La notte incalza. Il manto nero trapunto di stelle scivola lentamente su Kiri, mentre luci artificiali si accendono come testimonianza della vita ancora pulsante tra quelle via. I recenti avvenimenti l'hanno scossa notevolmente... eppure ancora resiste. Come una zattera vincolata ad una grossa ancora, ma sbattuta qua e la dal vento e dalle maree. Quanto durerà prima che la catena si spezzi? Ad ogni modo, non siamo qui per domandarci ciò questa sera. Il sipario si apre su una non più tanto giovane Furaya(?), che si reca al cospetto del Mizukage dopo la sua convocazione ufficiale. La donna si palesa alle porte di un palazzo visibilmente sfarzoso e in netto contrasto con quella che è la condizione generale del resto del villaggio. Da sola, la Magione conta probabilmente più luci e decorazioni di tutto il resto del distretto... ma questa non è una novità. Tutti sanno quanto Ashura sia vanaglorioso e pieno di se. Le guardie, agghindate di tutto punto, fermano la ninja sull'ingresso per verificarne intenti ed identità, ed è proprio mentre lo sguardo di una delle due si posa su quella lettera per verificarne l'autenticità, che l'altra schiude le labbra e impartisce il primo ordine. <Consegni armi ed equipaggiamento.> Precauzioni quasi giustificabili, visti i tempi che corrono. <Tutto le sarà riconsegnato al termine del suo incontro con il Mizukage.> e poi [STOMP!] Un colpo di alabarda contro il pavimento. <Una volta dentro, dovrà proseguire lungo il corridoio, fino alle scale in fondo. Al primo piano troverà un'altra guardi a sostare nei pressi dell'ufficio del Mizukage. Non potrà sbagliare.> Nonostante le procedure rigide, le guardie non sembrano ostili. Semplicemente l'accesso a quel palazzo sembra essere severamente controllato. Furaya sarà libera di scegliere se accettare di consegnare la propria strumentazione, o se iniziare un diverbio con le guardie che potrebbe non portare da nessuna parte. Qualora decida di non fare storie, sarà libera di addentrarsi nella Magione e avviarsi verso l'ufficio del Mizukage. Un lungo corridoio l'attente. I tatami sul pavimento sono di pregiata fattura ed il colonnato lungo che fiancheggia il suddetto corridoio, lascia spazio agli accessi dei singoli uffici amministrativi, che risiedono al piano terra. Gli uffici sono quasi tutti vuoti, visto l'orario, tanto che il piano terra sembra quasi deserto. La sfarzosa scalinata la porterà al piano superiore, dove una guardia blocca l'accesso all'ufficio di colui che l'ha direttamente convocata. Qui, mostrando il proprio lasciapassare, potrà superare la soglia e palesare la sua presenza al diretto interessato.
Ovviamente l'ingresso nell'ufficio le vien garantito senza troppi giri di parole. La guardia sulla porta sembra essere più di decorazione che il resto, sicchè la tracotanza del Mizukage lo porta a peccare superbia e pensare di non aver bisogno di protezione ulteriore, dal momento che lui è nella stanza. Furaya supera la soglia senza difficoltà, tuffandosi in un mondo infinitamente sfarzoso e luminoso. Le tonalità dorate dei suppellettili risaltano per via della luce dei focolai. Drappi e tendaggi sventolano qua e la, mentre sul fondo di questa immensa stanza v'è una gigantesca vetrata che occupa tutto il muro. Questa si affaccia su una Kiri buia e poco luminosa, mentre in lontananza si erge la grande torre del governo. Qui, tra i drappeggi e le statue in ottone, una gigantesca scrivania è anteceduta da una grossa sedia di legno intagliato vuota. Il Mizukage, invero, sosta proprio in prossimità della vetrata, donando il proprio sguardo al villaggio sotto di se e le spalle alla sua ospite. Indossa una lunga veste grigio argentato, con qualche decorazione dorata sparsa qua e la. Segue in maniera aderente la sua figura molto slanciata e curata, donandogli quel tocco nobiliare ed elegante che tanto lui ricerca e adora. Il lunghissimo crine dorato casca quasi fino al fondoschiena, curato come non mai. E proprio lì dove la chioma si arresta, le sue mani si incontrano in una presa solidale ad altezza della fascia lombare. La voce di Furaya riecheggia nella stanza, e seppur in un primo momento non provochi sussulto o evidente reazione nel suo interlocutore, non è passata inascoltata. <...