Armatura: Abito indossato da chi ha come sarto un fabbro.

Free

0
0

20:07 Shinsei:
  [Bottega del fabbro] Compare dalla nebbia come fanno gli spettri. C’è poco movimento in giro. Sono tutti a cena, e ancora nessuno è in giro per le classiche passeggiatine del dopo cena. Compare come una figura solitaria, Un’ombra densa, alta a stagliarsi sulla nebbia lattiginosa, illuminata dalla luce della luna che, d’inverno, svetta già alta nel cielo. È una visione tetra, senza dubbio, ma lui sembra tutto sommato non avvedersene o, al contrario, essere perfettamente a suo agio con la cosa. Pesanti anfibi neri graffiano il terreno passo dopo passo, in essi s’infilano pantaloni larghi dal color grigio piombo, pieni di tasche, a coprire le leve inferiori ben allenate. Sono tenuti alla vita da una cinta che ha visto tempi migliori. Il torso è coperto da una canotta dal collo alto che aderisce ai muscoli scolpiti. Sopra al tutto pota solo un pesante soprabito, lungo fin quasi a terra, aperto sul petto nonostante sia inverno. Le due falde sono trattenute dietro la schiena dalle mani che sono infilate nelle tasche dei pantaloni. Il bavero dell’indumento è alzato. Oltre l’alto collo della canotta, c’è il volto appuntito, dai tratti duri, scolpito nella pietra in quell’espressione fiera e austera. i capelli biondi sono sciolti e lasciati selvaggi ad incorniciare il volto, coprendo di fatto i due tatuaggi neri che gli decorano i fianchi del cranio. Ad emergere da tutto questo, tuttavia, è lo sguardo. Sottile come la lama di un kunai, dotato di un’innata ferocia, di una violenza che lui stesso non ha alcuna intenzione di nascondere, di un furore che lo incendia e che tramite lo sguardo nero com’abisso, traspare. E dove guarda lo sguardo del giovane biondo stasera? Beh, è chiaro, no? A quella porta, proprio lì, sotto l’insegna che recita“Fabbro”. Arrivato a distanza di una decina di centimetri si limiterà a sfoderare dalla tasca dei pantaloni la mano sinistra. Le dita lunghe, affusolate, forti come la roccia, verranno strette intorno alla maniglia, per entrare. È conscio che è orario di chiusura, ma tenterà comunque di entrare. Magari il fabbro avrà lasciato qualche sguattero a pulire. Entrerà quindi, per poco non deve piegarsi vista la sua statura. La larghezza delle spalle poi, passa appena dalla porta. <C’è qualcuno> Chiederà. La voce è scura, vibrante, il tono di domanda è talmente poco accennato che sembra quasi un’affermazione.

20:25 Iara:
 Questa mattina per la giovane è stata una mattina fortunata, o almeno lei la reputa tale, in quanto è riuscita a trovare finalmente un posto come aiutante nella bottega del fabbro, nella parte del villaggio adibita agli Otini. Vestita con vestiti normali, un pantalone di tessuto tattico che le ricopre le gambe, sino alle caviglie che sono coperte dagli scarponcini di colore nero che lasciano vedere le dita dei piedi. Nella coscia sinistra ci sono delle bende dove sopra è legato il porta Kunai, mentre dietro la scheina, attaccato alla cinadei pantaloni vi è un porta oggetti bianco. A caprire la parte superiore del corpo, vi è oltre la maglia di tessuto tattico, una felpa di colore nero, con il cappuccio tiato giù, che viene sommerso dai lunghi capelli neri che presenta la giovane. A coprire tutto questo però, c'è un grembiule in cuoio, che la copre dall'attaccatura del collo, sino ai ginocchi, con parecchie tasche, per proteggere lei ed i propri abiti da schizzi di metallo e dalle scintille del fuoco. <Mmh?> domanderà al giovane, quando sentirà bussare, andando quindi a guardare l'ora che non sembra essere un ora di quelle proprio dove la gente si potrebbe far vedere, ma tantè... <Avanti, è aperto> dirà, in fondo si chiuderà solamente tra poco, anche se sperava di fare alemno l'ultima ora di lavoro senza troppe interruzioni, ma così non sembra essere. <buona sera, Cosa le serve?> domanderà, una volta che il ragazzo sarà entrato.

