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con Saigo, Kan

20:55 Saigo:
 Per fortuna, o sfortuna, di Kan nonostante l’ora tarda oggi si è trattenuta in shinsengumi a finire giusto quelle due o tre pratiche che aveva diligentemente lasciato accumulare sulla scrivania, pre4didligendo gli allenamenti ma soprattutto il lavoro pratico, seguire i superiori, osservarli ed ascoltarli è meglio che compilare scartoffie. Ecco perché quando le ha scritto la ragazza ha subito letto il messaggio ed il volto si è raramente rabbuiato. La prima cosa che ha fatto in quel momento è stato comporre il mezzo sigillo della capra mentre con un profondo inspira ed espira per mantenere la calma ha cercato di radunare, e successivamente far convergere le sue forze mentali e fisiche. Due sfere che dapprima ha creato una all’altezza della mente ed una nel basso ventre per poi andare a controllarne il movimento e la velocità di rotazione così da farle avvicinare e poi amalgamare all’altezza della bocca dello stomaco riuscendo, si spera, a richiamare il chakra. Solo dopo ha preso i suoi averi e senza cambiarsi è uscita, borbottando qualcosa su quanto dovrebbe usare più la frusta della carota. Un veloce skip ci porta a portarla osservare ora mentre con una falcata decisa attraversa l’ingresso dell’ospedale. Un paio di pantaloni neri dal taglio classico, la tipica piegatura al centro che attraversa elegantemente tutta la lunghezza delle sue gambe, anfibi laccati in bianco a proteggere i suoi piedi e darle forse un tono lievemente più informale. Sul busto una giacca, anzi LA giacca, la tipica divisa della shinsengumi, sul braccio destro invece la sua fascia verde indicante il grado, sul petto la spilla con il simbolo della shinsengumi ed in una tasca interna il distintivo. La giacca è chiusa solo da un bottone all’altezza del processo xifoideo, singola chisura che quindi permette la visione, seppur parziale, di quella bralette in pizzo nero usata come reggiseno. I pantaloni a vita alta nascondono poi gran parte della pancia. Una scollatura che di conseguenza lascia visibile la sua carnagione estremamente candida, non risulta però essere volgare vista l’assenza di un seno troppo abbondante. I capelli rosati sono tenuti fermi in una coda di cavallo alta, le penzola tra le scapole. Entrata si dirige furiosa al bancone, gli occhi rossi sembrano essere fatti di pura lava al momento <Kan Sumi. Ora> non è una richiesta, non è nemmeno arrogante è un agente scelto che sta chiaramente chiedendo un medico in veste ufficiale, non uno qualsiasi poi. Attende una qualsiasi risposta, un cenno, l’apparizione di Kan stesso per quel che la riguarda. L’ha richiamata lì? Ebbene. Si è presentata mo però sono affari suoi [chk on]