> Attimi di silenzio brevissimi, che sembrano durare più del dovuto seppur non sia così. Non ci vuol molto, infatti, prima che il Mizukage schiuda le labbra e risponda agli ossequi. <Il piacere è tutto mio, Furaya Nara.> L'altra non può aspettarsi che il suo nome sia passato in sordina per tutto questo tempo. La sabbia nella clessidra scorre per tutti, ma non tutti sono disposti o portati a dimenticare. Il Mizukage, nello specifico, sembra avere un'ottima memoria. Finalmente si volta, mostrandosi in tutta la sua cura e la sua bellezza. Si tratta di un uomo relativamente giovane, su cui il tempo non sembra aver attecchito con la giusta intensità. Non una ruga. Non un'imperfezione. Quel viso, marchiato da un vistoso sole dorato sulla fronte, è solo l'apice di un individuo che mostra eleganza e virtù anche solo respirando. Anche solo esistendo. Muove qualche passo verso di lei, lasciandosi la finestra alle spalle e superando la scrivania. Resta, quindi, al centro della stanza a circa cinque metri di distanza dall'interlocutrice. <Mi diverte pensare che negli ultimi giorni ho trascorso il mio tempo ascoltando gente e imparando i loro nomi... mentre adesso sono io quello a dovermi presentare.> Ridacchia in maniera sommessa, apparentemente divertito dalla situazione. <Asura Yoton.> La mano destra vola ad altezza del cuore, mentre il busto si china in avanti in segno di riverenza. <Decimo Mizukage di Kirigakure.> Ed ora che le formalità di partenza sono state snocciolate, è il momento di passare ai fatti concreti. <Immagino che saprà perchè l'ho fatta convocare.> Preambola, raccogliendo daccapo le mani dietro la schiena e scrutando la donna con i propri occhi ambrati. <La sua presenza al Cancello della Nebbia è stata indispensabile per ridurre al minimo i danni al distretto. Il villaggio le è riconoscente.> Sembra quasi affabile, ma trasuda una pomposità quasi fastidiosa. L'ostentazione dello sfarzo e dell'eleganza diventano ingestibili e per la maggior parte delle persone, persino mandare avanti quella farsa diventa insostenibile. Furaya sarà in grado di stare al gioco, o si lascerà andare fino ad abbassare il livello della conversazione ad un grado più... umano?
Lo sguardo ambrato del Mizukage resta sulla donna, affilandosi appena quando l'altra inizia a parlare. <Pare di si. Abbiamo più cose in comune di quanto si voglia ammettere...> ma non indugerà troppo sulla questione. La ragazza tenta di stemperare la pomposità della situazione e la conversazione procedere. La sua lungimiranza la porta ad esternare una considerazione ben precisa, che di conseguenza costringe il Mizukage a far spallucce e allargare le mani verso l'esterno. <Touchè.> Apparentemente colpevole, evita di fare troppi giri di parole. Le mani tornano a cascare verso il basso, correndo lungo quel fisico asciutto ben definito. <Ammetto che la convocazione possa esser sembrata un po' eccessiva, per esser esclusivamente finalizzata a dei ringraziamenti ufficiali.> Eppure ella non sa quante persone sono effettivamente passate per quella stanza negli ultimi dieci giorni. Ashura ha riservato un discorso speciale per ognuno di loro. <Una lettera e dei fiori sarebbero bastati in quel caso, si?> Ridacchia, seppur non vi sia nulla di rassicurante in quel sorriso. <La verità è che, appunto, avevo bisogno di un confronto diretto con te.> Il registro cambia e le formalità decadono abbastanza in fretta. Laddove smancerie e reverenze lasciano il posto a discorsi come quelli delle Chimere, anche il Mizukage si fa serio e pensoso. A tratti quasi meno galante di quanto fosse in partenza. Certo, nulla di percepibile... diluire appena il mare, non cambia il fatto che sia salato. No? <Per dieci anni abbiamo tenuto a bada quelle creature. Ne abbiamo studiato le abitudini... i movimenti.> Preambola, cercando di spiegare all'altra quelle che sono le sue particolari perplessità a riguardo. <E -mai- prima d'ora si sono scagliate con una forza tale contro le nostre mura. Men che mai nelle ore diurne.> Le chimere preferiscono attaccare di notte, quando la guardia è più bassa e il favore delle ombre offre supporto all'assalto. <La gente parla di te, Furaya. Di come ti sei accanita sulla chimera capobranco...