Poche domande, poche risposte, tante botte.
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Giocata del 06/11/2021 dalle 21:43 alle 23:41 nella chat "Nuovo Monte dei Volti di Pietra"
[Testa Decimo Hokage] Ogni tanto tornare li sembra riportarla a dieci anni prima, quando il paese del fuoco non era circondato da nulla e la sua Konoha era completamente diversa. Spesso si ritrovava su quelle teste con un suo amico, o qualsiasi fosse il loro rapporto, Dyacon. Scomparso nel nulla ma che non c'è giorno che non lo pensi. Come si scompare senza lasciare traccia? Non ha trovato nulla. Mai. Ed anche oggi, stasera, se ne sta lì, accasciata su di un fianco, sotto la pioggia in modalità cadavere. Immobile. Il viso rivolto verso le luci della città. Gli occhi neri guardano il vuoto, spenti, malinconici. Indossa una felpa nera con cappuccio sempre sulla testa. Un paio di pantaloni neri, attillati e di finta pelle, le coprono la parte inferiore infilandosi in un paio di anfibi neri ben allacciati. Capelli neri, lunghi fino al sedere e lisci sono nascosti sotto al cappuccioe qualche ciuffo incornicia il viso dagli occhi neri e la pelle olivastra con i due triangolini rossi, simbolo del clan, sempre sulle guance ma nascosti per la maggior parte da una mascherina nera di tessuto. Sotto la felpa, le braccia sono avvolte da vambracci mentre le mani da guanti senza dita con la placca di ferro a protezione dei dorsi. Sopra il pantalone, invece, porta gli schinieri. Legato alla coscia destra c'è il porta armi con dentro due kunai e due shuriken. Al fianco sinistro è fissata la tasca porta oggetti che porta all'interno solo un tonico curativo e uno di recupero chakra. Appare come una sagoma nera, del cui viso, tra cappuccio e mascherina, si vedono a fatica solo gli occhi, neri anche loro. Come il solito il suo trattenere tutto dentro la porta ad arrivare ad un punto in cui non ha più neanche la forza di reagire. Di certo si ammalerà se starà li sotto ma per quello ci è abituata, vivendo nel bosco. Al momento sembra tra l'altro completamente sola, non c'è traccia del musone di Akuma nei paraggi. Per il momento. Se ne sta lì, con il corpo, mentre con l'anima e col pensiero è di certo tornata a dieci anni prima, quando la vita era difficile per lei ma diversa, completamente. [Testa Decimo Hokage] Una serata turbolenta, il cielo da spettacolo della propria rabbia piangendo la tristezza delle proprie terre: invase da mostri immondi e uomini rinchiusi in villaggi fatti di sbarre e ferro battuto. Il ciuffo rosso, abituato a navigare in quei climi così ostili, si era ben vestito per una serata come quella: un grosso impermeabile color porpora a coprirgli l'interezza del corpo; il fidato giacchetto nero con la zip del tutto tirata all'insù; il pantaloni a campana stretti grazie a delle corde poco sotto le ginocchia; le scarpe col motivo a scacchiera che vanno a coprire dei lunghi calzettoni bianchi. Il suo obbiettivo era semplice: trovare Furaya, o, nel peggiore dei casi, Keiga. Non sapeva niente di nessuna delle due, per tanto, sarebbe dovuto andare a tentoni, limitandosi, a scandagliare ogni angolo dei distretti. Quella di andare al monte dei volti di pietra era una mossa sicuramente azzardata, eppure, per molti, quello è luogo di malinconici ricordi ed emotivi ritrovamenti: questo bastava per un tentativo. A tutti gli effetti, per sua fortuna, eccola lì: Keiga, distesa come un cadavere su una delle tante facce che vegliano, austere, sui popolani. Nella mano destra, ben stretta, una busta di cartone contenente cibo per cani, per tanto, prima di approcciare la Ninja, si guarda accuratamente intorno: niente, il cagnone sembra essere assente. Tira un sospiro di