Ricerche for Rasetsu

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Giocata di Corporazione

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14:43 Kan:
  [Laboratorio] Il messaggio di Rasetsu risulta ben chiaro riportandogli alla memoria anche le parole della stessa Saigo e della di lei richiesta ma in tal periodo le novità subentrano uno dopo l'altra. Per giungere li degli Anbu lo han fermato dandogli il messaggio del Mizukage e della convocazione alla magione, non solo, anche la promozione giunta all'improvviso senza un primario avviso è riuscito a spiazzarlo incrementando le di lui responsabilità all'interno del villaggio delle ombre. Cerca di non pensare a nulla di tutto ciò avanzando per i laboratori dell'ospedale del distretto di Kagegakure dando ufficialmente inizio alla sua vita come genetista, accedendo ad aree prima d'ora sconosciute e mai frequentate durante tutto il tirocinio. Il vestiario del Konohano risulta atipico, strano ai più eppure originale nella sua bellezza effimera composto da un paio di blue jeans nel ricoprire gli inferiori arti, più smosso in zona polpaccio e caviglie e sandali shinobistici per finire la parte inferiore. Marrone cintura con fibbia dorata legata alla vita ed una camicia blu di lunghe maniche sul busto, bottoni inseriti nelle apposite fessure ma le ante della stessa risultano separate permettendo la mostra del fisico allenato del diciottenne. Polsini viola e bordi blu concludendo con un camice bianco ospedaliero nel cui taschino sul pettorale sinistro è pinzato il badge con il nominativo Kan Sumi. Albina chioma pettinata ma allo stesso tempo scomposta, lunga non oltre il collo. Portaoggetti legato alla cintola, fianco destro come parte selezionata trovando al suo interno fuda e inchiostri speciali, favoriti dal clan per portare avanti la suprema bellezza dell'arte ereditata al momento della nascita. Occhiali di nero colore, lenti rettangolari, sottili concludono l'outfit, sul viso nel donare un aspetto particolare al genin. Chakra già in circolo nell'essenza del bianco, il passo lo porta nei vari corridoi dei laboratori alla ricerca della stanza adatta. Tanti i pensieri in tal momento della vita del bianco, troppi per poter essere concepiti eppure essi si susseguono uno dopo l'altro senza una vera sosta; gli eventi prendono piede da un giorno all'altro eppure, quel richiamo del Kokketsu gli consente di porre lui domande riguardanti Shizuka e la missione da lui messa in piedi, apprendere di più sulle vere intenzioni. [C On][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

15:03 Rasetsu:
 Deve mettersi a lavoro. Deve portare avanti quelle ricerche che gli hanno chiesto di svolgere, anche se ha posto delle pretese prima che uno dei due risultati giunga al diretto interessato. La fiala che gli ha dato Shinsei, per esempio, sarà la prima ad essere controllata e studiata, ma l'esito che giungerà al biondo sarà un filo tardivo se non riceverà in cambio quel che ha chiesto. Durante il suo avanzare, avendo avuta cura di conservare ambedue gli oggetti in un fuda onde evitare che venissero ulteriormente contaminati, il bianco camice sventola dietro la sua schiena. Il badge che porta con sé, affisso al pettorale mancino tramite il taschino superiore, reca il suo nome e la sua immagine, cosicché siano sempre sicuri che, vedendolo in un determinato luogo, abbia sempre l'autorizzazione. Di sotto, indossa una camicia bianca ben abbottonata col colletto piegato ai lati del collo, con al di sotto un paio di pantaloni neri sorretti da una cintura d'egual cromia in cuoio. La fibbia è argentata, come se fosse un pugno in un occhio assieme alla brillante camicia sulla quale si riflettono i raggi solari - quelli che riescono a passare oltre la coltre di nubi che s'è andata accalcandosi nel cielo pomeridiano. Ai piedi, calza un paio di scarpe laccate di nero. Un largo e pesante giaccone lo copre dalle spalle a ben oltre le ginocchia, d'un rosso bordeaux molto scuro. E' lasciato aperto sul davanti, permettendo dunque d'intravedere gli indumenti sottostanti. Non ha granché con sé se non un paio di tonici coagulanti e di recupero Chakra. Indossa le mani nelle rispettive tasche della giacca, col cellulare infilato invece nella tasca posteriore del pantalone, affinché ce l'abbia sempre dietro e non si dimentichi dove vada lasciandolo di tanto in tanto. Sta aprendo or ora la porta del laboratorio, in modo che possa velocizzare le iniziali procedure e riuscire, in seguito, a lavorare comunque alacremente per non perdere tempo ulteriore. Non a caso, Kan è stato tirato in mezzo - un po' per ricordarglielo, un po' per sfruttare le sue capacità in quest'ambito. Due mani e due occhi in più fanno sempre comodo. [ Chk On ]

15:17 Kan:
  [Laboratorio] L'avanzare procede incessante nei corridoi dei laboratori setacciando zona dopo zona, ricercando tramite l'uso delle dorate la presenza del Kokketsu o il laboratorio in questione in cui sosta l'altro, decisamente una vita diversa quella dell'uomo, così come quella del bianco la cui missione può procedere senza intoppo alcuno. Inspira, espira portando entrambe le mani all'interno delle tasche, stringendo appena le spalle lasciando vagare il pensiero; un ramo al quanto complicato quello da lui scelto, non solo per procedere con l'indagine sull'uomo, bensì anche per apprendere metodologie mediche innovative, diverse, risultare un maggiore aiuto per la Kokketsu durante le missioni, rendersi meno inutile di quanto effettuato fino a tal momento. In tutto ciò, il pensiero vola alla Nara ed al futuro addestramento da intraprendere con ella incrementando le proprie capacità, fortificando il corpo, la resistenza, ampliando il bagaglio i tecniche in suo possesso e migliorando le conoscenze attuali. Tanto da fare, poco tempo per farlo in vista della futura uscita dal villaggio la quale risulta essere sempre più vicina, sempre ed incombente esattamente come la missione all'Ochaya. Umetta le labbra passando in maniera leggera la lingua su esse, ammorbidendole il giusto evitando un fastidioso prurito ma ecco che le iridi inquadrano l'uomo a pochi metri da se intento ad aprire la porta, varcare la soglia del laboratorio inoltrandosi al suo interno. Privo di sorriso, labbra strette, mascella serrata nel continuare la suddetta camminata giungendo a sua volta nei pressi della stanza entrandovi senza chiedere permesso alcuno <Ciao stronzone> esordisce portando alla di lui volta lo sguardo, inquadrandolo da capo a piede, non facendo il minimo complimento per quell'appellativo improvviso, giunto direttamente dal cuore <Io e te dobbiamo parlare di tante, troppe> camminando all'interno della stanza, sostando, infine, vicino ad un bancone <Ma prima, siamo qui per Saigo? Mi ha detto che dovevi far qualcosa per lei, perchè hai coinvolto anche me?> palese la risposta, banale eppure deve sentirla con le proprie orecchie, deve comprendere a che punto del rapporto si trovino entrambi così da poter osare ogni volta di più fortificando il legame nato da relativamente poco tempo grazie ad una conversazione sulla famiglia avvenuta nel quartiere dello spettacolo. [C On][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