> quindi lei era al centro della situazione. Uno degli epicentri dell'azione. <Quindi, tanto per cominciare... mi chiedevo se tu avessi qualcosa da riferirmi.> Lo sguardo di lui, ambrato e persuasivo, cerca il contatto visivo con lei. Penetrante, cerca di invogliarla a parlare con un magnetismo che non è figlio di alcun Jutsu, bensì del savoir faire e del suo modo di atteggiarsi. <Dettagli che, magari, non mi sono noti...> Gonfia il petto, orgoglioso. <Sfaccettature che l'occhio di questa Magione non ha... colto.> Riferito a cosa? Difficile a dirsi. Potrebbe star facendo riferimento alla giornata dello scontro in se... oppure ad eventuali strani avvenimenti che hanno coinvolto i distretti di Kiri nell'ultimo periodo. Esattamente come per gli altri che son passati da quella stanza prima di lei, il Mizukage sta tastando con mano quanto l'altra sia addentro ai misteri non svelati degli ultimi tempi. <Le chimere sono un problema, invero.> Ammette, continuando il discorso di lei, con la fierezza tipica di un Re. Di un capitano. <E temo che la loro forza sia direttamente proporzionale alla capacità di una di loro di ergersi a capobranco e guidare le altre bestie.> Incalza l'altra, su questo fronte, forse per farle percepire complicità e farla sentire a proprio agio, così che si confessi con lui. <Hai visto anche tu la creatura che ha sfondato il Cancello. Non mi vien difficile immaginare che questo evento possa ripetersi daccapo nell'immediato futuro. L'abbiamo scacciata...> la chimera leader. <... ma non l'abbiamo uccisa.> E' ancora in circolazione... e potrebbe star riorganizzando un assalto.
Il discorso inizia a toccare lidi estremamente interessanti ed oltremodo scomodi, per un Kage. Lo sguardo di Ashura si solleva e si posa sull'uscio della porta, ove sosta la guardia kiriana. <Asuma, lasciaci soli.> Un ordine, imperioso, a cui segue la chiusura della porta e l'allontanamento della guardia. <Certi argomenti andrebbero trattati con più tatto e... discrezione, Decimo Hokage.> La rimprovera, seppur il fatto che abbia chiuso la porta è sintomatico che egli voglia continuare quel discorso. Solo... in maniera più privata. <Vieni accomodati.> Le offre una delle due poltrone che si stanziano innanzi alla scrivania. Sulla gemella prende posto lui in primis, accavallando le gambe e incrociando le mani ad altezza dell'addome. <Sono tanti i pensieri che passano per la mia testa, e seppur l'esistenza di un nuovo marionettista sia uno di questi, non è mai stato avvalorato abbastanza.> Lo reputa improbabile, ed il perchè è presto detto. <Non so quanto sia possibile controllarle. O quanto meno... se ci fosse un nuovo dio in circolazione, penso che non avrebbe esitato a far valere il proprio diritto.> A render nota la sua esistenza. <No... io credo che sia altro a muovere quelle bestie. Qualora le sta attirando dentro le mie mura, e non riesco a capire cosa sia.> Tuttavia non si sbottonerà troppo a riguardo. La donna fornisce i dettagli sul combattimento e sul modo in cui ha approcciato la belva, ma non si sbottona su nient'altro. Che non sappia nulla degli avvenimenti di Kiri, oppure stia cercando di celarglieli, è chiaro che quell'argomento sia una pista cieca per lui. <Ma le mie angosce non sono il fulcro della nostra discussione, oggi.> Taglia netto sulla questione. Considerando che determinate informazioni le ha già acquisite e che ha sguinzagliato Shinsei sulle tracce di questi Mukenin, forse l'alleanza con Furaya può essere sfruttata per altro e in maniera più efficace. <Difficile parlare di -punto debole- con creature come quelle. Ognuna differisce dall'altra per natura e capacità. Non si è mai presentata una chimera di quelle proporzioni e con quelle abilità alla nostra porta... e non posso escludere che un domani si presenti qualcosa di ancora peggiore.> Si stringe nelle spalle, dondolando con il piede come se si tratti di un'amabile chiacchierata tra compagni. <Quello che posso dirti è che quando si combatte con quelle bestie è necessario avere un ottimo occhio critico, degli ottimi riflessi e tempi di reazione minimi.