Amore Fraterno

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19:16 Saigo:
  [Sala comune] Giornata dedicata allo studio, all’allenamento e forse alla sua ricerca. Lui appare sempre quando ne ha bisogno, non importa quanto possa essere arrabbiata per l’abbandono ma ogni volta che entra in sede e si rifugia proprio tra i membri di quel clan in cerca di pace, pronta a riflettere Haru arriva, come se si trattasse della voce stessa della sua coscienza. Si è allenata tutto il pomeriggio, lui non è apparso. L’ultima volta lo aveva trovato all’interno dio quella stanza comune, lì lo aveva abbracciato. Arrossisce. Indugiare ulteriormente nei ricordi non farà altro che ferirla quindi si limita a camminare, scalza, per il legno di quella sede dal sapore così antico, così tradizionale. I passi sono silenziosi, il rumore dei piedi viene ovattato appena da quel paio di calzini in cotone neri che indossa. I capelli sono raccolti oggi in due codini alti, il color biondo fragola risplende e si mostra in tutte le sue sfaccettature mentre attraversa il corridoio, mentre il morente sole invernale filtra attraverso i fogli di riso, mentre le calde luci illuminano timidamente del luogo, ogni volta che vien colpita dalla luce una nuova sfumatura si mostra su quel capo. La pelle è perfetta, porcellana ormai del tutto ripristinata, persino sulla schiena dato che a causa di quel top sportivo nero l’ha lasciata scoperta, non ci sono più i segni di quelle esplosione, della sua ultima battaglia ufficiale. Sulle spalle ricadono i ciuffi, come un filo di lana avvolgente le sottolineano quel lungo collo, lei bambolina che sembra creata per il solo scopo di compiacere lo sguardo. Un paio di aderenti ed elastici pantaloni neri a vita alta, con una riga laterale bianca per lato, gli abiti sono sportivi, ha in mano il cellulare, lo stringe nella destra che penzola al suo fianco. Un profondo respiro prima di aver il coraggio di entrare nella sala comune, sarà lì? Trattiene il fiato. Sicuramente in quel posto ha dimenticato la felpa bianca che si è tolta durante l’ultima pausa, la troverà abbondonata in un angolino, tutta stropicciata dietro ad un tavolino dal lato opposto dell’ingresso, il punto di osservazione migliore e anche quello in cui ci si può nascondere più facilmente. Una goccia di sudore scende mentre con un’ampia falcata mette finalmente piede lì dentro, scivola la gocciolina lungo la sua tempia, percorrendo velocemente lo zigomo, le guance e arrestandosi sul mento prima di cadere rovinosamente sul quel poco petto che si ritrova. Gli occhi rossi appaiono stanchi, quasi socchiusi a causa della fatica e fatta fin ora, a volte fare un po’ di movimento può servire per schiarirsi le idee. Haru dove sei? Si guarda intorno, attenta e quasi timorosa, ha paura di non trovarlo e forse teme maggiormente d’incrociare il suo sguardo, non può cercarlo solo quando ha bisogno. Mai come ora però sente la necessità di accarezzare quel volto. Sospira, forse segno di stanchezza forse un peso dalle spalle che se ne va quando nota la sua assenza e semplicemente si muove in direzione della sua felpa. Chissà se è il caso di farsi una doccia e tornare a casa [chk on][reference: https://i.pinimg.com/564x/87/b9/58/87b958506c73d122c3d3ff1903d0cc75.jpg]

