Shizuka viene curata
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Giocata del 25/01/2022 dalle 14:16 alle 16:53 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Casa Kokketsu -> Casa Kan] Alla fine ha deciso di tornare a casa e lasciare al suo corpo il tempo di portare alla luce tutte le possibili botte non diagnosticate al momento, causa adrenalina o bruciore di quei pugni infuocati. Ha passato una notte orribile, la farfalla di sangue ha dormito sul comodino accanto a lei e ora ha deciso di accompagnarla a casa del proprio ragazzo, che non sarà un medico ma può aiutarla nel lavoro di ripristino del proprio fisico. Per evitare di strofinare troppo sull'addome bruciacchiato si è bendata autonomamente con una grande garza, poi ha indossato una maglietta a maniche corte nera, molto larga, stesso discorso vale per la felpa, larga e lunga di un colore verde scuro che le arriva a metà coscia. Sotto le gambe sono avvolte da dei leggins simil jeans che non la fasciano eccessivamente a livello addominale, ai piedi i soliti anfibi neri, che sono quasi slacciati, perchè fa parecchia fatica a piegarsi in avanti. Sopra il tutto il cappotto nero viene lasciato aperto, lo zainetto con il solito contenuto sulle spalle, orecchini tutti al loro posto e anche la collana, rimessi dopo aver perso le sembianze di Hime. I capelli lunghi e rossi sono lasciati sciolti, il lepidottero la accompagna fino alla porta di casa del bianco, svolazzandole intorno, non si è nemmeno truccata stamattina, non che le importi granchè, tuttavia prima di giungere proprio davanti l'uscio andrebbe ad impastare il Chakra. Mezzo sigillo ovino, poi andrevve a ricercare la forza fisica che verrebbe immaginata come una fiammella, rossa accesa a livello dello stomaco, la forza mentale cercata a livello del cerebro, fiammella blu, ardente. Se fosse riuscita a ritrovare entrambe cercherebbe di farle convogliare entrambe verso il cuore, li cercherebbe di unirle e mescolarle, andando a formare una grande fiamma violacea, viva e splendete. Se vi fosse riuscita ora quel flusso dovrebbe iniziare a scorrere nel corpicino non troppo alto, rinvigorendo il fisico malconcio. Una volta raggiunto l'uscio poi estrarrebbe dalla borsa le chiavi di casa Sumi, andando ad aprire la porta senza ben sapere se lui fosse in casa o meno. [Se Chakra 30/30] [Salotto] <Ma porca di una puttana> queste le prime parole udibili dalla Kokketsu una volta oltrepassata la soglia d'ingresso della dimora del Sumi. La casa rasenta quasi il tetro più totale, buio con solo salotto e cucina illuminati dall'ingresso dei raggi solari al loro interno, accompagnati dalla luce della televisione accesa. Il bianco è intento nel passare il proprio tempo libero dinanzi ad un videogame, per la precisione uno sparatutto in prima persona di nuovissima generazione. Palese come si stia rilassando, evita di pensare ai problemi, al futuro, a tutto quello necessario per poter progredire; ha fatto una scelta, la sta seguendo decidendo un periodo di relax, in particolare dopo aver dato il via ad una nuova serata all'Ochaya. Inspira, espira mantenendo il dualshock tra le dita, cuffie con microfono riposte al di sopra del capo impedendo al suono di echeggiare per la stanza, non permettendo a nessuno di udire il tutto <Makoto dannazione, spara a quello li> breve pausa <Non il cecchino rimbambito, di quello me ne occupo io> tono vocale elevato, totalmente immerso nel proprio gioco senza pensare a nulla. Difatti, per via di ciò, l'aprirsi della porta non viene udito eppure, una presenza viene percepita all'interno della dimora. Se ne preoccupa? Ovviamente no, talmente immerso da isolarsi completamente nel proprio mondo eppure egli sfoggia un nuovo tipo di look, più sobrio, forse meno appariscente ma necessario per ripristinare il danno fatto da Furaya durante l'allenamento. Bianca chioma tagliata, sfoltita nel volume lasciando ricadere le ciocche dinanzi alla fronte e non superando il collo, ai lati essa si mostra a ridosso dell'orecchio senza mai oscurarlo del tutto, come in passato. Il colorito della capigliatura emerge di più, da bianco si nota un certo grigetto ma nonostante ciò, le dorate spiccano ugualmente. Fisico snello occultato da semplici vesti come una maglietta bianca a maniche corte e un paio di pantaloni grigi di tutta. Muscoli leggermente evidenziati seppur non in maniera esagerata, il giusto per mostrare la presenza di allenamento mantenendo se stesso in forma e niente di più. Lineamenti delicati, angelica bellezza ancor più evidenziata, un Kan riemerso, forse migliore, forse peggiore. Chakra come sempre in circolo nel corpo per ogni singola evenienza. [C On] [Salotto] Quando sente quelle parolacce inevitabilmente si mette a ridere. Andrebbe a togliere lo zainetto dalle spalle, rimuovere il cappotto lasciandolo nei pressi dell'appendiabiti all'ingresso. Anche gli anfibi verrebbero rimossi con una certa dose fatica, perchè non vuole assolutamente piegare l'addome. Una volta compiuto il miracolo andrebbe a fare un gesto con il capo verso Kimi, che proseguirebbe lungo il corridoio andando a raggiungere il salotto, svolazzando al di sopra della televisione e ivi poggiandosi delicatamente senza disturbare il viedeogiocatore eccessivamente. Lei nel frattempo zompetterebbe nel corridoio, portando con se la borsa e senza fare troppo rumore raggiungerebbe anche lei il salotto, poggiando quel che porta con se sul tavolino. Non vuoledisturbarlo mentre cerca di distrarsi, di divertirsi come un ragazzo di diciotto anni dovrebbe fare, senza ulteriori pensieri. In casa la temperatura è abbastanza alta da consentirle di stare bene anche a maniche corte, cosa che decide di fare immediatamente, anche per risolvere il problema riguardante le bruciature addominali. Andrebbe a rimuovere la felpa restando in maglietta nera, la collana dorata con il pendente a farfalla dalle ali blu brillanti molto più in evidenza ora. Una volta abbandonato l'indumento sulla medesima sedia occupata dallo zainetto andrebbe ad affiancarsi a lui, accanto a dove si trova intento nel gioco. La mano destra verrebbe mossa per creare un cenno di saluto e attirare un poco l'attenzione, mentre le blu si poggiano su quel nuovo taglio, al quale non si è ancora abituata ma che le piace decisamente. Aspetterebbe dunque in piedi che lui finisca quello scontro, non vuole assolutamente sedersi a causa delle ferite e qualora lui la esortasse a farlo muoverebbe il capo in segno di negazione, almeno finchè lui non deciderà di levarsi quelle