Pesi.

Free

0
0

22:28 Shinsei:
 Lungo è il tempo necessario a riprendersi da certi sconvolgimenti fisici, mentali, completi. E se lo son preso tutto, prima di riuscir anche solo a pensare, prima ancora di riuscire a trovare il fiato necessario per dire qualsiasi cosa che non siano piacevoli, intimi sussurri. Decisamente scarno da descrivere il vestiario, stanotte, poiché si compone di un semplice pantaloncino nero, di quelli lunghi fino a poco sopra al ginocchio, che usa per allenarsi, o per stare in casa. Nient’altro copre la pelle calda resa lucida dal sudore, da ciò che è appena successo, di cui porta visibili segni. Si trova in cucina, di fronte al lavandino aperto, riempiendo una caraffa d’acqua. Due bicchieri sono già li affianco. Dona la schiena sfregiata al resto della stanza. Il petto s’alza e s’abbassa ancora velocemente, ma non ha bisogno di prender fiato con le fauci. Adesso il fiato è sufficiente, seppur il corpo sia ancora agitato. I lineamenti duri del volto affondano in quei capelli biondo cenere lasciati liberi e ribelli. Chiude il rubinetto. Prende i bicchieri con l’ampia mano, quella che non tiene la brocca d’acqua, e s’avvia verso la sala buia, illuminata solo dalla luce arancione del camino acceso che li ha scaldati fino ad ora. Lo sguardo dal profilo affilato, nero come la pece, non può che cercare la rossa. La troverà già li ad aspettarlo? Aspetterà lui? È indifferente. Nel primo caso ovviamente lo sguardo si porterebbe immediatamente su quella figura sinuosa e, senza toglierle lo sguardo di dosso, si limiterebbe a poggiare quanto preso sul tavolino basso al loro fianco <ecco> Un lieve sorriso, prima di girare intorno al tavolo finendo alle spalle di lei. Si muove con passi ben cadenzati, agili per quanto una semplice camminata possa lasciar intravedere certe qualità. Non fanno rumore quei piedi sul tatami, solo leggere vibrazioni che annunciano il suo arrivo alle sue spalle, tentando di condividere con lei uno degli ampi cuscini. Non ne vuole un altro. Uno suo. Chissà per quale assurdo motivo dai capelli rosso sangue. Tenterebbe quindi, se lei lo concedesse, di sedersi dietro di lei, gambe larghe, corpo vicinissimo a quello di lei ma lasciandola libera di sistemarsi come crede, o di spostarsi. Lui si limiterebbe ad impugnare saldamente la caraffa per versare i due bicchieri d’acqua, ma il suo lo lascerebbe li, sporgendosi un poco in avanti su di lei, senza toccarla se non con la punta del mento affilato sulla spalla, semplicemente per gustarsi ancora l’odore di lei, proiettando quello sguardo nero, parzialmente coperto dai capelli, dritto nel camino, ad osservare le fiamme. Succede sempre, quando guarda: si perde nei suoi pensieri seguendo il movimento ipnotico e sinuoso di quei lapilli di luce. Senza dimenticarsi tuttavia di chi condivide quello spazio con lei, facendo un po' più presente quel mento su di lei. Ha la mente leggera e libera. E i pensieri fluiscono con una strana facilità. E se fosse lui a doverla aspettare? Non cambierebbe niente, se non quello sguardo che non corre su una figura che arriverà a breve, e quel mento che non s’appoggerà su una spalla che ben presto sarà li con lui, insieme alla proprietaria. Pensieri, si, che però non intaccano un’espressione…serena, a colorare quei lineamenti forti. Qualcosa che nessuno vede mai, se non lei.

22:42 Sango:
 Secondi, minuti, ore, ha perso il trascorrere del tempo e il muoversi dello spazio, la mente che è stata rapita in favore di qualcosa di molto più dolce, proibitivo, di cui non potremmo narrare nulla qui, ma cosa potrebbero mai fare una donna e un uomo in una stanza per loro nella notte? Se lui indossa quei pantaloncini che utilizza per allenarsi, lei indossa invece la parte superiore di quel completo maschile, molto più ampia rispetto a qualsiasi propria veste, le maniche corte che raggiungono i gomiti, la parte inferiore che riesce a coprire tranquillamente il corpo fino a metà delle cosce, lasciando tutto il resto nudo, complice il calore di un piccolo camino che ha in casa, su un lato della parete opposta a quella della cucina a vista della stanza rettangolare. Le azzurre danzano nel fuoco morbido e caldo, i capelli arruffati che scivolano sulle spalle coperte anche da quella che altro non è che una grande coperta, morbida, bianca come il tappetto morbido sotto di loro, arruffato in diversi punti e stretti in altrettanti, ma il calore è tanto in quel momento, tanto da lasciarla scivolare giù, morente. Le lingue rosse scivolano sulla schiena in modo scomposto, nel mentre che la stessa si troverà a voltarsi in attesa del ragazzo che potrà vedere benissimo. La luce danzante a mettere in mostra i suoi muscoli, la schiena libera da qualsiasi costrizione, dei fianchi più stretti rispetto alle spalle larghe e muscolose. Dei capelli selvaggi che coprono il viso per parte nascondendo i tatuaggi agli occhi, e beh, potrebbe iniziare tranquillamente a sbavare senza nemmeno rendersene conto, se non fosse che in effetti non si tratta solo di un attrazione per mera bellezza, indubbia in lui, stoica come una statua perfetta. No, v'è altro, lo stesso che potrà vedere invece riflesso nelle azzurre, le stesse che cercano le sue scure e nere in quel lieve sorriso che ricambia, nella caraffa che sentirà esser poggiata con delicatezza li su quel tavolo basso e scuro. Non si opporrà a quella decisione, siederà con lei su quel largo cuscino, non troppo alto, ma molto ampio , quelli creati appositamente a Suna per sedersi quanto più vicino possibile a terra, percependo un calore differente, conosciuto, che invade la schiena e il corpo. Afferra quel bicchiere con la destra libera, per portarlo alle labbra e dissetarsi anche lei < grazie > un basso mormorio caldo, rilassata, completamente a suo agio senza alcun timore. Volterà la testa quel tanto che basta per poter vedere il viso altrui, lo sguardo perso nel rosso delle fiamme, con una curiosità crescente che non vuole fermare < a cosa pensi?> no, non può dar freno a quella curiosità nei suoi di confronti.

