconoscerlo, impossibile non comprenderne l'appartenenza ed è per questo motivo che, con un colpo di reni, si solleva riportandosi in piedi ed, attraversando il piccolo inferno sabbioso, si avvicina a Kore <Cosa stai facendo?> domanda più che lecita.

11:12 Utente anonimo:
  [Oasi] I piedi hanno nuova aderenza con il busto della palma spessa prima che le gambe si allineino e quello diventi uno sforzo quasi del tutto immobile. La figura ammantata di Akainu potrebbe anche, con il caldo estivo dell'oasi ridente, attirare l'attenzione ma la propria sembra convogliata altrove, destinata ai propri piedi, alla respirazione regolarizzata che allarga e restringe i petto ed alla posizione delle spalle arrossate dalle cinghie dello zaino e sotto sforzo per mantenerne il peso. La gravità rende evidente che quella massa sia piena e non esattamente leggera ma che abbia delle zone di peso maggiore ai tasconi laterali. In quella ricerca di respiro durante il rilascio basico del chackra la sua fatica è prettamente di silenzio, motivo per cui la domanda che giunge da Akainu è di chiara distrazione per la Sabaku, impiega lunghi e lenti sforzi quando in silenzio inclina il viso magro e madido di sabbia e sudore per intercettare l'incappucciato Uchiha con la coda dello sguardo color miele. Le labbra scure si mantengono tuttavia serrate, le narici si dlatano maggiormente e per diversi momenti sembra temporeggiare con gli occhi sull'altro prima di distendere la gamba sinistra all'indietro, portando quello stesso fianco verso il suolo senza che il piede si sia staccato dal tronco e solo seguentemente distaccare il piede destro per frantumare quel rilascio, disattendendolo in un salto non leggiadro e tutt'altro che elegante, strapiomba fino al suolo anche grazie allo zaino impattando con i piedi, flettendo le gambe per attutire l'impatto che si rannicchia qualche momento e vi resta. <Rilascio base, non si vedeva?> Sembra tutt'altro che retorica la domanda, se non fosse chiaro forse il suo allenamento non era all'altezza, il fiato comunque acaldato ed affaticato si sposa alla stanchezza del sudore evidente. Ancora appollaiata lascia scivolare le cinghie dalle braccia per far cadere lo zaino a terra e quei rossori del peso sulla pelle chiara si mostrano evidenti lungo tutta la zona, solo in parte coperti dalla maglia, che dalla spalla giunge alla base del collo prima che si rialzi. <Ciao.> {Chk ON-Rilascio Base}

11:32 Akainu:
  [Oasi] Fin dalla prima volta ha sempre trovato strana la presenza di quello zaino, un allenamento continuo da portarsi sulle spalle, un peso per aumentare la forza del corpo eppure essa non comprende che affaticare costantemente il fisico non porta beneficio o risultati bensì ad una regressione. Mandibola serrata, verdi iridi fisse sulla ragazza, sopracciglio destro innalzato ad ammirare il fare altrui senza interromperla ulteriormente, anzi, cercando di comprendere il tutto. Un allenamento nelle sabbie del deserto non è il massimo, doppia ed inutile fatica ma per qualcuno nato in esso, non dovrebbe risultare un'impresa assai ardua seppur noti in lei qualche cenno di fatica, forse data dalla presenza dello zaino o forse per una conoscenza errata del chakra, esattamente come quella del nostro genin di fiducia tutto martoriato e distrutto. Ne segue l'andazzo ed il suo discendere verso terra in maniera rovinosa, impatta con forza in un grossolano tonfo, pesante, evitabile, per nulla elegante ma di poco interesse agli occhi dell'Uchiha il quale non commenta neanche questa volta. Strofina tra se le labbra, lento il moto per inumidire una zona secca e ruvida, privata della carne così come l'intera mandibola <Il rilascio base è difficile già di per se, richiede un controllo del chakra non indifferente. Perchè ti complichi la vita aggiungendo un peso ulteriore?> pragmatico? No, realista e logico per quanto riguarda allenamenti fisici, è il suo campo e sa bene quando può osare e quando fare un passo indietro, dipende tutto dal tipo di addestramento che si ha in mente ma basta una singola parola a lascia sfumare la mole di pensieri. Un saluto semplice e diretto da portarlo ad indietreggiare con il corpo effettuando un piccolo passettino indietro, verdi iridi distolte al di sopra d'ella <Ciao> replicando mentre il braccio sinistro si solleva e la mano gratta appena il capo, come fosse agitato. <Non mi sono sentito seguito da un po', va tutto bene?> perchè uno stalker non smette di fare lo stalker di punto in bianco, no?

11:46 Utente anonimo:
  [Oasi] Lasciato lo zaino alle sue spalle, uno zaino che si getta quasi riverso, mostra ancora una volta come quell'oggetto sia prezioso nella presenza ma non nel trattamento, non contenitore quindi di affetto per lei al punto che invece di curarsi di risollevarlo mentre distende le gambe per rimettersi dritta allargandole appena contro la sabbia dell'oasi ricreata la mano sinistra vien sollevata sfilando sotto la manica a massaggiare e lenire la spalla destra costringendo ed imprimendo la zona del trapezio e puntando i polpastrelli non opponibili poco oltre lo stesso. Quella domanda posta richiama il viso pallido corredato da due occhiaie leggere unicamente sulla figura dell'Uchiha quasi dovesse faticare a cercarne gli occhi verdi sotto tutta quella stoffa coprente. <Te l'ho già spiegato.>Un soffio unico ed iniziale che risulta quasi lapidario <Un giorno avrò la mia giara, e non potrò lasciarla a terra, non è una complicazione è una realtà.> Specifica ammorbidendo il tono, seppur la voce risulti chiaramente più rauca e matura del suo aspetto poco indicativo di età, non cessando di fissarlo. <Sembri un beduino.> Getta lì quell'affermazione ma per qualche motivo non pare un insulto quanto una mera constatazione osservando quell'arretrare altrui al suo saluto prima che le palpebre concedano uno sgranare leggero. Il labbro inferiore appena più carnoso del superiore si ritrae in quella domanda, i denti dell'arcata superiore vanno appena a lambirne. <Mh.> Un rantolo quasi soffocato a quella questione mentre la mano sinistra si scioglie dalla spalla destra dando il cambio all'altra. <Non vivi al Dojo degli Uchiha, dopo un po' ho dovuto andarmene, una dei tuoi mi ha fatto notare che lasciar pensare ad una spia Sabaku fuori dal vostro Dojo per intere giornate non è cosa molto gradita.> Comunica senza ilarità nel tono cessando di massaggiare le spalle ma evitandone lo sguardo, senza che ciò appaia gesto pudico torna con le attenzioni al suo zaino piegandosi per prenderne una borraccia termica, piuttosto moderna segno che sanno godere degli agi della nuova tecnologia armeggia per aprirla e dissetarsi con acqua che appare fredda. <Dove abiti?> Irrompe tornando sull'altro solo quando la mano destra pare offrire la borraccia, allargandosi appena dal busto, ma senza proporla davvero {Chk ON}

12:05 Akainu:
  [Oasi] Lento il sospiro, poco evidente agli occhi altrui nel ritornare a quel discorso sulla giara ripreso già in precedenza. Lo ricorda ovviamente ma in allenamenti di quel tipo, esso risulta solo un impedimento ulteriore. Osserva la minuscola figura altrui, il suo massaggiarsi, segno che il peso eccessivo non ha giovato sul corpicino debilitandolo, arrecando danni ad esso ed un pensiero ne attraversa la mente, un singolo quanto proibito pensiero. Scacciato nell'immediato, deglutisce sbattendo le palpebre un paio di volte, dimenandosi invisibilmente in quel momento <Quanto potrà mai pesare questa giara? Quello zaino mi sembra che vada oltre, o sbaglio?> domanda lecita, mostrando ignoranza nei confronti del clan Sabaku e dei loro usi, d'altronde non ha mai messo piedi nei quartieri sunesi ne ha mai avuto amicizie di quel tipo. Alla parola beduino si lascia scappare un lieve sorriso, un incresparsi delle labbra verso l'alto, un cenno al divertimento di tal parola ma, al medesimo tempo, la destra prende il bordo del cappuccio abbassandolo ulteriormente <La gente parla, rovinerei loro la giornata> consapevole dell'aspetto e del fastidio che esso arreca alla vista, consapevole di esser mira di scherno, di rotture. In tutti i modi possibili cerca di allontanare voci e sguardi favorendo l'oscurità, il buio. I propri gesti parlano più di qualunque altra voce, gesti in grado di comunicare quanto prova, del tutto privo di consapevolezza di ciò, gesti effettuati in automatico non notando neanche gli intenti dell'altra, preoccupato solo di non rovinare la di lei giornata e poi eccola esordire con una risposta che lascia poco spazio all'immaginazione. Di scatto le verdi iridi si portano sul viso di lei, incastona gli occhi in quelli altrui <Non ho un buon rapporto con il clan> incredibile, ella è andata addirittura al Dojo degli Uchiha, mai ha immaginato un simile scenario ma un senso di felicità, in qualche modo, nasce nel moro. Dura una manciata di secondi, è vero, però è nato e l'ennesimo sorriso va ad incresparne il volto martoriato dal fato <Perchè mi hai cercato? Per conoscere le armi?> ricordando l'evento dell'ultimo incontro. Nota il moto della borraccia senza prenderla, non la tocca ne chiede qualcosa <In una traversa alla piazza del villaggio di Oto, sto lontano dai quartieri del clan> breve pausa <Vuoi...che te lo mostri?> improvvisa un simile quesito.

