Mai far arrabbiare Kemono

Ochaya - Nightclub

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Una nuova giornata è ormai cominciata tra le alte mura del villaggio delle Ombre. Nuvole cupe e dense stanno nascondendo qualsivoglia raggio di sole del mattino, scaricando invero pioggia, lampi e fulmini a causa del temporale che ha preso possesso di quelle terre. Le strade, gli edifici, chiunque bazzichi fuori dall’abitazione senza un ombrello o una copertura adeguata risultano bagnati come pulcini. La temperatura è drasticamente scesa, l’umidità la fa padrone e penetra nelle ossa di chi non è abbastanza coperto. L’Ochaya è fondamentalmente chiuso durante il giorno, trattandosi d’un locale notturno. Tuttavia, nelle mattinate, vengono scaricate varie merci per la cucina e le bibite, specialmente alcolici che terminano la stragrande maggioranza delle volte con facilità. Quindi, non è innaturale trovar l’ingresso appena socchiuso con la serranda alzata esclusivamente per metà permettendo a chi è all’interno di sistemare a dovere. Vi son persone intente a pulire, spazzando e lavando a terra, raccogliendo quanto lasciato dalla nottata precedente. Non sono poi molto in alto mare, ma si conta di terminare da lì a breve. Kemono, in piedi e statuario al centro della sala principale, nel silenzio tombale dell’orario diurno, sta gestendo gli uomini presenti per lo scarico merci e per le pulizie in questione. Pare abbastanza tranquillo, ma l’espressione dura e rigida di sempre l’accompagna come la giacca svolazzante dietro la sua schiena. I capelli neri son sistemati sul capo, spinti all’indietro dalla lacca e dal gel. Un paio di occhialini ne sormonta il setto nasale, facendo risaltare quell’espressione sì attenta, ma guardinga e seria. Veste con una camicia bianca a strisce nere, con un paio di pantaloni grigio scuro sottostanti, sorretti da una cintura nera. Scarpe eleganti, la consueta cicatrice in bella vista sanciscono la sua eleganza e la medesima dedizione al lavoro. [ Go ][ Ambient per Kan e Shinsei ][ Turni liberi ]

12:14 Kan:
  [Ochaya] Il dolore alla spalla non lo lascia andare, da dopo la missione esso continua imperterrito ad infastidirlo. Quel livido creatosi impedisce alle vesti di esser adagiate con tranquillità saltando ogni volta venga sfiorata la zona o venga fatto un movimento diverso dal solito. La pioggia non aiuta, essa bagna tutto quanto il villaggio delle ombre rendendo la camminata quanto più ostica possibile. Per la prima volta si presenta alle porte dell'Ochaya di giorno, un obiettivo ben chiaro così come sono ben chiare le regole da porre a Shinsei prima di accompagnarlo al suo interno dopo essersi messi d'accordo. L'odierno outfit del bianco è profondamente diverso dal precedente, esattamente come ogni volta in cui sceglie di cambiare stile. Questa volta ha optato per qualcosa di sobrio ma allo stesso tempo delineando i tratti della propria personalità limando quell'eccentricità iniziale. Calzari di scuro grigio discendono lungo gli inferiori arti ricoprendoli nella loro interezza, partendo dalla vita per giungere poco sopra la caviglia; marroncina la cintura intorno alla suddetta vita con fibbia nera per tenerli sollevati mentre un paio di alti stivali, del medesimo colore della cinta, ricoprono piedi risalendo fino a metà polpaccio inserendo in essi quei calzari. Al di sopra della caviglia due piccoli cinturini per tenere stretta la calzatura. Di un grigio estremamente chiaro, quasi bianco, è la maglietta a maniche corte a ridosso del busto la quale mette in evidenza il fisico del giovane, non scolpito ne tantomeno delineato alla perfezione, solo il giusto per poter risultare in forma con un minuscolo spacco a V all'inizio del petto. Al di sopra del tutto è posta, per