cuffie. [Chakra 30/30] [Salotto] Prosegue la partita senza intoppi, si agita nel tentativo di colpire i nemici, mettere fine alla loro esistenza insieme ad un compagno di giochi. Impreca ancora lasciando emergere volgarità di ogni tipo, poco importa, convinto di esser da solo in tal loco, si lascia completamente andare non provando minimamente a contenere il vociare. Smuove le dita sul pad velocemente, clicca i vari tasti uno dopo l'altro, smuove le levette analogiche permettendo al personaggio di muoversi a sua volta evitando di esser colpito morendo definitivamente. Inspira ed espira lasciando alle sensazioni il compito di avvisarlo della presenza altrui, per ora non calcolata. La rossa risulta esser libera di fare tutto il desiderato, dallo spogliarsi al posare lo zainetto nei luoghi da lei decisi eppure il movimento della farfallina non passa inosservato, difatti, nel suo posarsi sulla tv attira le dorate del chunin le quali vanno ad adagiarsi sull'insetto. Fronte corrucciata, destro sopracciglio innalzato a tale visione <E tu cosa ci fai qui?> parlando ovviamente alla volta della bestiolina eppure in risposta giunge una voce dalle cuffie <Ma non tu, posso mai chiederti cosa stai facendo mentre giochiamo insieme? Makoto, fai un piacere ad entrambi, usa lo spolverino su quel cervello, eh?> mettendo definitivamente in pausa il gioco tramite il classico tasto di start. Inspira, espira lasciando all'ossigeno il permesso di entrare, uscire, rinvigorirlo e solamente ora la percezione della presenza dell'altra diviene maggiormente più forte andando a volgere il capo nella di lei direzione. Dorate sgranate a tale visione, non spaventato ne urtato, solamente sorpreso e consapevole finendo per ampliare appena le labbra. Mancina innalzata abbassando le cuffie fino a toglierle completamente dal capo, adagiate sul divano <Amore> appellandola in modo intimo, ben più da coppia rispetto al solito. Avvicina il visi al visino altrui, innalza appena il busto per poter adagiare delicatamente le labbra ricercando un piccolo bacio atto a salutarla, darle il benvenuto <Quando sei arrivata? Non ti ho sentita minimamente> ancora non s'avvede delle condizioni in cui ella versa, non nota le bende ne le ferite sul corpicino. Da cosa si evince? Dal sorriso ancora stampato sul volto in maniera permanente <Cielo, ti preparo qualcosa subito, devo solo accendere la luce> detto ciò adagia il pad sul divano al fianco delle cuffie alzandosi da esso, provando a distanziarsi da ella dirigendosi alla volta dell'interruttore per dare una maggiore illuminazione alla stanza. [C On] [Salotto] Kimi per tutta risposta alla domanda di Kan smuove appena le alucce, aprendole e chiudendole come se questo bastasse a chiarire il perchè lei sia lì. E' quasi divertente per la rossa invece vederlo immerso in quel mondo parallelo, intento a usare armi da fuoco che solitamente non ha a portata. Mette in pausa il gioco, dopo aver insultato l'amico con cui si stava distraendo, finalmente uscendo dal mondo virtuale tornando con la testa al presente, accorgendosi di lei e dandole attenzione. Rimuove le cuffie dalla testa, lasciando che quel nuovo taglio si sistemi quasi da se, poi si allunga verso di lei, che istintivamente si piega in avanti per suggellare quel bacio, cosa che tuttavia la costringe a una smorfia di dolore leggera. << Sono appena arrivata non preoccuparti. >> Un occhio è ancora mezzo chiuso in quanto è stato strizzato a causa del fastidio procurato da quel minimo piegamento. E' chiaro che ci sia qualcosa che non vada come solito e lui ormai un qualche sospetto lo ha certamente nonostante si alzi per prepararle qualcosa. Non bloccherebbe preò il suo incedere, in fondo la luce serve ad entrambi per andare a sistemare quel disastro e inoltre l'allugare il braccio per fermarlo potrebbe causarle altro dolore. << Veramente l'unica cosa che mi serve ora è un aiutino per riaggiustare una cosina... >> La mette sul vago, molto vago. Sa perfettamente che lui si arrabbierà, lei lo avrebbe sicuramente fatto a parti invertite. << Le mie mani non bastano ci metterei troppo. >> Resta sul vago di nuovo, ma sa che non è stupido, probabilmente ha già intuito a cosa ella si riferisca. << Scusa.... >> Si scusa ancora prima di mostrare le ferite, sa perfettamente di aver osato più di quanto avrebbe dovuto, tuttavia non poteva fermarsi, lo ha fatto per lui, per loro. Ancora permane in piedi, non ha la minima intenzione di piegarsi se possibile. [Chakra 30/30] [Salotto] Nel baciarla nota la smorfia di dolore sul viso, una semplice movenza come quella riesce nel creare cotanto fastidio? Evidente come vi sia qualcosa che non vada, non come dovrebbe eppure non pone domande ne fa alcun tipo di commento limitando se stesso alla mera osservazione del corpicino della rossa. Strofina tra loro le labbra, le umetta rendendole morbide, meno secche, più appetibili a vista e tatto. Alza la propria essenza da tal divano attraversando la stanza verso l'interruttore posto a ridosso dell'arco d'ingresso del salotto; indice destro lo schiaccia lasciando l'accendersi delle luci, la stanza viene totalmente illuminata così da permettere una visione migliore, ben più curata e solamente allora il proferire della rossa irrompe immediatamente. Si sofferma sul posto, sorriso lentamente a scemare, labbra serrate quanto racchiuse mantenendo le dorate nell'oceano azzurro di lei, non distoglie lo sguardo neanche per un singolo secondo immergendosi in lei completamente, notando solamente ora la sofferenza su tal volto. Capo lievemente inclinato di lato, scruta meglio la rossa ed a quelle scuse, qualcosa, in lui, istantaneamente si scioglie; innocente persino in momenti come questi, fragile, piccolina, un connubio perfetto per impedirgli di arrabbiarsi sul momento, procrastinando l'evento fatale. Desiderio incombente di stringerla, farla sentire al sicuro, rassicurarla su tutto quanto <Spogliati e fammi vedere cosa ti sei fatta> imperterrito nel dare quell'ordine; il tono vocale presenta la completa assenza di malizia o altro intento, serioso nel cercare di comprendere cosa essa abbia combinato; difficile comprenderlo in solitaria senza possibili dettagli, ne possiede la minima idea del combattimento in cui si è ritrovata. Inspira, espira accorciando le distanze il giusto per poter scrutare meglio le ferite, un metro scarso. Arti superiori incrociati ad altezza del petto <Soprattutto, spiegami cosa ti è successo> non chiede, lo pretende nonostante tutto. Normale da parte sua richiedere simili