12:19 Utente anonimo:
  [Oasi] La questione sul peso della giara viene accolta con un leggero inclinare del capo verso destra, esponendo la mano sulla spalla opposta contro quel rossore. <Il peso della giara di un Sabaku è il peso della sua tempra, più pesante è più forte sarà la tua giara. Si narra che il Kazekage Gaara portasse una giara di centotrenta kili> Ovviamente saranno frottole, magari ci crescono con quelle dicerie, o chissà se fosse vero sicuramente non nel porla in una maniera tanto esplicita tanto che quelle parole risultano pregne di fierezza ma non di credo reale ed effettivo mentre scioglie quella fatica evidente dei gesti cogliendo il sorriso sulle labbra increspate. <Importa?> Soffia all'improvviso, una domanda raschiata, disturbata, come se stesse scacciando una mosca più che un concetto. <Della loro giornata.> Specifica dando adito di aver sentito quelle parole seppur commentate solo dopo un silenzio abbastanza lungo da poter render meno chiara quella risposta, seppur stia sostando sullo sguardo altrui troppo a lungo per non notarne il sorriso mentre gli argomenti vertono nuovamente al suo clan. Non commenta la frase iniziale del clan ma il capo smuove appena, da destra verso sinistra alla questione delle armi, un diniego lento e meditabondo quando la borraccia viene riappropriata verso il petto e tappata concedendo una pausa agli occhi dalle note mielate dal viso altrui, un diversivo dello sguardo quindi e della parola che invece di affrontare Akainu deve affrontare la troppa attenzione che impiega per tappare bene la borraccia e metterla inutilmente nello zaino in una posizione verticale. <Strano, con me sono stati gentili, o almeno, dopo qualche ora lo sono stati quando hanno capito che non stavo spiando il vostro Dojo...Ero venuta perchè volevo dirti che i Sabaku non sono così tanto gentili. Non volevo che venissi dicendo Kore mi ha invitato per mostrarmi una delle vostre cose più preziose, non l'avrebbero presa bene con nessuno dei due.> Sciorina senza aver guardato l'altro per un solo momento, quindi evitandolo apertamente, con una fare lento e schietto che suona di verità. Deve averci visto qualcosa di importante in quell'evitare dovuto al suo stessi invito, appollaiata accanto allo zaino ed armeggiando inutilmente con le sue cinghie, continuando quindi a tenere gli occhi occupati su tutto quel che di inutile trova piuttosto che su Akainu. <Vuoi portarmi a casa tua?> Lo stupore di quella domanda aggrotta le sopracciglia di chiaro biondo verso la cinghia trattenuta immobilmente tra le dita secche. Il motivo per cui sembri doverci pensare tanto a lungo ricade nel silenzio di una risposta mancata, almeno sul momento, una tensione che si mantiene immobile accanto ad uno zaino che vedendola rannicchiata sembra quasi delle dimensioni della fennec stessa

12:56 Akainu:
  [Oasi] Osserva il viso di Kore al discorso sulla giara passando da lei allo zaino in maniera quasi compulsiva non riuscendo a carpire molto il senso di quel discorso, perfettamente naturale non essendo egli un membro di quel clan <Chi decreta il peso della tempra di qualcuno? Chi si occupa di dire quanto pesante sia la tua tempra? E' qualcosa di puramente soggettivo, impossibile da decretare> in fondo sta solo cercando di carpire e comprendere il pensiero e l'ideologia di quel clan, comprendere come sono arrivati ad essere così grandi all'interno del villaggio ma poi ecco che le verdi iridi si posizionano nuovamente sullo zaino osservandolo in silenzio per lunghi secondi senza dire nulla <Posso?> direbbe mimando il suo indossarlo ed avvicinandosi ad esso con qualche passo <Quanto pesa?> vuole comprendere se può essere in grado di sollevare una giara Sabaku. Da una parte è sicuro di riuscirci ma, dall'altra, desidera evitare figure di dubbia utilità. Tensione va a crearsi tra loro, una strana sensazione, si parla ma si evitano gli sguardi, ci si osserva senza dire molto trovando in tutto ciò un certo imbarazzo non avendo idea di come comportarsi. Non si nega di seguirne le movenze, effettua delle osservazioni, si, il clan e lui non hanno buoni rapporti visto il passato, egli rappresenta un'errore, un qualcosa di sbagliato che mai sarebbe dovuto venire al mondo. Si è allontanato da loro, l'hanno allontanato in quanto persona inutile, priva di abilità in grado di rendere loro giustizia, di conseguenza ha scelto un loco isolato, privo di troppa vita. Ode la spiegazione, il motivo per cui si è diretta al Dojo, per cui l'ha cercato in un zona vietata come quella comprendendone le motivazioni, certamente giuste. Può immaginare cosa voglia dire avere uno straniero nelle proprie zone, indesiderato <Non sarei venuto senza di te> insomma, non avrebbe messo piedi in tal quartiere senza essere accompagnato <Però non hanno torto, un segreto relativo al clan va mantenuto tale, non credi? Io non sono nessuno per poter ambire ad osservare simili reperti, ne per te, ne tanto meno per loro> sa di non essere niente per nessuno dei due, ergo, già sentir parlare di un simile reperto è un traguardo più che notevole. Deglutisce visibilmente imbarazzato con lo sguardo distolto, la sinistra carezza il capo scompigliando appena le ciocche more; una frase discutibile sotto molti punti di vista, fraintendibile sotto altri, come uscirne adesso? <Sei andata fino al dojo per cercarmi, almeno, la prossima volta, saprai dove andare> giustifica così tale frase, in che guaio si sta andando a cacciare lo sa soltanto lui.

13:09 Utente anonimo:
 Sbatte nervosamente il capo la fennec, agitando i corti e scarmigliati capelli quasi bianchi e solo velati di sfumature bionde maggiormente, la ragione di quel fastidio tuttavia, che scrolla qualche granello di sabbia, si palesa solo nella mano sinistra che corre al viso strofinando e spostando della sabbia che era probabilmente rappresa dal sudore nella fronte e che dev'essere colata sull'occhio causando quel gesto tanto improvviso quanto estemporaneo. Un gesto che scosta comunque la mano dallo zaino mentre quella domanda sulla tempra viene posta. <Mh.> Annuisce in merito allo zaino distogliendo l'altra mano come se stesse concedendo l'oggetto. <è lunga da spiegare, quando avrò la mia giara lo capirai e basta.> Risponde a quella questione sulla tempra così, solo dopo aver dato il suo consenso sciogliendo le gambe per mettersi in piedi come se avesse provato a cercare le parole giuste senza trovarle. <Non lo so.> In un tentativo di Akainu troverà che lo zaino abbonda oltre i venti kili, ma non raggiunge i 25, che andrebbero all'incirca alla metà del peso totale della magra fennec in quel peso, ad agevolare la presa è comunque l'imbracatura senza che lo stesso sia comunque inesistente. <Non mi preoccupo di pesarlo, quando smette di essere faticoso aggiungo o modifico qualcosa.> Solleva gli occhi, scostandoli nelle palpebre internamente scurite da quello che appare trucco o mera conformazione genetica, quasi ricordassero davvero gli occhi di un canidae contemplando la decisione eventuale dell'altro verso il suo zaino mentre lo ascolta. <Le nostre giare non sono un segreto, sono molto visibili...Non ne hai mai vista una? Di nessuno nessuno?> Cerca il suo profilo sotto il cappuccio. <Non è una questione di segreto, è che...>Scuote di nuovo il capo abbassando lo sguardo, stavolta però lo fa mollemente. La questione della casa altrui sembra impastare la sua tensione ma qualsiasi cosa si arrovelli in quella testolina bionda non è chiaramente visibile da un'espressione che pare mantenere una fredda distanza. <Quindi è un favore che fai a me, senza voler nulla in cambio?> Un debito che sembra dover aver un costo in maniera quasi obbligata, un prezzo che le è conosciuto ma che ora indaga con espressione curiosa come se potesse disegnare un pelo irto e guardingo lungo la colonna vertebrale. <Se pensi a cosa vorrai in cambio, va bene, voglio vedere casa tua se dovessi cercarti.> Che se ne sia uscito lindo l'Uchiha non è cosa chiara, tantomeno lapalissiana, eppure quella estemporanea scusa o realtà pare venire accettata senza remora della sua veridicità o del contesto che rappresenta

