Istruzioni su come cercare la morte.

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Giocata di Lavoro

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20:55 Sango:
 Una giornata che parrebbe qualsiasi, uguale a mille altre mai vissute, in una mattinata ove fortunatamente la nausea non è nemmeno più arrivata - qualcosa per cui vale la pena ringraziare i kami, sia chiaro - ove il sole è già sorto da un pò ma la mattina rimane fredda, pallida, non come quelle della primavera, queste son troppo scure quando le ombre di un rigido inverno si allungano verso di loro nel villaggio delle ombre. La pelle rimane pallida, cerea quasi, come se avesse passato qualche notte insonne, di lievi ombre sotto gli occhi azzurri come il ghiaccio quest'oggi, in dipendenza anche dall'assenza di una luce veramente calda ad illuminarli. Parrebbe un fantasma se solo stesse ferma, rimuginando in completo silenzio, la bocca impastata dal nulla, solo l'odore di caffè che aleggi attorno alla propria persona mentre dirige i passi con consapevolezza verso la parte di Kusa, estremamente vicina alla propria abitazione - i kami son sempre, davvero, molto divertenti nel proporle sempre quella terra a pungerla e farla stare male - ma questa volta con un obiettivo in mente. Gli archivi. Ma quest'oggi in veste di archivista, dopotutto è una collega, si è occupata anche di certi casini dovuti a qualche probabile fretta nello scambiare alle volte documenti di poca importanza di altri settori con il proprio, e viceversa. Non si trova da sola, nemmeno quel mattino, seguita dal biondo che l'accompagna. Sarebbe voluta rimanere sola? No. Egli sa quasi tutto di lei, sa benissimo quel che pensa, ma non ancora esattamente quel che vuole fare. Motivo per il quale ha deciso di parlargliene prima di uscire di casa, un invito implicito a venire con lei, a esplorare un nuovo mondo che davvero poco conoscono entrambi, uno più dell'altra. Il rumore dei sandali pare il frusciare del vento tra le foglie, morbido e cadenzato giungendo davanti un entrata che non faticherà a varcare per infine potersi togliere la cappa nera pesante di dosso, mostrando quello che ormai è un pancione abbastanza visibile e rotondo sotto una maglia che stringe adesso un pò troppo e che un tempo l'avrebbe definita larga. La maglia si compone di semplici maniche lunghe fino ai polsi, ma finendo per incorporare le mani con un piccolo strato di stoffa in più, come se indossasse guanti a mezzi palmi ma senza la parte delle dita. Sotto di quello sostano dei jeans grigio fumo attillati, niente di sgargiante se non fosse per il colore violento dei propri capelli rosso sangue. Gli stessi tenuti in quell'alta coda sulla sommità del capo, lingue infuocate a carezzar la schiena con densità estrema, e azzurre e fredde iridi a seguire l'entrata , il bancone, per raggiungere chiunque ci sia dietro < sono una vostra collega del settore di Amegakure > si presenta così, senza troppi fronzoli, tanto diretta quanto più è la propria curiosità < volevo alcune informazioni sulla settore di Kusa e della sua fondazione > ovviamente in rispetto alla creazione dello stesso villaggio. Sarebbero andati bene i rotoli, i computer - che per inciso sa utilizzare, lentamente, ma qualcosa come lo scrivere le riesce alquanto bene . Rimarrebbe in silenzio, in attesa "settore 2a" un semplice dire, una semplice indicazione generica tanto quanto è la propria di richiesta < faccio da me, farò estrema attenzione > si limita in quello, nel togliere le responsabilità all'altro, e trattenerle per se, come collega alla ricerca di qualcosa di importante. Ma ancora non ha propriamente detto molto al biondo, preferendo un silenzio lungo, e solo lo scambio dei loro sguardi, che basterebbe a sorreggere il silenzio per anni probabilmente.

21:26 Shinsei:
 Passi lenti i suoi, c’è una differenza di falcata abbastanza ampia tra lui e la rossa da consentirgli di incedere con molta calma. Anche perché la rossa stessa non sembra propriamente di corsa. Scarpe di tela, basse e nere, ai piedi, pantaloni neri dal cavallo basso e dalle falde molto ampie, a coprire la forma delle gambe, camicia bianca tenuta fuori dai pantaloni a coprire il torso, i primi tre bottoni sono aperti rivelando completamente il collo e la parte centrale del petto liscio e lucido. Un aori a coprire le spalle stondate, nero con bianche decorazioni geometriche, con le maniche lunghe fino ai gomiti, corto alla vita. Ben visibile sul pomo d’Adamo quel marchio violaceo. Ma ancor più visibili, ai lati del cranio, i due draghi stilizzati d’inchiostro nero a decorazione d’un viso appuntito, dai tratti duri, dipinto in un’espressione austera. i capelli raccolti nella solita treccia elaborata, le cui ciocche son raccolte e fermate da un sottile drappo rosso. Un simbolo che per lui e per l’Ishiba è evidente tanto quanto quel pomo marchiato. Mani nelle ampie tasche dei pantaloni, in un atteggiamento, per quanto austero e fiero, risulta comunque rilassato. Resta al suo fianco, come sempre, tanto vicino da farle percepire la sua presenza incombente anche senza entrare nel di lei campo visivo. Anche perché resta un passo dietro di lei, concedendole, come sempre, decidere dove andranno. Lui la seguirà in ogni caso. Si, ha ricevuto qualche vaga notizia su ciò che avrebbero fatto quest’oggi. È qualcosa che non basta, ovviamente, ma è anche qualcosa che merita d’esser chiarito a ricerca in corso, non certo li all’ingresso. La osserva spogliarsi di quella cappa, li dal lato. Non può non soffermarsi su quel corpo, su quelle forme, su quella forma in particolare, sempre più evidente. Richiama in lui qualcosa di ben più profondo della semplice attrazione fisica. Qualcosa che gli infiamma quello sguardo, e solo quello, in modo che nessuno a parte lei possa decifrare quel breve momento. Quando lei si rivolge all’ingresso lui resta due passi indietro, come sempre, fissando il povero addetto con quello sguardo assottigliato. Uno sguardo che rivela quell’oscura speranza che quell’addetto regali alla sua Ishiba uno sguardo lascivo abbastanza da scatenarlo. Lascivo quanto? Basterebbe un’occhiata di qualsiasi tipo, ma a quanto pare una donna gravida non ha lo stesso appeal per il padre e per gli altri uomini. Non così, da zero. Sei inconsapevolmente salvo, mio buon archivista. Si muoverebbe immediate con lei non appena scoperto il settore. Questa volta affiancandola. Attenderà di non avere orecchie indiscrete li intorno. <Mi ricordi perché siamo qui?> Domanda retorica ovviamente, l’ha detto lei poco prima all’archivista e ne hanno già parlato, ovviamente spera di avere qualche informazione in più. Continuerebbe in silenzio, di fianco a lei, sfoderando le braccia dalle tasche, quasi a sfiorare quelle di lei, che però, per ora, non tocca. Sa bene quanto lei ci tenga a non mostrare certe cose nei luoghi di lavoro. E li frequenta così poco con lei da non aver ancora capito se è esente da quella rigidità o no.

21:47 Sango:
 No, non ha il tempo ne soprattutto la voglia di vedere Shinsei arrabbiarsi per chicchessia, non almeno contro un mero archivista che sosta la dietro, , le serve altro, qualcosa di differente, come la solitudine. Sempre che di solitudine si possa parlare, adesso, non quando ha deciso di dividere completamente la propria vita e le proprie ricerche con qualcun altro, qualcuno che è con lei anche oggi. I passi sembrano soffici passi di un animale, un felino, e non solo per lei, quanto anche per lui, che se ne dica nonostante la sua mole riesce ad esser estremamente elegante nel suo fare, come camminare, merito probabilmente del totale completo controllo che ha sul suo corpo. E da li, a quella domanda, lo osserva sollevando poco il viso, le azzurre che guizzano verso l'alto , soffermandosi ben più di qualche secondo su di esso, cercando ovviamente di non beccare nulla nel tragitto < siamo qui > inizia lei per sorpassare una porta semplice lasciata aperta per seguire le indicazioni sommarie, dovrebbe inoltre riuscire a destreggiarsi abbastanza bene in quegli archivi per via della propria conoscenza di quelli del proprio villaggio < perchè sono un inguaribile mal pensante > ma non dirà niente, non subito, cercando invero di farsi spazio tra i vari computer presenti < dovremmo usarli > un annuncio che sa di funerale, scuro, nero, mentre pigia su uno dei mouse lasciati li di uno dei pc ronzanti e con le lucine accese, sa che quando sono verdi tutto è funzionante , ma ancora non siede, lasciando allo stesso aggeggio il tempo di riprendersi < negli anni che ho vissuto, ho sempre visto il marcio dentro ogni villaggio > non dirà il nome di Kusa, ma di ogni singolo villaggio che lei ha potuto vedere, vivere < Ame, Konoha, Kusa, Oto, Kiri perfino > nonostante la sua innata povertà interiore, ma su questo non verterà , solo un breve trillo nella voce, come a divertirsi nel dirlo < Amegakure aveva la guerra civile. Dentro il villaggio, dentro il governo c'era chi voleva ucciderci, e noi volevamo uccidere loro > una faglia dovuta a coloro che ancora rivolevano Pain, e chi invece, no. < Kusa aveva Yukio > un trillo di rabbia nella voce, ma che sfuma nella mente, egli era di certo il peggio che quel villaggio potesse avere, ma senza di lui, sarebbe mai esistito? Chissà. < Konoha s'è resa debole, anche se di panni di sporchi non ne ho visti abbastanza. > ha vissuto davvero poco in quel villaggio per poterne avere una reale comprensione, ma dalle storie che ha sentito di vecchi nemici potrà annoverare certamente il padre della Nara, merito anche della rappresentazione teatrale a cui ha assistito < Otogakure aveva dei campi di sterminio, se eri contro l'alleanza, finivi li dentro. Non importava chi fossi, donna, uomo, bambino. Volevano solo cancellarti dalla faccia della terra > una prigione che ricorda ancora molto bene, ricorda l'orrore davanti i propri occhi, le vite spezzate nelle catene e nel marcio, putrefazione, orribile realtà tinta della gloria di qualcosa di grande, le nuvole rosse. < Kiri oltre ad aver dimenticato di esser la nebbia insanguinata > di quei grandi e anche giudicabili ninja, si era fatta strada nella storia con il sangue verso altri < aveva un kage corrotto al falso dio > quello ricorda, quello che poi seppero attaccare Konoha. < in tutti questi villaggi, c'è sempre stato qualcosa di marcio infondo. Qualcosa per cui valesse la pena di distruggere..ma anche di salvare > andrà lentamente a poggiare il proprio sedere accanto al pc, ormai illuminato a vista, ma non ancora toccato. Le iridi infatti sono solo per lui < c'è sempre un ripetersi del passato. Sebbene qui cerchino di farci capire che non è così > e come? < non ci riguardano più come shinobi di un tempo. Sembriamo più dei sacrifici creati per la protezione del villaggio delle ombre > lenta la voce si farà sempre più bassa, roca, solo per lui < serial killer, i tizi incontrati a kiri, l'ochaya > osserva lentamente tutto ciò che ha vissuto in meno di un anno < tutto il marcio è qui , s'è raccolto dal mondo confluendo a Kagegakure > verità più che innegabile, inutile chiedersi se all'entrata possano anche solo riconoscere un delinquente da un ladro, o un onesto cittadino < mi chiedo se ci sia del marcio dentro il cuore di questa città > un marcio melenso, di un odore terrificante < ho sempre ficcato il naso dove non dovevo, Shinsei, a mio rischio e pericolo > scoprendo parti della storia celate, nascoste, o semplicemente non dette < tutto per il mio interesse personale, per trovare un potere più grande > dei punti di appoggio da poter utilizzare, sulla quale far perno e far cedere col proprio peso. Mukenin fino al midollo. < te l'ho detto perchè voglio entrare all'Ochaya, no?> un posto che ha attirato la sua attenzione, ma che rimane uno dei tanti lochi che possono interessarle in effetti. Qualcosa brilla nello sguardo, qualcosa di melenso, che riguarda proprio lui e il suo sembrare davvero un poco di buono alla vista. Ma almeno, per il momento, si limiterà a tacere per dargli il tempo di registrare tutte quelle informazioni.

