Unici

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20:52 Shizuka:
  [Casa di Kan - Camera da letto] Si rigira nel letto, occhietti chiusi che vengono strizzati un pochino, palpebre che si alzano appena, abituandosi alla luce soffusa che entra dalla finestra appena appena. Lentamente la rossa si sveglia, capelli scombinati, completamente nuda sotto le coperte, gli occhi che si infrangono sulla figura del bianco, ancora addormentato. E' strano che sia lei a svegliarsi per prima, però lui stava vivendo un periodo di forte stress sia in ospedale che a lavoro come cameriere. Un sorriso dolcissimo si stamperebbe sul visino della ragazzina, permarrebbe li a fissarlo per qualche minuto, bello addormentato dopo tutte le energie spese la notte prima. I segni dell'amore che si sono scambiati sono ben visibili sul corpo di entrambi, il furore della gioventù li ha decisamente aiutati in quella sessione intensa e molto lunga. Una manina, la destra, andrebbe a scostare qualche ciuffo di capelli ribelle, sistemandolo; proprio quel gesto la porterebbe a intravedere quel lieve rossore sui propri polsi, generato da quelle manette che lui aveva tirato fuori da chissà dove e che anche lei aveva usato in maniera impropria, osando molto, pretendendo da lui più di quanto non si aspettasse. E' li che sorge l'idea, un lampo di genio le invade la mente e come ogni artista che si rispetti non c'è momento che tenga, non si può aspettare. Cercherebbe di scivolare fuori dal letto senza svegliarlo, recupererebbe le sue mutandine infilandosele per poi andare a prendere una maglietta, la prima appartenente a lui, indossandola e andando a coprire il seno e a contenerlo un poco. Cercando sempre di fare meno rumore possibile andrebbe a cercare una tela di dimensioni ampie, circa quelle di un foglio A2, andrebbe poi a cercare un carboncino nero. Andrebbe a ricercare il punto più vicino alla finestra, poggiando il tutto a terra e, inginocchiata su quella tela andrebbe a iniziare quel disegno che tanto aveva pensato di fare assieme a lui. L'idea brillante sopraggiunta solo ora, l'estro inarrestabile, deve mettere su tela quello che ha immaginato, così che lui possa poi tingerlo coi suoi colori.

21:04 Kan:
  [Camera] Il sonno portato dalla lunga notte rende difficile il risveglio del Sumi il quale permane immerso nei propri sogni fino all'ultimo minuto. Addormentato in quel letto, consapevole di avere la rossa al proprio fianco, dorme beato, tranquillo, immerso nel proprio mondo immaginario ma non sempre i sogni risultano belli e appaganti. I giorni sono stressanti, gli ultimi avvenimenti decisivi eppure il dolore nell'animo del ragazzo ancora non intende svanire nell'etere dell'esistenza; la vede, vede Kushina e se stesso camminare fianco a fianco, sorridenti, divertiti dallo stare insieme, passare momenti felici nella reciproca compagnia. L'immagine comincia a tingersi di rosso, le sfumature dei colori svaniscono, le figure divengono nere esattamente come colui che si staglia dinanzi a loro con in mano una lama. L'albino corre, prova a frapporsi ma nulla serve, Kushina viene trafitta, il corpo cade a terra in una pozza di sangue e lui, al fianco di lei, inginocchio tra le lacrime, conscio di aver fallito, di non essere riuscito nell'impresa di proteggerla. Attimi lunghi, infiniti prima di aprire gli occhi, palpebre sollevate lentamente, destrorsa innalzata sulla fronte coprendola. Deglutisce ansimando, piano, con calma, dorate rivolte al soffitto notando il rossore intorno ai polsi; l'attenzione viene concentrata su quel preciso punto ricordando quanto è successo il giorno prima e quanto è avvenuto nel corso di tutta la notte. Il corpo stesso presenta i segni del passaggio della Kokketsu ritrovandosi totalmente privo di vesti al di sotto delle coperte, senza veli esattamente come si sono lasciati. Sorride volgendo il capo sulla destra, da solo, non c'è, andata via; straniato solleva il capo alla di lei ricerca smuovendolo in ogni direzione ritrovandola, infine, al di sotto della finestra, accovacciata, impegnata a disegnare. Palmi adagiati sul capo sistemando la bianca chioma, aggiustando qualche ciocca al meglio delle proprie possibilità mentre scosta la coperta riportando i piedi sul pavimento, alzandosi per prelevare un intimo da indossare ed avvicinarsi alla rossa. Lenti i passi nel portarlo alle di lei spalle, inferiori arti flessi, busto ripiegato in avanti, viso al fianco del suo adagiando le labbra sull'altrui guancia donandole un piccolo bacio di buon risveglio <Ti sei svegliata presto> sol commento tralasciando, per il momento, quel disegno seppur le dorate finiscano inevitabilmente sul foglio tentando di carpire cosa ella abbia in mente, quale particolare opera sia nata durante la notte trascorsa.

21:22 Shizuka:
  [Casa di Kan - Camera da letto] E' concentrata, la testa rivolta a quel disegno, le mani si muovono con una decisione totale su quella tela distesa a terra, scelta apposta come connubio di ciò che sono loro. Bianca superficie che viene machciata da quel carboncino in maniera esperta, nella testa l'immagine è perfetta, ma crearla senza sporcare tutto è ben altra cosa. Inizierebbe da un tratto leggero, generale, la conformazione di una schiena, una base di appoggio su cui le natiche risaltano, una linea centrale all'interno della tela che è la spina dorsale. Questa linea retta conduce a due cerchi, quelle che dovranno poi essere due teste, ancora molto stilizzate, ancor appena accennate. Lui nel frattempo si sveglia da quell'incubo, quel pensiero che non lo lascia e che lei non ha ancora il potere di sottrargli. Non la trova accanto a se, si guarda attorno, ricerca la rossa come quasi temesse di non trovarla più, ma ella non si avvede di tutto ciò intenta a marchire quel tessuto a creare quella rappresentazione. E' solo quando lui l'affianca, quasi completamente nudo, e le sfiora la guancia appena con quel bacio delicato che allontana le mani dal candido telo macchiato, mano destra sporca con il carboncino. Andrebbe a scostare i capelli che, decisamente scomposti, le coprono in parte la visuale, ottenendo così di sporcarsi il vicino di quel colore nero, striscia su una guancia. << Sei tu che hai dormito tanto >> Il tono è infinitamente dolce, si avvicinerebbe al viso dell'albino, andrebbe a scoccargli un bacio sulla punta del naso. << Ho visto una cosa bella quando mi sono svegliata e ho avuto l'idea per il nostro disegno. >> Su quella tela c'è solo una bozza, però dopo quelle parole la nanetta andrebbe nuovamente a concentrarsi sull'opera, mani che lavorerebbero nel definire sommariamente un paio di braccia intrecciate su quella schiena. Inizierebbe solo in quel momento a lavorare sui dettagli, partendo dalla sfera che sta su quella che dovrebbe essere la spalla sinistra di quella schiena, aggiungendo dei capelli spettinati ma ordinati al contempo, un naso perfetto e dritto, e due occhi, appena accennati, la bocca celata dietro a quella parte dell'arto superiore sinistro.

21:36 Kan:
  [Camera] Scacciare quegli incubi risulta attualmente impossibile, troppo fresco il dolore seppur siano passati un paio di mesi dalla notizia. Non può far a meno di pensarci di tanto in tanto, fare a se stesso qualche domanda, ricerca dettagli di quel giorno per poter giungere ad una conclusione eppure, per ora, si rasenta il nulla cosmico. Avvicinatosi alla rossa le da quel bacio attirandone l'attenzione, facendole interrompere la propria opera per voltarsi, notando solamente ora il carboncino utilizzato e le mani sporche di quel nero. Inspira, espira, prende e rilascia ossigeno in maniera continua incastonando le dorate nelle azzurre di lei, accogliendo quel bacio sul proprio naso il quale viene arricciato accompagnando il tutto con un leggero sorriso <Stavo dormendo bene, come ogni volta che resti qui> uno dei tanti motivi per cui quel sonno è durato più del dovuto. La presenza della Kokketsu favorisce un sonno prolungato, salutare, duraturo, ristoratore, in grado di ridargli tutta l'energia persa. Smuove qualche altro passo per sedersi al fianco della ragazza, precisamente sul lato destro di lei incrociando le gambe sul pavimento, busto piegato in avanti, capo piegato appena di lato donando lei tutta l'attenzione. Nuovamente sorride cogliendo quel complimento, accogliendolo pienamente addolcendo lo sguardo, forse non giungendo al livello di lei ma ci prova lo stesso <E poi sarei io il narcisista, eh? Per farti venire le idee ti guardi allo specchio> chiaro come la consideri infinitamente più bella di se, ella non può essere paragonata a nessuno, persino lui dall'alto della propria perfezione non può essere accostato alla Kokketsu. Quella visione risulta impareggiabile, impossibile da raggiungere nonostante gli sforzi. Il tono, seppur addolcito, presenta ironia, goliardia, giocosità, scacciando qualsivoglia pensiero triste creatosi per via di quel sogno e nei giorni andati eppure la mente ripercorre il passato tornando a quel momento, al giorno in cui ella è giunta alla dimora del Sumi, bevendo, piangendo <E' il disegno che volevi fare in braccio a me, mesi fa?> ricorda tutto, persino la proposta avanzata dalla ragazzina in un momento in cui la mente ha scelto di viaggiare per conto suo <Non mi hai mai detto di cosa si trattava> schiarendo appena la voce <Cos'hai in mente?> osserva ora la raffigurazione da lei iniziata, tutto accennato, abbozzato, impossibile da decifrare con così pochi dettagli in mano.

21:51 Shizuka:
  [Casa di Kan - Camera da letto] La conferma che lui stesse bene giunge, portandole un sorriso sul viso; è soddisfatta di sapere che lui stia bene, soprattutto se è la Kokketsu stessa a portare quel beneficio. Quando il di lei complimento le viene ribaltato contro le blu si poserebbero su di lui, probabilmente infervorata dalle idee nella testa, in maniera molto seria, il tono di voce quasi una sentenza: << No non guardavo me. Guardavo te, addormentato, un sonno tranquillo, un viso sereno. >> Si interrompe, si volge al disegno, andando a definire nettamene il crine bianco di lui, gli occhi del ragazzo, disegnati per bene, che fissano verso l'esterno, come se osservassero colui o colei che si pone innanzi all'opera stessa. << Ho visto qualcosa che mostri solo a me. E che non voglio che altri vedano. >> Suo, quella delicatezza, quella dolcezza che possiede e che sembra quasi un tesoro da celare al resto del mondo, perchè nessuno può avere quel regalo fntastico. Le labbra che sono celate sul volto di quel Kan disegnato, sono invece parzialmente visibili sull'altra sfera che andrebbe a definire meglio. Infatti quell'altra sfera diviene il viso della rossa, visto su di un profilo, quello sinsitro, mentre con le labbra morde il collo esposto del Sumi. I lunghi capelli rossi verrebbero definiti con il carboncino, la tesolina attaccata a quella schiena in maniera più definita, ormai i soggetti chiari, almeno per ciò che riguarda la parte alta del corpo. A quella domanda implicita fatta da lui il carboncino si ferma sulla tela, il rossore andrebbe a ricoprire quelle guanciotte: << S-Si... è quel disegno o meglio.... >> Si interrompe, sia a parole che nel disegno, scostando il carboncino dalla tela, per paura di sporcarla ora che è visibilmente tesa. << Ciò che ho in mente ora è diverso da quello che avevo in mente all'ora... >> Eviterebbe di guardarlo negli occhi, fissando quell'immagne che lentamente si stava creando. << Ho in mente noi. Solo questo. >> Risponde alla domanda anche diretta, senza però allungare gli occhi verso di lui; in fondo quel disegno si è evoluto come loro due ma di partenza, l'idea della rossa, non era poi così distante da quel nudo che ha in mente ora.

