II seduta - Genjutsu Shinsei
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Giocata del 16/11/2021 dalle 13:42 alle 18:50 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Alza lentamente il braccio destro, piegando il gomito e sfoderando la grossa mano dalle lunghe dita dalla tasca dei pantaloni, mano che andrà a chiudersi in pugno, mentre viene portata all’altezza del capo, qui caricata leggermente verso l’indietro e poi sbattuta, a mo’ di martello contro la superfice di legno della porta del piccolo appartamento che già una volta ha conosciuto. Niente di più semplice, tre tonfi andranno quindi a bussare alla porta. Come s’è presentato il ragazzo oggi? Scarpe di tela, leggere e nere, ai piedi, poco più in alto la gamba del pantalone, elasticizzata, aderisce perfettamente alla caviglia. Il pantalone è nero, molto ampio e dal cavallo basso, in stile quasi sunese, nascondendo completamente le forme delle gambe allenate. Il busto è coperto da una camicia bianca, lasciata fuori dai calzoni, con i primi due bottoni aperti sul collo e sull’inizio del petto. Un’aori nero sopra di essa di color nero con geometrie bianche a decorazione, corto fino a poco sotto la vita, con le maniche che si fermano all’altezza dei gomiti, lasciando libera la pelle dell’avambraccio e delle mani che adesso, di nuovo sono entrambe in tasca. Il collo, grosso e teso come fosse composto da corde d’acciaio, sostiene quel volto appuntito, dai tratti duri, dipinto in un’espressione naturalmente austera. I capelli, color biondo slavato, raccolti in una lunga treccia, lasciano scoperti i fianchi del cranio, decorati con quei serpenti d’inchiostro a rendere quella faccia decisamente meno raccomandabile. Non che senza lo sarebbe stato, a dirla tutta. Quest’è il giovane biondo oggi. Non dovrebbe averci messo molto a trovare l’abitazione che l’altra volta ha ospitato quella prima, stramba seduta. Lo sguardo nero, dal taglio affilato, si concentra sulla fessura della porta che sa prima o poi dovrà aprirsi. Dovrebbe essere stato un minimo più facile comunicare con lui da quando ha deciso di dotarsi di uno smartphone. Non che sia gran che comunicativo anche li. Ma stavolta, di cose di cui parlare, ce n’è più d’una, ed è anche per questo che è li, a pochi centimetri dal legno, aspettando. All'interno di quell'abitazione, regna il caos più totale. Nana non fa assolutamente nessuna faccenda domestica, lascia in giro i panni sporchi e l'immondizia. Non si premura neanche di sistemare qualche utensile da cucina che lascia sporco nel lavandino. Vi ha fatto sicuramente qualche festa alcolica perché girano reggiseni di qualche taglia in più rispetto a quella che porta certamente la ragazzina. Infastidito al sol pensiero di dover sistemare tutto quel che c'è all'interno della stanza, gli vien nuovamente voglia di bere. Gli sale quella necessità, quell'urgenza d'aver tra le mani un alcolico che possa renderlo allegro, divertito e poco sano di mente rispetto al normale. Sospira, poggiandosi contro il tavolo della cucina, portando poi la mancina a contatto con il setto nasale e massaggiando delicatamente la zona sulla quale, solitamente, porta gli occhiali che son poggiati, a loro volta, sulla superficie che gli sta fornendo un appoggio. <Apriti la porta da solo, non è chiusa a chiave.> Afferma in direzione dei tre rintocchi che il legno di quello stipite riceve, aspettando che Shinsei possa farsi spazio da solo in mezzo a quel disastro di proporzioni bibliche ch'è Nana. Ed è fortunato che non sia nei paraggi, altrimenti avrebbe dovuto mandarla via a calci nel sederino dorato. Indossa una camicia bianca le cui maniche son arrotolate poco sopra i gomiti, così da lasciare gli avambracci completamente scoperti così come le cicatrici che si porta dietro lungo le vene principali. Al di sotto, prendono posto un paio di pantaloni neri aderenti alle magre gambe, sorretti da una cintura d'egual cromia. Ai piedi, infine, le scarpe laccate scure rintoccano leggermente sulle assi del pavimento ad ogni suo passo. <Senza perdere tempo, conosciamo la prassi. Devo legarti di nuovo al divano o reputi che quest'oggi tu possa essere più tranquillo?> Gli duole un po' la testa, ma reputa che sia tutto okay. I postumi sono leggeri - e grazie al piripillo, s'è spinto a non esagerare per quanto buona fosse quella bottiglia pagata dallo stipendio dello Shinsengumi. Dokuhiro non sarà proprio del medesimo avviso, ma facciamo finta che non sappia ancora niente. Gli lascia prendere posto s'un divano che ha visto giorni migliori o sulla sedia, in caso. A lui la scelta di destreggiarsi tra il caos e il disordine d'una casa che, a sua volta, ha avuto una situazione meno peggiore di quella attuale. [ Chk On ] Non appena sentirà la voce che già conosce invitarlo, con i soliti modi, ad entrare afferrerà con irruenza il pomo della maniglia, girandolo in senso antiorario per sbloccare la porta e sarà di nuovo dentro. Lo sguardo affilato s’abbatterà sull’ambiente, assimilando ogni dettaglio possa ricevere da quello scenario. Decisamente un posto diverso da come lo ricordava. Molto più disordinato, vissuto. Ma d’altronde non è casa sua, non ha certo intenzione di questionare. A dirla tutta, è decisamente disinteressato una spinta dietro di se e la porta sbatterà contro la serratura chiudendosi. Camminerà verso il salotto con angolo cottura che è stato teatro della loro prima seduta. Camminerà ovviamente cercando di evitare di calpestare ciò che è in mezzo. Lo sguardo tagliato, nero come l’abisso si poggerà subito sulla figura del rosso, cercandone quel volto affilato e quelle iridi giallo-verdi, separate da quel naso aquilino. Un cenno del capo. Come saluto. Niente di più, non molto avvezzo alle buone maniera il biondo, resta nell’ambito della cortesia normale. Sa già che il suo posto sarà sul divano, e quindi si limiterà ad allungare la mano dalle lunghe dita, afferrando con queste prima una maglietta, e poi un paio di mutande decisamente troppo piccole e sottili per essere di lui. Tuttavia è lui che cercherebbe con lo sguardo, un sopracciglio inarcato e un ghignetto divertito a piegargli le labbra sottili. Tenterebbe semplicemente, a questo punto, di mettersi seduto, ascoltando il suo dire. Lo ascolterà completamente, ma scuoterà lentamente il capo due volte, andata e ritorno, mantenendo lo sguardo su di lui <Conosci la prassi> Ripete le sue stesse parole, ma con quel tono di voce oscuro e vibrante a conquistare la stanza <Non ho controllo di come vanno le cose nella mia testa, non posso garantirti niente se non che proverò a mantenere autocontrollo> Al nostro rosso preferito decidere il da farsi, quindi. <Ma prima> Lo lascerà libero di prepararsi, se vuole, Lo sguardo affilato è costantemente proiettato nel suo, indipendentemente da dove questo venga diretto <Ho tre questioni di cui volevo discutere con te> Rivela. Ferma la voce, nero il tono, che è basso. Non ha bisogno di urlare. È seduto sul divano, con i gomito sulle ginocchia e gli avambracci con le mani che pendono inerti. <Partendo dalla meno importante. Com’è andata con la boccetta di veleno che ti ho lasciato la volta scorsa? Sei riuscito a farci qualcosa?> Veleno che è stato usato contro di lui nel mercato di Kiri. Rapido rimando alla vecchia proposta: Se avesse scoperto qualcosa in merito alla provenienza, lui si sarebbe reso disponibile ad aiutarlo, lasciando al rosso il bottino. Attende risposta, prima di passare oltre. Si limita a guardarlo con un'alzata di spalle quando gli mostra le mutandine trovate in giro per casa. <Giuro che non le indosso io.> Perché la possibilità che ciò fosse vero esiste. Mai negare qualcosa di stupido di fronte ad un uomo che lo farebbe con la giusta dose di polvere nel naso o d'alcol nello stomaco. Inoltre, aggiunge un mero cenno del capo andando ad inforcare nuovamente gli occhiali affinché possa metter a fuoco quanto abbia di più vicino. <...