informazioni, la sua Kokketsu non può essere toccata ne deve ferirsi. Muscolo cardiaco leggermente in aumento, percepisce il battito avanzare con maggior fragore provocando un lieve dolore al petto, deglutisce attendendo di comprendere ed avvedersi con i propri occhi dell'entità del danno mentre il chakra, piano piano, comincia nello smuoversi, pronto ad essere utilizzato. [C On] [Salotto] Forse quel suo scusarsi preventivo ha un poco attenuato la rabbia altrui che non traspare minimamente dal tono di voce che tuttavia è perentorio. Un sorriso le si stampa sul volto, le fa quasi strano notare i propri atteggiamenti su qualcun altro, su di lui. << Ho incassato male due pugni. >> Parte con una vaghissima spiegazione del cosa sia successo, mentre le manine andrebbero a prendere il lembo inferiore di quella maglietta nera e larga per poi sollevarla. Il corpicino candido viene esposto, un reggiseno a fascia, nero e senza ferretto sostiene il prosperoso seno, sotto di esso però compare il danno. Su di un lato dell'addome si potrebbe intravedere questo livido molto esteso, dalle tinte scure, viola nero e blu, sopra di esso come a formare la forma stessa di un pugno, una cicatrice da bruciatura. Sul lato opposto lo stesso danno, tuttavia molto meno violento, più limitato, dato che l'altro ormai era stato praticamente messo fuorigioco. Quei colori così scuri risaltano enormemente su quel candore il tatuaggio sotto il lato sinistro sembra tuttavia ancora salvo, non coinvolto. Gli occhi blu sarebbero fissi su di lui, sa che la osserverà con attenzione e che quello che vi vede riflesso potrebbe cambiare radicalmente. << Le coste non si sono incrinate, sono tutte intere fortunatamente. >> Commenta, cerca di snocciolare le informazioni positive così che quel danno massiccio sembri quasi più piccolino. << Kyosei mi ha invitata a parlare e Mina ha voluto che le dimostrassi quanto valgo. >> Piccole brevi frasi, che danno un contesto, un'idea, un valore alle ferite. << Ho vinto. >> Non lo dice con superbia, più come un dato di fatto, avrebbe potuto fare meglio, avrebbe potuto evitare il secondo colpo. Però ha lasciato il segno, in tutti i sensi. << Faremo in un attimo se mi aiuti tu. >> Cerca di sorridergli, come se non fosse effettivamente un gran problema il rimettersi in sesto, anche se sa che lui non sarà per niente soddisfatto di quella bravata. [Chakra 30/30] [Salotto] Arti conserti, dorate nelle azzurre, fissa il viso, lo sguardo non cede il passo a nulla permanendo in attesa delle risposte ai propri quesiti; in parte giungono, coglie il motivo di tali danni, due pugni; istintivamente le dita si serrano nel palmo, sbianca la mano per via della forza immessa in quel gesto portato avanti dal nervoso, dalla rabbia nell'apprendere come qualcuno l'abbia toccata eppure nulla vien detto ancora limitando il tutto allo sguardo. Esso è chinato sul resto del corpicino, scivola giù nel momento in cui la maglia viene meno e mai come in quel momento, le forme di lei vengono messe in secondo piano non provocando alcun tipo di reazione, solo un contorno. Capo inclinato, destrorsa liberata, allungata verso il primo segno, un colore violaceo marcato, segno del pugno esattamente come dall'altra parte seppur meno evidente, palese come la forza immessa risulti minore da un lato rispetto all'altro <Guarda il colore> tracciando l'interezza del colpo senza mai sfiorare l'epidermide <Le costole non si sono incrinate per un soffio, ci sei andata vicina> diagnostica il tutto. Per quanto non risulti esser più un regolare medico, le conoscenze permangono in lui, esattamente come le abilità per curare in caso di estrema necessità; inspira, espira, basso il tono nell'esporre il proprio pensiero, quanto meno fin quando la verità non giunge a galla. Kyosei fautrice di tale misfatto, colpevole di averla ferita rendendo quel corpicino martoriato. Deglutisce, rabbia crescente, nervoso al limite tollerabile <Dovevi dirmelo> rabbia, preoccupazione pur mantenendo la voce bassa, ferma, sicura <Dovevi informarmi di questa convocazione> breve pausa <Non ti ho coinvolta per tenermi nascoste le cose> dal proprio punto di vista è così, che lei l'abbia fatto per lui o meno. Non va in escandescenza, non sfrutta il comportamento di lei bensì mantiene una certa calma lasciando trasparire tutte quelle emozioni dallo sguardo, dalla voce, una preoccupazione sempre crescente nei confronti dell'Unica <Lo so o saresti messa peggio> elementare. Uno scontro vinto ha meno conseguenze di uno perso, meno danni da curare seppur dipenda dal tipo di avversario. Innalza la destrorsa portandola a sfiorare il lato messo peggio del busto, mano aperta, dita unite e mancina posta a ridosso della gemella cominciando a smuovere il chakra all'interno del corpo, cercando di modificarlo, far assumere all'energia una forma verde acqua, ben più potente e benefica per poi tentare di convogliarla all'interno degli arti superiori fino alle mani, cercando di far emergere da essere il chakra medico ma non solo, con esso l'albino tenta di infonderlo nella ferità, agire su essa, sulla parte lesionate, infondendo all'interno del corpo l'energie così da riparare ciò che viene distrutto con maggiori energie per poter agire sulla parte lesa riparando l'ematoma con conseguente segno del pugno. Lascia agire il chakra medico, non potente come dovrebbe ma sempre efficace <E poi? Cosa è accaduto dopo lo scontro?> incuriosito dal proseguo di quella vicenda. [C 41/50][Se Mani Terapeutiche][Pv curati = 11/39] [Salotto] Quando quella maglietta si alza, la rabbia del Sumi si concretizza, i pugni si stringono, le nocche si sbiancano. Si avvicina alla figurina senza toccarla, osservando il danno da una posizione più ravvicinata, convenendo sulla diagnosi anticipata dalla rossa. Lui è arrabbiato, vederla in quello stato lo tormenta eppure con un tono basso ma sicuro andrebbe a modo suo a rimproverarla, lui avrebbe dovuto sapere, conoscere quanto avvenuto. << E anche lo avessi saputo? Non mi pare che Kan Sumi conosca Hime Otatsu sai? >> Non è un tono di sfida, non è un modo per avere necessariamente ragione, semplicemente non ha pensato fosse necessario avvisarlo di una sorta di convocazione. << Sarei andata li comunque e tu avresti passato la nottata in bianco preoccupato. >> Ecco cosa sarebbe successo, solo nervosismo ulteriore per il compagno, quella scelta è stata sua, è stata lei a trovare il modo di infiltrarsi in quel mondo per scoprire quanto più possibile. A lui non importa che lei abbia vinto, non gli interessa