19:35 Koharu:
  [Sala Comune] I lunghi capelli bianchi cadono sulle spalle e sul petto della giovane e pallida ragazza, che passeggia con fare solenne e calmo per i corridoi della sede del clan. Ad ogni passo qualche ciocca sussulta, ma non si scompone, così come lei che, candida come il colore della sua pelle, posa i suoi occhioni azzurri sulle pareti del corridoio. Indossa una felpa bianca e nera, con dei dettagli gialli, molto più grande della taglia che le starebbe bene e dei pantaloncini neri coperti dalla grande felpa, che la indossa come se fosse un vestito. Ai piedi porta solo dei calzini bianchi. Nelle fredde e soleggiate giornate d’inverno, la cosa che più piace alla giovane è passare del tempo a riflettere nella sala comune, indisturbata, in modo tale che i suoi pensieri possano colmare il silenzio che di solito regna in quel luogo di ritrovo in questi momenti della giornata. Pensieri che già si affollano nella sua testa mentre si sta dirigendo verso la sua destinazione. La settimana precedente è stata intensa, non si è data pace un secondo, mentre in questa nuova ha deciso di rallentare un secondo e di ritagliare del tempo in più per lei, al fine di evitare che le emozioni e i pensieri che trascura possano farsi sempre più oppressivi, fino a che non fuoriescano durante il normale svolgimento della sua vita quotidiana e interferiscano. Ed è proprio mentre è immersa in questi pensieri che la ragazza arriva alla sala comune senza neanche rendersene conto. Fa un passo per entrare, ma si ferma perché a quanto pare un’altra persona prima di lei è entrata. La giovane osserva l’altra ragazza con i suoi occhi di ghiaccio, e quando capisce chi ha di fronte il cuore le balza in gola. Non sa cosa dire, il suo colorito pallido e bianco sembra aver preso una leggera parvenza di normalità, essendo irrorato dal sangue più del dovuto per via dell’impeto che sta cogliendo la ragazza in quel preciso istante, la quale rimane come congelata di fronte all’altra, mentre la fissa, senza riuscire a proferire parola. Bloccata.

19:46 Saigo:
  [Sala comune] Nemmeno il tempo di entrare, di mettersi comoda che raggiunta la felpa fa per voltarsi e andare poi a sedersi quando qualcuno entra. Percepisce quei passi e speranzosa si volta. Sussulta il suo cuore all’idea, smette di combattere contro la sua necessità d’essere meno solo al mondo e concedendosi il lusso di sognare per una volta sorride andando semplicemente a voltarsi. Mentre compie quella giravolta gli occhi cercano i suoi, cerca la figura così familiare quanto lontana di Haru. La speranza e la gioia che colorano i suoi occhi vermigli si spengono non appena si rende conto che quella con cui ha incrociato gli occhi è la figura di una ragazzina. Ricambia lo sguardo lasciando che lo sconforti si mostri come un’onda di mare tempestosa che la travolge. Sorride poi, gentile ma distaccata, educata ma non per questo convinta. Torna a voltarsi come se niente fosse e poi farebbe per sedersi, nuovamente cercando di donare il volto alla porta ritrovandosi adesso una ragazza meno pallida di prima. La fissa ancora. Che sia una sua fan? Mutano nuovamente le emozioni sul suo volto, quello sconforto pungente, quella stilettata di abbandono della speranza lasciano il posto alla semplice curiosità. Che avrà mai da guardare? Mostrarsi per ciò che si è davvero? Allontanarla malamente solo perché ha fatto l’errore di sperare ed ora le brucia? Eppure è arrossita un pochino, magari si tratta davvero una fan. Già sente le urla del suo manager davanti allo scandalo se la maltrattasse. Sospira. Senza mai smettere formalmente di guardare l’altra lei intanto riflette, velocemente tantissime scene e situazioni vanno a formarsi nella sua mente, cerca di analizzare la situazione, di comprenderla, deve comportarsi nel miglior modo possibile, deve essere semplicemente perfetta. Seppur sembri che passino anni nella realtà è solo qualche secondo che passa tra la sua confusione e quello schiudersi delicato della rosee labbra <posso aiutarti?> domanda semplicemente. Gentile il tono, un sorriso piazzato su quella faccia, dentro brucia per l’errore, dentro muore per l’assenza e fuori invece si mostra gentile, disponibile come una brava bambina dovrebbe essere. Un bravo agente, un bravo soldato, un bravo cane. Mantenere la calma, la tranquillità, nascondere tutto e poi prendere il potere. Immobile. Attende che sia l’altra a spiegarle ciò di cui ha bisogno, gambe incrociate a terra, cellulare che viene poggiato semplicemente sul tavolino rotondo in legno, istintivamente lo schermo è orientato verso il basso. L’assenza, la mancanza che intanto scavano dentro.[chk on][reference: https://i.pinimg.com/564x/87/b9/58/87b958506c73d122c3d3ff1903d0cc75.jpg]

