Visite inattese

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con Sango, Kan

11:11 Sango:
 Uggioso. Quel tempo incerto, non v'è sole, non v'è pioggia, solo nuvole grigio chiaro che vorrebbe solo annunciassero una tempesta in piena regola, ma che questa non v'è, ci sono solo passi leggeri e veloci tra le vie di una Konoha che non detesta, ma che nemmeno può dirsi amante d'essa, indifferente, almeno adesso non prova alcuna rabbia ne rimorso, un loco senza ricordi particolari a destarla. Avanza, in fretta, attraverso un manto nero che copre la pelle quasi completamente, abbastanza largo pure per non donare alcuna visione di nulla, specialmente del ventre gonfio, non più piatto come un tempo. Le maniche scure scivolano oltre le stesse dita, le coprono facendo nascere allo sguardo solo le unghie laccate in nero, appuntite. Il collo è alto fin sotto il mento, per scivolare sui seni morbidi e poi scendere lungo tutto il corpo come una campana, senza aderire, per terminare poco sopra l'inizio delle caviglie, sarà quello il punto in cui si potrà vedere ancora più carne, pallida, coi sandali ninja a condire il tutto. La cappa dell'akatsuki, ma senza nuvole, è identica alla stessa e probabilmente richiesta quell'identicità. I rossi capelli permangono come lingue di sangue sciolti, svolazzano ad ogni passo attraverso le varie case, alla ricerca di quell'unica casa che conosce bene , verso uno dei pochi visi che può definire amico, ma è li anche per quello. Per comprendere anche quanto possa fisarsi del bianco in questione. La destra da sotto il mantello andrà a formare il sigillo della capra, ella stessa nella concentrazione del silenzio andrebbe a a concentrarsi, alla ricerca di due singolari sfere. La mente, loco di pensiero, stretta adesso in catene, e la forza, violenta e brutale, colei che le permette d'avanzare. Solo se trovate dunque cercherebbe di comandarle, in un moto opposto e contemporaneo, di spingerle e forzarle a spostarsi al proprio plesso solare e iniziare un lento vorticare, costringendolo a divenire sempre più veloce, violento, fino a che le stesse non faranno altro che divenire un unica cosa, il chakra. Proprio dove? Davanti la porta del Sumi. Solleva la mano, indecisa per un secondo, l'azzurro sguardo che si impregna della porta e poi "toc toc toc", tre colpi alla stessa con la destra e le sue nocche, un mezzo passo indietro, e.. attesa. Potrebbe anche non esserci. [tentativo impasto del chakra]

11:26 Kan:
 Lunga ed estenuante la nottata passata all'Ochaya, la mole di clienti giunti ha resto il lavoro ostico, non un singolo momento di pausa, neanche il tempo di chiedere un bicchiere d'acqua tra un'ordinazione e l'altra. Purtroppo la giornata inizia presto, all'incirca, il sogno di dormire fino a tardi svanisce con il suonare della sveglia ad un'ora di tutto rispetto ma sempre presto quando il rientro è previsto per le 5 del mattino. Inspira il Sumi girovagando per la propria dimora tra una stanza e l'altra intento a sistemare qua e la, dopo gli ultimi giorni quella casa risulta un piccolo macello, causa anche le frequenti visite della Kokketsu. La propria stanza è l'unica in ordine, rigorosamente chiusa non permettendo a nessuno di entrarvici senza il permesso mentre le altre son sotto sopra, in particolare il salotto; sedie riposte sul tavolo, divanetto scostato e soprammobili tolti dalle loro posizioni. Giornata di pulizie con l'inizio dell'Autunno. Il bianco indossa vesti di semplice fattura. Calzari di scuro grigio discendono lungo gli inferiori arti ricoprendoli nella loro interezza, partendo dalla vita per giungere poco sopra la caviglia; marroncina la cintura intorno alla suddetta vita con fibbia nera per tenerli sollevati mentre un paio di alti stivali, del medesimo colore della cinta, ricoprono piedi risalendo fino a metà polpaccio inserendo in essi quei calzari. Al di sopra della caviglia due piccoli cinturini per tenere stretta la calzatura. Di un grigio estremamente chiaro, quasi bianco, è la maglietta a maniche corte a ridosso del busto la quale mette in evidenza il fisico del giovane, non scolpito ne tantomeno delineato alla perfezione, solo il giusto per poter risultare in forma con un minuscolo spacco a V all'inizio del petto. In mano possiede uno scopettone e uno strofinaccio per la polvere, già utilizzato e sporco della stessa; lo scopettone viene strofinato sul pavimento, contemporaneamente la destrorsa spolvera i mobili vicino al televisore togliendo lo sporco accumulatosi, insomma, manca solo un grembiulino e una bandana per creare il perfetto casalingo. Ansimante per il lavoro in corso, viene distratto dalla bussare alla porta <Mh?> capo innalzato, dorate riportate sul punto prescelto. Lento l'adagiare della scopa contro il muro, lo straccio sul bordo della tv per dirigersi ad aprire, vedere chi vi sia all'esterno. Si sofferma sulla soglia girando la manopola aprendo la suddetta; la figura di Sango si erge dinanzi a se, dorate ne scrutano le fattezze mostrando una certa sorpresa nel ritrovarsela alla porta dopo così tanto tempo <Ti è morto il gatto?> innalza il destro sopracciglio per via di quelle vesti scure da lei indossate <Entra> facendosi da parte sulla destra permettendole di varcare la soglia <Stavo pulendo> non a caso parte del collo si mostra sudata, così come qualche zona della maglietta.