22:08 Kan:
  [Camera] La serietà di lei lo travolge, improvvisa decisione manifesta sul volto della nanetta. Già varie volte ha potuto avvedersi di quella serietà sul visetto di lei eppure, notarlo mentre è intenta a disegnare sortisce un certo effetto, una dedizione quasi maniacale verso le proprie idee <A-amore...> balbetta appena sorridendo <...lo so, ti stavo prendendo in giro> palmo mancino adagiato sul capo per grattarlo appena, difficile capire come rapportarsi in quel momento seppur si stia divertendo nel vederla tanto impegnata. Dorate vengono smosse passando da lei al foglio e viceversa ricercando indizi non soltanto sul disegno bensì anche sul viso della ragazza, qualcosa che gli consenta di comprendere cosa ella abbia in mente, cosa quella magica testolina stia sfornando, tanto importante da farla alzare dal letto mettersi all'opera nell'immediato <Perchè tu sei l'unica> ricalca nuovamente quel dato di fatto, il motivo per cui si è mostrato fragile dinanzi ai di lei occhi, privo di qualunque tipo di scudo o barriera, inerme verso chi considera più importante di se stesso e di qualunque altra cosa in quel mondo. Il disegno da parte di lei procede andando a delineare la propria figura, la bianca chioma, le labbra e poi la Kokketsu stessa con i denti intorno all'epidermide mordendone la superficie; i soggetti sono delineati, la parte alta pure e la situazione, bene o male, comincia ad assumere un senso riuscendo a comprendere a grandissime linee cosa abbia in mente. Nota il rossore sul volto della ragazza, un rossore incrementato ne riesumare quel ricordo vecchio di mesi, creatosi per colpa dei fumi dell'alcol capaci di corrompere le menti di entrambi. La conferma giunge, quello è il disegno da lei pensato o meglio, il disegno è lo stesso ma il soggetto, forse, risulta diverso. Piccoli dettagli i quali consentono alla curiosità del Sumi di accrescersi considerevolmente <Ma davvero? Sono passati mesi, cosa avevi in mente all'ora? Sono curioso> avanzando appena in avanti, fissando il volto della ragazzina alla ricerca di risposte, desidera averle per comprenderla al meglio, notare ulteriori dettagli su di lei <Anche all'ora avevi in mente noi?> tono vocale lievemente più serioso rispetto a prima, un dubbio insorge nella mente del bianco, domande le cui risposte sfuggono e poi, ecco, il passato torna a visitarlo. Lei, i loro momenti vissuti insieme, il giorno in cui l'ha conosciuta. Dorate scrutano il collo della ragazza, permangono i segni lasciati il giorno prima <Posso farti una domanda?> dopo tutte quelle poste, ora lo chiede eppure dal tono si evince come anch'essa sia dettata più che altro dalla curiosità.

22:23 Shizuka:
  [Casa di Kan - Camera da letto] Lo mette quasi a disagio con quella serietà che dimostra. Non è la prima volta che lei si estranea dal presente, dall'ovvio, restando focalizzata immensamente solo sul proprio lavoro, sulla propria arte. E' un soggetto così sereno e gioviale che vederla in quelle vesti, anche per lo stesso Sumi risulta quasi innaturale, una personalità diversa dalla consueta, che solo quella passione smodata che possiede riesce a portare a galla. Lui afferma di nuovo quella di lei unicità che la fa sorridere, mentre le mani si muovono sulla tela: << E' qui che sbagli Mio! >> Si interrompe, il visino ancora sporco di carboncino si volge a lui con un sorriso. << Siamo Unici >> Un'unica cosa, una realtà univoca e indissolubile ormai qualcosa che va oltre il mero interesse carnale, che si sta evolvendo in maniera totale. Le mani definiscono quel tratto, i visi ormai chiarissimi ma viene interrotta e messa in imbarazzo dalle domande altrui, che invece che diminuire aumentano. Lei lo guarda un poco storto, come se volesse implicitamente pregarlo di non proseguire su quel discorso, boffonchiando qualche parola per dargli un contentino: << Avevo in mente un'altra versione di noi... Meno intensa, meno forte. >> Già perchè comunque erano loro due, uniti in un'amplesso, intrecciati l'un l'altra come serpenti, uniti ma in maniera molto carnale, meno sentimentale, meno profonda di quanto non voglia essere questo nuovo disegno. Ascolta le risposte di lei, probabilmente non soddisfatto si sofferma a pensare, a riflettere arrivando a quella domanda diretta. Lei annuisce appena con il testolino rosso, tornando con le mani sulla ela per distarsi, è così che nascono le braccia di Kan, attorno a quella schiena, intrecciate una sull'altra a stringere quel corpicino. E' in quel momento che anche le braccia di Shizuka prendono vita, creandosi attorno al collo del Sumi, appena visibili, da quelle spalle, coperte dal temo principale della tela, la schiena nuda della Kokketsu che manca ancora di dettagli.

22:37 Kan:
  [Camera] Unici entrambi. Una sola frase basta a farlo tacere riportandolo nei propri pensieri, non ha mai visto la storia da quella prospettiva includendo anche se stesso in quell'aggettivo. Un pensiero distorto, una visione strana; sa di essere unico, di essere inimitabile, forse una vera rarità ma venire paragonato a lei, quando ella risulta essere di gran lunga superiore. Insieme lo sono, è vero, hanno creato qualcosa di impensabile, qualcosa che entrambi non hanno pronostico ne mai messo in conto fin dal giorno della loro conoscenza. Il rapporto evoluto ha fatto in modo che tale legame divenisse più stretto, simbiotico, impossibile da rovinare e da infrangere <Hai ragione> sentenzia a sua volta, non può darle torto se lei lo considera tale, se considera loro in quella maniera. Sofferma ancora le iridi su quel disegno andando a sottoporla ad una serie infinita di domande notandone l'imbarazzo, lo sguardo di supplica per farlo smettere, far cessare tutto quello per evitare ulteriore imbarazzo eppure la curiosità è troppa se non fosse per quel noi ripetuto. Corruccia la fronte nell'avvedersi di quel disegno prendere maggior forma, comprendere ancor meglio quel noi da lei dettato <Perciò, anche all'epoca, pensavi ad un noi?> si, questo risulta essere il punto focale di tutto il discorso. Per quanto il quesito posto possa essere imbarazzante, la voce si presenta seria, deciso nel comprendere i sentimenti della Shizuka di qualche mese fa, capire il momento esatto in cui quella storia è nata. Sospira man mano che i dettagli aumentano, braccia di lei intorno al collo di lui, braccia di lei avvinghiate sulla schiena della ragazzina. Una situazione osé ma portata in scena con eleganza, delicatezza, bellezza, priva di volgarità alcuna lasciando emergere solamente la passione, l'amore provato. L'artista che è in lei irrompe nella stanza riempiendola, mettendo da parte la ragazzina, favorendo una nuova versione di Shizuka. Nota il cenno di assenso alla richiesta eppure attende qualche momento in più per gustare il continuo di quella creazione <L'ho notato da un po' ma come mai non porti più le cuffie? Si sono rotte?> si, l'ha notato effettivamente pur non avendo mai detto nulla in merito, ha notato quel dettaglio. Non troppo marginale considerando le loro prime uscite, i primi incontri.

22:51 Shizuka:
  [Casa di Kan - Camera da letto] La ragione le viene data, forse riuscito a scorgere un punto di vista nuovo, o per lo meno quello della rossa stessa, che non scinde mai le loro due essenze, la loro compresenza. Le mani elaborano il disegno lo rendono sempre più definito, l'unico occhio visibile della Shizuka sul disegno decisamente non curante di chi guarda dall'esterno a contrario degli occhi di lui: per lei l'unica parte importante è lui, al quale si aggrappa con gli occhi, con i denti e con le braccia. Quella sequela di domande prosegue, nonostante quegli occhi imploranti, nonostante le risposte brevi che ottiene. E siccome le iridi non bastano, le guanciotte verrebbero gonfiate, aria soffiata fuori da esse in uno sbuffo pronunciato, sguardo corrucciato così come il visino: << Certo che pensavo a un noi Bakan!! Perchè sarei andata a chiudere con Hiko se non avessi preso in considerazione un noi? >> Sbotta come sempre, lanciando bombe a mano che lui si trova a raccogliere e dover subire passivamente. Andare a Oto per lei era stato il modo per cancellare il passato, e lasciarla libera di immaginare un futuro, nel quale il bianco era già parte integrante e fondamentale. Torna sulla tela, braccia definite meglio, il contatto fisico, emerge con forza dalla tela ora, possessività che si evince dalla caratterizzazione della muscolatura delle braccia di lui, che sembrano proprio stringere quel corpicino. Il morso di lei denota il possesso femminile invece, gli occhi del Sumi la gelosia bruciante verso chi osa guardare quello che è suo. E' la schiena che viene ultimata, completata con quel tatuggio che si evince da sotto gli arti pressanti dell'albino, quelle ali di farfalla disegnate a carbone quindi in bianco e nero. Anche il tavolino su cui appoggiano le natiche di Shizuka viene definito meglio, lasciando intendere vagamente che possa essere il tavolo della cucina. La base è definita ormai in maniera precisa, la manina sporca di nero viene nuovamente passata sul viso, sulla fronte, mentre si gratta nuovamente si sporca. Poi arriva quella domanda da lui, che la coglie vistosamente di sorpresa, uno sguardo confuso su quel visino mezzo sporco. La risposta giunge con un tono di ovvietà disarmante: << Le cuffie non sono rotte, sono quasi sempre nella borsa. Ma se sto con te perchè dovrei usarle? >> A che le serve la musica quando parla con lui? Quando vive con lui? Quando cresce con lui? Quei suoni che l'hanno accompagnata fin lì ora sono una piacevole compagnia ma solo quando il bianco non c'è, altrimenti è lui soltanto il centro delle attenzioni della Kokketsu.

23:09 Kan:
  [Camera] Il disegno diviene via via più dettagliato ad ogni passata della ragazza, i lineamenti del corpo, le rifiniture delle braccia, i dettagli del fisico così come le forme di lei, la morbidezza di esse, la delicatezza della pelle. Tutti dettagli impressi a vita su quel foglio, dal talento della rossa, brava, effettivamente lo è seppur l'abbia già constatato in passato grazie a quel tatuaggio sul proprio polso sinistro fatto dalla ragazza in persona. Nonostante le tacite suppliche quella domanda emerge spontanea, diretta, seriosa ed in tutta risposta viene aggredito senza girarci troppo intorno gonfiando quelle guanciotte, nervoso si evince mentre corruccia lo sguardo. Schiude la labbra udendo il di lei verbo, ripescando il bakan di un tempo; non l'ode da veramente tanto, forse da quella sera in cui ha appreso della morte di Kushina o di più, non lo ricorda ma risentirlo fa effetto, una qualche, piccola nostalgia s'impadronisce di lui. La reazione dimostra come nel cambiamento, in realtà nulla sia realmente cambiato, ella è rimasta la medesima di un tempo solamente riesce a scorgerla sotto un altro tipo di veste <E cosa ne so, una rospetta come te è imprevedibile> a sua volta ricambia. Sbuffa, distoglie lo sguardo portandolo altrove, richiama la ragazza rospetta, nomignolo pregno di affetto, privo di quell'intento di sfottimento con cui è nato. Deglutisce attendendo pochi attimi in cui la finta arrabbiatura viene fatta scemare riportando l'attenzione sul disegno avvicinando maggiormente lo sguardo, osservando la creazione prendere forma; senza rendersene conto il viso viene avvicinato all'altrui, guancia sinistra in procinto di toccare quella della Kokketsu mentre l'arto superiore destro è allungato in direzione del foglio, indice punta la spalla della ragazza disegnata <Arrotonda leggermente questo punto> sussurra mantenendo la vicinanza, notando lo sporco sul viso per via di quel moto della mano. Scosse del capo andando ad alzarsi avvicinandosi alla scrivania per prelevare un paio di salviette profumate e tornare al fianco di lei <Neanche i bambini si sporcano così tanto, non muoverti> nel dirlo le salviette, strette nel palmo della destra, vengono avvicinate alla fronte, strofinate appena per rimuovere il nero del carboncino pulendole il visetto, prendendosi cura della propria anima gemella in quei semplici gesti <E' solo una curiosità Mia. Ti ho conosciuta con quelle intorno al collo e, quando uscivamo, per un periodo, le portavi sempre dietro> spiega brevemente la motivazione che l'ha spinto a porre tale quesito improvviso.