20:03 Koharu:
  [Sala Comune] I suoi occhioni di ghiaccio sono ancora fissi sulla ragazza seduta in sala. In un secondo un flashback la porta con la mente a qualche mese prima. Il ricordo che affiora alla vista della ragazza, è il peggiore incubo che la accompagna da quel giorno. Ella stava tornando nella sua camera dopo una passeggiata notturna, all’interno della sede del clan. Come di consueto, stava entrando prima nella camera della madre al fine di rassicurarla circa il suo ritorno, anche se questa pratica non le va molto a genio perché ormai si sente sufficientemente grande ed indipendente. Avvicina la mano alla porta per bussare, ma un brusio all’interno della camera la interrompe e la ragazza inizia così ad origliare la conversazione. “Hai visto l’intervista di prima?” chiede una voce femminile, con aria di gossip. Koharu sente poi la madre rispondere “Sssh! Abbassa la voce, ti ho detto che preferirei non parlarne!” sente poi bisbigliare la madre. Il flashback si interrompe non appena delle parole vengono proferite dalla ragazza verso la piccola. Nella sua testa erano passati minuti, mentre nella vita reale è stata una questione di qualche attimo. Ecco che il suo pallore torna di nuovo a regnare sulla sua pelle, cala il gelo dentro di lei e l’impeto si trasforma in una tempesta di neve. La ragazza riesce a recuperare la calma, perché quello è effettivamente un momento che aspettava da mesi e non può di certo perdere ora l’occasione o non giocarsela come ha sempre desiderato. <Se ti ritieni in grado di aggiustare 16 anni della mia vita, allora sì> risponde la giovane, con un filo di voce, senza espressività, tagliente come il freddo e gelido vento che soffia in queste fredde giornate d’inverno. L’essere passivi-aggressivi è il pezzo forte di Koharu, soprattutto se si tratta di qualcuno che, direttamente o indirettamente, le abbia fatto qualcosa. Nel mentre, la piccoletta rimane immobile, impettita, osservando la ragazza che, essendo seduta, è leggermente più bassa di lei. L’odio e la rabbia si concentrano in quella minuta ragazza pallida, determinata più che mai a liberarsi di ciò che cova dentro di lei ormai da tempo.

20:46 Saigo:
  [Sala comune] Lo sguardo resta ancora su quella ragazzina, il sorriso che non accenna a svanire mentre attende. Ma eccola poi la risposta. Oh beh lei ci ha provato. L’espressione muta rapidamente passando al totale disinteresse molto velocemente, meglio stare soli. Se già non bastasse la sua massima di vita c’è anche da sottolineare come per lei quella giornata sia stata fin ora a dir poco pessima. Abbassa lo sguardo il tempo necessario per rendersi conto che non si è presa nulla da bere. Eppure aveva una bottiglietta. Mentre questi pensieri superflui attraversano la mente riempiendo le sue attenzioni di dettagli del tutto trascurabili la sua voce torna nuovamente a riempire l’aria, non c’è più né delicatezza né dolcezza nel suo tono di voce, la solita stronzetta è lì. Altezzosa forse, sicuramente il suo finto senso di superiorità che traspare, non esistono filtri a mascherarlo ora <mica sono uno psichiatra> veloce. Se normalmente avrebbe potuto persino ignorarla e proseguire per la sua strada la cocente delusione, l’amaro in bocca per non averlo visto ma averci creduto l’hanno resa decisamente irritabile, come la vera bulletta che è ha bisogno di sfogarsi ed ecco che ignorando completamente il tono passivo aggressivo risponde per le rime, facendosi di fatto gli affari suoi dato che lo sguardo ora è rivolto al pavimento, cerca e ricerca intorno alla felpa abbandonata. Infine solleva l’indumento ed ecco che con un lieve tonfo ritrova la bottiglietta d’acqua che rotola sotto al tavolo. Fletterebbe dunque il suo busto verso destra così da arrivare a sfiorare il suolo con i capelli mentre la mano destra s’allungherebbe sotto al tavolino, lo sguardo rosso puntato in quella direzione. Si allunga. Pigramente rifiuta di alzarsi e fare il giro, mantiene la sua posizione. Quanto stupidamente si ostinerà ad aspettarlo lì? [chk on]