15:41 Rasetsu:
 Lascia la porta socchiusa nell'adocchiare il Sumi giungere nelle immediate vicinanze del laboratorio, aspettando di fatto che anche questi possa accedere. Non gli dirà alcunché perché è come se l'avesse convocato di sua sponte, ragion per cui non gli arreca alcun disturbo - si spera. <Sempre molto simpatico, vedo. Salve.> Lo saluta di rimando, tirando fuori dalla tasca il fuda contenente quei materiali di cui ha bisogno per lavorare. Il laboratorio non è molto grande, ma ha comunque tutti i macchinari necessari alla lavorazione, alla progettazione e quant'altro sia quanto più sufficiente a due genetisti. Poggiando il fuda sulla superficie del bancone più libera, vi rivolgerebbe la mancina tramite la quale farebbe fuoriuscire il Chakra necessario al far uscire gli oggetti sigillati al suo interno. Non ne dovrebbe consumare poi molto, poiché è abbastanza lucido da non perdere quei materiali - rispetto a come ha fatto col corpo di Orochi, ovviamente. Sta di fatto che estrarrebbe sia il frontierino metallico che la fiala di ... qualcosa. Non ha ben capito di cosa si tratti ancora, ma Shinsei ha parlato di veleno, quindi conviene sicuramente analizzare il tutto. <Perché ho troppo lavoro da fare e mi serve una mano ad analizzare alcune cose.> Indicando, con un cenno della stessa mano precedentemente usata per estrarli, quegli oggetti appena menzionati per i quali si trova all'interno del laboratorio. <Puoi prendere questo> Indicando il coprifronte con il simbolo di Kiri attorniato da un cerchio. <e analizzarlo. Vedi se trovi sopra qualcosa di strano: capelli, cellule epiteliali, saliva, sangue - qualunque liquido.> Inutile star lì a far la lista di ciò che deve andare a ricercare, dandogli modo di far tutto da solo. Ha le mani e possiede le competenze, tanto gli basta. <Saigo vuole sapere qualcosa in più a proposito di quel coprifronte, ma non vuole che la notizia dilaghi. Quindi, lo sappiamo io e te.> Asserisce, stringendosi nelle spalle, tirandolo in mezzo come se si fidasse davvero del bianco - senza considerare che la memoria potrebbe cancellargliela! Ah no, non n'è più in grado: s'è appena fregato con le sue stesse mani. <Di cosa vuoi parlarmi? So fare due cose contemporaneamente.> L'avvisa, tanto per portarsi avanti con la discussione ch'egli vuole affrontare. D'altronde, non è comunque innaturale per lui far due cose assieme: beveva e si drogava, combinandosi nei peggio modi - così com'è capace d'avere due umori totalmente differenti nello stesso istante. Bipolare del cazzo. [ Chk On ]

15:56 Kan:
  [Laboratorio] Amplia appena il sorriso al di lui dire, d'altronde è vero, i modi per appellarlo risultano esser sempre gli stessi, magari più colorito ma sempre essi restano <Ti sorprenderà sapere che ho la simpatia sotto i piedi in questo periodo> l'informa del proprio umore pur senza risulta diretto, lascia che sia il genetista a comprendere le piccolezze. Sta di fatto che il tono vocale risulta basso, poco propenso allo scherzo, al divertimento od a qualunque tipo di battuta in proposito. Mani permangono in tasca nell'osservare il fare di Rasetsu, il fuda estratto ed in poco tempo da esso compaiono degli oggetti, un copri fronte in metallo ad una fiala; innalza il destro sopracciglio alla visione del frontierino, in particolare sul simbolo recante, descritto ampiamente dalla rossa. Distanza accorcia mentre preleva dei guanti in lattice dal contenitore andando a metterli uno dopo l'altro coprendo l'epidermide delle mani, aderenti e perfettamente funzionali; preleva il copri fronte osservandolo in ogni sua parte <D'accordo> non obietta al compito assegnatogli andando a dirigersi direttamente alla propria postazione dove è collocato un microscopio in primis e tutti gli oggetti del mestiere tra cui lenti di ingrandimento a dir poco grandi, pinze e quant'altro, il tutto illuminato da una lampada al neon per ottenere una dose di luce maggiorata. Prende posto sullo sgabello sedendosi al di sopra, strofina le chiappette magiche posizionando al meglio gli occhiali così da poter avere una visione migliore del tutto <Mi ha parlato Shizuka di questo copri fronte, era presente anche lei> informando l'uomo delle persone coinvolte nella faccenda mentre avvicina la lente d'ingrandimento sull'oggetto in questione <La fiala invece cosa dovrebbe contenere?> incuriosito eppure dona lui le spalle mettendosi immediatamente all'opera setacciando ogni minima parte dell'oggetto partendo direttamente dal metallo, in particolare dall'incisione sul simbolo del villaggio. Occhi a malapena strizzati, fronte corrucciata mettendo a dura prova la vista <Davvero? Questa si che è una novità> ridacchiando da sotto i baffi <Però> lasciando andare la breve ironia in favore di una serietà non da lui, decisamente diverso dal solito <Cosa volete fare a Sango?> partendo in quarta senza fare il nome dei mandamenti ma solamente della vittima, permettendo all'uomo di allineare tutti i puntini da solo, in completa autonomia. Non può resistere dall'informarsi, deve comprendere, apprendere il più possibile e capire come muoversi in quel guaio. [C On][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

