Un sogno ai limiti della realtà

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15:14 Shizuka:
  [Ingresso -> Vialone principale] Ingresso del parco dei ciliegi. La stagione è stata clemente con quegli alberi che ancora riescono a mantenere quel fogliame variopinto e non essere ridotti a meri scheletri di fronte alla nebbia. Già perchè la pioggia fortunatamente non si è ancora mostrata ma quella coltre grigiognola riduce la visibilità altrui, di quegli occhi blu che cercano una qualsiasi fonte di ispirazione. Un filo di eyeliner con una piccola codina finale, del mascara ad allungarle le ciglia e null'altro su quel viso infantile, seppur la ragazzina abbia forme da donna già da un po'. I rossi capelli sono lasciati sciolti, un ciuffo a occuparle la fronte, gli orecchini disposti sui lobi, due per lato, dalla forma di farfalla sono praticamente coperti, forse si intravede a malapena quel cerchietto sull'orecchio sinistro, piercing circolare dorato, copia identica di quello che il Sumi porta ma di colore blu. Indossa un giacchino mediamente lungo, che riesce a ricoprirle anche il sedere, di un colore grigio ma dal grande cappuccio adornato da finto pelo marroncino, le gambe vvolte in un paio di jeans strappati in più punti, anfibi neri ai piedi, alti fino a metà polpaccio e ben allacciati. Sotto il giaccone indossa una doclevita nera, semplice a maniche lunghe, sulle spalle il fedel zainetto, contenente un paio di mazzi di chiavi, cuffie per ascoltare musica grandi e blu, portafogli, blocco da disegno e materiale per creare chiuso in un astuccio, un ombrellino perchè la pioggia non la sopporta e in quella stagione non si sa mai! Nella tasca destra del cappotto il cellulare è a portata di mano per qualsiasi evenienza. Perchè la troviamo qui? Ma semplicemente per trarre ispirazione da quel luogo che le piace molto in qualsiasi stagione, cercando un paesaggio da riprodurre in quel raro giorno libero durante il quale non può passare del tempo con il fidanzato. I passi si muovono senza incertezze oltre la cancellata iniziale, addentrandosi nelle vie più o meno ampie di quel parco, occhioni blu che si guardano attorno, per cogliere un eventuale scorcio particolare.

La nebbiolina avvolge possessiva gli alberi ed il sentiero di quel parco dandogli un tono poetico sì ma decisamente malinconico. I petali di quegli alberi di ciliegio, nonostante gli sforzi di chi li rende rigogliosi tutto l’anno, sono sparsi a terra, coprono l’erba dando a tutto un tono più rosato, sfocato e spento a causa di quel fenomeno atmosferico in cui la ragazza è immersa. La via viene tracciata proprio dall’assenza di quel colore, solo terra perfettamente pianata a condurre la rossa verso la sua passeggiata. Sicuramente potrà rappresentare un luogo alquanto suggestivo grazie alla coltre che si forma tra lo sguardo e la realtà delle cose. Potrà rappresentare tutto ciò che vuole per lei, che sia la malinconia che ora emanano quei toni quasi soffocati fino a morire, la tristezza della vita dei ciliegi caduta ormai senza speranze a terra o anche l’allegra consapevolezza di come la vita sia sempre bella. Un gran bel ritratto quello che potrà fare se vorrà concedersi il tempo per memorizzare ed imprimere su un foglio ciò che vede. Mentre la ragazza cammina avvolta nei suoi pesanti vestiti potrà rendersi conto di come i capelli si attacchino man mano alla sua pelle, al volto, facendosi sempre un pochino più crespi, più bagnati a causa di quell’umidità che non si riesce a toccare ma che penetra in lei, superando i suoi vestiti, le sue stesse scarpe. Le mani non sono bagnate eppure sembra di essere fradici, la sensazione è così estremamente simile che tracciare un confine tra la realtà e quella che non è altra che l’impressione è difficile. Un irreale silenzio avvolge il luogo, come se si trattasse di una bolla protetta, un posto in cui nessuno dovrebbe mai addentrarsi per non rovinarne la bellezza. Tra la nebbia è difficile scorgere chiari dettagli per questo solo dopo qualche metro le sarà possibile rendersi conto d’essere sul ciglio del sentiero, abbastanza vicino ad un tronco abbastanza grande, tagliato a circa cinquanta centimetri da terra. Un’ombra che sta seduta sulla destra, a lato di quel legno creato per