21:22 Koharu:
  [Sala Comune] La ragazza è molto contrariata da quell’incontro, ma non visibilmente. È in grado di occultare tranquillamente il suo stato d’animo, coprendolo con il suo profondo sguardo e il suo volto impassibile. D’altro canto, l’altra ragazza di fronte a lei sta solo peggiorando la situazione, mettendo a dura prova i suoi nervi saldi. “Ancora con questa storia? Prima o poi Koharu dovrà saperlo…” risponde la voce femminile, sconosciuta alla ragazza. “Abbiamo già affrontato questo discorso, è meglio di no, e ora non dire più niente che potrebbe essere qui a momenti!” bisbiglia agitata la madre. “Veramente sono già qui…” risponde con una folata di vento la piccola, aprendo la porta. I volti della signora e della madre la guardano sbigottiti, mentre lei impassibile e con i suoi occhi di ghiaccio fissa le due donne, in attesa di ulteriori spiegazioni. Svuotata di nuovo la mente dal ricordo di quella notte, la piccola ascolta le parole di Sango, che la caricano ulteriormente di rabbia e odio, più di quanto non ne abbia già in corpo. <Mi dispiace che tu non abbia colto l’ironia…> risponde freddamente la ragazza, fissando ancora più intensamente l’altra. Le sue parole riempiono la stanza come grandine, raggelando la situazione più di quanto non lo fosse prima. <… ma si dà il caso che sia tu la fonte del problema.> conclude la piccola. Quelle parole, nel riecheggiare nella stanza, pronunciate ad alta voce, per quanto si possa definire alta la voce di Koharu, le riempiono la testa di sogni infranti, di ricordi non vissuti, di domande a cui non ricevette risposta a suo tempo. Adesso per lei è un momento importante, dovrebbe prestare più attenzione alle parole che dice ma il suo modo di essere le impedisce di avere una conversazione civile. Stringe i denti, è in tensione, non ha veramente idea di come andrà a finire, ma spera almeno di togliersi un fastidioso macigno che grava sul passato.

21:32 Saigo:
  [Sala comune] Si allunga, la mano che si tende, le dita che si distendono completamente, poggia il volto sul tavolino così da permettere alla sua spalla di farsi un poì più in là. Non è una posizione comoda, probabilmente nemmeno elegante eppure non risulta goffa, socchiude appena la palpebra destra lasciando apparire una briciola della fatica ma non mostra altro. Perfetta. Il polpastrello dell’indice tocca la plastica, sorride soddisfatta. L’altra parla. Per un istante la confusione riguardo a quelle parole ha la meglio ed il corpo si rilassa, allontanandosi dalla bottiglietta. Apre entrambe gli occhi e si raddrizza appena con il volto, distacca il mento dal legno e la fissa. Una lieve scrollata di spalle in risposta e torna ad allungarsi. Non se la ricorda, insomma sì è ben consapevole di essersi fatta dei nemici ma quella ragazzina proprio non la ricorda, non che abbia grossi contatti con quel clan ma no. Ancora un pochino. Insiste e finalmente la sua mano agguanta la plastica premettendole solo ora di tornare ad una posizione corretta, schiena ben dritta, spalla alte, non teme nulla per quanto sia lei quella più in basso quella postura sembra volerla mettere una spanna sopra all’interlocutrice? Che sia la ragazza di Haru? La osserva. Pessimo gusto. La mano sinistra raggiunge il tappo così da andare a svitarlo e ancora fissa silenziosamente l’altra. Beh se anche fosse lei non ci ha fatto nulla con Haru. Capelli bianchi. Che sia la sorella? Gli occhi infondo sono quelli. Continua a riflettere mentre il collo della bottiglietta va finalmente a poggiarsi sulle sue labbra che sbocciano come un fiore a primavera accogliendo ora quel sorso d’acqua così tanto desiderato. Deglutisce e poggia la bottiglia richiusa sul tavolino <no mi spiace non so chi tu sia> decreta infine, lavandosi le mani della situazione di quelle parole di quell’odio che le pare di intravedere, non le importa <quindi torno a sostenere che dovresti vedere un esperto> il tono è di chi se ne sta fregando, di chi è lontano. Potrebbe anche averla bullizzata e non le potrebbe interessare di meno, meglio soli. La solitudine unica compagna la porta a chiudersi e ad allontanare, non cerca né perdono né memoria ora, che la detesti pure non sono affari suoi alla fine [chk on]