11:38 Sango:
 Non dovrà attendere poi molto, i rumori che provengono dalla casa son udibili anche da fuori, tanto da farla fare un altro passetto indietro nell'attesa che venga alla porta, e che sia lui almeno ad aprirle. Si schiude l'uscio per mostrarle il bianco in vesti decisamente differenti e sconosciute ai propri di occhi , ma non v'è alcun sorriso sulle labbra, l'espressione che non muta permanendo perfettamente lineare, come la linea delle labbra che hanno assunto da appena sveglia. < non ancora > risponde alla sua prima domanda, prima di far lei stessa i passi per avventurarsi in una casa che non sembra nemmeno la sua < lo vedo > curiosa con lo sguardo intorno a se, arriccia il naso nel sentire i profumi e odori di qualche prodotto utile a pulir tutto quanto < potresti chiamare qualcuno che te la pulisca > che se ne dica, è sempre una snob dentro, di pulire non se ne parla e lasciare che se ne occupino altri è legge , per lei. Avanza, lentamente, seguendo una strada già percorsa tempo prima, verso quel salotto che non dovrebbe distare poi molto da dove si trova adesso, ma prima d'entrarvi, il passo s'arresterebbe, il viso sottile e appuntito a cercar quello del bianco Sumi, lo cerca con lo sguardo, per incastrarsi nelle sue di dorate, stringendo poco le labbra ma cercando d'apparire calma < hai conosciuto Shinsei, dunque > si, sta per arrivare al punto che desidera affrontare, freme il labbro inferiore ma nulla ne uscirà più, se non l'avanzare ulteriore all'interno di quella stanza - evitando quanto possibile di inciampare in qualche attrezzo da pulizia, ed evitando come la peste odori troppo forti come quelli dei disinfettanti, sempre che ce ne siano, per non trovare nulla in cui sedersi, ma restare in piedi come un albero, senza davvero guardarlo, ma guardandosi intorno < non sei più venuto a trovarmi > non v'è accusa, una semplice verità la sua, quasi non ricorderebbe nemmeno l'ultima volta in cui quel bianco abbia attraversato la sua soglia di casa, e forse in quel momento è stata la cosa più saggia, avrebbe trovato davanti a se il gigante biondo, e anche Jikken, non esattamente la compagnia ideale ne la più affabile. < come stai? > solo adesso andrà a voltare le azzurre di nuovo a lui, curiosa della risposta a quella domanda che potrebbe apparire semplice, di uso comune, ma che non farebbe mai se non le interessasse davvero, il loro ultimo incontro non è stato poi dei migliori, anzi. [chakra on]

11:59 Kan:
 Le lascia varcare la soglia chiudendo la porta alle spalle di lei, non a chiave, semplicemente adagiandola, nulla di più mentre ode la risposta alla battuta sotto forma di domanda, leggero il sorriso manifesto sul viso del bianco, appena accennato, nulla di che alla fine. Capo volto in direzione del salotto sottosopra, totale il disordine che ha investito quella casa ma risulta necessario, specie per via della futura visita in attesa ma nulla viene proferito, i pensieri restano tali portando l'intera attenzione sulla rossa li presente la quale suggerisce un metodo efficace per rimettere in sesto la casa <Sono molto geloso delle mie cose, non lascio che un estraneo entri in casa mia mettendo mani ovunque> esordisce con il primo motivo, il più importante, per il quale ha deciso di fare tutto quanto da solo <E poi non navigo nell'oro> secondo ed ultimo, il livello economico modesto non consente lui spese troppo folli e già ne ha fatta una fin troppo evitabile con quella cassa ma per una seratina di divertimento, questo e altro. Segue la donna nel suo incedere accompagnandola per tutto il tragitto, salvo fermarsi a tale affermazione; un solo istante riporta alla mente l'incontro con il taijutser, il suo presentarsi annunciando il legame che lo lega all'Ishiba. Un incontro al quanto particolare, forse a tratti persino unico nel suo genere. Ricambia lo sguardo non perdendo di vista l'altrui viso <Si è presentato all'ospedale all'improvviso> informandola del momento del loro incontro <Mi ha anche informato di essere il padre> distogliendo lo sguardo per avanzare, inoltrarsi nel salotto. Non vi è alcun tipo di reazione, sia nel viso, sia nella voce, piatto annuncia di sapere quell'informazione delicata <Tutta la menata sul Kami senza memoria? Nulla? Lui da dove è saltato fuori?> chiede, si informa, cerca di unire quei pezzi di puzzle fin troppo disconnessi tra loro per trovarci un punto d'incontro, qualche che permetta di ravvedersi della soluzione. Qualche passo avvicinando se stesso al divano, mani adagiati sul bracciolo spingendolo all'indietro fin contro il muro, viene liberato da tutti gli impedimento i quali vengon lasciati sul poco spazio rimasto sul tavolo permettendo all'altra di sedersi <Non ho più molto tempo, l'ospedale mi occupa tutta la giornata e poi ho il lavoro all'Ochaya. A fatica riesco a vedere Shizuka> motivazione semplice quanto diretta, i due lavori impediscono lo svago, il divertimento, costantemente occupato a far qualcosa <Senza parlare delle missioni poi> mettendo in mezzo persino il proprio ruolo di Shinobi all'interno della società. Inspira, espira, rilascia ossigeno dalle narici, deglutisce con una veloce alzata di spalle <Non posso lamentarmi, sta andando tutto bene per una volta> breve pausa viene presa per farle metabolizzare ogni singola frase <La gravidanza come sta andando?> lasciando cadere lo sguardo sul gonfio ventre <Vuoi qualcosa da bere? Non alcol comunque, in quelle condizione non te ne darei neanche sotto pagamento> pur sempre un medico eppure, per via di tal frase, le sorride stemperando un momento di tensione creatosi da dopo il loro ultimo incontro.