che non sia ridotta peggio, ma che sia ridotta così. E' li che poi lui inizia quel processo di guarigione, pone le mani per poterla aiutare a ricostituirsi, a eliminare quel fastidio nei piegamenti. Lei andrebbe a fare la medesima cosa sul lato non interessato dalle cure del Sumi. Mani vengono giunte, poste a una breve distanza dall'epidermide bruciacchiata, mentre convoglierebbe il chakra negli arti superiori, cercando poi di farlo fuoriuscire dagli tsubo sulle mani con quella particolare componente curativa. Un sollievo non indifferente dovrebbe poi raggiungerla, entrambi i lati paiono essere molto più leggeri, molto meno infiammati mentre le mani dei due si concentrano su tale compito. Un piccolo sospiro si sollievo sfugge alle labbra femminili mentre il processo prosegue. Le domande di lui arrivano, puntuali, ma devono attendere qualche istante prima di ricevere risposta. << Mina ha bloccato lo scontro prima che uccidessi quel tipo. Poi quando sono uscita dalla gabbia mi ha consigliato di rimettermi in forze, che avremmo parlato in seguito. Credo di averla impressionata quanto meno. >> L'idea che la rossa si è fatta è quella per lo meno, in fondo anche il pubblico sembrava concordare. << Sono tornata a casa a riposare, ero distrutta. Quel tipo si è calato qualcosa per diventare più veloce. Avrei dovuto annegarlo. >> Insomma è affezionata a quella tecnica eh? << Ah Mio. Rasetsu sa del sangue. Vorrebbe aiutarti a studiarlo se non ti dispiace. Sempre che tu non abbia finito con i tuoi esperimenti. >> Già giusto, proviamo a cambiare argomento, così magari lui si distende un attimo e non resta inviperito. [Se Chakra 25/30 -> 5 per mani terapeutiche][+8PV] [Salotto] Storce il naso nell'udire quel modo di ribattere, per lui privo di senso alcuno, fuori posto. Hime non esiste, solo frutto dell'idea della Kokketsu per infiltrarsi in quella gang. Deglutisce, sospira prendendo un profondo respiro prima di parlare, di enunciare il proprio pensiero in merito a quell'argomento <No ma conosce Shizuka Kokketsu, la vera identità di Hime> ricordandole chi sia realmente, non quella finzione bensì la Kokketsu <Almeno sarei stato consapevole. Se ti fosse accaduto qualcosa di più grave? Non avrei saputo nulla, sarei impazzito> comincia a capire il comportamento della nanetta, il modo di porsi ogni qual volta si presenta ferito <Non ci eravamo detti di non avere segreti?> rimembrando vecchi discorsi avvenuti in un passato oramai andato ma pur sempre importante. Lascia andare ossigeno dalle narici, sospira continuando il processo di cura infondendo nell'ematoma il chakra medico in proprio possesso. Esso si smuove sull'epidermide portando nella ragazzina sollievo, conforto, riducendo il dolore quanto il rossore ed il violaceo, esso dona nuove energie ristabilendo la forza di quel corpo. Deglutisce aumentando la concentrazione, la quantità di chakra esattamente come la potenza portandola al limite massimo consentitogli. Verde acqua il chakra emerso, confortante persino alla vista mentre riempie l'interezza delle mani del bianco. Le proprie energie vengono meno, improvvisamente percepisce una piccola debolezza, un consumo di chakra più elevato dovuto all'aumento di forza, allo spingere in la qualcosa che mai, prima d'ora, ha osato tanto. Altri quesiti vengon posti ai quali ella risponde con un certo ritardo dopo aver cominciato ella stessa l'operazione di cura ma dalla parte opposta <C'era soltanto Mina? Non hai notato nessun altro? Tipo Itsuki?> glissa totalmente sull'intento omicida di lei, non è ciò su cui verte l'interesse, desidera altro, desidera l'assassino di Kushina <Probabilmente qualche droga per incrementare le proprie prestazioni fisiche> commenta con le poche informazioni in proprio possesso, non sa molto e la droga risulta essere l'unica opzione valida a quel doping dell'avversario <Annegarlo, ucciderlo...da quando sei diventata così violenta?> ora lo fa presente, impossibile passare sopra ad un tale desiderio di morte della ragazzina. Umetta le labbra smuovendo la lingua all'esterno, la smuove intorno ad esse. Nota il cambio repentino di argomento, una novità alquanto improvvisa su una faccenda lasciata da parte, almeno in quella giornata <Non volevi restasse un segreto? Cosa ti ha fatto cambiare idea?> dando per assodato che sia stata lei a dirglielo, una sicurezza imprescindibile <Non ho ancora finito, ci sto andando cauto. Abbiamo poco sangue, non voglio sprecarlo> ammette la propria lungaggine in merito a quell'esperimento. [C 40/50][Mani Terapeutiche][Pv curati = 30/39]
Giocata del 28/01/2022 dalle 11:09 alle 20:54 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Salotto] Lo ascolta lamentarsi, affermare che senza una notizia certa prima o poi sarebbe impazzito, la consapevolezza di poter perdere di nuovo la persona più importante per lui diventa cardine e centro del tutto. << E' più complicato di così Mio. Non è una questione di segreti. E' più questione di gestione. >> Il tono di voce si abbassa un poco, la manina scivola via da quell'impegno di cura sul corpo mentre una mano viene passata per portare indietro il lungo ciuffo che le impegna il viso. Le mani di lui invece continuano a risanare quel corpicino, che si sente sempre meglio, mentre l'ematoma sembra sbiadire e scomparire quasi. << I messaggi sono deleteri, con Hime non porto mai il cellulare con me per non rischiare che capiscano che sia quello di Shizuka. I messaggi possono essere letti, spiati e rubati. Preferisco vederti per dirti qualcosa se è necessario. >> Insomma la segretezza pare essere un punto fondamentale di quel doppia personalità da adottare nell'oscuro mondo della malavita. << Più informazioni ho nella testa e più difficile diventa il compito di decidere cosa dire e come agire. Saperti a casa in agitazione probabilmente mi avrebbe fatto agire in modo da preservarmi di più, portandomi forse ad avere la peggio nello scontro e magari non essere accettata. >> Insomma, in realtà quella scelta è stata ponderata con attenzione, i cricetini sono sempre stati in movimento, pronti a vagliare ogni passabilità. << Mi dispiace, cercherò di tenerti aggiornato il più possibile da ora in avanti. >> Si scusa a modo suo, cercando di rassicurarlo, motivando ogni sua mossa, facendogli capire quanto delicata sia la posizione della ragazzina. Quando le notizie in merito alla serata iniziano a essere rivelate, delle domande vengono volte dal bianco alla rossa. << Non ho visto Itsuki, ho conosciuto una ragazzina bionda con i codini, Mina e il tipo