23:27 Shizuka:
  [Casa di Kan - Camera da letto] Indubbio come quei due siano maturati ma al contempo siano rimasti gli stessi. Al fastidio di lei, a quel soprannome che gli ha affibiato mesi orsono, lui reagisce istintivamente, rispondendo a tono, tornando a usare quel soprannome che aveva smesso di pronunciare da un bel po'. Lei non lo guarda, lascia che faccia l'offeso, mentre lo rimbecca ancora, cercando di farlo sentire in difetto almeno una volta: << Volevo disegnarci come due corpi nudi avvinghiati mentre si baciavano. Mi sarebbe piaciuto farlo, ma allo stesso tempo temevo fosse prematura come scelta, mi avresti solo presa in giro. >> Una linguaccia vien mossa in di lui direzione mentre quella definizione sulla tela aumenta, disegno ormai quasi completamente ultimato. Dopo aver fatto estinguere quella finta lite lui le si avvicina, tanto da stare guancia a guancia, sussurrandole qualche consiglio che la rossa esegue senza nemmeno domandarsi se sia necessario; si fida ciecamente dell'albino, anche in ambito artistico. Quel contatto fa si che lui si accorga di quanto lei si sia sporcata, troppo concentrata per stare attenta a non farlo. Si allontana solo per tornare, per prendersi cura di quella sbadata bambina del quale ormai è innamorato perso; le pulisce il visino, rimproverandola appena. Ella non si muove, lasciandogli modo di pulirla: << Grazie >> Si allungherebbe verso di lui, cercando di baciarlo rapidamente sulle labbra, un gesto spontaneo ma breve, entrambe le mani che tornano sul disegno, andando a sumare quel carboncino, donando qualche sfumatura in più al tutto, donando profondità e spessore al quadro ancora in bianco e nero. La risposta che ottiene da quella sua ovvietà la lascia un poco interdetta: che lui non sappia cosa lei ascolta ogni volta che le indossa? Ne avevano mai parlato? Andrebbe ad alzarsi da terra, mani entrambe sporche di nero a causa di quel lavoro di sfumatura, cercherebbe di sedersi su di lui, guardandolo negli occhi, quelle dorate liquide: << Le cuffie mi permettevano di stare sempre vicina alla persona che più amavo in questo mondo. >> Lui sa che si riferisce all'otino, ma la frase al passato può solo promettere bene. << Yasuhiko suonava la chitarra, da autodidatta, mi passava ogni suo testo, sul mio telefono ci sono tutti i suoi arrangiamenti e i suoi singoli e io ascolto quasi sempre solo quelli. >> Le spiegazione arriva, probabilmente lo ferirà anche un poco, quelle cuffie verranno viste come un nemico quasi: << Ora per stare vicina alla persona che amo di più in questo mondo, mi basta aprire la porta di casa sua e aspettarlo. Le cuffie non mi servono più... >> Le braccia si avvinghierebbero al collo di lui, labbra che cercherebbero le compagne per dargli un bacio molto più passionale di prima, molto più coinvolto.

16:38 Kan:
  [Camera] Dorate totalmente aperte nell'apprendere la vera natura del primario disegno da lei ideato, loro due avvinghiati intenti a baciarsi. Un disegno inconsueto per un rapporto di amicizia, strano eppure significativo, ella ha davvero pensato a loro in quel senso, un rapporto diverso, più intimo, forse anch'ella l'ha visto sotto una diversa luce ma quando? Non riesce ancora a comprenderlo, quando i sentimenti sono mutati così tanto? Sbuffa mettendo a propria volta il broncio <AH> indicandola tramite il moto dell'indice destro, rimbeccando quella linguaccia <LO SAPEVO ROSPA CHE NON SEI ALTRO, SAPEVO DI AVER FATTO BRECCIA> lo grida, esaspera quella nozione seppur le iridi vengano illuminate al pensiero, felice di ciò dopo tutto quel tempo. Adagia il braccio sulla gamba prima di alzarsi dandole qualche indicazione, avvicinando il viso a quello di lei, notandone lo sporco. Immediata la reazione nel prendere delle salviette per pulirle la fronte ed il musetto ricevendo un semplice grazie ed un bacio il quale viene ovviamente ricambiato. Labbra contro quelle di lei in quello scambio di brevissima durata, estremamente veloce e rapido. Esprime la mera curiosità del momento con fare quasi innocente finendo per ritrovarsi la rossa addosso, seduta sopra se. Seriosa lei, serioso lui ode quanto viene proferito; l'utilizzo del passato preannuncia qualcosa di bello, in virtù del dire successivo eppure l'ombra dell'otino torna nel manifestarsi. Sguardo lievemente incupito, pensiero rivolto a quel ragazzo capace di farla soffrire fino a farla piangere, lo stesso impresso a vita sul corpicino di lei, il medesimo per il quale ha dovuto farsi da parte relegandosi a mero amico pur di passare del tempo nella di lei compagnia. Apprendere di come quelle cuffie contengano la musica di lui, sapere di lei intenta ad ascoltare solamente quegli arrangiamenti. Difficile da accettare, da superare. Non riesce a farlo. La forza di scacciare l'altro non è abbastanza ma la fiducia riposta in lei è tanta, consapevole di come quel sentimento nato improvvisamente sia reale, non solo uno specchio per coprire il passato. Si lascia avvinghiare ricambiandone nuovamente il bacio, viso spinto maggiormente contro quello di lei immettendo passione, cercando di far trasparire tutto l'amore provato, la grandezza di quel sentimento <Va bene Shizu> abbreviandone il nome, sorridendole addolcendo il viso a propria volta <Non ho mai dubitato di te, neanche per un momento> impossibile farlo dopo quanto hanno vissuto e fatto insieme <Sono felice di essere riuscito a diventare questo per te> dandole un altro bacio, leggero, avvolgendone il corpicino tramite i superiore arti <Ma, quando è accaduto? Volevi fare quel disegno già all'ora ma io non mi sono mai accorto di nulla> nonostante le promesse che si son fatti.

17:37 Shizuka:
  [Cameretta] Gli occhietti blu si rivolgono al cielo mentre lui sbotta, urlando quelle frasi che servono più alla propria autostima che ad altro. Non gli da peso, non eccessivamente, continua ad aggiungere sfumature e dettagli su quel disegno che ha ormai finito di ottimizzare. Tuttavia l'arte viene messa da parte quando lui riceve quelle informazioni riguardo alle cuffie, riguardo a cosa esse servissero, per qual motivo le avesse sempre con se. Vede quegli occhi spegnersi, tingersi di tristezza, quell'ombra che aleggia sul bianco non pare volerlo abbandonare ma forse è arrivato il momento di alleggerirla, tingerla di grigio chiaro invece che di nero. Si baciano, lui ci mette tutto se stesso, la passione che prova nei confronti della rossa, la stringe a se con le braccia, come in quel disegno sulla tela. Di nuovo abbrevia il di lei nome, come durante la giornata precedente, anche se in occasione decisamente diversa, ora più consapevole forse. Lui pacatamente risponde, quell'ombra ancora ben visibile negli occhi dorati. Le da un bacio leggero che lei ricambia rapidamente, per poi distanziarsi, guardarlo diritto nelle iridi: << Ha importanza quando? >> Non sa se lo ha, per lei conta solo il giorno in cui ha deciso di restare sua per sempre, quando i sentimenti di lei hanno incominciato a variare non è così importante nella testolina rossa. << Senti Kan... >> Sospira pesantemente, lasciando a lui intendere che il discorso che sta per arrivare sarà spiacevole. << ...So che è complicato avere a che fare con la presenza di Yasuhiko sempre. Lui è e sarà sempre per me, quello che per te è stata Kushina. >> Si interrompe, lo osserva senza timore, con decisione anzi: << E' un bravo ragazzo, la musica che fa mi piace e non credo di riuscire a non voler bene a qualcuno con cui ho passato dieci anni della mia vita. Siamo cresciuti insieme e so che non potrai mai perdonarlo per quello che ha fatto, ma forse in minima parte dovresti ringraziarlo. >> Già, se non fosse stato per Hiko lei non avrebbe mai preso in considerazione l'idea di un altro, è stato l'Uchiha stessa a liberarla da quel legame affettivo nel quale era rimasta imprigionata. << Mi piacerebbe che vi conosceste prima o poi, quando lui non sarà più il fantasma di ciò che era, quando tornerà a essere lo Yasuhiko bonaccione e chiacchierone che è sempre stato. >> Ora il moro risponde a malapena ai messaggi della Kokketsu, figurarsi se avrebbe mai accettato di incontrare il nuovo ragazzo di lei. << Per quanto lui rimanga una persona insostituibile per me, tu lo sei altrettanto. Avete due ruoli diversi nella mia vita e tu sei colui che amo. E io non sono una che cambia idea facilmente. >> Gli sorriderebbe, dopo quel lungo monologo sicura di aver visto le sue espressioni cambiare parecchie volte nel frattempo. << Sai che è stata la tua grande amica a farmi prendere la decisione di andare a Oto? A tentare il tutto per tutto con Yasuhiko? >> Già per colpa di quell'incontro con l'Ishiba aveva deciso che era arrivato il momento di smetterla di tergiversare, di crogiolarsi nelle attenzioni del Sumi per riempire una mancanza data dall'assenza dell'Uchiha. << Quella sera che l'ho incontrata ero arrabbiata con te e con lei sai? >> Cose che lui non conosce vengono a galla, ricordi che vive in maniera positiva lei, ma che il bianco potrebbe temere.