ospitare le anime stanche o semplicemente troppo affascinate Da quella bellezza eterea ed immutabile del bosco per poter continuare. Ormai i piedi di Shizuka sono immersi in quell’ondeggiante mare rosa pallido, avvolti dalla morte dei petali e dalla vita che ancora stanno esalando. L’ombra man mano sembra farsi sempre più consistente per quanto la nebbia continui a darle un velo di irrealtà, più la ragazza si avvicinerà più potrà non tanto distinguerne i contorni, che invece resteranno sempre lievemente evanescenti, ma invece ne coglierà i lineamenti, un ragazzo giovane. Pare quasi innocente. Un battito di ciglia e la ragazza potrà rendersi conto di ricordarlo, un altro battito di ciglia e ricorderà. Alla memoria le tornerà quel momento, quello in cui lui è spirato tra le sue braccia, dentro ad una catapecchia del quartiere povero di Kiri, dopo averlo portato al sicuro, lui coperto di sangue. Può ricordarselo. Eppure quel ragazzo ora sembra essere lì, lo sguardo distante ma presente, non ci sono ferite in quel corpo, indossa solo un lungo kimono bianco, un abito tradizionale, come se fosse di ritorno da un viaggio alle terme. Capelli puliti, perfettamente pettinati e labbra piene del sangue e della vita che esso trasporta, il viso illuminato da una parvenza di colore sulle gote, quasi fosse un dipinto disegnato e messo lì da qualcuno [quest chiusa]

15:54 Shizuka:
  [Vialone principale] La pioggia sicuramente è fastidiosa, la nebbia è sicuramente meglio anche se, più si addentra nel bosco più i contorni si sfumano ed essa sembra farsi più fitta. Le si appiccica addosso, ai capelli che quasi sembrano bagnati, alla pelle del viso, penetra sotto il vestiario facendola rabbrividire. Eppure, mentre le blu si spostano attorno, quella nebbia diventa parte integrante dell'esistenza di quel luogo, si infiltra fra gli alberi rosati, si appoggia sui petali a terra. Avvolge tutto con malinconia, con un insolita spettralità che un poco sembra rispecchiare Kagegakure stessa: villaggio costretto fra mura di protezione che lo rendono un'oasi bellissima nel disagio esterno, la nebbia rappresenta però quella pressione, quel sentore che ci sia qualcosa di scorretto, che si vede ma non del tutto, che si aggrappa al corpo e tedia l'animo subdolamente. La testolina rossa viene scossa, accorgendosi di essere arrivata particolarmente vicino al limitare della via, i piedi quasi sull'aiuol fiorata. Le blu si spostano oltre, un albero tagliato quasi a metà, a mezzo metro da terra, ove un'ombra pare aver trovato riparo. Qualche passo viene mosso in quella direzione, per definire meglio la scena, per lasciare che i contorni divengano più definiti, e così accade, anche se i bordi restano indefiniti quasi rispetto al resto, ma riesce a ottenere una visuale migliore sulla figura. Una volta abbastanza in prossimità per carpire il soggetto il passo si interromperebbe. Impossibile, i cricetini nella testa sono decisamente in subbuglio, ciò che l'occhio vede non può essere reale. Sbatte le palpebre osserva di nuovo: la figura è identica a quella del ragazzo al quale ha sottratto il coprifonte modificato, lo stesso al qual ha cercato di salvare la vita. Resta lì, impalata, lo guarda, studia l'anatomia, il vestiario, sempre indossare un kimono bianco lungo che non lascia intravedere le ferite su gambe e addome, quelle che la stessa tirocinante aveva cercato di risanare. Impossibile, si era accertata che fosse morto, ma le anime non calpestano il suolo dei mortali. Non muove ulteriori passi in sua direzione, il sangue che gli sporca le labbra indica che comunque, chiunque sia non sta bene per nulla. Inutile dire che nonostante la sensazione di disagio provata, in quanto medico, il suo primo pensiero è quello di aiutare, anche se la voce non è confidente quanto l'animo: << S-Scusi... >> Non si avvicina, quella coincidenza la porta a temere di entrare in contatto con quella persona. << V-Va tutto b-bene? >> Balbetta, si sente che la sicurezza è venuta meno, nonostante i buoni propositi. << P-posso aiutarla! S-sono un medico... >> Offre il suo aiuto ma i passi non incedono, nemmeno si sente di impastare il Chakra, in fondo lui potrebbe non volerne di aiuto, oppure sta solamente sognando e quella figura non è lì veramente.

