OMM - Curiamo Mishima-san!

Quest

Giocata di Corporazione

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Notte ormai scesa da qualche ora in quel di Kagegakure, cielo sgombro da qualsivoglia nube palesando il firmamento. Teatro quest’oggi è il settore konohano, nella fattispecie l’ospedale nel quale uno Hyuuga un po’ vecchiotto si sta dirigendo. L’ingresso è preceduto da un paio di scalini, aventi una rampa laterale per permettere l’ingresso facilitato a lettini e sedie a rotelle. Una spiovente tettoia li copre perlopiù, così da essere protetti anche in caso di pioggia. Dall’esterno, è possibile contare almeno cinque piani formanti l’intero edificio, con tanto di finestre per ogni piano e per ogni stanza – nonché per laboratori e ambulatori. Una volta all’interno, superata la porta scorrevole a vetro dell’ingresso, è possibile accedere alla hall e alla reception. Sulla sinistra, contro una parete, son disposte delle sedute per chi è in attesa del pronto soccorso o per delle visite specifiche. Sulla destra, letteralmente opposta alle sedute, oltre ad un orologio che ticchetta l’ora con scarsa euforia, v’è anche una macchinetta del caffè ed una di merendine. Affianco ad esse, s’apre uno dei primi corridoi che portano agli ambulatori più in basso: stanze per le radiografie e per le tac nella fattispecie. Sempre sul lato di destra, ma nell’angolino frontale alla porta d’entrata, v’è un banco semicircolare color panna. Dietro quest’ultimo, una giovane infermiera dai capelli ricci e neri raccolti in una piccola coda in alto; indossa un completo bianco con tanto di tesserino sul pettorale sinistro raffigurante il suo badge. Sta armeggiando col computer, una scatola nera dallo schermo sottile. Direttamente parallelo all’ingresso, un ulteriore corridoio porta altrove – verso delle stanze e verso gli ascensori, nonché le scale che portano al piano superiore. Le pareti son d’un verde vivo che pare dare un pugno nell’occhio a chiunque le guardi in maniera eccessiva e per troppo tempo. Nonostante l’ora, v’è un andirivieni di gente che, tutto sommato, non è neppure esagerato. Qualche dottore si prepara al turno di notte, vestito del camice bianco e della divisa bluastra, prendendo un caffè con un collega. Le luci al neon son accese e, sul corridoio di destra, una lampeggia intermittente. [ Ingresso OMM ]

20:50 Tenjiro:
  [Bancone Reception] E venne il giorno. Il passo lento e pacato di Tenjiro lo conduce in direzione del presidio medico di Konoha, ormai deciso a chiedere di far parte dell'equipe medica per dare una mano alla popolazione. La scelta ha richiesto riflessioni profonde e lunghe, sicchè è complicato liberarsi dal torpore di un sonno durato circa trent'anni. Eppure, eccolo lì... al nascere della nuova luna, mentre il buio scivola su ogni cosa, delle porte automatiche di vetro si aprono innanzi a lui. L'occhio sinistro, quello buono, saetta per qualche istante qua e la, apprezzando una tecnologia a cui non sarà mai veramente avvezzo. Resta in silenzio, fino a quando l'apertura totale della barriera d'ingresso gli permetterà di muovere i suoi passi nella struttura. E' proprio in quell'andirivieni di gente che la figura di Tenjiro spicca sia per dimensioni, che per eccentricità. La mano destra vola al Kasa di paglia, levandolo dalla testa e mostrando il proprio folto crine nero. L'occhio perlaceo passa in rassegna il circondario, mentre di rimando lui potrebbe aver attirato l'attenzione di tutti gli altri. Non capita tutti i giorni, infatti, di vedere in giro un uomo vestito come se si trovasse in ritardo sulla tabella di marcia di quasi vent'anni. Eppure eccolo li, con il suo kimono nero, il suo haori della famiglia Hyuga e il grosso giaccone a fiori rosa. L'esitazione iniziale non è destinata a durare troppo a lungo... giusto quanto basta per prendere consapevolezza di quale sia il bancone della reception. La gamba destra anticipa la sinistra in un principio di moto assai calmo e soppesato. Cercherebbe, quindi, di appropinquarsi al bancone presente al centro della Hall, prendendo di mira la signorina dai capelli legati a cui spetta l'ingrato compito di interfacciarsi con il marpione! <Ehm.> Un colpetto di tosse finto vorrebbe attirare l'attenzione di colei che attualmente è concentrata sul proprio computer. <Buonasera!> Saluta abbastanza cordiale, sollevando la mano destra con naturalezza. Mano destra che subito dopo vola dietro la nuca a massaggiarla, mentre la sinistra mantiene il cappello di paglia premuto contro l'addome. <Yare, yare... se avessi saputo che c'era una così bella ragazza in reception, non ci avrei messo così tanto a decidere...> E niente... ci prova spudoratamente, come sempre. Certe cose non cambieranno mai. Attende di avere attenzioni, quindi, così da poter esporre le sue concrete necessità.