16:25 Rasetsu:
 Solleva un sopracciglio innanzi all'affermazione che fuoriesce dalla bocca del bianco, a cui rivolgerebbe anche uno sguardo sorpreso e titubante al tempo stesso. <Ti hanno ucciso il gatto?> Lui, al contrario, se ne esce con una battuta fortemente ironica, anche a giudicare dal tono che usa per dirgliela - tuttavia, la tocca piano come suo solito, privo di tatto come le persone comuni. D'altronde, non s'è mai interessato dell'incolumità altrui - che sia fisica o psicologica - reputandola superflua, a meno che non si trattasse di familiari o gente a cui tiene particolarmente. Si lascia persino scappare una piccola risatina, giusto per condire il tutto. Si premura anch'egli d'agguantare un paio di guanti in lattice che pone attorno alle mani così da coprirle ed evitare contaminazioni di sorta. Agguanta anche una mascherina chirurgica, dal momento che quella che lui sta per analizzare è una sostanza liquida di dubbia provenienza ed efficacia. Raggiunge facilmente un microscopio con tanto di specchietto al di sotto. Su quel piccolo rettangolo, va a farvi scivolare una minima quantità di liquido. Fa in modo che sia ben centrale, chiudendo il tutto con un piccolo vetrino della stessa grandezza del precedente. Sistema il macchinario così da ingrandire e cercare di capire se c'è qualcosa di particolare o meno: se è generato da dei parassiti, dei batteri, se è una sostanza diluita, se proviene da un'innata come quella dei Doku. Ciò che sta ricercando è fondamentalmente una risposta: da dove provenga, cosa l'abbia generato e cosa possa comportare - ma per quest'ultima parte, reputa d'aver bisogno d'una cavia. E non è molto difficile per lui trovarne una, difatti non ha alcuna preoccupazione in merito. <Credo un veleno.> D'altronde, è naturale che non sappia cosa ci sia all'interno, altrimenti non la starebbe analizzando in questo frangente. <Deduco che Shizuka ti abbia parlato abbondantemente del mio piano. E' come tutte quelle persone a cui sveli un segreto, ma dovrai essere consapevole ch'è condiviso anche col suo partner - volente o nolente.> Anche con Dokuhiro, lui funziona più o meno allo stesso modo. Anche la ragazzina sta venendo aggiornata come si deve in merito a quel che c'è da fare. Ma comunque sia non appare adirato quando si pronuncia a quel modo, visto e considerato che n'era comunque consapevole. <Sta zitto e non pronunciare nomi e fatti che potrebbero essere usati contro di me. Innanzitutto, a lei non deve arrivare alcuna voce, altrimenti si rischia che il piano vada a rotoli. Di cosa ti ha parlato Shizuka?> In primis, vuol capire fin dov'è stato aggiornato e cosa gli sia stato detto, giusto per premunirsi, per capire fin dove potersi spingere a sua volta - fin dove gli conviene, ovviamente. [ Chk On ]

16:44 Kan:
  [Laboratorio] Leggero il sorriso mostrato sul viso del Sumi all'altrui battuta, non se la prende, non è in grado di farlo pur riflettendo su quanto avvenuto nelle ultime settimane in cui il mondo è andato a rotoli completamente. Deglutisce <Avrai letto dell'attacco nel distretto di Kiri immagino> comincia con questo, un'informazione oramai pubblica di cui tutti dovrebbero essere a conoscenza <Io ero li quando le chimere sono penetrate nel villaggio, le ho affrontate e ne ho visto la potenza> può dire anche altro ma si tratta di elementi fin troppo personali per poterlo mettere al corrente. Tsuki e Kushini permangono ancora un segreto di cui sono a conoscenza solamente in pochi <Ero insieme a due ninja più potenti di me, abbiamo lanciato e combinato i nostri migliori attacchi per uccidere quella bestia ma i nostri sforzi sono valsi a nulla> inspira ed espira prendendo tempo, effettuando una brevissima pausa <Ho compreso il reale pericolo la fuori> concludendo il verbo dando retta al proprio operato. Destrorsa viene smossa prelevando una pinzetta, ricomincia ad osservare passando in rassegna ogni singolo centimetro del copri fronte, prelevando qualunque cosa vi sia al di sopra, capelli, cellule morte andando a mettere ogni cosa in un contenitore diverso per separarli in vista di possibili analisi. Da un cassetto tira fuori un banale cottonfioc, due per l'esattezza, con il quale tinteggia la superficie dell'oggetto facendo attaccare possibili macchie di sangue con uno e con l'altro della saliva o del sudore supponendo sia stato indossato. Preleva il più possibile mettendo ogni cosa nel giusto ordine, una selezione di indizi da sottoporre al microscopio comprendendo di cosa si tratti <So da dove arriva il copri fronte ma quel veleno? Sempre dall'attacco delle misteriose creature di Kiri?> richiede maggiori informazioni, dopotutto stanno effettuando quella ricerca insieme e se devono collaborare, necessita di ottenere più dettagli possibili. Lascia Rasetsu nelle proprie convinzioni seppur non le cose non stiano propriamente così, Shizuka ha detto ben poco ed in maniera del tutto sconclusionata ed a lui spetta il compito di mettere insieme i pezzi, le molliche di pane da lei lasciate <Non parlerò semplicemente perchè è coinvolta lei> non per l'uomo ovviamente <Mi ha detto che volete recuperare il corpo di Kamichi dalla Shinsengumi ma per farlo necessitate del veleno Doku. So che hai fatto un accordo con la Shinsengumi per mettere nei casini l'Ishiba, farlo vuol dire sfruttare proprio quel veleno> prende un'altra breve pausa <Inoltre so che la stai aiutando ad infiltrarsi in una gang per raggiungere questo scopo> concludendo le proprie nozioni in merito <Sono tante informazioni ma mi mancano i giusti collegamenti per dare loro un senso vero e proprio, qui entri in gioco tu> il tutto viene proferito a voce più bassa possibile in modo da permettere solamente al chunin di udire tali frasi, evitando orecchie indiscrete nei dintorni. [C On][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