22:40 Shinsei:
 La segue. C’è una naturale eleganza felina nella sua camminata, ma è qualcosa alla quale lui non è in grado di prestar attenzione. Si muove con sinuosità felina e i suoi movimenti, insieme con l’espressione fiera e austera formano un connubio interessante da guardare, ma a lui completamente sconosciuto. Si limiterà a ricambiare quello sguardo, prendendo per se quelle iridi particolarmente strane oggi, come l’incarnato di lei. Cosa potrà leggere lei in quel complicato incendio nero che rende quello sguardo pesante costantemente inquieto? Solo un velo d’apprensione, e per il resto la completa attenzione di lui per lei. Dovrebbe farle notare qualcosa? Non si permetterebbe mai, lei sa che deve stare attenta a se stessa. Per il resto, è solo un piacere accompagnarla. Al primo dire di Sango semplicemente stende le labbra sottili, dipingendo su quel volto dai tratti duri un ghigno divertito. Annuisce. Decisamente mal pensante, mentre la segue tra i pc. Quel sinistro presagio sul loro utilizzo lo porta quasi a irrigidire la mascella. Non il massimo, ma non lo sarebbero nemmeno i libri a dirla tutta. Poco male, lentamente sta imparando ad usarli, alla fine a vent’anni scarsi il tempo per poter apprendere qualcosa c’è e come. Ormai è un discreto utilizzatore dello smartphone che lei gli ha regalato, se non fosse che con quelle dita spesso gli capita di premere più lettere insieme. Ascolterà poi la sua lenta discesa nelle fogne purulente di ogni villaggio che ha conosciuto. Ben più fetide di quelle che ha attraversato lui con Matono. Eppure molto più importanti. Non può non essere astratto da quella fame di sapere che lei dimostra, da quell’egoismo che ancora una volta torna a tingerle il viso. Annuisce, lasciando che quelle sue emozioni trapelino da quello sguardo senza timore. Stiamo parlando di Lei. Non ha segreti con Lei. Annuisce anche alla domanda che lei gli pone <Mi hai dato due ragioni per l’ingresso in quel locale. La prima è acquisire informazioni sulla figlia di Mekura, la seconda è la ricerca di informazioni sul motivo per cui un locale che sai essere gestito da criminali sia aperto e alla luce del sole> Risponde pacato, osservando quello stupido pc privarlo dello sguardo di Sango. Maledetto lui <Un dubbio che in realtà si estende a tutto il quartiere notturno o quasi, mi sembra di capire>. Cerca di interpretare e di trarre le somme delle conversazioni che si sono susseguite con lei. Eppure, se potesse, se gli fosse consentito, le donerebbe un altro, profondo sguardo, prima di dedicarsi anche lui al pc, catalizzatore di attenzioni e di menti <Sono curioso però di capire come hai intenzione di effettuare una ricerca su qualcosa di simile…> Insomma ciò che sta cercando lei sono proprio i segreti, cose per definizione difficili da trovare. Cosa sta facendo? Quello che fa sempre, ragiona con lei, la spinge a mostrare quell’incendio che lui vede ogni volta che la guarda. Uno sguardo motivatore, senza dubbio, quello che le dona in attesa di una risposta. È li per te, Sango, per il tuo sogno. Lo sta osservando attraverso gli occhi di lei vedendola sprigionarlo tramite le parole.

22:59 Sango:
 Ossessione. Una parola che si confà benissimo alla donna dai capelli rossi. L'ossessione è ciò che è riuscita sempre a muoverla in quel mondo, Ren, Ame, Yukio, il potere. Tanti piccoli passi fatti solo per mano della propria ossessione, di quelle che tolgono il sonno e lo invadono di pensieri, e tace adesso per dedicarsi alle sue di parole, a ciò che le dice e ciò che ha compreso per quel locale, oltre per quei piccoli sporchi segreti che ormai, per lei, non lo sono più, non quelli del passato almeno, dimenandosi sempre nelle file di politica e atti criminali. Sorride lievemente, comodamente appesa su quella scrivania, i piedi che sfiorano il suolo con le punte dei sandali da shinobi < esatto > conclude al suo primo dire < la figlia di Mekura è solo perchè le ho promesso di aiutarla, come lei ha promesso di aiutarmi > sebbene quel giuramento pare esser portato solo per metà, ma la scomparsa della Hyuga rimane sempre impressa nella mente dell'ex jonin, ma accantonata, solo per non pensare alla questione più brutale della storia, sempre che ve ne sia. < il dubbio è nato proprio da quel locale > merito per cui ha deciso di imbastire una propria piccola squadra per andare a ficcarvi il naso < e poi s'è estesa a qualcosa di più grande > come un grande occhio rosso che li osserva dal centro di un imponente edificio al centro di tutto. < sappiamo che la Shinsengumi, i membri attuali, furono coloro che hanno compiuto le loro grandi gesta per salvare tutti e portarli dentro queste mura > inizia lei pensando, riflettendo sulla natura di tutto quanto quello che è il loro attuale nuovo mondo < ma chi sta veramente in alto?> vuole portare anche lui alla riflessione di tale pensiero, di quello che ancora non pare che in molti si siano chiesti < un tempo erano i kage con il loro consiglio > rimembra ciò che tutti sanno < ma adesso i kage non sono altro che degli..amministratori > oh che carina a definire così coloro che ormai non hanno potere alcuno in niente se non nella loro piccola giurisdizione < mettere un kage unico sarebbe stato uno smacco per gli altri > probabilmente sarebbe subito nata una bellissima guerra civile in piena regola, tutti contro tutti < la Shinsengumi è il braccio del governo > cosa molto più che risaputa < gli anbu fanno.. gli anbu > li cancella così dalla sua mente, in modo blando e poco di interesse < e dunque chi c'è la dentro quella torre? Chi è che davvero comanda? come lo fanno, chi sono, perchè la Shinsengumi vuole che manteniamo la parvenza degli eroi mentre siamo pronti ad ammazzarci ?> rimembra benissimo sia il caratteraccio di Saigo, ma soprattutto il proprio tentato omicidio nei confronti di Kamichi - avvenuto poi per vie traverse ma apprezzato < ecco cosa voglio sapere. Iniziare dai bassi fondi, non solo di kusa, mi sembra il modo migliore per non farmi ammazzare > di certo entrare alla sede centrale urlare e chiedere chi siano al governo le avrebbe messo una bella corda al collo e poi la morte. Sorride, mesta a quel dire < ottima domanda > solo li andrà a scendere infine < voglio innanzitutto trovare le informazioni su coloro che ci sono stati all'inizio a costruire questa città > le sue fondamenta < chi ha costruito la parte di kusa con i suoi locali ad esempio > un primo piccolo passo viene mosso in virtù di una delle sedioline lasciate li < e poi .. > solleva il visino sottile, in suo favore, con gli occhioni da cucciola appositamente tenuta in ombra per questo momento esatto < sembri un teppista > probabilmente potrebbe anche esserlo, e il ghigno cambia, divenendo malefico < potresti aiutarmi nei bassi fondi, dove le informazioni si scambiano di bocca in bocca > sta per arrivare anche ad un altro punto < non solo all'Ochaya > quella è solo la punta dell'iceberg < ma anche in tutte le periferie dove penso ci sia quanto più malcontento possibile > li ove possa annidarsi anche un viscerale odio? < sebbene suppongo sia difficile, quasi tutti amano queste mura > che lei sia tra loro o meno ancora non verrà detto.