18:03 Kan:
  [Camera] La propria autostima deve essere sfamata, rinnovare le proprie possibilità decretando come il suo charme sia intatto. Non continua con quel battibecco lasciando che lo sguardo divenga più cupo momento dopo momento; per un brevissimo lasso di tempo ha creduto di averle fatto dimenticare l'otino, di esserselo scrollato di dosso scacciando quell'ombra ma non è così, egli è davvero sempre presente in maniera quasi costante nei pensieri della rossa. L'abbraccia, la bacia, la stringe a se imitando quel disegno seppur in maniera molto meno spinta, pacata, limitandosi a qualche bacio ma nulla di più di ciò. Non ha davvero importanza il quando, ne è conscio a sua volta, un quesito dettato per lo più da un'innata curiosità <No, non ce l'ha> è importante esserci riuscito, aver creato qualcosa con le proprie forze facendo affidamento solamente su di se, non chiedendo nulla in cambio, limitandosi a starle vicino il più possibile in quei giorni bui. Il proprio nome accompagnato da quel sospiro non fa presagire nulla di buono andando a prepararsi ad un discorso difficile da affrontare. Dorate incastonate nelle azzurre di lei donandole l'intera attenzione. Deglutisce mentre ella comincia non trovandosi del tutto d'accordo; con Kushina non ha mai vissuto una storia, sempre stati amici, intimi, affiatati ma mai più di quello. Ancora evita di commentare lasciandola parlare, non interrompendo il verbo da lei iniziato; ha ragione, non può perdonarlo per averla fatta soffrire in quel modo eppure, allo stesso tempo, se non avesse agito in quel modo, egli sarebbe rimasto per sempre un mero amico e nulla più. Labbra serrate, sguardo appena chinato annuendo delicatamente <Non sono pronto ad incontrarlo e conoscerlo> ammette con franchezza <Tu gli vuoi bene ma io provo ancora risentimento> difficile far passare un simile sentimento nei confronti di qualcuno eppure si ritrova a sorridere all'ultimo dire della rossa, un sorriso pregno di dolcezza accompagnato da una carezza portata avanti dalla mancina. Carezza quel visetto di lei, lentamente, coccolandola <Ti amo anche io e mi sforzerò di...tollerare e infine accettare la sua presenza. Non posso prometterti di farlo nel breve periodo> farlo ora risulta impossibile, serve tempo, serve davvero conoscerlo, capire le sue intenzioni <Lo so, so che non cambi idea> dopotutto lui ne è la prova <Ma voglio assicurarmi che non cerchi di portarti via da me> parte fondamentale di quella conoscenza, senza tale sicurezza non può nascere nulla, neanche un barlume di amicizia. Innalza il destro sopracciglio, viso fatto indietreggiare, preso alla sprovvista <Eh? Sul serio? Quindi devo pure ringraziarla?...> ringraziare Sango dopo tutti gli insulti gratuiti alla Kokketsu <E poi, grande amica, insomma, se proprio dobbiamo mettere i puntini sulle i, il ruolo di grande amica lo ricopri sempre tu> giusto, diamole un altro ruolo nella vita del bianco, come se non ne avesse già abbastanza. Stranito, preso in contropiede ora più che mai nell'apprendere qualcosa a lui tenuto nascosto fino a quel momento <Con me? Cos'avevo fatto?> grattando appena il capo, cercando di ripensare alle proprie azioni passate.

19:00 Shizuka:
  [Cameretta] Sapeva di attirarlo fuori dalla tristezza con il discorso dell'Ishiba, però prima di arrivarci deve rispondere a qualche domanda retorica e chiarire un paio di concetti. << Come detto, Hiko fatica a rispondere ai miei messaggi, quelle rare volte che provo io a scrivergli qualcosa. >> Sì perchè lui di contatti con lei non ne ha mai cercati, forse perchè troppo impegnato a lavorare, o forse perchè si sentiva in colpa. << E se proprio dobbiamo dirla tutta io non capisco perchè tu sia arrabbiato così tanto con lui. Non mi pare che tu non mi faccia impazzire o piangere sai? >> Gli andrebbe a sospingere con la punta dell'indice la fronte un poco indietro, un sorriso disteso sul viso infantile della rossa, che ancora siede in braccio a lui. << Anche se dovesse provare a portarmi via cosa ti importa Mio? >> Lo guarderebbe con sguardo quasi sorpreso, << Tu pensi che ci sia un modo per lui di sottrarmi a te? Io sono tua e tu sei mio. Questo non cambierà mai. >> Come può lui immaginare uno scenario diverso da quello? Con che timore? Perchè? Si trova spaesata, non comprende se sia lei stessa a lasciare dei dubbi nella mente dell'albino, con i suoi modi di fare, i suoi comportamenti. Fortunatamente il nominare la rossa lo distrae a sufficienza, portandolo nel mare della curiosità che lo avvolge perennemente. << Ringraziarla guai a te! >> Quello non avrebbe potuto sopportarlo, si sarebbe veramente infastidita. << Ero in centro per comprare dei libri, il tema era su come creare qualcosa che unisse pittura e tratto a matita, per il disegno che volevo creare con te. Lei era stata malmenata da qualcuno alla sede della shinsengumi, e dire che me ne sono pure preoccupata... >> Evidentemente c'era un motivo se era stata presa a calci, quel sentimento ora pare essere condiviso anche dalla ragazzina. << Mi ha infastidito parecchio che lei sapesse che tu stavi soffrendo a causa mia. >> Il visino si modifica, si imbroncia appena visibilmente indispettito. << Quella stronza si è permessa di fare una ramanzina a me e poi piuttosto che rivolgermi la parola per farti un piacere muore vomitando l'anima! >> forse quel piccolo chiacchiericcio con Furaya l'aveva resa ancora meno incline ad accettare i comportamenti scostanti del membro della shinsengumi. << Scusa, non volevo offenderla. Ma faccio sempre più fatica a farmela piacere.... >> Lo sguardo è buttato di lato, il broncio ancora permane.

19:25 Kan:
  [Camera] A quanto pare l'otino mantiene la distanza dalla rossa, addirittura non risponde a quei messaggi, un comportamento strano eppure non va ad indagare oltre. Nulla dice lasciandosi il dubbio portandosi oltre, avanti in quel discorso ritrovandosi con un quesito; labbra schiuse, un sorriso sul visetto di lei venendo spinto dal ditino <So di farti impazzire, ieri l'ho visto molto bene> vi è malizia nel tono vocale, palese l'allusione a quanto accaduto il giorno prima, divertendosi nel farla consapevole di quale sia la reazione della Kokketsu <Ma piangere..questo è il punto. Sono arrabbiato perchè ti ha fatta piangere> legatosi al dito quell'avvenimento, non sopporta le lacrime di lei, vederla triste lo rende impotente, più di quanto già non sia purtroppo. Ancora la carezza viene fatta sul visetto di lei, una carezza leggera atta solamente a coccolarla <Mi darebbe solamente fastidio> solo quello, un fastidio perenne nel sapere che l'altro possa effettuare mosse avventate <Non esiste nulla in questo mondo che possa sottrarti a me> afferma con rinnovata sicurezza annuendo, sbuffando, gettando aria dalle narici per liberare i polmoni rilassando il petto <D'accordo Mia, va bene. Un giorno lo conoscerò> non vuole più parlare di lui adesso, troppo ingombrante nella vita di entrambi ed al momento non desidera che sia lui il fulcro della loro giornata. Sa bene qual è la prima cosa che gli avrebbe chiesto, delle scuse da porgere alla Kokketsu, per averla resa triste, per aver portato delle lacrime a rigare il suo visetto. Viso avvicinato all'altrui, nasino di lei toccato dal primo smuovendolo appena prima di rubarle un veloce bacio, casto, appena accennato; rubato con un sorriso decisamente più ampio e poi ecco come l'Ishiba vada ad irrompere. Si libera di un problema ed un altro ne prende il posto <Amore sono ironico> non avrebbe mai davvero ringraziato la donna per quanto fatto, specialmente dopo il modo in cui ha trattato la genin. Ode silente il racconto di quella volta, apprendendo di come l'altra sia stata malmenata, questo risulta essere decisamente strano; da quando la shinsengumi malmena i propri agenti? E' legale fare una cosa del genere? Nota il broncio impadronirsi del visino, indispettita <Non ho mai sofferto a causa tua e se te l'ha detto lei, ha completamente travisato le mie parole> prende una piccola pausa per formulare il giusto pensiero <Ero innamorato di te già da un po' ma sapevo che avevi bisogno di un amico e di non pensare a nulla. Ero consapevole che non mi avresti mai guardato in modo diverso e l'ho accettato, ho scelto di stare con te nonostante tutto. E' stata una mia scelta e se dovessimo tornare indietro, la rifarei, esattamente allo stesso modo perchè non rimpiango nulla> concludendo la spiegazione. Tutto quello ha portato a questo, non può rimpiangerlo <Ehm...in realtà non sta morendo, è incinta> la notizia viene a galla spiegando l'evento di quella giornata all'ospedale <Non m'interessa che ti piaccia o meno, hai tutte le ragioni per odiarla> anche la destrorsa ne prende il visetto stringendolo appena in entrambi i palmi cercando di volgerle il volto, incrociarne le azzurre <Quando mi hai detto di averla incontrata e delle tue preoccupazioni, le ho scritto, ho voluto incontrarla a mia volta> informa l'altra di quell'avvenimento tenuto segreto <Le dissi di smetterla e di non intromettersi> a riprova di come abbia sempre difeso la Kokketsu, ancor prima della nascita di qualcosa.

19:43 Shizuka:
  [Cameretta] Con quella malizia nel tono vocale la sfida apertamente. Lei diventa rossa, su tutto il viso, fino alle orecchie, guance vengono gonfiate e broncio che compare su quel visino: << Mi sembra che anche tu non fossi proprio sano di mente sai!! >> Gli grida dietro, guardandolo storto, anche se quel rossore resta. Spiega perchè è arrabbiato con l'Uchiha e la cosa la stupisce, ma non è il caso di spiegargli che anche lui l'ha fatta piangere, inutile rigirare il dito nella piaga. L'unica cosa che dice per concludere quel discrso è un: << Vedremo! >> Ironico, rivolto alla promessa del Sumi di voler conoscere quel suo amico d'infanzia. L'ironia di lui passa inosservata e comunque non le impedisce di prendersela. Tuttavia il bianco ci tiene a sottolineare come lei non lo abbia fatto soffrire, come tutto ciò che è avvenuto sia stato una di lui scelta e sua soltanto. << INCINTA?! >> Chi mai potrebbe mettere incinta quella donna sgradevole? << Aspetta non è di Shiroyuki vero? Lui non si merita questo... >> nemmeno le viene in mente che possa essere di quel testa di drago, o per lo meno le importa relativamente. << Certo che potrebbe anche spenderli due soldi per un contraccettivo... Non è in grado di fare la madre quella... >> Come se lei invece lo fosse? Punti di vista ma sicuramente gli ideali della rossa sono migliori di quelli dell'Ishiba, almeno nella mente femminile. Andrebbe ad alzarsi da quella posizione, anche se i tocchi e i baci di lui le piaceva particolarmente riceverli. << Il disegno di base l'ho finito. Però questo non è un nostro disegno al momento, ma solo mio. >> Si interromeprebe guardandolo, cercando le dorate altrui, sorridendogli appieno: << Solo tu puoi dare i giusti colori a quello che siamo, ma se ti serve aiuto basta chiedere! >> Il sorriso diviene sempre più ampio mentre lo osserva, attendendo che sia lui a decidere quali tinte usare e dove, per rendere quella tela completa.