14:38 Rasetsu:
 Tentenna delicatamente con la testolina ammantata di cremisi ciuffi, continuando a studiare quel liquido al microscopio. <Ne ho sentito parlare, visto che è a due passi da casa mia.> Neanche tanto, in realtà, dato che lui vive nella zona industriale. Ma, comunque, non s'era detto d'evitare di dire in giro dove si abita? Come al solito, pensa d'essere immortale - o di poter sopravvivere a qualunque sciagura s'abbatta su di sé. <D'altronde, tutti sapevamo che le chimere sono troppo forti ed è per questa ragione che ci troviamo all'interno delle mura, come animali braccati dal predatore più grande e più forte, in attesa di morire di vecchiaia piuttosto che divorati.> ...Diciamo ch'è risulta essere un po' eccessiva come spiegazione, soprattutto se chi ha davanti è già terrorizzato dalla minaccia di quelle enormi bestie. Ma, d'altro canto, cosa ci si poteva aspettare da uno come Rasetsu? Che fosse una persona normale con del buonsenso? Anche meno. Il demone incurva leggermente la schiena in avanti, facendo avvicinare gli occhi al macchinario così da vedere il veleno al microscopio - o presunto veleno, d'altro canto non è detto che sia quello il materiale che sta analizzando. Cerca di farlo reagire con alcuni prodotti, uno alla volta, anche s'è per lui necessario che quella fiala basti. <Ti faresti mica avvelenare? Devo capire che genere di reazioni può scatenare.> Altrimenti, dovrà trovare una cavia abbastanza sufficiente - anche un topolino di campagna potrebbe essere utile al suo scopo. Pensavate che avesse premura anche nei confronti degli animaletti indifesi? Chi, lui? <Non ne ho la più pallida idea, in realtà.> Non ha certo chiesto a Shinsei da dove provenisse quella fiala, poiché non gli interessava. Deve soltanto capire cos'è e, in caso, fornirgli il risultato - ammesso, come anticipato, che quegli gli dia qualcosa in cambio. Tentenna di nuovo con il capo innanzi alle delucidazioni che, indirettamente, vengono richieste dal Sumi a proposito dell'argomento Kamichi e Shinsengumi. <Il mio piano è diverso. Di Shizuka, mi fido perché condividiamo lo stesso sangue e perché le servo tanto quanto lei serve a me. Ma per quale motivo dovrei rivelartelo se lei stessa non pare averti detto tutto?> La domanda gli sorge chiaramente spontanea poiché è evidente che a Kan manchino dei pezzi e che glieli stia chiedendo proprio per riempire gli spazi lasciati vuoti dall'altra. Si stringe nelle spalle, continuando ad osservare quel liquido sul vetrino sottostante. Rimugina, mugugna qualcosa, non pare poi molto soddisfatto. Ingrandisce, diminuisce. E' palese che stia smanettando con l'apparecchio per riuscire ad avere una visione migliore. Deve trovare davvero una cavia per capirne gli effetti. Però... <Uhm. Ora sono serio> E con questo? <mi serve un po' del tuo sangue. Anche qualche goccia sul vetrino.> Cos'ha in mente? [ Chk On ]

15:23 Kan:
  [Laboratorio] Innalza entrambe le sopracciglio nell'udire la prevedibile risposta condita con informazioni inattese, non richieste ma estremamente utili al fine della propria indagine. Apprende l'ubicazione della dimora del Kokketsu senza doversi neanche impegnare un minimo, al contrario, è fornita di sua spontanea iniziativa <Vivi nel distretto di Kiri? Pensavo nel quartiere dei clan a Kusa, insieme agli altri Kokketsu visto il tuo attaccamento alla famiglia> dopotutto è normale per qualcuno con abilità innate permanere con i propri simili seppur il Sumi sia il primo a non far ciò, pur vivendo nel distretto Konohano. Ci sta lavorando con lentezza, prossimo passo è il trasferimento. Viso crucciato nell'udire il verbo dell'uomo privo di tatto, fatalista da ogni singolo lato, realista come non mai e portatore di un pensiero quanto mai comune <Rasetsu> appellandolo per nome, donando lui spalle, crucciando la fronte data la serietà del tono vocale. Privato dell'ironia si appresta a lasciarsi andare un minimo <Cosa saresti disposto a fare per ottenere nuovamente la libertà? Uscire da qui ancora, come in passato, vivere il mondo la fuori, riprendere il comando di una terra che ci appartiene> pone tale quesito mostrando una certa curiosità nella possibile risposta in merito. Possiede i suoi piani, le proprie idee e la ricerca di alleati coinvolge chiunque, persino un pazzo furioso come il chunin. Armeggia con il microscopio mettendovi sotto il cottonfioc con il possibile sangue ritrovato sul copri fronte, zoomandolo al massimo per poterne notare le particolarità mentre con la mancina prende appunti. Osserva i vari dettagli prima di scostarsi per prelevare il possibile pelo ritrovato andando ad immetterlo all'interno di una fiala con un apposito liquido per poi alzarsi dalla postazione recandosi ad un pc nelle vicinanze. La fiala viene inserita in un macchinario dando il via alla scansione, all'esame del DNA per comprendere a chi appartiene. Un brivido gli percorre la schiena all'altrui domanda; di scatto volge lo sguardo alla volta dell'uomo <No> alzando la voce <Trovati un topo da avvelenare. Sono qui per aiutarti, non per farti da cavia> sentenzia alla fine, deciso nel non far entrare in contatto il proprio corpo con quel veleno <Ma tu guarda> borbottando come un vecchietto a cui si manca di rispetto. Gli argomenti cambiano repentinamente andando a toccare il punto focale, la curiosità suprema del bianco nei riguardi della propria ragazza e di ciò che sta facendo con l'altro. Giuste domande vengon poste ed attende nel fornire le risposte; passano i secondi, torna a sedersi <Posso definire Sango una mia amica e Shizuka è al corrente di questo> ammette in maniera franca <Ciò che non riesce a comprendere è che l'amicizia con lei passerà sempre in secondo piano quando Shizuka è in mezzo o coinvolta> spiegando il motivo per cui vuole sapere <Se Shizuka è messa in mezzo a qualcosa in cui c'è anche Sango, sceglierò sempre lei, anche a costo di sacrificare la vita dell'Ishiba> non nasconde quegli intenti, Shizuka risulta ben più importante di chiunque altro al mondo. Tace finendo di dare le dovute spiegazione ma è l'ennesima richiesta a portarlo a voltare nuovamente il viso. Gira lo sgabello ricercando la figura del chunin prelevando una siringa ed avvicinandosi ad esso, indice sinistro punto con la punta dell'ago in profondità lasciando fuoriuscire il sangue il qual vien, poi, lasciato cadere sul vetrino vuoto, un paio di gocce, niente di più <Cos'hai in mente?>. [C On][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