concludere, una cappa dal colore nero all'esterno e dal rosso all'interno; una scelta di colori estremamente peculiare da parte del genin. Essa presenta una mantella la cui lunghezza tocca le caviglie, maniche lunghe a ridosso del palmo, un cappuccio tenuto abbassato, ovviamente all'indietro e tre laccetti sul petto le quali tengono uniti i due lati della suddetta veste. Bianca chioma dalla forma volutamente spettinata e un portaoggetti, con all'interno fuda e inchiostri speciali del clan, legato alla cintola, concludono il tutto. Braccio sinistro innalzato e piegato tenendo in mano un ombrello, aperto sopra il capo cercando di proteggersi dalla incessante pioggia rendendo ostica la permanenza dinanzi alle porte del locale i cui fornitori sono intenti a varcarlo scaricando merci di ogni tipo, soprattutto alcolici. Dorate posate sul taijutser osservandone appena le fattezze <Allora, patti chiari e amicizia lunga. Io ti presento al capo ma non garantisco per te ne farò altro. Se vuoi essere assunto, dovrai cavartela da solo, non metto a rischio la mia posizione> pone le mani avanti dettando le proprie regole. Attende qualche momento prima di entrare effettivamente dalla porta d'ingresso varcando la soglia, chinando la schiena il giusto evitando la saracinesca. Nel farlo andrebbe a chiudere l'ombrello digrignando i denti, causa spalla destra dolorante. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

12:32 Shinsei:
  [Ochaya] Una pioggia densa cade sulla città quest’oggi. Strano l’effetto che dona a quel quartiere meta di divertimento, svago, spasso, meta di chiunque cerchi un luogo lontano dall’occhio del governo. L’effetto è quello d’una notte che non tramonta mai. Come se la luce non sia destinata, quest’oggi, a toccare quei buco di mondo celato a chiunque. E per accedervi, anche il nostro biondo ha dovuto rivolgersi a chi già sa, già conosce. Anfibi pesanti graffiano il pavimento bagnato, alzando leggermente schizzetti d’acqua. In essi s’immergono pantaloni scuri, di tessuto spesso appesantito dall’acqua, ad avvolgere le gambe e nasconderne la forma. Torso coperto dalla felpa nera di sempre. Maniche lunghe e zip al centro, tuttavia le maniche sono tirate giù fino ai polsi e la zip invece è tirata completamente su, nascondendo anche la maglia di colore nero che ha messo sotto di essa. Sta cambiando anche per lui la temperatura. Come per tutti. Il cappuccio è tirato su a coprire il capo, proteggendolo dalla pioggia. Sotto di esso i biondi capelli sono sciolti, ad incorniciare il volto appuntito, nascondendo i lati del cranio tatuati. L’espressione austera dello sguardo nero è parzialmente mitigata dal fatto che ha lo sguardo socchiuso per il fastidio della pioggia. Ma permane sotto di essa affianco all’albino munito d’ombrello. Come sempre, non si priverebbe del chakra, piegando i gomiti fino a portare gli avambracci l’uno contro l’altro, con le dita delle mani a congiungersi nel sigillo della capra davanti al plesso solare. Avrebbe dunque tratto un profondo respiro a lui necessario per andare oltre il velo delle emozioni e dei ricordi ad attingere all’energia psichica, per lui elettrica e vibrante. Avrebbe tentato di spingere quell’energia al centro del plesso solare per unirla alla gemella opposta, l’energia fisica, fluida e costante. Avrebbe dunque cercato di impastare il suo personale Yin/Yang per acquisire un’energia superiore: Il chakra, che avrebbe dunque spunto irruento nel proprio sistema nervoso, senza reprimere quel brivido di piacere che ne trae ogni volta, nel sentirsi migliore. Pieno di quell’energia. Riporrebbe quindi le mani nelle tasche bagnaticce della felpa. Avrebbe continuato ad incedere se non fosse che l’albino lo ferma per porre le sue condizioni. Lo sguardo nero, profondo e pesante si ferma in quello dorato dell’altro, poco più in basso. Lo ascolta ovviamente. Qualche secondo di silenzio, le labbra sottili che si deformano in un ghigno, schiudendosi <è giusto.