14:40 Akainu:
  [Oasi] Si avvicina allo zaino dopo aver ottenuto il permesso di lei, non continua il discorso, anzi, tace portando tutta quanta l'attenzione sull'oggetto in questione andando ad afferrare uno delle due spalline con la mano destra. Prova a tirarlo su trovando una certa difficoltà nel farlo ma ne conosce il reale motivo, sa lo porta ad esser tanto debole <Mh> le ustionate braccia compiono un singolo movimento avvicinandosi al petto, sigillo della capra, le due sfere energetiche di mente e corpo son visualizzate nei rispettivi lochi, fronte e sotto la bocca dello stomaco, verde una e gialla l'altra. Ruotano se stesse mentre Akainu non distoglie lo sguardo; ruotano velocemente dando vita ad un movimento dolce e lineare, elegante come l'acqua che percorre il corpo del genin. La prima discende, la seconda ascende, entrambe alla bocca dello stomaco tentando di fondersi al suo interno, intrecciarsi, cercando un contatto per dar vita ad una fusione e provare a creare l'energia bluastra denominata chakra. Ecco il segreto, non è al massimo della potenza per poter compiere simili azioni ma adesso le cose cambiano, ora può esprimersi senza riserve, senza impedimenti di sorta <Comprendo> unico commento sul di lei modus operandi prima di restare leggermente sorpreso dalle altrui affermazioni in merito al segreto <No, sei la prima che incontro oltre che l'unica> ammette con sincerità <Però, l'altra volta hai parlato di una giara speciale, deduco sia un segreto del clan, una reliquia o sbaglio?> rimembrando sprazzi del vecchio discorso intavolato sotto la pioggia. Insomma, non ha idea di cosa pensare ma ehi, oramai sta osando e il danno viene definitivamente fatto con un'unica e semplice domanda. Cosa passa per la testa del deturpato non lo sa neanche lui, agisce puramente d'istinto senza una motivazione di sorta o, forse, la motivazione esiste ed entrambi lo sanno. Quell'esperienza con il dolore in comune l'ha segnato inevitabilmente; gli sguardi smettono di incrociarsi, visibile la tensione e l'imbarazzo <Si, direi di si> in fin dei conti è anche per quello che lo fa, cosa v è di male? Tanto, troppo. Deglutisce chinando il capo, le verdi iridi scrutano la sabbia, le labbra si increspano in un leggero sorriso, lontano, però, dagli altrui occhi <Al mio posto, tu cosa vorresti in cambio?> una semplice domanda quanto fondamentale per se, per comprendere le dinamiche umane il più possibile.

14:48 Utente anonimo:
  [Oasi] Accoglie quell'unicità che si unisce alla varia ignoranza mostrata nei loro incontri pregressi inclinando appena il capo biondo verso la spalla destra. <No.> Schiocca inizialmente in merito alla reliquia. <Non è speciale perchè è un segreto.> Specifica con una freddezza rauca. <La Sudoneki è speciale perchè la voglio io, se nessun Sabaku potrà reclamarla prima.> Aggiunge intervallando quelle frasi di una pausa concisa come se l'altro avesse dovuto vedere l'ovvietà della cosa. Osserva come l'altro ne eviti lo sguardo andando a celare in quel sorriso le reazioni che conducono a quella domanda imberbe, così meccanico è controllo che fa al suo zaino preparandosi ad accoglierlo alle proprie spalle qualora l'altro decidesse di lasciarne. <Non sono al tuo posto, non posso conoscere i tuoi desideri...Hai intenzione di portarmi lo zaino fino a casa tua?> Smuove le spalle quasi iniziasse a sentirsene nuda in qualche modo eppure quella domanda abbandonata lì pare non voler avere l'aggressività di strapparglielo dalle mani. <Akainu?> Nella sua minutezza, l'abbandono visivo di quella domanda posta dall'altro porta la fennec a sporgersi in avanti, muovere un passo che cerca di farsi strada dal basso verso la poca carne esposta dall'eccesso di tessuti. <Sei ancora presente a te stesso e a me?>

15:06 Akainu:
  [Oasi] Il chakra scorre forte nel corpo del genin il quale riprova a sollevare lo zaino, 25 kg non sono tantissimi, al contrario, avendo lui una forza superiore alla normalità degli esseri umani. Mano stretta intorno alla spallina, mette forza nel gesto lasciando emergere le vene intorno al polso per poi tentare di sollevare lo zaino da terra, portarlo verso l'alto ed adagiare la spallina sulla spalla destra mentre la sinistra cerca quella propria, l'afferra per cercare di metterla sulla medesima spalla, in tal modo vuole indossare lo zaino in questione percependo tutto il suo peso sulla schiena ma in maniera piuttosto diluita. Scrolla le spalle guardandosi dietro, osserva l'oggetto <Pensavo peggio, ha un peso più che fattibile ma per un neofita credo sia anche troppo> ovviamente non è lui il caso. Fa qualche peso per tastare l'equilibrio ma tutto va come dovrebbe andare, cammina tranquillo, si sporge senza problemi di sorta mentre ella parla, spiega il significato della parola speciale nei confronti di quella particolare giara assumendo tutt'altro aspetto nei confronti dell'Uchiha <Dev'essere una giara superiore ai 130 chili di peso se deve rispecchiare la tua tempra> rigirare la frittata, fatto. Sta usando i discorsi di lei al di lei favore in un certo senso ma tutto gira intorno a quello, curioso di vederla camminare con un oggetto di peso tanto elevato. Mingherlina, bassina, il pensiero lo fa divertire prima di estraniarsi nei propri pensieri senza renderli noti con solo una domanda. Deglutisce tenendo chino il capo, il sorriso leggero, appena accennato impresso sul volto, la mente altrove seppur oda la domanda, ovviamente senza concederle risposta alcuna; immerso in quel silenzio autoimposto, un silenzio quasi imbarazzante spezzato dal fare di lei. Il nome pronunziato, la distanza diviene irrisoria lasciando che le verdi iridi incontrino le iridi altrui, qualche altro momento in cui immerge lo sguardo in quello di lei senza dire altro, limitandosi a deglutire prima di accorgersi di quanto stia avvenendo. Le gote, in quella poca pelle presente, si colorano appena di rosso, più rosato per dirla tutta <Si> sbatte le palpebre alzando il volto, il petto fa leggermente <Si, lo porto io fino a casa mia> rompendo il silenzio, la mole di pensieri ma il leggerissimo rossore può esser benissimo notato da ella con una certa attenzione. [Chk On][Forza 15]

15:19 Utente anonimo:
  [Oasi] Le palpebre si affilano appena sugli occhi chiari, dalle note sabbiose che ora ala luce piena di un alto sole assumono caratteristiche più brillanti ed evidenti, lo sguardo si fa sottile a quel commento sulla tempra, un altro che sembra accolto in un silenzio meditabondo come nel loro ultimo incontro, privo di una iniziale risposta se non quando ritrova, così inclinata in avanti, gli occhi dell'altro tra le stoffe delle sue vesti. <Le nuove tecnologie hanno concesso di avere giare molto leggere, dai materiali egualmente resistenti.> Se nota quel rossore seppur lo sguardo mantenga fisso in maniera inquietante quella non pare risposta adeguata. <Non pesa così tanto.Non da vuota almeno.>Specifica sollevando la mano destra verso la spalla sinistra, lesa dalla nudità dello zaino che a quanto pare non le sarà restituito. <Va tutto bene?> Di quella questione che non pare aver accantonato non pare essere nemmeno convinta, lo sguardo scende sulle spalle dell'Uchiha, coglie il suo zaino ormai assestato al corpo dell'altro come se per la prima volta ragionasse qualcosa di a lei caro così intimamente trasportato da qualcuno che non sia lei. La mano destra massaggia la nudità sulla sua spalla, sotto la maglietta la pelle ancora incarnita dai rilievi delle cinghie durante l'allenamento come i segni del cuscino su una guancia dopo una lunga dormita. <Ci puoi pensare mentre camminiamo se è per quello.> Snocciola abbassando lo sguardo verso la direzione per Oto, muovendo un primo passo seppur non conosca il luogo ma intercettando la zona che uscirebbe dall'oasi, fino a quantomeno la piazza di Oto potrebbe saperci arrivare senza dar adito di aspettare un silenzio che l'altro non sa quanto intenderebbe procrastinare altrimenti. Quel primo passo si fa una interruzione risoluta di quell'indugio, quasi a volerne spazzare l'imbarazzo alleggerendolo di gesto, eppure silenzioso. <Com'è capitato? L'incidente.> Domanda senza guardarlo, sillabando ogni parola con lentezza, senza dar alone del motivo di quella curiosità, avrebbe potuto chiederlo alla piazza di Suna ma per qualche motivo non l'ha fatto, ha deciso di farlo invece in quel preciso momento