15:52 Rasetsu:
 Si stringe nuovamente nelle spalle innanzi all'altrui affermazione sorpresa, titubante quasi - o che dir si voglia. <Si tratta d'un dojo, d'un quartiere. Il nostro vecchio Arufa gestiva un villaggio intero.> Da qui, la prima differenza sostanziale. <Il nostro dojo era un tempio poco fuori Kusa, ora è già tanto se c'è una magione.> Ammette, mostrando le motivazioni per le quali non si sia riunito al clan ed abbia preferito andarsene altrove. Non gli rivela che, in realtà, è passato dall'abitare nel distretto konohano a quello d'Ame, e soltanto infine in quello kiriano. Ha girato il mondo all'interno di quattro mura. <Oh, Rasetsu> Ripete il proprio nome con l'altrui tonalità. <mi fai rizzare tutti i peli del cul0! NYAHAHAHAH!> Se la ride pur continuando a lavorare, analizzando la fiala ed il suo contenuto, ma comunque in attesa di ricevere quel sangue altrui che dovrà, in seguito, analizzare sulla base della reazione. Tuttavia, l'argomento par tingersi di serietà, motivo per il quale si schiarisce la voce, provando ad assumere una tonalità poco più convincente rispetto alla precedente. <A dirti la verità, sono uscito poche volte dal territorio del Paese dell'Erba. Mi bastava quell'angolo di paradiso con i vizi e gli svaghi nei quali neppur gli Anbu potevano mettere piede.> Si riferisce al Tanzaku Gai che, or come ora, il Quartiere Notturno reincarna ma neanche tanto bene. E' per questo che vorrebbe ristabilire la sua egemonia fatta di Sbrilluccica. <L'unica volta in cui mi sono avventurato oltre i confini kusani è stato per andare ad Oto - e per tornarne traditore. Sono un randagio capace d'organizzarsi ovunque si trova e adeguarmi alle circostanze.> E riemergere, poi, con le proprie forze e le proprie idee, tornando sempre ad avere il coltello dalla parte del manico - volente o nolente. Come volevasi dimostrare, il Sumi rifiuta categoricamente di far da cavia al genetista. <Non imparerai mai niente sulla genetica se ti opponi in questo modo a qualunque mio insegnamento.> Ah, perché era un insegnamento questo? Non era assolutamente un modo per ottenere una cavia gratis, vero? Non si cura poi troppo di quel che il Sumi sta facendo con il coprifronte, preoccupandosi della fiala. <Ti reputavo intelligente> Sancisce, girandosi in sua direzione così da averlo finalmente frontale. <pensavo ci arrivassi da solo. Dieci anni fa, avevo creato una droga e ne avevo il pieno commercio.> Racconta, inedito. Sogghigna, malevolo. <Il veleno Doku è il suo ingrediente principale.> Non ne rivela né come faccia a non renderle tossiche, tanto meno gli ulteriori ingredienti né il modo per formarne delle pasticche che generino euforia. <Sango me ne chiese quando tornammo dal nostro sonno, non riusciva ad abituarsi al futuro che aveva davanti agli occhi né alle opportunità che questo forniva.> Lui, invece, da bravo scarafaggio qual è, s'è adeguato in men che non si dica perché Kusa era già avanti a livello futuristico. <Passarono i mesi, ma il suo compenso non tornava indietro. Doveva procurarmi del veleno. Me ne ha dato, certo, ma non è quello che cercavo. Mi sono dovuto accontentare e> Fa spallucce. <non si chiede al capo della Yakuza di accontentarsi del pagamento. Bisogna dargli ciò che vuole. Ha provato ad offrirmi il suo corpo, ma l'ho già avuto. Cosa me ne sarei dovuto fare ancora?> Gesticola con la mancina, poggiando le natiche contro il bancone dietro le sue spalle. Gli sta raccontando l'incipit per raggiungere il punto focale della questione: il piano. <Non ha soddisfatto alcunché, sancendo poi che io non fossi in grado di nuocerle. Eppure abbiamo combattuto assieme durante l'assalto ad Oto, sa di cosa sono capace: ma è troppo sicura di sé. E' una sicurezza che va smontata, togliendole ciò che ha di più caro: il suo ruolo. Lo sfrutta pensando di farsi beffe di me e di chi le sta attorno ma, esattamente come allora, me ne sbatto il cazzo delle regole e di chi le gestisce.> In pratica, è un suo tornaconto personale. <Fin qui, si tratterebbe esclusivamente d'una mia vendetta, tu dirai. Denunciandola alla Shinsengumi, è emerso che anche questi ultimi sono intolleranti alla sua presenza, quindi perché non sfruttare la situazione? Dovrà interagire con qualche Doku per ovvietà se vuole pagarmi e, dato che ho per le mani i ricordi del suo nuovo toyboy, né lei né lui possono tirarsi indietro. Qualora le facessi trovare delle fiale di veleno come prova che le abbia rubate o che abbia usato la sua autorità per ottenerle, sarebbe incastrata.> Riprende fiato, girandosi però nuovamente per lavorare al veleno, aiutandosi col sangue che gli viene fornito proprio da Kan. <Ed è qui che entra in gioco Shizuka.> Conclude, avvicinando il vetrino al suo dito e aggiungendovi una goccia di quel liquido contenuto nella boccettina, così da valutarne eventuali conseguenze. <Mai fornire il tuo sangue gratuitamente ad un genetista, specialmente se quest'ultimo sa già cosa farsene.> Lo ammonisce, ma ormai è troppo tardi per tirarsi indietro. Qualche goccia di sangue potrebbe essere sufficiente. [ Chk On ]