21:45 Koharu:
  [Sala Comune] “Koharu, mi dispiace…” dice la madre, con una lacrima che lentamente riga il suo viso pallido e provato dall’età. L’altra signora che era nella stanza sospinge lentamente la ragazza e senza battere ciglio se ne va, lasciando madre e figlia alla loro discussione. “Mamma, cosa devi dirmi? E cosa ha fatto quella ragazza che hanno intervistato prima?”, che poi non è altro la ragazza che si trova di fronte a lei in quel momento. L’unica differenza con le altre volte in cui il ricordo si dissolveva, era che davanti a lei c’era il soffitto della sua camera, mentre ora c’è il soggetto a cui stava pensando in carne e ossa. Il menefreghismo dimostrato dalla rossa non fa altro che rendere più burrascosa la tempesta interiore della giovane, la quale è ad un passo dall’esplodere. Ma non può. Non ora. La piccola ignora l’offesa velata che l’altra le rivolge, cercando di convogliare tutta la sua concentrazione nel mantenere la calma e cercare di non inasprire la situazione ulteriormente, in quanto deve riuscire in qualche modo ad arrivare a fare il punto della situazione. È lei che è arrabbiata come una iena con Saigo, non il contrario. Ma in fondo, chi tra le due ha avuto una figura paterna che l’ha accompagnata nelle fasi più delicate della vita? <Credo che non serva scomodare uno professionista> risponde la giovane con un filo di voce, mentre posa i suoi occhi di ghiaccio sull’altra, osservandone i movimenti e le fattezze. <Invece credo che a te possa servire farti una chiacchierata con la tua sorellastra, che ne pensi?> afferma poi la ragazza, mentre si muove solennemente e si mette seduta di fronte alla sua interlocutrice, senza staccare mai per un secondo lo sguardo dai suoi occhi. Ecco che ha tirato la bomba, ma era una cosa che doveva fare. “Koharu ti prego, non creare tensioni…” sono le ultime parole che la madre le ha riferito quella notte.

21:54 Saigo:
  [Sala comune] Non sputa giusto perché ha deglutito. La osserva lasciando che sul suo volto per una volta in vita sua le emozioni appaiono così mentre le prova, senza filtro alcuno. Confusione come prima, che vuol dire sorellastra? Da quando ha una parente? Ma che storia è questa. Gelosia per un istante, come se il sapere di non essere l’unica la turbi e poi nuovamente confusione, non comprendere i propri sentimenti, soprattutto verso due figure a lungo ignorate negli anni. Sconcerto infine ed eccola la negazione. Impossibile. Non ha alcun motivo di crederle. Torna a distogliere lo sguardo, gira il suo telefono cellulare e fissa per qualche istante la sua schermata di blocco. Ora vorrebbe parlarci con quella ragazza mora che appare appena il telefono si illumina. Per una volta vorrebbe essere lei, reagire invece di riflettere. Ma in quel freddo e disinteressato silenzio si celano pensieri, calcoli di probabilità, un misto tra ragione e sentimento che si rincorrono. Il tutto per poi far capo alla domanda più semplice: questo cambia in qualche modo la sua vita? Non sa darsi una risposta, osserva l’ora <senti anche se sono un’attrice ed il mio primo film come protagonista sta uscendo ti dico che non ti darei manco un ryo come mantenimento, non è che basta vantare una parentela per avere dei soldi> e poi tutti i suoi soldi vanno in dolci, cibi poco salutare e l’affitto di quel mega appartamento sull’oasi di Suna, insomma lei non è certo una formichina anzi <quindi non devi inventarti palle per scucirmi dei soldi ok?> incredulità. Ora che si sta raffreddando il sudore sul suo corpo inizia ad infastidirla quindi si limiterebbe ad infilarsi la felpa <che poi potrei denunciarti per stalking, questa è proprietà privata lo sai? Ma lo sanno quelli del clan che sei qui?> non ci crede. La vuole allontanare è confusa. Prende semplicemente tempo con quelle parole, lasciando che la parte più razionale in lei scorra e come un fiume le esca dalle labbra. Insomma prima di tutto la ragazzina ha appena ammesso di avere la sua stessa età, che lei sappia è nata a Suna e non ha mai sentito nulla in merito, assurdo. Semplicemente impossibile lei è Manami…No lei non è nemmeno più quello quindi a conti fatti se anche fosse ormai non avrebbe più nemmeno una sorellastra. Che casino. Ancora una volta mentre si riveste si trova a desiderare d’essere semplicemente sola al mondo, sarebbe tutto molto più semplice [chk on]