20:50 Shinsei:
  [Bottega del fabbro] Lascerà la porta richiudersi alle spalle. Non è suo costume bussare. Lo avrebbe fatto se avesse trovato chiuso, ovviamente, e sarebbe stato abbastanza violento, nel farlo. Ma incederà nella piccola bottega, lasciando vagare quello sguardo nero, sull’ambiente circostante, inquadrerà gli scaffali con i Kunai e gli Shuriken, poi le vetrine con le Katane, dalle più semplici alle più pregiate, e infine, lungo le pareti, le armature da quelle tradizionali a quelle più moderne, insomma, il pacchetto completo. Ma mentre lascerà quello sguardo correre intorno a lui, la sua avanzata non si fermerà, camminerà con falcate ampie e pesanti, fino a raggiungere il bancone, dietro il quale si trova la ragazza. La guarderà dall’alto. Quasi una quarantina di centimetri di altezza li dividono. Resterà in silenzio, tenendo quello sguardo nero e pesante su di lei, squadrandola. Sul vestiario c’è poco da dire, non nota nulla, figurarsi sulle forme. Tutto è nascosto da quel grembiule. Si soffermerà dunque sul viso, sulle labbra che gli stanno parlando e, infine, sugli occhi, piantandoci dentro i suoi, senza troppa delicatezza ne tatto. Il sopracciglio sinistro, lentamente, si solleva, pur rimanendo su quel volto l’espressione austera, fiera e indecifrabile. Resta in silenzio per lunghi attimi, fermo lì, proprio dall’altra parte del bancone, a fissarla. Darebbe quasi l’idea che non abbia sentito la domanda, o che, al di là di quell’espressione quasi noncurante, stia cercando qualcosa. Cosa? Vedremo se sarà possibile scoprirlo. Lentamente infine, le labbra sottili si schiudono <Mi serve il fabbro> la voce che uscirà sarà la stessa che ha esordito, profonda, dalla tonalità scura e densa, gelida e assolutamente priva di qualsiasi inflessione nel tono. Parla come una persona che conosce chi lavora li, e li quella ragazza lui non ce l’ha mai vista. Resta comunque con lo sguardo nero nel suo, senza lasciarla un attimo, indipendentemente dal fatto che lei decida o meno di ricambiare quello sguardo violento. <Tu chi sei?> Questa volta si sforza di mettere un’inflessione più chiara nel tono di domanda, per essere compreso meglio.

21:01 Iara:
 ancora qualche martellata che rimbomba e riempie quella bottega così silenzioso, di un rumore, stridulo, acuto che potrebbe dar fastidio ai più, ma si ferma, quando vede la figura del giovane entrare, alzando gli occhi su quest'ultimo. Gli occhi neri, profondi anche quelli della giovane, che seguono i movimenti altrui, andando a tornare dritta con la pustora, mentre con delle teneglie, va a prendere quel pezzo di metallo modellato, e ancora rovente, dentro un contenitore apposito dove vi è dell'olio, con lo scopo di far raffreddare il metallo. <Il fabbro è fuori per una consegna, se vuole può lasciar detto a me> Dirà verso l'altro, mantenendo quello sguardo senza problema alcuno, accogliendo quello profondo e violento del giovane, come se fosse il più dolce di tutti gli sguardi, abituata a ben altro, abituata ad occhi ben diversi. <Io sono la nuova gar...la nuova aiutante del fabbro> andrà a dire, con tono composto e tranquillo. sposta los guardo dagli occhi del giovane, per portarlo al pezzo di metallo lavorato che altro non era che un Kunai, che ora va a poggiare sopra ad un incudine, andando a posare quelle teneglie lunghe, sfilandosi quei pesanti guanti di pelle, poggiandoli sopra il banco da lavoro> Cercate un articolo preciso, oppure avete un progetto da presentare?> Domanderà, con tono serio, mentre torna a sostenere lo sguardo altrui, rimanendo questa volta in silenzio, lasciando all'altro la parola.