12:12 Sango:
 Si, quella casa stenta a riconoscerla come tale, non v'è la stessa attenzione che di solito il bianco mette nella sistemazione, dunque impossibile sedersi, non che ne abbia davvero bisogno, ancora. Ode la necessità di non far mettere le mani ovunque a qualcuno di sconosciuto, solleva il sopracciglio curiosa < potresti dire di sistemarti almeno il salotto > quello sembra un campo di battaglia, abituata ad un ordine innaturale, ma comprende anche come alle volte sia..difficile. Chiede di Shinsei, era ovvia la risposta che le arriva seguita da quelle domande che impongono una risposta, dettata anche dalla curiosità altrui, di metter insieme pezzi di una vita che s'è evoluta in maniera totalmente differente da quanto creduto, per donarle qualcosa di differente , nuovo. Le mani che salgono alla cerniera interna della veste per tirarla giù, mostrando un abbigliamento alquanto semplice, di una maglia a maniche corte scura, compresa di shorts del medesimo colore, e li ove la maglia si fa stretta, lui sa cosa ci sia. Un piccolo arrotondamento della carne, che stona totalmente su di lei, sempre magra, a cui poggia la sinistra per un attimo < Kan > prima di rispondere, prima di potergli dire qualcosa, qualsiasi cosa, ha delle priorità da stabilire, nello stesso sguardo serio che gli lancia immediatamente < posso ancora fidarmi di te? > può sembrare una domanda strana, ma necessaria ai propri occhi, prima di confessargli qualsiasi cosa possa metterla di nuovo in pericolo, qualcosa che possa metter in pericolo l'Uchiha stesso o quel che sarà suo figlio. Si, è ancora convinta che sarà un maschio. < .. mi son resa conto che quel kami è morto, chissà da quanto tempo ormai. E' una persona nuova, differente, che potrei volere ma non amare come un tempo > si sarebbe costretta di nuovo a quel legame in virtù del passato, ma avrebbe giovato davvero a lei? No. Nemmeno a Kioku. Avrebbe sempre e solo voluto vedere Akendo, ma quello sguardo ormai s'è spento. Andrà leggera a prender posto in quello stesso divano, dopo aver completamente tolto la veste superiore, per accomodarsi senza troppi complimenti ad un angolo dello stesso, il corpo completamente volto al suo, con le gambe che per metà s'accomodano ma lasciando le scarpe al di fuori di quel tessuto < sta andando.. bene , più di quanto io credessi > non sembra esser più sconvolta come un tempo, non v'è più quello stesso terrore provato nel momento in cui l'ha scoperto, per grazia anche del Sumi presente. < se fossi stata da sola.. non so cosa avrei fatto > oltre a disperarsi, sia chiaro. < un tè andrà bene > non ha più la possibilità di perdersi nei meandri dell'alcol, pratica sconsigliatale immediatamente, così come quella del fumo. Delle rinunce per nulla gravi, ma che danno fastidio alle volte. [chakra on]

12:32 Kan:
 Sopracciglio destro inarcato l'ennesima volta a quel suo insistere, guarda qualche attimo intorno a se prima di allontanarsi. Un cassetto viene aperto tirando fuori un piccolo ciondolo in cui, aprendolo, è possibile vedere una piccola foto raffigurante tre persone, un uomo, una donna e una bambina avente non più di 5 anni <Questo era di mia madre, glielo le regalò suo padre dopo una gira fuori dal villaggio> schiarisce la voce mostrandoglielo, seppur a distanza, prima di riporlo nel cassetto, al sicuro, impedendo ad occhi esterni di vederlo, osservarlo, toccarlo <Non voglio che nessuno metta mani, solo una persona e di certo quando viene non le faccio pulire casa mia> commenta mettendo, per lui, fine a quel discorso con l'ovvio riferimento alla ragazzina. Si vedono poco ultimamente e quando riescono preferisce avere tutto perfetto, la casa in ordine e vederla rilassata piuttosto che impelagarsi in lavori extra totale inutili. Domande vengono poste, giustamente ricerca un senso in tutto quello, un modo per unire i pezzi mentre l'osserva spogliarsi, privarsi della veste, mettendo in mostra maggiormente il ventre in continua crescita ed espansione. Una vita sta nascendo in lei, un bebè che, in fondo, spera di veder nascere con i propri occhi, essere in sala parto quel giorno. Il richiamo non passa inosservato, dorate incastonate nelle azzurre di lei con la medesima seriata dinanzi a quella domanda primaria, la più importante e fondamentale tra le tante. Umetta le labbra tacendo per svariati momenti <E io? Posso ancora fidarmi?> a sua volta richiede <I Kokketsu devono la loro vita a voi di Amegakure e forse, un giorno, le prenderete come pagamento> quella frase di quel giorno l'ha segnata, imparata a memoria, così come la risposta della ragazzina. Non può far finta di niente dinanzi a quella minaccia fin troppo esplicita <Di me puoi fidarti ma è su di te che mi sorge il dubbio, dopo quel giorno> non lo nasconde ne nega, qualcosa è andato storto, qualcosa si è incrinato, necessita di rimettere insieme i pezzi andati perduti. Una strada tutta in salita, disposto a percorrerla con tutta la fatica del caso senza alcun tipo di scorciatoia <Dunque hai scelto di andare avanti? E Shiroyuki?> impossibile non mettere in mezzo il Seiun. La propria mente comincia, essi si muove, ripercorre la storia fino a quel momento prendendo i vari momenti, assemblandoli, creando un'immagine nitida di come possano andare le cose. Scosta da tal posizione una volta seduta avanzando nella direzione della cucina, in particolare verso il frigo tirando fuori una bottiglia di tè freddo, attualmente l'unico in suo possesso. Ne versa un po' in un bicchiere e torna nel salotto porgendoglielo <Probabilmente ti avrei fatta venire a stare qui fin quando non avresti partorito> ecco cosa avrebbe fatto, un trasferimento temporaneo.