15:45 Akainu:
  [Oasi] Non ha tutti i torti Kore, le nuove tecnologie di quel mondo apocalittico e, allo stesso tempo, evoluto, permettono di far cose al di fuori del comune ma a quale prezzo? La comodità lede l'impegno, la facilità ingigantisce i problemi al posto di risolverli e questo lo sa perfettamente. Molti attrezzi ninja sono usati per migliorare la vita degli shinobi, lui stesso avrebbe potuto farne uso per padroneggiare elementi di vario tipo ma cosa avrebbe dimostrato? Una maggior incompetenza, una debolezza ancor più marcata di quanto già non sia mentre l'uso delle armi, l'houjutsu, gli consente di eccellere in qualcosa, di essere potente in qualcosa con le sue sole forze <Allora Gaara doveva essere un Kazekage realmente dotato e fuori dal comune perchè ha fatto tutto senza queste tecnologie ma con le sue sole forze> non spiega il reale significato di tale frase bensì lascia a Kore il compito di arrivare al nocciolo, di carpire il punto del discorso intavolato. Non si tratta di essere contro il nuovo, non denigra chi ne fa uso ma senza esso, cosa si è? Cosa si è in grado di fare? Domande che attanagliano la mente del genin dal giorno della nascita. E' facile essere forti con il potere degli altri ma si è in grado di diventare ugualmente potenti con le proprie mani facendo affidamenti unicamente su ciò che siamo in grado di compiere? Questi sono i pensieri a cui sta cercando risposta. E' proprio una parte di questi pensieri, oltre a tutto il resto, a farlo piombare nell'imbarazzo, nel rossore, smosso da quella domanda <A meraviglia, Kore> replicandone il nome ad alta voce, oramai divenuto un mantra vero e proprio. Si incamminano, egli con lo zaino in spalla, ella al suo fianco ma non sfugge il continuo toccarsi della spalla, il vuoto totale, privata di un oggetto suo, un peso da portare. Inghiotte grumi interi di saliva, pensare a cosa chiederle in cambio ma cosa? In realtà non desidera nulla a conti fatti, perchè mai dovrebbe? Ma si, ci avrebbe pensato, ci sta pensando tutt'ora se non fosse per quella domanda improvvisa, fuori contesto capace di spingere le verdi iridi avanti a se ed un flashback va a nascere. Rivede tutta la scena come se stesse avvenendo in quel momento preciso, ripercorre il dolore, le sensazioni <10 anni fa stavo tornando dall'accademia, da solo> prende una piccola pausa percependo la pesantezza di quanto stia raccontando, di quella rivelazione <Anche all'epoca non avevo amici, denigrato perchè totalmente inetto nell'uso di ninjutsu e genjutsu. Tacciato dai sensei come uno spreco di tempo e come dar loro torto, avevo voti talmente bassi da far impallidire la peggior capra di questo mondo> non vi è ironia, solo una mera contestazione <La mia esistenza era infelice, i miei genitori non potevano vedermi, non mi sopportavano, un Uchiha senza poteri, con occhi verdi, sbagliato su più fronti. Ero una delusione così come lo erano loro agli occhi del clan per non essere riusciti a risvegliare lo sharingan dal suo sonno> un prologo per spiegare, alla fine, dove vuole andare a parare <Quel giorno di 10 anni fa stava facendo buio più in fretta del previsto, casa mia era completamente al buio, immersa in un silenzio innaturale ma non me ne preoccupai, varcai la soglia esordendo con un semplice "sono a casa" senza ottenere risposta> si ferma qualche istante chinando il capo <Sentii uno strano odore, un odore pesante, fuori dalla norma ma non gli diedi troppo peso e giunto nel salotto, schiacciai l'interruttore della luce e...> la voce roca e gracchiante si blocca, muore in gola lasciando spazio ad un respiro profondo <...avvenne un'esplosione che mi travolse in pieno. La casa s'incendiò e io bruciai con essa. Sentii la pelle sciogliersi, i polmoni chiudersi ed un desiderio di morte crescente. Io gridavo, gridavo dal dolore, gridavo di rabbia ma nessuno mi sentiva> altra pausa <Pochi secondi sono parsi come decine di anni, piangevo ma senza lacrime> inspira ed espira velocemente <L'esplosione è stata sentita e vennero a tirarmi fuori, bruciato, ustionato, martoriato ed i medici lavorarono giorno e notte per salvarmi la vita cercando di ridarmi una dignità con terapie lunghe mesi e mesi. Riuscire a camminare di nuovo è stata un'impresa, persino aprire la bocca mi procurava dolore e...> si blocca definitivamente, cessa di parlare come se quel racconto bastasse, per adesso. [Chk On]

16:02 Utente anonimo:
  [Oasi] Per qualche momento, frangenti, le spalle oscillano sollevandosi alle parole su Gaara dell'altro. Seppur non dica nulla sembra trasparire una certa fierezza per il Kazekage del suo clan, probabilmente miticizzato all'infantile maniera delle storie tramandate dai Sabaku stessi ben oltre il già evidente e risaputo potenziale. Eppure non si sciorina in merito, si impettisce per qualche momento e basta. Intrapreso il suo passo e spazzato l'imbarazzo dell'altro quella domanda rallenta la camminata portando l'Uchiha su un altro piano, un velo che dalla posizione assunta e quindi dal basso e lievemente in avanti cerca nuovamente di scrutare sul profilo dell'altro alla porzione esposta dal cappuccio. Inizialmente misura il tempo, dieci anni, su cui deve inquadrare la figura di Akainu a cui ha sostanzialmente imputato più della sua età ma che comunque all'epoca del racconto doveva essere un ragazzino, un ragazzino solo a quanto eccepisce. La questione degli occhi verdi e del potere Uchiha sancisce nuovamente il suo silenzio ad una nota di interesse, portandola a fermarsi quando lui fa altrettanto non hanno ancora abbandonato i raggi del sole e l'oasi che il tragitto sembra aver perso importanza, non si muove più, ogni attenzione fisica ed ogni azione è impregnata nell'ascolto. Un'esplosione, un interruttore, una vita di cure e di riprese, nessuno di quei pezzi viene interrotto solo sondato dagli occhi sabbiosi e dorati al tempo stesso. <...E?>L'invito a continuare è morbido, lo sono anche le braccia lungo i fianchi, ma questa seconda è forzatura evidente come se mostrare un atteggiamento sereno sia una maschera necessaria a rendere meno dolorosi gli argomenti espressi dall'Uchiha. <Hai ripreso a camminare, sembra.> Cala lo sguardo sulle sue gambe, come se la sua affermazione fosse eloquente. <A parlare.> Sollevando la sua attenzione verso le labbra increspate dalle ustioni. Non sembra arrivare ad un nocciolo, non rapidamente, quasi dovesse misurare ogni parola affinchè non risulti superflua. <Ti ho visto allenarti> Tre constatazioni, ad ora, asserzioni separate. <Tutte cose che devono esserti costate un lungo sforzo, eppure sembri un beduino.> Ottempera quella specifica iniziale. <E lo fai per la giornata di qualcun altro, non hai risposto prima...Importa?> La loro giornata è così vitale? A fronte di quella storia la questione sembra esser perentoria nel tono seppur sia lento, vuol essere eccepito ma non frainteso, vuole gocciolare il suo senso ma non inondare l'altro con una questione che può solo immaginare dolorosa e ne ha sentito solo una parte minimale. Il suo livore è tuttavia vivo negli occhi, le braccia che erano rilassate tendono appena fino alle dita che sembrano fare sforzo per non chiudersi in pugni frustrati. <Fai un favore a tutti per poi toglierlo a te stesso ed a chi deve provare fatica, anche solo per guardarti> Il nervosismo, l'astio che impregna quell'ultima frase che pare l'unica non riflettuta, interrotta nel momento conscio in cui viene pronunciata, porta nuovamente lo sguardo ad abbassarsi. <Cancella l'ultima frase, non intendevo questo.>

16:25 Akainu:
  [Oasi] Il racconto raggiunge il suo apice omettendo solamente qualche particolare pur avendo dato qualche accenno in merito a pensieri che ancor adesso, giorno dopo giorno, offuscano ed irrompono nella di lui mente con la forza di un uragano. Inghiotte, respira faticosamente in attesa che il proprio racconto penetri in lei, raggiunga la mente di Kore imprimendosi in via definitiva ma ella desidera un continuo, sapere di più <E nulla> finisce li? Quasi, c'è un altro pezzettino da aggiungere al tutto <Quella mattina è stata l'ultima volta che vidi i miei genitori, poi di loro non vi è stata più traccia> afferma, confesse <Nella casa trovarono soltanto me, nessun altro corpo venne rinvenuto> sembrano dettagli superflui se presi singolarmente ma messi insieme creano qualcosa di terribile, distruttivo agli occhi di una persona <Trai da te le conclusioni> ovviamente non può osare esprimersi. Quel pensiero che da anni aleggia in lui non ha prove certe, non ha fondamenti, solo una deduzione senza niente a sostenerlo. Nel camminare sente il peso dello zaino, facile da sostenere ma ora capisce cosa vuol dire averlo continuamente addosso, mette a dura prova la schiena la quale tenta di incurvarsi ad ogni passo fatto, di liberarsi dalla prigione autoimposta, una seccatura vera e propria quella che sta vivendo e che vive Kore tutti i giorni. Smuove il collo facendolo schioccare, le spalline tirano appena udendo le osservazioni di lei. Cammina, parla, si allena, tutte attività che compie giornalmente. Non interrompe la sequela di frasi lasciandola esprimersi come meglio crede e desidera senza censure di alcun tipo ma alla domanda non può far altro che fermarsi, cessa di muoversi <Il mondo può essere crudele a volte Kore e ho sperimentato quella cattiveria sulla mia pelle> deglutisce <Uscito dall'ospedale mi sono ritrovato così, un bambino di 9 anni deturpato da parte a parte, cosa mai può suscitare negli altri coetanei? Paura all'inizio ma quando comprendono il tuo essere inerme, la paura si trasforma in forza e ti etichettano come mostro, ti allontanano, ridono di te, provano repulsione> serioso nell'affrontare un simile argomento ad alta voce, con lei <Un bambino non può reagire a così tanto in così poco tempo, non senza qualcuno. Tali avvenimenti ti segnano, tali avvenimenti mi hanno segnato> umetta le labbra <Per questo mi nascondo, per questo non voglio essere visto> un trauma vivente ma motivato da un passato privo di serenità, criticato dalla nascita persino dai propri genitori, come può, allora, reagire a qualcosa di più? Incredibilmente, a quella mole di pensieri, l'ultima frase permette al genin di schiudere gli occhi, aprirli con sorpresa andando a guardare la ragazza con la coda dell'occhio, lo sguardo abbassato. Smuove i passi verso essa ponendosi a lei frontalmente, una distanza ridotta mentre la sinistra ABBASSA il cappuccio definitivamente mostrando l'interezza del viso. La destrorsa si solleva cercando di adagiarsi al di sotto del di lei mente tentando di sollevarle il viso verso il proprio, incrociare le altrui iridi con le proprie. Non serve parlare, non serve dire altro, gesti eloquenti si susseguono immersi nel ricercato silenzio. [Chk on]