> Senza indugio, porterebbe la mancina alla volta delle proprie fauci. Quivi non farebbe altro che far scivolare dabbasso la manica quel tanto che basta affinché scopra la pelle del polso. Essa appare molto pallida – come il resto del proprio essere – e le vene son d’un colorito piuttosto scuro, differente dal normale o dalla concezione umana che si hanno di queste ultime solitamente verdastre o bluastre. Dapprima, farebbe in modo che l’elemento dell’Acqua – l’unico che al momento sappia utilizzare – venga risvegliato e vada miscelandosi con il proprio sangue nero. I canini appuntiti del mostro andrebbero a penetrare la carne del polso, in modo che possa riaprire una delle tante cicatrici che difficilmente permette di far cicatrizzare, utilizzandole spesso e volentieri per l’attivazione della propria innata. Causandosi quella piccola ferita, una stilla di sangue dovrebbe iniziare a fuoriuscire ma galleggerebbe nell’aria per volontà dell’utilizzatore. Infatti, il proprio sangue nero – passivamente sempre di questo colore – sarebbe unito all’elemento del Suiton che ne faciliterebbe la fuoriuscita e l’attivazione dell’hijutsu Kokketsu. Due lacrime nere scenderebbero dalle palpebre inferiori degli occhi del demone, scivolando sugli zigomi e le guance, assestandosi ad altezza del mento. Persino le iridi muterebbero colore assumendo una tonalità ambrata simile a quella d’una bestia. Ulterior sangue gli galleggerebbe attorno in un’area che dovrebbe comprendere circa i dieci metri, formando quella che potrebbe anche assomigliare ad una nuvoletta violacea con delle piccole scariche – del tutto sceniche – attorno alla propria figura demoniaca. L'unica leggera differenza è quell'alone violaceo che gli circonda anche gli occhi e, avendo le maniche sollevate, sarà possibile intravedere quegli schizzi di sangue dipinti da un artista psicotico che vengono disseminati lungo ambedue gli avambracci andando a coprire persino quelle ferite che utilizza per far uscire la sua arma principale. Così preparatosi, non resta da far altro che cominciare facendo mettere comodo il ragazzo. Il divano è sempre lo stesso chiaramente, coi due pratici fori praticati la prima volta che gli ha mostrato quelle visioni. <Quindi, cattive maniere> Piega il collo da un lato all'altro come se si stesse sgranchendo prima di far qualcosa di tanto portentoso ai danni altrui. <perfetto.> Non gli dispiacciono affatto. <Oh, la boccetta> Sbarra gli occhietti chiari coperti da quell'alone violaceo che li fa brillare come se fossero pietre nell'oscurità. <non ancora, ma ti terrò aggiornato.> Non ammetterà MAI ad alta voce d'essersene dimenticato perché occupato a consolare una Dokuhiro preoccupata per il suo aspetto o a far patti con uno della Shinsengumi per affossare qualcun altro. [ Chakra: 59/60 || PV: 99/100 ][ 2/4 - Hijutsu Kokketsu II ON ] Quel sopracciglio s’inarca ancor di più nel sentire quel commento sulla biancheria trovata sul divano, e quel ghigno divertito si fa più presente. Ma non commenterà in altro modo. Alla fine, come detto, gli importa molto, molto poco di quel disordine. Lo osserverà compiere la sua preparazione. Un procedimento che ormai ha conosciuto, eppure lo sguardo nero resta preso dalle movenze spigolose di lui, la fuoriuscita di quel sangue denso e scuro che resta galleggiante intorno a lui è sempre qualcosa che lo incuriosisce, come la prima volta. Ascolterà la sua volontà di tutelarsi, Come biasimarlo? Visto com’è andata l’ultima volta sarebbe strano il contrario. Annuirà col capo, accettando ancora il fatto di restare in quella stanza, senza chakra impastato, alla mercè del rosso e delle sue armi, magiche e psicologiche. Ascolterà quel suo dire anche sulla boccetta. Nessuna risposta, si limiterà ad annuire due volte, molto lentamente, e nient’altro <Seconda questione: Ho visto che presto saremo in missione> Pacato il tono. Probabilmente al rosso sarà ancora impossibile notare cambiamenti nella figura, nella postura o nei modi del giovane biondo. Quella prima seduta ha agito in profondità nel biondo, ma si conoscono ancora troppo poco perché lui possa notare i cambiamenti, che certo non sono estetici <Ho conosciuto quella vecchia. Ho partecipato ad una missione in cui avevamo l’incarico di ripulire l’esterno della sua casa. Era stata vandalizzata> Scarno forse, ma è giusto che lui lo sappia, visto che devono essere compagni di missione <è probabile che non sia stata una sola persona, potrebbe essere stato un gruppo, ma sono supposizioni, lei non ha detto gran che, se non il fatto che non era la prima volta che succedeva> lo sguardo resta su di lui piantato nel suo <Mi detesta. Credo mi abbia associato ad uno di quei delinquenti> Lo ammette candidamente e senza manifestare il minimo interesse alla cosa <Quello che mi sfugge è il motivo di questi attacchi.> è estremamente lucido. Razionale nell’esportare i fatti quel racconto. Come se ci fossero degli argomenti o delle situazioni in grado di incatenare la parte emotiva che sempre lo domina, in favore di un ragionamento tattico e posato. Aspetterà eventuali reazioni e risposte mentre lo lascerà lavorare col suo sangue, osservando quelle goccioline librarsi nell’aria intorno a lui. Non sorride. Perché dovrebbe, detesta quel che sta per succedere. Serra ambo le mani infilando il pollice tra le dita che si chiudono, provocando due tonfi sordi, secchi che si propagano nell’aria. Le ossa che cozzano sulla cartilagine. Dal sangue uscitogli dalle vene, plasmerebbe un costrutto nient’affatto diverso dal ferro di cavallo utilizzato l’ultima volta che ha incontrato Shinsei e che ha avuto modo d’averlo alla sua mercé. S’è divertito come non mai ed oggi opta per ripetere la stessa giornata. Lo plasmerebbe affinché possa prendere la forma a semicerchio, una sorta di “C” di modeste dimensioni, considerando che deve trattenere il corpo del biondo contro la struttura del divano. <Sì, ho saputo> Replica a proposito della missione che vedrà sia Shinsei che Nobu suoi nuovi compagni di missione. Non sa quanto questo possa essere positivo, considerando che l’agente scelto è il mandante e Shinsei il modo per giungere al risultato richiesto. E’ tra due fuochi, potrebbe replicare quanto fatto tra Kusa e Oto se soltanto ricordasse d’averlo fatto! <Non avete indagato ulteriormente, magari chiedendo se avesse visto più persone girovagare vicino casa sua? Se si tratta solamente d’una persona, deve agire in maniera impeccabile.> Altrimenti si sarebbe già fatto beccare, vedere e probabilmente mazzolare anche dalla vecchietta stessa tramite il sontuoso bastone che tutti i vecchi si portano dietro. <Ad ogni modo, non che me ne freghi granché se la vecchia venga vandalizzata. Sii consapevole che partecipo alle missioni solamente per il guadagno che ne ricavo.> Questo fin dall’alba dei tempi, tranne durante quell’unica missione – tolte quelle inerenti alla presa di Oto – alla quale partecipò anche Kouki. E sol per quella ragione, ha fatto in modo che tutto funzionasse come si deve. Non può essere inclusa la missione in cui hanno “catturato” il Serial Killer, visto e considerato che stavano per rimetterci la pelle a causa della scarsa padronanza delle informazioni. <L’altro collega> Riferendosi a Nobu e sempre riguardante la missione. <mi ha proposto un piano.> Senza specificare come l’abbia conosciuto o perché, le motivazioni potrebbero essere tante e gli lascia il beneficio del dubbio. <Si tratterebbe di farti vestire come la nonnina, così da attirare l’attenzione su di te durante il trasporto. Nel frattempo, una nostra copia sarà con te mentre gli originali terranno la custodia della vera nonnetta.> Solleva immediatamente l’indice della mancina così da zittirlo nella malaugurata ipotesi possa pronunciarsi contrario o sollevare qualche obiezione. <Sai usare la tecnica della Trasformazione? Per mascherare la tua altezza. Non penso che la vecchia sia così alta.