sollievo, e col calmarsi lieve del tempo, abbassa giù il cappuccio dell'impermeabile: rivelando i capelli rubicondi cinti in una coda alta. Si inizia ad avvicina quindi di qualche passo, per poi, andarsi a sedere, a gambe incrociate, vicino alle ninja, senza, ovviamente, farsi troppi problemi per la pioggia che gli bagna la testa. < Keiga, giusto? > ed abbassa le iridi color fuoco su di lei. Di solito era lei a trovarlo, e cacciarlo, eppure, questa volta, vi è uno stravolgimento totale dei ruoli. Lo sguardo felice e mansueto del rosso, però, non dovrebbe far presagire nulla di male. [Testa Decimo Hokage] La vitalità le manca. Se di solito è scontrosa, aggressiva e forse anche arrogante, adesso sembra un vegetale con un briciolo di anima che sta lì, come un generatore di emergenza, per rispondere, sentire, ascoltare. Neanche si era accorta dell'arrivo del ragazzo. Potrebbero ucciderla in ogni momento in quello stato, sempre se riescono a far fuori prima AKuma, è ovvio. Sta salendo le scale il bestione. Le zampe spesse pigiano sui graditi, fino a raggiungere la cima. Il buio lo aiuta a mimetizzarsi, grazie al pelo completamente nero. Fa sbucare il muso, chiudendo gli occhi in fessure sulla figura di Liuka, fin troppo vicina alla sua umana. Un ringhio sommesso, basso anche di tono che si perde nella pioggia. Lei si accorge del ragazzo solo quando lui parla. Ma non si muove. Gli occhi, spenti, opachi, restano rivolti verso il villaggio. Le narici captano qualcosa, un qualcosa di conosciuto, ma non riesce a dargli un volto <Non so chi sia> Mente, spudoratamente. Vuole solo stare da sola tanto quanto vorrebbe avere compagnia. Ma è troppo orgogliosa per ammetterlo. La pioggia continua a scendere a secchiate, con qualche fulmine che illumina il cielo all'orizzonte e solo dopo alcuni secondi si sente anche il rombare del tuono, segno che non è troppo vicino. [Testa Decimo Hokage] Lampi e tuoni, pioggia che cade rumorosa come vetro che si infrange. Il cane della Inuzuka è roba vera, un pericolo fin troppo reale anche tra i confini del villaggio, eppure, a causa di tutto quel rumore, il suo ringhio viene perso: non giungendo mai all'orecchio del povero Liuka. Il capello rosso, per scaramanzia, prima di continuare a dialogare con la Ninja, apre, effettivamente, la confezione di cibo per cani, per poi, metterla poco dietro di se: questo è ciò che a lui piace chiamare "diversivo", eppure, non è per niente convinto che funzioni. Tira un pesante sospiro alle parole dell'altra, poggiando i polsi della mani contro le ginocchia, ben comodo in quella seduta con le gambe incrociate. Fa perdere, anche lui, lo sguardo verso l'orizzonte, per poi, riprendere il proprio discorso. < Mi manda un certo "Mattyse": capelli bianchi, stranamente giovane, ha qualcosa a che fare con un Hokage. Mi ha detto di cercarti, mi ha detto che mi avresti saputo dare qualche...risposta > gira, ora, il volto su di lei. Costantemente sorridente, costantemente lieto: sembra quasi faccia tutto sotto l'effetto attivo di pesanti farmaci. < Ho aderito alla vostra causa, a quanto pare ora faccio parte del vostro "gruppo": così lo ha chiamato. > il fanciullo dalle carni pallide continua a parlare, seppur non sia sicuro che l'altra lo sta minimamente ascoltando. è marmoreo nella sua posa, non sii muove se non per guardarla e poi tornare fisso sull'orizzonte. Il tono è calmo e pacato, accompagnato dal tipico e caloroso sorriso. Non sa cosa aspettarsi, eppure, spera in delle risposte. [Testa Decimo Hokage] Il diversivo di Liuka potrebbe funzionare in un altro momento ma non adesso. Il cane ha al primo posto la sicurezza della sua umana che non sembra di nuovo star bene con la testa. Ma si