La figura dell’uomo s’avvicina alla reception senz’alcun impedimento. Nessuno dei presenti lo guarda o gli rivolge parola. Alcuni si limitano a poggiare la testa contro il muro retrostante in trepidante d’attesa di ricevere delle risposte da chi di dovere. La donna, dalla pelle olivastra e gli occhi neri come il carbone, solleva il capo per fissare l’interlocutore ormai avvicinatosi al bancone della hall. La mano ancor poggiata sul mouse, lo schermo acceso su qualche file da consultare e sistemare e l’attenzione rivolta esclusivamente allo Hyuuga. Ella dimostra non più d’una quarantina d’anni, dunque si tratta sicuramente d’un bel bocconcino per le grinfie di Tenjiro, al quale rivolge comunque un aspro commento. <Guardi che la sala d’attesa è quella lì> Indicando con un cenno della mancina le sedie sapientemente occupate da qualche vecchietto in procinto d’avere un infarto per via dell’età e qualche bambino fattosi male con il genitore al seguito. <non ci faccia perdere tempo che già non ne abbiamo a disposizione.> Con molta probabilità, deve finire il turno da lì a breve poiché così scocciati lo si è esclusivamente dopo molte ore di lavoro – oppure ha dormito relativamente poco ed anche male. Sospirando pesantemente, rivolge un’occhiata ai medici intenti a prendere un caffè. Le s’illumina lo sguardo: forse un’altra dose di caffeina potrebbe calmare i suoi bollenti spiriti nei confronti del nuovo entrante. <Che visita deve svolgere? S’è fatto male? Sente dolore? Sta sanguinando? Come s’è fatto male? Quanto tempo fa?> Sono domande che vengono pronunciate l’una di seguito all’altra anche con non indifferente velocità, segno inequivocabile di come svolga quell’incarico quasi sicuramente ogni giorno da qualche mese – se non anni. E’ consapevole che la stragrande maggioranza della gente subisce urti per qualsiasi cosa, se non soprattutto durante le missioni. Inoltre, il piano in cui si trova è adibito perlopiù a Pronto Soccorso. In effetti, Tenjiro potrebbe essere lì per qualunque cosa, ma la fanciulla oltre il bancone non osa neanche immaginare che, al contrario di quanto pensato e detto, egli intenda porre l’attenzione su tutt’altro genere d’approccio all’ospedale. [ Ingresso OMM ]

21:25 Tenjiro:
  [Bancone Reception] L'accoglienza che lo aspetta non è delle migliori, ma visto l'orario è abbastanza comprensibile. Tenjiro non è tipo da scaldarsi troppo facilmente, quindi i commenti della receptionist vengono incassati con un sorrisino pizzicato dal disagio. <Ah, mannaggia...> Preambola, consapevole di aver sbagliato l'approccio alla cosa. <No, no... non sono qui per visite mediche di sorta.> Ammette, spezzando ogni convinzione della donna e rimescolando le carte in tavola. Con tutta probabilità l'attenzione della sua interlocutrice potrebbe rinnovarsi a questo dire... parole a cui verrà data manforte dal nuovo schiudersi delle sue labbra. <Volevo sapere se in questo ospedale fosse possibile iniziare un percorso di tirocinio formativo come medico.> Richiesta spiazzante, mossa da un uomo che a quell'età dovrebbe essere quasi all'apice della carriera. Non gli albori. <Sa, ero molto promettente ai tempi dell'accademia Ninja...> involontariamente confessa di non essere un quarantenne qualunque, bensì di far parte di quella cerchia ristretta di uomini che della propria energia vitale riesce a farne un mezzo: qualcosa da sfruttare e da manipolare. Qualcosa che può distruggere e creare. <Certo, sono passati un po' di anni... ma sono abbastanza convinto di avere le carte in regola per essere un allievo dal rendimento più che discreto.> Non v'è pomposità nel tono. Ne è sinceramente convinto e questo macchia le sue parole della stessa ingenuità che si può trovare nei bambini. <C'è qualche medico con cui poter avere un confronto a riguardo?> Domanda in maniera innocente, volendo avere un approccio diretto con chi dovrebbe essere il suo tutor. Le mani vengono raccolte dietro la schiena, e con esse anche il cappello si sposta. <Non mi prenda per pazzo, cortesemente.> Sa di essere un tipo abbastanza strambo e di star muovendo una richiesta non meno stramba. Almeno, però, sembra esser padrone di se stesso e dei suoi pensieri. <Sono serio!> Sembra tenerci particolarmente.