La figura si volta verso la ragazza. Gli occhi penetrati la osservano, il loro colore, nero. Shizuka non riesce a ricordare se erano davvero neri o meno quel giorno, c’era altro ad occupare le sue attenzioni sotto a quel temporale. Il ragazzo la osserva, sembra guardarla con intensità e sorride. Comprende dalle sue parole e la mano destra si alza verso le labbra, se le sfiora andando a pulire il rosso, quel liquido che sembrava sangue <solo una ciliegia> spiega aprendo la bocca e mostrando poi che il nocciolo venga mostrato, lo tiene sulla lingua ora appena contratta mentre i denti la scoprono così da mostrare alla ragazza il suo contenuto. Tutta la bocca risulta effettivamente rossa, come se avesse appena mangiato. Poggia poi il seme sulla suo stesso palmo destro e richiude la bocca, tendendo l’arto e quindi anche l’oggetto verso la kunoichi. Sorride gentile. Si sente poi un semplice tintinnio, un suono cristallino e delicato che per un singolo istante li raggiunge e riempie i loro sensi. <prendilo> aggiunge quindi il ragazzo. Innocente, in pace. Mentre lui attende da quel tinnio una nuova ombra si fa avanti. I capelli sono lunghi, circondano la sua pallida figura in un abbraccio caldo. Lisci e ben pettinati le cavalcano le spalle, e coprono appena i lati di quel volto magro ed affilato. Pelle come di porcellana, del più puro dei bianchi si mostra. Nonostante la temperatura quella donna appare come mezza nuda, un corsetto in pelle nera a lambirle il seno, uno scollo a cuore. Sui fianchi un paio di veli neri, una gonna dai due profondi spacchi laterali che permettono la completa visione de4lle sue cosce ad ogni passo, non indossa altro se non la sua tetra bellezza. Cammina eppure sembra non toccare il terreno, si muove come se sorvolasse, limitandosi a sfiorare i petali stesi a terra senza mai davvero calpestarli. Occhio sinistro dall’iride rossa come il sangue mentre il destro è freddo ghiaccio. Un azzurro gelido quasi quanto lo può essere la porcellana di cui sembra composta. Una frangetta nero pece a coprirle parte della fronte. La sua presenza di fa sentire, decisamente più materiale di quel ragazzo attraverso cui sembra si possa passare con estrema semplicità. Non era semplicemente la nebbia a farlo apparire così. Mentre si fa strada soave e silenziosa alle sue spalle si può scorgere una grossa farfalla, sorvola a qualche centimetro da terra in uno spazio che sembra perfettamente fatto per lei. Il colore è blu notte che va man mano a schiarirsi dalle estremità delle ali fino a quel carapace di un tono appena più chiaro di blu. La testa di quell’animale è di una bambina dagli occhi chiari. La farfalla risulta essere gigantesca se comparata alle sue simili sulla terra, ora che sta sorvolando quei petali caduti si mostra in tutta la sua grandezza con le ali che le faccio raggiungere i cinque metri di diametro complessivo. Una voce acuta ed allegra esce da quell’essere <andiamo, mamma ti aspetta> si rivolge al ragazzo che ora si volta verso le due in avvicinamento. La donna non parla, come ghiaccio e fuoco che si incontrano non fa altro che concentrare le attenzioni su di lei senza però farsi sentire, che si riferisca a lei la farfalla? Tace ed osserva il ragazzo <grazie per aver provato a salvarmi> lui ora è tornato a guardare Shizuka e mentre si alza andrebbe solo a poggiare sul tronco dove era seduto quel seme. Si alza e si allontana come se non volesse spaventare Shizuka <fallo crescere per me> direbbe ora lui andando incontro a quelle due figure così presenti da apparire come vive ma al contempo così distaccate da sembrare morte. La morte stessa è quella sul volto della donna che adesso, senza cambiare espressione o scaldarsi, punta gli occhi sulla Kokketsu, fissandola intensamente come se volesse scavare nel suo cuore e carpirne ogni segreto

16:46 Shizuka:
  [Vialone principale] Ha esagerato di nuovo? Probabilmente si, forse quell'aria spettrale, quel colore troppo vivo rispetto a tutto il resto l'hanno resa fin troppo prevenuta, troppo credulona e infantile per non spaventarsi. Il ragazzo però le sorride, comprendendo il suo dubbio e spiegandole che si trattava solamente di una ciliegia, mostrando quel seme e dopo averlo recuperato la inviterebbe a prenderlo. Quella nebbia ancora non le si scolla di dosso, un brivido le percorre la schiena ma quel sorriso gentile la inducono a muovere qualche passo in sua direzione. Quel tintinnio strano le giunge all'orecchio ma al momento non vi fa troppo caso, un passo, poi il successivo, si avvicina di qualche centimetro alla figura eterea del giovane che non accenna a definirsi, cosa che invece accade per una seconda ombra che si fa avanti nella nebbia. Le blu perdono di vista quel seme che stava cercando di raggiungere, rapiti momentaneamente da quella bellezza eterea che si fa avanti sovrastando i petali. E' molto bella, sembra quasi una bambola, se non fosse per gli occhi di due colori diversi che inevitabilmente la rendono singolare e assolutamente non canonica per essere un giocattolo. Ma la cosa che la rende ancora più strana è quel suo sorvolare il terreno, i petali rosa che nemmeno vengono scostati al suo passaggio. Pochi istanti dopo è ben altro che attira l'attenzione della Kokketsu, alle spalle della corvina si fa largo una enorme farfalla sulle tinte del blu. Inevitabile come le iridi si poggino su essa, per le dimensioni in primo luogo, non esiste qualcosa di simile in natura, è troppo grande per essere qualcosa di effettivamente vero, a questo punto il dubbio di stare sognando si fa sempre più concreto. Che sia invece vittima di Genjutsu? Sarebbe assurdo però creare qualcosa di tanto paradossale. Per sicurezza, cercando di non sembrare troppo inopportuna, andrebbe a morsicare l'interno della propria bocca, cercando di ferirsi, avezza a quelle tecniche a causa del suo clan stesso. Se fosse riuscita a farlo, si sarebbe procurata del dolore sicuramente e il sangue nero avrebbe iniziato a invaderle la bocca, con quel gusto ferroso. Se il tutto non sparisse, dovrebbe avvedersi di come quelle due figure si avvicinino al ragazzo di Kiri, o quello che a lei sembra tale. Altra particolarità è che il capo di quella farfalla è in tutto e per tutto quello di una bambina e come tale parla. I cricetini in quella testolina rossa prenderebbero a girare all'impazzata,: "come può una farfalla parlare?" Bella domanda, ma sopratutto come si riferisce alla madre vorrebbe sapere se la propria o quella del ragazzo. La Kokketsu altro non è che mera spettatrice di uno show indetto per lei, un qualcosa di paradossale al quale prende parte passivamente. Ma ecco che il ragazzo rompe la quarta parete e la coinvolge, direttamente, rivelando il fatto di conoscerla, di essere effettivamente il ragazzo di Kiri: << ... >> Le parole si serrano in gola, non riesce a rispondere prontamente a quel ringraziamento che giunge inaspettato ma quando viene nuovamente sollecitata e le viene chiesto quel favore qualcosa si sblocca, l'incertezza svanita: << C'è un posto in cui vorresti vederlo crescere? >> E' implicito che abbia accettato quel compito, che sia intenzionata a dar vita a un albero, ora che lui non può più farlo, però le piacerebbe fare qualcosa di più, quello che non è riuscita a fare quella notte. << Mi dispiace di non essere stata all'altezza >> Già perchè il problema è quello, non essere stata più efficace, più fiduciosa, aver cercato di spostare un paziente senza essere sicura della di lui salvezza. Se avesse atteso gli anbu, forse lui sarebbe vivo. Lo osserva approcciarsi alla donna dal crine nero, e alla farfalla blu, quella gigantesca figura che quasi le fa spalancare la bocca per lo stupore. E' solo allora che si rende conto di colei che le punta gli occhi addosso, per la prima volta, in un modo che sembra quasi voglia passarle attraverso: << Dove lo porterete? >> Perchè è chiaro che saranno loro ad occuparsi di lui, ora che il mondo non è stato in grado di preservare la sua vita. Ancora però vuole assicurarsi che in qualche modo stia bene, che raggiunga un luogo dove la sofferenza non debba più essere un problema.