> E ci mancherebbe. Da quanto poco si conoscono? In che modo quell’albino avrebbe modo di garantire per lui? Un’altra domanda si formerebbe in mente, in realtà, ma sono troppo vicini al locale, agli scaricatori, a quel posto in generale per porla, quindi lo sguardo nero tornerebbe verso l’entrata <Entriamo, sono fradicio.> Quasi una nota di fastidio nella voce bassa e vibrata, anche se, a dirla tutta, non c’è niente nel suo corpo che lasci pensare che sia davvero infastidito da una cosa come la pioggia. Costretto a piegarsi ben più dell’altro per poter evitare quella saracinesca. Ma dovrebbe avere la sufficiente padronanza del suo corpo per farlo senza troppi problemi. Almeno quello. Una volta dentro, semplicemente, tenterebbe di sfoderare una mano dalla tasca della felpa per abbassare il cappuccio, lasciando liberi i capelli intorno al viso, spaziando con o sguardo nel locale. Ci è stato, si, anche se camuffato in tutto, compreso lo sguardo, nascosto da quelle lenti a contatto colorate. Sembra una vita fa ormai. [Tentativo di impasto del chakra]

Ambedue i giovani entrano nel locale, passando da sotto la serranda ed evitando accuratamente di sbattervi contro con il cranio o qualunque altra parte del corpo. Nessuno dei due, tuttavia, si premura di presentarsi o di salutare. Kemono si gira immediatamente con la sua solita voce austera che vien fuori dalle labbra marchiate. Ruota sul posto, senza scomporsi ulteriormente. Nella dritta, la fattura sulla quale sta controllando che sia tutto in perfetto ordine. <Punto primo> Sollevando il pollice della mano opposta. <il locale è chiuso al pubblico> Ma fossilizza gli occhi grigiastri sull’unico volto conosciuto tra i due. Gli s’illuminano subito, ma è portato a piegar la testa corvina da un lato con far dubbioso. <e punto secondo, chi diavolo è il ragazzo che ti stai portando dietro?> Parla direttamente con Kan, ma l’attenzione vien donata anche e soprattutto al biondo col cappuccio in testa. Permette loro di posar gli ombrelli qualora vogliano farlo, indicando con un cenno della mano usata per conteggiare i due singoli punti un porta ombrelli di fianco alla porta d’ingresso. <Kan> Chiama per nome quest’ultimo. <credo tu sia arrivato nel momento sbagliato. Stiamo scaricando la merce e sto controllando gli alcolici per questa sera. Non puoi ripassare, hm? Di cos’hai bisogno?> È affaccendato, tuttavia non sembra essere troppo scortese nei loro riguardi. Per quanto possa sembrar serio, chiunque lì dentro lo conosca sa che è nelle sue giornate buone. Difatti, i dipendenti non sembrano esserne granché intimoriti. Lo stesso Kan, avendo iniziato ad avere a che fare con lo staff del locale, ha altresì imparato a conoscere parte degli stati d’animo di Kemono. A sua volta, non sarà complicato sapere che è nel giorno “trattabile”. Sicuramente, non è arrabbiato come quando la ballerina ha dovuto essere portata in ospedale. Il resto del personale sta continuando a lavorare alacremente per pulire, igienizzare e rendere nuovamente accessibile il locale per la serata. [ Go ][ Ambient per Kan e Shinsei ][ Turni liberi ][ Kemono: https://i.pinimg.com/564x/92/f3/05/92f3055d8cb341040d7ae217bf0d0a22.jpg ]

13:05 Kan:
  [Ochaya] Varca la soglia non sbattendo la capoccia portando le dorate sulla figura di Kemono li al centro della sala intento ad osservare l'andazzo degli operai, il loro sistemare le cose. Inspira ed espira attendendo l'arrivo di Shinsei prima di notare come il capo rivolga loro lo sguardo cominciando un veloce elenco, un paio di cosucce. Porta l'ombrello verso il suo posto inserendolo all'interno con un cenno del capo per poi cominciare la propria movenze cercando di accorciare le distanze dall'uomo. Invita Shinsei a seguirlo <Lo so signore, le chiedo scusa per quest'intrusione> ennesimo il cenno del capo effettuato nei di lui confronti portando un certo rispetto alla figura dinanzi a se <Lui si chiama Shinsei, è venuto qui non molto tempo fa, durante la serata serial killer> informa l'altro delle ultime incursioni del ragazzo dai capelli biondi li presente. Deglutisce guardandosi intorno, osservando il fare degli addetti ai lavori, la merce scaricata, gli alcolici riposti nei dovuti ripiani <Lo so ma la sera c'è sempre casino, la mattina è l'unico momento di tranquillità> spiega brevemente il motivo della visita mattutina <Io nulla ma lui sta cercando un lavoro, credo voglia fare il buttafuori e mi ha chiesto se cercassero> breve pausa presa <Non sapendo, l'ho portato qui per parlare direttamente con lei> semplice, diretto, pochi i giri di parole mentre viene effettuato qualche passo indietro per lasciare a Shinsei la parola. Le dorate scandagliano il locale, adesso vi è meno casino, molto più silenzio e può indagare, osservare meglio le condizioni dello stabile, carpire, per quel poco, qualche dettaglio utile alla causa. Osserva i dipendenti cercando in loro qualcosa, guarda le casse con gli alcolici, le marche, le pile di esse, non si sa mai cosa possa effettivamente esserci in esse <Ha in mente qualche altra serata a tema?> rivolgendosi a Kemono ovviamente, incuriosito nell'apprendere i suoi piani per i prossimi giorni <Perchè avrei qualche idea visto il periodo che sta arrivando> ovvio il riferimento alla notte delle streghe e cosa può mai pensare una piccola mente perversa? [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

13:27 Shinsei:
  [Ochaya] Sembra un piccolo formicaio quel posto oggi. Decisamente diverso da quando è in piena attività. Operoso più che caotico. Non dovrebbe aver problemi nemmeno a riconoscere la figura che ben presto si volta verso di loro. Dovrebbe aver avuto modo di inquadrarla chiaramente alla Serial Killer Night, sia in un momento più tranquillo, sia nelle concitatissime fasi finali, delle quali, a dirla tutta, non ha memoria se non d’un nome. Dati e fili che vengono tratti nella sua mente, senza che nulla emerga dallo sguardo fiero che, dall’alto, rivolge a tutto il locale per poi donarlo al tizio che si rivolge subito all’albino. Effettivamente per lui che è sconosciuto l’impressione deve essere diversa dagli altri. Stringe le mani in pugni nelle tasche nel sentire quella voce così ferma. Eppure nella frase finale, tutto sommato nota quantomeno della cortesia. A sorprenderlo, senza tuttavia lasciar trapelare nulla dallo sguardo, è la reazione dell’albino, che non sembra mostrare segni del timore che quella voce incuterebbe ad un estraneo. Si sente nominare, la mascella si serra. È fastidioso che qualcuno si presenti per lui, ma d’altronde il ruolo di Kan li è praticamente solo quello. Quindi aspetterà in silenzio, esattamente dietro di lui, dando la frontalità Kemoto e cercando con lo sguardo nero quello di lui. Lascerà che sia l’altro a parlare, e lo lascerà concludere, prendendosi anche qualche secondo del silenzio che segue. E in realtà non ha altro da dire se non annuire, a conferma di quelle parole. Il cappuccio dovrebbe esser stato abbassato all’ingresso, liberando almeno i capelli biondi e umidicci dal bagnato della felpa, che però non sembra infastidirlo troppo <Ha detto tutto lui. Sono qui per quel lavoro. Non sono pratico di alcolici ne di qualsiasi altra cosa serviate qui dentro e non ci so fare con la gente. Ma se ti serve qualcuno in grado di proteggere qualcosa, qualsiasi cosa, ho le mie carte da giocare.> Non alza troppo la voce, se non per farsi sentire in maniera chiara anche dallo sfregiato. Dal quale non discosta lo sguardo che rimane austero e sicuro, in attesa, ovviamente, di una risposta. Sembrano tre persone che amano andare al punto. Se non altro questo è apprezzabile. Ovviamente ignora il discorso sulle serate a tema. Non è ancora affar suo.[Chakra on]