Nell’istante in cui Tenjiro ritratta rapidamente su quel che andrebbe cercando, l’infermiera alla reception solleva nuovamente lo sguardo dal computer. Questa volta, fionda le iridi scure sul viso dello Hyuuga e ne ricerca lo sguardo. <Okaaay.> Allunga di proposito le vocali, come se volesse invogliarlo ad andare avanti con la sua spiegazione senza l’ausilio di frasi convincenti o di svolazzanti mani che s’agitano convulsamente. <Oh> Sorpresa adesso, si premura di concedergli maggior attenzione. Pare consultare qualcosa sul monitor di fronte a sé, ricerca un nome, digitando delle lettere. Qualora l’uomo vi faccia attenzione, potrà notare una “K” e un “me” finale. Nulla di tutto ciò è riconducibile a qualcosa di specifico, forse non sarà neanche troppo necessario. <allora> Si schiarisce la voce. <il nostro direttore sanitario è al momento in servizio.> Segue una riga con l’indice della dritta laccato di rosso, ha aperto una sorta di tabella con un rapido click del mouse. Vi batte contro l’unghia, annotando mentalmente il tutto. <Andrà in pausa tra qualche minuto, quindi può attenderlo qui. Di solito, passa a controllare quanta gente c’è e le urgenze prima di tornare al suo giro notturno.> Il di lei tono s’è ammorbidito rispetto a pochi istanti prima, seppur sia palese la stanchezza che grava sulle spalle della donna, la quale – quasi sicuramente – non vede l’ora d’andarsene a casa. Ha gli occhi arrossati, or che può vederla meglio da vicino, avendo sollevato il capo. Dapprima, non l’ha degnato manco di chissà quale considerevole attenzione. Un giovane dall’aria sbarazzina, capelli bianchi e lecca lecca in un angolo della bocca, del quale è visibile solo lo stecchino, avanza con tanto di stetoscopio attorno al collo e camice bianco. Le mani son infilate nelle rispettive tasche del camice, mentre sulla targhetta posta al di sopra petto è visibile la dicitura “Direttore Sanitario – Medico Cardiologo: Kenshi Aburame”. Gli occhi chiari son a loro volta arrossati, sbadigliando sgraziatamente. E’ soltanto or visibile la caramella rossastra dal forte odore di fragola che aleggia attorno alla propria figura che, noncurante al momento di Tenjiro, si sofferma nei pressi della macchinetta del caffè dove poc’anzi v’erano altri colleghi a prendere da bere per portare avanti il turno di notte. <Direttore!> Si sbraccia per un istante la donna, tentando di farsi notare da quest’ultimo. Qualcuno, dalla seduta, solleva il capo. Un medico? E’ arrivato? E’ il loro turno? D’altronde, i tempi d’attesa son quelli che sono. <Qui, c’è un uomo che gradirebbe un confronto con lei per un percorso di tirocinio come medico.> Kenshi si rigira il lecca lecca tra le fauci, annuendo distrattamente come se neppur l’avesse sentita. Rivolgendosi direttamente allo Hyuuga, tirando fuori un paio di monetine dalla tasca dei jeans sottostanti, propone quanto segue: <Caffè?> Sì, molto probabilmente non ha neppure ascoltato mezza parola. [ Kenshi Aburame: https://i.pinimg.com/236x/e1/21/f2/e121f21abe62af7830be64fa98bda3bd.jpg ][ Ingresso OMM ]

22:04 Tenjiro:
  [Bancone Reception] Finalmente la richiesta di confronto viene compresa ed elaborata dalla receptionist. Ovviamente non è a lei che spetta prendere una decisione del genere, bensì al direttore sanitario. Un certo Kenshi Aburame, apprende, che tuttavia non pare essere momentaneamente disponibile. <Immagino che mi toccherà aspettare...> Si stringe nelle spalle, senza fare particolari problemi in merito. Tenjiro e la fretta non sono concetti assimilabili... Per un uomo che ha aspettato trent'anni per rinascere, minuto più o minuto meno non fanno la differenza. Si esibisce in un piccolo inchino, attuato tramite porgimento del busto verso avanti e accompagnato da un canonico <Molto gentile.> Marpione, si, ma sempre molto educato. Tuttavia, prima che possa effettivamente allontanarsi dal bancone e dirigersi verso una delle postazioni adibite all'attesa, il direttore fa la sua comparsa nella Hall e si dirige verso le macchinette. La sua attenzione viene subito richiamata dalla receptionist: cosa che porta Tenjiro a voltarsi in sua direzione per metterlo a fuoco. Ed è proprio quando realizza dell'importante differenza d'età, almeno apparente, tra loro due che un sorrisino gli nasce in viso. Un rapido scambio di sguardi con il dottore conduce ad una sola e unica via possibile: il Caffè. Tenjiro socchiude le palpebre dell'occhio sinistro per qualche istante, prima di iniziare a muovere qualche passo verso il direttore. Non ama sbraitare e far sapere tutti i fatti propri ai presenti. Un contatto più ravvicinato e privato sarebbe preferibile. Mentre si avvicina, solleva la mano destra e mostra il palmo al dottore, così che il moto oscillante tra destra e sinistra possa enfatizzare il suo diniego. <Oh no, la ringrazio. Io e le sostanze eccitanti non andiamo particolarmente d'accordo... specialmente a quest'ora. Finirei per non chiudere occhio... e considerando che me ne resta uno solo...> Pessima battuta da bettola di basso borgo. Ridacchia in maniera sommessa, salvo poi riprendersi e passare ad una fase del discorso più focale. <Piuttosto... volevo sapere se fosse possibile iniziare un percorso di tirocinio come medico.> Lo guarda con estrema serietà. Nonostante la differenza d'età, gli sta chiedendo di fargli da insegnante... il che è quasi comico a vedersi. L'aspetto di Tenjiro è, invero, quello dell'uomo saggio e maturo... eppure la sua strada è tutt'altro che tracciata. <E' giunto il momento che un vecchio shinobi dia il proprio contributo per il bene della popolazione.> Attenderà risposta dall'altro, quanto meno per comprendere quale sia la sua reazione, apprendendo che lo Hyuga sia effettivamente un ninja. Non si aspetta grandi reazioni. Conosce il suo cognome... sa che gli Aburame vantano una linea genealogica di potenti ninja che affonda le sue radici in un passato molto lontano. Allo stesso tempo, però, si aspetta che a quel dottore non sfugga il colore atipico e peculiare dei suoi occhi. Occhi che nella maggior parte dei casi denotano un'appartenenza nobiliare ben precisa.