limita a guardare da lontano, nascosto nel buio li dove la luce non arriva diretta. Lei, invece, deve sorbirsi le parole del ragazzo. A lei non è stato detto nulla, e quindi continua a fare la gnorri. Potrebbe benissimo essere una spia, uno qualche stronzo che indaga dopo aver scoperto qualcosa. <Non conosco nessun Mattyse. E non ho nessuna risposta. Lasciami in pace> Quella calma apparente, sembra scomparire in un battito di ciglia. *Parte del vostro gruppo*. Le parole che non devono essere dette. Non a lei e non quando è da sola, a maggior ragione se non sa nulla di quello che succede e di chi è stato arruolato. Gli occhi si sgranano, riprendendo vitalità, come se il fuoco nero tornasse ad ardere nelle pupille. La mascella si serra, stretta, tanto da fare male. Dietro la mascherina le labbra si arricciano e si alzano mettendo in mostra i comunque nascosti canini un minimo più sviluppati. Ma quello che succede dopo è di certo un qualcosa di imprevedibile. Non per lei ma per lei in versione cadavere. Semplicemente attiva i muscoli e punta il gomito destro, più vicino al suolo, sullo stesso. Così da alzarsi e recuperare almeno la posa seduta. Veloce, animale. Si inclina verso Liuka, appoggiando il palmo della sinistra a terra, usandola come eventuale perno. Il braccio destro semplicemente si alza, in una carica che, dopo aver chiuso la destra in pugno, lo vede scaraventarsi contro la faccia di Liuka, cercando di far impattare le nocche contro il suo viso. E' riuscito a farla risvegliare dal coma. Akuma drizza le orecchie e solleva appena il muso. Ne esce un ringhio più imponente dalle fauci, che entrambi possono sentire. Un modo per cercare di calmarla. Non può ancora disperdere la rabbia. Non su Liuka per lo meno. <E tu chi cazzo sei> una domanda che non prevede il tono della domanda. Si piazza in posa canina, accovacciata con le mani a terra e le gambe pronte a scattare. Di certo Akuma dovrà intervenire se continua. E già sbuffa, dal naso. [Testa Decimo Hokage] Beh, missione fallita con successo. Il risvegliare la Inuzuka da quello stato catatonico era sicuramente un successo, il non venir azzannati al collo dopo cinque secondi era decisamente un successo, prendersi un pugno in faccia? Un po' meno, un successo. L'azione è fin troppo repentina per il rosso, troppo inaspettata per lui che, solitamente, non si aspetta minimamente reazioni esplosive dalle persone con le quali parla, soprattutto da quelle che sembrano cadaveri. Ha il tempo di girare il viso, avvertendo tutti quei rapidi movimenti al proprio fianco, eppure, appena lo fa...SBAM: un bel paio di nocche dritte dritte sul setto nasale. Perde l'equilibrio a causa del colpo, disorientato e stordito, scioglie le gambe e cade all'indietro: steso come un salame a pancia in su. Gli occhi stretti, il viso contratto in una smorfia di dolore. Porta la mano destra a coprire il naso, per poi, usando la sinistra come perno, rialzare lentamente il busto. < Me la sono cercata...deduco, che dolore... > l'occhio sinistro ancora stretto per la botta, l'iride destra l'unica ad essere poggiata sulla Ninja. Il sangue stilla dalle narici del ragazzo e cade, invisibile, sull'impermeabile porpora, per poi, venir lavato via. La carna pallida della mano macchiata da quella sostanza rubiconda, un contrasto davvero vivido. < Liuka! Di solito il tuo cane mi rincorre in giro per il Villaggio...ci siamo incontrati in quel tetro bosco! > cerca subito di chiarire la situazione, in modo da evitare altri pestaggi. < Non volevo importunarti! Semplicemente mi è stato chiesto di cercare te o la signorina Furaya... > mette di nuovo le mani avanti, girando, per un breve momento, il volto in direzione dell'abbaiare