22:09 Koharu:
  [Sala Comune] E adesso la piccoletta gode. Con il suo sguardo glaciale osserva le varie fasi di preoccupazione che in breve tempo attraversa la coetanea. Ci è passata anche lei prima, per questo si aspettava più o meno una reazione del genere. La lascia parlare, non rimane neanche scalfita da quelle parole che sicuramente la ragazza proferisce in preda alla sorpresa e allo stupore. La piccola chiude gli occhi, lascia passare attraverso di sé gli sproloqui dell’altra, cerca nel mentre di affrontare il discorso in una maniera più diretta, evitando di sfociare in atteggiamenti acidi. Difficile per lei, ma ci si può provare. Resta comunque di fatto che ci sia un odio di fondo nei confronti dell’altra. <Quindi anche tu non lo sapevi…> afferma saccentemente la ragazza, con il suo solito filo di voce, mentre apre gli occhi. <Guarda che non voglio neanche uno dei tuoi stupidi ryo, né tantomeno un briciolo della tua finta fama…> risponde con leggiadria la ragazza, nonostante il contenuto sia pesante come un macigno. <E poi si da il caso che io sono sempre vissuta con il clan, da Kusagakure a oggi, quindi puoi rasserenarti> aggiunge poi la piccola dai capelli bianchi. <Se adesso chiudi un attimo il becco, posso spiegarti invece io qualcosa…> afferma la giovane, raccogliendo un elastico nero dalla tasca per raccogliere in una coda alta i suoi lunghi e folti capelli bianchi. <Io non so cosa tu sappia, ma si dà il caso che siamo nate tutte e due a Kusagakure a distanza di pochi mesi. Io sono di ottobre, tu?> la giovane fa la finta amica, interessata a completare il quadro descritto sommariamente in mezzo ai pianti dalla madre. Per creare un po’ di suspence e dosare un po’ l’acceleratore e il freno, la ragazza cerca di tenere Saigo sulle spine, sia per vederci più chiaramente, che per vederla un attimo friggere nell’olio che è stato appena versato.

22:20 Saigo:
  [Sala comune] La osserva, offesa più per il commento sulla sua fama che per tutto il resto, distoglie giusto un attimo lo sguardo da quel cellulare. Chissà cosa farebbe Nene. No meglio non agire come la collega. Si limita ad ascoltare silenziosamente la ragazza mentre rimugina su quell’informazione, potrebbe essere in qualche modo collegato al fatto che ci sono dei file su di lei al laboratorio? Probabile, dovrebbe quindi indagare ma prima di tutto deve comprendere se fidarsi o meno ed in questo momento, beh la fiducia si è già dimostrato un concetto sopravvalutato <non me ne frega> replica infine <dico se anche fosse vero> lo specifica <non mi interesserebbe> meglio essere chiari, ancora non ha deciso di credere a quella sconosciuta <e buon per te che tu non sia una stalker> sorride. Infondo ora non è più un semplice agente scelto e basta. Osserva finalmente chi ha davanti, lo fa seriamente cercando di comprenderne gli atteggiamenti, il volto, il tono tutto vorrebbe venir semplicemente analizzando limitandosi a partire dal principio, cosa sa fare meglio di qualsiasi altra cosa? Essere analitica. Non si fida dunque delle semplici parole e non lascia che i sentimenti influiscano oltre, solo i deboli lo permetterebbero, bisogna riflettere ed analizzare. Cerca somiglianze tra lei e quella ragazza, ciò che può comprendere è che di certo non sostenga che abbiano la stessa madre quindi eccola cercare di ricordare il volto del suo padre, alla ricerca di tratti in comune. Da quanto non li va a trovare? Saranno ancora vivi? Domande superflue che la sfiorano e le rendono difficile però inquadrare la situazione, che palle i legami. Il sorriso resta sul suo volto, divertito, come un gatto pronto a giocare con un topo <resti una maleducata comunque, almeno il tuo nome?> l’altra le rivela la data di nascita <s o r e l l i n a> scandisce quell’ultima parola per poi ridacchiare appena, un significato ben preciso in quella parte finale di frase. Lei pare essere la maggiore. La mano destra ora si alza per sciogliere quei due codini rosa, il sudore sul collo esposto all’aria fresca di quel luogo le dà fastidio, sente il bisogno di coprirsi ed è per questo che adesso rivela completamente la chioma biondo fragola. Movimenti lenti e precisi, rilassati. Silenziosa si impone come superiore, come cacciatrice. Sola e forse grazie a questo pericolosa[chk on]