Il dolore l’assale ma non è così forte da procurarle qualcosa in più del fastidio, mordersi il labbro fino a farlo sanguinare non è piacevole ma nemmeno un trauma così eccessivo. Ad ogni modo potrà sentire il gusto del ferro nella sua bocca, andare a riempirle le papille gustative. Lei è riuscita nel suo intendo ma intorno a lei nulla cambia. Il ragazzo si limita ad abbandonarla, raggiungendo la farfalla che ora si innalza, superando la figura magra e pallida per raggiungere quella che adesso si mostra per ciò che è davvero: un’anima. Eterea mentre si leva e lascia che la nebbia o gli oggetti gli passino attraverso. La ragazza viene semplicemente ignorata da quel ragazzo che adesso pare essere a posto così. Non la guarda più, nemmeno le parla si dirige verso la farfalla che dopo aver superato l’altra presenza devia verso la nebbia, verso destra <su forza mamma ci aspetta> ridacchia poi. Il tono è allegro e se solo la ragazza sapesse forse potrebbe comprendere anche quanto siano lugubri quelle parole. Finalmente la donna decide di parlare. Leva lo sguardo da Shizuka lasciandola libera di prendere il seme qualora volesse esaudire quel desiderio. Il volto della donna dai capelli neri ora è diretto verso la farfalla e l’anima, il sorriso dolce e amorevole che le spunta è nascosto solo in parte <andate io vi raggiungo> nella sua voce quei sentimenti si percepiscono pienamente, parla alla farfalla come ad una figlia, la ama oltre ogni confine e non è in grado di nascondere quel profondo affetto che le lega. La tiene d’occhio fino a quando non svanirà insieme al ragazzo. Il sorriso man mano che si allontanano svanisce lasciando posto semplicemente a quella fredda espressione mostrata fino a quel momento. Li lascia andare. Silenziosa assiste e attende che siano al sicuro e non risponde alle domande di Shizuka, le ha chiaramente sentite ma non è interessata nel dare una risposta, non è degna di spiegazioni. In quegli attimi di lungo silenzio nuovamente le labbra tornerebbero a muoversi <te ne prenderai cura?> domanda rivolta a Shizuka. Non la osserva, non subito almeno, si prende i suoi tempi come se possedesse quel luogo, come se nulla potesse sfuggire al suo controllo o metterle fretta. Si volta tornano a mostrare lo sguardo gelido. Se prima la pacatezza era parte di lei ora sembra del tutto scomparsa, gelida e chiaramente pronta ad uccidere senza esitazione. Lei colpisce, lei difende e si mostra talmente tanto reale da farsi valere come appartenente della stessa realtà di quel villaggio delle ombre. Non è un’anima attraverso cui si può passare, lei è lì ed ora sta guardando la Kokketsu, la sua non pare essere una domanda alla quale si può scegliere di non rispondere. Attende. Non c’è ne calma ne fretta nel suo modo di starsene lì impalata, lei è ghiaccio, le è fuoco ed è tutto.

17:17 Shizuka:
  [Vialone principale] Non ottiene risposta da lui, che serenamente torna a essere quello che lei non è riuscita ad impedire, lascia quel seme sul tronco dell'albero, diviene un anima e sembra posarsi sulle ali di quell'immensa farfalla blu. L'unica voce che udirebbe è di nuovo quella voce serena e felice, ripetere quella frase riferita alla madre. Come precedentemente accaduto lei non è la protagonista di quanto accade, ma è il ragazzo, che pare aver trovato il modo di raggiungere il nuovo luogo dove permanere. La corvina si volta verso l'animale, quello sguardo gelido si addolcisce, consentendo alla rossa di vedere il vero volto di quella figura spettrale, che al momento le pare proprio un traghettatore di anime. Le parole che escono da quelle labbra sembrano voler lsciare intendere che lei si tratterrà un poco più a lungo, come se dovesse compiere altro e non avesse terminato. Però questo alla Kokketsu non importa. Prima che altro accada i passi decisi verrebbero mossi in direzione di quel tronco che si divide, la mano destra cercherebbe di recuperare quel piccolo seme di ciliegio, come se fosse vero, come se fosse tangibile. Non sa se riuscirà o meno ad afferrarlo dato quanto appena successo, ma se ci riuscisse lo stringerebbe in