00:20 Shinsei:
  [Bottega del fabbro] Ne osserva le movenze. Non è facile avere a che fare con dei pezzi di ferro incandescenti. Non ha paura di risultare scortese o di farla sentire giudicata, perché, in fin dei conti, è esattamente quello che sta facendo. Osserverà quel pezzo di ferro incandescente finire nell’olio e farlo sfrigolare. Per nulla interessato a quella reazione chimica, a dire il vero, resta sul volto di lei, come a volerne scrutare le reazione e a leggere oltre quelle risposte e quelle espressioni. È evidente che il fabbro non c’è. La motivazione? Non gli interessa, non la ascolta nemmeno. Si concentra su di lei, restando impassibile in quell’espressione gelida. Un cliente con cui è molto difficile trattare, ma a quanto pare lei lo sta facendo con una gran professionalità <Non darmi il lei. Non è cos’ che si mostra il rispetto. Non a me.> Ribatte immediatamente dopo aver saputo dove sia il fabbro. Il tono che le rivolge è quello di una persona che ha subito una mancanza di rispetto. Esattamente l’opposto di quello che è stato. Ma lo sappiamo, la sua mente non sempre funziona in modo convenzionale. <Sono Shinsei> Forse dirle il nome la aiuterà a privarsi di quella cordialità che sembra proprio non gradire. Ovviamente a quello sguardo, ma soprattutto a quelle orecchie, non sfuggirà il lapsus che, almeno in parte, è scappato dalle labbra morbide della ragazza. Un lapsus che lo porterà a distendere le sue, di labbra, in un ghigno affilato, per ora, tutta via, non risponderà. Non subito almeno. La ascolterà fino in fondo e nel sentirla parlare di progetto quello sguardo già affilato e pesante come un macigno s’affilerà ancor di più, rivelando forse qualcosa, ad occhi bene attenti. Nel sentire quella proposta, come la prima volta, lascerà passare lunghi attimi di silenzio, mostrandosi in effetti perfettamente a proprio agio anche in situazioni che normalmente potrebbero risultare imbarazzanti. Solo dopo un tempo che potrebbe sembrare anche molto lungo, le labbra sottili si schiuderanno <No.> Una risposta secca, che non lascia spazio ad ulteriori repliche, se non fosse che non se ne sta andando <Ma insieme alla ragazza-garzone del fabbro sono sicuro che ne verrà fuori uno molto interessante.> Quel tono di voce, normalmente gelido e innaturalmente profondo, si tinge di qualcosa. Si tinge della pesante aspettativa che lui ha riposto in lei <Sai realizzare il progetto di un’armatura, immagino.> Lo da per scontato, e non mette il punto interrogativo a quella che a tutti gli effetti è una supposizione. Certo se mancasse quel requisito, quella ragazza dai lunghi capelli corvini e dallo sguardo profondo sarebbe decisamente molto meno utile di quel che il biondo si aspetta.

01:42 Iara:
 Nel mantenere lo sguardo verso quello dell'altro, la giovane dai lunghi capelli neri e lo sguardo profondo, andrà a sospirare un poco, prima di scrocchiarsi il collo andando a piegarlo prima verso una spalla poi verso l'altra, facendo un espressione quasi godereccia per qualche breve istante <Shinsei-sama> ripete il nome dell'altro con fare tranquillo e rilassato, andando poi ad occhieggiare il bancone da lavoro, andando a vedere per qualche istante se tutto fosse a posto. non ama il disordine. <La ragazza garzone del fabbro però, non tratta con gli st****i> dirà ora guardandolo, dritto negli occhi con una schiettezza ed una calma, che potrebbero essere spiazzati <Mi spiace> un sorrisetto affilato, quello che andrà a crearsi sul volto della giovane, che lascia parlare poi l'altro, ascoltando quello che ha da dire <Un armatura, e dimmi che progetto avevi per questa fantomatica armatura?> Educata nel tono, cordiale, in fondo sta lavorando ma non per questo si lascia prendere a pesci in faccia. <Sai, Shinsei-Sama...> si rivolge a lui ora, guardando le vetrine del negozio, con dentro anche qualche armatura <se progettassi un modello per quelli come te> riferendosi all'aggettivo che gli ha affibiato qualche minuto fa <sono sicura, riuscirei ad incrementare i clienti di questo negozio!> escalmerà, quasi felice della cosa, anche se è ovvio che è solamente una battuta, anche se sembra stia dicendo sul serio.