21:04 Kan:
 Lo scontro con Tsuki è terminato con la propria fuga, diretto all'ospedale di Kusa, loco sicuro in cui poter riposare dalle ferite subite eppure non ha dimenticato di avvisare l'Otsutsuki, presentarsi li il prima possibile. I recenti avvenimenti non possono più attendere, necessita di muoversi, di informarla, trovare un piano d'azione per mettere fine a quella storia dando inizio alla propria vendetta. Ella, oltre alla Kokketsu, è l'unica alleata per quanto riguarda la morte di Kushina, nessun altro n'è informato. L'outfit odierno del Sumi risulta profondamente cambiato, un modo radicale per decretare il nuovo modo di vestire, totalmente opposto al precedente, diverso nei colori, nei tessuti e nelle stesse vesti prescelte per l'occasioni. Nera maglietta a maniche lunghe, di sottile fattura, sovrasta l'intero busto in maniera aderente delineando il fisico, collo alto coprendo il collo per circa la metà di esso; pantaloni di un nero leggermente più chiaro sugli inferiori arti ricadono fino a metà della coscia essendo inseriti in calzari, anch'essi del medesimo colore seppur presentino il bordo di un grigio chiaro con varie linee dello stesso colore. I pantaloni su di essi presentano medesime linee a decorarli ma di un color rosso tenue, simile a del sangue. Cintura passa per la vita dalla fibbia grigia recante il simbolo del proprio clan. Lungo giaccone nero vien riposto al di sopra della maglietta con lunghe maniche ricadendo per tutta la figura dell'albino fin a metà polpaccio. Bordi di esso contornati dal grigio come mera decorazione, il tutto è concluso da una cinta dello stesso tenuta sciolta. Sulla cintola dei pantaloni è riposto un portaoggetti con al suo interno tutto l'occorrente, compresi i fuda e gli inchiostri speciali del clan. Giaccone e maglia risultano squarciati esibendo una ferita il cui sangue ancora è intento ad uscire mentre la leva inferiore destra presenta una bruciatura. Chakra disattivato per risparmiare energie, si sta intrattenendo con un infermiera per ricevere le prime cure quando la voce di Saigo provenire dall'ingresso. D'istinto volge capo e corpo alla di lei volta concentrando lo sguardo sull'agente scelto; volto stanco, affaticato, visibilmente infuriato quanto agitato <Saigo> alzando la voce per poter essere sentito eppure non fa altro se non un cenno del capo intimandole di seguirlo, una volta ottenuta la di lei attenzione. S'incammina verso un corridoio, passo dopo passo fino ad inoltrarsi.

21:15 Saigo:
 Richiamata come un cane. Assenza di rispetto, un’amicizia mai concessa e tanti altri piccoli dettagli che l’hanno portata a reagire furiosamente a quel messaggio. Vuole pure che la segua? Qualcuno crede forse di vedere un guinzaglio al suo collo? Per il momento il suo unico catenaccio è ben stretto tra le mani del consiglio e non c’è altra persona a cui sia permesso trattarla in una simile maniera. Bene. Lo segue. Sta a qualche passo di distanza e si concentra sul proprio flusso di chakra. Infondo non è nuovo che non sappia esprimere le proprie emozioni correttamente. Ciò che vorrebbe fare a Kan è quindi andare ad intrappolarlo all’interno di un’illusione. La sua onda di chakra vorrebbe investirlo in pieno per poi manipolare il suo senso dell’udito e della vista. Una voce vuole fargli sentire, la sua stessa voce solo più profonda, più potente <KAAAAN> urlerebbe con quell’amplificazione come se fosse diventata più grossa. Se in effetti il ragazzo decidesse di muoversi nello spazio, allora e solo allora, potrebbe notare come la figura dell’agente sia crescendo rapidamente, sia in larghezza che in altezza avvicinandosi pericolosamente ai bordi di quel corridoio, senza però accennare a piegarsi <COME HAI OSATO, PENSI FORSE DI ESSERE IL MIO PADRONE?> domanda quell’enorme ragazzina dai capelli rosati che adesso impatterebbe contro il soffitto, può sentire il rombo del cemento che cede spinto dalla pressione di quel corpo che cresce e mentre il rumore si propaga con la forza di un’esplosione i calcinacci inizierebbero a cadere, d’dapprima più piccoli come semplice polvere e mentre lei continua a crescere facendosi sempre più grossi e rumorosi alla caduta. Una crescita inarrestabile <NOI NON SIAMO AMICI> lo puntualizza, lo urla quel suono che sovrasta il rumore della devastazione, di un ospedale che sta lasciando il posto ad un enorme ed incazzato corpo. Occhi rossi che fisserebbero Kan dall’alto verso il basso, furenti. Lei si concentrerebbe sui dettagli di quell’illusione facendo in modo che il corpo continui a crescere sempre alla stessa velocità, che i rumori indotti nella mentre altrui corrispondano all’immagine della caduta, che le crepe di quel soffitto partano dal nucleo che mostra, quindi dalla gigantesca saigo per poi correre in tutte le direzioni, fin sopra alla testa del ragazzo. Lo vuole spaventare? Non proprio, sta manifestando la sua rabbia, la sta rappresentano, così come nell’illusione il suo corpo cresce similmente dentro di lei quella furia monta [illusione di due sensi: vista e udito][-7 chk]