che ho menato male: Hishima Keoro. >> Insomma quel nome le è rimasto abbastanza impresso, come quel viso martoriato da cicatrici. Quando il commento va sulla droga il commento della Kokketsu si fa aspro: << E poi volevano dire a me che stavo imbrogliando per aver usato la prigione acquatica... >> Poi lui fa il commento riguardo alla violenza che utilizza nelle parole, gli occhietti blu si fermano un attimo a guardarlo, in qualche modo stupiti dall'atteggiamento del ragazzo che ha innanzi: << Ho avuto la possibilità di ucciderlo, mi bastava trafiggerlo di nuovo mentre era a terra alla ricerca di respiro. Semplicemente non mi avrebbe giovato in quel momento. >> Lo sguardo dorato viene sostenuto, non sembra minimamente che il fatto di eliminare qualcuno che ritiene dannoso per la società la turbi eccessivamente. << Non credo di essere cambiata poi molto in realtà. Semplicemente nessuno è mai venuto a infastidire qualcuno a cui tenessi particolarmente. >> Insomma, più una scoperta di quanto il suo pensiero alla fine sia volto comunque all'eradicare coloro che non siano degni ai suoi occhi di stare qui; eredità di Yukio forse? Infine l'argomento cambia, il parente viene tirato in mezzo, come a distrarre il Sumi da quegli argomenti scomodi. << Beh in realtà Rasetsu l'ha scoperto per altre vie. Il proprietario del sangue ha cercato di vendere Rasetsu alla Shinsengumi, incastrandolo. >> E' fin troppo evidente come alla rossa questa cosa non stia a genio, nonostante tutto, il genetista è un membro del Clan, che la sta aiutando molto oltretutto, non deve essere toccato. << Il sangue è di Shinsei. E per me non ci sono problema se collabora pure lui, semplicemente Matono non lo verrà a sapere. >> Semplice come risoluzione, non serve che l'Uchiha sappia che lei non ha mantenuto la promessa, in fondo lei non ci sta guadagnando nulla per ora da quello scambio. << Comunque ho scoperto che Rasetsu può aiutarti con il tuo problema. >> Si interrompe, guardandolo con attenzione, cercando di cogliere le reazioni altrui, di capire se la mente volge alla conclusione che lei vuole dargli. << Quello della memoria. >> Qualora lui non fosse giunto a destinazione, ce l'avrebbe spedito lei, senza troppi giri. [Chakra 25/30] [Salotto] Quel chakra continua ad agire sulla zona malconcia, lento ma efficace esso cura la ferita insinuandosi al di sotto dell'epidermide, risana la parte indolenzita permettendo al corpo di lasciar svanire il colorito acceso, tornare al solito rosa. Il segno del pugno lentamente viene meno, schiarito divenendo parte del corpicino della ragazzina. Essa dovrebbe avvertire la totale sparizione del dolore, libera di muoversi, respirare, fare qualunque cosa la mente decida di mettere in pratica. Gli arti superiori si abbassano, il chakra scema svanendo alla vista mentre pone attenzione alle parole proferite dalla ragazza; ne sostiene lo sguardo incastonando le dorate nelle azzurre altrui andando nuovamente ad incrociare gli arti ad altezza del petto, stringe entrambe lasciando intravedere parte della muscolatura <Non hai fatto neanche quello> vederlo per informarlo, metterlo al corrente di quanto stia accadendo in quelle indagini. Inspira, espira prendendo fiato, provando a calmare il bollente animo oramai in totale subbuglio. Sgrana gli occhi, incredulo nell'ascoltare una simile confessione, un simile motivo per cui ha deciso di agire in modo sconsiderato; il respiro viene intensificato ma ancora una volta non alza il tono vocale, lo lascia basso, mitigato da una falsa tranquillità esterna <Perciò il non dirmi nulla ti consente di arrivare a morire pur di svolgere il tuo compito, giusto? Questo dovrebbe farmi sentire meglio?> mancina stretta, dita ripiegate all'interno del palmo lasciando sbiancare le nocche, l'intera mano. Deglutisce, inghiotte la saliva. Smuove l'essenza da tal posizione oltrepassando la ragazzina dirigendo se stesso alla volta della cucina, svolta sulla sinistra aprendo il frigo, tira fuori una bottiglia di succo d'arancia il cui contenuto viene versato all'interno di un paio di bicchieri. Il primo, prelevato con la destrorsa, è portato alle labbra mentre il secondo è trattenuto con la mancina, portato alla ragazzina una volta tornato nel salottino. Lo porge permanendo in attesa di essere preso <Bene> visibilmente ancora innervosito, arrabbiato, accetta di essere messo al corrente pur non volendole dare alcun tipo di soddisfazione. La visione del martirio dell'unica in grado di spingerlo ad abbracciare i sentimenti lo segnano, mente, vista e cuore risultano offuscati <Hishima Keoro...me ne ricorderò> nonostante abbia vinto, egli è il tipo capace di ferirla, qualcuno da far svanire, da mettere al suo posto prima che qualcos'altro venga fatto <La prigione acquatica è una tecnica spinosa, una vera rottura di scatole> ammette pacatamente la somma verità. Non è a conoscenza di tecniche suiton ma tale l'ha vista in azione proprio da parte della genin comprendendone la pericolosità. Inspira, espira ora che il tutto si concentra sul possibile cambiamento di lei, schiude le labbra in procinto di proferir verbo salvo arrestarsi all'ultimo; sospira con estrema violenza accorciando le distanze per carezzarne la folta chioma, avvicinare le labbra alla fronte apponendo un piccolo quanto casto bacio <Perciò comprendi perchè mi arrabbio tanto> tiene a lei più della vita, toccarla ha il significato di fargli un torto non indifferente, non può permetterlo, nessuno può toccarla senza pagarne la conseguenze. L'argomento cambia, Rasetsu diviene il fulcro di tutto, il suo coinvolgimento nella questione del sangue. Silente lascia ad ella le spiegazioni mentre sorseggia ancora il succo d'arancia rinfrescando la gola salvo arrestarsi, dorate fisse sul volto, bordo del bicchiere ancora premuto contro le carnose <Shinsei?