16:40 Utente anonimo:
  [Oasi] La questione sui genitori di Akainu richiama delle conclusioni che vengono sicuramente accolte e tratte in silenzio, perchè non volge alcuna ulteriore domanda in merito ma gli occhi che svicolano dall'attenzione altrui verso il suolo sembrano portare appresso considerazioni amare in merito che si blindano nel silenzio delle labbra strette e serrate, come le dita che cedono contro i pugni prima di rilassarsi nuovamente. Nuovamente tomba nel silenzio, seppur ne ascolti le parole sembra altalenare l'attenzione dello sguardo in quella sua frustrazione ed allo stesso tempo aver trovato la distrazione di qualcosa, semplice, una sola frase ha innescato un dubbio ed elabora quel conto, nove anni, dieci anni fa. Ci deve tornare più volte per dare adito al suo sospetto e quando lo fa è un po' troppo tardi, nella realtà a far di conto si è persa quel gesto e quando ne ritrova l'istinto mobile è quello di intercettare la mano che si sta avvicinando alla sua faccia, sollevandola verso un Akainu che si è avvicinato scoprendo il volto, dettaglio che non era stato intercettato e che ora fa sembrare l'altro più alto in quella vicinanza, non ripercorre i segni sul viso che ha già visto al bosco più di qualche momento seppur ne trovi gli occhi verdi con una consapevolezza strana. <Sei un ragazzino praticamente...Potrei essere, non dico tua madre ma, una zia, quella poco figa alle feste.> Realizzazione quindi che decade come spontanea seppur la lampante differenza di altezza faccia notare del ridicolo in quanto affermato, aggiunta a quella costitutiva, ossuta e magra appare ancor più minuta ed il confronto fisico con Akainu che invece ha allenato il corpo martoriato ha dell'evidenza luminosa. Da canto proprio la sua esistenza senza zaino è infinitamente leggera, soprattutto improvvisa vista la mancanza di abitudine, se ne rende conto quando sollevando le mani le braccia sembrano muoversi più velocemente di quanto non si aspettasse per lambire tra le dita gli estremi del cappuccio. <Non voglio che tu faccia qualcosa che trovi poco confortevole per farmi una cortesia, Akainu. Ho capito, scusa.> Non può tornare indietro, nonc i potrebbe tornare comunque dopo quello che ha detto e quel panno sporco non sarà comunque lavato dal suo intento di risollevare quella stoffa sul capo moro dell'altro anche se il gesto le venisse consentito una volta compreso l'intento

16:59 Akainu:
  [Oasi] Come interrompere un gesto ben pensato? Con la differenza di età. Oscar alla carriera per Kore. Si, hanno una differenza, poca ma è presente seppur il genin non si sia mai soffermato più di tanto sulla questione dandole pressappoco la propria età senza pensare ad altro. Le rivelazioni avanzata dalla ragazza di platino scatenano la nascita di una porzione di sorriso, una minuscola ruga sul lato destro delle labbra va a crearsi, la deturpazione di quel viso si accentua, stranamente divertito seppur il momento sia quasi del tutto rovinato dalla precisazione di lei, improvvisa, inaspettata. La seriosità del momento è spezzata nonostante le amare rivelazioni fatte, la drammaticità della storia raccontata; leggero, inaspettatamente leggero grazie ad uno stemperamento non ricercato ne voluto ma giunto nel momento più adatto per la situazione che stanno vivendo. Mantiene il contatto delle dita al mento, questa volta costringe se stesso a non indietreggiare ma porta avanti i propri intenti senza manifestazioni di codardia seppur contornate da una certa insicurezza di fondo, presente oramai da anni e anni <Ho superato la maggiore età se te lo stessi chiedendo> verbo enunciato con una certa ironia, accompagnato da una flebile risatina appena accennata, appena percepibile <Eppure, ad una festa, cercherei te> figa, non figa, dettagli puramente soggettivi e questo bene o male lo sa anche il moro il quale continua incessante mantenendo la distanza ridotta. Un vaso di pandora viene scoperchiato definitivamente, tornare indietro non è più possibile. Agitato, impregnato d'ansia, di nuovo sente il corpo bruciare, il medesimo dolore provato il giorno del loro primo incontro e fa male, dannatamente male da voler piangere, urlare, sfogare ogni sensazione, anche scappare perchè sa che rivivere quei ricordi lo distrugge. D'istinto l'arto sinistro si smuove velocemente, al massimo della velocità consentita dalle proprie abilità cercando di prenderle la mano intenta ad abbassare il cappuccio; cerca di arrestare quel gesto, impedirne il compimento <Se sei tu> a guardarmi <Va bene, lo voglio> difficili frasi emerse, fa fatica nel pronunciarle con quella voce tanto rovinata quanto vecchia, distrutta dalle fiamme per aver inalato troppo fumo, aver gridato e pianto come un dannato per chissà quanto tempo o forse per soli pochi secondi <Mi hai chiesto cosa volessi in cambio prima...permettimi di fare una cosa> ha deciso, ha palesemente deciso e scelto cosa desidera cambiando, apparentemente argomento, la risposta di lei? Non si sa ma in tutto questo le verdi iridi non vengono abbassate una singola volta.

17:11 Utente anonimo:
  [Oasi] Alla questione sulla maggiore età di Akainu gli occhi sembrano cogliere l'angolo del sorriso sulle labbra deturpate dell'Uchiha. <Non ero così sicura di volertelo chiedere.> Snocciola come se stesse dando improvvisamente poca importanza alla questione, che doveva essere importante visto che da come ne è uscita sembrava aver fatto di conto parecchi momenti. L'aver annebbiato la pesantezza di quel racconto porta nuovamente l'attenzione sugli occhi verdi dell'altro misurandone la stranezza, qualcosa che ha raccontato lui, dell'essere un Uchiha dagli occhi verdi. <Faresti male, io non vado alle feste, specialmente a quelle dei ragazzini, perderesti un sacco di tempo> Snocciola ora mostrando la volontarietà che ha accantonato quel dolore rivissuto, probabilmente rendendosi conto di aver posto una domanda dalla risposta tanto dolorosa da raccontare quanto da ascoltare, qualcosa che merita di venire chiuso ma che non può essere cancellato se non focalizzando su qualcosa di oggettivamente stupido. Un approccio destrutturante alla prima volta che sembra donare mezza risposta a quello che suona come un complimento prima che la sua mano venga intercettata, fermando anche l'altra di speculare conseguenza il sussulto è mero sospiro delle labbra che si schiudono appena. Le parole su cui gli occhi tornano alla base del collo dell'altro hanno nuovamente peso maggiore che la menzione alle ricerca della festa, e di nuovo il suo accoglimento pare tornare al silenzio. Il capo si scuote appena sulle parole che seguono, gli occhi tornano attenti su qualcosa di concreto, sulla presenza fisica di Akainu avanti a sè come se l'avesse accantonata seppur non scosti le mani dal cappuccio non fa nulla per risollevarlo. <Dimmi.> A differenza dello sguardo che torna in quello verde e contrapposto