02:04 Shinsei:
 Ascolterà, osserverà in silenzio, come è suo modo fare, senza perdere quella luce strana, freddissima che proviene dal profondo di quegli occhi. Il sopracciglio destro si inarca leggermente nel sentire quella parolaccia, ma la reazione è quella di un altro sorriso, tanto teso da snudare ora le zanne perfette, decisamente divertito dall’atteggiamento della mora, annuisce <Chissà cosa direbbe il tuo capo se gli dicessi che hai rifiutato di realizzare un progetto per un cliente e che l’hai insultato quando lui, alla fine, ti ha chiesto solo di non usare formalismi inutili e ti ha chiamata per quello che sei… ragazza-garzone.> Riuscirebbe a mantenersi il grembiule addosso? Non lo sa nessuno in effetti, grazie ai Kami il proprietario della bottega è lontano. A tutti gli effetti però, a guardarlo bene in faccia, Shinsei non sembra per nulla scocciato da quanto sta accadendo, anzi, sembra piuttosto divertito. Quando sentirà la domanda di lei scuoterà il capo, ma senza distogliere mai gli occhi da lei, che resteranno fermi mentre il capo, lentamente, si muove <Te l’ho detto, ragazza-garzone, non ce l’ho un progetto.> Quel ghignetto permane su quel viso dai lineamenti duri e austeri, si prenderà un lungo momento di pausa prima di continuare a parlare con lei <invece di focalizzarti su sciocchezze inutili come i modi o l’atteggiamento, puoi provare all’occasione che hai.> Quale occasione? È presto detto <Se accetti, porti al tuo capo un progetto realizzato da te per una commessa di lavoro, prendi dimestichezza con il tuo mestiere, magari lo affianchi nella realizzazione e in ogni caso ci fai un figurone nel veder realizzato un progetto tuo.> Un paio di lunghi secondi di pausa <Se rifiuti resti al tuo posto e nulla cambia. A me cambia poco, avrò in ogni caso la mia armatura, anche se dovrò andare a pagare qualcun altro per farla. Sono venuto qui solo perché questo è il mio settore.> Effettivamente, poco cambia dove comprare l’armatura. Resterà ora in silenzio, tanto a lungo da lasciarle credere che sia il suo turno di parlare, prima di esibirsi in una vistosa scrollata di spalle <Decidi che vuoi fare, ragazza-garzone, e quando sei pronta dimmelo, non ho una richiesta facile> Parla con tono fermo, sembra sicuro che lei accetterà di realizzare con lui quel progetto. Ovviamente non può esserlo fino in fondo, e la scelta se accettare o meno quello stimolo per il proprio lavoro, in definitiva, spetta solo a lei.

02:17 Iara:
 Stanca, sudata, gli fa male la schiena, ed ha fame, e sicuramente non avrà molto da mangiare, e per i kami non ha nessuna voglia di starsene qui a farsi prendere in giro da un tizio strano come questo. saprebbe bene come rispondergli, ma sa che quel lavoro gli serve, quindi stringe la lingua tra i denti e rimane silente, ad ascoltare tutta quanto la tiritera che gli vien detta facendo un sospiro <quindi, questa armatura, la vuoi leggere o pesante?> Domanderò <di che materiale vuoi che sia fatta?> Cerca di capire come può realizzare questa armatura assieme al fabbro, cercando delle specifiche da parte del giovane <capisco che tu non abbia un progetto, però saprai darmi delle specifiche in merito, la richiesta è la tua> gli fa notare, mentre comincia con calma, a sistemare, le ultime cose, simbolo che labottega non rimarrà aperta ancora per molto. <Ma, una curiosità, essendo di Oto, tu, a che clan appartieni?> domanderà verso l'altro, cercando di fare conversazione <Shinsei-Sama, io non so tu, ma a me piace parlare poco, quindi risparmiati questi moralismi da quattro spiccioli, e parliamo di questa armatura, snocciolami quel minimo di idea che hai, se ce l'hai altrimenti, vedro di buttare giù qualcosa io nei prossimi giorni, e magari ne ridiscuteremo assieme al fabbro> il tono è sempre stato educato, come lo è adesso daltronde, anche se tutte quelle parole usate dall'altro, non l'hanno toccata minimamente, ed ora, va a poggiarsi con le natiche su un bancone d'appoggio che ha dietro di se, andando ad incrociare la braccia, continuando ad osservalo con fare calmo, in attesa di una risposta.