Kemono abbassa per un attimo lo sguardo sulla fattura, adocchiando poi gli scatoloni contenenti il preziosissimo alcol di cui fanno vanto. <Quel liquore> Indica una scatola ancor chiusa contenente della vodka secca. <non l’ho ordinato io. Rimandalo indietro.> Specifica in direzione d’uno dei dipendenti presenti al momento. Non per questo par essersi perso le affermazioni che provengono dall’uno e dall’altro. Solleva il capo dal foglio, fissando Kan da sopra la lente degli occhialini. Il locale attorno a loro è in pieno fermento. La gente è celere in quel che compie, le pulizie vengono ormai effettuate anche per l’asta delle ballerine e le sedie. Una nuova nottata sta per sorgere nell’Ochaya… <Ascoltate> Usa il plurale, reputando che in tal modo possa concludere rapidamente quel discorso. E’ concitato nel parlare, agita addirittura la mandritta per gesticolare. Socchiude per un istante gli occhi, passandosi la mancina lungo il setto nasale. <Nori, una dei nostri buttafuori, è cintura nera di non so bene quale disciplina. Riesce ad attivare le porte del Chakra qualora ci sia la necessità di fermare qualcuno.> Ed è già successo, ma è un discorso opinabile del quale non è doveroso parlare all’interno di quelle mura o quanto meno non in quel momento. <Mamashiki, invece, per quanto sia un pacioccone, provate a spostarlo dalla sua posizione. Non ci riuscirete neanche con tutta la forza che avete in corpo!> Shinsei, avendo partecipato alla serata dedita al Serial Killer, ha potuto intravedere la buttafuori dai capelli bianchi Nori. Kan, invece, per la prima serata alla quale ha partecipato ricorderà Mamashiki. <Dunque – come hai detto di chiamarti? – cosa sai fare esattamente? Cos’hai di speciale rispetto a Nori e Mamashiki? Perché dovrei assumerti?> Piega la testa di lato, espressione imperscrutabile quella che si staglia sui lineamenti duri e irrigiditi dell’uomo, il quale resta ben fermo innanzi a loro due. Porta soltanto le braccia dietro la schiena, incrociandole dietro d’essa. Solleva lo sguardo, lucido e arrogante. Un piccolo ghigno si staglia sul pallido ovale, ripercuotendosi sull’orrida cicatrice che si porta dietro e che rende quello stesso sorriso ben più sinistro di quanto già non sia. [ Go ][ Ambient per Kan e Shinsei ][ Turni liberi ]

21:47 Kan:
  [Ochaya] Saettano gli occhi sulla scatola di liquore, non ordinata dall'uomo, rimandata indietro <Rimandarlo indietro?> innalza il destro sopracciglio <Quanto verrebbe quella cassa? Se è fattibile me la comprerei io, ho in mente una seratina da passare con la mia ragazza e quella farebbe all'occorrenza> capo voltato esclusivamente verso tale oggetto, mille le idee che si scatenano nella mente del Sumi a tal visione. I momenti da passare con la Kokketsu, specie dopo averla vista su di giri in preda all'alcol in quella prima esperienza; all'epoca del tutto futile alla di lui vista, troppo spinta ma adesso può girarla a proprio favore. Per un momento lascia scemare l'attenzione da Kemono, salvo recuperarlo quando viene interpellato insieme Shinsei intimandolo all'ascolto. Dorate tornano sull'uomo udendo quanto ha effettivamente da dire sulla questione descrivendo i due buttafuori; lento lo schiudersi delle labbra a quella descrizione <Le porte del chakra? Caspita> commenta esibendo un leggero sorriso tra il divertito e lo stupore, incredibile come una semplice buttafuori possa essere in grado di