23:22 Shinsei:
 Avendo lei accettato quella posizione, potrà ricordare come sia molto simile a quella assunta dai due nel parchetto vicino la sua vecchia casa, quella che sembra ormai una vita fa. Un tentativo, un po' ingenuo forse, d’esser per lei qualcosa in cui rifugiarsi, di non separarsi troppo da lei, sicuramente. Ma prima di arrivarci scivolano su di lei quelle iridi nere. Non può non stendere quel sorriso un pizzico in più, infilando l’angolo destro delle labbra nello zigomo, nel vedere cos’ha scelto. Un sorriso che accende quello sguardo, affilato si, ma non nocivo, mai nocivo per lei. S’accendono le iridi, selvagge tanto quanto i capelli. S’accomoda con lei, cingendola senza però toccarla se non, appunto, con quel mento che s’appoggia ma con un’infinitesimale parte del peso, a lei, quasi una carezza puntuale. Lo sguardo nero si sposta dalle fiamme, solo con la pupilla nera, per arrivare alla coda dell’occhio e osservarla bere. Lasciando indugiare lo sguardo sulle labbra che baciano quel bicchiere. Maledetto pezzo di vetro. Torna a guardare davanti a se. Ma s’è accorto che la vede troppo male. La mano sinistra, lenta, s’alzerebbe verso la sua fronte, infilando le lunghe dita nei capelli e spostandoli tutti dall’altra parte del viso. Lasciando a lei, da quella posizione, la visione del viso appuntito completamente liberato, al punto da mostrare anche quel fianco del cranio liscio e decorato, i capelli, per il momento, s’addensano coprendo del tutto sul fianco opposto. l’occhio che lei comunque non potrebbe vedere. Non risponde a quel grazie, se non sospirando dal naso un <mh> quasi delicato, completamente a suo agio. Vorrebbe dire che non c’è bisogno, ma lo sa anche lei. Molto meglio concentrarsi sull’espressione rilassata di lei su quell’ovale candido. Compiacersene. Quella domanda arriva e a quella domanda non verrà data risposta. Certo che verrà data, ma non subito. Lunghi momenti di silenzio in cui lo sguardo torna sulle fiamme del fuoco. Poi, lentamente, lei potrà sentire quel contatto sulla spalla cambiare, spingendo leggermente per sbilanciarla verso di se. Attenzione, è una cosa alla quale lei potrà opporsi senza il minimo sforzo. Ma se lo facesse, sbilanciata leggermente incontrerebbe ben presto il petto di lui, la spalla, il braccio, la gamba perfino. Un trono di carne atto a sostenerla. Un battito forte, ora lento, cadenzato e vibrato, a cullarla, mentre la cassa toracica s’espande un po' più del solito. Un sospiro viene esalato dal naso, mentre il gomito opposto al lato al quale lei, se avesse accettato, si sarebbe potuta appoggiare, istintivamente si solleverebbe dal ginocchio, piegandosi lentamente all’indietro e scendendo verso di lei, andando a poggiarsi, calda e delicata, sul basso ventre di lei, pieno della vita che lentamente cresce. Una carezza che ha iniziato a dedicarle, muovendo lentamente ma costantemente le dita sulla stoffa della maglia. Inutile stoffa. le labbra si schiudono. È il momento di rispondere <Penso meglio dopo..> S’arresta, impossibile trattenere, di nuovo, un ghigno affilato. Lieve pausa <Quando non mi distrai…> Quel ghignetto si tinge d’ironia. Una semplice allusione a quanto le piaccia, catturare quello sguardo nero, che adesso torna su di lei, voltando anche leggermente il capo, donandole l’attenzione che merita <Ci sono un paio di questioni> Quello sguardo entra ora come una lama in quello altrui, calamita inesorabile, per andare a tastare la curiosità che cresce. E qualora lei decidesse di addentrare in quell’occhio nero, troverebbe la stessa cosa, come nel tono delle parole: Curiosità. Nel caso di lui, di sapere cosa ne pensa lei. <Ti accennavo di Kemono> è un nome che, soprattutto lei che è così vicina al suo cuore, non desta timore in lui. Solo fredda, logica analisi di un avversario troppo più forte di lui <Ti ho detto che mi ha vinto. Ma ho preso da lui informazioni che potrebbero esserci utili. Su di lui e su chi lavora nella sicurezza di quel locale.> Commenta, introducendo l’argomento <Voglio sapere che ne pensi.> No, non è un ordine, è solo la manifestazione d’un desiderio che spinge in lei quasi mormorando. <Partendo da lui. È un avversario inarrivabile. Penso che nemmeno una squadra di noi riuscirebbe ad avere la meglio su di lui, in uno scontro per uccidere.> Ancora una volta, solo lucida analisi, è tranquillo. <Credo sia abbastanza abile da impastare il chakra senza usare i sigilli. Questa è solo una mia supposizione, ma non ha compiuto sigilli prima di scontrarsi con me e non penso avesse il chakra impastato in precedenza.> Una prima caratteristica <Si muove tanto veloce che non riesco a percepirlo ne a difendermi in alcun modo dai suoi attacchi. Ed ha una forza e una resistenza di gran lunga superiori alle mie. Ha sopportato un colpo che gli ho inferto con tutta la forza che ho, quasi senza risentirne.> Ancora una volta, non c’è dispiacere, delusione o rabbia. Sta letteralmente navigando nella tranquillità di quella casa, con quella donna tra le braccia. Non ha motivo di agitarsi. È solo esposizione dei fatti, di ciò che ha compreso scontrandosi con lui. Sono tante le cose che si possono acquisire in combattimento, ed è per quello che ha accettato di scontrarsi con lui. <Ha sicuramente un ruolo apicale in quel locale. Gestisce tutto lui. Non delega nemmeno le forniture di alcolici, che stava controllando quando io e Kan siamo arrivati.> Riflette, ad alta voce, tenendo lo sguardo in lei. Chiudendo le labbra sottili, spegnendo quel suono basso, grave e vibrato con il quale si esprime. Lasciando che ora sia solo la curiosità che lei potrà leggere nel suo sguardo a parlare.

23:49 Sango:
 Accetta di buon grado quel contatto, semplicemente atto a star ancora vicini, inutile metter dello spazio quando entrambi sanno benissimo di non volerne, semplicemente star vicini e poter così sussurrare alla notte in una casa abbastanza vuota e buia, se non fosse per loro. Quell'ingenuo tentativo va in porto, decisamente più debole a vederla in quel modo, senza esser pronta a nessuna guerra, a nessuna battaglia, di potersi infine davvero rilassare una volta tanto senza dover per forza costringersi a rimanere sempre sul chi va là. S'adagia senza sforzo alcuno, tira indietro il corpo per quel che basta per sentire il petto a contatto con la schiena, ma in quel momento provvederà lei stessa a scostarsi verso sinistra, quel tanto basta per poterlo guardare meglio in volto, a metà tra lui e il fuoco poco lontano, lasciando che sia quella mano a toccarle il ventre con calma e calore, stringendosi lievemente nelle spalle, ma poggiandosi a lui con tutta la parte superiore del corpo, in attesa che giunga risposta alla propria domanda, senza perdersi il profilo che gli mostra, libero da una parte dei capelli dorati per mostrarle quello sguardo nero, pesante, ma vivo. Risponde a quelle prime parole con un lieve sorriso, non interromperà il flusso dei pensieri che sa troverà la voce bassa e vibrante a impregnar quella stessa stanza. L'ascolta, di Kemono, l'uomo con quella cicatrice, di quelle sue potenziali abilità e di ciò che la fa pensare. Non s'incupisce, ma progetta, pensa, soppesa quelle stesse cose che le aveva detto ma con superficialità la notte in cui è tornato, ma adesso avranno il giusto spazio per comprender meglio ciò che hanno avuto modo di vedere, poter toccare e sentire coi loro occhi.< ho avuto modo di parlare con Kan > si, l'aveva avvisato a modo suo, in fretta e furia ma senza avere comunque la possibilità di affrontare quel discorso < mi ha detto che lui è..abbastanza potente. Da non inimicarsi > occhieggia l'uomo con il lato dello sguardo azzurro < e di non intromettermi io in primis > perchè proprio lei non dovrebbe farlo? < quella serata, dove eravamo vestiti da killer > la ricorderà sicuramente, lei almeno la ricorda, quasi completamente, solo la fine rimane confusa < la ragazza che hanno calpestato per sbaglio, era incinta. Credo abbia perso il bambino. > ne parla con distacco, come se non la riguardasse davvero da vicino, eppure ha avuto un brivido lungo la schiena, una specie di spasmo violento. < Kemono decisamente non ne era felice > di certo non della perdita della giovane, probabilmente più legato al suo vedersi una ballerina buttata fuori e probabilmente da dover sostituire < non voglio di certo dover combattere contro di lui > l'osserva di nuovo, adesso, in attesa delle sue di espressioni prima di poter continuare < quella ragazzina non era però con lui. Fu una donna a presentarsi quella notte, quella stessa donna che Mekura ritiene la stessa ad aver rapito sua figlia. Dunque mi chiedo, Kemono sarà davvero l'unico potente li dentro? > pone quella domanda anche a lui, cercando quello stesso confronto, un'altra mente che possa aiutarla < e al momento abbiamo troppe poche informazioni per fare qualunque cosa. Dovremmo andare ad una delle tante serate, in modo da capire innanzitutto come sono fatti i piani superiori, quante sono le guardie, chi siano, dove siano le scale.. e.. > troppe cose che non possono esser lasciate al caso, e s'accorge solo ora di essersi irrigidita . Respira, di nuovo calma, rilassando il corpo < è orribile sentirmi così debole > un tempo avrebbe aperto in due quel locale senza nemmeno sforzarsi troppo, adesso fatica anche nelle cose più semplici. < ho detto a Kan che sarei entrata li dentro per la bambina > confessa < ma niente di tutto il resto, beh, sa di te ovviamente > lo adocchia di nuovo, sbatte le lunghe ciglia nere rimanendo, solo ora, silente.