13:02 Sango:
 Osserva quel suo fare, quel prendere il ciondolo e mostrarlo, da lontano, con la relativa spiegazione, descrizione di ciò che è lo stesso oggetto. Ne vedrà la foto, lontana, di certo avrebbe avuto maggior comprensione nel vederla da vicino, ma non si lascia incrinare da sentimentalismi vari < almeno hai una loro foto > lei non ha nemmeno quella, solo la propria memoria che nel tempo diviene sempre più turbolenta, perdendo dettagli che un tempo avrebbe sicuramente ricordato, ma che adesso son stati perduto. < ognuno di noi ha uno scheletro nell'armadio, ma poi, si tratta solo di pulizie, chi sono io per dirti come farle? > nessuno, in effetti, e anche lei nasconde qualcosa gelosamente agli occhi di chiunque, nascosto dentro un fuuda una nera cappa con delle nuvole rosse. Qualcosa che forse un giorno tornerà ad indossare. Ma prima di poter parlare, prima di poter dire qualsiasi cosa, la domanda deve esser posta. Da una parte e dall'altra, se possono ancora fidarsi l'uno dell'altra. Possono ancora farlo? Possono ancora riprendere quel rapporto che si sta lentamente deteriorando per finire in piccoli pezzi da nascondere sotto un tappeto? Ricorda bene le proprie parole, di quelle rivolte ai kokketsu stessi, ma di cui non troverà alcun pentimento nel proprio sguardo. < ti dissi di non costringermi a passare del tempo in sua compagnia e non avrei detto più nulla. > quella promessa l'aveva fatta a lui, ma promettendo ciò che avrebbe potuto fare, ignorarla. < Eppure mi sei venuto contro. Credevi davvero che potessi anche solo lasciarmi visitare da mani e occhi che non fossero i tuoi? > di lui, si fida, ma adesso quel dubbio è entrato nella propria mente. Solleva quel sopracciglio < far scoprire a qualcuno di quel clan la mia condizione? > quella che sta cercando disperatamente di nascondere il più possibile, nascondendosi sotto vesti più larghe e scure, in modo da non dare ad alcuno la possibilità di vederla debole. Era già stato abbastanza difficile scoprirlo con lui, figurarsi in altri modi, con altri occhi ad osservarla. No, non l'avrebbe mai sopportato. < tutto quello che io so di te > tutte le debolezze, il passato, ciò che più tiene < rimangono per me. > non ne ha mai parlato ad alcuno, non ha mai confessato nulla nemmeno a Shinsei stesso, semplicemente indicandolo come un amico, un medico, e un Sumi. Nulla di più che altri non avrebbero mai potuto sapere. < e sono troppo incasinata per pensare ora ai Kokketsu. > che marciscano nel loro antro e in quella terra. La domanda arriva, Shiroyuki, e si ritrova solo a sospirare < non lo vedo ne lo sento da quel giorno > allunga la mano per afferrare quel bicchiere, portarlo alle labbra e saggiarne il sapore dolce e zuccheroso < non penso gli farebbe bene vedermi, adesso soprattutto > vederla in quelle condizioni l'avrebbe ucciso, un tempo avrebbe creduto tutto possibile, di lui, di Akendo, ma non aveva messo in conto altre possibilità come quella appena avvenuta, da fuori, in quell'onda scura di occhi neri che l'hanno travolta. < voglio entrare a lavorare all'Ochaya > solleva lo sguardo azzurro, calcolatore < so come è andata a finire tra Shinsei e il tuo nuovo capo > ricorda anche che lui fa il cameriere li dentro, sa che è stato proprio il bianco ad accompagnarlo fin li dentro < e scoprire dove è la bambina di Mekura. > no, non andrà di certo a dire che ha anche un altro motivo per entrare li dentro, qualcosa di troppo pericoloso per lei stessa. < ma entrare da sola mi metterebbe.. in pericolo > ne è conscia, di come tutto potrebbe andare in malora, ma da sola lo è davvero? No, non proprio. < non so nemmeno dove sia finita, Mekura. > non la vede ne la sente da troppo tempo, non ha avuto più nessuna sua notizia, e il pensiero che sia morta anche lei l'attanaglia nel cuore e nella mente < tu hai visto qualcosa in quel locale di recente? > qualcosa di strano, diverso, qualche bambina in giro magari. < oh Kan, credevi che avrei potuto accettare di nascondermi qui? > sorride, amara < ha comunque accettato di rimanere al mio fianco, lui > ovvio che stia parlando del padre. [chakra on]

14:24 Kan:
 Annuisce appena con lento moto del capo su quella fotografia appena riposta, non può esattamente dire di sapere quale sia l'aspetto del genitore, troppo giovane la ragazzina ma almeno è qualcosa <La bambina è mia madre, mio padre invece non so come sia fatto ne come fine abbia fatto> ammette quell'altro piccolo scorcio del proprio passato. Piccolo, di poca importanza al momento e su cui non desidera proseguire, non troppo in fretta, quell'uomo può considerarlo morto e sepolto da anni, l'interesse nei di lui confronti è praticamente nullo salvo per qualche domanda necessaria a cui sottoporlo. <Guarda, appena partorisci puoi venire tu a far pulizie qui dentro> alzata di spalle mentre ironizza sulla questione, strano ma risulta al quanto divertente vederla mentre pulisce casa propria e lui? Seduto sul divano con un bicchiere di scotch a guardarla soddisfatto mentre non va praticamente nulla per tutto il giorno. Argomenti futili, riposti in un cassetto in favore della fiducia, esse prende piede nella stanza, disquisire se entrambi possa fidarsi nuovamente l'uno dell'altra; i recenti trascorsi hanno inevitabilmente rotto qualcosa, forse in entrambi, forse solamente in lui, non ne ha la minima idea, consapevole soltanto di dover ripristinare lo status quo <E se non ci fossi stato io? Cosa avresti fatto? Avresti sofferto? Perchè lei è un medico tanto quanto me e quando si trova la dentro, il lavoro viene prima di ogni cosa e all'interno dell'ospedale vige il segreto professionale e noi siamo tenuti a rispettarlo> non parlare dei loro pazienti, delle malattie in loro possesso, qualunque tipo di malanno <E poi, ti vergogni di essere incinta? O di passare per fragile? A lei non frega nulla, vive la sua vita come la viviamo tutti> riprendendo in parte quel discorso, cercando di appianare i pareri, rendere il tutto sopportabile, trovare una convivenza per entrambe che non preveda uno scontro futuro. Strofina le labbra lasciandole bere quel tè freddo, non troppo ovviamente ma gustoso, ovviamente l'ha fatto lui, non può essere altrimenti <Pure quello che so di te resta per me> dopotutto con la Kokketsu non ha mai parlato del passato dell'Ishiba ne intende farlo, argomenti troppo distanti e poco importanti per la loro relazioni oltre al loro essere privati. Glissa sull'incasinamento annuendo soltanto per quanto riguarda il Seiun. Pensa, riflette, ricrea quella strada eppure qualcosa ancora non quadra, cozza bellamente; non desidera continua, non pone ulteriori quesiti tralasciando la questione per rifletterci adeguatamente da solo. Enorme la sorpresa nell'apprendere il vero motivo di quella visita. Dorate riposte nelle azzurre di lei, serio, straniato eppure la comprende, il medesimo motivo che ha spinto lui ad intraprendere quella carriera. Silente le fa concludere il discorso <Dunque Shinsei vuole quel posto per questo motivo> inizia nel disquisire le informazioni <Mi dispiace Sango ma non posso portarti all'Ochaya> replica in maniera secca quanto decisa <E le ragioni sono molteplici> le spiegazioni risultano d'obbligo <Sei incinta e il mio capo non è uno stupido, anche se cerchi di nasconderlo lo noterebbe. La ballerina di quella serata era incinta, quando lui è arrivato era dannatamente furioso, non desidera grane e una donna incinta nel suo locale sono grane, purtroppo> questo il motivo fondamentale <Il secondo riguarda proprio Shinsei, io l'ho presentato ma fin quando è una persona va tutto bene, nel momento in cui mi presento con un'altra, le domande iniziano ed è palese come ci sia qualcosa sotto. I sospetti ricadrebbero non solo su voi due ma anche su di me e perderemmo tutti qualcosa, io il mio lavoro e voi la vostra possibilità di aiutare quella bambina> concludendo le svariate motivazioni, tutte logiche, perfette, senza alcun tipo di sbavatura <Se non sai dove sia Mekura, allora ricerca il padre> semplice, giusto? Inspira incamminandosi per la stanza, la questione sollevata è delicata, estremamente delicata <No, solo gente che vomita e sbava dietro le ballerine> purtroppo anch'egli è in un vicolo cieco, senza alcun tipo di indizio, momentaneamente <Nasconderti? Io pensavo più per essere assistita> non commentando sul taijutser al proprio fianco.