21:29 Kan:
 Non ha manifestato il minimo tatto nel mandarle quel messaggio, non gli interessa, non è gentile, non desidera esserlo per lei, non dopo quanto ha visto, appreso e affrontato. Parlare è necessario e poco importa se l'altra possa prenderla davvero male, attualmente l'unica rilevanza ce l'ha la propria scoperta, nient'altro conta che non sia Kushina. Permane fedele al patto stipulato, su quello non transige nemmeno lui eppure avrebbe potuto agire in maniera diversa. Le intima di seguirlo e poi tutto diviene strano, la voce di lei amplificata a tal punto al proprio udito venendo investito senza chiedere il permesso; le orecchie vibrano, fanno male, tanto da portare le leve superiori a muoversi, mani tappano l'apparato uditivo cercando di impedire a quel suono di distruggergli i timpani. Dorate scrutano intorno a se osservando il palazzo crollare, pezzi di soffitto venire giù, colonne crepate mentre la donna cresce sensibilmente momento dopo momento esattamente come il tuonare della di lei voce. Impossibile una cosa del genere, infattibile eppure non ha idea di qual tecnica stia usando, anche volendo, senza chakra, non può in nessun modo controbattere, sicuramente ora non ne ha la minima voglia. Stanco, decisamente spossato, la concentrazione permane in altri lidi, verso l'avvenimento di quella sera. Una probabile illusione di cui non possiede la conferma, non può verificarla <NON ME NE FREGA UN CAZZO> urla a propria volta nella di lei direzione alzando il tono vocale in maniera altisonante, provando a sovrastare l'altrui <HO TROVATO L'ASSASSINO DI KUSHINA, CONOSCO IL SUO NOME E IL SUO ASPETTO> dandole quell'informazione primaria, la più importante tra le tante nonostante vi sia molto altro dietro. Deglutisce inghiottendo grumi interi di saliva; il mondo intorno a se trema, non ha paura, oramai nulla può terrorizzarlo dopo l'incontro con le chimere <SMETTILA DI USARE QUALUNQUE COSA TU STIA USANDO, AGENTE SAIGO> ponendo l'accento sulla parola agente, sottolineandone il ruolo in quel villaggio, portando all'attenzione di tutti i presenti cosa ella sia. Deve uscirne in qualche modo, farla cessare, il dialogo, le parole sono l'unica alternativa a sua disposizione; non smuove un singolo muscolo, immobile sul posto per via del dolore alle orecchie, alla schiena, alla gamba, tutto insieme rende il momento insopportabile, invivibile.

21:40 Saigo:
 Inutile dire che nella realtà lei si limiti a scuotere le spalle, guardarsi intorno e poi muovere l’indice vicino alla sua mente come a voler sottolineare che il ragazzo sia impazzito, cerca la telecamera per farlo e si limita ad un sono <signore lei è drogato, la invito a calmarsi> non urla propriamente è solo abbastanza da farsi dolcemente udire da chiunque si stato attirato dall’urlo che ha squarciato il silenzio della notte. Per il resto indossa la maschera da bravo agente preoccupato e anzi sembra cercare con i suoi occhioni gentili dell’aiuto da parte di qualche esperto. Ma torniamo a ciò che effettivamente vede Kan. Quel gigantesco essere smette di crescere effettivamente e l’ospedale sembra assestarsi, considerando che ha un gigante che gli è cresciuto dentro, ora tutta la testa e le spalle sono state inghiottite dal buco creato da lei stessa. Polvere che cade <DEVI PORTARE RISPETTO A CHI SONO E COSA RAPPRESENTO> la voce è sempre la stessa, forse un puntino meno irosa visto le iniziali informazioni ricevute <OPPURE LA COSA PIU’ GENTILE CHE POTRO’ FARE PER TE SARA’ UCCIDERTI> un movimento brusco, uno scatto quasi. Kan la vedrà muoversi molto velocemente in sua direzione, trascinando con sé le mura che andranno a distruggersi di conseguenza e mentre la voragine viene aperta muovi crolli e nuovamente il rumore dei calcinacci che cadono. Giunta a destinazione quel mostro inizierà velocemente a decrescere per poi voltarsi. La mano che si muove verso l’alto e potrà vedere come miracolosamente tutto torni pian piano e silenziosamente, al proprio posto. La ragazza scatterà molto velocemente, lui potrà vedere solo l’inizio di quella corsa e poi? Nulla la scelta è quella di chiudere qui quel genjutsu che verrà volutamente interrotto così che tutto torni quasi logicamente alla norma <concluso quindi che sei un coglione e mi devi rispettare dimmi> riprende a camminare in sua direzione, stizzita in un certo senso. Andrebbe quasi a volerlo precedere senza una precisa idea di dove conduce quel corridoio ma poco importa [illusione di due sensi: vista e udito][-8 chk]