La prima monetina viene infilata nella toppa, cadendo all’interno del circuito che frutterà, al termine del giro, la bevanda scelta dal cliente. Seleziona la dicitura “senza zucchero”, facendo probabilmente venir un ictus a chiunque sappia cosa voglia dire bere un caffè privo d’alcun tipo di dolcificante. Il bicchierino cade assieme alla consueta paletta, mentre vien erogato il prodotto da lui scelto. Gli occhi del medico fissano la porticina che lo divide dal Sacro Graal di caffeina, pur ascoltando quanto proferito da Tenjiro nelle sue vicinanze. <Se vuoi diventare un medico, dovrai abituarti anche a questi orari. Vedrai che tu e le sostanze eccitanti diventerete un tutt’uno pur di tenerti sveglio.> Sbadiglia di nuovo, mentre l’odore di fragola torna ad impossessarsi delle narici di chi gli sta più vicino; va da sé che Tenjiro non ne sarà in alcun modo esente a meno che non abbia appena contratto un po’ di raffreddore dai pazienti in attesa. <E’ possibile> Replica immantinente, chinandosi in avanti per agguantare con la dritta il bicchiere di plastica. La paletta vien gettata subito nella pattumiera, sfilando il lecca lecca dalle labbra ed usufruendo del lato caramellato per girare quel caffè – nonostante privo di zucchero. All’infermiera le s’accappona la pelle al sol vedere di quello scempio, sgattaiolando immantinente in una stanza dove hanno appena suonato il campanello. <in questo momento, sto svolgendo il mio giro notturno. Cambio delle flebo, pronto soccorso, cose così.> Beve tutto d’un sorso, gettando poi sia il bicchiere che la caramella precedentemente citata nel cestino poco distante dalle macchinette automatiche. <Come hai detto che ti chiami, Hyuuga?> Ne adopera il cognome, poiché ne vede con la coda dell’occhio le fattezze oculari, quel color perlaceo assolutamente famoso specialmente se anche il medico è del settore konohano. S’appropinqua al bancone, recuperando una cartella e leggendone il contenuto. <Okay, ambulatorio 2.> Sentenzia ad alta voce, senza perdersi troppo tempo in chiacchiere. Rispetto a Tenjiro, l’Aburame è circa una decina di centimetri più basso, nonché più magro fisicamente e di spalle. E sembra anche piuttosto giovane, invero. <Un vecchio s’è rotto di nuovo l’anca, capita spesso alla loro età. Deduco tu non sappia usare le mani terapeutiche, pertanto te lo insegnerò. Se non riesci ad attivarle, servi a ben poco come medico.> Il di lui tono non è rude, tanto meno arrogante. Purtroppo, c’è da considerare l’utilità altrui nell’ambito della medicina. E’ come se un clannato non riuscisse ad attivare l’innata con la quale dice d’essere nato: potrà considerarsi un clannato, ma non lo sarà mai completamente. <Seguimi.> Imbocca il corridoio antistante all’ingresso, alla sinistra della reception, portandosi immediatamente sulla seconda porta sulla sinistra – che sia o meno seguito dallo Hyuuga. Pare che non ami perdere tempo. [ Ingresso OMM ]