00:36 Shinsei:
 La percepisce, con la pelle liscia e lucida, tirata sui muscoli ai quali vuole che lei si appoggi, concedergli quella carezza alla quale davvero non pensa, gestita dall’inconscio che lo spinge in un semplice gesto d’affetto verso le due vite che ha li con se. La osserva con quello sguardo dimezzato, ma comunque in grado di leggere. Con lei è sempre stato questo, ha sentito sempre il bisogno di leggere nello sguardo ciò che le orecchie ascoltano, con quella voce musicale. Perché? Perché sono le reazioni profonde di lei a interessarlo, accompagnate ai concetti che esprime. E mentre le orecchie capteranno ogni parola, lasciandola libera di parlare, di prendersi le sue pause, di riflettere, lo sguardo nero, dal taglio animale, pesante e costantemente inquieto, alla ricerca di lei, leggerà quelle occhiate, la curiosità di avere sue reazioni, il bisogno di condivisione di pensieri per crescere insieme, la frustrazione d’un corpo debole in una mente indomita come quella di lei e infine la curiosità a seguito delle ultime confezioni. Nel sentirla irrigidire. D’istinto tenterebbe di torcere ancor di più il collo in un movimento che non sembra portargli sforzo, per portare le labbra roventi all’altezza della fronte e tentare di stamparle un bacio proprio al centro di quello spazio tra gli occhi blu e i capelli color del sangue, li dove si nasconde ciò che più ammira e brama di lei, quella mente alla quale si è incatenato, per prendersi un momento la sua attenzione e riportarla li con lui. Ma veniamo alle risposte. <Ci sono sicuramente.> è una lucida conferma <Lui ha parlato di altre due persone. Una di sesso maschile e una di sesso femminile, che lavorano sotto di lui come bodyguard del locale.> Passa a spiegare <Ha chiamato Nori la femmina, descrivendola come molto abile nelle arti marziali e in grado di aprire le porte del chakra> Parla con il solito tono di voce, che è forte e cadenzato, ma basso, vibrato. Non ha il minimo bisogno di urlare. <Ha chiamato Mamashiki il maschio, e ha detto di lui che non saremmo riusciti a spostarlo dalla sua posizione nemmeno con tutta la forza del mondo> Sembra ancora rimuginare <L’unica persona che abbiamo visto lavorare li in un ruolo del genere, è la donna dai capelli bianchi che ci ha fatto entrare in quel posto. Che sia lei Nori?> Sarebbe utile dare un volto a una descrizione. In ogni caso conclude quella parentesi, donandole tutte le informazioni che ha ricevuto in quell’incontro. Completamente sincero con lei. Tornerebbe quindi alle parole della rossa, che nel frattempo ha ripreso nella mente e analizzato <Sarei curioso di sapere com’era fatta questa donna. Ma anche se la bambina era con lei temo sia impossibile che Kemono ne fosse all’oscuro. Se vogliamo agire alle spalle di quell’uomo siamo tremendamente a corto di informazioni. Penso tu abbia ragione. Un buon inizio potrebbe essere frequentare quel posto di nuovo.> Frasi lunghe, composte di molte parole. Non si risparmia con chi si fida. <Sulla tua debolezza, e sul fatto che quel damerino dai capelli bianchi ti abbia consigliato di restare dietro le quinte.> Introduce l’argomento con la schiettezza che lo contraddistingue, e lo sguardo la cerca, ossessionato. <Non posso immaginarlo> Quanto sia orribile sentirsi deboli <Ma penso questo. Lui non c’era quando ti ho visto spezzare la vita del tizio con un occhio solo.> S’avvicinerebbe, o tenterebbe di farlo, al punto da toccarle il naso col suo appuntito. Lo sguardo vibrante e inquieto fermo in quello di lei <Non sa> Mormora non troppo distante dalle sue labbra <Quanto alta splende la tua fiamma e quanto forte batte il tuo cuore da quando hai scoperto cosa cresce in te. Ignora la forza vitale che sprigioni…> Lento e inesorabile s’accende il ghigno su quel volto appuntito, <sempre> una parola che spinge verso di lei da sola, prendendosi le giuste pausa <Ma> C’è sempre un ma <So che tu, d’altro canto, saresti spinta, dai tuoi desideri, ad trascurare i messaggi che il tuo corpo ti manda, ignorando le debilitazioni che il tuo corpo incontrerà almeno tanto quanto Kan ignora ciò che ho detto prima> Ancora una volta, tenta di ragionare con la persona ha davanti a se. E la mano, quasi all’improvviso, abbandonerebbe quel ventre per salire verso di lei, nel tentativo di infilare il mento piccolino nell’incavo tra il pollice e l’indice. Le quattro dita da una parte del profilo inferiore del viso, il pollice dall’altra. Vuole prendersi la sua attenzione. <Ascolta il tuo corpo. Sango. Non permettere a nessuno di dirti se e quando fare un passo indietro, ma ascolta il tuo corpo prima ancora della preoccupazione per me, per quella bambina o per chiunque altro ti spingeresti all’azione.> è più fermo il tono. Potrà notarlo lei. Non sta dettando ordini, sta tentando di infilare ragionamenti in lei. Che ne faccia ciò che vuole. La presa, s’ammorbidirebbe quindi fino a spegnersi <Non lo nego…> Attenta, Sango, è una confessione importante <Mi preoccupo costantemente per te.> Quattro parole. <Penso che prima, se saprai ascoltarti, tu stessa sentirai l’esigenza di fare un passo indietro, almeno fino a quando non avrai partorito e recuperato le forza. Nonostante la mia preoccupazione non sono io a poterti dire quando farlo, ti chiedo solo di non ignorare ciò che il tuo corpo ti dice.> è una richiesta tanto assurda? Conoscendo la volontà che arde in lei, potrebbe esserlo, ma lei potrà leggerla in quello sguardo nero, la preoccupazione per lei. Nuovo discorso. Kan. <Cosa ha risposto quando gli hai detto perché vuoi entrare li dentro?> Prima domanda, per poi assottigliare lo sguardo alla di lei ultima frase <Non sono molto interessato a cosa sappia o pensi di me> Ammette, ma quello sguardo lei potrà sentirlo penetrante <Cosa sa invece di te?> Scava quello sguardo, senza tregua, ma lascerà a lei la risposta < Il consiglio di non esporti è quello di una persona che ci tiene a te, non solo quello di un medico. L’ho percepito dalla montagna di domande che mi ha fatto e su come sembrasse contrariato dal fatto che tu non gli abbia detto di lui. Come se si sentisse in diritto di saperlo> E a cosa è dovuto questo diritto? Vuole saperlo da lei, ovviamente. <Ti fidi di lui?> Nient’altro. Solo uno sguardo nero e pesante, incastonato in uno blu profondo e vivo.