16:19 Kan:
  [Laboratorio] Le spiegazioni giungono ben prima di quanto potesse immaginare, brevemente comprende il motivo per il quale non soggiorna nel quartiere dei clan bensì nel distretto di Kiri <In sintesi ti fa schifo la semplicità e ti manca il lusso di un tempo, l'egemonia dell'Arufa su un intero villaggio> ha capito anche fin troppo bene le motivazioni, non lo critica, limitando se stesso ad un'alzata veloce di occhi al soffitto. Carpire il vero carattere del Kokketsu sta risultando complicato e semplice nel medesimo tempo. Veloce l'occhiata lanciata, canzonato per il tono sfruttato, preso in giro dall'altro <E' l'unica cosa che ti si può rizzare, vecchietto> il ghigno diviene manifesto sul volto del bianco impregnato di divertimento, capo inclinato sulla destra assumendo la solita faccia da schiaffi di chi vuole essere preso a botte in quel preciso momento eppure non ci vuole molto prima che tale espressione svanisca in favore di qualcosa di ben più importante. Per quanto lo sfotta, non può negare al Kokketsu il suo essere speciale, particolare; egli non si dimostra realmente stupito dimostrando di esser impossesso di un intelletto tale da riuscire ad adattarsi ogni dove ma un particolare ne attira l'attenzione <Gli Anbu non potevano mettere piede? Spiegati meglio> fervente la curiosità emersa dal quesito, interessato, preso da una simile possibilità. E' possibile replicare una simile condizione? Ottenere una libertà tale da oltrepassare la legge arrivando a comandare da se? <Perciò, per te non fa differenza l'attuale condizione con quella di un tempo> arrivando alla conclusione più adeguata a quanto udito. Un peccato, in esso non trova un alleato bensì un'intelligenza passiva degna di nota capace di trovare il proprio posto persino in una galera <D'accordo, allora io ti avveleno e tu mi dici come comportarmi, eh? Cosa ne dici?>. Sbuffa sonoramente ritornando ad armeggiare con il microscopio, questa volta passando alle cellule morte, possibili, ritrovate e sulle quali ricomincia le proprie analisi per poi unirle all'esame del DNA di prossima uscita su quel sangue e confrontando i risultati anche con il sangue eppure in quell'operazione parte il racconto dell'uomo il quale attacca in primis l'intelligenza del Sumi <E' difficile arrivare a simili conclusioni quando non ho la minima idea di come fabbricare una droga, sai?> bisogna essere nel giro per potervi arrivare, non è il suo caso ma inizia ad apprendere qualcosa di più <Come ti procuravi il veleno Doku all'epoca?> forse scontata, forse banale ma necessaria. Cessa di interromperlo ascoltando il racconto, delle richieste di Sango, sulla volontà di lei di ottenere della droga <Suppongo tu non sia più a capo della Yakuza, giusto? Sai chi c'è adesso?> tante le domande, non riesce a fare a meno di porle guidato dalla curiosità primordiale del suo essere. Apre bene le orecchie ora che il piano prende forma, le motivazioni che spingono l'altro ad agire contro Sango ed il reale motivo per cui si sta facendo tutto questo, la Shinsengumi stessa non la sopporta. Inspira, espira, tira su con il naso arrivando da solo alla conclusione <Shizuka deve prendere del veleno Doku per incastrare lei> breve pausa nell'avvicinarsi per dargli il sangue, porgerlo sul vetrino. Pensieroso, assenta la mente qualche singolo attimo per poi tornare a concentrarsi sull'uomo <Siamo partner e colleghi Rasetsu, sei fai qualcosa che non mi piace con il mio sangue ti plano nel culo peggio di un avvoltoio> serioso nel dirlo ritirando il dito, pulendolo <Perciò dimmi, come dovrebbe fare Shizuka a prendere il veleno? Di certo un Doku non te lo darà, neanche in una gang. E' dannatamente rischioso, pericoloso per lei> lasciandosi pervadere dal nervoso <Per non parlare di questa assurdità di piano>. [C On][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