23:48 Shinsei:
 La osserva, quell’ossessione dilagante. Per un attimo, il sordido, viscerale ed emotivo, egoistico desiderio di esserne oggetto gli schiaffeggia il cervello. Ma niente che verrà espresso. La ascolterà dargli ragione, quindi la seguirà in quel suo ragionamento, al suo fianco, come sempre. Quelle informazioni, oltre ad essere meccanismi di ragionamento ben concatenati l’uno all’altro, sono per lui preziose informazioni che acquisisce dall’interno. Dalle viscere di quella città. La ascolterà declamare le fondamenta stessa di quella città. Sa bene che non ci sono i ninja e quindi i kage al comando di quella città. Sa altrettanto bene che il braccio armato dei ninja, così come i kage stessi, hanno ben poco potere adesso, e che è il braccio armato del consiglio, adesso, ad essere sugli scudi. Eppure quella rivelazione lo fa riflettere <Quindi è tutta una menzogna l’immagine da paladini che vi dipingono addosso> Ce la mette dentro, e ovviamente per lei sa bene quanto quell’immagine sia fittizia, ricamata. Una maschera. Lui ama la donna che c’è sotto, con tutto il marcio che nasconde e il fuoco che la domina. <Beh, se dovessi risponderti direi che una schiera di paladini eroici a difendere le mura sia un messaggio utile a tenere tutti buoni nei confronti del governo, insomma. Se i buoni sembrano anche buoni viene più difficile chiedersi quanto poco siano buoni, no?> Cerca di riflettere, ovviamente non sta dando risposte, c’è quella macchina li davanti che dovrà farlo, lui sta solo cercando di condividere idee con lei. Ne ascolterebbe il successivo dire. E potrà vederlo, lei, quello sguardo nero, solitamente incendiato, stavolta mosso da rotelle, ingranaggi, come d’una macchina che valuta, pondera, riflette. Si perde lo sguardo, in un punto preciso. Nell’incavo tra il collo e la spalla di lei. No, non li, immediatamente dietro, nel niente. <Sai, credo che chi effettivamente manovri i fili sia introvabile partendo dal nostro livello di conoscenze, ma…> Silenzio per ora, medita ancora, come se stesse, nella sua testa, sondando la correttezza di quei ragionamenti <Sai, quando vivevo fuori dalle mura le cose importanti a cui ogni giorno dovevamo pensare prima che arrivasse la notte erano quattro: Un buon riparo, del cibo, acqua e fuoco, e protezione> La prende da lontano anche lui, ma per una ragione <In definitiva questa città non mi sembra che funzioni tanto diversamente. Puoi partire da queste quattro domande> Alza la mano frapponendola fra di loro, chiusa in pugno, solo l’indice alzato <Chi ha costruito palazzi, strutture, negozi, abitazioni, in questa città?> il medio torna a svettare affianco all’indice ma distanziato <Chi porta dentro la città l’energia, il gas per i fornelli, l’elettricità, l’acqua?> Anulare che affianca il medio, terza domanda <Chi gestisce l’approvvigionamento di risorse?> E infine mignolo per far compagnia ai compagni lasciando solo il pollice piegato sul palmo <Chi ci protegge?> Sta parlando troppo, se ne rende conto, magari sta anche dicendo cose stupide. Non può certo saperlo. <Probabilmente nessuna di queste quattro domande ti porterà direttamente a capire chi c’è al centro di tutto, ma penso che chi detiene questi importanti aspetti di questa città sia il bersaglio perfetto per noi> Senza remore, usa quel plurale, Coinvolto nel sogno di lei, desideroso di vederla riuscire. <E lo sono perché mentre chi ha il potere può permettersi di starsene nella sua bianca torre senza incontrare nessuno, chi si occupa di queste cose ha necessità di restare in contatto con la realtà, con i bisogni delle persone, perché trae vantaggi economici da queste> Un bagliore sinistro nello sguardo oscuro <E per questo, sono il gancio perfetto per arrivare in cima> Abbassa quindi la mano. Ha detto tutto, e non può far altro che tacere, e prendersi quegli occhi da cerbiatto che, diciamocelo, lasciano ribollire in lui ben altri istinti che quelli del teppista. Si limita a stendere le labbra sottili in un ghigno divertito <Ho usato tante volte questo aspetto a mio vantaggio, Rasetsu è ancora convinto che io sia un criminale, e sono riuscito anche ad impietosire un tuo collega della Shinsengumi, facendogli credere che ero un piccolo delinquentello strafatto> Andiamo, le doti attoriali sono alla base di un ninja <Sai, per quello che ho avuto modo di sentire, non c’è nessuno che ami queste mura.> Ma sicuramente avrà lui delle pessime amicizia. Scompare il sorriso che per un attimo ha disteso quei lineamenti duri <In ogni caso, farò quel che mi chiedi.> Sempre. Eppure pensoso. A cosa sta pensando? Non lo dice, continua a guardare poco oltre lei.

00:14 Sango:
 Le menti ormai sono a lavoro, entrambe per cercare di prender quanto più spazio possibile, comprendere meccanismi, movimenti, fili da poter muovere ma chi è davvero il marionettista? Forse un giorno lo scopriranno, adesso devon partire solo dai suoi pupazzi. < secondo te perchè funziona il braccio armato? > una domanda non fatta per ovvietà, ma sempre per portarlo a pensare < se volessi potrei sconvolgerti anche io la mente, cercare di ucciderti e poi farmi vedere da te come la tua salvatrice > il ghigno è malefico, di qualcosa che ha già fatto, e chissà che anche il biondo non ne abbia il sentore della verità intrinseca nelle proprie parole? Ovviamente non si permetterebbe mai di metter mano alla memoria del biondo, non che ne abbia il bisogno ovviamente, o non starebbe qui nemmeno un minuto di più a parlare in quel modo tanto libero quanto..pericoloso? < sono loro i salvatori, coloro che hanno permesso la vita > e su questo non v'è astio, solo un velo di arroganza nel dirlo, quasi a voler mordere le stesse parole. Il successivo dire sarà fatto perfettamente nel momento in cui la rossa andrà ad aprire l'iconcina nello schermo con un click troppo forte sul mouse, mostrando un ninja che corre fortissimo attorno ad una sfera, digitando esattamente "costruttori di Kagegakure", aprendo ovviamente il primo risultato, e leggendone i titoli di visi sorridenti tra un "siamo salvi" in qualche intervista e qualche altro "rendiamo gloria alla Shinsengumi!" fino ad un bambinetto che sorridente in una foto andrà ad esclamare "voglio essere come il capitano comandante" insomma, i soliti articoli di bella faccia che hanno fatto sulla stessa shinsengumi, sulla protezione dello stesso villaggio. Ma quel che cerca lei, è lo stesso che dirà il biondo che ancora, ovviamente, ascolta < suppongo che i ninja vengano impiegati in molte di queste mansioni > come acqua, luce, e i beni primari < so che i senjuu son molto abili nelle costruzioni, che ci sia stato qualcuno che abbia messo mani qui?> ringraziamo la santa Tenshi, pace all'anima sua, per averle anche mostrato molto bene il potere di quel suo clan antico e meraviglioso a cui porta rispetto. < esattamente > ripete a tutto quel dire del biondo, staccando gli occhi dagli articoli vari per concentrarsi su di lui nuovamente < chi ha costruito avrà di certo non solo l'esperienza, ma anche la conoscenza di sapere chi ci fosse qui quando sono arrivati . Chi magari ha costruito quella torre > chi lo ha fatto magari potrebbe saperne qualcosa. < per la protezione abbiamo già la risposta > il braccio destro del governo , non ha bisogno nemmeno di dirlo < mancano i Daimyo di un tempo pure > quei grandi vecchiacci che ha sempre snobbato < che possano esserci loro dietro tuto questo? > chissà che non possa esser vero, li vedrebbe bene seduti in delle poltrone comode a comandare tutto dall'alto < mi serve solo un appiglio, dei nomi da poter reclamare e considerare > la rotellina del mouse che fa di nuovo il suo rumore mentre torna direttamente con gli occhi al pc in questione. Valutando i vari articoli prima di voltarsi a destra e sinistra alla ricerca di un ovvia penna, ce ne saranno su una scrivania si presuppone, quanto di un foglio, per poter annotare eventuali nomi collegati alle costruzioni e anche i villaggi di appartenenza. < non mi dispiacerebbe comprendere come si muova la gente delle periferie > si ferma di nuovo, voltandosi a guardarlo ancora < tu e Matono magari potreste.. mischiarvi a loro?> lei potrebbe farlo, si, ma non in quel momento quando quel pancione si è gonfiato in maniera assai evidente da non potersi più nascondere < mentre potrei vedere se riesco a trovare qualche vecchio costruttore che si è dedicato anni fa alla costruzione di tutti gli edifici > partendo da quelli della società notturna di Kusa, il primo passo, e magari trovare anche chi ha messo su quella torre centrale. < perchè non dovrebbero esser contenti di queste mura? > inarca il sopracciglio, scettica < perfino io non posso che ringraziarli > chi? Ovviamente tutti loro la dentro. < se non fosse stato per loro avrei perso completamente il mio villaggio. Non sono riuscita a difenderlo, ne a difendere il mio clan > quello che l'aveva seguita fino alla terra del suono < sono l'unica salvezza momentanea che abbiamo, fuori è tutto morto e distrutto. > le sue iridi che si fanno lievemente più dure, in uno sguardo intenso per lui < cercare qualcosa fuori non mi interesserebbe, se non le tigri. Adesso il mondo è qui > il centro del potere, di tutti i villaggi dell'alleanza e non < mi chiedo chi sia così cieco da non vedere che dobbiamo la nostra vita al villaggio delle ombre > tace per un momento prima di riprender parola < ciò non significa che non possa migliorare, ad esempio > oh la cara vecchia sete di potere, un vizietto che non riesce a estirpare mai totalmente, anzi, cerca di coltivarlo a modo suo. < voglio parlare anche con Matono, lui è cresciuto tra i sobborghi, saprebbe muoversi meglio di tutti noi > lei di esperienze di quel genere ne ha davvero poche < mi chiedo se la Yakuza ha messo mano da qualche parte.. > sicura che non sia morta, tolta una testa, ne spuntano due. Volta di nuovo il viso allo schermo, cliccando sull'ennesimo link per leggere e comprendere cosa ci sia scritto li dentro, su chi possano essere i costruttori di kagegakure, se vi è una qualche sorta di lista di ringraziamenti, monumenti o magari anche i nomi delle strade dedicati proprio a loro in onore di ciò che hanno fatto al loro tempo.