22:35 Koharu:
  [Sala Comune] A quel punto la ragazzina si innervosisce un po’. La mancanza di feedback da parte della sorellastra la sta infastidendo, unita alla strafottenza e all’arroganza che colei che le ha portato via il padre non può permettere di avere, almeno questo nella testa della piccolina. <Certo che non ti interessa, tu ce l’hai avuto un padre> si limita a rispondere la ragazza, sferzando una ventata di aria gelida con le sue parole, sempre proferite con un tono di voce moderato. Guardando bene nel profondo dei suoi occhi, si può osservare come il suo stato d’animo sia una tempesta di neve che imperversa su di lei insieme ai ricordi del suo passato. Di certo non se lo stava immaginando così l’incontro con la sua sorellastra, ma almeno non è finita a capelli come pensava. Per ora. <Potevi darmelo tu il buon esempio, s o r e l l o n a. Comunque il mio nome è Koharu. Il tuo?> chiede la ragazza, senza staccare neanche per un secondo lo sguardo dalla sua interlocutrice. <Comunque, quando finisci di negare tutto quello che ti sto dicendo, ti inviterei ad ascoltarmi> aggiunge poi. <Ti ho vista come te la tiri all’intervista comunque, non c’è bisogno che mi tratti come un paparazzo, se mai ne avessi qualcuno…> ecco che sta partendo il dissing. La piccola rimane sempre seria, impassibile, questo potrebbe far alterare molto le persone che invece tendono ad essere più impetuose. <Detto questo, nostro padre ha avuto una storia anche con mia madre, anche lei del clan, fuori dal matrimonio…> riprende a raccontare la piccola dai capelli bianchi, senza aggiungere ulteriori dettagli. Prima di finire con il racconto, vuole essere sicura di aver catturato l’attenzione e soprattutto un minimo di fiducia della sua interlocutrice. Per lei è importante. <In seguito allo scandalo, tutto il clan ha deciso che fosse meglio per noi che la tua famiglia si trasferisse. Questo è successo appena dopo la mia nascita.> conclude poi la piccola, cercando di non perdere l’attenzione della sorellastra e soprattutto fornendo dettagli anche per creare un minimo di complicità tra le due, per quanto possano odiarsi a pelle.