20:00 Kan:
  [Camera] Si lascia andare ad una sonora risata, la reazione ottenuta è esattamente quella pronostica, nulla di meno. Il viso trasformato in un peperone, imbronciate, guance gonfie, la classica Shizuka di un tempo è li, dinanzi a se con quella rabbietta capace di farlo divertire. Nonostante le grida non riesce a non ridere, non prenderla con estrema ironia <Se vuoi possiamo replicarlo, mh?> innalzando il destro sopracciglio, sfidandola ancora ed ancora, dandole fastidio, punzecchiandola a più non posso. Anche ciò è parte di quello che hanno creato, piccoli momenti di pura goliardia in cui lasciarsi andare. Sa di averla fatta piangere, lo sa perfettamente non riuscendo a perdonare se stesso per questo seppur le parole di Riuky continuano ad invadergli la mente; le lacrime ci sono sempre ma spetta a lui renderla comunque felice. Ci sta provando, ogni giorno, con tutto se stesso nel rendere la di lei vita più serena. Annuisce alla di lei ironia, sorridendo ma non commentando andando andando oltre, consolandola, tranquillizzandola su eventi passati prima di sganciare la notizia del secolo. Chiude gli occhi, mignolo innalzato, avvicinato all'orecchio per massaggiarne l'interno al grido di lei <Amore vorrei farti notare che mi sei in braccio, se gridi ancora divento sordo> questa volta il grido ha fatto male ai suoi poveri timpani i quali ne risentono. Rintontito, ci mette qualche secondo prima di tornare a darle retta <No, Shiroyuki non l'ha più visto da quando l'ha lasciato. E' di Shinsei> persino il nome del padre viene fatto. Con la rossa non ha segreti, per quanto Sango si fidi di lui, non può nascondere le proprie conoscenze a Shizuka, non gli importa di cosa l'Ishiba possa pensare, è venuto fuori all'improvviso, di getto <Onestamente? Non sono problemi miei, l'unica cosa che mi perplime è l'aver fatto un figlio con questo qui, non capisco cosa le sia passato per la mente> neanche lui è in grado di fare il genitore, proprio quello cerca in tutti i modi di evitarlo. Quei contraccettivi sono una salvezza per entrambi, impediscono alla preoccupazione di nascere, diffondersi e crearsi. Segue il moto di lei, il suo alzarsi dalla posizione riportando l'attenzione sul disegno; dorate portano la concentrazione sul foglio, l'osservano silente tornando a sorridere. Smuove il bacino trascinandosi al foglio, attingendo dai colori della compagna <No, solo noi possiamo> non può e non vuole decidere tutto quanto da solo <Cosa ne pensi di dare all'immagine varie sfumature di giallo? Con qualche tocco di rosso per i tuoi capelli, così da esaltarli> ricercando in lei un piccolo parere.

20:18 Shizuka:
  [Cameretta] Lui si diverte con quelle reazioni spropositate della rossa, la punzecchia ancora di più ottenendo un mugugno indispettito e una lamentela: << La prossima volta ti ammanetto al letto e me ne vado! >> Indispettita dal suo scherzo, pronuncia parole che sa perfettamente di non poter mantenere, lui le piace troppo per andarsene lasciandolo lì appeso. Il discorso dell'Uchiha passa in secondo piano non appena la scottante rivelazione viene a galla. << Scusa >> Mugugno riguardo all'aver quasi assordato il proprio compagno per la sorpresa, tanto che ha bisogno di qualche istante per dare risposta alla domanda di lei. << Shinsei? >> Domanda a un tono più umano, ricordando quel poco che conosce di quel tipo, quanto non volesse farsi toccare da lei ma dall'Ishiba a quanto pare si. << Ho lasciato il mio numero a Matono, un amico di Shinsei. >> Ora la cosa si fa intricata. << Si erano credo affrontati in un duello, Shinsei era rimasto bruciato e Matono picchiato malamente. Li ho rimessi in sesto, ma siccome sembravano restii a venire in ospedale ho lasciato il mio numero di cellulare a Matono, per delle cure a domicilio... >> Non era la prima volta che lo faceva con qualcuno, non era la prima volta che per esercitarsi di straforo adottava quella tattica. Pensa di dirglielo per completare il cerchio. << Ho curato il padre di suo figlio. Spero le dia molto fastidio questa cosa. >> Già, una sorta di Karma, una vendetta silenziosa a favore della Kokketsu. Insomma la ruota gira e a quanto pare a favore degli onesti prima o dopo. Tuttavia si alza, lasciando da parte discorsi di altri, tornando a concentrarsi solo su di loro, su quello che sono. Gli propone di dare un tono a quel disegno, renderlo unico e rappresentativo aggiungendo su quella tela dei colori, delle pennellate che ne rendano giustizia. Quando è l'albino a dire che deve essere un lavoro di squadra lei non fa altro che allargare quel sorriso sincero sul viso, andando a dare qualche idea di rimando: << Io pensavo di dare colore ai tuoi occhi e al mio tatuaggio anche, i capelli rossi sarebbero veramente d'effetto! >> Si interrompe, << poi stavo pensando di colorare lo sfondo con i nostri colori, pennellate a raggerà uscenti dal centro del dipinto, cioè noi. >> Ha delle idee in mente, non sicurissima di quanto pensato, attenderebbe il dire di lui, sicuramente più abile nella pittura di quanto lei possa mai essere.

17:47 Kan:
  [Camera] Quel comportamento a tratti infantile della rossa riesce nel divertirlo ancora dopo tutto quel tempo, piccoli tratti di lei difficile da sostituire e va bene così, d'altronde è proprio quel suo essere tanto innocente ad averlo conquistato nel giorno del gelato. Maliziose le dorate del Sumi, esattamente come l'intera espressione del viso all'affermazione altrui <La parte dell'essere ammanettato potrebbe piacermi> dopo l'ultima volta, nessuno ha più dubbi su tale dettaglio <Ma non credo tu riesca ad andartene> lasciando fuoriuscire la lingua, occhi socchiusi assumendo a sua volta quel comportamento infantile. E' un ragazzo, non un uomo e solo con lei riesce ad esserlo pienamente abbracciando la propria giovinezza, riempiendo la vita, comportandosi nel modo richiesto da quel numerino che porta sempre con se. Capo scosso alle scuse di lei cessando di tampinare l'orecchio, ora tornato pienamente operativo dopo l'urlo da lei proferito, annuendo al nome del biondo <Si, è lui> confermando il padre del bambino portato in grembo dalla rossa. Uno shock per la Kokketsu quanto per il Sumi all'epoca, ancora qualcosa non gli quadra in tutto quello; indagare è la soluzione, necessita solamente di tempo per poter entrare in sintonia con costui, abbastanza da porgli qualche domanda in più. Purtroppo il discorso cambia, quasi, radicalmente andando a parlare di un certo Matono e un numero di telefono lasciato; ode silente il breve racconto, della motivazione per il quale tale numero viene lasciato. Silenzio avvolge il bianco, dorate incastonate nelle azzurre di lei percependo il battito cardiaco in continuo aumento, petto fa male, strane sensazioni vengono provate, è davvero questo il sentimento chiamato gelosia? Lei, a casa di qualcun altro per delle cure, in vesti di medico privato, vesti su cui può posare gli occhi solamente lui e nessun altro <Visite private? Come mai questa decisione per questo tizio?> riferendosi a Matono <Cos'ha di speciale?> gelosia emerge dal tono vocale, difficile trattenerla quando l'informazione pervenuta è troppa. Yasuhiko è un'ombra ma adesso l'ennesima preoccupazione sopraggiunge, il timore di perderla davvero è incrementato sensibilmente <Se glielo dirà> altrimenti il fastidio risulta totalmente nullo. Concentra, distogliendo l'attenzione, le iridi sul disegno ponendo le proprie idee su come colorarlo, cosa far risaltare di più. Occhi, capelli, tatuaggio di lei, tutte idee in grado di esprimere ciò che sono entrambi, i loro rispettivi significati <Si, mi piace Shizu> appellandola con quel nome tagliato prima di prendere il pastello rosso cominciando con la colorazione della chioma della ragazza ponendo particolare attenzione ai bordi, evitando di uscire da essi. La colorazione non è marcata ma sfumata permettendo una resa migliore, meno incisiva, dando l'idea di un sogno.

18:15 Shizuka:
  [Casa di Kan - Camera da letto] Lo sguardo blu si fa acceso, dispettoso mentre lui ammette candidamente che l'idea delle manette è qualcosa che potrebbe piacergli parecchio: << Non sfidarmi Amore Mio lo sai che sono dispettosa! >> Anche lei gli rifilerebbe una linguaccia, singolare come nonostante tutto restino dei ragazzini, che si prendano in giro in quella maniera infantile. Le conferme riguardo all'identità del padre arrivano, insieme anche però a una gelosia palese, che la stupisce e fa sorridere allo stesso tempo, strappandole appunto dalle labbra una risata. Si scosterebbe per raggiungere l'altro, porsi in contatto con il suo corpo, girarne il viso in direzione del volto femminile: << Questo tizio non ha nulla di speciale. Semplicemente per esercitarmi di più cerco di fidelizzare i clienti? >> E con le mani andrebbe a produrre delle virgolette nell'aria. << Matono e Shinsei non sembravano a loro agio in ospedale. Sembravano un poco come la gente di Kiri, quella del quartiere povero, titubante riguardo le istituzioni. E' assurdo che la gente non si faccia curare per disprezzo del potere. >> E' la sua idea, quello che lei ritiene sia il fine ultimo di un medico, curare chi ne ha bisogno, sempre anche fuori dalle mura ospedaliere. << Quando parlo di 'domicilio' intendo anche il bosco dei ciliegi, o casa mia, o casa tua! >> Come dire, non per forza casa del malato ma un luogo diverso dall'ospedale, dove costui o costei sia in grado di sentirsi a proprio agio. << Ho lasciato il mio numero a Matono perchè sembrava il più tranquillo dei due, l'altro mi ha dato l'impressione di essere un cane arrabbiato e selvaggio. Non voleva farsi toccare da me. Ho pensato che un tipo del genere si sarebbe convinto di più a farsi curare da un medico dedicato che non da una persona diversa ogni volta. >> Un piccolo flash le sovviene, il ricordo di come i due cercassero in realtà proprio il Sumi per essere curati. Unisce i puntini i cricetini a lavoro sulle informazioni ricevuti. Le labbra si schiudono con un gesto di stupore: << Ecco perchè Shinsei cercava il Dottor Kan in ospedale! Sicuramente Sango gli avrà detto che può fidarsi solo di te! >> Probabile se non certo, lei si fida solo del Sumi a quanto pare e di testa di drago. Tutto comunque inizia ad avere un senso nella testolina della rossa che però va a focalizzarsi su quell'opera che stanno creando. Osserva lui che si concentra sul crine rosso, utilizzando un pastello a cera per crearne le sfumature, cosa che le da un'idea per lo sfondo successivamente. La Kokketsu decide invece di partire dagli occhi di lui, andrebbe a recuperare un pennellino e una serie di colori dal giallo all'oro per rendere al meglio le sfumature di quegli occhi che ama così tanto, per renderle due luci catalizzanti nel quadro. << Non mi hai mai chiamata Shizu fino a ieri >> E' un commento che non sembra essere un rimproverò è forse velato di stupore, come se avesse notato quella differenza e si chiedesse se ci fosse qualcosa dietro.