01:20 Shinsei:
 Inarca il sopracciglio al dire di lei. Non sicurissimo di capire, a dirla tutta. Ma la sua seconda frase sembra essere abbastanza chiarificatrice, al punto che lei potrà vederlo chiaramente serrare la mascella. Non è paura che proverà nei suoi occhi. Non ha provato paura nei suoi confronti nemmeno quando avrebbe davvero dovuto, figurarsi adesso che sta solo condividendo, in modo alquanto malefico c’è da dire, le informazioni che ha <Cioè, voi della Shinsengumi siete in grado di fare questo? Attaccare qualcuno e poi, se fallite, fare in modo non solo che questo non lo ricordi, ma addirittura imprimere un ricordo positivo?> C’è da dirlo, è sicuramente qualcosa alla quale non è avvezzo per niente. Chiede conferma, sconcertato. A disagio. Anche solo l’idea che chiunque sia gli si infili nella testa lo fa sentire più a disagio di quanto dovrebbe. Non ha ancora ristabilito la sua normalità, per quanto lei di giorno in giorno possa apprezzare i suoi miglioramenti. Lei più di tutti. La osserva compiere le prime ricerche al pc. La ascolta chiedere un nome. Effettivamente è proprio quello che gli serve <Prova a cercare i nomi di chi gestisce le società dell’acqua potabile e dell’energia elettrica, o i gasdotti adesso. O chi è che gestisce l’approvvigionamento di cibo, o chi sono i grandi costruttori di adesso.> Sta ancora una volta lasciando andare la mente, tentando di essere utile a lei. In questo senso forse altruista. Sicuramente, senza il forse. <Una volta ottenuti questi nomi andiamo a cercare il loro storico, questa città non è secolare come i vecchi villaggi, ha poco più di una decade, è probabile che i grandi nomi di oggi si siano affermati proprio nel periodo della costruzione di questa città, e se non è così sarà sicuramente possibile cercare articoli di giornale in merito a eventuali accuse di concorrenza sleale, ruberie o chissà cos’altro> Conclude. La ascolta poi ipotizzare un ruolo per il biondo stesso <Non sono un criminale da strada qualunque.> Commenta pacato <E non ho intenzione di esserlo.> Questo è chiaro. Non che abbia un’opinione di se chissà quanto alta, è solo che non ne ha bisogno <Ma.> C’è sempre un ma <Proverò a capire come funziona l’illegalità in questa città. Prendere il capo di un’eventuale banda, strapazzarlo a dovere, prenderle il posto ed utilizzare quella come punto fermo per sondare le voci in giro per i bassifondi, mi sembra già una cosa che apprezzerei di più fare.> La ascolta, ha toccato con mano ciò che c’è la fuori ed è solo morte e disperazione, eppure non può serrare di nuovo la mascella al dire di lei. Una fitta strana viene repressa sul momento <Li fuori c’è anche il laboratorio dove…>Distoglie lo sguardo, abbassandolo fino ai piedi. <Voglio i diari e l’archivio di Ona, Sango.> Parte da li, ci sono tante altre cose che vorrebbe fuori da li. Da quando lei ha iniziato a parlargli delle evocazioni ha iniziato a fantasticare in merito. Ma non tirerà fuori l’argomento adesso, e in generale l’argomento uscire dal villaggio viene immediatamente accantonato <Io stesso non nutro grandi sentimenti per questa città, Sango.> Ammette <Concordo pienamente sul fatto che quelle mura, questo posto in generale sia la salvezza per tutti. Ho vissuto la fuori fino a nemmeno troppo tempo fa, e di questo sono convinto.> Sempre di più, con la condizione di lei che avanza. <Quello che non mi piace è che chiunque qui dentro mi sembra abituato all’idea che l’intero mondo ninja ormai sia destinato a vivere dentro queste mura. Sono cresciuto in un mondo in cui i ninja, coloro che erano in grado di controllare il chakra. Guidavano nazioni con degli ideali. Ho letto storie di alleanze e di guerre, di unioni e di divisioni, ma sempre per degli ideali, e soprattutto sempre per combattere la paura.> Inspira, è pacato nel tono, seppur stia rivivendo storie d’accademia, ormai morte. <La paura impregna questo posto, ed è giustificata, probabilmente, quel mondo ninja è caduto e io ero nel mio inferno mentre succedeva, ma non riesco ad accettare che invece di cercare di riparare i cocci e ripartire, magari proprio da una base come questa, si resti fermi> Si vede, che nonostante abbia vent’anni o poco meno, è nato e cresciuto in un’epoca diversa. Si vede che è spaesato, tutt’oggi. Potrà notare, lei, perfino la sua mente frammentata emergere nel non dargli la chiarezza di un obbiettivo. <Mi chiedi chi. E perché non dirglielo. Ero con Matono qualche giorno fa e abbiamo incontrato Furaya Nara.> Commenta semplicemente, aprendosi senza remore con lei <Credo che insieme all’obbiettivo dell’Ochaya di cui ti parlavo, lei, Mattyse e un po' di altra gente coltivino il desiderio di provare a riconquistare il loro vecchio villaggio.> Non ne parla con ammirazione è stato critico anche con la diretta interessata in merito. Riporterà su di lei l’attenzione, ascoltandola <Di noi è sicuramente colui che si muove meglio, in effetti> Ammette semplicemente, e sulla Yakuza riflette <Sono sicuro che Kemono e l’Ochaya scaldano i letti della maggior parte dei potenti di questo posto.> Commenta <Rispetto alle quattro necessità di un buon riparo, le due domande aggiuntive che potremmo farci sono> E di nuovo alza il pugno con l’indice alzato <Chi controlla l’informazione> E i medio affianco all’indice <Chi controlla il divertimento>. Nient’altro, o forse troppo.

02:16 Sango:
 Non si sorprende di quella reazione, più che comprensibile ai propri occhi, la possibilità di manipolare la memoria altrui è qualcosa di orrendo da fare e anche meraviglioso per chi lo sa < possiamo farlo > afferma con calma, seguendo il suo sguardo le sue stesse emozioni < l'ho fatto io stessa, posso modificare i ricordi che hanno di me. Potrei uccidere e farlo passare per tutt'altro > un'informazione d'oro quella che sta condividendo, senza nemmeno sentire l'impulso di chiedergli di non divulgarla oltre, si fida di lui, sa benissimo che non lo farebbe mai ma adesso almeno si troverebbe preparato a qualsiasi cosa possa accadergli e stare attento ai membri della shinsengumi. < è molto utile > in diverse, tante occasioni. Ascolta i suoi suggerimenti, cosa che non perde tempo a fare, digitando ancora e ancora "acqua potabile" alla ricerca primaria di coloro che son riusciti nella creazione degli acquedotti che si collegano ad ogni casa del villaggio. "acquedotti creazione" cliccando altri link, alla ricerca del nome della società, del fondatore sicuramente, e se trovato qualcosa lo appunterebbe insieme alle altre cose su quel foglietto. < che ci siano dei favoritismi? > che ci sia uno scambio di mazzetta? Chissà, ma nulla viene escluso, ne di bello ma soprattutto il peggio ovviamente. Andrebbe di nuovo a digitare "società energia elettrica" cliccando su altri siti, su altri articoli presenti in quella piattaforma che può dargli un aiuto concreto, le informazioni che stanno cercando dopotutto non dovrebbero esser chissà quanto complicate o private, si tratta di costruire insomma, qualcosa che tutti se ne vanterebbe anche solo per dei miseri ryo in più. < non so quante ruberie ci sono state, in quel momento di confusione iniziale soprattutto > probabilmente molte, il che andrebbe a farle mordicchiare di parecchio il labbro inferiore , prima di sorridere a quel suo primo dire < non ho mai pensato che lo fossi > un criminale da quattro soldi, lui? < nemmeno la prima volta che ti vidi > quando lo trovò quasi morente in una piazzetta di Oto a contemplare un defunto Uchiha. < non voglio costringerti a farlo > lo osserva di sottecchi < cercare delle informazioni anche sulla Yakuza sarebbe..ottimale > ridacchiando lievemente a quel suo voler strapazzare chicchessia, cosa che la farebbe senz'altro ridere ma anche affascinare. < non voglio metterti nei guai.. > cosa che stai già facendo, Sango, ma questi son altri pensieri che terrà per se. Ascolta quel suo dire, lo sente ripetere un nome che dovrebbe solo esser cancellato, ma non mostrerà ne sorpresa ne debolezza, lei < immaginavo che un giorno saresti voluto andare > ha già preso in considerazione la cosa, uscire alla ricerca di un passato che la sua mente ha cercato di distruggere in qualsiasi modo possibile e immaginabile < anche io voglio cercare le mie tigri, chissà se sono rimaste ancora a Kusa > mormora sotto voce < beh, direi che dovrai aspettare un poco prima che ci fiondiamo la fuori > ovvio riferimento al pancione che sta crescendo, di certo non se ne può andare a zonzo come nulla fosse. < e conosco abbastanza bene Oto, sebbene dopo tanti anni e l'ultima guerra mi chiedo se i laboratori non siano stati distrutti > che siano crollati su se stessi, in macerie e dimenticanze. Sospira a quel dire successivo, portando lo sguardo sempre a lui, distraendosi momentaneamente dal pc davanti, solo per accavallare lentamente le gambe < Shinsei > sussurra dolcemente, non per riprenderlo, ma per dirgli qualcosa di estremamente importante < loro ci odiano, noi del passato, noi shinobi. Perchè con il nostro egoismo siamo riusciti a distruggere il mondo, evitando di combattere tutti insieme ma ammazzandoci tra di noi > quella è la vera storia, una storia di sangue, egoismo, e dolore < non penso vogliano tornare a quel tempo. I villaggi cercano di convivere e coesistere in modo che non si ripeta ancora il passato. Sono stanchi di morire, di vedere i loro cari morire > quella è una nuova verità invece < dunque rimanere così uniti contro un nemico comune > le bestie la fuori < li rende più forti. Senza che abbiano bisogno di noi. > ci sono riusciti nel momento peggiore, figurarsi adesso che tutto sembra in pace < non è solo paura, è odio. Mi odiano perchè non ho fatto quello che avrei dovuto fare, proteggerli, salvarli. > lo sguardo che si fa stanco, lentamente si socchiudono le palpebre come preda di un mal di testa improvviso < dunque credi davvero che vogliano abbandonare questo villaggio nel tentativo di creare vecchie guerre di nuovo? > pone di nuovo una domanda, qualcosa che lei stessa s'è posta mettendosi al loro posto. Anche lei avrebbe odiato i ninja del passato, vedendoli come feccia, incompetenti, e disgustosi. < sono già ripartiti, questa è la partenza per un mondo diverso da quello passato. Non ci sono più i villaggi divisi, non ci sono più kage e shinobi da temere. C'è solo il governo che nessuno conosce > sospira ma si blocca sentendo quel nome, sollevando il suo sopracciglio in ascolto completo < che escano pure, non penso che importi a qualcuno > una discussione per lei priva di effettivo valore, non ha intenzione di morire, sia chiaro < ma non credere che li seguiranno in molti, anzi > sorride maligna nel dirlo < non finchè non scoppierà una guerra interna.. credo che solo allora il passato possa tornare a bussare, e i villaggi tornare alle proprie vere terre > solo in quel caso avrebbero visto una nuova scissione di quella nuova alleanza. < non sappiamo molto dell'Ochaya, ne degli altri locali. Ma non voglio vederli uno alla volta coi pesci piccoli > lo sguardo che torna al computer < ma qualcuno di più grosso > e ancora li, la freccetta andrà sempre per nuovi siti, nuove interviste, cercando di carpire nomi e società valide di quel villaggio enorme, appuntandoseli in quel foglietto < ma so che l'Ochaya è una vecchia parte della Yakuza. Me lo disse Mekura, la donna che prese sua figlia era in qualche modo legata all'ex capo della stessa > analizza dunque le informazioni che riceve tramite lo sguardo, le fa proprie, le appunta in modo da avere tutto quanto in puro ordine preciso < informazione e divertimento.. perchè mi sembrano cose lontane da me? > se la ride da sola < mi divertivo in altri modi prima , adesso basta un locale per farlo > sbuffa sonoramente, contrariata in quello che dice, forse una mentalità fin troppo vecchia, ma che almeno con Shinsei può permettersi di essere se stessa senza troppi problemi.