22:52 Saigo:
  [Sala comune] Un nuovo sorso di quella bottiglietta viene presa, reintegrando i liquidi. Socchiude appena la bocca lasciando che scorra nel suo corpo e la rinfreschi, in maniera positiva non come quei fastidiosi brividi dati dal sudore <oh povera senza un padre che immensa sfortuna> replica semplicemente tornando a fissarla, mentre riabbassa il mento e chiude la bottiglietta <sai no che il mondo è andata distrutto e la gente ha perso più di un padre vero?> non la comprende, forse proprio perché non li ha persi ma ha deciso di separarsene, proprio per la paura di veder morire anche loro, proprio per il timore di restare sola. Lei che ha deciso di perdere tutto, di rinunciare ad ogni legame pur di non soffrire nuovamente non riesce a capire chi sembra invece lamentare la mancanza degli stessi <beh Kahoru dato che sai abbastanza di me dovresti sapere anche il mio nome oltre che il mio ruolo> una minaccia? Forse. Resta molto velata senza esplicitarla né fare il nome della sua corporazione, che nessuno possa mai appellarsi all’abuso di potere contro di lei, è un dannato angioletto. Si alza a questo punto, dopo aver ascoltato tutta la storia che dovrebbe turbarla in qualche modo ma che ora viene semplicemente eviscerata dalla sua mente analitica, sta escludendo ogni sentimento. Ne sa provare ancora ma non è questo il momento di lasciarsi trascinare, forse più tardi quando sarà a casa da quel gatto ciccione. Si alza in piedi e va semplicemente ad infilarsi il cellulare nella tasca <se ti interessa tanto tuo padre ti faccio recapitare l’indirizzo, ammesso sia ancora vivo ovviamente è parecchio che non lo vedo> lo specifica, ogni legame è stato tagliato persino quelli familiari, uno solo si era salvato ma ormai anche quella porta potrebbe definirla chiusa <se non c’è altro con cui tu voglia annoiarmi> una sorella. Il sangue si può negare? Il laboratorio, tanti sono i dati che deve ancora affrontare, tanti i pensieri e le riflessioni in merito quindi ora è meglio andarsene. Si rimetterebbe quindi in cammino per limitarsi ad attraversare quella stanza, sicuro, leggera ed elegante, si fermerebbe però all’uscio <qui sanno come trovarmi, nel caso sei libera di contattarmi> ma non di annoiarla ancora. Un briciolo quindi di umanità le è rimasta, per quanto la nasconde, per quanto metta il suo cuore dietro ad immense mura non riesce completamente a negarsi a quel semplice pensiero: se sono davvero sorelle forse dovrebbe fare lo sforzo di interessarsi a lei. Se l’altra quindi non le impedisse il passaggio, con gesti o parole lei si limiterebbe ad uscire per poi riprendere la strada di casa sua. Solo un messaggio verrebbe lasciato per Haru, un paio di parole scritte velocemente su una pergamena consegnata a chiunque sappia dove si trova la sua stanza [chk on]

23:07 Koharu:
  [Sala Comune] Le due sembrano così distanti, una opposta all’altra, eppure hanno un unico grande elemento in comune, ovvero la loro non simpatia. <Per sfortuna so bene chi sei e che fai, ma se te lo avessi detto poi non saresti più riuscita ad uscire dalla porta per via del tuo ego smisurato, sorellona…> sospira la ragazza, con il suo solito e gelido filo di vento. <…o forse dovrei chiamarti Saigo?> conclude. Ascolta cosa le viene detto da colei che condivide in parte i suoi geni, per poi interromperla dicendo <Koharu…> per correggerla. Ora che ha rotto la barriera che si era creata nei suoi pensieri, la situazione si è fatta più agevole da gestire e la piccola può tirare fuori con grande nonchalance tutta la sua non simpatia. <Molti hanno perso molto, è vero. Anche io se vogliamo dirla tutta. È per questo che tra le tante cose che ho perso, almeno un padre avrei voluto averlo> risponde stizzita come non mai la giovane e pallida ragazza dai capelli bianchi. Questo discorso la sta facendo alterare come ben poche occasioni nella sua vita, soprattutto lei non sopporta che si minimizzi su un discorso così delicato e che l’ha segnata nel profondo per la sua vita. Ascoltando la non curanza con cui l’altra parla dei genitori e della figura paterna, la rabbia cresce ancora di più dentro di lei, come per dire: chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane. <Senti, non me ne frega un cazzo che fai la vip e sei famosa, io ti sto facendo un discorso serio> sbotta poi la piccola, alzandosi in piedi, arrabbiata seppur sempre leggiadra, quando vede che la sorellastra si sta apprestando ad andarsene dalla stanza. Avrebbe voluto continuare a parlarle, a cercare un contatto, ma la non collaborazione della sorellastra la sconforta, oltre che la fa inalberare. <Contaci, ci rivedremo più presto di quanto pensi> le dice poi dietro, sempre con la sua voce solenne, senza scomporsi. È arrabbiata sì, ma prima di correrle dietro e fermarla preferisce rimanere impassibile, per evitare di mettersi in una situazione di inferiorità. Quando nota che ormai è andata e non c’è più niente da fare, la piccola si siede di nuovo. Si scioglie i capelli. Guarda verso il basso. <Baka…> sussurra. Una lacrima le riga il viso. Adesso può finalmente sfogarsi, in solitudine.

Koharu rivela una scottante verità sul passato di entrambe. Saigo non le crede troppo e la tratta con sufficienza.
In ogni caso alla fine di tutto lascia una piccola traccia, come a non voler del tutto chiudere il discorso.

Sono talmente fastidiose da non poter negare d'essere parenti comunque ahaha