16:54 Rasetsu:
 Come può negare qualcosa di talmente ovvio? <Chiaro che sì.> Era abituato ad essere trattato come un pezzo grosso perché definito come prole dall'Hasukage, perché era lo zio dei suoi figli, perché aveva tutto ciò che desiderava tra le mani - cosa che adesso non può vantarsi d'avere. <Non esserne tanto sicuro.> A proposito di quel che gli si può drizzare, ma lasciando che il discorso vada cessando piuttosto che continuare. C'è ben altro, anche di più importante, di cui dover ancora parlare. Attende una qualunque reazione su quel vetrinetto, dopodiché riprenderebbe semplicemente ad osservarlo tramite il microscopio nell'ipotesi in cui vi siano delle conseguenze nell'altrui sangue. <Poco fuori Kusa, c'era una sorta di quartiere notturno chiamato Tanzaku Gai. Le forze dell'ordine non erano assolutamente ben viste. Circolava d'ogni.> Qualunque cosa! Era letteralmente il suo mondo, il suo paradiso terrestre nel qual metteva piede letteralmente ogni qualvolta ne aveva necessità e non doveva restare nel suo locale. <Mi avvelenavo da solo con alcol e droga, ero succube della mia stessa creazione.> Che, per l'appunto, era generata tramite il veleno Doku. Indirettamente, in effetti, è come se si avvelenasse costantemente da solo. Non c'è niente di nuovo. Sbuffa sonoramente innanzi alla risposta che riceve da parte sua quando ne viene minacciato l'orgoglio, intaccando l'altrui intelligenza. <Sei un genetista, adesso. Ci sono cose che dovresti sapere ed altre che devi ancora imparare.> Ammette, tamburellando però con le dita sul bancone da lavoro, come se fosse impaziente di conoscere i risultati. Non sa quanto quel veleno possa metterci a creare qualcosa, una reazione, qualunque cosa. <Me lo fornivano loro stessi. I miei due maggiori collaboratori erano dei Doku e c'eravamo messi in società.> Aveva letteralmente il materiale a chilometro zero, dal produttore al consumatore. Non doveva spendere un ryo di più. Si trattava di bei tempi, e non a caso s'era arricchito da fare schifo. <Cosa vuoi che ne sappia? Dieci anni fa, la Yakuza era spaccata in due: Orochi Hyuuga s'era elevato come capo al posto di Jinto Oboro che, di contro, non nutriva grandi simpatie nei miei confronti. Ma, uccidendolo, di fatto, il ruolo era il mio. Quindi, avevamo delle persone che seguivano me ed altre che seguivano Orochi.> Rammenta, continuando a tamburellare con le dita come se questo gesto potesse aiutarlo a concentrarsi, così da avere ulteriori risposte alle sue perplessità. <Ma con entrambi fuori dai giochi, chiunque poteva prendere il nostro posto.> Lui era stato seppellito sotto terra per dieci anni e Orochi fu il capo della Yakuza meno longevo di tutta la storia dell'organizzazione. Solleva la mancina, chiudendo le dita per emulare la bocca d'un'anatra e la muove nei di lui riguardi quando lo minaccia, poggiando il mento contro l'altra mano, il cui gomito ne sorregge il tutto. Si volge in sua direzione con lo sguardo, abbassando la bocca d'anatra generata per sfotterlo. <Lei ha accettato senza problemi, quindi non venire a prendertela con me. E smettila di trattarla come una principessa che necessita del principe per essere salvata. TU l'hai definita assurdità, ma lei n'è convinta e vuole riuscirci. Prova a prendere da lei un po' di spina dorsale, altrimenti quando andrò avanti coi miei interessi, vomiterai alla prima seduta.> La teoria della clonazione, eh... non è qualcosa di tutti i giorni. [ Chk On ]

17:23 Kan:
 Banale quanto scontato il Kokketsu il quale dimostra di essere un ex altolocato viziato caduto in disgrazia dopo quei 10 anni passati nel baratro più totale. Evita qualsivoglia commento sulla questione, non provenendo da simili realtà non ha idea di cosa si possa provare eppure, in tale risposta s'avvede di estrema superficialità da parte dell'uomo. Inspira, espira regolare esso si dimostra nel ricevere la risposta alla propria provocazione; umetta le labbra glissando completamente, non desidera continuare su una cosa del genere, troppo inutile, una perdita di tempo totale. Osserva il prelevato al microscopio con minuzia e dovizia continuando la discussione con il rosso le cui spiegazioni divengono via via sempre più interessanti arrivando ad apprendere di un quartiere poco fuori Kusa dove tutto è permesso, chiamato Tanzaku Gai. Pensieroso, per qualche momento si avvolge nel proprio silenzio osservando le provette, i vetrini e tutto quanto ha a disposizione dinanzi a se <Sarebbe, probabilmente, divenuto il mio posto preferito> unico verbo emerso a tal proposito mentre la mente viaggia verso possibilità di ogni tipo, compresa l'Ochaya, probabilmente il nuovo Tanzaku di quel mondo <Eri un'imbecille> sul suo avvelenamento spontaneo <Ti preferisco così, almeno non devo preoccuparmi di ritrovarmi con un naso rosso e una parrucca addosso> ridacchiando al sol pensiero del proprio risveglio in quel letto di ospedale dove lo stesso chunin ha cercato di travestirlo a mo di scherzo. Tira su con il naso avvicinando l'occhio destro alla lente del microscopio, quel pelo viene squadrato in ogni minima parte in maniera al quanto minuziosa, certosina <Appunto, sono qui per imparare e adesso ho imparato una cosa nuova ma toglimi una curiosità> attende qualche momento <Come hai fatto a non rendere le droghe nocive? Stiamo comunque parlando di un veleno. Hai per caso isolato i geni velenosi?> la mente da genetista comincia nel farsi strada, nel pensare come il rosso, rendersi utile sotto ogni fronte. Labbra schiuse, sorpreso, colto alla sprovvista dalla rivelazione inattesa <Ah, certo che hai avuto una fortuna sfacciata all'epoca> sospirando, cessa le proprie operazioni per riposare iridi e mente. La conversazione prende pieghe sempre più interessanti, nuovi dettagli giungono all'udito del bianco, spiegazioni non dette trapelate dalle proprie conoscenze miste alle informazioni dell'uomo <Orochi Hyuga...mi hanno già fatto questo nome in passato> volgendo le dorare sul volto dell'altro <E' la fazione di Orochi che ha preso il comando in Kagegakure, adesso ne ho la certezza e so anche in che guai mi sono andato a cacciare> breve pausa <Porca di una puttana> diretto, privo di peli sulla lingua. L'Ochaya è la Yakuza e lui ci lavora, lavora con i mafiosi. Deglutisce digrignando i denti, il dire di Rasetsu è una coltellata all'animo, alla mente, all'intelligenza del giovane eppure in tali frasi si nasconde una verità <Tu non puoi capire, non è una questione di spina dorsale> sentenzia mettendo le distanze dopo aver donato il proprio sangue. Rivolge se stesso allo sgabello sul quale torna a sedersi, schiena ricurva <Comunque non ho intenzione di interferire. Se lei è convinta tanto mi basta, solo aspettate che Sango partorisca prima di fare qualunque cosa> incurante di informarlo della gravidanza dell'Ishiba. [C On][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