> Perché abbiamo l’impressione che la vecchia finirà col farla Rasetsu, essendo il più basso tra i tre? Ha come quest’orrida sensazione che gli batte dietro la nuca, tipo dita sulla spalla quando qualcuno vuol attirare l’attenzione. <Deve esserci un motivo per bullizzare una vecchia? Non lo hai mai fatto da ragazzino?> Aggrotta le sopracciglia, mentre il ferro di cavallo verrebbe fatto passare attorno ai fianchi di Shinsei, il quale può tranquillamente rendersi conto del movimento del costrutto e ovviare di conseguenza alla posizione così da farsi “bloccare”. [ 2/4 - Creazione Costrutto + 2/4 - Movimento Costrutto ][ Chakra: 58/60 || PV: 98/100 ][ Hijutsu Kokketsu II ON ] Lo sguardo s’assottiglia appena, come a volerlo mettere a fuoco meglio, nel sentirlo consapevole di quella missione. Il volto appuntito si tinge di un ghigno amaro <Abbiamo provato, ma non sembrava starci molto con la testa> Ammette, mentre quel ghigno lentamente muore lasciando posto all’espressione seria. Riflette. <Forse è stato lo stress, aveva paura.> Ancora una volta traspare la freddezza nel tono, a evidente dichiarazione di quanto poco glie ne importi anche di lei. Al punto che annuirà convinto al secondo dire di lui <oh non sai quanto mi trovi d’accordo, commenterebbe semplicemente quando poi l’oggetto del discorso diventa il terzo membro di quell’improbabile squadra. Lo conosce in realtà, non bene, e soprattutto non di nome, quindi finchè non lo vedrà in faccia sarà per lui impossibile associarlo al nome che ha visto scritto sul foglio. Tuttavia ascolterà il piano assottigliando lo sguardo e prestando la massima attenzione al rosso. <è un piano interessante. Ammette semplicemente <Ci sono due punti che però mi sembrano deboli. Il primo è che non conosco la tecnica della trasformazione. Se quindi volessimo mantenere più o meno la struttura del piano uno di voi dovrebbe trasformarsi e farsi scortare da me, e l’altro muoversi con la vera nonnina. Ma a questo punto mi chiedo, e qui veniamo al secondo punto… perché dividerci?> Chiede semplicemente <Mi sembra giusta l’idea di utilizzare me come eventuale scudo. D’altronde sono un Taijutser, dubito ci sia qualcosa che io sappia fare meglio> Un profondo respiro, mentre cerca di proseguire anche nella sua testa il ragionamento <A giudicare da quello che ti vedo fare qui, poi, mi sembri il tipo da attacchi a distanza e da arti illusorie… e questo si sposa piuttosto bene con le mie caratteristiche di combattimento. Non conosco Nobu… ma credo sia più utile per noi procedere insieme, che separarci> Conclude quel ragionamento, insospettabilmente lucido. Adora addentrarsi in questo tipo di discorsi. Alzerà le braccia allenate, chiuse sotto la camicia e l’aori, per consentire a quel ferro di cavallo di bloccarlo al divano <Oh, Rasetsu, un giorno magari ti racconterò della mia infanzia. Mi stai aiutando a riscoprirla in fin dei conti.> Un ghigno, niente di più <A proposito, ultima questione. Quello che abbiamo fatto qui l’altra volta è stato…> quel tono scuro e profondo si blocca, e lo sguardo s’abbassa. Non triste, no, è come se stesse cercando le parole <Strano> forse non la scelta migliore per farlo capire <è come se tu avessi aperto una breccia, dalla quale lentamente hanno cominciato a venir fuori ricordi. Spesso non riesco a farci gran che, ma ho capito che sono come pezzi di un puzzle, che sta a me ricomporre> Commenta semplicemente <L’altra volta, prima di andarmene, mi hai chiesto di darti un appiglio emotivo per le tue illusioni. Quindi mi sembra giusto condividere con te il pezzo del puzzle che sono riuscito a ricostruire> Lo lascerà libero di fare come vuole con i costrutti. Tecnicamente mancherebbero le manette, ma lascerà a lui la scelta. <Sono stato cavia nel laboratorio di quello che penso fosse un genetista, e che io so di dover chiamare Ona> è il suo vero nome? Chi può dirlo <So che è un Uchiha, e che ha cercato di innestarmi qualcosa. Qualcosa che avrebbe dovuto farmi diventare “ciò che sono nato per essere”> Mima anche le virgolette con le dita. Facendo intuire all’altro che è la citazione da uno dei suoi ricordi. <Ha citato, nel ricordo che hai sbloccato tu, lady Kunimitsu. Non so molto di lei, se non che era kage quando sono stato portato in quel laboratorio> s’indurisce appena il volto, è giunto il momento di parlare della parte meno semplice da dire <Mi ha detto che mi avrebbe fatto male finchè non avrebbe sbloccato il mio potenziale. E credimi. L’ha fatto> Oh se gli ha fatto male. Ma riguardo al suo potenziale? Nulla è dato sapere. Parla ora davanti a lui con una certa freddezza di tutto questo. Ha acquisito un certo grado di autocontrollo che forse adesso inizia ad essere visibile anche all’altro. <Come capirai, l’immagine del puzzle rimane per me incomprensibile. Che c’entra Kunimitsu? Cosa mi è stato innestato? Di che potenziale stava parlando Ona? Che cosa, secondo quella mente malata, sono nato per essere?> Domande che condivide con lui. Schiudendo infine un’ultima volta le labbra <Questo è dove sono arrivato e le domande che mi sono venute in mente.> Lo sguardo ora, torna ad alzarsi, su di lui. Si limita ad un mero cenno del capo quando Shinsei gli parla della vecchietta e della motivazione che ha portato loro a non aver tra le mani eccessive informazioni. <Hm, probabile. E’ già tanto che non sia morta d’infarto. Nyahahah!> Se la ride come se avesse fatto la battuta più divertente del mondo, quand’è palese che non faccia ridere manco il più stupido sul pianeta. Ridacchia a sua volta in virtù del trovarsi d’accordo sul guadagno effettivo, prestando attenzione al discorso riguardante la missione e alle obiezioni sollevate dal biondo. Piega un sopracciglio, ben poco convinto di cambiar le carte in tavola quando a lui va benissimo così. D’altronde, non si piegherà mai ad entrare nei panni d’una vecchietta! Ma nessuno gliel’ha chiesto ancora, nonostante tutto. <Perché ogni scorta avviene con il soggetto da proteggere posto al centro esatto del gruppo, mentre i tre proteggono ciò ch’è all’interno.> La tattica base prevista sarebbe questa, il che la rende effettivamente molto basilare e facilmente intuibile dai nemici, dei quali non conoscono assolutamente nulla senonché l’abbiano presa di mira. <Potremmo pensare di cambiare strada, allungare e farne un’altra. In questo modo, seppur siano consapevoli della strada da prendere, potremmo metterli in difficoltà.> Cambiare le carte in tavola è la prima regola se pensi che qualcuno sappia benissimo dove colpire. Potrebbe anche non succedere niente, ma difficilmente non avviene quanto previsto se si tratta d’una missione e, quindi, d’una scorta richiesta per un motivo preciso. <Nobu può tenerci sott’occhio con il Byakugan> Svela l’arcano, preparandosi mentalmente ad eseguire delle nuove illusioni sulla sua cavia sottostante, ben lungi dal definirla tale ad alta voce, consapevole che rischierebbe un tentato omicidio per mano del taijutser (tentato soltanto perché bloccato dal ferro di cavallo di sangue nero). <quindi io e te potremmo anche protendere per fingerci una vecchietta scortata dal suo uomo, mentre Nobu adopera tutt’altra strada con la vera nonnetta. Tenendoci in contatto con la ricetrasmittente, dovrebbe filare tutto liscio.> Ecco perché dividersi. Indirettamente, ha così risposto alla sua domanda. Tuttavia, devono anche protendere per una papabile decisione, sicché rischiano che la seduta venga meno o vi perdano più tempo del previsto. <Temo che un giorno la scoprirò per davvero dato ch’entro nella tua testa proprio per scoprirlo.> Sghignazza divertito, prestando orecchio alle ulteriori spiegazioni ed eventuali aiuti che il biondo cerca di dargli, in modo che l’illusione conseguente sia quanto più reale e vera possibile. <Ora come ora, sto scoprendo però altri dettagli interessanti per le nostre prossime sedute. Ma fa sempre comodo avere dei riscontri.