22:57 Tenjiro:
  [Ambulatorio] Finalmente il discorso si fa decisamente più interessante. Il medico non sembra essere uno che si perde particolarmente in chiacchiere, e per questo motivo prova a trascinare Tenjiro di già nell'ottica del duro lavoro del medico. <Ah, mi creda dottore... non ho bisogno del caffè per queste cose.> Ridacchia, a tratti quasi malinconico. <Non è necessario chiedere aiuto alla caffeina per privarmi del sonno.> Ridacchia, senza scendere troppo nel dettaglio. Non è lì per elemosinare miseria e compassione. E' lì per offrirne a chi ne ha bisogno. Per questo motivo, non si perde in inutili chiacchiere. Osserva il medico prendere la propria bevanda energetica e iniziare a fargli strada verso gli ambulatori. <Oh, si inizia di già?> Domanda, quasi stimolato dalla sfida. Come detto, lui non ha paura di passare la notte insonne. Non sarebbe la prima, ne l'ultima. <Lascio questi in reception... non penso che mi serviranno...> Borbotta, togliendosi il giaccone rosa e allungandolo assieme al cappello verso il bancone della Reception. Non crede proprio che qualcuno vorrà rubarli... sono troppo eccentrici perchè qualcuno possa desiderare indossarli al di fuori di lui(?). Ergo, si avvierà per i corridoi dell'ambulatorio con addosso solo il kimono nero, l'haori bianco con il simbolo degli Hyuga sulla schiena e la benda nera sull'occhio. <Mi chiamo Tenjiro.> Commenta sereno, consapevole che l'altro non ci avrebbe messo molto ad apprendere della sua discendenza genealogica. Per quanto riguarda le mani terapeutiche... <E' passato troppo tempo.> Perchè possa ancora ricordare come si fa. <Ai tempi dell'accademia avevo una naturale predisposizione per questa materia. Purtroppo l'inesperienza giovanile e la totale mancanza di lungimiranza, mi fecero scegliere un percorso differente.> E tutt'ora se ne pente. <Ho fatto un salto in biblioteca per rinfrescarmi la memoria negli ultimi giorni...> nulla di serio. Qualche lettura qua e la. <Ma immagino che nulla sia paragonabile all'esperienza diretta fatta sul campo, si?> Ridacchia, ironico. In qualche modo, prevede già che sarà una lunga notte... eppure questa convinzione non è in grado di strappargli via il sorriso dal volto. Anzi! Le mani vengon raccolte ad altezza del plesso solare e formare il sigillo della capra. Seppur l'occhio non venga chiuso, la sua percezione del mondo esterno viene meno per qualche istante... quanto basta per concentrarsi su se stesso e identificare i fulcri della propria energia vitale e della propria energia spirituale. Nodi energetici che virtualmente potremmo collocare ad altezza della testa e ad altezza del basso ventre, e a quali spetta il compito di fondersi in un'energia tutta nuova. Cercherebbe, infatti, di far sinergizzare queste due energie di natura differente fino a raggiungere l'equilibrio perfetto tra corpo e spirito e lasciarsi pervadere da questa nuova e prorompente energia: il chakra. Qualsiasi cosa il dottore voglia fargli fare, questo passaggio sarà indispensabile.[Tentativo di richiamo del chakra]

Kenshi l’accompagna per i corridoi, superando una manciata di stanze prima di raggiungere quella interessata al dirigente della struttura. Ovviamente, a Tenjiro verrà lasciato antecedentemente il tempo per deporre i suoi indumenti e i pochi averi inutilizzabili in quel lasso di tempo alla reception. L’infermiera che vi sta lavorando dietro, senza batter ciglio, li sistema alla bell’e meglio s’una sedia vicina cosicché non siano d’ingombro per nessuno. Il direttore continua ad avanzare, ascoltando però le risposte che vengono fornite direttamente dall’uomo che ne fa da ombra. <Kenshi Aburame, piacere.> Nessuna stretta di mano, niente formalità eccessive che farebbero soltanto perder tempo. Si limita ad un mero cenno del capo innanzi al racconto ch’egli fa a proposito del suo passato. <C’è sempre tempo per imparare o per riprendere in mano qualcosa che si è dovuti lasciare. Deduco che questi dieci anni non abbiano fatto bene a nessuno.> Si sono praticamente riassestati tutti quanti durante questo lasso di tempo, motivo in più per riprendere in mano quel che si desiderava fare e che un Kami ha tolto loro. Gli rivolge un mezzo sorriso, bussando un paio di volte alla porta così da annunciare la loro presenza. Entra per primo, lasciando la porta semi aperta per permettere anche allo Hyuuga di varcarla senz’alcun problema. <Buonasera, Mishima-san.> Rivolgendosi ad un vecchio rachitico ch’è sdraiato sul lettino. Gli occhi socchiusi e velati cercano di focalizzarsi meglio sul medico appena entrato e sul camice che porta con sé indosso. Solleva la mano per indicarlo, prendendosi tutto il tempo del mondo per alzarla. <Dottore! Lei è un dottore! Mi fa male il fianco.> Biascica, venendo colto dalla consueta tremarella che spesso hanno i vecchi un po’ in là con l’età. Ed è Kenshi a riprendere la parola, dapprima verso il paziente: <Lo credo bene, ma ora diamo un’occhiata e questo bel giovanotto> Che parolone! Con il pollice della dritta, indica proprio Tenjiro poco distante da sé, qualora sia entrato nell’ambulatorio. <ci darà una mano a rimetterla in sesto.> Mishima-san sposta lo sguardo verso lo Hyuuga, fissandolo intensamente. Che lo stia squadrando? O non riesce neanche a vedere ad un centimetro dal suo naso? <Ma tu sei… Kishima! No, Teniya! No no, neanche. Rikka!> Palesemente un nome di donna, quindi sicuramente poco consono alla figura prestante e dalle spalle piuttosto larghe ch’è nell’effettivo il nostro aspirante medico. <Mishima-san, non è nessuno dei suoi nipoti!> Sembra un cliente abituale(?). <Ora mi faccia vedere questa brutta ferita. Come se l’è procurata?><Che cosa?><Come si è fatto male?><Ma io non mi sono fatto male.><Mishima-san, ha un’anca fratturata. L’hanno portata in ospedale. Se lo ricorda?><Ma tu chi sei?> E un’altra sequela di frasi del tutto sconnesse, con udito e vista parzialmente mancanti. L’ambulatorio comunque non è molto grande. V’è un lettino sulla sinistra dell’ingresso, somigliante in tutto e per tutto ad una stanza dell’ospedale ai piani superiori, ma con tutta l’attrezzatura necessaria: macchinari d’ogni tipologia, siringhe, guanti e l’odore penetrante dell’alcol usato per disinfettare qualunque superficie. Mishima-san dimostra circa ottant’anni su per giù, dalla stempiatura ormai evidente con pochi ciuffi bianchi rimasti ribelli ai lati delle orecchie. Indossa una camicia a quadri piuttosto pesante in vista dell’inverno, dei pantaloni color cachi con qualche tasca laterale ed un paio di stivaletti neri (poggiati a terra, rimossi probabilmente da qualche infermiera). <Allora, Tenjiro> E’ Kenshi a riprendere la parola. <come ti comporteresti in questa situazione? Cosa faresti per prima cosa?> Avranno probabilmente imbottito il paziente di antidolorifici – oppure è troppo abituato alla rottura dell’anca per osare lamentarsi del dolore. [ Ingresso OMM ]