18:14 Rasetsu:
 Continua a controllare, tenendo sott'osservazione il sangue altrui macchiato da qualche goccia del veleno in fiala che Shinsei gli ha gentilmente chiesto di analizzare. Annota eventualmente tutti i dettagli provenienti da quell'osservazione, ammesso ve ne siano di effettivi. <Eri troppo piccolo per visitarlo all'epoca, eh?> Si parla di dieci anni prima e Kan non sembra essere abbastanza adulto, tanto meno dagli atteggiamenti che ha nei confronti del demone. <Guarda che devi preoccupartene eccome. Quella volta non ero mica ubriaco!> Quindi, sta semplicemente ammettendo che farebbe una cosa del genere anche da sobrio e che non c'è correlazione con l'essere sbronzo. Invero, aveva preso qualche pasticca, ma questo non lo dirà al Sumi. Ne va della sua rispettabile posizione. <Se ti togliessi tutte le curiosità che ti vengono in testa soltanto perché lavoriamo assieme, che genere di genetista diventerai?> Gli domanda di rimando, senza rispondere di fatto al quesito che gli ha rivolto. Sarebbe illogico rivelargli tutto ciò che lui stesso ha scoperto col tempo e con fatica. Reputa che un genetista debba imparare dai propri errori e non scoprire le risposte attraverso chi c'è già passato. Inoltre, il rosso non è qualcuno dedito all'insegnamento. <Interessante> A proposito di Orochi, poggiando le natiche contro il bancone, in attesa che possa scovare qualcos'altro in quel sangue che ha analizzato sino a questo momento. <quindi, qualcuno della vecchia guardia è ancora vivo e vegeto.> Anche se non si tratta più di Orochi stesso, i suoi collaboratori sono una costante spina nel fianco. Sospira, passandosi una mano tra i ciuffi sulla fronte, così da spostarli ed evitare che gli ricadano eccessivamente innanzi agli occhi, nonostante siano protetti da un paio di occhiali. <Hai ragione. Separarla dalla bambina appena nata è così spregevole! Nyahahahah!> La pondera come ipotetica soluzione ad uno degli innumerevoli problemi che quel piano potrebbe comportare, ma che, in ogni caso, deve dapprima essere elaborato al cento percento e, dopodiché, messo in pratica con la sua solita dovizia di particolari. Peccato che di strategia non ne comprenda poi molto. <Direi che per oggi abbiamo dato, comunque.> Reputa di non aver assolutamente nient'altro da aggiungere, tanto meno ha esperimenti da testare su quel sangue e su quel veleno. Deve prima catalogare le informazioni che ha ricevuto oggi, dopodiché potrà proseguire o decidere di fermarsi. [ Chk On ]

18:32 Kan:
 Alzata di spalle in maniera veloce annuendo a quel primo quesito <Quando è scoppiato il casino avevo 8 anni, perciò si e poi, come hai notato, non ero minimamente a conoscenza di un posto del genere...purtroppo, avrei perso la verginità prima dei quattordici> sbuffa sonoramente, unico dispiacere di non esser a conoscenza di tali prelibatezze del mondo eppure, un brivido percorre la di lui schiena percependo una viscida sensazione farsi strada. Trattiene il fiato <Ti giuro che se ci riprovi, ti sputtano in una maniera tale che dovrai pregare in ginocchio per non diventare uno zimbello nel villaggio> borbottando, imprecando parole incomprensibili, probabilmente rivolte a qualche Kami nei dintorni o in alto. Non ritenendosi chissà quale credente, non seguendo alcun tipo di religione, si ritrova ad essere favorevole a simili termini <Il genere di genetista utile alla causa o preferisci vedermi fare casini mentre lavoro alle tue cose?> sottolineando il tue, a simboleggiare come sia li effettivamente come apprendista del rosso, non in autonomia. La propria ignoranza per quanto riguarda la materia è ben nota, non può in alcun modo conoscere simili particolare ed i danni sono all'ordine del giorno. Ciò non toglie che possa lavorare per conto ma, per adesso, la priorità è divenire fondamentale per l'altro, essere indispensabile alle proprie ricerche, insostituibile instaurando un legame degno di tale nome arrivando a scoprire ogni suo singolo segreto. L'ammissione sulla Yakuza coglie l'altrui interesse, esattamente come quello da parte dell'albino le cui dorate vengon concentrate nella controparte <E' probabile anche se non so chi effettivamente seguiva Orochi all'epoca o son soltanto discendenti> non vengono fatti nomi di persone o luoghi, coinvolgerlo vuol dire avere un nuovo problema sulla strada. L'Ochaya è suo, di nessun altro, con il tempo quel posto sarebbe divenuto di sua proprietà una volta aiutato Mattyse nella liberazione della bambina. Inarca il destro sopracciglio nell'apprendere una nuova notizia <Bambina? Non sapevo fosse femmina e non sapevo tu lo sapessi. Le voci girano a quanto pare> ennesima pausa fatta <Neanche troppo, Sango non ha l'istinto materno, le faresti un favore, credo> rimembrando le conversazioni passate, sulla figlia già in possesso di lei ma ampiamente trascurata. L'Ishiba stessa ha affermato di non essere in grado di fare da madre a qualcuno, troppo distorta, troppo complicata, poco incline nel dare amore a qualcuno. Cessa di eseguire i lavori, distende le braccia, le gambe, stira l'intero corpo <Direi, bisogna vedere i risultati. Appena li avrò ti farò sapere tutto> non dimenticandosi dell'esame del Dna in corso sul computer li di fianco, praticamente finito, pronto per essere scoperto, analizzato <Metto in ordine e vado, se vuoi cenare insieme, puoi seguirmi> detto ciò si premura di sistemare il bancone mettendo via ogni singolo oggetto o ritrovamento per poi avviarsi al di fuori del laboratorio con o senza il Kokketsu. [END]

Kan e Rasetsu analizzano il copri fronte particolare di Kiri e la fiala di possibile veleno. In tutto ciò parlano e discutono, in particolare dei suoi piani riguardanti Shizuka e Sango e di come abbia coinvolto la piccola tatuatrice.

Credo che la free sia da portare all'attenzione di Tenjiro