compiere simili gesti prodigiosi <Ah, quella montagna si chiama Mamashiki? Lo ricordo eccome, altro che pacioccone, mi è sembrato uno con una scopa su per il di dietro. Uno cerca di far amicizia e lui ti risponde male> finto stizzito mentre espone i propri pensieri ad alta voce eppure non interrompe ulteriormente mettendo qualche passo di distanza per permettere ai due di parlare. Nulla viene detto in merito alla prossima serata in programma, la domanda passa totalmente in secondo piano ed il bianco non continua, lascia scemare la cosa per il momento. Il quesito da parte dell'uomo l'accoglie, cosa sa fare effettivamente il biondo? Per quale motivo dovrebbe essere assunto? Domande difficili a cui dare risposta ed il genin? Incrocia semplicemente le braccia al petto, come enunciato prima, non è intenzionato a dar manforte od a mettere a rischio la propria posizione, è li, l'ha portato, tanto basta, forse risulta anche troppo come gesto. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

22:11 Shinsei:
  [Ochaya] Per un attimo le lo sguardo nero si scosta dall’altro, seguendo quasi le sue direttive e ciò a cui sono rivolte: la scatola di vodka e il malcapitato a cui è stato impartito l’ordine. Osserva anche Kan inserirsi nella conversazione, inascoltato sull’eventuale proposta di altre serate. Ma non è li per quello, e tornerebbe presto con l’attenzione e lo sguardo in quello del suo interlocutore. Ne ascolta il discorso, senza che l’espressione cambi, resta lì, austera, ad immagazzinare nomi e abilità, che vengono annotate mentalmente. A differenza dell’albino, non si dimostra stupito. Non ancora. Anzi, probabilmente quelle due descrizioni testimoniano, in quella sua mente bacata, il fatto che è al posto giusto e al momento giusto <Sono Shinsei, e tu?> Tanto per poterlo chiamare in qualche modo. Lascerebbe il tempo di rispondere, per poi schiudere di nuovo le labbra sottili. Tiene lo sguardo in quello di lui, parla con voce bassa, vibrata, ma tranquillo nel tono. <Non ho un gran curriculum da mostrarti, in realtà. Sono arrivato a Kagegakure da poco, e quel che ho fatto per campare fino ad ora non è molto attinente in effetti.> Spiare coppiette che si tradiscono non fa per lui. Strano vero? Una frase quasi inutile, ma che ad un orecchio attento lascia un indizio importante. <Le mie capacità non differiscono da quelle di… Nori?> Sembra quasi chiedere conferma, ma ha una buona memoria, se non altro abbastanza da lasciar sopravvivere nomi e caratteristiche per qualche istante <Con una differenza: non sono un tipo da arti marziali, in realtà. Il modo in cui mi batto è… differente.> Si prende una pausa breve prima di tornare a schiudere le labbra <sarebbe anche difficile spiegartelo a parole, sarebbe più facile mostrarti ciò di cui parlo> Difficile soprattutto per lui, che evidentemente le parole non le mastica affatto bene. Non tanto quanto i pugni, a quanto pare <Tornando alle altre domande che mi hai fatto. So essere estremamente diffidente, so evitare di parlare a sproposito e so farmi i katsi miei> Semplice e diretto <E sul perché dovresti assumermi, la prima condizione dovrebbe essere se ti serve o no uno come me, e non posso stabilirlo io questo. Per il resto…> Le mani verrebbero pigramente estratte dalle tasche e lasciate prima a morire ai margini delle braccia distese lungo i fianchi. Queste ultime verrebbero poi leggermente allargate <Sono questo. Non so come fare a dimostrarti quello che so fare se non…facendolo> Dovrebbe farselo forse un curriculum. Sarebbe difficile da scrivere in effetti. Lo sguardo resta su di lui, lucido e determinato. Il chakra mantenuto ben fluido in corpo <Posso solo dirti che un lavoro di questo tipo mi permetterebbe di sfruttare le mie abilità meglio di qualsiasi altro lavoro. Ed è per questo che sono qui> Conclude. [Chakra On]