14:45 Sango:
 Non ci trova nulla di strano per quanto riguarda il padre, non sarà l'unico ne l'ultimo nel non sapere una parte della propria storia, magari d'entrambe, e tace per quanto le riguarda, non avendo voglia di infilare un coltello nelle sue piaghe, specie quando non sarà lui a volerne parlare. Non avrebbe insistito, poche volte lo fa, quando lo ritiene necessario. < ah ah ah > come se davvero potesse lei pulire casa propria, figurarsi quella di altri, ma quel discorso muore così come è nato, per passare a qualcosa di decisamente più impellente, per lei lo è, una questione di una fiducia che a malapena è riuscita a dare, ma che può rompersi in modo più repentino e veloce per non lasciare più nulla. < avrei probabilmente compreso molto dopo > chissà quanto ci avrebbe messo a capirlo, qualche mese così come adesso, notando dei cambiamenti per lei impossibili da avere, almeno così s'era convinta a fare. Si vergogna del suo status? Ci pensa, soppesa quelle domande, sulla fragilità stessa. < sono un potenziale bersaglio, per chiunque > non che si senta realmente in pericolo in quella città, ma tra un folle assassino e tutto il resto < sono stata a kiri, a cercare colui che dicevano uccidesse e disturbasse gli shinobi > sconsiderata? Probabile. < e così chissà quanta feccia c'è in questo posto. Meno sanno, meglio è per noi. > per lei e per quella vita che porta dentro < a Mekura hanno strappato la figlia, chissà a quanti è successo, non posso permettere a nessuno di farlo > s'infiamma notevolmente, di quella che pensava non potesse avere, adesso centro di un bel pò della propria vita. Lo sguardo che lentamente si ammorbidisce, manca di quel fuoco, stanca quasi < sai bene quanto è crudele questo mondo, lo è stato con noi, lo sarà sempre. Proteggerlo sarebbe l'unica cosa buona che possa fare come madre > si ritrova a sospirare, seduta in quel divano, con quel bicchiere ancora mezzo pieno che non s'attarderà a terminare, trattenendolo tra le sottili dita delle mani < il farlo sapere in giro sarebbe solo un errore. E mi fido di pochi, pochissimi. > ecco perchè al tempo s'era decisa a trovare solo il bianco, l'unico per cui valesse la pena mettere piede nel territorio dell'erba, tanto vicino a quello di Ame da farla ancora incazzare, ma non adesso, adesso non v'è più il tempo di arrabbiarsi, è tempo di pensare, riflettere. Ascolta le sue parole senza interromperlo, ascolta la fiumana della sua mente, finchè non sarà alla fine, finchè anche lei non potrà che parlare. < gliel'ho chiesto io di intervenire > riferendosi a Shinsei, ovviamente < mi serve solo una sera, per poter capire se c'è una stanza sotterranea. Se per salire ai pieni superiori esiste solo quella scala centrale. > .. < mi serve capire quanti sono quelli che proteggono da dentro il locale stesso > vuole una mappatura mentale di quelli che possono essere i pericoli < non ti sto chiedendo di portarmici tu > avrebbe messo in pericolo tutto quanto se l'avesse fatto < ma parlami del tuo capo, che persona è? > il tipo con la cicatrice, informazione passatale come ovvio che sia dallo stesso Shinsei. Ogni piccolo indizio può aiutarla a comprender meglio la situazione all'interno di quel locale. < conosco un uomo, la dentro. Ricordi la prima sera in cui siamo entrati insieme? Lo stesso a cui ti ho detto di consegnare quel biglietto> la stessa notte del casino con Mekura e Mattyse, ovviamente anche l'ultima serata in cui si son trovati li dentro < l'ho visto anche l'ultima volta, pare frequentare molto quel posto. Potrei provare a chiedere a lui se conosce meglio quel locale > di certo avrebbe fatto affidamento solo sulla propria bellezza, e sulla prima notte in cui sono stati interrotti. < Mattyse, so che va in giro con Furaya > ovviamente non conosce la loro relazione, ma solo ciò che i rapporti della Shinsengumi ha messo sotto i loro occhi < se lo chiedessi a lui, allora Furaya saprebbe tutto. Sarebbe più pericoloso che imbottirmi di carte bomba ed entrare in quel locale urlando "kai" > si insomma, un esempio per fargli comprendere il concetto. Ignora la parte dell'assistita, il solo pensiero la fa sentire quanto mai più debole e inutile < cosa ne pensi, di Shinsei > ovvio che sia curiosa del suo giudizio, ma gli darà l'importanza che deve. Anche se l'avesse odiato, avrebbe fatto spallucce, ma il solo sapere che sia stato proprio lui a portare il biondo a quell'incontro la fa..sperare. [chakra on]

15:15 Kan:
 Lascia da parte il resto concentrandosi esclusivamente sul discorso fiducia, ancora in ballo tra di loro eppure qualche passo avanti viene fatto, pochissimi ma son presenti <Parli sul serio? Sango esageri> ammette francamente, per lui quella è solo esagerazione, solamente quello nulla di più ma nient'altro vien detto permettendole di continuare sul discorso gravidanza. Non crede alle proprie orecchie, in tali condizioni affronta missioni, combatte senza riguardarsi <Potenziale bersaglio? Sono passati anni dalla nascita del villaggio, chi vuoi che se ne freghi di te adesso? Non sei più Sango Ishiba la mukenin, sei solamente un'agente e una shinobi, nessuno penserebbe di attaccarti> schietto, diretto, per determinate cose lo è, non possiede peli sulla lingua, non ne ha bisogno. Esattamente come ha deciso di esser sincero con Shizuka, così lo è anche con lei su ogni singola questione affrontata <Per questo nella tua condizione dovresti stare ferma, evitare di pensare ad altro. Combattimenti, missioni, azioni avventate, lasciale a dopo altrimenti metti in pericolo il bambino o la bambina> non conosce il sesso, non l'ha chiesto e lei non ha detto nulla <Inoltre, non ti strappano via il figlio a caso. Se è accaduto a Mekura, vuol dire che si è messo contro qualcuno di potente> semplice ragionamento logico quello del