17:28 Shinsei:
 Si torna all’argomento modifica dei ricordi. Lo sguardo resta in quello di lei, sostenendolo. Ovviamente non è a suo agio, sarebbe tanto incoerente con se stesso da volerlo per se un potere simile, unendo quella strana brama all’odio che prova verso tutte le pratiche di manipolazione mentale. Annuisce però al dire di lei: molto utile. <Ci credo> Come potrebbe non esserlo, una capacità del genere? La osserverà poi immergersi nella sua ricerca. La seguirà. Non è seduto. Ha i glutei appoggiati al tavolo dietro di lei. Osservando ora il monitor, ora quella cascata di capelli color sangue tenuta in una coda alta. Lui può permettersi di distrarsi, non è la sua ricerca, in fondo. <Di sicuro ci saranno stati favoritismi> Insomma, dove non ce ne sono? In un contesto emergenziale come quello l’importante sarà stato di sicuro fare le cose presto, non fare le cose legalmente. La ascolta poi sul proprio intraprendere un percorso da criminale. Si stendono, le labbra sottili in un ghigno divertito <Nulla di quello che faccio per aiutarti è fatto sotto costrizione> Commenta lasciando emergere di nuovo la voce oscura ma placida <è una buona idea quella che hai avuto. Sto solo dicendo che devo capire quali sono le bande che controllano le strade del quartiere notturno per capire come funzionano e vedere se è possibile prendermi la testa di una di queste> Risponde, tentando di spiegare meglio la sua idea <Matono potrebbe essere utile> Ammette. Per quanto sembri un criminale, ha avuto assai poco a che fare con quel mondo. <L’unico modo che conosco per approcciare la Yakuza> Risponde più serio per in merito al suo successivo dire <è l’Ochaya, e io ho fallito il colloquio di lavoro per entrarci> Rammarico, si, certo. Ce l’ha con se stesso. Ha ottenuto tante informazioni preziose in quel locale solo scontrandosi con Kemono, ma avrebbe voluto altro.<Ho pensato a un modo per riprovarci, quando vorrai te ne parlerò, ma non è una cosa che posso fare adesso> Conclude, serrando con forza le mascelle <Sono troppo debole> Ammette. E costa quell’ammissione. Le labbra si stendono in un sorriso lievemente più dolce nel vederla preoccupata per lui <Ah no?> Sarcastico nella voce <Sono io che voglio finirci, nei guai con te> Commenta tranquillo. Perché così tranquillo? Sicurezza di se? No, ma non c’è niente che non possano fare insieme. Di questo ha un’estrema sicurezza. Il discorso si sposta poi sull’uscita all’esterno, la osserva sorridere, manifestare i suoi obbiettivi, chiedere tempo. Annuisce con calma <Tutto il tempo necessario, aspetterò> Commenta con quella voce oscura, ma tremendamente calma, quasi calda. Non ha intenzione di andare da nessuna parte con lei in quello stato. La ascolterà spostare il discorso sul governo e sulla sua politica di gestione della situazione. Torna serio, ascoltando il suo discorso <è proprio questo che non capisco, Sango. La capisco la voglia di rimanere uniti contro un nemico comune. Ma non capisco perché contro questo nemico non stanno facendo niente, proprio adesso che il nemico non è più un altro villaggio, degli altri esseri umani, ma qualcosa di esterno. Dovrebbe essere l’occasione giusta perché il mondo ninja si unisca contro di esso. Usando Kagegakure come base ed esempio più grande di unione e alleanza. E invece mi sembra che al governo di affrontare questo nemico comune non importi niente.> Conclude quella lunga frase, cercando di spiegare il disagio che ha provato da subito nell’entrare in quella città, quel tentativo di vivere come se fuori dalle mura non ci fosse un mondo in decadenza, un nemico da sconfiggere <No, non penso sia giusto abbandonare questo villaggio. Penso che Kagegakure potrebbe essere il manifesto di quanto forte può essere il mondo ninja quando si unisce. Penso che proprio perchè non sono più gli shinobi i nemici di se stessi, questa città potrebbe diventare il faro, la capitale di qualcosa di più grande.> Parla con una certa lentezza, come se facesse fatica a cercare le parole. Ha una visione sempre più nitida del mondo intorno a se, merito di una visione sempre più nitida della sua mente e di se stesso, eppure è ancora complicato esporsi. Ma con lei sente il dovere di farlo <E invece così questa città mi sembra solo piena di gente che cerca di vivacchiare, di campare alla giornata sperando che quelle mura restino intatte e che le chimere e le altre bestie che ci sono la fuori non siano in grado di superarle.> Scuote il capo. Contrariato, si, ma con se stesso <Scusami. Forse sono io che non ci capisco ancora niente.> Non usa facilmente quella parola, si scusa molto di rado, ma evidente ha la consapevolezza di non essersi espresso a dovere. È molto difficile farlo per certi temi, a dire il vero. La ascolta parlare di una guerra interna. <In ogni caso penso che capire chi sieda nel palazzo del governo sia la chiave di tutto> Commenta semplicemente. La ascolterà di nuovo parlare dell’Ochaya. Annuisce. <Come pensi di muoverti per quel locale? Qual è il piano?> Chiederebbe poco dopo. Sono tante le cose di cui parlare, sta cercando di tenere più discorsi in piedi e di seguirli tutti con lei. Stenderà le labbra in un sorrisetto divertito nel sentire le sue ultime parole <Oh, e in che modi ti divertivi prima, Sango Ishiba?> chiederebbe divertito <E poi sono sicuro che quello che diverte le persone comuni funzioni assai poco con te>

18:02 Sango:
 Favoritismi, si, probabilmente ce ne saranno stati, così come costruire il quartiere notturno ad esempio. Sospira continuando quella sua ricerca, li ove ha deciso di gettare dentro anche il biondo, eppure il passato sembra ripalesarsi ancora, lei che muove i fili della vita di qualcun altro, ma a quella vita questa volta, ci tiene. Clicca nei vari argomenti, nelle varie pagine di vecchi articoli scritti. < solo quelle che stanno li? > solleva il sopracciglio, curiosa in verità ma sta pensando < e se.. visto che abbiamo un locale di ex e probabilmente ancora facenti parte della vecchia Yakuza.. prenderne uno? > un altro locale, un nuovo locale in verità. Soppesa quella possibilità, ci sono tante possibili varianti da prender in considerazione < ma direi per prima cosa di trovare qualche nome. Potremmo pensare a come fare dopo > dopo quando? Con Matono, almeno lui par essere un buon punto di partenza per imparare quella vita < mi verrebbe da chiedere a Rasetsu, ma non mi fido dopo l'ultima volta > quando le ha richiesto un pagamento alto di ciò che può fare lei stessa con qualcuno di veramente fidato. < un altro modo? > ritorna anche a lui, a metà tra il pc e il viso del biondo vicino < perchè non provare anche a sedare tu stesso una rissa all'interno di quel locale? > sorride, di nuovo < magari posso accendere qualche animo.. un pò di veleno allucinogeno, qualche parola messa al posto giusto > per creare la situazione perfetta per dar mostra di quello che lui può fare, ha conosciuto la sua forza , sa cosa potrebbe fare, sentendosene anche debole lei stessa < non so che genere di forza abbiano, ma non saranno stati utilizzati come batterie per un falso dio. > lei avrebbe potuto fare molto di più tempo addietro, semplicemente volendolo avrebbe distrutto quel locale dalle fondamenta, un bel drago ben assestato, ma adesso anche lei è debole, estremamente. < saresti stato un ottimo alleato dieci anni fa, hai l'inclinazione al mukenin pure tu > osserva, quello che per lei è un complimento a tutti gli effetti, con tutti i crismi del caso, condito da un sorrisetto posto sulle rosse labbra. Si, l'avrebbe accompagnato, non ha bisogno nemmeno di dirlo, è più che naturale per lei, non avvezza a dolcezze nelle parole al di fuori di un intimità che adesso viene meno per forza di cose. Ma si fermerà dalla ricerca in favore di lui, in favore di quel suo pensiero, lungo, le parole che escono come un fiume in piena, violente si abbattono li su quella piccola stanzetta vuota per via dell'orario mattiniero in cui si sono recati < Shinsei. Se mi permettessero di riavere Ame per me, distruggerei Kusa > semplice il proprio pensiero, di colei che ancora ricorda e serba un rancore primordiale. < pensi che altri non farebbero lo stesso? Le vecchie guerre son difficili da dimenticare, i morti non devono essere dimenticati > sottolinea quello a cui lei stessa tiene < l'unico modo per essere uniti è continuare ad avere un nemico comune > se si fossero divisi nuovamente, tutto il mondo sarebbe forse tornato indietro di dieci anni? < non sono sicura nemmeno io delle mie parole > chiarisce con calma, con lo sguardo fisso nel suo < pensi che Oto e Konoha tornerebbero d'accordo? > non è che lo siano mai stati, anzi , e parlando proprio di konoha una domanda sorgerà spontanea < cosa ti ha detto Furaya? Son curiosa di sapere come e quando morirà > sorride, lieta in questo caso in verità, inconsapevole di quella loro riunioncina fatta tra loro tre, con promesse che l'avrebbero letteralmente fatta incazzare come una pazza furiosa, ma questo, entrambi ancora non lo sanno. < è normale, anche io cercherei la normalità, di vivere con ciò che mi è rimasto. Avrei perso i miei cari, la mia casa, adesso avrei la possibilità di poter ricominciare. Tu non lo faresti? O cercheresti fuori qualcosa che non potresti avere più? > e li il pensiero si fa amaro, se ne tinge il viso < se potessi farei rivivere ancora Ren, solo lui. Ma in quanti credi non abbiano il mio stesso volere? E quanti potrebbero riuscirci? Esiste davvero un modo per farlo? > domande, troppe domande a cui ancora non ha trovato risposta alcuna, anzi, s'è incatenata li a quel volere ma fa male, toglie il respiro. < non ti scusare con me. Io penso ancora come una shinobi, non sono mai riuscita ad esser altro, e il passato continua a bussare alla mia porta > con Ichirou ad esempio, Akendo, Furaya stessa. Sospira, quel giorno è il giorno dei sospiri sommessi < invece di scoprire fuori cosa ci sia, preferisco scoprire cosa c'è dentro > al cuore di quella nuova civiltà ricostruita . < tu sarai una delle chiavi per entrare li, ovviamente > come criminale, sia chiaro < posso proteggerti come membro della shinsengumi > nel caso qualcuno scoprisse qualcosa < voglio sapere a chi è intestato il locale, scoprire chi lavora li dentro oltre le ballerine > ovviamente non si tratta di loro < entrare li dentro tra di loro significherebbe riuscire a trovare informazioni importanti. Se governo e Yakuza son in qualche modo legati lo sapremo. > dovranno esser cauti nel farlo, lavorare piano < infiltrarci sarà difficile, ma non impossibile > lo sguardo che s'accende < Rasetsu un tempo faceva parte della Yakuza, non so che rapporti ha adesso con loro > che possa esser un punto di partenza? A quella domanda anche lei andrebbe a sorridere < amavo viaggiare. Non avendo una casa ne un posto ove tornare, il mondo era divenuto casa mia > sempre in movimento, sempre con un obiettivo che riempiva la propria vita < dichiarare guerra all'alleanza è stato qualcosa che mi ha divertito molto > pugnalare Yukio come egli pugnalò lei stessa , un pensiero dolce adesso < vivere nelle foreste con le mie tigri mi divertiva molto, così come creare alleanze mie, tessere fili, e cercare un potere più grande > farà lei stessa quell'occhiolino, adesso, tornando ancora al pc, continuando la ricerca sui costruttori più famosi, nomi e nomi da voler trovare, così come le società attive, gli acquedotti, le fogne anche perchè no. < a te cosa diverte? > curiosa di sapere quale possa esser la risposta di un nuovo nato al mondo.