Non s’è affatto dimenticato della richiesta che Kan gli ha rivolto. Tutt’al più, preferisce rispondere soltanto quando l’argomento principale sarà terminato. Quindi, soppesa le altrui parole mentre attende che Shinsei possa dir la propria. <Puoi chiamarmi Kemono, come fanno tutti qui dentro.> Un’illusionista – un mago – non rivela mai i suoi trucchi e i suoi segreti. Lascia però trapelare qualche ulteriore informazione su di sé, non abbastanza ma è comunque qualcosa. Al termine della frase, schiocca comunque un occhiolino a Kan, lasciando intendere che lui non è certamente esonerato da questo. <Mille ryo.> Replica immantinente al cameriere che, appunto, potrà anche decidere di prendere in mano quell’offerta e ottenere così del liquore senza dubbio pregiato. Non commenta granché a proposito della serata che l’albino vuole organizzare. D’altro canto, non gliene interessa. Sonda attentamente Shinsei, annuendo di tanto in tanto mentre lo sente disquisire a proposito d’un curriculum non troppo fornito. Inoltre, sottolinea come debba testare le capacità altrui anziché parlarne esclusivamente. <Onesto.> Ammette, senza troppi fronzoli. Avvicina il foglio tenuto in mano ad una delle casse, sulla quale vien posato. Si libera le mani, cosicché possa togliersi la giacca e poggiarla sul medesimo punto. Allenta il colletto della camicia, sbottonandone il primo bottone. Rimuove anche gli occhialini e li richiude attentamente, infilandoli nella tasca della giacca precedentemente rimossa. Il collo scrocchia da un lato e dall’altro, muovendolo di conseguenza. Solleva ambedue le braccia per allargarle lateralmente in maniera teatrale. Effettua un singolo passo in sua direzione. Sorride ancora. <Buttami a terra una singola volta e prenderò in considerazione la tua candidatura.> I dipendenti del locale fanno finta di niente, ma c’è qualcuno che s’irrigidisce sul posto. Mai far arrabbiare Kemono… disse qualcuno. E per quanto tale non sembri, non è detto che questa condizione non possa variare. Sta di fatto che ha una possibilità per riuscire ad ottenere quanto meno la considerazione. La si vuol sfruttare? Conviene davvero farlo? Potrebbe anche rivelarsi essere l’unica chance in suo possesso… <Kan, allontanati. Mi servi integro per stasera.> Sottolinea, giusto per sincerarsi che uno dei suoi dipendenti non si faccia alcunché a causa propria. [ Go ][ Ambient per Kan e Shinsei ][ Turni liberi ]

22:50 Kan:
  [Ochaya] Replica all'occhiolino con un piccolo sorriso, può chiamarlo così e lo avrebbe fatto ma comunque si tratta di un superiore, per quanto l'albino possa osare con le parole, deve soppesarle per giungere a poter fare di più in quel locale. Braccia ancora incrociate ad osservare la scena mentre recepisce il prezzo delle casse. Sbianca divenendo del colore dei capelli, labbra totalmente schiuse per la sorpresa <1000 ryo?> domanda retorica. Una quantità di soldi immensa, decisamente troppa per le sue povere tasche, non guadagna abbastanza da permettersi una spesa simile, certamente non in un'unica volta <Passo, troppo per le mie finanze> ovvia risposta, non si tratta di un'imprenditore o altro, solo un semplice medico, dipendente e ninja, nulla di più. Udito recepisce le risposte del taijutser annuendo con fare del capo, piccole movenze di esso concordando con l'altro, apprendendo persino il suo stile, simile a quello di Nori. Un'informazione utile, probabilmente anch'egli è in grado di sfruttare le porte del chakra come arma, un pregio per l'utilizzatore, un problema per gli avversari; in caso di scontro necessita di trovare una strategia adatta ad abbattere un simile avversario. Pensieri, veloci, volatili, distolti istantaneamente dal dire di Kemono il