mano, come fosse un tesoro inestimabile. Si avvede della sparizione del lepidottero, se ne dispiace, era meravigliosa, ma non può lasciare che quell'ultimo desiderio non venga esaudito, la voce delle anime, di coloro che non ci sono più deve essere ascoltata se possibile. E' solo quando sente per la voce della corvina rivolgerle una domanda che tornerebbe a prestare attenzione a quella figura, che fosse stata in grado di prendere il seme o meno. Lo sguardo che rivolge alla donna, è deciso, acceso dal fuoco della vita, contrapposto decisamente alla freddezza che le viene mostrata dall'altra. Con una sfacciataggine che solo una ragazzina ignorante può possedere le risponderebbe a tono: << Certo che lo farò! Me lo ha chiesto come ultimo desiderio no? >> Che domanda è? La risposta è banale, scontata, chiunque lo avrebbe fatto, chiunque si sarebbe preso cura di quell'ultimo infimo desiderio per qualcuno venuto a mancare, lei respira ancora, lei può dar vita a qualcosa per conto di chi la vita non la ha più. Quello sguardo che infine le viene rivolto è nuovamente freddo e ostile, nulla a che vedere con quello riservato alla farfalla: << Ve ne prenderete cura? >> Chiede nuovamente, testardamente, nonostante non abbia ricevuto risposta alcuna. Include anche la farfalla, come se essa possa fare qualcosa così come quello spirito che la fronteggia. Non direbbe altro, sperando in una risposta questa volta, sostenendo lo sguardo altrui, senza tuttavia avvicinarsi ad essa, come se in fondo temesse di venir portata via, nonostante il sangue le scorra in corpo.

Il seme viene colto, si è mostrato da subito come reale e per qualche motivo non attraversava l’anima eppure è tangibile, la ragazza lo raccoglie e lo stringe. Poi risponde. Una risposta che non sembra far scomporre la figura che ha davanti. Un battito di ciglia, è questo che basta. Shizuka abbassa le palpebre come è normale e naturale che avvenga ed e ancor prima di riaprirle sentirà una mano fredda sulla sua, proprio su quella che regge il seme. Riaprendo gli occhi si troverà quella figura lì davanti. Gli occhi nei suoi, freddi e gelidi proprio come poco prima <dimostramelo> non suona come una minaccia né come una richiesta, fredda come la morte la voce non dono inflessioni a quella che è una semplice affermazione <Benisuzume> un ultimo mormorio, mentre gli occhi della donna di abbassano sulla sua stessa mano. Shizuka potrà sentire un dolore nascere dalla sua mano, si sentirà appena più stanca e al contempo come se il sangue nelle sue vene stesse bruciando sentirà quel dolore risalire pian piano, verso la sua spalla e poi successivamente verso il suo collo. Al contempo nel suo palmo sentirà sbattere qualcosa di agitarsi sulla sua pelle, brucia ma al contempo sembra essere così inerme e delicato. Qualsiasi cosa lei ora tenga nella mano chiusa potrebbe spezzarsi facilmente o almeno da quell’impressione. Un altro battito di ciglia e quella donna scomparirà. La sua ombra sarà visibile ancora qualche istante nella nebbia, non sembra che stia correndo. Se Shizuka aprirà la sua mano al suo interno potrà vedere semplicemente una farfalla, pochi centimetri di dimensione, il colore è simile al sangue, appena più scuro, se conoscesse il clan Doku o Goryo potrebbe comprenderla meglio. Quella farfalla è nata dal sangue e nel sangue motivo per cui il colore delle sue ali lo ricorda così tanto. Un ultimo tintinnio mentre il dolore si propaga per tutto il corpo di Shizuka ed una macchia violacea si allarga proprio lì dove poggia la farfalla. La piccolina sbatte le sua piccole ali come a voler spiccare il suo primo volo, restando però immobile come a fissarla. Un ultimo tintinnio mentre l’ombra viene nascosta dalla nebbia. Un ultimo tintinnio e tutto svanisce. Qualcosa suona. Il dolore sembra svanire mentre il rumore insistente sembra volersi appropriare di ogni attenzione della Kokketsu. Riaprendo gli occhi ora Shizuka si renderà conto di essersi addormentata sul suo letto. Non è mai uscita per andare al bosco. Fuori una tempesta impervia, lampi e tuoni la fanno da padrona minacciando qualsiasi