> Lasciando intendere che, con molta probabilità, anche quest’oggi ha la sua “sorpresa”. Il ghigno s’ampia, le braccia vengono piegate al petto. <Non riesci a ricordare il volto di questo Ona, da quel che ricordo. Altrimenti avremmo potuto lavorare da questo punto di vista. E’ lui che t’incute timore ed è lui che t’ha reso la testa incasinata> Chiosa, continuando a tener l’attenzione rivolta su questi senza perderlo di vista neanche per un attimo. <tuttavia, possiamo testare altri traumi come quello della prima seduta.> La morte di Sango per mano di Rasetsu, eccetera eccetera... Ne ha altri in serbo da poter sfruttare! Gli sta letteralmente chiedendo di lasciarglielo fare. <Ciò che ha voluto innestarti potrebbe essere tra i più disparati progetti e innesti esistenti. Da genetista, posso dirti che non ci fermiamo ad un’unica sola cavia, tanto meno ad un unico e solo esperimento. Non hai sviluppato alcuna innata, no?> Se è un taijutser e non sa usare neanche la trasformazione, dà per assodato che qualunque innata possa avere non sia qualcuna a lui conosciuta che, per l’appunto, vertono sulle arti magiche. <O sei una cavia scadente che non ha sviluppato l’innesto desiderato o pretendeva di far altro al tuo corpo: questo non posso saperlo.> S’allontana d’un paio di passi così da restargli frontale, ma a distanza di sicurezza per ovvie ragioni che abbiamo alla lunga spiegato. <Kuminitsu era il Kage del Villaggio del Suono. Una gran gnocca! Mica come Sango, eh. Altri livelli.> Gesticola con la mancina, tronfio per quant’appena detto, consapevole che possa scattare da un momento all’altro, ma fa parte del gioco, no? Il rischio è la parte più divertente. <M’è dispiaciuto soltanto non essermela scop4t4 prima che venisse uccisa: uno spreco immenso.> A breve, andrà ad accenderle un cerino in quel di Oto, giusto per ricordare la sua memoria e il suo fisico prosperoso. Tira comunque un sospiro, spostando il peso corporeo da una gamba all’altra mentre assiste lo sventurato che ben presto getterà sotto l’illusione. <Gli Uchiha sono originari di Oto e Kunimitsu n’era il Kage. L’unica correlazione che mi viene in mente è che la Kokukage sapesse degli esperimenti o che, al contrario, abbia provato a fermarlo. Ma considerando l’indole di quella donna> Riferendosi ai campi di concentramento. <trovo difficile la seconda ipotesi e più corretta la prima.> A meno che non ci sia altro di mezzo che, per l’appunto, né l’uno né l’altro al momento conoscono. [ Chakra: 58/60 || PV: 97/100 ][ Hijutsu Kokketsu II ON | I Costrutto ON ]
Giocata dal 24/11/2021 21:09 al 25/11/2021 00:08 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Tanti gli argomenti toccati. Non si tira indietro con nessuno. Arriva ad accompagnare il rosso dal naso aquilino con un sorriso affilato e divertito a quella battuta sulla vecchia e a quella risata stridula. Dio che fastidio. Eppure la battuta in se non è male. Un bagliore d’ironia attraversa quelle iridi oscure e pesanti, ancora piantate sulla figura del rosso. Ascolterà ora in silenzio le motivazioni di quella strategia, le eventuali modifiche. L’unico cambio di espressione che il rosso potrà notare è nel sentire il nome del Doujutsu degli Hyuga. Annuirebbe placidamente alla fine di quel discorso, schiudendo le labbra sottili e proferendo, con il solito tono basso e vibrante, senza bisogno di urlare, un semplice <Mi adeguerò.> Semplice commento. Alla fine, di qualsiasi strategia si tratti, il suo ruolo può essere uno solo: la prima fila. Lo sguardo che dedica al rosso è profondamente consapevole. Eppure c’è un filo di sordida, subdola curiosità ad animare quello sguardo nero <Sarà interessante> di nuovo le labbra che si stendono appena, decisamente curioso. Su quella sghignazzante sentenza sulla sua infanzia, paradossalmente lo accompagna, con un nuovo sottilissimo ghigno <Non ci troverai vecchiette bullizzate, temo> Si era partiti da lì giusto? Chiude il cerchio con una risposta dal tono secco, un filo autoironico. C’è un filo di maturità in più che si può leggere da quelle sue iniziali parole. In merito a tutto il discorso. Ascolterà quindi le supposizioni del rosso su ciò che gli ha raccontato. Si limiterà a contribuire alla discussione dove serve, restando perennemente in silenzio, con i gomiti sulle ginocchia e le mani lasciate a riposare pendenti dai polsi nel vuoto. Quando lui evoca il volto di Ona lo sguardo animalesco s’assottiglia appena. Le dita hanno un fremito, quasi impercettibile <Non mi incute timore> Sembra quasi smentire <Mi incute terrore.> Ammette senza fronzoli <E si, è lui che mi ha reso ciò che sono adesso. Frammentato e instabile> Ne parla, tuttavia, anche qui, con un discreto grado di consapevolezza, seppur si percepisce nel tono una vena di quell’insonne malanimo che lo agita <Era una figura alta, con i capelli lisci, neri, ma sei nel giusto, di lui non ho altro che una figura nera come un’ombra.> Lentamente, senza che lui le controlli, le mani si stringono in pugni. Con le dita che comprimono la pelle del palmo tanto forte da farla scricchiolare, i muscoli degli avambracci si tendono, spingendo contro la pelle le vene. Serpenti di sangue <Ricordo che aveva degli occhiali tondi, dietro i quali… c’è sempre il suo Sharingan> Un minimo di esitazione, il cambio di espressione, la tensione accumulata nel corpo del biondo, oltre a quanto appena confessato, sono segni che consentiranno a Rasetsu di capire quanto quella figura sia realmente il cardine di tutto quell’apparato di ricordi frastagliati che stanno cercando di rimettere insieme. Passerebbe quindi alla frase successiva del rosso <Il primo trauma ha funzionato perché in qualche modo hai evocato un’emozione che in quel laboratorio mi è capitato di provare, Rasetsu. Ti sto fornendo gli elementi per ridurre le tempistiche di coinvolgimento nell’illusione. Se ad uno genetista che mi ha torturato per anni preferisci dei personaggi attuali...> Scettico, certo. Ne ha parlato sin dalla prima volta con lui. Insomma adesso il rosso ha la descrizione di un laboratorio e della figura centrale di quei ricordi. Sa che c’entra Kunimitsu in qualche modo. Più di così? Scuote il capo alla domanda sull’eventuale sviluppo di innate. <Non ho sviluppato innate. Ma posso dirti che non c’erano altre cavie in quel laboratorio e che lui, una volta entrato, non è mai uscito da lì.> Un progetto genetico basato su una cavia sola? O forse Shinsei e Ona sono solo una delle teste di un’idra molto più articolata di cui solo Kunimitsu aveva le redini? Difficile da dire. Domande che però sicuramente non toccano la testa del biondo per ora. Non manca di cogliere quel riferimento a Sango, e paradossalmente, lo sguardo si stende in un ghigno divertito, scuotendo il capo. Ormai ha capito quanto tra i due rossi i rapporti siano tesi. Ma non s’infilerà in quella diatriba. Annuisce anche al suo ultimo dire. Raddrizzando solo ora la schiena fino a poggiarla sullo schienale del divano. Lo sguardo l costrutto di sangue che gli cinge i fianchi. Tenterebbe di far forza su di esso, irrigidendo le gambe come a voler alzarsi. Non un gesto rapido, anzi, è solo un test per saggiare la solita resistenza di quei costrutti. Lo sguardo su di lui <Non ho altre informazioni da darti. Fai buon uso di quello che ti ho detto.> Uno sguardo al rosso. Non ha bisogno d’altro. C’è in quel nero la consapevolezza di quanto poco piacevole sarà ciò che sta per succedere. Oltre alla consapevolezza del fatto che sarà l’unico a provare sensazioni negative da quegli incontri. Ma c’è un’altra via? Calano lente le palpebre, celando alla sua vista la figura del Kokektsu e ogni altra cosa. Non c’è un’altra via. Poco male. Sono riusciti a trovare la quadra per quanto riguarda la missione, in modo che riescano senza dubbio a collaborare. Sicché non compete gli argomenti attuali, avendo consolidato come anch'egli sia d'accordo, si limita ad annuire e a zittirsi - ma soltanto perché riguarda una discussione chiusa, poiché è pronto a dar manforte con la sua voce fastidiosa. <Ottimo.