01:01 Sango:
 Adesso ascolta, è il momento di tacere, lasciare che molte parole fluiscano e che rievochino ricordi perfetti e altri nebulosi nella propria mente < Mamashiki > riprende quel nome tra le labbra < è uno dei bodyguard , lo conobbi prima di conoscere te > si, non è di certo la prima volta quella in cui si avvicenda in quello stesso locale, lo ha già detto al biondo senza farsene troppi problemi, omettendo il motivo però per cui vi si era recata, una parte era si per Mekura per darle quanto supporto morale possibile, ma l'altra parte? Puro egoismo. < è un omone, credo di piacergli anche > ricorda anche il suo averla presa in simpatia, facendole il suo nome nel caso ne avesse avuto necessità all'interno di quel covo < e le porte sono una mia grande..debolezza > ammettere anche quella non è difficile, non con lui almeno < mi ci son trovata contro due singole volte. Una contro un konohano, un certo Saisashi > un nome che viene alla luce quanto più per informazione latente, che qualcosa di veramente importante < l'altra durante l'ultima guerra, era una Pierrot > inconsapevole di star snocciolando anche nomi di vecchie organizzazioni con così tanta facilità < non penso che kemono ne fosse all'oscuro, anche se non capisco il motivo di tenersi una ragazzina così stretta > le sfugge ovviamente il perchè, che sperino di avere degli occhi Hyuga dalla loro parte? Sorride lievemente a quel sentire Kan definito come un damerin. Accoglie quella vicinanza, ispira il suo odore tanto vicino, lo stesso che le farà socchiudere gli occhi, ma non completamente per non perdersi il suo sguardo nero e profondo, ardere col suo, ripetere ciò che egli ha visto e invitandola a far solo qualcosa di puramente .. legittimo. Soppesa ancora le sue parole, le soppesa tanto da portare lei stessa quella mano al ventre, gonfio adesso, sempre più visibile e morbido, sempre più dolce nelle forme che assume il corpo in quel cambiamento di cui non s'era accorta all'inizio, ma che ora si fa rivedere. < l'uomo con un occhio solo non era poi molto forte > avrebbe potuto farcela da sola forse contro entrambi contemporaneamente < ma di lui riuscivo a vederne ogni singolo movimento, ogni singolo attimo era chiaro > poteva vederne la traiettoria, il movimento della spada, il dove avrebbe potuto e voluto colpirla. La mente che s'è allenata abbastanza in quello, ma che sente ancora fragile, come fosse friabile, debole. Dieci lunghi anni, dentro una teca, usata per esser assorbita, di certo non qualcosa che non poteva che avere solo delle conseguenze in lei. < ma hai ragione > sul resto di ciò che ha detto, su ciò che le confessa nella mera preoccupazione per lei che la coglie di sorpresa, e potrà leggerla lui stesso tingerle il viso in un attimo di luce, stretta tra quelle dita poste sul mento, sul viso che la trattengono a lui, per potersi guardare meglio . Oh come lo ascolta, con pochi è riuscita ad ammutolirsi così tanto da dare importanza a qualcun altro, ad altre parole che non fossero le proprie , eppure con lui non riesce a far altro, di ciò che sente la richiama alla vita. < cercherò di.. comprendermi meglio , di fare un passo indietro se necessario > arrogante, sempre, impetuosa anche, ma stupida? No, mai. Non ha rischiato che la vita nei momenti opportuni, tenendosela sempre così stretta a se, per arrivare fino a li < non voglio perdere tutto questo > tutto questo cosa? Lo sguardo s'ammorbidisce, tempestoso in quell'azzurro che diviene più scuro, sentito. < te, lui > ah per lei , quello che ha dentro, è ancora un lui. Lo vuole come un lui. < finalmente posso sentirmi.. felice, perderlo sarebbe come morire > e li sarebbe morta davvero. Avrebbe messo fine lei stessa alla propria vita con le sue stesse mani immonde, sporche di troppo sangue. < mi ha solo detto che avrei dovuto fare attenzione, di non dovermi esporre e inimicarmi alcuno la dentro > consiglio alquanto saggio invero < lui.. sa molto di me, in generale sa troppo potrei dirti. Che se volesse distruggermi potrebbe riuscire, avrebbe modo di farlo con le sole parole > così come ha fatto, punzecchiandola li, al centro del suo dolore che vive ancora, sebbene molto più leggero con il tempo ma comunque presente. Sorride mesta a quel suo tenere a lei, a modo suo < credo che se fossi in pericolo mi aiuterebbe > quello è per lei tenere a qualcuno < per il momento non posso fare altro che fidarmi > sbatte le ciglia, lo sguardo che si fa più cupo adesso < ma.. > c'è sempre un ma < non sono per il dare ad una persona tutti i miei segreti. > non darebbe mai un simile potere a qualcun altro, ma qualcosa vibra nelle labbra, le fa fremere < se non sei tu > chiaro, no?

02:08 Shinsei:
 Parole, pensieri, idee vengono scambiati tra i due. Parole di lei, soavi e tranquille, melodiche quasi, che però hanno effetti diversi su di lui, ma forse è bene andare per argomenti. Potrà notarlo subito lei. Non appena lo informerà di aver conosciuto quel bodyguard, il sottile sopracciglio sopra l’unico occhio che può vedere, inizierà ad inarcarsi. Mentre lo sguardo s’affila, facendosi ora vibrante di qualcosa di sordido, che lo attanaglia ogni volta che si parla di certe cose. Scaverà inesorabile quello sguardo in lei. Mentre improvvisamente ragionare si fa complicato. Domande s’affastellano, celate da uno sguardo indagatore. Ma le parole di lei arrivano prima e immediatamente lo sguardo si distoglie, per la prima volta, dal suo, come fosse scottato, andando a sbattere ovunque. S’abbassa un poco il capo, verso i propri piedi, o verso le cosce di lei. No, è un’altra cosa da non guardare quando si è in preda a un attacco di gelosia. Si immaginano cose che non devono essere nemmeno immaginate. Meglio il fuoco. A quei movimenti, i capelli tenuti ad inondare un solo fianco della testa, si ribellano, iniziando a cadere come una cascata dorata anche sull’altro fianco, coprendo ogni cosa, sguardo compreso. Lunghissimi momenti di silenzio in cui lei potrà a stento vedere la mascella serrarsi, indurendo i lineamenti del viso. La cassa toracica s’alza e s’abbassa tre, quattro volte prima che lui parli. Cosa lo trattiene? Il fatto che sia sempre tutto così complicato. Il desiderio di tenerla lontana da quel posto è già incalzante per la sua condizione. Se ci mettiamo in mezzo vecchie conoscenze e chissà quali altre cose, quel desiderio diventa quasi una necessità del biondo stesso, per evitare di impazzire. Eppure lei è sicuramente la persona meglio inserita in quel posto, e come detto. Non sarà lui a imporre condizioni. <Bene.> Mormorerà secco schiudendo le labbra. Bene cosa? Quella conoscenza, ovvio, quell’entratura ulteriore. Decida lei cosa farci. Non è lucido abbastanza per darle consigli adesso. E impiegherà qualche altro profondo sospiro, prima di cercare di mettersi tutto questo alle spalle. D’istinto il braccio vola violento ad afferrare adesso il suo bicchiere dell’acqua. Tirerebbe due sorsi spingendo l’acqua tra le labbra con tanta foga da far tracimare due rivoli agli angoli della bocca, ce rapidi andrebbero a segnarlo, scivolando sulla liscia pelle. Non se ne cura. Nuovo argomento, è meglio <Non sono più una debolezza> Commenta, meno netto di prima, recuperando le catene di quel demone emotivo che ha dentro e che sta imparando a controllare, evidentemente la strada è ancora lunga. <Ti proteggerò. Sempre.> Ancora una volta netto, si, ma nella profonda volontà di proteggerla, questa volta. Ha vicino qualcuno che è tutt’altro che spaventato da quell’abilità. Anzi, che la conosce come se stesso, potenzialità e limiti. Forse, almeno in questo caso, può essere utile avere un Taijutser di quel tipo vicino. Immagazzina quei nomi. Non è il momento di fare domande che devierebbero il discorso. Ma quei nomi resteranno, e quelle domande anche. Celate per ora. La ascolta dargli ragione. Non se ne cura. Non è di ragione che si parla ma di riflessione. Un lieve sorrisetto affilato si ripresenta, graffiato dai capelli che lo nascondono in parte, mentre lentamente, tornerebbe verso di lei, concentrandosi, per ora, sulle labbra. sono le parole di lei a sciogliere definitivamente ogni riserva. Eccola li, la contraddizione intrinseca di quella donna, in grado di regalargli emozioni contrastanti nello spazio di poche frasi, Si stenderebbe quel sorriso, mentre lo sguardo si riporterebbe nel suo, solo qualche secondo, prima di socchiudersi, perché tenterebbe, se gli fosse concesso, di congiungere le labbra con quelle di lei, rubando la dolcezza delle parole appena espresse per farne un balsamo per il suo stesso cuore. Un bacio volto ad alimentare quella parola che finalmente le sente dire “felicità”. Un bacio con i suoi tempi, le donerebbe, non immediato ne frettoloso, prima di separare quel contatto, ma non di molto <Pensa questo, Sango. Un passo indietro per queste…stronzate> Ci pensa, ma le parole hanno un peso, e anche se lei non tollera quel linguaggio. Ci sono delle eccezioni. Proviamo a lasciarlo continuare <Potrebbe essere un passo avanti che fai verso..> E la mano tornerebbe, sopra al dorso di quella di lei, sul ventre, <Ren> Lo dice con sicurezza. Hanno parlato di quella possibilità, di quel nome. Usarlo rappresenta per lui solo un modo di manifestarle la sua convinzione di quella scelta. E si, quel termine tanto scurrile va usato, se dall’altra parte c’è la vita che cresce in lei. Lascerà a lei, quindi, la decisione di se e quando compiere passi avanti o passi indietro. Ascolta le ultime parole sul medico, il modo in cui lei parli di ciò che l’altro sa. Di ciò che potrebbe fare con le parole, e di nuovo la mascella si serra. Un movimento che coinvolge ben presto anche il resto della muscolatura sotto di lei, che s’indurisce. <Non lo permetterei.> Un basso ringhio. Niente di più. Non serve dire altro. La ascolta parlare del fatto che non possa far altro che fidarsi dell’altro. Non reagisce. Non apparentemente. Schiude le labbra solo quando lei avrà finito di parlare <Li voglio. Tutti.> Cosa? I suoi segreti, ovvio. Lunghi momenti di silenzio <Quando mi hai spinto a parlare del significato della mia schiena. L’hai fatto con la convinzione che parlare sia sempre meglio che tacere. Mi hai spinto a rivelare un segreto che avrei tenuto per me, perché eri convinta che questo, in qualche modo ci avrebbe fatto bene, ed è stato così.> Prende fiato, prima di ricominciare. <Sono della stessa idea, vorrei che mi parlassi di ogni cosa. Quella notte mi hai fatto capire che parlare delle cose, per quanto possano farci male, sarà sempre meglio che non parlarne. Ma non sarò io a spingerti a farlo. Ciò che tieni nel cuore, celato, è tuo e tuo soltanto. A te decidere cosa, come e quanto condividere> Si sono lasciati la libertà massima, a vicenda. Si sono promessi che si sarebbero accettati al di là di tutto. Lui s’è aperto, mostrandole la paura di ciò che le stava dicendo, di essere respinto da lei. Ora sta a lei decidere se, come e quando prendersi simili rischi con lui. D’altronde c’è un altro modo di mostrare fiducia nel prossimo, se non lasciarsi cadere ad occhi chiusi con la sicurezza che braccia forti saranno pronte ad afferrarla? La ascolterà parlare, per poi schiudere le labbra. <Devi sapere un’altra cosa su questa faccenda> Qualche secondo di silenzio. <Ho incontrato, per caso, il padre della bambina dell’Ochaya. Mattyse> senza segreti con lei. Lascerà che sia lei a porre le domande, pronto a risponderle, senza remore.