19:36 Shinsei:
 La ascolta riflettere in quel continuo scambio di riflessioni che stanno portando avanti. L’ipotesi di prendere un altro locale. La valuta, girandola tra i meandri della tua mente come una moneta tra le dita, per osservarla da ogni punto di vista che riesce a trovare <Può essere un’idea. Per quello che hai in mente l’idea migliore sarebbe costruire una rete di informatori che raggiunga i punti nevralgici di questa città e ne monitori costantemente il flusso di informazioni. È un progetto ambizioso e probabilmente partire da una fonte di reddito come un locale permetterebbe di evitare di disperdere energie in cose ben più rischiose come lo spaccio o peggio.> Tenta di prestare alla causa la propria capacità di ragionamento, continuando a ragionare <Come dicevamo, anche cercare di capire chi è che gestisce il divertimento di questa città sembra essere importante.> Ammette piano, ascoltandola ora parlare di Rasetsu <Non lo so. Sai bene che non fa niente per niente e sono già in debito di un Doku con lui per quello che sta facendo. In più credo non sia più il tossico delinquente di cui mi hai parlato. L’ho sentito parlare di disintossicazione… non mi sembra tanto interessato a quel mondo.> La ascolta poi supporre un piano d’azione nell’Ochaya. <potrebbe essere interessante da valutare, ma l’Ochaya ha già due buttafuori pronti ad intervenire, e se ho intuito bene le informazioni che ho ricevuto quando sono andato a chiedere un lavoro, penso siano entrambi più forti di me. Una con le mie stesse capacità, ma credo ad un livello maggiore> Vago riferimento alle porte che lei può cogliere senza problemi, conoscendolo. Non può essere sicuro del livello dei buttafuori poiché non li ha mai incontrati ne visti in azione. <Quindi, o facciamo come dici, ci inventiamo un diversivo evitando però che quei due possano intervenire> E sarebbe quanto meno difficile, visto che è il loro lavoro sistemare quelle situazioni <Oppure cresco abbastanza da potermi sbarazzare di uno di loro e mi prendo il suo posto nel locale con la forza. Kemono è il tipo che vuole dei gesti forti per essere convinto. Dimostrarmi più forte di uno dei suoi sottoposti lo convincerà che sono l’uomo giusto per lui.> Cosa possibile, forse, ma non al suo livello attuale. In ogni caso quel posto è ancora un’incognita per loro. La ascolta poi proferire quello che è innegabilmente un complimento, si quietano per un istante quelle iridi perennemente inquiete, per donarle un ghigno complice <Dieci anni fa non l’avresti nemmeno guardato un reietto come me> Commenta. le ha confidato i ricordi d’infanzia. Era una donna troppo distante per lui <Ma sono al tuo fianco adesso.> La potrà percepire solo lei la vena di tenerezza che impregna un tono di voce che invece è austero e deciso. Non è sola, questo è chiaro. La ascolterà ancora, mentre l’argomento cambia <Lo capisco, che l’unico modo per essere uniti è avere un nemico comune. Sto solo dicendo che il governo non mi sembra stia facendo niente per affrontarlo, questo nemico comune. È questo che mi fa rabbia> Vivere in un mondo immobile. Che ignora i problemi per concentrarsi su… su cosa? <Magari è proprio scoprendo qualcosa di più su chi comanda qui che troveremo risposta anche a questo> Quasi un mormorio, come una vaga speranza. La ascolterà fare domande. Annuisce, non ha motivo per nasconderle cose. Si sono promessi sincerità. <Vuole riconquistare il villaggio della foglia, e penso che pensi che il governo voglia impedirglielo> Risponde con pacatezza <Mi ha chiesto se può fidarsi di me> Rivela <E a proposito. Sapeva della mia relazione con te, io non ho detto niente e Matono nemmeno. Sapendo che non vai a raccontare i fatti tuoi in giro, penso che Kan sia l’unico che sapesse…> S’irrigidisce la mascella <e non so perché sia andato a dirlo in giro> Commenta semplicemente <Mi è bastato uno sguardo per capire che non scorre buon sangue tra di voi. E quando ho capito questo mi sono sorti dei dubbi, dal momento che io non sono neutrale come Matono. Io ho scelto il tuo fianco.> Commenta. Se questo dovesse precludere eventuali future alleanze, sia. <Penso non sia interessante il suo progetto fuori da queste mura, ma come sai, lei, Mattyse e un gruppo di altre persone che credo a questo punto comprenda anche Kan e la Kokketsu che lo segue, hanno un obbiettivo in comune con noi.> Quale? Lei lo sa, ne hanno già parlato, <Ochaya. E ignorare questo vuol dire nel migliore finiremo col metterci i bastoni tra le ruote a vicenda, nel peggiore avremo dei nemici in più li dentro.> Lo sguardo si poggia su di lei <Cosa intendi fare in merito?> Sarebbe il caso di deciderlo.
La ascolta proferire quella serie di domande. Domande che ha già ascoltato <Non so nemmeno ipotizzare delle risposte per domande simili> Ammette, è tutto troppo più grande di lui. <Tu sei una Shinobi. E il tuo passato è troppo ingombrante per non bussare costantemente alla tua porta> Cosa sta facendo? La sta comprendendo, la sta accettando. <E va bene così> Non la lascerà da sola ne coi suoi fantasmi, ne tantomeno coi suoi progetti. <Su questo mi trovi d’accordo. Sono convinto anche io che il centro di tutto sia dentro le mura, non fuori.> La ascolta definirlo come una chiave, ghigna divertito <Come hai intenzione di usarmi?> Lo chiede, per sapere in che modo può seguire i piani di lei, aiutarla. <La tua protezione sarà un’arma utile per me nel mondo della criminalità.> E a quel punto lo sguardo si sgrana, come se si fosse accesa una lampadina <Oltre a capire a chi è intestato l’Ochaya potrebbe essere interessante capire se Kemono e chi gestisce l’Ochaya ha dei nemici, sbarazzarmi di loro potrebbe essere un modo per guadagnarmi la sua fiducia, in ogni caso.> Può avere senso come idea? Curioso di sapere la reazione di lei. Inarca il sopracciglio di nuovo, divertito questa volta al dire di lei <Diavolo se sapevi divertirti> Commenta semplicemente, ridacchiando <Mi insegnerai?> Chiede tenendo lo sguardo su di lei. Ascolterà la domanda di lei, distorcendo le labbra in un ghigno <Credo che riuscire a capire come tenere in pugno questo governo mi divertirebbe> Ammette, senza trattenersi, sincero <Mettermi alla prova mi diverte. Uccidere mi diverte> S’avvicinerebbe, provandoci almeno, per regalarle un sussurro che sarà solo per lei, inudibile <Stare tra le tue cosce mi diverte> Prima di rialzarsi con le spalle ampie, con lo sguardo alla ricerca di quello di lei, affilato e pesante, nero come l'abisso.

20:27 Sango:
 Pensare, ipotizzare, cercare di mettere giù quante più idee possibili in modo da avere la giusta ottica, il giusto piano, il miglior piano. Tutto è collegato, l'Ochaya è solo un punto iniziale in quanto parte della vecchia criminalità, la Yakuza avrà davvero qualcosa a che fare col governo? Mordicchia il labbro senza accorgersene, contenta invero di averlo al fianco,due menti son sempre meglio di una. < peggio?> solleva quel suo sopracciglio < penso che dentro l'Ochaya si smistano un bel pò di quantità di sostanze non legali > non se ne sarebbe sorpresa, anzi, quel posto sembra proprio il covo adatto, e i soldi che girano son atti proprio a quello, a creare un impero sotto terra, invisibile, ma presente. < potrebbe esser un idea quella del locale, riuscire ad avere anche un accordo con l'Ochaya ad esempio potrebbe esser più semplice > mormora a bassa voce, come sempre ormai in quella conversazione tra loro due, dove due menti cercano l'appiglio dell'altra per trovare nuove soluzioni possibili < non penso che per esser parte della Yakuza devi essere come il vecchio Rasetsu , sebbene lo preferissi > decisamente più accondiscendente in molte situazioni rispetto ad adesso < non è di certo l'unico a cui possiamo appigliarci > nemmeno l'ultimo invero. < visto che sono più forti > andrebbe ad intervenire solo quando le parole di lui si saranno momentaneamente consumate < perchè allora non creare un locale nuovo? Potresti davvero andare a capo di una gang e portarla li. Magari chiedendo un alleanza con loro? > che anche quella possa divenire una possibilità? Lo scopriranno in breve tempo. Di certo starsene con le mani in mano non fa per lei, nemmeno con quel pancione. Ascolta quella sua verità che commenta, eppure le labbra si stringono lievemente < perchè lo credi? > lievemente acida nel dirlo < anche io lo sono > una reietta, sia chiaro < del mio clan, del mio paese, dell'intera alleanza. Chi sono io per poter giudicare te mi chiedo > lo sta palesemente rimproverando < probabilmente ti avrei insegnato a vestire con i kimono fin da subito > sottolinea con più leggerezza, apprezzando però quel dire che segue subito dopo < son contenta di esser stata sotto terra per così tanto tempo > una unica volta in cui lo dirà, forse l'ultima nella sua vita dopo essersi maledetta e aver odiato il falso dio. < non so il perchè, non so molto > è una delle ultime ruote del carro della Shinsengumi per cui non ha alcun potere decisionale, ne accesso alle parte migliori dei vari archivi presenti. Ma adesso l'ascolto diviene ancora più interessante sentendo la parte su Furaya e compagnia, ma l'espressione cambia in fretta, si fa quasi rabbiosa < lei fidarsi di te? > la voce che s'alza pure < e perchè mai dovrebbe poterlo volere > perchè quella vecchia kage morta dovrebbe mai avvicinarsi a lui? Lo sguardo che brilla di rosso, pericolosa in questo momento e pure incinta, decisamente qualcuno da non inimicarsi proprio adesso. < Kan era l'unico a saperlo > stringe i denti < dunque ho sbagliato a fidarmi di quel ragazzino da quattro soldi. Mi vendicherò a modo mio > oh si, lo avrebbe fatto, non dimentica nulla, mai nulla. E avrebbe chiesto un prezzo quanto più alto possibile per quel tradimento < e per quanto riguarda il governo, non penso gliene freghi molto. Che vada a morire, che vadano a morire. Non penso nemmeno che i cittadini li seguiranno, e a costo di spiattellare tutto alla Shinsengumi, farò in modo che non succeda. > arrogante, vendicativa, non avrebbe permesso mica che il ruolo di quella vecchia kage si interponga tra lei e quello che vuole. Salire la sopra in quella torre centrale e magari chissà, prenderne posto lei stessa. < non corre buon sangue da quando ha scelto di nascondere e seguire Yukio quando ci mise in ginocchio e ci rese suoi schiavi > si infiamma la rossa, decisamente non l'argomento più facile da trattare con lei, non quando la propria esperienza ha messo in lei convinzioni ferree, solide. Non avrebbe mai pensato di vedere Shinsei allearsi con l'ex hokage, e di certo quelle parole non cambieranno nulla in lei, già solida nel loro rapporto da fidarsi ciecamente. < quindi vogliono entrare li dentro anche loro > sorride, maligna < sarà magari il modo giusto di farli cadere tutti quanti. E renderli dei nemici del governo, pronti a farlo cadere..chissà > pone quel dubbio, infida, maligna, e terribile. < intendo aspettare il momento giusto, sto aspettando una risposta da parte della shinsengumi per quanto riguarda quel locale > la pone li, come nulla fosse, qualcosa che nemmeno il biondo sa ancora. < usarti? > offesa da quella parola , decisamente < se avessi voluto usarti ti avrei già modificato la memoria per apparire a te nel miglior modo possibile. > sbotta quelle parole con un filo di cattiveria < un alleanza significa non utilizzare, ma ricambiare la presenza altrui in ogni modo. Come io farò sempre per te, tu farai lo stesso per me > sicura di quelle parole, ossessiva nel pronunciarle, senza mezzi termini in quel loro rapporto che è un dare e un avere continuo ma senza pegni da pagare. Solo pura volontà di farlo. Ascolta quella parola, le si illuminano gli occhi al suo stesso modo < questo.. è geniale > si lo ammette senza problemi < e fare in modo che la banda rivale diventi un alleato per loro? > come a voler alzare ancor di più l'asticella di quel piano. < vorresti davvero tenerlo in pugno? > sorride ancora, incredibile come ci riesca così bene e naturalmente con lui < segreti, questo serve sapere. Segreti che non devono mai uscire, ma esser abbastanza forte che non ti uccidano, ma che ti vogliano dalla loro parte > qualcosa che per il momento non sono in grado di fare, ne l'uno, ne l'altro. Ascolta quei suoi piaceri, rabbrividendo ma di piacere, la pelle che si risveglia solleticata dal suo respiro sulla pelle , ma prima che egli s'alzi anche lei andrà a mormorare qualcosa, ma troppo proibito da poterlo dire ad alta voce, e anche.. da scrivere.