21:58 Kan:
 Non ode le reali parole della donna bensì solamente quanto l'illusione mostra, le grida si manifestano ulteriormente giungendo al dunque, la vera motivazione. Tutta una questione di rispetto non portato, incredibile come ella non abbia compreso appieno la situazione in cui il bianco si ritrova, giungere persino alle minacce pur di ottenere quanto si vuole. Digrigna i denti quasi fino a consumarli, li stringe più che può lasciando vibrare l'intero capo con l'ospedale ancora intento a crollare sotto i suoi occhi e sopra la propria testa. Si sta cacciando in un guaio dopo l'altro con chiunque, questo il fato riserva per lui in via inevitabile <ORAMAI LA MINACCIA DI UCCIDERE E' DI USO COMUNE> incredibile come si lasci scappare un risolino, per quanto il dolore ai timpani sia forte, quasi insopportabile. Inspira ed espira nel vederla muoversi, il buco si forma, ella sovrasta tutto quanto e in un solo attimo, le rotture tornano al loro posto, lentamente le grida svaniscono e l'illusione cessa non provando più nulla. Dorate ampliate, sgranate guardano avanti a se, guardando intorno a se per comprendere cosa sia accaduto; l'ospedale intatto, la figura di Saigo intenta a muoversi con una tonalità di voce normale, superato e non risponde subito cercando di elaborare quanto accaduto, quanto successo in quei brevi attimi <Un'illusione> conclude a labbra schiuse, secche pensando ad ogni possibile imprecazione nei suoi confronti <Ti hanno mai detto che sei una stronza per essere un agente?> replicando all'insulto aggratis lanciatogli contro. Per quanto si ponga arrabbiato, l'esperienza è senza dubbio interessante sotto molti punti di vista. S'incammina alla volta di lei, destrorsa ancora sul padiglione uditivo, tenuto, spinto, scosso dalle urla quanto dal dolore <Si chiama Tsuki, ha un ciuffo biondo e due kanji tatuati sulle mani, su una indica la parola Punizione e l'altra peccato, fa parte di Kyosei> concludendo la prima manciata di informazioni sull'uomo mentre deglutisce. Socchiude le palpebre, la schiena ne risente ancora, il sangue cola sporcando le vesti, rendendole pesanti <E ho scoperto che, il reale capo di Kyosei, non è Mina, non quella ragazza ma un'altra persona> ansimando nel continuare la camminata.

22:11 Saigo:
 Ride. Una risata cristallina ne anche divertita all’affermazione altrui, ha sfogato la sua rabbia quando quella semplice illusione per comunicare e nel suo modo sbagliato provare a farsi capire, in ogni caso ha avuto una reazione che la diverte <posso essere anche peggio, non farmi incazzare ancora> un’affermazione che suona più come una terribile promessa che una vera e propria minaccia, non è tipa infondo da minacciare a caso. Mentre loro camminano però le informazioni proseguono <prima di tutto chi cazzo è Mina non me ne avevi parlato> la stanchezza ha la meglio sui suoi modi normalmente così formali e pacati, sì dai insomma è tardi anche per lei <in secondo luogo come hai avuto queste informazioni?> domanda semplicemente <in terzo luogo un certo anbu mi deve delle spiegazioni> certo lei è stata la prima a truffarlo ma andiamo non si aspettava di essere all’oscuro di così tante informazioni. Maledetto. Non si arrabbia però, non ha tempo adesso è completamente concentrata sull’obiettivo, su quell’indagine che potrebbe farle scalare i vertici, una promozione, un passaggio di grado un gradino sempre più vicino al vertice e quindi al potere. Oh. Non si distrae però. La motivazione è forte ma non così prepotente da farle perdere la strada scelta ed intrapresa. Si ferma ad aspettare Kan per poi riprendere camminandogli al fianco, poco interessata alle sue evidenti condizioni di salute, evidenti per tutti forse ma non per lei che non ha minimamente la voglia di sprecarsi in cosa come l’empatia o l’aiuto degli altri