> quel nome è inaspettato ma non troppo <Sapevo stesse nascondendo qualcosa> ghigno soddisfatto diviene manifesto sul viso <E ha cercato di incastrare Rasetsu? Non posso permetterlo, lui mi serve ancora> ha molto da imparare per quanto riguarda la genetica, lasciarlo in carcere significa mettere fine ad ogni istruzione e per adesso non può farlo <D'accordo> sul farsi aiutare e collaborare, non ha molto da ridire eppure, ella lo stupisce ancora una volta <Non mi fido di lui, potrebbe usare i miei ricordi contro di me e ottenere un vantaggio> asserisce in merito. [C 39/50][Mani Terapeutiche][Pv curati = 39/39] [Salotto] Nonostante le spiegazioni e le velate scuse il ragazzo permane in quello stato di nervosismo, di nuovo le va contro, la attacca e accusa. Cosa che incomincia a dare su i nervi anche alla rossa, in fondo, per quanto lei si sia messa a urlargli contro ha sempre smesso rapidamente, troppo impegnata a preoccuparsi. L'essere messa in croce per aver fatto quello che ha scelto per aiutare lui non le sta bene. Lo osserva, il nervosismo celato, quelle nocche che si sbiancano, il tono che resta però lo stesso, senza uno sfogo vero e proprio. << Hai rotto le scatole ok?! >> Lo sguardo blu in un attimo da accondiscendente e sottomesso, ha preso fuoco. << Mi pare di essermi già scusata ma sinceramente ero impegnata a fare qualcosa per te! >> Incrocia le braccia sotto il petto, ora che il dolore è svanito grazie all'aiuto altrui, ora che quei lividi sono spariti. << Non mi pare di essere morta sai? Respiro, ogni rischio che mi sono presa è stato ponderato! Se devi farmi il terzo grado tutte le volte che verrò ferita allora mi curo per i fatti miei a casa! >> Lo sguardo viene distolto, il visino è diventato tutto rosso e si è imbronciato. Ha fatto tutto questo solo ed esclusivamente per dargli una mano, per aiutarlo a risolvere un mistero, per dar pace all'anima della defunta amica e ora deve prendersi la ramanzina? Rivela quelle informazioni, le risposte che riceve sono brevi e chiare ma quella conclusione non è accettabile, non ora che è lei ad essere arrabbiata. << TU SEI ARRABBIATO? Ti hanno fatto un'imobscata in un vicolo e sei finito in ospedale! Io almeno sono tornata a casa con le mie gambe! >> Non ha tutti i torti, lui si lagna e si lamenta così solo perchè è la prima volta che lei viene toccata, mentre la rossa ha già dovuto assistere al martirio del ragazzo, alla violenza gratuita, allo scontro con le chimere, lo ha visto fragile fra le sue braccia impaurito come un pulcino ma non le pare proprio di avergli fatto tante storie una volta certa che non fosse in pericolo di vita. L'argomento successivo quello riguardante l'altro genetista ormai viene affrontato comunque con la fronte aggrottata, quelle rivelazioni su Shinsei vengono accettate, assimilate ed elaborate mentre il bianco decide di collaborare con il rosso. << E Rasetsu non ti farà nulla di male! Tu sei troppo importante per me, ferirti significa ferire me, e noi condividiamo lo stesso sangue. >> Tralascia volutamente il discorso sull'innata Sumi, di scarso interesse per lo 'zio' e per la prima volta prende apertamente le difese del clannato contro qualcuno, e proprio contro la persona alla quale è più attaccata al mondo. [Chakra 25/30] [Salotto] Non ce la fa per nulla. Per la prima volta la vede ferita in quel modo, ben più di quanto lo sia mai stato lui nonostante le numerose battaglie al cardiopalma, in particolare contro le chimere eppure nel sentirla parlare, si zittisce per qualche attimo. Entrambi oramai arrabbiati, totalmente presi nel cercare di avere ragione, di portare punti a se stessi. Labbra unite, dorate fisse in lei e su di lei <Pensi che non lo sappia? Ti ho coinvolta io in tutto questo, voglio solo essere messo al corrente> alla fine non chiede molto di più di questo, conoscere, sapere le mosse di lei ogni qual volta agisce nell'organizzazione. La forza impressa nella stretta dei superiori arti è in continuo aumento, la zona sbianca interamente distogliendo lo sguardo a propria volta, imbronciato, nervoso, un comportamento infantile da parte sua. E' in torto? Non sente di esserlo, non percepisce di avere perso completamente la ragione eppure replicare risulta difficile. Bicchiere adagiato sul tavolo di legno, oramai vuoto senza più il succo al suo interno, smuove solo qualche passo per avvicinarsi ma anche in quel frangente la rabbia di lei emerge, prepotente, alzato è il tono vocale, abbastanza da surclassare qualunque altro suono presente nella stanza <In ospedale ci sono andato di mia volontà, potevo benissimo tornarmene a casa> ritornando con il broncio, mettendo una certa distanza, questa volta per davvero. Mani liberate, poggiate sul tavolo, viso chino sul legno, pensieroso, ancora sulla sue. Consapevole di tutto quanto, di come lei l'abbia visto ferito, fragile, distrutto, triste, vari gli aspetti in cui si è mostrato lasciandosi guardare senza la minima vergogna, al contrario, ha scelto di essere visto in quelle situazioni <Io..> ennesima la decisione presa, parlare, esporsi ancora una volta <...sarò ridondante ma ogni volta che ti accade qualcosa, anche la minima cavolata ho paura. Una paura che mi attanaglia le viscere> tacendo per qualche momento. Un discorso si profondo il quale richiede le proprie tempistiche, i propri momenti per poter essere espresso a dovere <Io so quanto tu sia brava, l'abbiamo visto, sei più forte di me e sicuramente sai cavartela anche meglio ma il pensiero che qualcuno possa farti del male, sfiorati anche solo con un dito, mi uccide. Non posso...non voglio rischiare di perdere anche te> non una lacrima riga il volto, serioso nel pronunciare tale verbo, schietto. Deglutisce mentre l'argomento cambia andando a parlare di Rasetsu verso il quale esprime le proprie perplessità e di rimando ella lo difende, non in modo convenzionale ma lo fa. Scossone immediato del capo <Saigo ha detto dell'esistenza di un genjutsu, forse l'ha trovato> riportando alla luce quell'informazione <Rasetsu come ha in mente di fare?> l'accetta? Per adesso non lo dice preferendo informarsi sulle possibilità in mano all'uomo, comprendere i rischi di mettersi alla sua totale mercé. [C On] [Salotto] Nonostante la sfuriata lui continua a sottolineare che vorrebbe solo sapere le cose prima, il problema è che lei si è già scusata per non averlo fatto e che a lui non basti la inenrvosicse. << Mi pare di averti già chiesto scusa, oltre a spiegarti per quale motivo l'ho fatto! Non ti basta? >> Insomma cosa altro vuole? Lei ha capito il suo punto di vista, ma quella continua lamentela in merito a quanto successo è frustrante. Lei si è messa a rischio per lui e viene solo redarguita per aver svolto un ottimo lavoro. Se prima quanto meno entrambi erano vicini lui ora prende le distanze, cosa che la spaventa, come quando a lei è toccato nascondersi in cucina per sfogare la rabbia in corpo. Si allontana, le da le spalle, in qualche modo la esclude da quel momento di nervosismo intenso perchè è proprio lei ad averlo causato. Il labbro inferiore viene mordicchiato, sta per alzarsi da quel divano ma lui riprende a parlare, perciò si interrompe. Le parole di lui arrivano, forti, chiare, semplicemente ripetute, consapevolezza