Sumi, una riflessione su quanto accaduto alla Hyuga pur non conoscendone la storia ne il vissuto. Blando l'interesse nei riguardi della donna <Il mondo è crudele ma non puoi nascondere la tua condizione, non è così che lo proteggerai. Lo proteggi riguardando in primis te stessa> da parte sua tale frase rappresenta l'ovvietà più pura. Non vien detto altro sulla questione, lascia alle spalle anche ciò favorendo il prossimo step, decisamente più importante per entrambi, estremamente più difficile da soddisfare. Pone le proprie motivazioni, non può portarla al locale ne fare molto per lei eppure la donna spiega meglio le intenzioni; silente ode quanto viene proferito senza battere ciglio, non ribatte nulla attendendo che il primo blocco venga meno. Dorate ancor fisse sull'altrui viso, non scosta minimamente lo sguardo nonostante la camminata impellente, parole scottanti pronunciate <Perchè non hai indagato durante la serata a tema Killer? Quando la ballerina è caduta a terra, tutti si son distratti, è brutto da dire ma sarebbe stato il momento perfetto per agire> comincia con il proprio discorso <Comunque, suppongo a breve ci sarà un'altra serata a tema all'Ochaya, se vuoi fare ricerche dall'interno, puoi sfruttare quel giorno. Ovviamente io sarò li a lavorare come un mulo> perchè non può mancare a simili eventi, sia mai che si perda il divertimento nel vedere gli ubriachi in azione <Il mio capo è qualcuno da non far arrabbiare ne da sfidare. Pestagli i piedi, fagli un torto e non avrà riguardi, neanche se aspetti un bambino> insomma, non è decisamente l'uomo da mettersi contro. L'ha visto durante il combattimento con Shinsei, una bestia nel vero senso della parola. Una risata scappa inevitabilmente, sorride divertito a tal frase <Sango, quell'uomo è solo un marpione che visita l'Ochaya per rimorchiare. Probabilmente conosce quel locale anche meno di te e lo usa per appartarsi con qualche ballerina e basta> non crede sappia realmente qualcosa, seppur tentar non nuoce come si suol dire. Un nome giunge a galla, un nome ricercato da tempo e finalmente trovato accompagnato da uno ancor più familiare. Annuisce ricevendo esattamente l'indizio necessario per procedere con il proprio di piano <E allora? Vuoi aiutare quella bambina oppure no? Cosa t'importa se Furaya lo viene a sapere o meno? Non è lei il pericolo, il pericolo è dentro il locale, il pericolo lo stai andando a cercare tu stessa con le tue indagini> lieve scuotimento del capo rimbeccandola a tal proposito. Il quesito sul taijutser lo coglie inaspettato arrestando con la frenetica camminata <Shinsei? E' un tipo schivo, diffidente e ho notato che teme il contatto fisico ed odia gli ospedali. Detto questo, non penso nulla di lui, so a malapena il suo nome seppur posso supporre abbia avuto un passato non del tutto roseo> quei pochi dettagli risultano fondamentali.

15:36 Sango:
 Esagera? Molto probabile, pensare al peggio è qualcosa che le riesce naturale, come andare in bicicletta, fatto una volta e imparato non puoi più scordarlo, anzi, lei ne diviene quasi ossessa. < nel quartiere di Kiri erano in due, l'uomo senza un occhio, un houjutser. E un genjutser. > spiega semplicemente ignorando del fattore mukenin, in pochi se ne ricordano, per proprio fortuna < ho solo messo piede nel quartiere, con un cappuccio sotto la pioggia > insomma, una condizione che avrebbe potuto nascondere molti, ne esser dunque riconoscibile < mi ha chiamata subito membro della shinsengumi > lo sguardo che s'assottiglia, felino < non so a quanti piacciano i cani del governo > si, son quelli dopotutto, sono il braccio armato, atto a sorridere e mantenere la buona presenza, ma dentro chissà quanto è marcio < un serial killer ha provato già ad ucciderci. Questi tizi che hanno detto di non poter dimenticare qualcosa del passato, e che non erano soli. Siamo arrivati e ci hanno subito attaccato > no, non può esser di certo una coincidenza, non solo per quanto riguarda la stessa Shinsengumi, ma anche per ciò che riguarda l'essere una shinobi. < Kan, il mondo s'è solo ristretto, in tutto questo tempo secondo te, tutte il marcio è scomparso? > lo domanda, vuole che ci pensi su, che possa comprendere le proprie di parole, il proprio pensiero, a ciò che punta la mente della rossa < è tutto intorno a noi, far parte della shinsengumi è come un piccolo faro sulle nostre teste. In molti ci amano, ci adorano, ma l'altro lato della medaglia ancora non sono riuscita a vederla bene > di quei sussurri che crede possano serpeggiare nelle periferie di quell'enorme città, li ove le mura solo posson sentire, ove i pensieri di coloro che muoiono di fame si fanno amari, velenosi. S'alza in piedi, solo per poter poggiare ormai il bicchiere vuoto su una superficie piana < rimanere calma e ferma non è nella mia natura > perfino in quelle condizioni, che ancora non sono chiaramente visibili ad un occhio non attento e inconsapevole < ho poco tempo, prima o poi si vedrà comunque > il tempo, lo sente stringersi attorno alla propria gola, lo sente soffocarla in maniera lesta e densa, mani nodose a soffocarla. < non ero pronta quella sera > no, li la mente era trasportata a dei laboratori < non avere un piano, degli alleati e muovermi da sola in preda all'istinto sarebbe stato pericoloso > ancor di più di quanto voglia fare adesso. Ascolta il suo dire su quel capo, non che possa dirsene sorpresa, anzi < beh, meglio di niente > qualcosa potrebbe pur sapere < e potrei usarlo per capire come salire sopra.. > no, non sta parlando del privè, quanto più i piani ancor più in alto, gli ultimi due. A quelle sue parole non può che sorridere mesta, le labbra che scoprono poco i denti prima che riprenda un aspetto quanto più serioso < non mi fido. Io e Furaya siamo nemiche da quando tutto era ancora