> Una figura nera con i capelli scuri, una sorta d'ombra che si staglia sulla minuta figura di Shinsei che viene torturato giorno dopo giorno dalle ben poco amorevoli mani di Ona. Un paio d'occhialini dalla montatura tonda ne incorniciavano il viso. Buono a sapersi. <Oh, lo Sharingan> Pronuncia, rammentando quando aveva avuto a che fare con alcuni membri del clan Uchiha, ma non per questo riuscendo mai ad avere tra le mani un occhio di quel calibro. Ci avrebbe guadagnato bei soldoni, sicuramente più che col Byakugan. <non penso d'averne mai visto uno da troppo vicino.> E per vicino intende tra le mani. Ma sorvoliamo! Non è un discorso idoneo al contesto. E non c'è molto tempo da perdere, avendone perso abbastanza. <Okay, ora fa silenzio.> Tutte le informazioni vengono recepite abbastanza chiare e forti da parte del rosso, il quale si concentrerebbe affinché possa raggruppare un discreto quantitativo di Chakra. Socchiuderebbe appena le palpebre per avere una concentrazione massima, essendosi comunque allenato nell'ultimo periodo per migliorare le proprie abilità. Quindi, il costrutto fungerebbe da difesa e deterrente per Shinsei, ammesso non sia in grado di spezzarlo - ma con il Chakra disattivato dovrebbe essere tutto più semplice. Nel frattempo, il flusso di Chakra sarebbe diretto rapidamente verso la testa del taijutser, in modo che possa gettarlo all'interno dell'illusione. In questo nuovo genjutsu, lo spazio attorno al suo corpo è totalmente nero come se le luci fossero spente. Ve n'è soltanto una piccola - forse una lampadina - che illumina quel piccolo stanzino. La percezione visiva si sofferma soltanto su questi dettagli, non riuscendo a cogliere molto altro poiché le uniche percezioni che ha deciso di utilizzare sono quelle della vista e dell'udito - per ovvie ragioni. Il suo corpo, qualora abbassasse lo sguardo, è totalmente immobilizzato da delle forti e robuste cinghie mentre lui è sdraiato s'un lettino ospedaliero. D'altronde, dov'è preferibile eseguire degli esperimenti se non su qualcosa di comodo laddove il paziente deve restare steso? Sente dei piccoli sospiri attorno a sé, ma la figura del demone è ormai un lontano ricordo. Ona è lì. Una figura nera, alta e dai capelli lisci e scuri gli piomba addosso. Non riesce a guardarlo in faccia - non ancora. Quello è un ricordo che deve svegliare lui e non l'illusione nella quale il rosso lo ha appena catapultato. Lo sente ghignare. Denti affilati che si mostrano lucenti sotto la luce di quella lampadina che pare illuminare sé stesso e il suo aguzzino. <Oggi, facciamo un altro bel gioco, Shinsei.> La voce sinistra altrui penetra nel di lui apparato uditivo senza sosta, cercando di fargli rivivere uno di quei momenti con Ona, una delle sedute, una delle volte in cui gli ha procurato oltremodo dolore. Nella realtà dei fatti, il Kokketsu è attento e guardingo. Osserva Shinsei per assicurarsi che non faccia mosse azzardate come l'ultima volta, sincerandosi che anche la situazione sia sotto controllo per quanto possibile. [ 3/4 - Illusione di 2 Sensi (Sconvolgimento Visivo e Uditivo) ][ Hijutsu Kokketsu II ON | I Costrutto ON ][ Chakra: 51/60 || PV: 96/100 ] Acquisirà senza commentare le affermazioni del rosso sullo Sharingan. Non ne immagina i significati sottesi e sarebbe a dir poco pleonastico sottolineare quanto lui invece avrebbe fatto volentieri a meno di conoscere quegli occhi da vicino. Anche quella frase conclusiva, diretta e concisa, viene immagazzinata in un ordine che si rende vano, poiché ha già iniziato il suo silenzio. Ma ormai ha fatto il callo alla tendenza del rosso a dare ordini, così come ha imparato a non dare importanza alle parole. È ormai concentrato nel prepararsi alla percezione di quelle onde o, per esser più precisi, del loro effetto sulla sua psiche. Effetto che non tarderà ad arrivare. Sconvolgente come ogni volta, nel vero senso della parola. Come la prima volta, quelle onde avranno quindi un effetto fisico e visibile su di lui. Al rosso sembrerà di aver scagliato non delle onde intangibili e invisibili di chakra ma una scheggia di ghiaccio dritta al centro degli occhi del biondo, che proietterà con violenza il capo all’indietro, come fosse stato davvero colpito da qualcosa. Il movimento è tanto repentino e involontario che per la stanza rimbomberanno sonoramente due suoni sordi “STOCK-STOCK” Sembra quasi si sia rotto l’osso del collo in quel movimento. E invece no, sono solo le vertebre cervicali, d’una grandezza adeguata a quel fisico, a cozzare fra loro, facendo schioccare le cartilagini con quel suono. In ogni caso, è bene qui tornare a scindere le due situazioni. Da un lato la parte completamente inconscia del biondo, priva quindi di ogni raziocinio, che resta nella stanza insieme al rosso, seduta sul divano. Dall’altra la sua coscienza che viene proiettata, volontariamente e senza opporre resistenza, nell’illusione del Kokketsu. Per entrambe, l’illusione di Rasetsu risulterà molto più efficace della prima volta, arrivando dritto al punto e sfruttando al meglio le informazioni acquisite proprio dal biondo. Non ci si poteva aspettare di meno. Possiamo quindi passare a descriverne gli effetti. Per quanto riguarda la parte inconscia, Rasetsu potrà osservare il biondo seduto davanti a lui, con il capo tanto reclinato all’indietro che a lui sarà impossibile vedere il viso, se non la base del mento appuntito e la gola completamente esposta. Potrà notare i muscoli di Shinsei irrigidirsi, contrarsi come fossero cavi d’acciaio, snudando anche sul collo la poderosa giugulare che emerge, spinta contro la pelle. Vene compariranno in ogni dove, mentre le mani istintivamente andranno contro il costrutto. Sul volto dai lineamenti duri, teso per lo sforzo, le labbra sottili si schiudono, in cerca di ossigeno <…> ma niente verrà pronunciato, sta già cercando di mettere alla prova quel costrutto, tanto è efficace il genjutsu dell’altro. Non tanto per la potenza, o meglio, non solo, ma soprattutto per la scelta di cosa mostrare. A lui la scelta di eventuali contromisure, il biondo sarà comunque non in grado di percepire altro intorno a lui se non l’odore del sangue Kokketsu, al quale ormai è avvezzo. Odore che lo accompagnerà anche nell’illusione, ma come corollario inutile ad una scena ben più straziante per lui. E la sua coscienza? Si trova proiettata in quel posto. Un posto che riconosce immediatamente come suo. Un posto che per tanto tempo, nella disperazione più profonda, ha chiamato casa. E quella voce nel suo cervello si modellerà come quella voce che è stata l’unica cosa ascoltata per dieci anni della sua vita. La voce del suo carnefice, che è stato suo padre, che è stato, nella sua mente spezzata e contorta, il suo amante, ma in ogni caso, sempre, ogni volta, il suo più grande terrore. Terrore che si legge ora in quegli occhi dal taglio animalesco che si sgranano. Come se non fosse cosciente del fatto di esser finito in un’illusione. Istintivamente le braccia poderose si contraggono spingendo con tutta la forza che ha contro quelle fasce di cuoio. Forza inutile, soprattutto la, in un genjutsu <N..no> è terrorizzato d’avvero, al punto che il colorito del volto tirato si priva di qualsiasi tonalità, virando verso un grigio smorto. Guarderà il suo stesso corpo, tentando di individuare un arto libero, un punto debole in quelle bende. E di colpo, in quella mente contorta, come fu per la prima volta, la nebbia inizierà ad avvolgere la scena, la nebbia dei ricordi, che non toglierà nulla al fare di Rasetsu, ma che è preludio di tristi, tristissime scoperte per lui. Il suo corpo, infatti, nella sua mente, perderà in automatico le fattezze di un giovane uomo di vent’anni nel pieno della sua forza, ma acquisirà invece i connotati di un ragazzo, un virgulto in adolescenza, completamente succube dell’uomo di cui sente la voce <NON HO FATTO NIENTE ONA! N..NON..> Si fanno acquosi, quegli occhi abituati a trafiggere e ad offendere l’anima altrui con un solo sguardo, pregni di puro terrore. Sei sulla buona strada, Rasetsu.