02:47 Shinsei:
 Non si inserisce nei discorsi di lei, non risponde alle sue domande, resterà in silenzio finché lei non avrà espresso l’ultima parola dell’ultima frase, in silenzio, con quello sguardo violento e pesante su di lei e quel ghigno divertito in faccia, che s’allarga anche ascoltando l’ultima frase. Come abbiamo detto, la mente del biondo non funziona proprio come tutte le altre, ma questo lei non ha ancora modo di saperlo. Quella frase per lui significa solo una cosa: che lei accetta di fare quel progetto <Meraviglioso> Commenterà in un mormorio vibrante alla fine della frase di lei. Non dirà altro in merito, limitandosi, avendo ricevuto il via, a snocciolare il progetto <Deve essere assolutamente un’armatura leggera.> Commenta, questa è una prima distinzione importante <Non la voglio in stile antico, deve essere in stile moderno, poco vistosa, magari da poter nascondere sotto un soprabito o un’Aori> Definisce progressivamente ciò che ha in mente <Qualcosa di leggero. Non sono un esperto di leghe metalliche, ma sono sicuro che tu e il tuo capo troverete il giusto materiale che sia il compromesso giusto tra resistenza e leggerezza> Un progetto non semplice, l’ha detto <Deve limitare il meno possibile i movimenti, soprattutto l’articolazione della spalla e quella del bacino. Pensavo quindi che gli spallacci e le protezioni per le cosce potrebbero essere realizzate separatamente ed unite alla protezione del torso separatamente> Cerca di essere dettagliato nelle spiegazioni, ovviamente <Anche per il torso, per garantire maggiore mobilità, si potrebbero pensare a delle placche montate su un tessuto tecnico, magari elastico. Certo, la resistenza ne risentirebbe forse, ma se devo scegliere, preferisco questo all’impossibilità di muovermi o di poter ruotare il busto> Scende anche nel tecnico. Di combattimenti ne sa qualcosa ormai. <Insomma, queste sono più o meno le indicazioni.> Conclude la sua descrizione, breve forse, ma arricchita il più possibile di dettagli. <Che ne pensi?> Nella domanda che le rivolge, per la prima volta da quando è entrato in quel posto, c’è della genuina curiosità per il parere della ragazza che ha di fronte. Attende dunque.

03:00 Iara:
 Ascolta in rigoroso silenzio tutto quello che l'altro gli dice, tutte le idee che l'altro ha, e la richiesta in se stessa, andando ad appuntarsi su un blocchetto che li vicino le cose che ritiene importanti. <Un armatura leggere, possiamo modellarla in modo che non dia fastidio> Affermerà <Potremmo fare, una parte che copre il busto, dove possono essere applicate separatamente degli spallacci, e dei vambracci leggeri.> Scrive anche quello che dice, per la forma dovrà pensarci <Per i cosciali e gli schinieri non ci sono problemi, sono parti che in un armatura leggera, non dovrebbero causare tutto questo fastidio> Ci rimugina su un poco, andando quindi a picchiettare la penna, sul blocco per qualche istante, andando a guardare la vetrina dove sono esposte le armature, andando ad indicarle all'altro, aiutandosi con la penna < In vetrina, oltre allo stilo antico, abbiamo anche qualcosa in stile moderno, e devo dire, che non sembrano essere così scomode> Sincera <Considera però, che avrai comunque un armatura addosso, che per quanto leggera, ti darà dell'ingombro e risulterò un poco pesante, non quanto un armatura di quel genere li> indicandone una pesante < Ma un po si farà sentire> ribadisce < Per il fatto che possa essere indossata sotto gli abiti, non so quanto posso essere comodo indossarla sotto ad un'Aori, però potresti farlo senza problema, con le armature moderne, che non comportano fronzoli, ma che sono più tosto pulite e di stile più tosto slanciato, credo che si possa avere un buon compromesso per quello che cerchi, masempre un compromesso dovrai arrivare a fare Shinsei-sama> E dice questo, basandosi sia su quello che sa, essendo stata anche da prima una garzona di un fabbro, e sopratutto sulle chiacchiere che ha fatto oggi, su quello che le armature esposte glipermettono di vedere, ed anche su quelle che sono le sue conoscenze che ha appreso nel tempo, anche se dovrà approfondirle e non poco.