22:31 Kan:
 Lieve il ghigno sul viso nonostante la risata divertita di lei, la ragazzina si diverte anche troppo per i gusti del bianco <Mi spiace ma far incazzare la gente è la cosa che mi riesce meglio> labbra ampliate mostrando un sorriso a trentadue denti, il classico da faccia da schiaffi, prendergli il volto e sbatterlo contro il muro in quel dato istante. La consapevolezza di essere alla mercé della donna risulta essere presente ma non per questo cede alle minacce, alle promesse di morte di lei. Ha visto troppo in troppo poco tempo per farsi intimorire in una maniera tanto blanda quanto becera <No? Mi sembrava di averti mandato un messaggio> ha davvero sbagliato? Ha cannato quella fatidica operazione? Poco importa, fare un recap può aiutare anche lui <Ho indagato e ho scoperto che il capo della Kyosei è una ragazza di nome Mina e da quanto ho capito si scontra di frequente con una gang rivale di Oto> seppur non ricordi benissimo certi dettagli, fa mente locale al giorno dell'esplosione della fontana <Oggi, invece, ero nel quartiere notturno, diretto all'Ochaya per parlare con il mio capo, mi sono imbattuto in alcuni esponenti di Kyosei in un vicolo, mi hanno visto e attaccato, proprio questo Tsuki> breve pausa per pensare e riflettere <Mentre cercavo di difendermi deve avermi riconosciuto ed è stato lui a dirmi di aver ucciso Kushina..> il tono muore qualche momento lasciando che rabbia e dolore confluiscano in quel pensiero <Ma anche di come questa Mina non sia il loro reale capo, sospetto lo sia suo padre e qui viene la parte, credo, più ardua> inspira <Non mi ha voluto dire niente di più lasciandomi intuire che io abbia già quelle informazioni, solamente non le ricordo e come se non bastasse, hanno l'ordine di lasciarmi stare> concludendo il breve racconto di quanto accaduto, un riassunto il più dettagliato possibile mentre si sofferma dinanzi ad una porta chiusa nel corridoio. Essa viene aperta oltrepassando la soglia per inoltrarsi in una stanza vuota con solo un lettino e qualche mobiletto, utile per i pazienti da mandare via in pochissimo tempo. Attende l'ingresso di Saigo prima di richiuderla alle di lei spalle <Quali spiegazioni? Non hai ottenuto informazioni?> richiede alla donna <Comunque, mi serve quel genjutsu di cui mi hai parlato, devo ricordare, non posso più attendere altrimenti dovrò rivolgermi a qualcun altro> e già sa con chi deve parlare per ricavare qualcosa.