pazzo decida di mettere il naso fuori dalle coperte. Il suo cellulare suona, è il capo, le chiederà un turno extra per coprire la malattia di un collega. Sulla scrivania però c’è ancora una farfallina, proprio lei. Se ne sta lì con le sue ali chiuse verso l’alto, come se stesse dormendo. Similmente guardandosi il palmo potrà ritrovare il segno violaceo che scomparirà per qualche istante, anche il dolore sembra stia svanendo ma la sensazione resta su di lei. Infine a testimonianza di quel sogni resta anche il labbro che si è morsicata, il sangue ormai ha smesso di uscire ma potrà sentirlo appena più caldo, appena gonfio. Lo ha davvero solo sognato? [end]

18:08 Shizuka:
  [Vialone principale] Testarda, di nuovo prova a domandare e come previsto risposta non ottiene. Essendo viva è costretta a chiudere le palpebre, ed è proprio in quel frangente che la distanza fra le due si riduce a zero. Ancora prima di dar visione alle iridi sente quel gelo sulla mano, cosa che porta lo sguardo in quella direzione. Si avvede solo ora che quella figura definita ha rotto gli indugi e le si è avvicinata, toccandola per giunta, cosa che alla rossa non piace particolarmente con i vivi, figurarsi con i morti o presunti tali! Però non si ribella, non si arrabbia, quello sguardo freddo la tiene al suo posto, le chiede una dimostrazione riguardo a quel seme che già aveva pensato a dove piantare. Gli occhi bicolori discendono sulla mano, dove, senza alcun preavviso e senza che lei sia stata veramente attaccata, inizierà a percepire un dolore, via via più intenso. Esso sembra voler proseguire lungo tutto l'arto superiore, fino al collo, più che per lo sbattere, per il dolore la mano viene aperta, lasciando che quella farfalla rossa, come il sangue di ogni comune mortale, sia libera di muoversi. E' bellissima ma il dolore non accenna a diminuire minimamente. Serra gli occhi, stringe i denti. Li riapre e quella donna dai capelli corvini non è più li, il suo gelo si è allontanato, lei sparisce quasi nella nebbia. Di nuovo quel tintinnio, mentre il lepidottero sbatte le ali, una macchia violacea sul palmo della Kokketsu, e l'altra sparisce. Il dolore va via via affievolendosi ma ora è il rumore che la fa da padrone, sempre più intenso, sempre più pressante mentre quell'esserino permane li su quel palmo. Gli occhi vengono nuovamente chiusi, quando le blu si riaprono però si ritrova a fissare il soffitto di camera sua. Si siede di scatto sul letto, gli occhi a osservare la finestra, la tempesta imperversa quindi ha abbandonato l'idea di uscire? Possibile che sia stato tutto un sogno? La mano destra viene osservata quella macchia violacea ancora presente, il formicolio al braccio; la lingua passa all'interno del labbro che evidentemente si è davvero morsicata nel sonno. E infine le blu vengono attirate dal suono del cellulare, che si trova sulla scrivania. E' proprio li che non molto distante c'è lei, quella farfalla rossa del suo sogno, immobile come se fosse addormentata. Il telefono passa totalmente in secondo piano mentre la fissa, osservandone i colori, la forma e la delicatezza. La man destra viene aperta e chiusa ritmicamente come a saggiarne lo stato di salute, una volta assicuratasi di quello andrebbe ad alzarsi, passi delicati, scalza, per avvicinarsi a quell'insetto delicato. Si siederebbe sulla sedia alla scrivania, testa appoggiata al tavolo mentre quegli occhi grandi e blu restano fissi su quell'esserino. << Devo capire come sfamare una farfalla... >> Parla quasi da sola, al di la del sogno fatto è indubbio che quell'animale sia nella di lei stanza, dovrà pulirla accuratamente per non far entrare alcun ragno e dovrà trovare qualcosa che le piaccia da mangiare, sempre che non si nutra di sangue. [//END]

Shizuka incontra una vecchia conoscenza che sta per lasciare il mondo dei vivi.
Insieme a lui appaiono una donna ed una farfalla.

Si risveglia da quel sogno ma scopre una farfalla di sangue rappreso in camera sua.
Si tratta di Benisuzume (Riferimento tecnica: {Benisuzume} 紅天蛾)

No px per la tipologia.
Vediamo come si evolve! Brava per ora ♥