rinnovata nella testolina rossa dei timori altrui, che altri non sono che i suoi ma su se stessa. Si alza dal divano, ora che l'addome non fa più male può tranquillamente avvicinarsi a lui, le braccine passano attorno al corpo del Sumi, un abbraccio che gli cinge la vita ma che fa si che il corpo femminile venga poggiato alla schiena altrui, stringendolo a se con forza. << Sei un egoista. Cosa pensi che abbia provato io ogni volta che ti ho trovato ferito o peggio ancora spezzato? Pensi di essere l'unico ad avere paura? >> Lei non ha mai negato di averne, di spaventarsi, di arrabbiarsi per il suo costante desiderio di mettersi in pericolo. Non ha mai nascosto nulla, lei è semrpe stata diretta e senza frreni in ogni reazione che ha avuto nei confronti dell'albino, persino ora. << Mio mi dispiace, è stata una cosa improvvisa, mi hanno mollato un foglio in mano dicendomi di presentarmi lì. Avevo la testa impegnata a pensare a come comportarmi, felice di essere riuscita ad attirare la loro attenzione. Ho solo pensato di arrivare al dunque, tanto sarei tornata da te ad ogni costo. >> La vocina è sensibilmente meno nervosa, anzi è quasi lacrimevole, non piange ma è seriamente dispiaciuta per quanto accaduto. << Lo sai che sono impulsiva. Ma farò tutto il possibile per avvisarti immediatamente di ogni cosa. >> Non si scansa da lì, rimane attaccato al corpo altrui, riscaldandolo e riscaldandosi. Il discorso sul parente continua, ne prende le difese a modo suo e lo rassicura sul fatto di essere al sicuro, perchè è lei a proteggerlo dall'altro genetista. Eppure quel capo candido viene smosso, l'agente Manami viene menzionata, l'esistenza di un Genjutsu menzionata. << Rasetsu era un maestro delle ilusioni. A quanto pare è in grado di leggere la mente e io gli ho chiesto se sarebbe in grado di recuperare i tuoi ricordi. >> Già insomma non è stato proprio così lo ha prima messo alle strette. << Rasetsu ha detto che posso fidarmi di lui, e io allora gli ho spiegato che tu sei importantissimo per me e che vorrei che ti aiutasse. Ha solo detto che è disposto a farlo per me, senza farti del male. >> Insomma una sorta di riassunto di quella evoluzione strana che sta prendendo la loro relazione familiare, qualcosa di strano considerato i trascorsi del Kokketsu. [Chakra 25/30] [Salotto] Cessa di rispondere alla rabbia con la rabbia, doveroso calmarsi ritrovando una sorta di tranquillità interiore, mentale, mettere un punto alla situazione abbastanza da poter far scemare tutto quanto. Si allontana, sfrutta il tavolo per sfogare quella rabbia cominciando a parlare, spiegare il proprio punto di vista, il reale motivo per cui si comporta in tal maniera. La convinzione di aver superato il lutto è del tutto errata, non ha superato ancora nulla, troppo fresco, troppo presente, atto a condizionare lo scorrere della vita. La voce emerge soffusa, bassa, mantiene quell'apparente tranquillità nel metterla al corrente di come stiano realmente le cose ed in risposta non riceve nulla, non subito; passano i momenti, i secondi ed un calore esterno l'ingloba, percepisce l'abbraccio ed il contatto con il corpicino, probabilmente con ancora solo la fascia a coprirle le generose forme e nient'altro, forme adagiate su di se con quell'immensa morbidezza. In altro tipo di situazione avrebbe agito diversamente ma ora gli istinto vengono meno provando solo il mero piacere di quel contatto e nulla più, consolatorio, necessario. In due ad aver paura, paura di perdersi, di vedere la fine di uno dei due da un momento all'altro ed a volte, di ciò, se ne dimentica; forse per colpa del narcisismo innato, dell'essere sempre al centro di tutto o forse, per la perfezione della vita in cui ha vissuto la ragazzina prima di conoscerlo. Non riesce a risponderle, il verbo muore in gola ancor prima di emergere limitandosi a stringere le spalle; smuove la destrorsa innalzandola dal tavolo, dita carezzano il dorso dell'altrui mano fino a stringerla, una presa salda come a trattenerla, evitare che quell'allontanamento diventi reale e non solo una mera reazione nervosa <Sei stata brava Mia> convenendo su quello, non può negarlo <Hai fatto l'impossibile> entrare a far parte di quella gang lo è realmente riuscendoci letteralmente in un tempo così misero da risultare un miracolo <Dispiace a me di avere una vita così incasinata> perchè il passato è tornato a visitarlo, ha bussato a quella porta con sventure al seguito e lei, piccola, innocente, è finita con il ritrovarsi in mezzo. Non può fare altrimenti, escluderla è un torto, mentirle anche. Finalmente si volta, il busto è smosso cercando di dimenarsi in quell'abbraccio per girarsi, ritrovarsi a lei frontalmente <Ti prometto che quando questa storia sarà finita, avrai un ragazzo normale e una vita normale> destra innalzata per carezzarne il visino, brevi tocchi mantenendo quel contatto, quella presa con ella standole il più vicino possibile. Inspira nel cambiare argomento, parlare di Rasetsu è sempre un incognita ma le informazioni pervenute risultano ben più interessanti del previsto, novità di cui non è a conoscenza <Va bene, se tu ti fidi non ho motivo di dubitare> in lei ripone la massima fiducia, estrema <Quando lavoreremo al sangue gliene parlerò e forse arriverò a capo di questo enigma> un labirinto al posto della testa, un vero quesito la cui risposta si trova dentro quel cervello <Mi spiace aver reagito così> avvicinando le labbra alla ricerca di un bacio ben più passionale, spinto. [C On] [Salotto] Fisicamente è lei che insegue lui, che annienta le distanze con quelle braccia che si stringono attorno all'altrui corpo. Il calore emanato dalla ragazzina sembra quasi maggiore, forse per le cure o forse per il fatto di essere praticamente solo in reggiseno, lei non molla la presa e lui non si volge subito in sua direzione, accarezza il dorso della manina, si complimenta con lei, le da il credito che merita. L'abbraccio si stringe, trasmettendo una sorta di felicità, veramente fiera di quanto fatto, solo adesso che lui l'ha riconosciuto. << Non hai scelto da solo credo. >> Insomma non è colpa sua se è finito in quel casino, in qualche modo lo ha fatto per qualche ragione che prima o poi sarebbe venuta a galla. Quando il bianco cerca di muoversi fra quelle braccia, lei lo lascia fare, senza però spezzare il giogo, lasciando che si rivolga a lei ma che non fugga più lontano. Quella carezza le arriva sul visino, che ormai ha abbandonato il broncio da un po', un sorriso immenso le si stampa addosso, che rivolge a lui