03:22 Shinsei:
  [Bottega del fabbro] Nel sentire le risposte che riceve, lei potrà notare benissimo un cambio in quello sguardo, con l’espressione che si tinge, di nuovo, di curiosità, la sta considerando. Non capita tutti i giorni di vedere quel volto così fiero e austero interessato a qualcuno. Questo tuttavia lei non può saperlo. Potrà tuttavia notare che il biondo segue i suoi discorsi con interesse, annuendo ogni tanto e lasciandola parlare fino alla fine, sposta perfino lo sguardo nero, osservandola indicare un’armatura in stile samurai che copre praticamente ogni centimetro di pelle del modello. Scuoterà il capo, facendo ondeggiare quei capelli selvaggi che gli incorniciano il volto appuntito, lasciando tornare lo sguardo su di lei, osservando la perizia con cui annota e scarabocchia quanto dice <Il peso non è un problema, lo sopporto bene> probabilmente lei l’avrà notato, il fisico di quel giovane non è propriamente qualcosa di comune. <L’importante è l’ingombro nei movimenti. Sono disposto ad un compromesso, ma è la cosa che mi preme salvaguardare di più.> Commenta, per poi rimanere, di nuovo in silenzio. Per la prima volta da quando è entrato, distoglie lo sguardo da lei, proiettandolo sul bancone vuoto. Palesemente concentrato, preso in chissà quale vortice di pensieri. Ne emergerà dopo un tempo considerevole. <Beh, direi che ci siamo.> Commenta annuendo <Parlane col tuo capo, ragazza-garzone. Tornerò per sapere cosa hai tirato fuori da quella testolina e per sapere le tempistiche> Istintivamente fa per voltarsi ma, a metà della rotazione, torna sui suoi passi. Tornando a darle la frontalità, dalla parte opposta del bancone <Non ti ho risposto. Sono di Oto ma non appartengo a nessuno. Sicuramente non a una famiglia o a un clan.> Glie la deve, una risposta. Il tono tuttavia, è torno a connotarsi di oscura freddezza <Anche se, se così si può dire, è stato un Uchiha a farmi nascere> Oh certo, se lui è l’uomo che è adesso, deve soltanto a quell’Uchiha. Quella frase è detta con pesantezza, al punto che, per la seconda volta, quel volto freddo e fiero si crepa di nuovo, ma non di curiosità. Questa volta è qualcosa di più profondo, malsano, feroce. Emozioni negative che lo portano a serrare la mascella. <Tu invece? Sei di questo distretto? Hai un clan? E soprattutto, hai un nome o preferisci che continui a chiamarti ragazza-garzone?> Come al solito, a lei la scelta.

03:36 Iara:
 <Ne parlerò con il fabbro nei prossimi giorni, non dovrebbe essere un problema tirare fuori qualcosa, sicuramente sarà un progetto interessante da progettare e da realizzare> Ammette, senza promblemi, e da una parte aveva ragione Shinsei, quella rappresenteva una buona possibilità di crescita, ma tutto a suo tempo come gli è stato insegnato dai genitori. <Sei un figlio di nessuno allora, non ti importa di far parte di un clan?> Domanda verso l'altro,poichè per lei è una cosa incomprensibile, essendo stata forgiata dal clan Uchiha, ha appreso bene cosa sia l'appartenenza, anche se ora, è una reietta o meglio, è trattata come tale, e questo durerà sin quando non riuscirà ad attivare la propria innata. <Io sono Iara e discendo da genitori facenti parte di clan Uchiha> Lo dice senza troppi problemi la giovane, in fondo non se ne vergogna mica, anzi. <e dimmi Shinsei, hai mai provato ad indagare su quale fosse il tuo reale clan, o di vedere se sei un vero Uchiha?> Domanderà in fine, più interessata al discorso la giovane Genin < Perchè non ho capito, se sei figlio del clan più forte che vi è, oppure se il medico che ha fatto partorire tua madre, fosse un Uchiha..> dettagli non da poco.. <Te lo domando, perchè sai..> momento di silenzio, per riprendere fiato e bagnarsi le labbra con la lingua <sono i dettaglia fare la differenza> e detto questo, rimarrà in silenzio.