17:32 Akainu:
  [Oasi] Un piccolo dubbio si insinua in lui, leggero quanto fastidioso ovvero, l'età di lei? E' in gioco in quello, dunque, ne dimostra pochi ma le parole tradiscono l'aspetto, una ragazzina che potrebbe avere più anni, ben più di quanti si possa immaginare oppure si sta facendo mille pippe per uno o due anni più. Alla fine, chissene frega, no? Perchè porsi tanti problemi per una cosa infima come questa? <Essere preso per ragazzino, nonostante tutto> indicando il proprio aspetto <Mi sorprende> persino la voce dice tutto il contrario ma almeno dimostra ancora un'età dignitosa e non quella del sessantenne mezzo ammalato per via di un uso incallito del fumo. Si lascia scappare una piccola risata, spontanea, di getto e fatta di corpo, goduta fino all'ultimo seppur duri un battito di ciglia. E' la seconda volta, in sua presenza, dove riesce a ridere senza porsi problemi, essere sereno, alleggerendo i pesi del proprio corpo. La prima volta sotto la pioggia e adesso sotto il sole; la prima volta nell'animo di lui e questa volta in quello di lei. Ironico come i rispettivi luoghi incarnino, circa, alla perfezione le proprie discendenze, forse un segno di quel destino iniziato quel giorno al centro commerciale <Assomiglio ad un tipo da festa?> di certo non sono luoghi da lui frequentati, al massimo evitati come la peste, scacciati come un tumore per la presenza eccessiva di gente, di sguardi indiscreti. Inspira ed espira dopo averle fatto un leggero complimento, l'avrebbe cercata alla festa, allontanando tutti e palesemente anche. Strano ma si ritrova ad essere più diretto, più conciso del normale mentre abbassa la sinistra tenendo la di lei mano ancora tra le dita bruciate dove solo il palmo mostra un minimo di integrità. Deglutisce, non una domanda, non una richiesta ma un semplice "dimmi" e tanto basta. Iridi incastonate in quelle dorate, immerso totalmente; socchiude un singolo momento gli occhi, serra le labbra respirando a fatica, stringe gli occhi mostrando la nascita di qualche ruga in più e poi eccolo. Tenta di avvicinare il viso al suo, lentezza nel movimento ma privo di indecisione, bensì sicuro di quanto voglia fare e cosa? Adagiare le labbra, il cui labbro inferiore è totalmente bruciato, sulle altrui permettendole di sentire sulla propria pelle l'intensità di quelle ustioni. Aumenta il contatto portandolo su un altro piano, qualcosa in cambio? Ha scelto questo, ha chiesto il permesso di farlo e lo sta facendo, forse nel modo sbagliato eppure viene governato dall'istinto e nulla più. Un bacio. [Chk on]

17:57 Utente anonimo:
  [Oasi] Non commenta laltrui divertimento sull'età, cosa che pare prendere poco sul serio, eppure ne segue la grassa risata per quanto breve aggrottando appena le sopracciglia bionde e chiare, smossa a sua volta da un'intermittenza breve verso l'alto delle labbra scure. Un frammento tuttavia, quasi non volesse concedersi oltre prima che l'espressione per quanto confusa torni ad appiattirsi. Quella domanda per quanto retorica viene glissata ad uno scuotere leggero del capo biondo, non vi replica verbalmente quindi tralasciando l'argomento e la non importanza della questione che ne segue, qualcosa che non merita di essere approfondito in luce al fatto che l'altro abbia chiesto un permesso per un gesto che si rivela palese, tanto più che Akainu deve abbassarsi per prenderlo quel desiderio che per quanto deciso, per propria presenza fisica, non può essere così rapido da non poter essere schivato o compreso prima che la richiesta sia mutata in gesto tentato, e quindi realizzato. L'immobilità delle mani è inizialmente nulla rispetto a quella del viso, le palpebre stesse sembrano aver dimenticato come farsi chiusura sullo sguardo, le pupille si dilatano sulle note sabbiose delle iridi lentamente, prima che il senso tattile delle labbra si renda conto apertamente della cosa conoscendo la ruvidità di quelle rovinate dall'altro. L'istinto fennec a dilatare le narici come ad eccepirne l'odore, di quella vicinanza, quasi potesse ancora cogliere le note del fumo su una pelle che visivamente non ne ha dimenticato il calore ed il sapore. Seschiude appena le labbra ad accogliere quel bacio lo fa invece ammorbidendo gli occhi, occludendo la vista ad una concessione della memoria tattile e del gusto, non vi è un reale impacciamento eppure c'è una lenta titubanza assai reale nella maniera in cui quel bacio viene ricambiato, ha la lentezza di chi interagisce con un animale selvatico. Il petto scarno al di sotto della maglia larga e maschile si solleva, colto quell'odore lungamente, come se avesse dimenticato di fruire ossigeno alle sue capacità respiratorie. Sul viso pallido, quasi albino nelle note di figlia delle sabbie, il rossore è presto una nota persistente e palese, un'accelerazione cardiaca che accalda le guance in modo vistoso prima che accolga la realtà abbastanza palese di quella richiesta, un permesso che è quindi concesso, percorrendo mollemente le labbra di Akainu con le proprie quasi dovesse far propria la forma e la consistenza di un bacio alla memoria. Non vi indugia e non vi insiste, in quel sapore ricercato, concedendo una fine naturale di quel gesto prima che le mani tornino a smuoversi, arretrando come il viso, da quel contatto senza una fretta, non una fuga ma un distacco che è palese di gesto e moto inerziale e lento. <Si sta facendo tardi...>Un sussurro rauco che abbassa lo sguardo dal viso dell'altro alle cinghie del suo zaino come se non avesse il coraggio di richiederlo indietro. <Il dojo dei Sabaku è più vicino.> Visto anche il confine con Suna quella è una realtà. <Ti va di accompagnarmi? Possiamo andare ad Oto un'altra volta.> Non ne parla, non ne menziona, non fa nota ad una fuga seppur sembri porre trapida fine a quell'incontro eppure al tempo stesso gli chiede di accompagnarla come se fosse importante appiattile l'eventualità che l'altro interpreti l'improvvisa necessità di distacco -poichè prima tardi non era- come una fuga da quanto accaduto.

09:52 Akainu:
 Quando ha parlato di casa niente gli ha mai sfiorato la mente, niente ha desiderato in cambio eppure il pensiero è andato a fossilizzarsi come un moto irrefrenabile, un desiderio da esaudire ma per quale motivo? Cosa l'ha spinto a volere tanto quando, normalmente, avrebbe dovuto glissare completamente. Il tutto è colpa di quel dolore provato, li ha trovato un legame strano, nato dalla sofferenza, una persona capace di condividere un passato tumultuoso, estremamente simili, in grado di capirsi sotto certi punti di vista. Ella è riuscita a fargli provare un tumultuoso fiume di sensazioni, ognuna diversa dall'altra mostrandosi come artefice di dolore ed inevitabile cura ad esso, in ella ha trovato tutto questo, qualcuno in grado di farlo soffrire e di appianare tale sofferenza con un semplice battito di ciglia. Con ella è riuscita a ritrovare un sorriso oramai svanito, ha fatto emergere una risata, un senso di divertimento non forzato, completamente naturale. Non deve ne avrebbe dovuto arrivare ad una tale vicinanza, in tutti i modi ha provato a starle lontano, ritornare nella propria solitudine vivendo una vita solitaria eppure, le cose si son modificate inspiegabilmente e la mente ha chiesto di osare, ha chiesto di spingersi più in la di quanto non abbia fatto. Se in precedenza ha cercato di evitare qualunque tipo di contatto, adesso ha scelto di prenderselo e andare oltre richiedendo quello che, per lui, è il primissimo bacio della propria esistenza. Non ne ha mai dato uno e come avrebbe potuto? Chi mai si sarebbe avvicinato ad un simile viso, ad una simile persone tumefatta in più punti, distrutto, di aspetto orribile? Quel bacio, quel tocco può avere mille risvolti, ognuno diverso ed ugualmente impattante nella vita del genin e si dimostra impacciato nel darlo, privo di esperienza pur mettendoci un certo desiderio. Neanche lui ha la minima idea di cosa stia facendo mentre percorre le labbra altrui, venendo, almeno apparentemente, ricambiato dalla Sabaku la quale non si distacca ma l'accoglie, gli permette di rendere reale quel desiderio. Sorpreso nell'esserci riuscito, sorpreso nel non essere scacciato e con la medesima lentezza con cui è iniziato, esso, raggiunge la naturale fine ottenendo un piccolo distacco dalla ragazza di platino. Deglutisce continuando a guardarne il viso, notando il di lei abbassarsi, l'attenzione verso altro ma non gli interessa, non adesso, non ora che può essere un minimo libero. Annuisce al di lei verbo, effettivamente si sta facendo tardi, il sole non picchia tanto quanto nelle ore precedenti. La destrorsa viene inserita nella tasca del pantalone, la destra mente ode il dire di lei <Si, con piacere> ancora impacciato, visibilmente in imbarazzo anche lui ma stranamente sereno nel vedere il rossore anche sul viso di Kore, inatteso. Dalla tasca lascia fuoriuscire un pezzettino di carta strappato probabilmente da un quaderno od un'agenda <Me lo porto dietro da un po'> quindi si può dire sia un'azione premeditata <E' il mio...numero> incredibilmente ne ha uno e, difatti, va a porgerlo alla genin sperando venga preso. Da quanto lo porta con se non si sa ma certamente si nota il pensiero fatto su quell'azione e la ricerca del momento più adatto, che sia questo? O forse è un passo falso? Ai posteri l'ardua sentenza. [Chk On]