22:04 Tenjiro:
  [Stanza] Il sigillo della capra viene sciolto, e le mani tornano a penzolare lungo il suo corpo. Le leve inferiori si alternano con calma, mentre cerca di seguire il dottore lungo il corridoio. <Eh si... immagino che sia proprio così.> Ammette circa la possibilità di riprendersi la propria vita a prescindere dal tempo che si è sprecato. Ed è proprio per questo motivo che non gli pesa affatto l'idea di aver iniziato il tirocinio a notte inoltrata. Di tempo ne ha già buttato troppo. Finalmente Kenshi attraversa una porta e Tenjiro non può che fare lo stesso. Nel momento in cui la nuova stanza lo accoglie, si ferma inizialmente sulla soglia e osserva il paziente al suo interno. Si tratta di un vecchietto con evidenti problemi visivi. Talmente evidenti che, mentre le mani si raccolgono ad altezza dell'addome all'interno delle ampie maniche bianche, un sorriso gli scappa dal volto. Il teatrino è abbastanza divertente, ma alla fine <Mh?> è proprio sul vecchio Tenjiro che ricade l'attenzione. A quel mugugno iniziale, interrogativo, ne segue un secondo simile, ma contemplativo. <Mh.> Pensieroso, abbandona la soglia della porta per dirigersi verso il lettino e stringere le distanze con il vecchio Mishima. <Vediamo un po'...> L'occhio sinistro passa in rassegna il degente, mentre le mani restano all'interno delle maniche bianche. <Immagino che la cosa fondamentale, a prescindere da tutto, sia sempre avere a disposizione la diagnosi del paziente.> Una deduzione quanto meno banale. Senza diagnosi, non si saprebbe cosa curare. <E considerando che lei sa già cosa il nostro vecchio amico abbia... posso azzardare l'ipotesi che questa diagnosi sia già stata fatta.> Sposta un attimo l'occhio buono sul dottore, prima che le sue labbra possano schiudersi ancora. <Abbiamo la cartella clinica del signor Mishima?> Per lui, la parte preliminare e fondamentale di ogni visita medica si basa sullo studio della patologia. <Da quello che ho potuto studiare, la medicazione a base di chakra sa essere prodigiosa, se operata a dovere e con criterio.> Riporta lo sguardo sul vecchio e gli sorride, seppur consapevole che non starà capendo una fava di quello che i due si stanno dicendo. <Tuttavia, sarebbe il caso di avere un ordine di priorità nel processo di cura, così da poter tamponare dapprima i problemi più gravi..> e potenzialmente fatali. Non ci dedicheremmo alla medicazione di una gamba rotta, se nel frattempo è in corso un'emorragia o si rivela necessario curare organi vitali con urgenza. <Con tutta probabilità non è questo il caso, ma...> il modus operandi che il raziocinio impone è questo. Intanto, senza aspettare l'effettivo consenso del dottore, congiungerebbe nuovamente le mani innanzi a se, formando il sigillo della tigre. Pochi sarebbero gli istanti necessari a modificare il flusso del chakra precedentemente attivato nel proprio corpo, così da farlo confluire maggiormente nella zona degli occhi. Esercizio e dedizione lo hanno portato ad essere in grado di isolare i due emisferi visivi, così da non sovraccaricare l'occhio ferito e poter sfruttare l'abilità oculare del proprio clan, seppur con capacità ridotte. Qualora dovesse riuscire nel proprio intento, la presenza di venuzze in rilievo di fianco all'occhio sinistro testimonierebbe l'afflusso di chakra nel suddetto organo sensoriale. Tenjiro dovrebbe poter usufruire di un punto di vista tutto nuovo, che non si sofferma sulla fisicità delle cose, bensì si presta ad osservarle anche su un piano spirituale. Energetico. Cercherebbe, quindi, di analizzare il vecchio Mishima con un'occhiata rapida... così da verificare che non vi siano eventuali disturbi nella distribuzione delle sue energie.[Byakugan I][Chakra 14/15]