22:39 Saigo:
 Lo ascolta parlare limitandosi ad annuire di tanto intanto così da fargli capire che sta effettivamente seguendo il discorso, circa, prendendo giusto qualche appunto mentale. Silenziosa quindi lo segue e quando apre la stanza si limita ad entrare per poi andare a sedersi sul lettino. Chissà perché è lì. Si siede quasi lasciando intravedere la stanchezza per una lunga giornata che si prospetta ancora molto lontana dalla sua conclusione visto che ha deciso di mollare le scartoffie per raggiungerlo all’ospedale. Ondeggiano i suoi capelli mentre poggia le natiche sul materasso e successivamente accavalla le gambe, riflessiva <non è facile fare affari con gli anbu, nessuno ha mai detto che sono loro amica> infatti ha solo parlato di favori <ma sto aprendo un canale di dialogo che potrebbe diventare un fiume in piena se ben gestito> soprattutto per gli affari futuri, ma questo lo omette. Tenersi buono quella figura mascherata potrà solo aiutarla proseguendo lungo la sua carriera, deve solo capire meglio come può usarlo e manipolarlo <per quella tecnica mi serve tempo> replica. No, non si è ancora messa a cercarla davvero ma poco importa <penso sarebbe poco saggio rivolgersi ad altri, come potresti fidarti? Pensi davvero che non facciano domande o non guardino quello che vogliono nel tuo cervello?> stessa cosa che effettivamente farebbe lei <nel frattempo ho indirizzato la tua ragazza verso la gang, speriamo riesca ad arrivare alla mente di quell’organizzazione> si guarda intorno poi <senti ma qui lavora Rasetsu?> domanda poi, non troppo a caso ma senza metterci troppa verve a dirla tutta, magari sono amici. Come no

22:55 Kan:
 La stanza permette loro di parlare in tranquillità senza essere uditi da orecchie indiscrete e soprattutto gli consente di smettere di camminare favorendo una siesta contro il muro. Poggia la schiena contro la parete al fianco della porta focalizzando le dorate sul viso di Saigo la quale va a sedersi sul lettino trattenendo in maniera totale la di lei attenzione durante la fornitura delle innumerevoli informazioni <Inoltre> aggiungendo un particolare <Ritengo che la Kyosei sia parte di qualcosa di più grosso. Mina vuole ottenere l'approvazione del padre, perciò, lei è il capo di una minima fazione probabilmente> dando ulteriori pareri su tutto quanto. Il vissuto è interessante, faticoso da digerire, estremamente difficile da sopportare; sapere di avere a che fare con gli assassino della rossa è un peso <Voglio essere informato se ti danno informazioni su questo caso, dobbiamo capire a cosa si ricollega la Kyosei e in cosa mi sono andato a immischiare in passato> perchè, dopotutto, è anche colpa loro. Il proprio coma, la morte di Kushina, colpa delle loro decisioni improvvise, del loro essere intraprendenti superando troppi limiti imposti. Sospira chinando lo sguardo alla notizia, denti ancor digrignati, infastidito, nervoso quanto stanco <Quanto ancora? Non c'è più tempo Saigo> alzando appena il tono vocale <Le informazioni sono nella mia testa> dando un colpetto alla fronte <E non posso accedervi. Mi servono, devono sapere> incita a progredire, a muoversi nello studiare <Tu pensi davvero che me ne importi qualcosa a questo punto? E poi, se non possono farlo le arti illusorie, i genetisti potranno. Sicuramente loro conosceranno qualche metodo per estrapolare i ricordi dal cervello> l'altra opzione. Folle, perversa, stupida ma in tal momento, azioni del genere sono necessarie per portare a compimento la missione. Sgrana le dorate nell'apprendere di come Shizuka sia stata indirizzata alla Kyosei; deglutisce, il battito cardiaco viene arrestato. La sta mettendo in pericolo, sta mandando l'amata in una situazione spinosa ma, forse, lei può essere la chiave per scoprire qualcosa di più <Shizuka...forse, lei potrebbe essere in grado di ottenere informazioni> un piano si crea nella mente del Sumi, un'idea per nulla banale o scontata. Inarca il destro sopracciglio inquadrando nuovamente il volto della donna <Si, lavoriamo insieme ogni giorno, perchè? Deve dei soldi anche a te? O riguarda la vostra missione ultima contro il killer?> incuriosito.