10:05 Utente anonimo:
  [Oasi] L'attenzione volta ad altro non sembra venir accolta con disprezzo, quella reazione che non pare pudica quanto una necessaria metabolizzazione ritrova con gli occhi dorati le fattezze di Akainu solo quando le prime parole non sono del disprezzo che forse si sarebbe attesa, uno stupore capace di farle schiudere le labbra, un battito mancato e non motivato, esaltato che si riporta sulle labbra tumefatte dell'altro come se la consistenza fosse stata un'immaginazione effimera da dover affermare, rinnovandosi più in alto verso gli occhi verdi dell'Uchiha. Se non è quello il primo bacio le reazioni non sembrano essere state le migliori, ma l'altro non ha la necessaria esperienza per soffermarsene e le spalle che si rilassano ad una curva più bassa di quella leggerezza trapelano sollievo. <Ah...> Osserva il bigliettino, quando viene passato, un altro corpo estraneo che coglie l'attenzione della fennec, che avrebbe dovuto comprare un telefono il giorno del loro primo incontro ed invece due giorni dopo ha speso i suoi soldi per il Kunai che porta alla cinta, un pezzo solitario di chi non ha dimestichezza con le armi. Forse avrebbe dovuto comprarlo il telefono ma ora è tardi, ci mette qualche momento in questa elucubrazione per sollevare i palmi, entrambi, cercando con la mano sinistra la destra di Akainu appena alla parte inferiore del palmo, come a volerla trattenere, e con la propria destra il biglietto. <Potrei chiamarti da un telefono pubblico.> Annuncia risollevando le pupille nella differenza d'altezza seppur sembri indugiare se non per la mao destra che prendendo il biglietto invece di metterlo in tasca smuove alle spalle di Akainu, è nel passo ulteriore che anche la sinistra cercherebbe di distaccarsi, nel tentativo di raggiungere il suo zaino, uno delle lampo delle tasche esterne, per custodire quel pezzo di carta. <Sei la seconda persona in sei mesi che porta il mio zaino.> Comunica esponendo quella nudità come se fosse necessaria, prima di richiudere il 'reperto A' tra le prove che allenandosi non sta avendo un qualche colpo di sole con annessi deliri

10:19 Akainu:
  [Oasi] Inesperienza, disagio, tante cose vanno ad influire sugli atteggiamenti, oltre ad essere un disadattato di prim'ordine. Il giovane non prova disprezzo nei di lei confronti, impossibile, come potrebbe? Tutto è andato fin troppo bene per i di lui standard, canoni bassi forse o forse si sarebbe aspettato il peggio del peggio ma così non è stato. Lento il respiro in apparenza per nascondere un'agitazione non indifferente verso un momento del tutto nuovo quanto strano, vissuto per la prima volta in una terra che non gli appartiene, un luogo sconosciuto e diverso. Inghiotte, deglutisce, butta giù grumi interi di saliva non distaccando lo sguardo dall'altrui visino. La guarda dal basso verso l'alto, iridi alla continua ricerca delle dorate mentre le porge il fogliettino con il proprio numero, non le ha rivelato l'indirizzo ma, in qualche modo, deve avere un contatto con lei, non può far sempre caso alla fortuna, non possono rivelarsi sempre incontri dettati dal caso. Reazione inaspettata, lievemente stranito eppure il tutto dura una manciata di secondi, sensazioni che svaniscono quando la sinistra viene avvolta e trattenuta dalla di lei presa, il bigliettino nella mano destra, un nuovo contatto ricercato da Kore gli fa perdere un battito ed il dolore, il bruciore del corpo riprende. Fa male, dannatamente male ma accoglie tale sofferenza, la fa sua pur di vivere quei momenti in sua compagnia <Un telefono pubblico? Esistono ancora?> dal canto suo non ne ha mai visti, non negli ultimi anni e sapere della loro esistenza anche in un mondo moderno come quello, lo lascia allibito stranito. Ne segue le movenze, le verdi percorrono la strada compiuta quando il contatto si interrompe per nascondere il numero in una tasca dello zaino accompagnando il tutto con una frase improvvisa. La seconda in 6 mesi. Solleva il destro sopracciglio <Chi è stata la prima?> ha lasciato quello zaino a qualcun altro, forse un'idea nasce ma non confermata, non del tutto. Il fratello? Non ricorda da quanto tempo sia svanito, per tale motivo evita di fare nomi o riferimenti di sorta. [Chk On]

10:28 Utente anonimo:
  [Oasi] Posato il biglietto coglie la domanda di Akainu tornando ad aggirarlo. <Certo che esistono.> Passano inosservati, come molte cose, come lei probabilmente e questo pensiero fa arricciare le labbra meditabonde, on'occhiata bieca che dona verso l'altro, quasi oblunga, iniziando a camminare con passo leggero verso nord, sulla confinante Suna ove poco dista da quell'oasi il quartiere di clan. <Un genin di Konoha, ma vederlo addosso a te fa più strano.> Snocciola senza banalizzare la risposta, non è quella fennec femme fatale che chissà quale pensiero vuole risvegliare, semplicemente non pare le sia necessario aggiungere altro dettaglio alla questione che già di per sè sembrava sfuggita alle labbra in un privato controllo mente labbra di un affollamento di pensieri da definire. Da quella posizione, se l'altro avesse preso a camminare tornerebbe l'attenzione al suo profilo accordandovi il passo e sollevando lo sguardo, altrimenti semplicemente fermandosi al medesimo gesto. <Tu ce l'hai un'ossessione, Akainu?> Un'altra domanda che sembra sfociata dal nulla. <Non è vero quello che ti ho detto al Bosco...Non credo che noi Sabaku siamo immuni alla pazzia. Forse sì, invero, ma non alle ossessioni>

10:43 Akainu:
  [Oasi] <Ah> una replica simile a quella di Kore nell'apprendere come apparecchi pleistocenici esistano ancora. Telefoni pubblici ancor presenti in quel di Kagegakure dopo anni e anni di progresso tecnologico, incredibile come il genin esca poco di casa, non ha la minima idea di cosa lo circondi. Non commenta ne dice nulla, cosa mai può dire dopo la figura appena fatta? Niente ovviamente. A sua volta comincia ad incamminarsi al fianco dell'altra, ne segue l'andatura senza restarle indietro ne superarla in modo alcuno, cerca e prova di tenere il passo nonostante l'incombente peso sulle proprie spalle, non eccessivo ma capace di donare più difficoltà anche nei movimenti più semplici. Ha completamente cannato pensiero, non il fratello ma un genin di Konoha le ha preso lo zaino, un dettaglio non passato inosservato seppur anch'esso non viene commentato <Forse perchè lo porto con più facilità> non ci arriva no, ma d'altronde come potrebbe, troppo complessato e disagiato per poter giungere a conclusioni di banale fattura per qualunque persona. Cammina e cammina ancora ripensando a quanto avvenuto pochi minuti prima, la mente ha un chiodo fisso e di tanto in tanto le labbra si estendono lievemente in un piccolo sorriso, accennato, qualcosa che sfugge al normale controllo delle funzioni motorie, guidato non dalla testa ma da altro eppure ella riesce a distrarlo con una semplice domanda. Un'ossessione, ecco l'argomento tirato in ballo. Volge le verdi alla volta di lei senza fermarsi, l'osserva chinando lo sguardo, lascia svanire il sorrisetto <Una si> ammette in fin dei conti <Il mio clan> rivela aggiungendo confessioni a confessioni ma perchè mentirle? Non ne ha bisogno <Voglio il loro potere, voglio mostrare che posso essere come loro ma in modo diverso ma più di tutti, voglio il mio sharingan e usarlo per mostrare quanto io sia migliore di loro> ossessionato dagli Uchiha e da come l'hanno trattato <Un novello Madara Uchiha> ripetendo un concetto emerso tempo prima, sempre in compagnia della Sabaku. Ode il successivo dire ritrovandosi instillata una certa curiosità e, la domanda, diviene inevitabile <Cosa ti ossessiona?> perchè in qualche modo, tutti ne hanno una e si sa quanto le ossessioni possano condurre alla pazzia. [Chk On]