L’Aburame sfila lentamente e con agile movenza, tipica di chi fa questo mestiere da abbastanza tempo (seppur il medico in questione sembri essere abbastanza giovane), i pantaloni dell’anziano fin ad altezza del ginocchio. Valuta attentamente la ferita esterna, palesatasi ovviamente come un trauma da botta. <Il paziente non riesce a ricordare come si sia procurato questa brutta botta che ha causato la rottura dell’anca destra.> Indica con un cenno del capo la cartella clinica poco distante, s’un tavolino dove son poggiati anche diversi strumenti sterilizzati ed ancor chiusi nelle apposite confezioni singolari. <Nella cartella clinica, è specificato grosso modo da quant’è avvenuto il trauma, oltre ai dati generali.> Difatti, qualora voglia consultarla, potrà leggere la data di nascita dell’anziano: 31 marzo del 3DK. Mishima Enji, del settore kiriano. Inoltre, poco più sotto, viene specificato che l’uomo presenta la ferita sopracitata, che è stato scortato al pronto soccorso dell’ospedale konohano da uno dei nipoti precedentemente citati: Rikka. Di fianco, un’aggiunta da parte dell’infermiera che ha preso in carico il paziente reca quanto segue: “La nipote asserisce d’aver trovato l’anziano per strada, già colpito e impossibilitato a muoversi. Era in stato confusionale, non ricordava cosa gli è accaduto. La signorina Rikka Mishima ha rischiato di venir colpita proprio dal signor Mishima Enji, non avendola riconosciuta come membro familiare”. Così facendo, ha quanto meno una sommaria spiegazione di quel ch’è successo al qui presente paziente. <La medicazione a base di Chakra è straordinaria. Stimoliamo le cellule a rigenerarsi, ma questo è fattibile quando l’individuo è abbastanza giovane e il danno non particolarmente serio. Siamo capaci di risanare anche ossa rotte> Come in questo caso. <tuttavia, Mishima-san ha bisogno d’un aiuto.> In dettagli particolari, sempre nella cartella clinica che Tenjiro potrà consultare ulteriormente, v’è la dicitura: osteoporosi. Una malattia anziana, debilitante, abbastanza coerente con quel ch’è l’anziano Enji. <Quindi> Data una sommaria spiegazione, ma annuendo di tanto in tanto alla spiegazione che lo Hyuuga gli ha fornito, il direttore pone il suo Chakra lungo le mani, venendo avvolte da un alone verdastro nel giro di pochi istanti. Gli occhi di Tenjiro, avendo attivato il Byakugan, potranno scorgere un apparato circolatorio del Chakra di Mishima-san piuttosto vecchio, probabilmente spento e chiuso ormai da un sacco di tempo. Al contrario, la quantità di Chakra che proviene dal corpo dell’Aburame non è affatto indifferente. Non saprebbe dir con certezza quanto ne sia, ma comunque è certo che abbia una quantità maggiore del proprio. Inoltre, è possibile vedere il flusso di Chakra venir convogliato nelle braccia e subito dopo nelle mani, fuoriuscendo dagli tsubo appositi. <oh> Vede quell’occhio mutare, in un certo senso e le vene ingrossarsi attorno ad esso. <deduco tu non abbia bisogno di spiegazioni per l’attivazione delle Mani terapeutiche.> Non è innaturale al contempo che Kenshi conosca l’innata altrui. E’ famosa, per non parlare della sua natura konohana. Gli rivolge un mesto sorriso, in attesa che possa attivarle a sua volta. <Non porre mai le mani troppo vicine alle ferite. Tienile una sull’altra e distanti qualche centimetro. Infondi il Chakra dall’esterno del tuo corpo all’interno di quello del paziente.> Diligente e attento, Kenshi farebbe la medesima cosa, dandogli una dimostrazione pratica nonché spiegazione teorica di quel che andrà a breve – si spera – a compiere. [ Ingresso OMM ]

23:00 Tenjiro:
  [Stanza] Ascolta attentamente il proprio tutor, mentre lo sguardo passa in rassegna un sistema circolatorio del Chakra ormai datato e atrofizzato. <Mh.> Mugugna, riportando poi lo sguardo sull'Aburame, che invece mostra di avere un quantitativo di Chakra molto elevato. Tenjiro, consapevole di quanto il suo si sia sopito nel tempo, parte già con la consapevolezza che le sue cure saranno difficilmente efficaci come quelle del sensei. Eppure non si abbatte... anzi, la prende come sfida personale. <Leggerò la cartella clinica con calma in un secondo momento...> tanto l'Aburame sembra abbastanza sicuro in merito alla questione, e la cosa trasmette sicurezza di riflesso anche a Tenjiro. <Questo caso non sembra essere particolarmente critico.> Un'anca rotta e un vecchio delirante. Casistica standard per un tipico reparto di ortopedia o geriatria. <Vediamo un po'.> Si avvicina al dottore, mentre le mani verrebbero portate non troppo distanti dalle sue. Non sembra dar segni di sforzo evidente, eppure la sua concentrazione è totale. Catartica. <La gestione del Chakra è qualcosa su cui i miei genitori hanno insistito molto...> borbotta cercando di non perdere la concentrazione. Intanto si cimenterebbe nel tentativo di convogliare il chakra nelle mani, senza perdere il controllo della propria arte visiva. In breve tempo le mani dovrebbero iniziare a circondarsi di un debole aura spirituale, sintomatica dell'esternalizzazione del proprio flusso energetico verso il corpo del vecchio dolorante. <Mi dissero che era uno dei tratti distintivi del nostro clan... e che fosse indispensabile mantenere la tradizione.> Si lascia scappare un sorrisino leggero. Un sorriso consapevole del fatto che i suoi genitori, tutto sommato, non avevano tutti i torti. Cercherà di avvicinare le proprie mani a quelle del dottore, seppur senza spodestarlo. Tramite l'ausilio del byakugan cercherebbe di tenere sotto controllo i vari flussi energetici, così da non intralciare quello del suo tutore con il proprio. L'ultima cosa che vorrebbe è che il suo chakra abbia un effetto disgregatore su quello dell'altro medico, o ancora che si riveli totalmente inutile. Sinergizzando a dovere i due flussi, invece, potrebbero ottenere benefici soddisfacenti persino per un corpo ormai datato come quello di Mishima.[Mani Terapeutiche][Byakugan I][Chakra 8/15]