Giocata del 26/11/2021 dalle 10:35 alle 12:45 nella chat "Luogo Sconosciuto"
E' chiaramente ancor circondato dal suo sangue nero come la pece, così come l'aura violacea che sbrilluccica - un po' come la sua vecchia droga che permetteva di vedere i draghi! In piedi, statuario ma leggermente ingobbito in avanti, attende una qualsivoglia reazione dal ragazzo che ha appena gettato in un'illusione. Ne potrebbe uscire, ma spera non lo faccia altrimenti sarà tempo gettato alle ortiche e dovrà ricominciare daccapo. Non ci tiene particolarmente, non viene pagato abbastanza. Deve anche chiedergli tra quanto riceverà un pagamento abbastanza cospicuo. Lascia che Shinsei getti il capo all'indietro, venendo coinvolto immantinente dall'illusione generata dal Kokketsu. La reazione giunge anche piuttosto in fretta e deve in qualche modo correre ai ripari per quanto riguarda la situazione vista dall'esterno. Anche per quanto riguarda il Genjutsu, la miglioria è palese. Ci sta riprendendo la mano con quelle visioni, tant'è che Ona diventerà man mano più nitido. Non riuscirà a scorgerne il viso perché nessuno dei due lo conosce, quindi sarebbe oltremodo inutile mettergliene uno che, magari, non rispecchierebbe in alcun modo l'originale, danneggiando la visione che gli sta facendo avere. Però, anche ciò che gli accade attorno è molto chiaro. E' tutt'ora legato a quel lettino ospedaliero, impossibilitato a muoversi per qualunque ragione perché le cinghie tireranno troppo. Questo il suo corpo non lo percepisce, poiché nella sua mente vengono manipolati la vista e l'udito. Nel frattempo, esternamente, egli andrebbe a generare un nuovo costrutto direttamente dal proprio sangue nero. Si tratta d'un ferro di cavallo non dissimile da quello precedente che verrebbe posto direttamente al di sopra del primo, in modo che possa avvalorare la posizione altrui e tenerlo oltremodo fermo ed immobile. Certo, potrà muoversi, con una moderata forza anche liberarsi, ma è per questo che il Chakra non è attivo - per evitare simili ripercussioni. Gli abiti di Shinsei si sporcherebbero ulteriormente di sangue nero e l'odore ferroso del sangue riprende a permeare la stanza. Per il demone, è qualcosa d'assolutamente normale, ma chi gli sta attorno potrebbe non essere tanto abitué. Ad ogni modo, il senso dell'olfatto non gliel'ha toccato, quindi che pur permei nel suo naso è tutto a vantaggio del demone. Difatti, Ona gli s'avvicina con un bisturi. Brilla nella sua mano destra, mentre scende verso il braccio di Shinsei bloccato dalle cinghie. Gli percorre la vena principale per qualche centimetro, facendo uscire una buona stilla di sangue. Cremisi, umano. <Shinsei, dobbiamo capire perché l'innesto non è andato a buon fine. Devo prelevarti del sangue, abbastanza sangue per tutti gli esperimenti! E tu devi stare buono.> E' Ona a parlare, mentre non farebbe altro che recuperare effettivamente quel sangue nelle provette. <Non hai fatto niente, ma hai fallito come sperimentazione. Quindi, qualcosa hai fatto. Se non riesci neanche a risvegliare ciò che ti ho innestato, c'è un problema di fondo: e il problema sei tu.> Ovviamente, non sa come Ona si rapportasse a lui, sa soltanto quel poco che Shinsei ricorda e che gli ha riferito. Quindi, sta praticamente recitando e improvvisando allo stesso tempo. Prova a risvegliare nel taijutser qualcos'altro, qualcosa che possa rendere utile quella giornata. [ 2/4 - Creazione II Costrutto attorno al corpo di Shinsei ][ Mantenimento Illusione di 2 Sensi (Sconvolgimento Visivo e Uditivo) ][ Hijutsu Kokketsu II ON | II Costrutti ON ][ Chakra: 50/60 || PV: 95/100 ]
Si tendono i muscoli del suo corpo, invisibili sotto gli indumenti, fatta eccezione per quelli degli avambracci e quelli del collo, muscoli che impensierirebbero chiunque, ma in definitiva ha ragione Rasetsu, senza il chakra, c’è poco che lui possa fare contro quel costrutto a ferro di cavallo che gli cinge il bacino. Che vibra sotto la tensione imposta dal suo tentativo di movimento, ma non cede. Anzi, il rosso, previdente, gli fornisce aiuto con un altro costrutto, che andrà a cingere l’ampio torace del biondo, inchiodandolo definitivamente allo schienale del divano. Giunge acre, al naso, l’odore di sangue, che però ben si uniforma all’illusione, con carceriere e prigioniero insieme sotto la luce d’una stanza di quel laboratorio. Perché quel carceriere è munito del suo giocattolo preferito, il bisturi. Tenta di tirare su il braccio con la spalla, quasi a volerlo sfilare dalla morsa delle cinghie, che però si bloccano al polso tirando tanto da fare male. Quel bisturi arriva come una carezza sulla pelle, inavvertito, ma lascia i danni che è stato creato per procurare. Lasciando fluire liquido caldo sulla pelle, linfa vitale che mai più ritornerà. E sbaglia Rasetsu nell’ipotesi di approccio di Ona con la sua bambola di carne. Un errore di cui però lui non s’accorge, perché come è stato per la prima volta, è il contesto ad essere tremendamente realistico, e come per la prima volta, sono le sensazioni che l’altro riesce ad evocare a condurlo direttamente a qualcosa di più profondo di quell’illusione. Li sul divano il capo di Shinsei resta proiettato all’indietro, e le sue iridi restano dunque invisibili al rosso, ma nell’illusione il rosso potrà notare come lo sguardo si sgrani e la nebbia che solo Shinsei può vedere farsi materica nelle sue iridi, che diventano d’un color grigio piombo, slavate e piatte rispetto alle originali. È il velo del ricordo, che si stende davanti ai suoi occhi, trasformando la scena che lui vede. Ritorna dunque, come fu per la prima volta, in quella sorta di inseption mentale, scatenato dalla mirabile gestione delle illusioni del rosso. E le voci che s’affastellano nella sua testa si fanno prima sempre più confuse, cacofonia di suoni indistinta che fa male all’anima. Ma poi sempre meno confusa, come se le foci piano piano si accorpassero in una, oscura e sibillina. Nell’illusione, la sua coscienza sotto forma di quell’adolescente chiuso dalle cinghie, schiuderà le labbra e la voce che ne uscirà, per quanto evidentemente la sua, viene contraffatta dalle corde vocali che si sforzano per raggiungere una tonalità molto più acuta, strisciante, serpentesca, come se qualcosa avesse preso possesso del suo corpo. Le immagini di quel ricordo potrà vederle solo lui, è quindi inutile descriverle. <Dovevi essere il più grande successo della mia carriera> Dirà con quella voce lacerante e sibilante <Dovevi essere lo shinobi completo.> Corpo e mente, Conscio e inconscio, sono di nuovo congiunti nella visione di quel ricordo, i corpi, sia quello sul divano che quello sul lettino, tesi all’inverosimile <Dovevi portare l’ordine in questo mondo.> parole pronunciate con lentezza <E invece di questo mondo ti sei rivelato essere lo scarto> una nota di cattiveria nel tono e non appena quella frase termina un profondo brivido scuoterà il corpo del biondo <Ti tratterò come tale>. Poco altro, perché poco dopo la stessa espressione del giovane biondo muterà, tornando sulle note dolciastre e malsane del puro terrore, per poi venir stravolte da un’espressione di profonda sofferenza che squarcerà i lineamenti duri del volto di Shinsei <NNNNAAAAAAH!!> Un urlo assordante <BASTA!!!> urla che risuonano anche nell’appartamento, oltre che nell’illusione, proferite con quella cassa toracica. È stravolto, ma starà al rosso, come sempre, decidere. S'accorge di quanto pesante e pressante possa essere per l'altro questa situazione, sottostare ad un'illusione nella quale non puoi far altro che subire, aspettarti qualcosa che sta già arrivando, ma non potendo far nulla per rispondere di conseguenza. E' oltremodo chiaro come egli non riesca assolutamente a vedere quel che sta vivendo Shinsei per davvero, oltre ad ascoltare quelle urla inumane che provengono dalla sua gola e che, con molta probabilità, potrebbero infastidire non più di qualcuno - se soltanto a qualcuno importasse qualcosa. Mantiene alta la concentrazione, così come l'attenzione, in modo che possa sempre tener sotto controllo chi ha di fronte, permettendo al flusso di Chakra illusorio di contaminare ulteriormente la mente del biondo. Egli continua a rivivere tutte quelle scene, provando a risvegliare nuovi piccoli aspetti del suo passato. Vi sta camminando attraverso. Man mano, scopre qualcosa di nuovo che sarà certamente utile nel futuro immediato, qualora riesca a capire ulteriormente quel che gli è successo. <A cosa servi se non sei in grado neppure d'essere un buon esperimento?