02:34 Sango:
 La nota, cosa? Quella gelosia, ovviamente può riconoscerla nella mascella rigida, nello sfuggire via da lei, e perchè poi? La destra che salirebbe veloce e calda verso quel viso che la evita, cercando di poggiarla sulla guancia opposta al lato che lei potrà vedere, invitandolo a muoversi di nuovo verso di lei, verso uno sguardo calmo, divertito perfino < una cosa che devi ancora conoscere di me.. > sussurra, calda, ammaliante, vuole esserlo adesso lasciando per un attimo quella dolcezza della notte < è che gli uomini sono facili da conquistare per una donna. Basta un sorriso, qualche parola giusta, e puoi usarli come meglio credi > pedine, involucri per lei vuoti da usare come meglio crede , per cosa desidera fare < sfruttarli è una cosa che ho imparato, ma non v'è nulla di più che semplici conoscenze che rendono più facile fare qualsiasi cosa > cerca le parole esatte per fargli comprendere quel complesso giochi di ruolo, di quelli da investire e di cui vestirsi , di cui ha usato la propria bellezza per molto, molte cose che lui non conosce. < ho usato tutte le mie abilità in ogni occasione, anche il corpo se ciò era necessario > per evitare una guerra, per evitare qualsiasi cosa, la morte anche, ma anche per prendersi per se la vita di qualche ignavo. < ma il desiderare qualcuno è differente, così come io desidero te > in quello stesso momento lo desidera, i cento soli neri che s'abbattono sul proprio essere, atti a farla tremare solo con quel mero sguardo.E sorride, lasciando andare quel viso < se avessi mai pensato a te come un peso, non avrei condiviso con te nient'altro che una notte > solo una, per averlo, per saperlo in quel modo solo suo, egoista fino al midollo, stronza, eppure non è stata lei a cercarlo in quel modo, a porre le proprie labbra sulle sue. No. Ha accettato il contrario. Così come accetta adesso il bacio che le dona, dolce, lento, semplicemente li, con lui, nell'udire di nuovo quel nome che le fa perdere un battito al petto, un battito di dolore, violento che si insinua fino al petto soffocandola per qualche istante < Ren > lo sussurra anche lei, di quel viso che si tinge di dolore per un attimo e poi di un mezzo sorriso < lui mi manca molto > confessa, portando adesso lei quello sguardo azzurro verso il fuoco < sai Shinsei > sussurra ancora alla notte, luogo di segreti inconfessabili < qualcosa che vorrei ci sarebbe. > prende il suo tempo, ma non lo guarda, non ancora < poter vivere per sempre, per scegliere io la mia morte > un concetto che potrebbe avere dell'assurdo, ma che è reale, lo conosce, sa che è possibile < e riportare indietro i morti > riportarli alla vita, poter far qualcosa di simile, ma della seconda non è che qualcosa di personale e non conosciuto, qualcosa che non sa se sia possibile o meno, ma solo un desiderio pregno di egoismo. Li volevi tutti i segreti Shinsei? Eccone a te qualcuno di fondamentale importanza, qualcosa che non può esser detto alla leggera, di conoscenze arcaiche e proibite, di desideri malati che si insinuano sotto la pelle della rossa che stai stringendo. E porta adesso di nuovo le iridi su di te a quel tuo volere, di quei segreti che vuoi conoscere, della mole di ragnatele tessute in così tanti anni che ancora nasconde e tiene per se, gelosa di esse. E ne trova il senso anche adesso, di quelle che sono parti di lei, il motivo per cui ella è così, cosa l'ha portata nel tempo a divenire quella che è quel giorno. < non posso che darti ragione, di nuovo > non le pesa farlo però, tanto che il corpo invece andrà a rilassarsi, li, al caldo, nella sua di sicurezza che le offre con quelle braccia forti. < con.. Kan, prima di essere amici, di qualsiasi cosa..ci piacevamo in qualche modo > confessa qualcosa di vicino, il motivo per cui considera quel ragazzo troppo giovane come qualcuno di tanto vicino a lei, e batte il cuore, consapevole del fatto che stia forse per innescare una bomba < mi somiglia, come ero nella mia vecchia vita prima di essere una mukenin > sussulta lievemente, difficile andare avanti < siamo stati insieme, una sola notte. E poi abbiamo compreso che saremmo solo potuti essere amici, nulla di più > non vi è davvero nulla, solo un inizio particolare per loro, ma quel legame si è solo fondato con il tempo e conm il desiderio di non esser altro. Sarebbe stato impossibile per entrambi. E lo lascia ovviamente li, a racimolare i suoi di pensieri, in ascolto anche di quella confessione ulteriore < lo conosco anche io > ammette < va in giro con Furaya Nara, ex hokage della foglia. Beh delle vecchie mele marce ne è rimasta in vita solo una > tutti gli altri son morti , Yukio compreso < ma so che Mekura ha avuto quella bambina che stava con suo marito, e non era di certo Mattyse > insomma, non sa perchè, ne come., ma quei due alla fine hanno condiviso qualcosa alle spalle di un uomo < era il capo della Yakuza mi sembra, o una cosa del genere > ovvio riferimento all'ex marito, il suo.