18:38 Kan:
  [Camera] Ragazzini che giocano, questo sono, questo è giusto, questo va bene mettendo da parte le noiose questione dei grandi in quanto ogni cosa ha il suo tempo <Oh Mia, posso esserlo anche io se solo volessi> la sta palesemente sfidando, lui può fare molto seppur si trattenga, darle fastidio ma in quel gioco tutto fuorché innocente, non ha la minima intenzione di perdere o di dargliela vinta. Desidera primeggiare esattamente come la notte prima, combattere quella piccola guerra tutta loro. Inevitabilmente, dopo il racconto, la gelosia emerge in lui, non per possessività, forse questa volta essa non sovviene quanto per l'innata paura di perdere qualcuno a cui si tiene. Difficile nascondere tali emozioni quando sopraggiungono surclassando tutte le altre, arduo controllare l'inclinazione del tono vocale, specialmente con colei che è riuscita ad abbattere la barriera da lui eretta. Denota la risata lasciandosi prendere il viso, incastonando nuovamente le dorate nelle azzurre <Mh> comprende l'intento di lei, rendere un cliente dipendente per potersi esercitare nelle arti mediche <D'accordo ma se comincia a farsi strane idee, voglio saperlo> tagliare quelle convinzioni sul nascere. Sbuffa cercando di ricreare quella sorta di barriera impedendo alle emozioni di emergere in maniera troppo preponderante <Ospedale e potere sono due cose diverse Mia. Se si ha paura della Sanità, vuol dire che è accaduto qualcosa, forse nella struttura, forse nel loro passato> pone le proprie teorie sviscerando i pensieri <A livello puramente teorico, il medico è una figura che dovrebbe ispirare fiducia, un punto cardine della vita ma se ciò non avviene, c'è un problema. Forse l'ospedale di Kusa, quanto quello di Konoha, possiede segreti celati negli anni o ci lavora qualcuno che infanga il nostro nome> altre opzioni relative alla paura di quei due. Non ha ben idea di quali pesci prendere, difficile comprendere il passato di qualcuno quando non lo si conosce. Ricerca un parere dall'altra, un confronto capace di portare un punto di svolta, permettere all'intelletto del bianco di trovare una strada da seguire <A casa mia non ci mette piede nessuno. L'unica che avrà le mie cure qui dentro sei tu e solamente tu> scarta l'idea di portare pazienti nel proprio nido <Quanto meno da te ci sono i tuoi...> bofonchia tra un borbottio e l'altro, i suoi genitori, ancora di salvezza in momenti delicati come questi. Ancora una spiegazione sul perchè quel numero viene lasciato, comprende e prima di poter proferire verbo alcuno, i cricetini di lei la portano ad una scoperta incuriosendo il bianco stesso; innalza il destro sopracciglio <Mi ha davvero chiamato dottor Kan?> come prima cosa udita <E invece hanno trovato te, il karma è davvero infido> si lascia andare a una leggera risata pregna di divertimento, consapevole di quelle conseguenze. Attenzione rivolta al disegno mentre sfuma il pastello sulla tela riempiendo la chioma di lei senza esagerare prima di posare l'oggetto andando a incastrare tra le dita un pennello, immerso nel blu amato dalla ragazza. Le ali divengono il bersaglio dando loro colore, passando la punta sulla zona designata <Mi piace Shizu, è dolce, delicato, innocente, esattamente come te> dona lei una risposta ampliando appena le labbra mostrandole quel sorriso addolcito di pochi attimi prima.

19:10 Shizuka:
  [Casa di Kan - Camera da letto] La faccina si gonfia un poco alla risposta di lui, come se fosse estremamente noioso lasciar sempre al Sumi l'ultima parola. Preferisce però non andare oltre, sarebbe solo un rimbeccarsi a vicenda perdendo il fulcro di tutto quanto sta succedendo in quella mattina. Il fatto che lei gli si avvicini e gli spieghi meglio le intenzioni che aveva lasciando il suo numero di telefono all'Uchiha lo rincuorano minimamente anche se resta guardingo nei confronti del ragazzo: << Figurati. Ho già detto ad entrambi che tu sei il mio ragazzo. >> Già perchè durante quelle cure, per quanto i due siano stati silenziosi sono comunque riusciti a scambiarsi qualche verbo, e quell'informazione così importante era uscita fuori dalle labbra della Kokketsu, ignara che uno dei due fosse il fidanzato dell'Ishiba. << Sinceramente non ero molto interessata a conoscerne i motivi ma più a fare pratica. Anche a Kamichi avevo lasciato il mio numero per lo stesso motivo. Lui non voleva che troppi sapessere dell'origine del suo sangue ad esempio. >> Pacatamente racconta anedotti del biondo, facendo si che le torni alla mente quell'incontro previsto con il Genetista. Una risata le sfuggirebbe dalle labbra, sempre molto divertita dalle reazioni di territorialità del bianco: << E io che pensavo che proprio i miei genitori ti avrebbero dato una certezza sul fatto che non ci sarebbero stati problemi con i malati! >> Gli rifila un occhiolino, lui chiaramente dovrebbe ricordare come il padre di lei lo avesse fulminato non appena messo piede in casa, può immaginare che faccia così con chiunque, stavolta difendendo la posizione dell'albino invece che quella di Yasuhiko. Di nuovo una risata divertita le sfugge: << Si credo che testa di drago non conosca il tuo cognome! >> Entrambi sono divertiti dallo strano modo in cui il destino armeggia, ma pare che ora la loro attenzione torni su quel disegno. Una volta finito quel lavoro particolarmente certosino per quanto riguarda le iridi maschili la nanetta andrebbe a recuperare una discreta quantità di un blu reale, colore molto simile agli occhi femminili con il quale andrebbe a colorare tutto ciò che sta dietro loro due, come sfondo a quel disegno così rappresentativo, lasciando quindi in bianco il tavolo e i due soggetti. Dopo aver steso la prima base, andrebbe a sfumarlo con del colore più chiaro e dell'oro, formando come dei raggi che partendo dal centro del disegno andrebbero ad allungarsi verso l'esterno, come a creare una raggera attorno all'immagine dei due ragazzi abbracciati.

19:31 Kan:
  [Camera] Il battibecco non prosegue ottenendo l'ultima parola su tutto, lasciando al proprio ego nuovamente una vittoria. Tutto questo è deleterio per qualcuno il cui ego è già alle stelle da solo senza qualcuno che lo rinforzi momento dopo momento. Rincuorato si eppure non può fare a meno di restare in guardia nei confronti degli altri, dopotutto conosce bene il mondo maschile nonostante si entrato nella cerchia delle emozioni da pochissimo tempo rispetto a qualcuno normale <Ah davvero?> sorpreso dalla di lei affermazione. Entrambi sanno, risultano a conoscenza di quella la loro relazione <Un lavoro in meno da fare per me> buttandola giù in modo ironico, goliardico per poter stemperare quel momento di relativa tensione eppure, la notizia ha in se qualcosa di più; Shinsei è a conoscenza della storia tra loro ma se qualcosa fosse accaduto, lei gliene avrebbe parlato. Le probabilità che il pensiero di Sango nei riguardo dei Kokketsu siano penetrate nella mente del biondo vi sono, esattamente come è possibile che il ragazzo opti per una linea di pensiero differente <Fin quando è uno solo si ma se i restii diventano due, tre o più, forse è il caso di porsi qualche domanda> deciso nel carpire il segreto di tale distacco verso le istituzioni sanitarie, non solo da parte dei due bensì dal resto della popolazione, in particolare i kiriani del quartiere povero. Udire il nominativo di Kamichi lo sorprende, ancor di più il motivo per il quale anch'egli ha goduto di simile pratica <Come mai? Si vergognava di essere un Kokketsu?> incuriosito da quella prospettiva, il primo incontrato che denigra il proprio sangue a tal punto da richiedere un'assistenza privata. Umetta le labbra, lingua smossa su esse lasciandole morbide, meno fastidiose <Infatti sono una certezza...anzi, è tanto che non sento Yuki...> chissà mai perchè ora ha deciso di sentire la donna, un folle piano si erge nella mente del genin per proteggere la rossa da chiunque. Ella ride, egli sorride nel vederla spensierata, divertita, solamente questo desidera per lei, niente di più <Probabilmente ora lo conoscerà, devo cominciare a far conoscere il nome dei Sumi a tutta Kagegakure, basta restare in disparte. Dobbiamo ottenere il posto che ci spetta anche io, al fianco dei grandi di Konoha> colpendo appena la superfice del proprio arto inferiore, un pugno impatta sull'epidermide scoperta lasciando un segno rosso. Tornano sul disegno, riempie gli spazi con quel blu, colora le ali della ragazza con minuzia, evita sbavature, rende l'opera perfetta per poi cambiare pennello intingendo il nuovo nel color oro con cui va a riempire gli ultimi spazi vuoti del tatoo di lei. Cerca di renderlo preciso all'originale ricalcando la giusta posizione dei colori, le rifiniture, privandolo da possibili sbavature.

19:49 Shizuka:
  [Casa di Kan - Camera da letto] Lui sembra sconvolto dal fatto che la gente sia titubante rispetto alle istituzioni, come se dietro dovesse esserci qualcosa di losco o un qualche sotterfugio: << Io credo che la maggior parte delle volte sia ignoranza. Molti a Kiri mi hanno detto che erano convinti di dover pagare per ricevere assistenza. E capisci come ciò faccia a pugni con il quartiere povero. >> Le informazioni non girano nella stessa maniera in tutto il villaggio, specie dove la gente viene trattata come fosse un di troppo. PEr ciò che riguarda i due ragazzi non si esprime, non ha idea da dove sopraggiungano le loro rimostranze ma non è interessatissima a loro, a conti fatti non ha ancora sentito uno dei due e non le cambia molto. << Mamma e papà sono fuori dalle mura. Credo siano presi con qualche ispezione. >> Per quello la madre probabilmente non si è fatta sentire, saranno impegnati in qualcosa. La rossa riceve messaggi rincuoranti ogni giorno ma forse non hanno pensato che Kan dovesse preoccuparsene. << Stanno bene entrambi. Papà ha litigato con il medico del gruppo di nuovo... >> Scuote la testa, un sorriso le si stampa sulle labbra a immaginarsi la cosa; un padre una certezza insomma. Nota l'ardore con cui il compagno si rivolge al proprio clan, l'idea che ha di portarlo in auge non la stupisce molto, sa che pensava di riavvicinarsi a loro, sa che vorrebbe tornare più attivo in quel posto dedicato a ciò che è. << Vedi di non farti male prima di cominciare a farti conoscere, altrimenti farai una pessima figura! >> Lo canzona un poco dato il gesto deciso di lui e quel segno lasciato sulla gamba. Lentamente, durante la chiacchiera il colore inizia a dar vita a quel disegno, le pennellate esterne creano come un effetto che proietta lo sguardo esattamente al centro, proprio come previsto dalla ragazzina. << Sai mio... Il mio capo fa anche i piercing... >> Già quell'idea le era rimasta in mente, non che volesse impratichirsi anche in quello, il tatuare basta e avanza. << Ho pensato che potremmo farci bucare un orecchio entrambi e portare lo stesso orecchino... >> Qualcosa da condividere, ancora e ancora, un nuovo simbolo di quello che sono, di come l'uno sia inscindibile dall'altro. Le mani un poco sporche di colore ormai andrebbero a poggiare sulle gambe, mentre il corpicino verrebbe portato in posizione eretta. << A proposito. Non mi hai più detto del tatuaggio che volevi ti facessi! >> Già un'altro dettaglio che fra i mille pensieri è scivolato via, lontano dai discorsi principali.