Dalle mani di Kenshi, proviene quell’aura verdastra che aiuta le ferite a risanarsi, i tessuti a riunirsi e al sangue permette di smettere di scorrere. Non che sia questo il caso, ovviamente. Sul fianco del vecchio, v’è soltanto un bell’ematoma ch’è il primo a venir risanato dalle abili Mani terapeutiche del direttore. <Come primi incarichi, non ti verrà assegnato niente di troppo complesso. Devi prima fare pratica, dopodiché affiancherai anche altri medici.> Gli spiega sommariamente, continuando a gestire il flusso di Chakra fuori dal proprio corpo per adoperarlo al servizio del vecchietto che, nel frattempo, pare essersi non solo chetato, ma addirittura addormentato. Sta ronfando con una piccola e trasparente goccia che si gonfia e si sgonfia fuori dalla narice. <A tal proposito, ho intenzione d’affiancarti Shizuka Kokketsu. E’ una nostra tirocinante, piccola di statura, capelli rossi. Non farai fatica a riconoscerla.> Ignorando il fatto che si conoscano già. Non è certo un veggente. Allo stesso modo, Tenjiro adopera a sua volta le Mani terapeutiche senz’alcuna fatica. A differenza del paziente che può avvertire le ossa andare al loro posto – seppur appaia appena dolorosa come pratica, è assolutamente perfetta per qualunque genere di male: tranne quello mentale. <Ad un certo punto della vostra carriera, potete protendere anche per il ruolo di genetista. Non si occupano più di curare pazienti, ma principalmente di trovare cure a determinati mali, migliorare le medicine in circolazione e così via.> Quelli con le rotelle apposto, ovviamente. Perché c’è chi non ne possiede di ben oliate e sfrutta l’incarico per tutt’altro genere d’affari. La pecora nera c’è ovunque, in qualunque contesto e in ogni ambito. <Il tuo clan è molto antico, Tenjiro> Replicando prontamente alle altrui parole in riferimento proprio alla tradizione che questi ha citato. <e queste tradizioni lo rendono altrettanto antico. Reputo che chiunque debba rinnovarsi col tempo, ma che determinate tradizioni debbano continuare ad esistere per ricordarci chi siamo davvero.> Un pensiero profondo rispetto a quando, incrociato alla macchinetta del caffè, stava sgranocchiando poco amabilmente un lecca-lecca alla frutta – che ha poi usato per miscelare la bevanda. Ribrezzo. Lo Hyuuga sente il suo Chakra venir meno, riuscendo ovviamente ancor a guardare il flusso costante che proviene sia da Kenshi che da sé stesso con la netta differenza dell’uno dall’altro. Dopo qualche altro istante ancora passato a generare quel Chakra medico atto a curare l’individuo ferito, vedrà quello dell’Aburame venir meno. <Possiamo andare, per il momento, lasciamolo riposare. Torneremo per una seconda sessione.> Tanto per sincerarsi che non sia peggiorato nel frattempo. Ora come ora, è quanto meno stabile seppur non possa scappare da nessuna parte con l’anca conciata a quel modo. <Ti fornisco del badge e del camice. Sei ancora in tempo per cambiare idea.> Ironizza, conducendolo fuori dalla stanza e nei pressi della reception. Ivi lo condurrà per prendere il necessario, fornendogli anche gli eventuali orari che farà d’ora in avanti in concomitanza con Shizuka. Per oggi… quest’è quanto! [ Ingresso OMM – End ][ Exit non obbligatoria ]

Tenjiro si candida spontaneamente come tirocinante per l'ospedale.
Qui, conosce il dirigente, tale Kenshi Aburame, che lo scorta in un ambulatorio.

Si prendono cura d'un anziano, Mishima-san, che s'è rotto un'anca in una caduta.
Viene concessa la lettura della cartella clinica, dov'è specificato ch'è stato trovato per strada già colpito e ferito - ma non si sa da chi, oltre ad eventuali problematiche fisiche di un'ottantenne.

Kenshi spiega allo Hyuuga l'attivazione delle mani terapeutiche e qualche dettaglio fondamentale sul lavoro che dovrà svolgere.
Viene inoltre affiancato a Shizuka.

GG! ♥
Benvenuto a bordo! No exp dato che la Corp è il premio :)