03:50 Shinsei:
 Perché decide di assecondare quel tocco che lo raggiunge sulla guancia piatta? Perché decide di tornare con lo sguardo su di lei? Perché decide di lasciare che quella voce infili dentro quella mente frastagliata coltelli affilati di consapevolezza, lame di dura verità, sbattuta li contro quel volto affilato e dai tratti duri, che incassa il colpo inghiottendo quella consapevolezza dentro di se, come se stesse bevendo lava rovente atta a corromperlo. Una parte di se scalcia, scalpita e ruggisce nel petto. Non vuole sapere. Non vuole. L’altra invece, in silenzio, ingoia. Consapevole che solo ascoltando ciò che non vuole sentire, potrà arrivare a conoscerla sempre più a fondo. Quale delle due vince? Non vengono distrutti mobili. Non vengono sbraitate parole, non vengono urlati insulti ai Kami per essersi ficcato in una situazione tanto complicata, con una donna tanto complessa. Niente di tutto questo. Quindi quale delle due oscure metà abbia trionfato è evidente <Rendono più facile fare qualsiasi cosa> ripete. Essendo la parte profondamente convinta di doversi spingere in fondo all’animo della donna che ha davanti, non solo assimila e soffre, ma soffrendo, riflette. E ci era quasi riuscito, a convincersi che quel discorso sulle armi usate per le proprie necessità fosse per questioni lavorative, o di missione. Ma quella domanda serpentesca ha subito morso la sua mente. Che tipo di necessità? E allora la mente è volata ai loro primi incontri, e poi ai successivi, all’egoismo che la dominava, alle frasi che lei ha sussurrato nell’intimità. Frasi che parlano, e allora lei potrà rendersi conto che lui la sta guardando senza bisogno che lei tenga il suo viso con il dito, lei potrà rendersi conto che sotto quelle ciocche bionde cineree quello sguardo affilato non ha pietà, nell’intento di inchiodarla a un discorso che lei stessa ha tirato fuori, e se deve fare male per lui, almeno che sia fino in fondo. <compresa la volontà di spegnere il cervello e sentir di nuovo battere un cuore morto. Per una notte?> è presente il tono di domanda, ma lo sguardo non ammette menzogna. Quella mente frastagliata e incrinata è dedita adesso a comporre il complesso mosaico di quella donna. E l’ha vista chiedere esattamente questo ad egli stesso. Un momento di semplice egoismo. Quella domanda, martellante, su quante volte l’abbia chiesto, a quanti uomini l’abbia imposto. Gli provoca un brivido lungo la schiena, ma lo sguardo non smette di tenerla li, opprimente e oscuro <Desiderarmi?> Ad accompagnare quello sguardo nero, s’aggiunge un ghigno <Tu hai desiderato ognuna di quelle conoscenze, Sango. Ognuna di quelle facilitazioni> Ne è sicuro. Perché? Perché glie l’ha detto lei senza dirglielo. Gli uomini sono facili da conquistare. Conquiste. È una parola strana. Per quanto effimera sia una conquista, bisogna comunque desiderare di ottenerla e adoperarsi in tal senso. Eccola li la volontà di lei. Ascolta le sue parole. <Tra te e me non c’è conquista. Tu hai scelto di consegnarti. E io ho fatto lo stesso. Per questo non senti il peso di quella catena che ti vincola> Basso e vibrato il tono, tentando di spingere in lei frasi affilate come lame. Consapevolezze. <Ma quella catena c’è. Testimonianza della volontà che hai scelto. Ed è un vincolo al quale non esistono eccezioni. Mai.> Non lo consentirà. Sarà lui, con gli artigli stretti sul cuore di lei, a farla sentir viva ogni attimo. Parole pesanti, si, atte però a condividere con lei pensieri su scelte passate e presenti. Un bagliore d’eccitazione gli illumina lo sguardo, è meraviglioso poterla vedere da dentro in questo modo. Tenterebbe, se gli fosse concesso, di appoggiare la fronte sulla sua, coprendo anche lei con i suoi capelli dorati, solleticanti sul volto. Quel ghigno, tuttavia, sparirebbe dal volto duro di lui, nel sentirla parlare di nuovo del fratello. Ne ascolta le profonde volontà. E quella confessione sul fratello, le labbra si schiudono, e quando parlerà il tono fermo, duro, atto a scuoterle l’anima, sarà scomparso, in favore di qualcosa di più pacato <Ti mancherà per tutta la vita.> Semplicemente <Porti con te un fardello che nessuno può togliere dalle tue spalle> Lo vede. Come lei ha visto quello di lui. Resterebbe, se gli fosse concesso, sulla fronte di lei, con gli occhi chiusi collegato con lei ad un altro livello <Dimmi una cosa. Questi tuoi desideri sono utopie? O reali obbiettivi da poter raggiungere?> Avrebbe optato per la prima, a giudicare dalla grandezza di quei sogni, ma con lei ha imparato che niente è scontato <Mi hai parlato di un tizio che ti ha insegnato una tecnica utile a darti ciò che cerchi…> Non ha fatto nomi perché lei li ha tenuti segreti, come sempre, ma come detto, a lei il libero arbitrio di scegliere cosa dire e cosa no, e di assumersi il peso di questa scelta <Parti da li.> Un consiglio che le sussurra dritto nel cervello. Ma veniamo a quell’ultimo argomento. Quella prima frase sul bianco comporterà immediatamente la separazione delle due fronti. Ma questa volta non scappa da quel suo sguardo, resterà dentro quelle pozze blu a scoprire quanto sincera sia in quel momento. E a lei cosa rimarrà di quello sguardo? Lei potrà ammirare come quelle iridi sprofondino giù in un barato senza fondo, sempre più, ad ogni parola pronunciata. Fino a lasciare solo due buchi neri in fiamme. <nulla di più.> Tre parole ripetute, con un tono serpentesco. Nello sguardo, fisso, il volto di quell’albino premuto contro quello di lei. <Ho capito.> Oh beh, quello sicuramente. <Spostati un attimo. Per favore.> C’è la cortesia che ha imparato ad avere con lei, nel tono della voce ma non ammetterà un diniego. Aspetterà tuttavia che lei rinunci a quel trono di pelle e muscoli, e non appena lo farà, con un gesto elegantissimo e atletico, lui sarà in piedi e le donerà di nuovo quella schiena, sfregiata e contratta, negandole invece l’espressione che adesso si libera, impossibile da vedere. Passi lenti lo condurranno di nuovo in cucina, lasciando l’arancione del camino a giocare con quei muscoli. Aprirà il rubinetto, immergendo le mani a coppa e tirandosi sul volto due secchiate d’acqua, prima di richiudere l’acqua e passarsi due volte le mani tra i capelli, adesso spinti all’indietro e tenuti così dall’acqua, in quella capigliatura che non è la solita treccia, ma che lo rende selvaticamente elegante li nella penombra della cucina <Mi ha raccontato tutto, tranne la questione del marito.> Commenta ancora di spalle. Cambiamo completamente argomento? Si volta intanto, mostrandole quel viso libero, e grondante d’acqua sul corpo <Quelle mele marce hanno il nostro obbiettivo. È una cosa sulla quale penso ci convenga riflettere> S’avvicina al frigo, per aprire in realtà il freezer, ed estrarre il portaghiaccio che ha diviso l’acqua in cubetti bianco opachi e fumanti. Chiuderebbe con forza la porta del freezer, per dirigersi verso di lei <Non adesso.> Questa volta si, impone. E perché <Non ragionerei con lucidità> Oh. Interessante. Parla avvicinandosi con quell’innato fare felino che si ritrova, per sparire di nuovo dal campo visivo di lei e trovarsi alle sue spalle. Appoggerebbe con delicatezza quel portaghiaccio sul tavolo, prima di tentare di riappropriarsi del posto che aveva alle spalle di lei. Quel volto bagnato rivela ora una calma diversa. Cos’avrà macchinato il suo cervello? Quali saranno le conseguenze di quella rivelazione? Lo sguardo la cerca di nuovo con voracità.