20:05 Kan:
  [Camera] L'ignoranza non può essere sempre una giustificazione per tutto, chi è realmente malato in che modo si comporta dunque? Quesiti posti dalla mente la cui risposto non è così facile come possa sembrare <Se gira una simile voce, vuol dire che qualcuno ci sta lucrando dietro, altrimenti come sarebbe venuta fuori questa sciocchezza? Sulla base di cosa? Se uno di loro si fosse avventurato in una delle due strutture avrebbe potuto smentirla e invece> tante cose non quadrano in quell'affermazione, troppe. Kagegakure ha in se problemi abnormi, lontano dall'essere un villaggio perfetto, molto controllato, protetto ma al suo interno avviene di tutto e di più. Non concepisce come ciò sia possibile ma l'alleanza con Furaya può portare alla risoluzione anche di simili faccende. Il proprio dire porta alla luce la missione dei genitori della Kokketsu, fuori dalle mura per qualche ispezioni, incredibile come quei due stiano più li che qui <Mh, meno male, spero stiano attenti> le bestie all'esterno risultano un problema persino per due ninja come loro <Tuo padre è una testaccia calda, un giorno tornerà a casa ingessato dalla testa ai piedi> ridacchiando al sol pensiero. Quell'uomo e la sua voglia di mettersi in prima fila, ancora deve comprendere cosa passa per la testa del Kokketsu; non ottiene risposta nei riguardi di Kamichi, non insiste, conscio di come la morte di costui sia ancora presente nell'animo della piccoletta. Protende ad altro, al proprio clan, all'ambizione di renderlo importante quanto tutti gli altri, esponendo la propria arte al pubblico, divenendo egli stesso grande portando ad esso la giusta gloria <Ehi!> rimbecca la ragazzina <Farei una gran figura anche se fossi tumefatto completamente, tsè> orgoglioso, egocentrico, estremamente sicuro di se oltre ogni immaginazione. Il pennello passa sulle ali dando gli ultimi ritocchi all'oro, esse, adesso, risultano vive, belle quasi quanto le originali sull'epidermide di lei. Adagia il pennello vicino al colore osservando il disegno prendere vita, manca solamente lo sfondo per renderlo perfetto e completo. Riflette, pensa al modo migliore per completarlo mentre ode il dire della controparte, la sua proposta <Un orecchino? Non ci avevo mai pensato, perchè no, pensavi a qualcosa?> dorate riportate nelle iridi di lei, curioso di apprendere l'idea prima che la storia del tatuaggio venga tirata in ballo all'improvviso. Stupito dalla propria dimenticanza si ritrova sorpreso, preso in contropiede <Beh, volevo farlo sul polso destro, imprimere le lettere KS ma ancora non so lo stile ne la forma> indeciso su come creare quell'ennesima opera, per questo si affida alla rossa.

20:55 Shizuka:
  [Casa di Kan - Camera da letto] << Secondo me ti stai fissando troppo su cose che nascono per disinformazione. Molta della gente che ho curato nei quartieri poveri è poi sempre andata in ospedale. Forse è un problema di comunicazione. >> Non è poi così preoccupata da qualcosa che c'è sempre stato, ignoranza e comunicazione sbagliata possono portare a molto. Tuttavia non è certamente quello che le importa di più al momento. Il colore oro viene preso nuovamente mentre a quello sfondo blu sfumato vengono aggiunti dei tocchi di luce, lunghi fili dorati che portano verso l'esterno, partendo da quei due corpi, quasi fosse qualcosa di celestiale. << L'ho visto già tornare bendato da capo a piedi quasi. Con mamma che gli gridava dietro! >> Il sorriso si amplia su quel faccino. << Negli anni ho imparato che finchè sono insieme non c'è bisogno di preoccuparsi. Tornano sempre a casa. >> Una sicurezza data dai fatti, e probabilmente dalla negazione che qualcosa possa cambiare in quell'angolo di mondo perfetto che pare essere la dimora della rossa. Rimbeccato il Sumi si lamenta come un bimbo, cosa che la fa ridere ancora di più estendendo quel sorriso sempre presente quando sono tranquilli, insieme. << Non avevo in mente nulla. Ma Satori insisteva per bucarmi le orecchie, perchè secondo lui starei davvero bene con degli orecchini. E quindi a forza di sentirmelo ripetere ho pensato che averne uno uguale a te mi sarebbe piaciuto. >> Il nome del responsabile di quel negozio è già stato rivelato al bianco che non dovrebbe quindi entrare in un altro loop di gelosia, sapendo bene che quel tipo tratta la rossa come una figlioccia. << Però sarebbe bello avere un anellino in cima all'orecchio, ti starebbe bene >> Il visino rivolto verso di lui, un sorriso molto dolce gli viene rivolto, senza alcuna pretesa, giustificando quel pensiero solo con esso. Associato ovviamente al di lei lavoro, torna quel pensiero sul tatuaggio che lui le aveva accennato. Sembra quasi stupito dalla domanda ma le risponde conscio di non aver elaborato nulla di particolare. Alla di lui rivelazione gli occhi blu della ragazza si spalancano un pochino. KS invertito non è altro che la sigla che utilizza per firmare i suoi quadri: SK. << Mio sono stupida... >> Già i cricetini hanno realizzato solo ora quella similitudine. << Kan Sumi e Shizuka Kokketsu, abbiamo le stesse iniziali di nome e cognome invertite. >> La realizzazione la spiazza completamente ma in maniera positiva, trovandoci dietro quasi un percorso già scritto per loro. << Ci penso e ti disegno qualcosa, ho una mezza idea che mi frulla già in testa! >> Già qualcosa di carino le è venuto in mente, la sua fantasia non la lascia mai a terra.

21:18 Kan:
  [Camera] Alzata veloce di spalle al rimbecco di lei, probabilmente ha ragione, le sue possono essere solamente delle fantasie nate da dopo il discorso con Furaya. Complotti ovunque eppure, una parte di se, seppur minima, continua imperterrita a credere che vi sia effettivamente qualcosa che non vada <Beh, il tempo saprà dirci la verità> nessuno dei due possiede la vera ragione, non si tratta nemmeno di punti di vista diversi, solamente deduzioni differenti, una ricerca di spiegazioni. Solleva se stesso da terra incamminandosi al di fuori della stanza con passo svelto, lascia la Kokketsu da sola in quella stanza per qualche minuto; nulla le vien detto per poi tornare indietro con un bicchiere di plastica ricolmo d'acqua il quale viene adagiato vicino ai colori. Preleva uno dei due pennelli utilizzati in precedenza andando a ripulirlo al suo interno, sciacqua la punta per poi intingerlo nel rosso cremisi dei capelli di lei. Non a caso la punta permane bagnata, desidera ottenere un effetto chiaro, poco accentuato. Si occupa dello sfondo cominciando a sfumarlo, donando ad esso un colore il quale, insieme all'oro ed al blu di lei, ne riempi il tutto con i colori di entrambi, rendendolo unico sotto ogni aspetto <Adoro tua madre> ridacchiando alla visione della donna mentre grida alle spalle del marito per essersi conciato come una spazzatura <Meglio così perchè, da dopo quella cena, desidero quello per noi> essere come i suoi genitori, uniti in tutto e per tutto, una coppia in qualunque occasione impossibile da dividere. Inspira, espira, getta all'esterno ossigeno liberando i polmoni, godendo di quella risatina di lei, ricambiandola con leggero sorriso mentre l'idea. Un orecchino è qualcosa mai presa in considerazione; il pensiero di bucare il loro mai l'ha sfiorato, forse ritenendoli non necessari. Solleva le iridi, ne scruta il visetto, dorate scostate sui lobi altrui immaginandola con gli orecchini indossati. Muscolo cardiaco perde un battito, la visione ne incrementa la bellezza <Amore> interrompe il suo dire <Saresti bellissima> concorda pienamente con il datore di lavoro di lei, se non fosse per la specifica successiva. Lui con un orecchino in cima all'orecchio. Mancina mossa d'istinto nel toccare il lato superiore del suddetto orecchio, l'accarezza, un sol momento in cui sbianca <Qui?> schiarisce la voce, sospira <Facciamolo allora, non aspettiamo> ampliando le labbra, scacciando quel leggero timore creatosi. Il lobo è un conto ma al di sopra risulta tutto diverso. Infine il tatuaggio viene esplicato fornendo lei posizione e forma, due semplici lettere con un significato ben preciso; attende il suo cogliere, fissandone le azzurre, sorridendo nell'udire quell'aggettivo autoassegnatosi <Già Mia, come se fosse destino il nostro incontro> persino lui nel notarlo è rimasto stranito, piacevolmente stranito <Oh lo so, quella testolina n'è piena di idee. Ne ho avuto la prova qualche ora fa> ennesimo riferimento a quanto accaduto, ennesima punzecchiata.

21:41 Shizuka:
  [Casa di Kan - Camera da letto] Lascia che quel discorso sull'ospedale cada, non le importa portarlo avanti, però una risata sfugge anche a lei al commento riguardante la madre. Tuttavia quel divertimento sparisce presto, in un istante lui porta il tutto su un livello di dolcezza infinita. Le guance della ragazzina si tingono inevitabilmente di rosso, i cricetini in fermentoin quella testolina e come ogni volta che si sente terribilmente in imbarazzo cerca di stemperare la cosa, boffonchiando qualcosa: << Beh io gradirei che tu non tornassi bendato da testa a piedi, grazie! >> Sa benissimo quello che lui intendeva ma è sempre complicato gestire quella dolcezza quando fino a pochi istanti prima stavano ridendo e scherzando. Non ci si abituerà mai forse a quel lato di lui tanto nascosto e visibile solo a lei. Lo osserva mentre si applica su quella testolina rossa, lo sfondo del disegno è ormai concluso, gli occhi di lui risplendono e ormai i propri capelli sembrano bruciare su quella tela. << Sei bravissimo... >> E' li inginocchiata a fissarlo, quei gesti piccoli e per lui quasi spontanei sono qualcosa che ella non può far altro che ammirare e apprendere. Si arriva quindi a quel chiacchiericcio, quell'idea proveniente da Satori stesso, le dorate la osservano, e la immaginano con quei lobi forati, con degli orecchini particolari magari. Quelle poche parole la fanno arrossire enormemente: << Esagerato! Chissà che ti sei immaginato!! >> Di nuovo in imabrazzo di nuovo cerca di scappare, poi commenta di rimando quello che pensa, lasciandolo interdetto un poco, quel sospiro non l'ha convinta particolarmente. Gli si avvicinerebbe visino che si accosterebbe a quello di lui, sul lato sinistro: << Guarda che di punti sull'orecchio ce ne sono tanti. Possiamo scegliere quello che ti piace di più! >> Detto ciò si approccerebbe con le proprie labbra vicino all'orecchio, dando un leggero morso sulla parte alta, dove ipoteticamente si era immaginata la posizione dell'orecchino per loro. << Poi io posso farne anche più di uno se ti va, ma vorrei che uno lo avessimo identico. >> Si allontanerebbe da lui quel tanto che basta per volgergli le spalle e quasi lanciarsi fra le sue braccia, appoggiando la schiena al petto di lui. << Il nostro incontro è chiaramente frutto del destino! >> Con entrambe le manine andrebbe a far suo quel polso destro, volgendolo in posizione volare. << Vuoi la S o la K più distale? Il corsivo è più fine di solito, ma vuoi qualcosa di semplice semplice o fine? >> La testa già ricerca informazioni, per creare, generare quel loro destino anche sulla pelle bianca del Sumi, e imprimerlo li per sempre.