> Per scovare il punto debole della bestia e colpirlo, prima che sia lei a colpire te. Lo sguardo del Mizukage si assottiglia quando l'altra espone il suo piano finale. Un sorriso machiavellico si apre sul suo volto, prima che parole controverse sbuchino da quelle labbra. <Il Governo non vorrebbe che io appoggiassi questo tipo di attività. Lo sai questo, vero?> Lo mette in chiaro, ma sembra essere divertito dalla faccenda. <Tuttavia... potrei accidentalmente dimenticare parte di questa discussione... e ignorare il fatto che un gruppo di ninja faccia vai e vieni dai miei cancelli in orari inconsueti e con intenti inconsueti.> Insomma, gli sta offrendo la possibilità di uscire ed entrare dal villaggio della Nebbia senza far rapporto al Consiglio delle attività di Furaya. La vera domanda è... perchè? <Finalmente veniamo al punto per cui sei stata convocata qui, Furaya. Fortunatamente i nostri intenti convergono... e le cose si fanno meno complicate di quanto pensassi.> Lo sguardo compiaciuto ed il sorriso complice del Mizukage potrebbero essere persino inquietanti per qualcuno. Sembra avere perfettamente la situazione sotto controllo... stessa sensazione che può trasmetterti un campione mondiale di scacchi, mentre gioca la propria partita. <Ho bisogno che ti occupi di quella bestia...> lo scimmione roccioso. <... prima che sia in grado di riorganizzarsi. Lo farei da solo, ma non posso dislocare forze fuori dalle mura.> Gli servono per proteggere la popolazione. <Inoltre il Consiglio non approverebbe una mia missione fuori dalle mura, per quanto questa serva per prevenire nuovi attacchi.> La indica con le mani. <Qui entrate in gioco tu e la tua compagnia.> Sorride, sornione. <Aiutami e sarò dalla tua parte, Furaya. Un alleato silente, certo, ma...> Potente. Influente. Lascia morire il discorso, prima di riprendere parola per le ultime raccomandazioni. <Ah... mi sembra scontato ribadire che ciò che è venuto fuori in questa stanza, non dovrà mai essere divulgato ad alcuno.> La guarda, severo e imperioso. <Neanche alla tua squadra.> Troppo rischioso. <Inoltre, qualsiasi cosa troviate fuori dalle mura, dovrà essere di nostro esclusivo dominio e mai dovrà giungere all'orecchio della Shinsengumi o del Consiglio stesso. Siamo intesi?> Strana come richiesta... ma il Mizukage è un campione di stranezze. Quel suo fare altezzoso e viscido lo renderebbe poco affidabile per chiunque. Eppure è lì... siede sul trono di un Kage e difende la città. Avrà sicuramente un piano per tenere al sicuro Kiri... e Furaya sembra esserne parte integrante.
La trattazione di Furaya sulle bestie e sulla possibilità che siano ammaestrabili non sembra convincere Ashura in toto. Mugugna un paio di volte, senza spiccicare parola, salvo nel momento in cui vengon tirati in ballo i Bijuu. <Non accosterei con tanta leggerezza i Bijuu con queste creature.> Non sembra d'accordo con le affermazioni mosse dall'altra. <Il fatto che quei demoni si siano rammolliti e abbiano deciso di stringere legami con i loro portatori, non fa di loro dei pericoli meno importanti. Non abbiamo il controllo su di loro, ne tanto meno sui JinchÅ«riki. Ergo... non è una nostra vittoria. Non la decanterei come tale.> Ashura sembra essere un tipo scettico anche sulle cose più conclamate ed acclarate. Eppure, per quanto riguarda quella pseudo collaborazione non chiude le proprie porte. Anzi, è il primo a spalancarle ed offrire possibilità. Possibilità vantaggiose per il villaggio della nebbia, s'intende... sicchè delle intenzioni di Furaya non gli interessa più di tanto. <Fai quello che devi con la tua squadra, Furaya.> Potrebbe sembrare come un commento positivo, o sportivo... in realtà è solo pieno di tanta noncuranza. Al limite del menefreghismo. <Una volta attraversato quel cancello, non sarete più sotto la mia giurisdizione...> o quella di qualsiasi altro kage all'interno delle mura. <Di conseguenza, tutto ciò che accadrà alla tua squadra sarà unicamente una tua responsabilità. Non mi riterrò coinvolto, qualora qualcuno...> o tutti loro <... dovesse perdere la vita durante l'esecuzione della missione.> Sicchè l'unica cosa che conta è il risultato della stessa. <E' una missione che non porta ne gloria, ne onore. Guadagna un successo e lo farai per il bene di tutti. Fallisci e sarà un altro soffio di vento nell'immensità dell'aria.