23:03 Saigo:
 Lo ascolta annuendo in più punti. Dannati anbu. Lo ascolta senza però lasciare che le emozioni si mostrino apertamente sul viso, gelosa dei propri pensieri e delle macchinazioni. Prosegue lui, tocca più punti e lei si limita a fissarsi il discorso nella mente <ti ho già avvisato e continuerò a farlo, ti ricordo che l’agente qui sono io> agente che ha un sacco di cose da fare ma questo è un altro discorso <mi muovo con i mezzi che posso utilizzare a volte ungere gli ingranaggi richiede tempo>. La seconda spinosa questione è quel metterle fretta, volere le informazioni nella sua testa. Pronta a sbuffare ad urlare forse e andarsene ma lui dice qualcosa di molto interessante <poco> replica lasciando che un furbo ghigno nasca sul suo volto. Beh già che deve andare ai laboratori potrebbe cercare anche altro, strani sieri, strane tecniche insomma qualcosa ci sarà pure. Tace nuovamente serbando per lei quella ricerca <mi farò sentire> con queste parole si alza. Forse dovrebbe avvisare Matono, forse potrebbe essere utile anche a lei cercare nella sua mente. Pensa di sapere tutto ma potrebbe esserci qualcosa che le sfugge, qualcosa di dimenticato in lei. Il trauma, beh non l’ha mai negato, sa di averne uno bello grosso e magari proprio quello le ha fatto dimenticare qualcosa. Bene. Si sistema appena la divise <ho abbandonato il quartier generale ma devo tornare a finire il lavoro, tienimi aggiornata Kan ed io farò lo stesso> l’ultima informazione è su Rasetsu, poco prima di essere alla porta si limita a voltarsi <ho bisogno che analizzi un oggetto, ricordaglielo nel caso> e con queste parole si limiterebbe ad aprire la porta. Ora non andrà a finire le scartoffie no, ha bisogno di riflettere davvero su quella remota possibilità, se il segreto dietro a quelle visioni fosse contenuto nella sua stessa mente? Magari è pazza ma sapeva già di esserlo, non importa che risposta troverà ma potrebbe trovare una risposta [end?]

23:17 Kan:
 Sbuffa ancor infastidito dall'altrui presa di posizione sul ruolo <E io ti ricordo che l'amica ammazzata è la mia, così come la sanità mentale> il non ricordare porta a quello, a impazzire, alla follia più nera e non può farci nulla per ora <Tempo, tempo, tempo> dando un altro colpo alla fronte, più forte del precedente <Ne ho già perso troppo> ansioso di andare avanti, impossibile da trattenere. Avrebbe trovato un modo per accorciare le tempistiche, andare avanti anche senza l'altrui aiuto; nota quel ghigno su cui non pone particolari domande, annuisce semplicemente seguendola con lo sguardo. Movimento dopo movimento non la perde di vista, d'altronde la stanza è abbastanza piccola per poterle stare dietro in maniera del tutto tranquilla <Speriamo in breve periodo> può ancora essere utile, le sue conoscenze con gli anbu favoriscono la causa ma ora deve agire in maniera totalmente opposta, sfruttare quel lavoro all'Ochaya per comprendere come muoversi nella malavita od ottenere informazioni da essa pur restando pulito <Come sempre Saigo, lo ricordo il nostro accordo> lei è la prima a venire informata, su tutti, persino su Shizuka. Non viene meno, bensì l'onora ogni volta che può <Ma non aspettarti un messaggio rispettoso la prossima volta se mi ritrovo nuovamente in una situazione del genere> mettendo le mani avanti, evitando di essere gettato in un'illusione per l'ennesima volta. Conscio di ciò, il chakra è essenziale al prossimo incontro con la donna. Annuisce ancora, non pone domande su Rasetsu ne sul compito a lui affidatogli <Domattina, appena lo vedo glielo ricorderò> non costa nulla fare quel compito. Cenno del capo salutandola, lasciandola andare via dalla stanza mentre si accascia a terra, lascia scivolare il corpo lungo tutto il muro atterrando sul pavimento, seduto, adagiato, palpebre appena socchiuse intento a riposare. [END]

Dopo un messaggio da parte di Kan poco ortodosso Saigo lo raggiunge già sul piede di guerra.
Dopo un genjutsu iniziale Kan aggiorna l'agente scelto sulle nuove informazioni e a lei viene un'idea che potrebbe aiutarla anche con la sua personalissima ricerca.
Il laboratori sono la chiave di tutto.

Si abbandonano come al solito, senza troppi giri di parole in attesa di ulteriori sviluppi