22:02 Kan:
  [Camera] Le parole escono con naturalezza, il bisogno di nasconderle qualcosa risulta totalmente assente, persino quei pensieri tanti privati vengono portati alla luce manifestando i propri desideri, le volontà di andare avanti progredendo con lei in quel futuro che si prospetta. Il rossore della Kokketsu non tarda ad arrivare, nota l'imbarazzo in quello sguardo limitandosi a sorridere <Se lo facessi potrei vincere una gara in maschera come miglior mummia, sarei molto realistico> tornando mezzo morto, vincere non può essere difficile ne interpretare quella figura risalente a chissà quanti anni prima di chissà quale popolo esistito. Ridacchia dando gli ultimi ritocchi allo sfondo del disegno, gli angoli, qualche contorno del loro corpo finendo con l'adagiare il pennello sulla tavola dei colori arrestando il moto dei superiori arti. Hanno creato qualcosa insieme, quell'opera da tempo pensata ora giunge finalmente tra le loro mani nella sua totale completezza. Alla fine di ciò, il pensiero volge sul viso altrui immaginandola con degli orecchini indosso, inevitabile come la bellezza di lei emerga manifesta nella mente del Sumi. Immediato il complimento esattamente come immediato il rossore della donna <Niente che non stia già guardando e ammirando> dopotutto, anche senza nulla di particolare, il complimento permane. La trova bella esattamente allo stesso modo, ridacchiando del suo scappare, aggirare i complimenti. Non li gestisce, non riesce nel farlo, ennesimo tratto capace di rendergliela simpatica e divertente all'inizi, finendo per addolcirlo ogni quel volta s'avvede di tale reazione. Sospira lasciando andare l'orecchi lievemente arrossato, convinto ma non troppo del punto da lei proposto <Non mi è mai venuto in mente di farmene uno, non mi sono mai posto la domanda. Sinceramente non so in quale punto mi piaccia di più o dove mi stia meglio> pensieroso, volge le dorate al soffitto prima di vedersela vicina, nei pressi del padiglione auricolare. Quel morso ricevuto scatena un brivido lungo l'intero corpo del bianco, deglutisce divenendo accaldato, bramandola nuovamente, provando ancora quel desiderio per nulla estinto <Ne avremo uno identico e se te ne vuoi fare altri, non ho nulla in contrario> destrorsa innalzata, dita ne carezzano il volto accogliendola infine tra le proprie braccia. Leggera la stretta nel tenerla ferma a se, l'avvolge, permane in quella posizione con lei <Il destino, ha un'ironia tutta sua> ridacchia ancora volgendo il palmo in alto permettendole di cominciare il proprio lavoro <Mh...la K direi> dopotutto riguarda il proprio nome <Non può essere sia semplice che fine?> perchè scartarne una quando può ottenerle entrambe?

22:48 Shizuka:
  [Casa di Kan - Camera da letto] Risata fuoriesce spontaneamente a quella battuta sul mummificarsi per uan gara. Così anche quel momento di imbarazzo viene arginato, l'attenzione torna al disegno che finalmente viene concluso, il tempo è passato e nemmeno si sono resi conto di quanto. E' indubbio ormai l'affetto reciproco che provano l'uno per l'altra, e quell'opera che giace sul pavimento ne è l'emblema: un'unione che li rende particolari, unici di fronte a un mondo che solitamente vive di disgrazie e dolori. Lui è sempre affascinato da lei, bella si ma ancora di più osservata da quelle iridi dorate. Lui sembra concentrato sul discorso orecchino, tanto da lasciarla avvicinare tranquillamente senza sospettare l'attacco che poi gli viene mosso. Quel piccolo morso attiva molti stimoli nel ragazzo che vengono lasciati lì senza essere poi incentivati. << Non so se ne voglio altri. Ma se pensi che mi starebbero bene perchè no? >> Insomma finchè era solo Satori a dirlo chissenefrega, ma una volta che è l'albino a decretare che lei risulterebbe ancora più bella con quei gioielli sul corpo, perchè non proseguire in quella direzione? Fra le braccia di lui si sta decisamente meglio, è parecchio stanca di sedere a terra o gattonarci. Quando lui risponde alle domande in merito al tatuaggio, la Kokketsu cercherebbe di andare a recuperare un pennello, dalla punta fine, intingendolo in un colore nero a portata di mano, andando a dipingere l'epidermide del Sumi con quelle lettere. Dapprima viene dipinta una K in corsivo, letter maiuscola, dalle estremità un poco arrotolate, sotto di essa verrebbe poi dipinta una S nel medesimo stile. Il pennellino verrebbe poi pulito o cambiato con uno nuovo, sul quale il colore prescelto sarebbe quello rosso, per dare un'idea di quanto è balenato nella testolina Kokketsu. La Genin andrebbe a disegnare una sottile linea rossa che dovrebbe congiungere la gambetta inferiore destra della K con la parte superiore della S, aggrovigliandosi in maniera circolare attorno ad esse per un breve tratto, come se le due lettere fossero unite da un filo rosso, quello che ovviamente rappresenta il destino. << Però non sono sicura sia esattamente ciò che vuoi. Possiamo renderlo meno arricciato magari. >> Dovranno farne di prove, ma quella specie di stencil dovrebbe rivelare a lui dove la mente femminile sta puntando. [https://www.dafont.com/it/janda-stylish-monogram.font?text=K+S Font]

23:11 Kan:
  [Camera] Imbarazzo scacciato via da quella battuta colta al balzo, riesce nel proprio intento rasserenandola, rendendola a suo agio, ciò importa più di tutto mentre il disegno viene tenuto li, in mezzo ad entrambi. Ennesimo simbolo nato da quell'unione, artistica, intima e probabilmente, come l'ultimo da lei creato, sarebbe divenuto un perfetto quadretto da appendere. Veloce l'occhiata lanciata all'opera, l'osserva qualche altro momento permanendo in completo silenzio senza proferire parola alcuna, lasciandosi prendere dalla rossa la quale gli dona quel morso. Gesto inaspettato, scatenante di reazioni, pulsioni inattese ma non incentivate, lasciate a morire dentro l'animo; non avrebbe permesso nulla di ciò ovviamente, solamente avanza con il desiderio di progredire in quella tranquillità, le chiacchiere, la serenità creatasi in un momento tutto loro <Ti starebbero bene sicuramente> impossibile dire il contrario, la vede, l'immagina con quegli orecchini, piercing sull'orecchio trovandola dannatamente affascinante, unica nel proprio genere. Il suo datore di lavoro ci ha visto giusto, ha centrato perfettamente il fascino della Kokketsu decretando un nuovo apprezzamento da parte del Sumi il quale condivide la visione dell'uomo, forse è tempo di incontrarlo per quattro chiacchiere comprendendo ancor di più il suo modo di vedere. La stringe tra le proprie braccia, esattamente come lei, anche al Sumi piace averla così vicino, passare un'intera giornata in quella posizione, stare con lei notte e giorno. Intensifica la stretta spingendola contro il proprio petto, mille sensazioni ed emozioni si affacciano nell'animo, uno spettro emotivo in continuo subbuglio, desiderio permanente di sentirla vicina. Come è giunto a questo punto, per ora, non lo comprende. Partito dal voler esser solo, senza nessuno, privo di legami per potersi divertire a divenire dipendente dalla presenza di qualcuno, abbastanza da non riuscire a respirare se privato di colei la cui esistenza rappresenta il proprio ossigeno. Arto superiore tenuto in avanti, marchiato dal pennello preso dalla ragazza la quale esegue un primo schizzo dell'idea venutale in mente; osserva la composizione delle lettere, la forma, lo stile utilizzato, estremamente fine quanto raffinato, lontano dalla primordiale idea del bianco, molto spoglia e spartana. Inspira, espira, silente ode quell'ultima frase senza donare una risposta, prende qualche momento in più per osservare meglio le due lettere marchiate sulla propria pelle <Onestamente? Mi piace Mia> ammette in maniera franca quanto diretta <Sei davvero un piccolo genietto del disegno> viso avvicinato a quello di lei lasciandole un piccolo bacio sulla guancia <Magari possiamo fare altre prove come confronto ma per ora è bellissimo> arto chinato, non viene pulito ma lasciato intatto. Stanco a sua volta di star seduto per terra, desidera cambiare posizione, trovarne una più comoda <Non so tu ma oggi ho solo voglia di restare disteso a letto> sospirando, ridacchiando mentre tenta di rilassare gli inferiori arti.

23:36 Shizuka:
  [Casa di Kan - Camera da letto] Di nuovo lui le fa dei complimenti, più convinto di lei riguardo a quegli orecchini, quei buchi nel corpo che potrebbero renderla evidentemente ancora più bella. Ci rifletterà, un pensiero che verrà applicato con calma, ora ha altre priorità come quella di elaborare il nuovo simbolo da applicare sul corpo altrui. Quel pennellino si muove sull'epidermide, lasciando un segno abbozzato ma definito del pensiero della Kokketsu, riprodotto rapidamente per dare a lui un'idea di come poter rendere quel progetto. Alla domanda di lei lui inspira ed espira, lasciando che la preoccupazione si faccia strada nella mente, spaventata dalla possibilità di aver mal interpretato il desiderio del compagno. Arriva finalmente il responso dopo qualche attimo, positivo, compreso di complimento e bacio: << Beh è il mio lavoro no? >> Ironica, si sminuisce forse ma è felice che quella vaga idea gli sia piaciuta. << Faremo sicuro altre prove su carta, ma volevo capire se l'idea del collegamento rosso fra le due lettere potesse piacerti! >> Ecco il di lei dubbio, l'idea di rappresentare quel legame del destino anche sulla pelle, di aggiungere colore anche lì su quel polso. Lui non pulisce nemmeno l'arto, lo lascia così com'è andando a ricercare una posizione differente, evidentemente stanco anche lui di restare a terra. Quando quelle parole sfuggono alle labbra del Sumi una risata le accoglie, mentre la rospetta si porterebbe in avanti cercando di svincolarsi dal corpo di lui, issandosi sulle proprie gambe e quindi rivolgendosi al bianco: << Prima o poi il mio stomaco comincerà a lamentarsi sappilo! Però fino a quel momento... >> La testolina verrebbe mossa leggermente come a indicare il letto. << ... perchè non tornare sotto le coperte a farci le coccole? Tanto il disegno deve asciugare! >> Quella la scusa ufficiale, seguita da un occhiolino. Se lui ne avesse avuto bisogno, lo avrebbe aiutato ad alzarsi, altrimenti lo avrebbe aspettato per poi tornare a distendersi un poco su quel materasso, che con ogni buona probabilità avrebbero riscaldato di nuovo a breve. [//END]

23:48 Kan:
  [Camera] Ennesimo, dolce bacio donatole dopo averle visto mettere in pratica quel pensiero nato sul momento, un'idea balenata in un attimo, messa in pratica egregiamente, con maestria sotto gli occhi stupiti del bianco. Ella si sminuisce ritrovando un sospiro, consapevole di tale sua tendenza; nota spesso e volentieri come tende a svalutarsi in maniera tanto diretta <Vero ma la tua è una dote innata Mia> brava di suo, non perchè lavora, non perchè obbligata ma per la semplicistica ragione del talento. Possiede un talento innato per quel tipo di arte, felice che sia in grado di esprimerla in maniera libera, senza censure, senza alcun tipo di problema <Quel rosso rappresenta la linea che ci unisce. K e S non solo le iniziali di nome e cognome ma, soprattutto, le iniziali dei nostri nomi> breve la pausa presa <Siamo uniti> estremamente romantico nel fare quel gesto, negli intenti, prova ad esserlo nei confronti della rossa. La scelta del tipo di tatuaggio non è dettata dal caso, per nulla, ponderata, pensata in maniera minuziosa per rendere il tutto perfetto permettendo alla ragazza di accorgersene con le giuste tempistiche. Al proprio dire ottiene in risposta una risata; sopracciglio destro innalzato osserva il viso della ragazzina, non ha idea di cosa abbia detto eppure non commenta seguendola con le dorate, il suo alzarsi potendo godere di una visuale non indifferente da quella posizione prima di udirne il verbo. Dorate scostate sul letto, labbra ampliate in quel solito sorriso, non serve dire altro al quesito di lei. Leggero colpo di reni rimettendo in piedi se stesso, distanza accorciata dalla ragazza ponendosi dinanzi ad ella, cercando di prenderla in braccio per portarla nei pressi del letto, adagiarla sul materasso. Nulla vien detto lasciandosi andare solamente al momento, a quella mattinata, giornata da passare insieme. [END]

Dopo una notte di passione Shizuka e Kan si svegliano nello stesso letto. La Kokketsu decide di mettere in pratica un'idea risalente a prima che diventassero effettivamente una coppia, trovando ispirazione per creare un ritratto di quello che sono. I due mentre disegnano chiacchierano del più e del meno, scambiandosi informazioni di vario genere e scegliendo nuovi modi per rappresentare la loro unione e unicità.