> Patti chiari e amicizia lunga. Non ci saranno trombe vittoriose o fanfare, qualora dovesse riuscire ad abbattere la bestia. Quella segretezza che caratterizza il loro rapporto, resterà tale ora e per sempre. Intanto, per quanto concerne il mantenersi in contatto, Ashura sembra essersi già preparato in via preventiva. <All'uscita dalla magione ti incontrerai con Asuma.> l'Anbu che sostava precedentemente vicino alla porta dell'ufficio. <Ti darà il proprio contatto. Non mi scriverai e cercherai mai privatamente, e invece ti interfaccerai con lui. A meno che non sia io a convocarti qui, non bazzicare troppo vicino alla magione. Anzi...> stanne più lontana possibile. Le sue palpebre si assottigliano notevolmente quando invece il discorso vira sulla questione della popolazione e dei suoi bisogni. L'espressione del Mizukage si inasprisce in un battito di ciglia e il commento che ne viene è vistosamente macchiato di saccenza e acidità. <Non siamo qui per parlare di come gestisco il mio villaggio, Furaya. Astieniti dal commentare cose che non ti riguardano e resta nell'ambito della mansione che ti spetta.> Uccidere le bestie. <La gestione economica e sociale di questo villaggio non ti riguarda, sicchè solo io posso sapere come va trattata e gestita questa gente. Chiaro?> Domanda retorica. La risposta non può che essere un si, per il bene di questa discussione. <Se avessero voluto o potuto ribellarsi, lo avrebbero già fatto.> E invece non è così. Il Regno di Ashura va avanti ormai da tanto tempo e le meccaniche al suo interno sono sconosciute ai più. <Quindi... concentriamoci sulla missione, si?> Un invito neanche troppo cortese a farsi gli affari propri. Ecco cos'è!
La discussione sembra volgere al termine. Furaya, consapevole di avere su di se lo sguardo affilato di un uomo poco abituato all'accondiscendenza e alla comprensione, decide di mordersi la lingua per un bene superiore. Il silenzio che ne deriva potrebbe mettere in soggezione la maggior parte delle persone, ma non il Mizukage. Lui, invece, sembra esserne alquanto soddisfatto. Come potrebbe essere altrimenti? Uno come lui è abituato a star sempre uno o due gradini sopra gli altri. Chi pensa di esser legittimato a regnare per concessione divina, è difficile che si abbassi alla pari dei comuni mortali. Ad ogni modo, la conversazione vede giungere le ultime battute da ambedue le parti. <Il tempo ci dirà, si.> Ammette, liquidando definitivamente l'argomento. Non avrà null'altro da dire, se non le ultime raccomandazioni per abbandonare la sala. <Asuma ti sta già aspettando ai cancelli della magione. Cerca di non dare troppo nell'occhio, per cortesia. Non vogliamo che questo accordo salti prima ancora di partire...> Machiavellico, non manca di riprenderla un'ultima volta per la faccenda dell'intromissione nelle questioni di politica locale. Non si ripeterà una seconda volta... <Lo spero bene.> Spocchioso e altezzoso. Non finge neanche di essere comprensivo ed accomodante. Quelle sono cose che fa quando vuole comprarsi la simpatia di qualcuno... di certo non quando questo qualcuno ha già dimostrato di aver bisogno di lui ed il patto è già stato sugellato. La maschera del perbenismo può anche decadere e lasciare il posto alla concretezza di un despota saccente e imperioso. <No, non c'è altro per ora.> Conferma, lasciando che possa alzarsi e dirigersi verso la porta. Lui, di rimando, non abbandonerà la sua poltroncina. Anzi, si limiterà a girarsi di lato per dare il fronte alla porta di ingresso. Furaya sfilerà sotto i suoi occhi ambrati, fino a quando non abbandonerà l'ufficio e si chiuderà la porta alle spalle. Una volta solo, Ashura tornerà alla propria postazione iniziale, rimirando il villaggio dalla propria ampia vetrata e rimuginando sul da farsi. Ormai i meccanismi sono stati messi in moto. Le varie pedine sono state mosse... ed è il momento di scoprire se ciò porterà dei risultati. E mentre lo sguardo del Mizukage si eclissa sulla città, anche il sipario cala... lasciando alla notte il compito di custodire i segreti di questo palcoscenico.[The End]