> E' la voce di Ona che continua a parlare nella testa del giovane e, senza saperlo, si sommerà a quelle frasi che è invece Shinsei ad ascoltare. Quindi, si ritroverà in un turbinio di frasi che potrebbero non aver senso così come potrebbero averne, portandolo in uno stato di massima confusione. Lo sente urlare, ma sappiamo tutti - compreso il taijutser - come ragioni il demone. Non ha pietà per il prossimo, tanto meno ne avrà nei confronti del biondo che ancor gli deve qualcosa. Aspetterà fintantoché schiumerà dalla bocca o non urlerà così tanto da squarciarsi le corde vocali. Sì, molto probabilmente. A meno che non si scocci di sentirlo urlare, ma in quel caso dipende essenzialmente dall'umore del Kokketsu in quel preciso istante - un umore che è tanto volubile da non poter esser controllato come vorrebbe. <Sei inutile, Shinsei. Avevo in mente grandi progetti per te, ma ti stai rivelando essere peggiore di quel che credessi. Posso iniziare a strapparti gli occhi, a strapparti ogni centimetro di pelle dal tuo corpo. Vuoi?> Una domanda chiaramente retorica quella di Ona che non necessita d'alcuna spiegazione tanto meno d'una risposta da parte del biondo nell'illusione, il quale non potrà avvertire il dolore fisico su di sé - non avendo adottato uno sconvolgimento simile - ma potrà rispecchiarsi mentalmente nella sua testa qualora lui l'abbia effettivamente provato durante una delle tante sperimentazioni avvenute con quello scienziato. Eppure... <Eppure avrei voluto conoscerlo questo Ona.> Ammette Rasetsu, quello originale fuori dall'illusione, compiendo una mera alzata di spalle. Il ghigno s'è leggermente allargato, mostrando i suoi denti bianchi ed affilati, ma ben allineati. Sì, non gli dispiacerebbe affatto, peccato che non sia più possibile - anche se nessuno dei due sa davvero se Ona sia effettivamente morto o se vaghi ancora alla sua ricerca del suo peccato più grande. Fissa quel poco che può vedere di Shinsei, in piedi, ammantato di sangue nero che galleggia nell'aria attorno al suo corpo. Non v'è pietà negli occhi, anzi si può scorgere soddisfazione, curiosità... o un connubio d'entrambe. [ Mantenimento Illusione di 2 Sensi (Sconvolgimento Visivo e Uditivo) ][ Hijutsu Kokketsu II ON | II Costrutti ON ][ Chakra: 49/60 || PV: 94/100 ]
Giocata del 03/12/2021 dalle 13:23 alle 15:37 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Una sofferenza che non s’accenna a placarsi, quella dipinta sul volto del taijutser, e sono più le parole a far male che i gesti attualmente inefficaci sulla pelle del biondo, per quanto macabri possano essere, poiché egli è immerso in qualcosa di più profondo. Per lunghi momenti il volto resta contratto in un’espressione che unisce lo sforzo e la sofferenza insieme. Sulle parole del suo carnefice quest’oggi, su quello che ha ricordato ci sarà da soffermarsi in seguito. Non è possibile certo farlo ora. Il corpo teso fino allo spasmo sul lettino è stretto nella stessa tensione di quello sul divano, che preme con tutta la forza che ha. Essendo dimezzata dall’assenza di chakra, tuttavia, quella forza è molto probabile non sia sufficiente per far venir meno i costrutti, per quanto difficoltoso possa essere contenerlo anche in quello stato indebolito. Ma d’improvviso, quel corpo subirà un improvviso rilassamento. Sul divano come sul lettino, gli occhi si chiuderanno per lunghi momenti. Niente più grida, solo silenzio. Cosa è successo in quel ricordo? Impossibile dirlo, perché quando lo sguardo tornerà visibile, nero e reso visibilmente più acquoso, sarà palese il fatto che, per quando l’Ona nell’illusione continui a infierire, la mente del taijutser è tornata salda alla realtà. O meglio, all’illusione, ma un’illusione che sa essere tale. Non più qualcosa di incontrollato che fluisce fuori dalla sua mente come da una crepa creata dallo stesso rosso, e quest’oggi resa qualcosa di più. Un’apertura. Lo sguardo si poggia immediatamente sul suo carnefice. Su quel suo bisturi che affonda nella carne senza procurar dolore. Non fisico, certo, ma un profondo brivido, simile quasi ad uno spaso scuote adesso il corpo del taijutser. Non ci metterà troppo tempo a rendersi conto che il rosso ha deciso di divertirsi più di quanto dovuto. Eppure ha raggiunto il suo limite di sopportazione. Su quel divano il colorito sul volto solido e roccioso è diventato di un bianco tendente al grigio e l’espressione fiera s’è macchiata di un pesante tono di stanchezza. Tenterà, a questo punto, di afferrare saldamente il pollice della mano destra, avvolgendolo con le dita della mano sinistra, per tentare quindi di strattonarlo con forza verso il polso della stessa. Il tentativo è chiaro, tenterà di sfruttare l’ondata di dolore, da lui percepita come avvolgente calore, per sconvolgere la sua mente quel tanto che basta per uscire dall’illusione. Avrà avuto successo? In caso affermativo si limiterà a rivolgere uno sguardo colmo d’ira al demone ghignante li dietro, ma prima ancora di dire qualcosa, tenterebbe semplicemente di utilizzare la mano buona che ancora dovrebbe avere, la sinistra, per chiuderla in pugno con solo l’indice e il medio, congiunti, a svettare verso l’esterno, disegnando il mezzo sigillo della capra, mentre viaggia oltre la coltre nebbiosa dei ricordi frammentati. Un viaggio reso più complicato da ciò che ha appena vissuto ma che si sforza di compiere per attingere alla preziosa energia psichica, che in lui assume la forma d’un globo scuro, elettrico e vibrante, più del solito in questo caso. Tenterebbe di spostare quell’energia al centro del plesso solare, insieme alla gemella e opposta, l’energia fisica, globo chiaro fluido e costante. Avrebbe quindi tentato di unire questo suo personale Yin/Yang, impastando le due energie per tentar di ottenerne una più forte e irruenta delle due: Il prezioso chakra che tenterebbe, se fosse riuscito, di spingere nel sistema circolatorio apposito. Lo sguardo resta sempre su di lui <Chissà da quanto è che non ti divertivi così a fare il tuo lavoro> Stanco sarebbe il tono, ansimante la voce, resa roca dallo sforzo anche vocale che ha sostenuto qualche istante prima. Lo sguardo su si manterrebbe sulla figura dinoccolata <<Quando sei in queste sedute sei maledettamente uguale a lui.> Commenta sbattendo piano le palpebre, e spostando lo sguardo su quel pollice innaturalmente piegato, ogni forzo di muoverlo genera dolori lancinanti, tanto da fargli assottigliare lo sguardo <In che modo, per te, un ninja è completo?> Strana richiesta considerando la situazione, ma in fondo quale parere può essere ritenuto più simile a quello di Ona? Vorrebbe continuare a mantenere l'illusione, ma Shinsei pensa bene ad un modo per uscire da quest'ultima. E quale miglior metodo se non farsi male, quando il Chakra non è ancora impastato? Sicché gli ha bloccato le braccia e il busto, ma non le mani nell'effettivo come la prima volta, presupponendo fosse in grado di sopportare oltre modo quella visione dei suoi ricordi, una singola mano è in grado d'attivare il Chakra se lo si vuole. Difatti, s'accorge di come stia provando a spezzarsi le dita da solo, la qual cosa dovrebbe funzionare alquanto bene per uscire dall'illusione. Il demone stesso decide d'arrestarla, ma mica glielo dice che ci penserà lui a farlo e che, quindi, può pure evitare di danneggiarsi ulteriormente. Che gliene importa? Mica dovrà curarlo lui, d'altronde non n'è capace. Con un'alzata di spalle, scioglie anche quei costrutti di Sangue nero, che lasceranno certamente il segno sugli abiti del biondo e sul divano dov'è poggiato. Il resto delle gocce s'aggrega a quell'aura violacea che continua a circondarlo neppur fosse una nebulosa, poggiandosi anche all'estremità delle mani. L'odore ferroso permea la stanza dall'inizio della loro seduta, ma or va leggermente allargandosi per la zona circostante ai due. Attivato anche il Chakra, Shinsei ha sicuramente delle capacità in più da sfruttare per riuscire anche a liberarsi dall'eventuale costrizione che, in questo caso, il demone ha già rimosso. Sta di fatto che gli occhi del rosso or restano fissi sull'interlocutore, aspettando che abbia o meno qualcosa da dire, che possa riprendersi quanto meno dal solito sconforto che gli cade addosso consecutivamente. <...