04:20 Sango:
 Confessare quella parte è quella estremamente facile da fare, di una mente che ragiona, che si applica, che cerca di trovare la via più facile per arrivare a qualcosa, e vede quella lama affondare in lui, nella consapevolezza di ciò che è, di ciò che ha fatto solo in minima, minuscola parte della sua vita. La mano che lascia immediatamente quella pelle, come se bruciasse adesso la propria pelle, sempre troppo fredda in confronto a quella dell'altro < sono una shinobi Shinsei. Ho ucciso innocenti senza batter ciglio. Ho distrutto vite, ho voluto uccidere migliaia di persone per il mio obiettivo. Un corpo, non avevo altro che un corpo. Poco da donare ormai, solo carne e sangue> non v'era altro da poter dare, e lentamente i pensieri si affollano, diventano pesi quei segreti, spingono le spalle verso il basso , la schiena che si ammorbidisce in avanti < ti ho promesso di essere sincera con te..> si, lo hai fatto Sango, lo hai promesso, e adesso quella promessa brucia come tizzoni nelle orbite, bruciano gli occhi tanto da non volerlo nemmeno guardare. La sente la domanda che brucia < si > sussurra semplicemente a quella stessa domanda che fa male, per una notte l'avrebbe fatto, solo per essere egoista e sentirsi bene, null'altro che poi l'indomani mattina a non avere più nulla se non se stessa < sei arrivato in un momento in cui non credevo in nulla. Mi ero..mi stavo costringendo a far qualcosa che mi avrebbe dato solo un briciolo di una felicità che nemmeno merito > nemmeno in quel momento lo merita, di avere parte del proprio sogno realizzato. E si stringono le spalle, calano giù, mentre le gambe si tirano su per esser abbracciate , tese le mani, le unghie affilate a stringere la pelle < stavo per sposarmi, mancava davvero poco > non v'è dolore nel dirlo, solo il ricordo di colui a cui ha sicuramente voluto bene, amato a modo proprio, e il dolore sordo di dirglielo così chiaramente in viso, ma quello non è altro che il passato, no? Quello che alla fine ha negato dovendo donare ragione allo stesso Kan < ma > si, c'è sempre un ma, che verrà interrotto da quelle sue parole, dure, veritiere, sentite , quelle che bruciano in fondo e ardono in gola seccandola , ma vuole mantenere il proprio di controllo < con te è stato diverso > solo adesso quelle azzurre torneranno a lui, anche solo per lenire il suo essere < se avessi solo voluto il tuo corpo, solo quello che mostravi, avrei tentato dalla prima volta che ti vidi.. non ti avrei chiesto di rimanere > eppure aveva cercato inconsciamente di tenersene lontana da quello sguardo, di esser forse una piccola guida, donargli una speranza . Ricordando quella prima notte, nella sua richiesta di fermarsi li, di non andare via, di riscaldare quel letto vuoto e sterile con la sua sola presenza < non potrei mai pensarlo > sarebbe come mentire ad entrambi, non confessare che quel legame lo sente in modo differente, completo, non vi sono squilibri di un kami da inseguire, ne di un uomo da sorreggere e invogliare. Una simil fiamma brucia in loro. < avrei dovuto dirtelo subito > ma i segreti, oh quelli son troppi, celati, nascosti, incatenati a se stessa per non uscire mai fuori, per non far del male ad altri.. ma soprattutto per non far del male a se stessa. E adesso che senso ha scusarsi? Ah che egoista. E si aggiunge anche lui, il fratello, di un dolore che affoga ancora nel suo animo, ognuno di loro ha dei pezzi che devon recuperare, ma altri che non possono restare che li, vuoti, mai riempiti. < Nemurimasen, era uno degli ultimi grandi Uchiha. Portava le vesti dell'Akatsuki, aveva l'anello di Konan, un anello che si chiamava Byakko > lo stesso anello che lei ha tanto desiderato, un anello che poi diede a lei un nuovo nome, un nuovo essere era appena giunto, sempre grazie a quell'Uchiha < lui era riuscito a trovare una tecnica dell'eterna immortalità > qualcosa che esula dalla normale natura, ne diviene aberrante a certi occhi, ma non hai propri, che diviene meravigliosa < non credo sia possibile riportare in vita i morti, ma .. se è possibile un eterna vita..?> sarebbe anche possibile qualcosa di più? Prendere un anima dall'Ade, sarebbe mai possibile? Oh, dovrebbe non farlo, non dire nulla, annegare tutto il passato e gettarlo via, ma come potrebbe? Di quei segreti che prima o poi sarebbero fuoriusciti, per una distrazione, per bocca di qualcun altro, e sente quell'ordine, freddo, lontano. Non farà nulla se non dargli lo spazio per alzarsi e per andare di nuovo in quella cucina, seguendolo con lo sguardo, ma non riuscendo a reggere il suo di ritorno, con quel ghiaccio, con quelle gocce di acqua fredda a impregnarne il viso , semplicemente per annuire a quella sua non lucidità. < mi importa di pochi > roco il sussurro, pressato dalla fatica della confessione, sorprendendosi che riprenda lo stesso posto di prima ma cercando per il momento di ignorare quel ghiaccio, non sa a cosa serva, a cosa possa mai servire, non quando la mente e i sentimenti si trovano così confusi, in competizione tra loro. < di te più di tutti, adesso > il prima, il passato, non può riaffiorare in quel modo violento, non l'avrebbe permesso, sfuggendo però dalla voracità di quel nero, in favore d'un rosso sul viso che tinge le gote. E poi? Silenzio, nient'altro che il silenzio.