al suo posto. I sentimenti non sono cambiati > lo ha visto, percepito, nella casa del Sunese molti mesi prima, quando erano pronte a scannarsi come cani dentro una gabbia al solo guardarsi dritto negli occhi . Ma è davvero solo la bambina che vuole aiutare? No, vuole altro, c'è sempre qualcos'altro sotto. Ascolta il suo giudizio sul biondo, non ne rimane sorpresa, anzi, si limita a sorridere < capisco > non si sarebbe aspettato altro, solo Matono dopotutto è riuscito a entrare nelle grazie dell'Uchiha per aprirsi un pò di più. Andrà a spostarsi, a prendere invece la propria cappa nera per infilare le braccia nelle lunghe maniche nere, e chiudere perfettamente quella cerniera < devo andare adesso > il tempo è breve e tiranno, e deve ancora fare qualcos'altro, qualcosa di meno pericoloso adesso < cercherò di esserci alla prossima serata organizzata. Se come cliente o come cameriera lo saprai quello stesso giorno. > sembra quasi una promessa ringhiata la propria, mentre volta le spalle in favore dell'uscita, eppure, con la mano sulla maniglia, si ferma un attimo, voltando l'azzurro sguardo a lui per contemplarlo un attimo < il mio indirizzo rimane sempre quello > una sorta di invito tra le righe, ma nulla di più, nessun saluto, nessun sorriso, solo una porta che s'apre al mondo per sputarne fuori la figura ammantata. Correrà, lo fa sempre, per quei tetti, cercando di tornare anche lei alla propria casa. [end]

16:04 Kan:
 Molte delle cose avvenuto nel villaggio risultano oscure alla mente del bianco, a volte non viene dato il giusto peso, altre volte si ritrova ad ignorare completamente eventi per il poco tempo a disposizione. In questo caso, tutto è dipeso dal tempo, ospedale e lavoro notturno non consentono di intervenire o indagare su altro <Perchè i ninja? A quanti piacciono? Di certo non ai criminali. Ci saranno sempre soggetti che tenderanno all'odio verso queste figure, non solo i criminali ma la differenza risiede proprio in questo. Un criminale non si farebbe scrupoli ma sai quando ne affronti uno mentre altri, si limitano ad odiare o disprezzare senza fare nulla, al massimo gridano addosso. Non per questo sei un bersaglio> schiarisce appena la voce <Esempio lampante, il tuo Shinsei. Non prova simpatia verso gli ospedali, suppongo neanche verso i dottori, dunque cosa potrà mai farmi? Attaccarmi perchè odia la figura che rappresento? No, per quanto l'odio possa essere grande, non farà nulla> presenta estrema sicurezza in quelle parole da lui proferite, il mondo va così, da sempre è andato in quella direzione e niente può portare ad un vero cambiamento <Il quartiere povero di Kiri è perfetto per simili atti, chiunque ci metta piede deve aspettarsi qualcosa ma non credo ti abbiano attaccata perchè sei Sango, probabilmente come hai detto, solo per il tuo ruolo, perciò, di base, non è Sango il bersaglio> riprendendo il proprio discorso. Sospira scostando le dorate, riportate sul disordine del salotto, tanto il lavoro da fare prima di attaccare il turno in ospedale. Una giornata pesante si prospetta, estremamente difficile da reggere. <No> secco ritornando con le iridi su ella <Il mondo non si è ristretto, lo hanno ristretto solamente perchè privi della forza necessaria per contrastare le bestie la fuori> sancisce su quel punto, troppo a cuore per ignorarlo <Il marcio non è scomparso ma nascondersi non è mai la soluzione. Tanto prima o poi ci avrà a che fare> come ogni singolo essere umano nato. Il mondo è un pericolo ambulante, il pianeta su cui vivono riserva da sempre ostilità e marciume <Scendi dal piedistallo, la Shinsengumi non è che una piccola parte. Abbiamo tutti un faro sulle nostre teste, dipende da quello che facciamo> come dottore, persino lui risulta esposto a qualcosa di negativo pur non facendo effettivamente nulla. Avvicina se stesso prendendo il bicchiere della donna, cenno del viso riportandolo sul tavolino aiutandola ad alzarsi; per quanto sia ancora in grado di far tutto da sola, permane una donna gravida, permetterle di sforzarsi troppo non è salutare <Si beh, voglio vederti tra qualche mese con il pancione a fare le piroette> butta la cosa sul ridere, lievemente in una caciara goliardica. Annuisce concordando con ella, prima o poi la gravidanza si sarebbe notata rendendo il mondo partecipe del lieto evento. Arti superiori incrociati al petto, spiegazioni vengon fornite, delucidazioni date sulla motivazione per la quale è rimasta ferma la sera del Killer <Beh, spero tu sia pronta adesso> forse lo è, forse no, l'avrebbe scoperto con il tempo <Vuoi usare lui? Toglitelo dalla testa, stagli lontano, lo dico per il tuo bene e del tuo bambino> stranamente serioso. Kemono è un uomo pericoloso, Sango una sua amica, permetterle un rischio del genere risulta fuori discussione. Glissa su Shinsei osservandola, scrutando il fare della rossa nel suo rivestirsi, l'incedere verso la porta, non dando retta alle affermazioni di inimicizia verso Furaya <Quel giorno vedrò dunque, sarò il più bello nella sala> narcisistica frase emerge guidata dal puro istinto. Deglutisce, sospira, sa di doverlo fare, andare a trovarla, ripristinare l'amicizia, trovare quel legame di mesi prima <Verrò prima di quanto credi> senza salutare, senza niente, la porta si richiude, di nuovo solo nella dimora. La piega presa dagli eventi è al quanto strana seppur interessante. Ansioso di comprendere come si sarebbero evoluti. [END]

Sango va a far visita a Kan. Intraprendono un discorso sulla fiducia e sul volere della donna di entrare all'Ochaya per salvare la bambina di Mekura. Kan esclude l'assunzione in quanto da troppo nell'occhio visti gli ultimi avvenimenti; la rossa decide di volerci entrare per indagare e comprendere di più la composizione del locale. Infine parlano di Shinsei brevemente.