> Poggia le mani sui fianchi, sostando nella posizione precedente ed ancor in piedi di fronte al divano. Dalla sua bocca, ancor non proviene alcun suono, fintantoché non sentirà venir dall'altro un'affermazione o meno. Gli vien immediatamente da ridere quando il biondo tira fuori la sua prima considerazione in merito a quanto fatto da Rasetsu stesso, il quale gonfia il petto d'orgoglio. <Oh, non hai idea. E' da un po' che non squarto qualcuno per vedere i suoi organi.> Sghignazza ancor divertito, portando la testolina cremisi a flettersi da un lato con il solito ghigno stampato in faccia - quel ghigno da psicopatico che è fondamentalmente parte di lui. Il sorriso scema nell'istante in cui lo paragona ad Ona, gli dice che assomiglia maledettamente a lui durante queste sessioni. <Non so se prenderlo come un complimento, onestamente.> In fatto di cattiveria e malignità, sarebbero potuti essere persino amichetti, quei genetisti che si scambiano opinioni su come sia più giusto compromettere la sanità mentale d'una cavia, disinteressandosi totalmente alle effettive conseguenze che potrebbero avere su di loro. Aggrotta le sopracciglia in merito all'ultimo quesito che invece gli vien chiesto. In che modo un ninja è completo? <A me non interessa che un ninja sia completo perché non ho mai programmato un essere umano per essere potente, ho solo testato su di loro gli effetti d'alcune innate e d'alcune sostanze.> Si stringe nelle spalle, tirando su col naso e ora mantenendo un'espressione assolutamente seria, spiegando con scioltezza quelle che sono le sue considerazioni in merito all'argomento trattato. <Chi è in grado di sopportare quelle pene> Riconoscendo che di tali si stia parlando. <per me è una cavia importante. Chi resiste alle torture, per me è una cavia importante.> Questi sono gli esempi lampanti che gli riesce a fare nella maniera più esaustiva possibile, sperando siano più che sufficienti. Ne sostiene lo sguardo, come ad attendere una risposta da parte sua. [ Chk On ] Non appena quei costrutti s’allenteranno, il busto di lui cederà alla stanchezza, non più sorretto da quello sporco sostegno di sangue, finirà col poggiare i gomiti sui quadricipiti flessi in quella posizione da seduto sul divano, formando in questo modo un triangolo tra le braccia le gambe e il busto. È stanco, ha i vestiti imbrattati da quel sangue nero e quell’odore di ferro nelle radici, lo stomaco ribaltato e le tempie in fiamme, ma sembra molto più lucido rispetto all’ultima volta. Lo osserverà sghignazzare, ne ascolterà le parole, e scuoterà il capo, torcendo le labbra in un ghigno di rimando, nell’osservarlo così preso <Cazzo, mi toccherà trovarti qualcuno da affettare a breve altrimenti finirò squarciato anche fuori dalle tue illusioni> Commenta ghignando, ascoltando le sue successive parole. Lo lascerà parlare fino in fondo. Annuendo, e lo sguardo si fa serio mentre, afferrando di nuovo quel pollice innaturalmente piegato, tenterà quanto meno di riportare l’articolazione nella sua posizione naturale. Chissà cosa avrà lesionato con quella mossa. In ogni caso se ne cura poco, a dirla tutta, perfino quando il rumore sordo di ossa che schioccano tra loro si propaga per la stanza, poco o nulla cambia sul viso affilato di lui <Sai questa forse è la più grande differenza tra voi due.> Le labbra schiuse, la voce roca e un filo stanca, ma comunque presente, mentre lo sguardo torna sul rosso. <Lui ci è impazzito in quel laboratorio, spezzato da un sogno infranto che ancora devo capire.> continua a parlare. Ci sarebbe da aggiungere che ha portato anche il biondo alla pazzia, ma non è stupido. Ha ben capito che qui della sua sanità interessa a pochi. <Se l’avesse vista come te, probabilmente sarei stato per lui una gran cavia, con dieci anni di curriculum sulle spalle> Scuote il capo, ora decorato da un ghigno amaro. Un altro brivido, che si limiterà a tenere per se. Lentamente aumenterà il peso sulle ginocchia fino a spostarsi in avanti e quindi alzarsi in tutta la sua statura, resta fermo un paio di istanti, come se avesse bisogno di trovare l’orientamento <Forse è questo, il non avere obbiettivi di perfezione di qualche tipo, ad averti tenuto la pellaccia attaccata al corpo per tutto questo tempo> Sposta lo sguardo intorno a se, prima di riportarlo negli occhi giallo-verdi del rosso <In ogni caso, tempo di riprendermi e di svolgere la missione e ritornerò sul Doku. So controllarmi molto meglio in combattimento, anche se la strada che mi hai consigliato, per ora, mi sembra la più valida> Un po' più subdola forse, ma sicuramente meno violenta e… problematica. D’altra parte nel quale le spinte all’utilizzo della testa prima ancora che dei pugni arrivano da più parti, e su più fronti. Non esiterebbe quindi a dargli le spalle, spostandosi verso la porta. Lo sa che non farà gli onori di casa. Si fermerà però poco prima di aprirla, con la mano sulla maniglia <Porta avanti la questione del veleno nella boccetta… potresti trovarci qualcosa che ti interessa> Ricorda vagamente quel tendone dal sapore esotico, ma non la faccia del tizio che lo ha avvelenato. Sarebbe lieto di potersi vendicare in prima persona, e se ci scappasse qualche veleno utile per il rosso, tanto meglio. Girerebbe quindi la maniglia, scomparendo alle spalle di essa e chiudendo la porta con forza. Il viaggio di ritorno è sempre problematico.[END]
Giocata del 07/12/2021 dalle 23:04 alle 23:05 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Ora che può allentare la tensione, incrocia le braccia al petto e lancia una lunga e attenta occhiata nei dintorni. Quella casa è devastata, sembra che ci sia passato un tornado. Prima o poi, dovrà decidere di sistemare quel disordine - ma non è questo il giorno e, con molta probabilità, non lo saranno neanche i prossimi. <Non mi dispiacerebbe riprendere a vivisezionare qualche corpo.> Sottolineando particolarmente il prefisso vivi-. Non c'è gusto nell'aprire un corpo ormai privo di vita. L'ha fatto altrettante volte, ma il suo preferito non è che un corpo dal quale possano ancor fuoriuscire urla e sangue scarlatto - o nero, a seconda delle esigenze, ma è pur vero che non torcerebbe un capello ad un Kokketsu. <Io non impazzisco per un mio fallimento, perché talvolta è la cavia ad essere scadente. Se ha riversato esclusivamente su di te tutte le sue speranze, è un folle che non merita neanche d'essere chiamato genetista.> Non hanno molto in comune se non quel che volevano fare ad una persona - o a più persone. L'obiettivo del rosso non è ancor poi molto noto, se non nella sua mente, ma non è niente di paragonabile all'ossessione che provava Ona nei confronti di Shinsei. Inoltre, si considera tanto intelligente da non reputare in alcun modo che quel che va compiendo sia inesatto o insensato. Per lui, è funzionale anche un fallimento perché gli fa capire da dove ripartire per migliorarsi. Tuttavia, restare fossilizzato su qualcosa d'impossibile non è contemplato, piuttosto prosegue e va oltre con un altro esperimento. <Se vuoi continuare con le sedute> Dato che pare avergli dato non poche informazioni tramite quest'ultima, risvegliando man mano un tassello nuovo e diverso, andando ad aggiungersi a quelli precedenti. <pretendo almeno una parte del mio pagamento.> Quindi, anziché un Doku intero può desiderarne soltanto mezzo? No, con molta probabilità non allude a niente di tutto questo. Però, anche solo una fiala di veleno sarebbe una gran cosa. Anche perché lui ci sta mettendo il suo per far risalire i ricordi all'altro, quindi reputa corretto ricevere per dare ancora. Lo lascia andare all'esterno, superando il salotto ed aprendo la porta d'ingresso. Si stringe nelle spalle, senz'aggiungere nient'altro al contesto. Adocchia la porta chiudersi dietro le sue spalle, prendendo posto a sua volta sul divano così da rilassarsi. Anche questa lunga giornata è stata portata al termine. [ EXIT ]