23:21 Shinsei:
 Annuisce al primo dire di lei <Sicuramente> Annuisce al dire di lei. Ma non sono cose a cui lui è interessato, se dovesse scendere in campo in questo senso, sarebbe per ottenere informazioni, non lo spaccio ne le donne o chissà quale altro tipo di piacere si commerci all’Ochaya o da qualsiasi altra parte. <Bisogna vedere quanto si estende l’organizzazione dietro all’Ochaya. Se scopriamo che non possiede solo quel locale la situazione si complica, per esempio.> La ascolta ancora parlare del rosso Kokketsu. <Non ho intenzione di essere come Rasetsu, anche perché non lo conosco, è solo che non so quanto possa esserci utile sulla Yakuza ora che sembra disinteressato a quel mondo> Cerca di spiegare meglio il suo dubbio sul rosso <E poi finche non ha finito il lavoro con la mia mente, vorrei tenerlo fuori da questo discorso… mi è ancora troppo utile.> Se dovesse decidere di lasciare il lavoro a metà sarebbe un bel problema. È vero che i ricordi hanno cominciato a fluire da soli, emergendo di tanto in tanto. Portandosi via quegli occhi neri chissà dove, per poi farlo riemergere, più ferito e in difficoltà, fino al momento in cui non riesce a collocare quel ricordo, come il pezzo di un puzzle, nella sua memoria. Spesso lei è il cardine di tutto questo processo. Senza Rasetsu chissà quanto ci vorrebbe per avere completa e ricostruita la mente del biondo. <Cercherei altri appigli> Confermerebbe le parole di lei, una semplice ipotesi. Ne ascolta la proposta, un nuovo locale da usare come base, per portarci qualche scagnozzo e nuovi alleati. Annuisce <Prova a vedere se ci sono locali chiusi, o proprietari di locali in cerca di acquirenti, o bande che sono già in possesso di locali nel quartiere notturno.> Devono cercare di capire come funziona quel quartiere. Possono solo sperare di essere nel posto giusto a parte tutto. La ascolta, ascolta quel tono acidulo col quale si rivolge a lei si rivolge a lui gli disegna, lentissimamente, un ghigno su quel volto appuntito, mentre la cerca con quello sguardo opprimente <Perché sei un altro livello rispetto a me già adesso, Sango> quelle labbra continuano a stendersi, lentamente gli angoli della bocca s’infilano negli zigomi scolpiti, <perché già adesso la tua fiamma crea incendi ovunque tu posi quello sguardo, come è stato dentro di me> Lente le zanne bianche si snudano, nel rivolgerle ancora un’ultima frase <figurati all’epoca, quando eri byakko, quando dominavi la natura, quando il tuo mero divertimento gettava paesi nell’oblio> Può notarla, lei, la fame della quale il tono è impregnato, intriso, impastato, nel rivolgersi a lei, ma non è solo fame. Nel guardarla, potrà donare a lei tutto l’orgoglio che prova nei confronti di quella donna dai capelli color del sangue. Ecco gli occhi con cui la vede. <Avrei vestito qualsiasi cosa, se questo fosse utile a…> Beh è chiaro, alla fine è proprio grazie a un kimono che l’ha avuta… no, non è così. Nutre troppa poca fiducia in quello sguardo nero, affilato e opprimente che forse sarebbe bastato per lei. Ma il kimono ha fatto la sua parte, quella prima volta. Quel successivo dire, sulla sua felicità d’esser stata imprigionata gli spezza lo sguardo, allargandolo nella sorpresa, mentre quel ghigno sparisce. Non dirà niente. Non c’è bisogno, ma le farà arrivare un sorrisetto decisamente più lieve, dolce, solo per lei. Terrà quelle parole per se stesso, chiuse in quella gabbia nera che è il suo cuore, benzina per quelle fiamme che tornano ad agitargli lo sguardo. Anche perché l’espressione, proprio come un incendio, avvampa sul viso di lei. Si gode quel bagliore rosso. Non ha mai modo di vederlo, ma quando accade, se lo gode con profondo piacere. Un piacere sordo e viscerale. Annuisce addirittura al dire di lei <Lei e Mattyse cercano alleati. Per questa cosa del vecchio villaggio e per Ochya> Conferma rispondendo all’implicita domanda posta da lei, prima di soffermarsi su Kan. Annuisce. È arrivata alla sua stessa conclusione. <Dovresti> Asseconda quella cattiveria, al suo fianco sempre. Non è stato piacevole trovarsi sotto lo sguardo di una decima alla quale è stato spifferato tutto quanto. < E credo che sarà necessario stare attenti anche a Ichirou. È di Konoha anche lui e credo sia plausibile che un ninja del passato che viene da quel villaggio sia legato al suo vecchio Kage, soprattutto quando saprà che anche lei è interessata all’Ochaya> Riflette con lei, devono scegliere i loro alleati con cura. La ascolterà. Ascolterà quelle vicissitudini di un tempo in cui lui era poco più che un bambino. Annuisce nel sentirla, confermando sull’Ochaya ci sono più occhi di quello che sembra. <Sango, voglio dirti quello che penso sulla faccenda> Commenta, tranquillo, ma tremendamente serio, non spreca mai le sue parole, e quello che sta cercando è l’attenzione di lei. Completamente <Mi rendo conto che partiamo da due punti diversi, io ho un passato molto meno ingombrante, carico si di cicatrici che però sono solo mie e non coinvolgono nessun altro. Questa forse è la più grande differenza tra noi due, ma voglio darti comunque il mio punto di vista>Ammette, alzando ora il mento affilato su di lei <Valuta bene questa cosa di Ochaya. Valutala come lo farebbe uno Shinobi. Rapporto tra costi e benefici> cerca di spiegarsi, restando lucido e freddo nell’esporre, il più chiaro possibile <Mattyse è il padre di quella bambina e questo lo sappiamo. Il motivo per cui vogliono entrare li dentro è questo. Prendere la bambina, piantare un casino li dentro e andarsene> Lo sguardo la cerca, costantemente <Da questo secondo me possiamo trarre un vantaggio importante. Approfittare del fatto che insieme saremmo un numero di ninja considerevolmente più alto aumenta le nostre probabilità di successo. Con qualcun altro che si occupa della bambini noi possiamo concentrarci sulla raccolta di informazioni. Il trambusto concentrerà gli occhi della Yakuza da un’altra parte. Dandoci un vantaggio> Prende un nuovo respiro <Questo tra l’altro ci metterebbe nella posizione di essere creditori nei loro confronti, senza dover scomodare la Shinsengumi, i cui occhi penso dovrebbero restare lontani da noi il più possibile> Conclude semplicemente <Questo però, Sango, è come ragionerei io. Seppellirei l’ascia per un fine più grande. Solo per questo obbiettivo e per nient’altro. Per Mekura e per le informazioni che cerchiamo> Alla fine le sta solo dando un punto di vista <Ma non sono io a dover dire se sia possibile o meno per te una cosa del genere. Voglio che tu sappia che sceglierai diversamente, mi avrai al tuo fianco comunque. Solo… riflettici. Valuta.> Alla fine è questo che fa con lei, condividere pensieri, magari le potranno essere di un qualche aiuto, anche solo per avere un punto di vista diverso. Scuote il capo sorridendo divertito nel sentire cosa gli avrebbe fatto se avesse voluto usarlo <Mi hai detto che sono la chiave per i tuoi scopi, ti chiedevo solo come avevi intenzione di usare questa chiave.> Molto più semplice, ovviamente si muovono in un regime di reciproca libertà. Un bagliore colpisce lo sguardo nero del biondo nel sentir dire che ciò che ha pensato alla fine è una buona idea. Annuisce. E annuisce anche a quella domanda <Voglio poter decidere se vederlo cadere per qualcosa di migliore o > Ammette quella sua viscerale volontà, viscerale e probabilmente marcia, ma maledettamente sua. Annuisce anche al suo successivo dire. I segreti son qualcosa di importante, lo sta capendo. Si gode tuttavia quei brividi sulla sua pelle, si prende quel sussurro, e terrà il volto dai lineamenti duri e affilati su di lei, sporgendo le labbra poco sopra l’orecchio delicato, liberato dai capelli chiusi in quella coda alta, donandole anche lui, un sussurro ferale, prima di digrignare le labbra in un ringhio animalesco e tirarsi su.