03:59 Shinsei:
  [Bottega del fabbro] Uh, qui la carne al fuoco inizia ad essere parecchia. Andiamo con ordine. Il biondo annuirà alla prima frase di Iara, alla fine è quello che si aspetta. Avrà notizie in seguito. Si limiterà, con un gesto rapido della mano, a poggiare i polpastrelli sul foglio, chiedendo a lei la penna o la matita. Qualora dovesse riceverla, annoterà il suo numero di telefono in un angolo, li vicino al progetto <Mi trovi qui. Fammi sapere> Molto semplicemente. Lasciando cadere sul bancone l’utensile per scrivere e raddrizzando di nuovo l’ampia schiena. La domanda successiva desterà in Shinsei nient’altro che un sorriso affilato, <A dirla tutta no, non mi importa far parte di un Clan> risponderà semplicemente, con noncuranza. <Iara generata dal clan Uchiha> Come ogni volta che impara un nome, lo ripete ripassandolo nella sua memoria e marchiandolo a fuoco in associazione al visino della ragazza. Quel sorriso che le sta dedicando, s’estende fino a fargli schiudere leggermente le fauci in una risata sommessa ma ringhiata <Fai domande complesse, Iara> le risponde molto semplicemente <Non ho intenzione di parlare di questo con te stasera. Se tu sei molto attenta ai dettagli, io sono molto attento nel donare la mia fiducia> Commenta, e chiuderà li l’argomento <Piuttosto. Ho fame. Chiudi questa baracca. Ti aspetterò fuori e ti offrirò quello che vuoi al chiosco qui dietro.> Oh diamine, capita davvero di rado che offra qualcosa a qualcuno. Aspetta una risposta? Ovviamente no. Si volterà, schiodando finalmente quello sguardo pesante da lei, le mani di nuovo infilate nelle tasche dei pantaloni, tenendo aperto quel pesante soprabito che arriva quasi a terra. Con ampie falcate coprirà la distanza ce lo separa dall’uscio. Poggerà di nuovo la mano destra sulla maniglia, torcendola fino ad aprire e tirando a se la porta. Uscirà dunque dalla stessa porta dalla quale è entrato e si appoggerà alla parete esterna del negozio. Come sempre stasera, a lei la scelta. Lui mangerà. Che sia da solo oppure in compagnia [END]

04:11 Iara:
 Lascia il blocchetto al giovane, nel mentre va a levarsi quel grembiule di pelle da dosso, slacciando i lacci dietro la scheina annodati e lasciando così intravedere un vestiario del tutto normale, anche se un po logoro a dire il vero. <Da scelte particolari Shinsei, derivano domande particolari> Gli farà notare con tutta tranquillità, andando poi a sistemare le ultime cose della fucine, assicurandosi di spegnere le luci, i forni e tutto il resto, non volendo lasciare acceso nulla, visto che è una responsabilità che a quanto pare gli ha dato il proprio superiore. <Donare la fiducia è un particolare che viene creato e donato, un piccolo passo alla volta, e l'invitarmi a cena, potrebbe essere un piccolo passo verso questa direzione, oppure vuoi semplicemente fare bella impressione per ricevere uno sconto?> domanderà, con un sorriso genuino in volto, quasi divertito dalla cosa <e comunque sia Shinsei-Sama, per finire la rase di prima> dirà, guardandolo poco prima che lui possa uscire dalla bottega. <Da domande difficili, derivano risposte interessanti.> Detto questo, farà un ultima verifica, che tutto sia a posto, prima di andare a prendere le sue cose, e andando a chiudere la bottega, raggiungerà l'altro con tutta la calma che ha, per poi muoversi verso il chiosco, sperando chi lo sa, di estrapolare qualcosa in più, della storia di questo giovane. Qualche dettaglio, se vogliamo definirlo così. (End)

Shinsei si reca dal fabbro del distretto di Oto. Ci trova dentro Iara, la nuova ragazza di bottega, che si scontra con il biondo tutt'altro che amichevole.

Finiscono comunque per parlare dell'armatura che Shinsei vuole per se.

OFF: L'idea che avevo era di dare a Iara uno spunto di gioco partendo dal lavoro che ha scelto. Non so come funziona in questi casi, ma nel dubbio chiederei a Furaya che è fabbro di valutare questa giocata ^^