soltanto: << Ma io non ho un ragazzo normale, il mio è speciale! Unico! >> Gli rivolta contro quell'epiteto, ma l'affermazione è sentita, lui non è una persona qualsiasi, la normalità non gli si addice. E' comunque lei a spingerlo verso il parente, verso quell'uomo che lui dovrebbe sorvegliare ora che ci pensa. << Senti Mio...Il tuo lavoro a proposito di Rasetsu non prevede di fargli del male vero? >> Insomma non dovrebbe importarle in effetti, ma è chiaro che quel tipo non sia più solamente "quello che torturato Ryoma", anzi, anche quel punto è abbastanza strano, qualcosa non le torna e ha tutta l'intenzione di indagare in merito. Però, dopo la sfuriata, in conclusione, l'albino si scusa per la reazione avuta, cosa che fa addolcire ulteriormente quel faccino. << Mi dispiace non averti avvisato. Non lo farò più succedere. >> Una promessa in qualche modo, suggellata da quel bacio intenso che lui va a ricercare e che la Kokketsu non ha la minima intenzione di negargli. Si solleva sulle punte, in modo da ridurre la distanza fra loro, si avventa sulle labbra di lui mordendole appena prima di lasciare che il tutto si trasformi in un bacio passionale, nel quale cercherebbe di intrecciare anche la lingua, mentre le braccia si scosterebbero da dietro la schiena altrui a dietro al collo, come se volesse appendersi alla figura maschile. [Chakra 25/30] [Salotto] Una volta girato le dorate possono finalmente tornare nelle azzurre riempiendosi di esse come mai prima d'ora. Scuote il capo lasciando emergere un piccolo quanto leggero sorriso, labbra lievemente ampliate <Te l'ho detto, io e Kushina pensavamo di fare la cosa giusta ma alla fine ci si è ritorta contro> infiltrandosi in quel gruppo ha portato allo sconvolgimento delle vite di entrambi, lui in coma, lei morta e ora la Kokketsu è li a lottare con lui, fare in modo che la situazione si risolva il prima possibile. Deglutisce inghiottendo grumi di saliva, butta giù l'amaro boccone mantenendo quella posizione, carezzandone il visetto desiderando quel contatto più di ogni altra cosa. In quel preciso istante non desidera altro se non stare in quel modo per sempre, far finta che il mondo non esista, i problemi non esistono e la loro felicità è totale. Permane il sorriso nell'udire l'epiteto rivoltogli contro, il medesimo con cui ha rivelato quei sentimenti alla rossa, forse per sbaglio o forse con estrema consapevolezza del tutto <So di essere speciale, modestamente> l'egocentrismo da sempre presente emerge anche in momenti del genere andando a sdrammatizzare la situazione, renderla molto più leggera, meno pesante. Vorrebbe ribattere ma non lo fa, si tiene l'epiteto, lo condivide con lei, unica e unico, ennesima prova che il fato abbia agito, tutto sommato, a loro favore facendoli incontrare, unendoli indissolubilmente. Solo in quell'attimo, quando il quesito viene posto, china lo sguardo e capo annesso, scruta il pavimento per brevi momenti ripensando alla missione da lui portata avanti, una missione che prevede lo spiare il Kokketsu ed informare le gerarchie più alte dell'ospedale <Non io personalmente quanto meno. Il mio lavoro consiste nello stargli accanto, raccogliere informazioni e riferirle, quello che succederà dopo va oltre i miei compiti> di base, non può rispondere a quella domanda non essendo a conoscenza del futuro ne delle conseguenze di tali azioni. Le possibilità in gioco risultano essere tante, galera, morte, esilio oltre le mura, tanto su cui pensare ma egli, in prima persona, non ha voce in capitolo in simili decisioni ne desidera averne. Un dispiacere dopo l'alto, una scusa susseguita all'altra e alla fine, la pace torna su entrambi andando a ricercare un bacio, un contatto più marcato con l'altra mettendo da parte la castità, la leggerezza. Sente il collo venire avvinghiato, a propria volta lascia scendere le dita sulle cosce, strette le afferra cercando di sollevarla, prenderla in braccio mentre affonda le labbra nelle sue lasciando incrociare la lingua, giocare con quella di lei. Adagia se stesso contro il tavolo, stringe ancor di più la carne, l'epidermide non volendo mettere più alcun tipo di distanza. [C On] [Salotto - Tavolo] Non le importa granchè dei motivi che li hanno spinti ad addentrarsi in quel terreno spinoso, ma ora l'unica cosa importante è uscirne vincitori. Quell'affermazione fatta da lei gonfia il di lui ego come previsto, quella frase velatamente ironica viene accolta con un alzata di occhi al cielo, come se fosse infastidita ma in fondo ci si è abituata. Tuttavia il dubbio riguardo alla missione altrui si annida nella mente, l'idea che Rasetsu, in qualche modo, possa essere allontanato dalla famiglia non è accettabile, non desiderabile. Le parole che riceve in risposta significano solamente che non sarà direttamente il Sumi a decidere il da farsi con quel genetista folla, ma qualcuno di più importante, di meno corruttibile. Gli occhietti si fanno pensierosi per un attimo, poi si velano di una convinzione totale, mentre le labbra si schiudono: << Spero per loro che non provino a eliminare un altro Kokketsu. La cosa non è accettabile. >> Ovviamente non si riferisce al compagno ma a chi gli sta sopra, quel concetto di 'famiglia prima di tutto' sta diventando molto forte nell'animo della ragazzina, cresce di giorno in giorno, facendole superare le barriere del disprezzo. Però, sinceramente, nel momento in cui entrambi si scusano per i diversi motivi e quel bacio ha inizio anche la famiglia passa in secondo piano, tutto il resto passa in secondo piano, surclassato dal sentimento che prepotente si fa avanti. Lui si è allontanato da lei, si sono separati per un attimo, ognuno ostinato nelle proprie convinzioni, ma ora che sono di nuovo uno accanto all'altra nulla può separarli. Le braccia di lei si avvinghiano al collo altrui, le lingue che iniziano a danzare fra loro, le mani di lui le accarezzano le cosce, le afferrano e la sollevano. Si trova ora in posizione di vantaggio, superandolo senza interrompere però quel bacio, lui si appoggia al tavolo e lei, che aveva intrecciato le gambe dietro di lui, andrebbe a sciogliere quella presa, per sospingersi avanti, cercando di farlo sdraiare con la schiena su quel tavolo. Il fiato si fa sempre più corto ma l'idea di smettere non esiste in quella testolina rossa, che non ha nemmeno intenzione di lasciar scegliere lui. Andranno avanti in quella direzione, perchè ora che l'addome non fa più male a ogni movimento, vuole sentirlo vicino, viverlo in ogni respiro, in ogni movimento. [//END]