del cane. Pessima situazione, come al solito si era ficcato nel fuoco incrociato. Stacca la mano dal setto nasale e la guarda, per poi, premere contro le narici con la base del pollice, guardando, l'altra, dritta sulle pupille. [Testa Decimo Hokage] Le nocche impattano contro il setto nasale del ragazzino. E' più piccolo di lei e pure di un bel po. Ma non si tira indietro dal pestarlo lo stesso. Chi è lei per non farlo? Lo guarda finire disteso, mentre il sangue inizia a colargli dal naso. Sangue di cui sente l'odore, lei, ma non solo. Il canone finisce con l'uscire da quella zona d'ombra, manifestandosi lento ed imponente ai due. Il passo è lentissimo ma l'attenzione è sul rosso, con tanto di sangue che gli esce dal naso. Il tartufo pare impazzito, cercando di sfidare l'acqua che lava via le prove. Ma lui lo sente. E lei lo vede. Gli occhi di lei di assottigliano sulla figura del ragazzo <Quel tetro bosco è casa mia.> Liuka non pare farne una giusta stasera. Ma è anche vero che è molto difficile avere a che fare con la cagna. I denti stretti e quello sguardo da bestia lo fissano, all'umbra del cappuccio. E' fradicia come lo è anche il cane che deve aver preso almeno una decina di kg, causa acqua, date le proporzioni. Ed infine, il rosso fa quella cosa che lei, probabilmente per pazzia, non riesce proprio a fari andare giù. <Cos'...hai...detto..?> Possessiva nei confronti di Furaya. Pure troppo. E solo una persona può toccarla oltre a lei. Pensieri probabilmente malati, tutti nella sua testa. Il balzo, il secondo, è veloce e forse anche imprevedibile come il primo attacco. Ma questo di attacco non ha nulla. Cerca solo di bloccarlo, saltandogli sopra. Cerca di piazzargli il ginocchio destro sullo stomaco, bilanciando il peso tra quello e l'altra gamba, piegata ma col piede a terra. Mentre la mano sinistra cerca il collo, stringendolo appena ma solo per approfittare del vantaggio e bloccargli i movimenti. E oggi non ha neanche il ciclo. Akuma ringhia di nuovo. Ormai li sovrasta entrambi con la sua mole, guardandoli dall'alto in basso. Molto più saggio della sua umana. [Testa Decimo Hokage] L'approccio del capello diaspro non pare proprio funzionare. Di solito, con la maggior parte delle persone, i suoi modi funzionano alla grande, sono anche fin troppo umili in alcuni casi, eppure, con la Inuzuka...nessuna delle sue parole funziona, nessuno dei suoi atteggiamenti pare andare a segno: deve aver incontrato quel tipo di persona, già, quegli individui con i quali la sua bontà diventa un'arma piuttosto che un gentile invito. Il suo parlare manca di contesto, non conosce l'altra, per tanto, non avverte quanto le proprie parole possano essere spinose. La figura del cane si avvicina, il volto della Ninja si stravolge sotto il peso delle proprie risposte. Non andrà a finire bene. Lo sguardo crucciato in una espressione più seriosa, datagli, però, unicamente dal dolore. Alza le mani, cercando qualche scusa repentina negli angoli del proprio cervello...ma non c'è tempo, l'altra è già ben più inalberata di prima. Non reagisce neanche a quei movimenti, saprebbe bene che potrebbe soltanto rischiare danni più gravi: tra il cane allertato da gesti rapidi e l'altra ancor più arrabbiata. Si lascia bloccare, si lascia costringere peggio di un salame. Torna nuovamente a terra, il corpo morbido, le braccia distese che non danno segno di voler reagire. Gli occhi stretti, sia per la paura che per la scomodità, si limita a respiri profondi. < Mi scuso! > esclama a cuor pesante. Almeno quello glielo doveva, alla fine, se lo stava ammorbando in quel modo un motivo ci doveva pur essere!. Dopo quelle parole lascia calare il silenzio, stringe le mani in due pugni. L'ansia