11:00 Utente anonimo:
  [Oasi] Alla questione sulla facilità, appurato che l'altro non si stia fermando, continua a scorciare la sua figura con lo sguardo e camminare al tempo stesso. <Non credo.> Quando ha ceduto il suo zaino provava così tanto dolore, un bruciore capace di passarle le vene come lava, che ha dovuto mangiare le polpette con le mani come le bestie perchè incapace di tenere le bacchette, farsi portare lo zaino allora dev'esser stata una grande e comoda idea ad una sua necessità, qualcosa che ora non possiede eppure non ne fa menzione alcuna. Nell'estrema attenzione che porge all'altro non mancherebbe di cogliere quell'involontario sorriso eppure la mente sembra pervasa ed attesa da un alto ossessivo pensiero che mantiene piatta la linea delle labbra, che ascolta. <Madara era matto. Avevamo quantomeno appurato che tu fossi uno su quattro.> Ripete un vecchio gioco, ogni tre matti di Uchiha ne nasce uno sano, che strane leggende ma è la sua volta di sorridere a quella provocazione come a mostrare chiaramente l'ilarità dell'affermazione stessa prima che la stessa sia scambiata per insulto seppur la cosa appaia tirata sul volto pallido e magro. Cos'è un'ossessione? è un tarlo della mente, qualcosa di talmente dominante da non riuscire a lasciar spazio ad altro, qualcosa che ora richiede un silenzio statico sulle labbra scure della Sabaku eppure gli occhi contornati di un leggero alone nero alle palpebre restano rivolti sull'Uchiha, persino mentre sta palesemente pensando ad altro, e quel palese gli è ovviamente visibile nel silenzio. <I miei genitori mi volevano bene, forse non quanto ne volevano a Kombu, ma solo perchè lui era più grande e si occupava più di me, mentre dovevano ricostruire una vita qui a Kagegakure> Un pensiero, quindi, un silenzio che cercava le parole. Parole opposte a quelle raccontate dall'altro, come se fosse necessario dopo esser stata resa partecipe di un dramma familiare altrui specificare la loro diversità. L'ossessione striscia, prende piede in una mente, si convince di poter radicare ogni vena al suo capillare più sommo e velenoso. <Non l'hanno fatto, relativamente poco dopo la prima ad ammalarsi è stata mia madre, credo tuttora che mio padre l'abbia seguita solo perchè era lei. Lei era quella con il gene malato, la sabbia...> La stessa su cui ora scosta le pupille abbassando il capo dai capelli scarmigliati e corti, la stessa che tra quei capelli ancora sgranula le cadute del suo allenamento. <Un giorno non aveva più lo stesso colore, poi l'odore, poi il modo di riflettere la luce. Ogni cosa le faceva male, perchè un fennec non si sente a casa in una sabbia ricreata, non può adattarsi, non vive in cattività. Se metti un fennec dentro un recinto murato scaverà fino a trovare il cemento. Lo ha ripetuto così tanto, in tanti modi, da esserne ossessionata. Tornare a casa, riprendersi le proprie sabbie. Non sono tornati più> Da un'ossessione non si torna indietro. <Non l'ho capito subito, avevo già quindici anni ma ero abituata al fatto che fosse Kombu la mia famiglia. Poi è stato promosso e quella stessa ossessione si è portato via anche lui. Quando lui non è tornato, allora, una famiglia non ce l'avevo più. Una piccola ossessione, una nostalgia che diventa malattia, ed è come raccogliere l'aria con le dita.> Afferma mettendo le mani nei pantaloni. <Se fossi stata abbastanza brava, da manipolare la sabbia, forse avrei provato quella nostalgia, come scrivere da soli i passi verso la morte, tra il malessere scelto e la morte tentando. Ho smesso di frequentare l'accademia, di provarci, sperando che fosse un tarlo che non mi avrebbe raggiunta. Poi spazzando la sala museo ho visto la Sunodeki, sei mesi fa ho ripreso ad allenarmi, ho iniziato a sognarla, a vivere per avere quella giara recuperando gli anni persi ed impigriti. Se quella giara fosse la mia ossessione ora, e passasse, o se sia l'inizio di un'ossessione più grande ed inevitabile, è un pensiero che mi ossessiona già per la sua mera esistenza. Si può essere ossessionati dalla paura di non aver rispetto della propria vita più che di una ossessione?> Un quesito che sembra teso e non del tutto logico se ascoltato ma che viene posto tornando con lentezza a studiare la vicinanza di Akainu, dalla punta dei piedi ai pantaloni, salendo sulla felpa ormai fuori dalle sabbie dell'oasi, fino al profilo. <Non saprei spiegarti perchè quella giara sia così importante le settecentovolte che me lo chiedessi, so che è così...Un'ossessione.>

11:22 Akainu:
  [Oasi] Un'ossessione resta tale anche nei confronti di una persona priva della giusta sanità mentale e Madara è la sua, il perno di tutti gli Uchiha, il più grande guerriero ed esponente del clan che la storia abbia mai conosciuto, senza togliere niente a Sasuke ma nessuno è in grado di raggiungere tali vette ma il sorriso di lei permette di scacciare qualsivoglia pensiero arrivando ad esibirne uno minuscolo a propria volta <Come ti dissi, lui è storia, non solo del clan ma del mondo intero. Io voglio essere storia> ricordato per quanto fatto, ricordato nel clan, nel mondo, vivere per sempre nella memoria ma per farlo necessita della forza dei suoi occhi. Un obiettivo paradossale se si pensa che cerca di evitare sempre tutto e tutti, agire nell'oscurità in maniera perenne. Silente si zittisce mentre ella comincia nel raccontare una storia, una spiegazione sulla propria ossessione partendo dalla famiglia e di come la sabbia li abbia consumati portandoli alla morte, uno per uno la vita li ha abbandonati ma la precisazione che più di tutti lo colpisce è il sapere di come quella famiglia sia stata, un tempo, perfetta nelle sue imperfezioni. La sabbia di Suna può davvero portare a tanto? La morte pur di raggiungere qualcosa e vivere in un mondo fittizio non aiuta il gene puro di un clan nobile del paese del vento. Non interrompe limitandosi ad ascoltare il racconto e la spiegazione annessa e con il quesito finale mette la parola fine al tutto. Forse possiede una risposta da fornirle, qualcosa da darle eppure, è giusta? Può servire? Non ne ha idea <Quella giara è la rappresentazione fisica e tangibile di chi sei e del futuro che dovresti seguire, di chi dovresti essere> parla in maniera specifica cercando di esser più lucido possibile, razionale lanciandole un veloce sguardo per carpirne la reazione immediata a tali parole <Siamo ossessionati dalla stessa cosa, il nostro clan solo che tu, vedendo gli effetti sulla famiglia, l'hai allontanato per un periodo per poi riabbracciarlo> una breve pausa <La mia domanda è perchè> ecco il punto focale, quella specifica domanda <Vuoi essere una Sabaku perchè è il tuo nome o perchè sai che è la strada da seguire? Vuoi esserlo perchè lo sono tutti gli altri o per qualcosa di più? Quella giara, secondo me, ha il potere di soggiogarti o di renderti più forte, tutto dipende da te> per ora tace, non continua il proprio dire riprendendo a guardarla, in attesa di conoscere i di lei pensieri in merito alla questione, comprendere più a fondo per poter trarre una conclusione migliore <Sta difatto che l'unico modo per eliminare un'ossessione sia ossessionarsi per altro, è un paradosso ma è così> non ci si può far nulla, è il triste destino di quella condizione. [Chk On]

11:41 Utente anonimo:
  [Oasi] La rappresentazione tangibile e fisica di cosa dovrebbe essere, o di cosa potrebbe divenire, le labbra si arricciano in quella osservazione ed è ormai chiaro segno quel leggero smorfiarsi che spinge appena la punta del naso creando brevemente delle rughe suine, che un pensiero attraversi la mente della fennec. Questa la reazione iniziale visibile all'analisi visiva dell'altro, per quanto frammentaria nella sua brevità. Non si arresta il loro camminare, è solo che inizia a guardare più spesso le sabbie ai suoi piedi man mano che procedono e che quel quesito di Akainu, un'attesa silenziosa di risposta, si insinua alla sua mente come una domanda semplice eppure complessa. <Se fossi comunque destinata ad una miserevole esistenza infelice diventando una Sabaku, se quel veleno fosse nei miei fondi di tè, che sia un motivo o l'altro non ha importanza non pensi?> La domanda però sembra retorica. Il motivo di tale racconto non può essere mero tributo, una storia per una storia, papà castoro, ma il motivo che sedimenta dietro il racconto della sua famiglia -stretta perchè di Sabaku ce ne sono, immuni alla follia si sa, Gaara non dormiva per tre mesi ed ha comunque fatto la storia, è forse di quei Sabaku che i fennec non fanno parte- resta legittimamente barricato dietro le prigioni di un silenzio autoimposto. Davanti a loro i caseggiati dei primi quartieri di Suna sembrano una meta prossima quando alla sua memoria torna, sollevando gli occhi mielati, lo zaino sulla schiena di Akainu. Per un attimo un sorriso sornione si affaccia alle labbra, sta di nuovo pensando a qualcos'altro mentre lo sguardo appare su quel punto imprecisato. <Ho cinque anni più di te. Praticamente stai facendo assistenza agli anziani...Sarà per questo che pare così strano> Irrompe all'improvviso con quella frase, ma la realtà è la mancanza di necessità di quel gesto che lo rende improvviso e strano. Userà un telefono pubblico, o quello del Dojo se si sentirà abbastanza sicura e discreta nel farlo, di tutte le caratteristiche fennec l'espansività non sembra averla ereditata, o forse è solo sotto il pelo arruffato. Dovrà meditare su quelle opportunità che comunque avverranno e verranno accantonate ad altro momento, come qualsiasi argomento possa concernere le sue ossessioni, sedimentate, antiche e nuove, fino al Dojo dei Sabaku. {exit}

Nuovo incontro per puro caso all'oasi. Avviene una svolta dove Akainu apprende come l'altra l'abbia cercato, nuove confessioni vengo fatte accompagnate da un bacio. Il tutto termina con uno scambio di storie incentrate sulle ossessioni.