00:02 Sango:
 Annuisce lievemente < non penso che sia uno, se è della yakuza ci sarà qualche altro locale per tenere tutto sotto il proprio controllo > il divertimento come l'ha chiamato il biondo, mentre lei li vede un pò come degli ignobili, il suo orgoglio ancora vivo. Ma ciò non le pone alcun freno, solo la mancanza di una conoscenza che vuole avere < ho chiesto alla shinsengumi di poter indagare se vi sono gli stessi proprietari per altri locali > le carte di coloro che hanno firmato l'appropriazione di quegli edifici, sarà pur scritto da qualche parte infondo. Il dire su Rasetsu lo ascolta, solo uno sguardo profondo per lui, ha compreso, serve più a lui che a lei in quel momento, si sarebbe fatta da parte. Solo per lui, sia chiaro. < si > ascolta un altro suggerimento, andando a scrivere "locali in chiusura" e poi su un'altra finestrella "locali in banca rotta" sempre andando alla ricerca di locali di scarso utilizzo , di quelli andati in banca rotta, di quelli in vendita volendone una lista che andrebbe a trascrivere per entrambi, con calma, con la penna che struscia il foglio macchiandola di nero. Ma quel fare, solo alla fine che avrà scritto la lista, andrà a fermarsi. Si, ha ben sentito ciò che ha detto, ma prenderà il suo tempo < anche se fossi stata un tessai proclamato dal mondo, avrei sempre cercato degli alleati > si volta, di nuovo, lo sguardo fermo e ferreo < mi sono sempre lasciata attrarre da piccole fiamme, molte delle quali rivelatesi solo un piccolo momento di gloria per poi morire in una sola vampata di vita, e non mi interessano quel genere di vite > pone l'accento su quel passato, pone l'accento su quello che avrebbe fatto, su ciò che ha fatto, su cosa l'attraeva di chicchessia nella propria strada < se la tua fiamma fosse stata la stessa che oggi mi ha imprigionata > sorride a quella parola, è riuscito li ove nessuno è mai riuscito, ponendole una catena al collo spessa, troppo spessa per poter anche solo esser spezzata. < ti avrei preso con me per insegnarti > su quello ne è sicura, dato che l'ha già fatto. < serve tempo, nessuno è irraggiungibile, nemmeno un tessai con le giuste conoscenze > non si sognerebbe mai di poter affrontare Yukio in solitaria, avrebbe usato la testa, e qualcosa in più come magari un demone come alleato. Ma adesso toccherà a lui parlare di nuovo per sciogliere quell'espressione furiosa che la rossa porta ancora, colma anche di quella che è vera e propria possessione. < spero che Ichirou non faccia lo stesso errore. Dopotutto voleva venire ad oto con me > e quindi denigrare il suo villaggio e l'intera alleanza < voleva anche entrare nell'Akatsuki quando ne facevo parte > la butta li quella notizia, come nulla fosse, almeno per lei ormai non conta molto, nemmeno quella cappa nera e rossa. Ma quel suo richiamarla pone la solita rughetta alla fronte, in attesa che parli, che le spieghi quale sia la sua valutazione in merito a quel vantaggio. E lei? Si prenderà il suo tempo in completo silenzio, soppesando le sue parole. < non posso abbassare mai la guardia con lei. Piuttosto mi preparerei che nel momento in cui mi volti le spalle, la uccida > seria in volto, la voce pacata, tranquilla nel parlarne < posso solo concederti il poterli usare come piccoli sacrifici umani. Dopotutto noi possiamo sapere i loro piani e le loro intenzioni, che poi ci muoiano nel frattempo sarebbe gradito. > no, non sta scherzando, sebbene stia prendendo in considerazione il non venderli tutti quanti subito, ma sfruttarli quanto meno come tori da sfondamento delle porte < e noi potremmo agire in tranquillità > e fare ciò che son li per fare, informazioni. < Sai Shinsei, che quella bambina viva o muoia non è mia prerogativa. > fredda, gelida, calcolatrice < se dovessi scegliere tra il mio percorso, e il salvarle la vita, ti ricordo che io non sono un eroina, ne lo sono mai voluto essere > stringe lieve quelle labbra < piuttosto sacrificherei l'intero mondo per avere ciò che voglio. > e qui che donerà lui uno spazio più ampio nel conoscerla, nel sapere quanto affondi il proprio egoismo. Di colei che mai è voluta essere un eroe. < o non avrei mai indossato le nuvole di Ame sul mio corpo > avrebbe scelto la strada più semplice, quella di Yukio, quella che le avrebbe permesso più serenità, non solo fisica, quanto più mentale. Chissà che fine avrebbe fatto, la sua mente non si sarebbe spezzata poi tanto, sarebbe rimasta integra. Non che uccida innocenti, ma non li salva nemmeno se non davanti i suoi occhi, che non siano meritevoli ai suoi occhi freddi e gelidi che si posano sul mondo a giudicare. Oh quanta arroganza che possiede! < perchè insieme possiamo davvero muoverci liberamente, o quasi. Posso proteggerti, posso coprire le tue tracce, farli andare da tutt'altra parte > pericoloso, ma possibile < secondo te perchè sono proprio entrata nella Shinsengumi? > chiede a sua volta, per continuare a farlo ragionare. Ascolta quel suo dire, non commenta, solo un sorrisetto affilato, seppur vada a pronunziare parole diverse per lui, e le stesse parole che riceve la faranno fremere, accendendo lo sguardo ma di un calore diverso, che dona lui, ma senza ancora muoversi < fammi chiudere qua > sussurra semplicemente voltandosi. Avranno pur finito la loro ricerca, quello che dovevano prendere, con la schiena che ormai da fastidio per esser stata tanto tempo seduta su quella sedia.

00:32 Shinsei:
 La ascolta, inarcando un sopracciglio a quel dire di lei <Se la Shinsengumi decide di aprirti i suoi archivi sarà un’enorme passo avanti per le nostre ricerche> Ammette semplicemente. Vorranno qualcosa in cambio, di sicuro. Ma questo lei lo saprà molto presto. Non possono che aspettare la risposta. La osserva eseguire la sua ricerca, leggendone con lei i risultati su quel diabolico schermo, che lei sa usare decisamente meglio. La ascolta, parlare del tempo che fu, di come avrebbe reagito se lo avesse trovato all’epoca. Non può far altro che esibire quel ghignetto divertito <Sarei stato un buon allievo> Ammette. Non lo dice che non le avrebbe dato tregua, come non fa adesso, e che magari ci sarebbe morto, in quel suo bramarla. Ma poco gli sarebbe importato. <è un buon insegnamento. Nessuno è irraggiungibile> Lo annota mentalmente. È tutta una questione di informazioni, di conoscenze e di punti deboli. La ascolta parlare di Ichirou. Scuote il capo <Voleva. Voleva ma non ha fatto niente di tutto questo, o sbaglio?> No, non vuole una risposta <Dico solo: Stai attenta> decida lei cosa fare, non è lui in grado di impedirle gran che, può solo ragionare con lei, questo non glie lo negherà mai. Ma non gli è sfuggito l’accenno sulla leggendaria corporazione dalle cappe dorate, <Io e te prima o poi dobbiamo parlare di queste cose> Di quante cose? Evocazioni, Kami reincarnati, Rinnegan, Akatsuki. Quella donna è un pozzo di informazioni ma no. Non è per questo che le è affianco. E non è neanche per mera utilità che chiede e chiederà quelle informazioni. Ha bisogno di avere il quadro completo di quella donna. Ogni volta che parlano quel quadro si arricchisce di meravigliosi dettagli, rendendo pesante la tela come pesante è il suo passato, ma meravigliosamente frastagliato. Forse dovrebbero parlare di più e sk0p4r3 di meno. Ma sono dettagli, anzi, va bene anche così. La ascolta rispondere a quella che è la sua opinione, si prende quella risposta, la lascia finire, prima di rispondere, scuotendo la testa <Non devi concedermi niente. A me non cambia niente come decidiamo di agire. Non sono legato a quelle persone in nessun modo. Mi preme della tua incolumità e di quella di Matono, questo è il mio obbiettivo in questa faccenda> Commenta semplicemente <Sto solo cercando di capire con te se, per questa faccenda dell’Ochaya, ci conviene di più considerare loro come degli alleati che possano aiutarci a gestire un locale che non conosciamo, con un potenziale offensivo che non conosciamo e una struttura che non conosciamo, oppure se ci convien considerarli come nemici e quindi, oltre ad occuparci di quel locale, con quel potenziale offensivo e quella struttura a noi sconosciuta, dobbiamo anche occuparci di loro. Io penso che in questo caso la guerra non convenga a nessuno, che possiamo tranquillamente lasciare che loro prendano la bambina e facciano gli eroi della situazione e tenere per noi le informazioni che ci servono, tutti noi avremmo un carico di nemici inferiore da gestire e quindi più possibilità che tutto vada a buon fine.> è un ragionamento logico, freddo. Non quello di un eroe interessato a chissà quali valori, ma quello di uno shinobi che vuole riuscire nella sua missione. <Ma come ho detto, se riterrai più utile procedere diversamente, ti seguirò, anche perché come dicevo, non devo essere io a mettere da parte vecchi rancori per cercare di uscire vivi da quel posto. Non posso quindi essere io a decidere.> Deve essere chiaro questo, sta solo esponendo la sua idea, sarà dalla parte della rossa in ogni caso. Il confronto tra di loro è sempre stato libero. E questo è ciò che consente loro di andare avanti in quel modo. Non può che allargare il petto, fiero di quella fiamma Ishiba disposta a bruciare ogni cosa solo per splendere. La ascolterà. Ascolterà il suo piano, annuendo <Sarò il tuo braccio allora> Lo sguardo su di lei <Vediamo cosa riusciamo a fare con le informazioni che abbiamo acquisito. Parlerò con Matono appena riuscirò a incontrarlo> Conclude semplicemente, e a quel sussurro, ghigna contento, alzandosi. Andrà a chiudere la porta, prenderà una sedia la incastrerà sotto la maniglia. Prima di tornare da lei. Ne usciranno tra un po' ancora. [End]

Sango spinge Shinsei a seguirla attraverso gli archivi di Kusa, in quanto collega e anche archivista per approfondire la sua innata abilità di pensare male di tutto e tutti, alla ricerca di quella parte marcia della città delle ombre che non è possibile vedere, ma che dalla sua esperienza pensa che ci sia.

Con le nuove capacità acquisite, alias il comprendere l'interfaccia di un pc e come scrivere su una tastiera grazie al proprio lavoro, la rossa si lancia nell'esposizione perfetta di ciò che sta facendo :

In merito all'ingresso nell'Ochaya, alla ricerca di informazioni sulla Yakuza di un tempo che grazie a Mekura ha scoperto avere radici di dieci anni prima.

La ricerca comprende : le società e coloro che nei primi anni hanno costruito parti del villaggio, concentrandosi ovviamente sulla parte del quartiere notturno. Oltre queste si concentrano sulla ricerca di possibili costruttori ancora in vita importanti, di acquedotti ecc ecc.

Ricerca di informazioni sulla vendita di locali nella zona notturna, di locali in banca rotta ecc.. in quanto interessati al comprarne eventualmente uno . Sango spinge anche Shinsei sulla malastrada, letteralmente, chiedendo di unirsi a qualche gang per avere una rete di informazioni più che ampia.

I due inoltre si confrontano sul motivo perchè la città delle ombre continui a funzionare e della differenza della loro visione, inoltre la rossa viene a conoscenza che Kan ha decantato il suo rapporto col biondo con Furaya, e viene a conoscenza anche del volere dell'ex kage accompagnata dalla sua compagnia dell'anello (?) di tornare a Konoha, e anche dell'entrata all'Ochaya stessa per la figlia di Mattyse.

Giocata importante per la trama personale seguita, legata alla trama dell'Ochaya e anche alla richiesta fatta alla Shinsengumi di poter accedere agli atti di proprietà della maggior parte del quartiere notturno.