inizia a mangiarselo. [Testa Decimo Hokage] Quella posizione pare quella di un power ranger. E invece no è solo quella di un umana che ha più tratti da cani che altro. Gli occhi lo fissano, le iridi sono assottigliate, il sangue che le ribolle nella testa che le fa sempre prendere le decisioni su due piedi. Irascibile e irruenta. I denti stretti nel guardare quel ragazzino dai capelli rossi che pare anche sottomettersi sotto il suo blocco. Akuma ringhia ancora ma lei non lo ascolta. Gli resta sopra, il ginocchio destro sullo stomaco e l'altra gamba piegata con il piede appoggiato a terra. Il peso ben equilibrato du entrambi gli arti. Più in alto, la mani sinistra gli stringe appena di più la presa sul collo. Pare ci sia la calma, ma la pazzia regna sovrana in questa giornata di pioggia. E no, niente. Ci ha provato a calmare gli animi ma il braccio destro alla fine si alza, con la mano ancora chiusa in pugno. <Mi ci pulisco il culo con le tue scuse> E giù. Quella mano, quel pugno, si lancia in picchiata ancora una volta sulla faccia di Liuka, stavolta dopo aver ben cercato di mirare allo zigomo sinistro. Ma anche Akuma si altera, abbassando il muso per guardar la sua umana proprio quando quella stava per caricare il secondo impatto. Guarda il cane, col respiro affannato. Scuote il capo e poi torna sul ragazzino. Butta giù il groppone, inclinandosi su di lui un minimo <Ora vai a dire a Mattyse cos'hai trovato> Finalmente si scansa, recuperando la postura eretta ed infilando le mani nelle tasche. Di certo si prenderà una valanga di legnate da Mattyse per questa cosa ma, al diavolo. Il gruppo sono loro. Odia chiunque ci sia di nuovo. Non vuole nessuno di nuovo. Gelosa, possessiva. Cammina, allontanandosi verso la scaletta che la porterà fino sotto, a terra. Akuma la guarda e poi riabbassa il muso su Liuka. Tira indietro le orecchie, lasciandosi andare in un guaito sottile ma presente, manco fossero scuse. Ma alla fine se ne va, seguendo l'umana, più che altro per controllare che non faccia altri danni. ||End [Testa Decimo Hokage] No, decisamente non aveva funzionato. Quella risposta così scurrile e brusca bastava a fare in modo che potesse presagire il peggio da quella situazione, limitandosi a deglutire. Al secondo colpo, ricevuto nuovamente sul bel faccino fanciullesco, ci rimane secco sul posto: avesse gli occhi aperti, probabilmente, vedrebbe le stelle. Non è svenuto, quello no ovviamente, però se fosse di marmo sarebbe una statua veramente credibile. Apre l'occhio destro, lievemente, verso il cane e si limita a sorridergli, per poi, alzare lentamente la mano destra e porgergli un veloce cenno di saluto. Se ne sta buono, e steso, per una decina di minuti, per poi, lentamente, usando le mani come perno, alzare il busto. < Beh...merda > il rosso non è solito tirare malelingue, eppure, in questo caso, non poteva fare a meno di essere onesto. < Ora andiamo a dire a Mattyse che ho trovato un sacco di pugni, perché no, magari è una delle risposte che cercavo > si parla istericamente da solo, sapendo benissimo di aver mandato tutto quanto a monte. Porta la mano destra sul setto nasale, cercando di stare attento, e tasta la zona al fine di sapere se fosse storto, o rotto. Tira un sospiro di sollievo quando capisce che non dovrò trattare il proprio naso come un lego, per poi, passarsi, nuovamente, la mano sotte le narici. < Avrò bisogno di un paio di cerotti...e di Shizuka, si... > sospira, mentre, debolmente, si alza. Tornato ora bipede, si ferma un attimo per contemplare la vista. Nuovi orizzonti che avrebbe dovuto seguire in un futuro prossimo. Sorride, per poi, scendere le scale, limitandosi, a tornare nel proprio distretto. [Exit]