05:13 Shinsei:
 Nell’allenamento per il proprio fisico, bisogna infliggersi del dolore, per poter da esso uscire migliorati. Anche tra loro funziona così. Soffrire, per uscirne migliori insieme. L’ha fatto lei, con quelle confessioni su come è stato trattato per anni. Lo sta facendo lui toccando con mano una parte di lei che non ha mai conosciuto. O meglio, l’ha conosciuta, ma evidentemente è riuscito a rompere quel guscio insensibile per scoprire al suo interno una rossa fiamma ancora pronta ad ardere, a vivere, a ospitare una vita dentro di se, ad essere felice. Se quella era la Sango che ha conosciuto appena arrivato, l’essere che ha adesso tra le braccia è qualcosa di diverso. Rinato. Sarebbe inutile dire altro. Inutile dire cosa succederebbe se risuccedesse. Inutile per un motivo. In quegli occhi neri c’è l’assoluta certezza di chi sa cosa lei cerchi da questa vita. Quasi fosse stato forgiato da qualcuno intento a renderlo perfetto per la ricerca di lei. Ascolterà le sue successive parole, ascoltandola annuire a quella domanda dolorosa per lei, dolorosa per lui. In modi molto diversi, ma dolorosa per entrambi. Ma le parole che giungono dopo sono un fulmine che squarcia la notte dei suoi occhi neri. La osserva rannicchiarsi, stringere le proprie gambe proprio lì dentro a quel semicerchio che ha disegnato per lei. Sgrana lo sguardo nero, invisibile a lei che ha deciso di privarsene. Sarà una frazione di secondo per lei. Qualcosa di veloce e sorprendente. Un involucro di pelle rovente e muscoli solidi finirebbe per avvolgerla. Il petto e l’addome contro la sua schiena, le braccia a fare l’esatto percorso delle sue, avvolgendole, le gambe a stringersi su quelle nude e lisce di lei, la testa ad appoggiarsi sulla spalla di lei, con il lato del volto dai tratti solidi a contatto con il capo di lei. Tenterebbe, se gli fosse concesso, di intrecciare le dita con quelle di lei, ma da sopra, con il palmo sul dorso delle sue mani. Lunghi minuti di puro silenzio nel tentativo di far arrivare quel calore dentro di lei, nel profondo <Mi hai proibito di considerarmi uno scarto.> Spinge in lei un ricordo, mormorando <Io ti impedisco di considerarti indigna della felicità.> Certo che lo fa, ma quel veto, quell’ordine, lo impartisce con un sussurro si dal tono basso e vibrato, ma con una profonda nota di dolcezza <Tu ti meriti ogni momento felice che questa vita riesca a donarti. E sarò io ad occuparmi che tu ne abbia il maggior quantitativo possibile> Non è una promessa vana. Lo sta già facendo, non solo da sempre, ma soprattutto adesso, in questo istante. Le sta donando quel calore che ha cercato ovunque. Resterà li, abbracciato a lei finchè lei non esprimerà anche con il minimo gesto, una volontà diversa. Passeranno istanti di silenzio e riflessioni <Non so bene cosa significhi sposarsi…> A otto anni che idea si può avere del matrimonio? La sua è ferma li. <Spiegami.> Non un ordine, ma un invito ad aprirsi, a schiudere quel fiore che già una volta ha accolto <Spiegami cosa stavi per fare, con chi. Spiegami perché > Mormorerebbe di nuovo. S’azzittirebbe dunque. Ascolterebbe ogni parola che lei volesse fornire. Ma non risponderebbe. Perché? Perché lei sta condividendo. E a questo non bisogna porre limiti e dare risposta. <Io ti accetto. S e m p r e> Una profonda nota rassicurante viene iniettata con quelle tre, fondamentali parole, nel tono della voce. Parole seguite da quel “sempre” mormorato con lentezza, perché sia fermo e presente nella mente di lei. Ascolterà le sue successive parole, restando stretto in quell’abbraccio chiuso finchè lei vorrà, Non risponderà alla descrizione dell’uomo che le ha donato Byakko e la conoscenza dell’esistenza di una tecnica simile <…> Sorpreso lo sguardo, si, ma cosa potrebbe mai chiedere? Sta parlando di un mondo che per lui era un laboratorio infernale, mentre tutto questo accadeva. <Non so cosa sia possibile fare, ma penso che dovremmo fare qualche ricerca> Ammette. Parla al plurale. Perché? Oh lo sai, Sango il motivo. Non sei più sola. Per niente. Poi arriva quella confessione, la sua reazione, il suo ritorno. Si godrà quel roco sussurro con un ghigno sul volto appuntito, tornando seduto dietro di lei, ma la mano sinistra questa volta correrà al volto, tentando, se fosse concesso, di premere sulla guancia opposta, per riprendersi quello sguardo blu vivo. <Non fuggirmi> Sarebbe davvero utile <Si, e lo stesso vale per me> commenterebbe le sue parole. Per poi lasciare il volto di lei, e portare, entrambe le mani, all’orlo della maglietta. Le labbra s’avvicinerebbero all’orecchio, per donarle un sussurro<…. ….> mentre le mani, qualora fossero riuscite a carpire il lembo di tessuto che la copre, inizierebbero a portarlo verso l’alto, fino a sfilarlo del tutto. Lasciando la notte continuare tra di loro. D’altronde qualcosa in mente ce l’ha[End]

05:34 Sango:
 Confessare è sempre tanto orribile? no, perchè non ha mai dovuto davvero confessare così tante cose di una vita passata, di speranze, sogni, tutto ciò che era una vita ormai infranta e frastagliata. Ha avuto si la possibilità di vivere libera, ma quella libertà, quanto le è costata? Nel tempo migliaia di frammenti abbandonati, lasciati li sparsi nel vento, di mani che hanno afferrato parti di se per farle proprie, custodirle, ma tenendole. Lei ardendo per prendere per se pezzi di altri, come a volersi ricostruire, pezzo dopo pezzo, anima dopo anima. Solo per cosa poi? Per un sogno nemmeno proprio, per un sogno che non le apparteneva. Per liberarsi di quel peso che sempre porterà, della colpa che è solo sua. Stringe le gambe, stringe li ove non vi sono più mura da abbattere ne che possano proteggerla, scivolando con il mento li alle ginocchia, semplicemente per stringersi, per lasciare che il dolore possa affogare, per annullarsi, per quanto decida di apparire solita come una montagna, ella è comunque acqua. Mutevole, lenta o veloce che sia, dolce o terribile, tutto dipende da quel momento, da chi l'ascolta, da chi la prende. E sarà lui a prenderla adesso, stringendola nel calore di quell'abbraccio particolare ove mostra la propria schiena, non vi sono segni evidenti, perfettamente liscia se non per qualche piccolo segno qua e la, piccoli ricordi di missioni passate e di vita. Ma fa male, brucia, nei tradimenti, nelle volontà, nel non mostrarsi mai tanto debole. Non ne rifugge ascoltando il battito altrui, sciogliendosi ad un calore umano e differente. Si ritrova a sorridere a quelle sue parole < già, avrò l'eternità dopo la morte per pagare dei miei peccati > li ove le anime avrebbero preteso da lei il suo pagamento, la sua stessa vita in cambio per una fatta di eterne torture. Stringe lieeve quelle mani, senza muoversi oltre, ascoltandolo in quella sua richiesta che la sorprende, dimenticandosi molte volte di quanto vuota sia stata la sua vita e priva di molto. < è come dichiarare al mondo un legame eterno. Si scambia il tè, o anche del sakè. In quello scambio vi è la volontà di imprimere ed esprimere a tutti che non ci sarà nessun altro oltre la persona che stai per sposare > almeno lei lo vede come quello, un unione < di solito si faceva per combinare i vari clan, per avere le innate più forti, i legami più forti > una questione anche di necessità, politica, non solo sentimento. < ..è un Seiun > mormora a voce più bassa, decisamente a disagio nel parlarne, li , con lui < Shiroyuki. Lo conobbi ai tempi della guerra di Otogakure.. era..dolce. Premuroso. E mi ha amato molto > fatica a confessare quelle parole, senza guardarlo, non vuole farlo adesso < gli volevo bene, lo amavo a mio modo, non volevo lasciarlo solo, ne lui ne colei che considerammo nostra figlia > sospira, amara, ancora < ..era per me un ultima piccola felicità risalente a dieci anni fa > quando tutto pareva quasi perfetto, l'obiettivo sempre più vicino. Nulla a che fare però col legame che percepisce adesso, con lui. < non ti spaventa che possa parlare di riportare qualcuno in vita?> sorpresa anche lei, a proprio modo, di quella che pare esser una nuova ricerca. Lo ha di nuovo con se, ma ormai lo sguardo non può più sfuggirgli, è li, impresso nelle sue iridi nere, il proprio, sentendo quelle mani salire alla maglia, tirarla verso l'alto, e quel singolare sussurro che la fa tremare violentemente. E non potrà che sussultare, solo quello, quando ormai le tende verranno tirate davanti quella scena, nascondendo a molti ciò che sarà, lei stessa ignara di ciò che il biondo ha in mente. In attesa che tutto continui. [end]

Shinsei parla a Sango di tutto ciò che è accaduto all'ochaya, di chi è Kemono, e si scambiano informazioni importanti per ciò che vogliono fare.

Ma la serata prende una piega strana, diversa, ove alcuni segreti vengono alla luce.