quale comincia a prepararsi liberandosi di qualsivoglia impedimento. Lento il moto delle braccia a sciogliersi, perpendicolari al corpo per via della sorpresa, buttarlo a terra. Umetta le labbra strofinandole tra loro, un combattimento, una sfida all'interno del locale <Agli ordini, mi metto laggiù> indicando l'angolino del locale, abbastanza distante da non essere preso in considerazione dei colpi, allo stesso tempo strategico per potersi godere l'intero scontro in santa pace senza essere disturbato minimamente. Veloce il passo se lo porta via, incammina se stesso nella direzione del luogo prescelto. Non pone verbo alcuno lasciando solamente al sorriso il compito di mostrare le proprie intenzioni. Nel mentre il cellulare viene tirato fuori inviando un piccolo messaggio alla Kokketsu, giusto per sapere come sta, non può non farsi sentire per tutto quanto il giorno. [END]

23:13 Shinsei:
  [Ochaya] Lo osserva. Di poche parole anche lui. Caratteristica che, come all’inizio, non può che apprezzare. Lo osserva spogliarsi. Non è un’idiota. Quella gestualità ha un significato preciso. L’ha usata anche lui. Non certo per privarsi d’una felpa lisa e fradicia. Lo sguardo s’affila, mentre il chakra freme nel suo sistema circolatorio. Ascolta la proposta. Lascia passare qualche attimo di silenzio durante il quale il sopracciglio si alza <Tu sei il superiore di una con le porte e io dovrei buttarti per terra?> In che modo? È un mormorio basso, ma non c’è paura nel tono. Anzi, la postura lo porta a spostare il peso sulla sinistra, lasciando così scorrere leggermente all’indietro la destra, in modo da avere una posizione più stabile, mentre le articolazioni delle ginocchia vengono leggermente flesse. Così anche col bacino, che viene sbloccato in modo tale da esser pronto ad ogni movimento. Insomma, insieme all’altro, si prepara. D’altronde. Non provarci vorrebbe dire semplicemente rinunciare alla possibilità di fare finalmente qualcosa di divertente in quella fottuta città. Che scelta c’è, dunque? Quella tra rinunciare senza provare, o provare consapevole del fatto che quello tutto sembra tranne che un tipo normale. Ha ormai collezionato qualche parere su quel locale, e se lui ha quel tipo di ruolo, tutto può fare tranne che fidarsi. Ma come detto, scelta non c’è. Bando alla ciance. La mascella si serra forte facendo guizzare i draghi d’inchiostro sotto i capelli sciolti. Uno sforzo che ben presto coinvolge tutti i fasci muscolari del corpo, decisamente poco visibile sotto gli indumenti. Il tentativo è quello di concentrarsi proprio sull’energia che lo domina, per scatenarla ben oltre le prime due porte del chakra, un processo che non è mai facile ne privo di conseguenze, ma che dovrebbe consentirgli l’accesso al potenziale aggiuntivo del chakra che, spinto fuori dal proprio sistema circolatorio, andrebbe ad irrorare direttamente le fibre muscolari e la pelle, fuoriuscendo da se in lingue di chakra nero. Non perde altro tempo, il tentativo è quello di un movimento contro di lui, tenta immediatamente un’offensiva contro l’altro. Non ha intenzione di utilizzare tecniche ne abilità combattive, per ora. L’obbiettivo è semplicemente proiettarlo a terra, non fargli male. La distanza è troppo esigua per tentare qualcosa di diverso da un semplice avvicinamento diretto all’altro. Utilizzerebbe dunque la massima agilità consentitagli per arrivare a distanza di contatto dall’altro. tenterebbe, qualora vi fosse giunto, di mantenere il peso sulla gamba destra e di sbloccare contemporaneamente l’arto superiore destro, che verrebbe caricato i un tentativo a mano aperta di afferrarlo, è un attacco non frontale. L’arto è semiflesso, ma si muove con una traiettoria circolare, da destra verso sinistra, con l’intento di incontrare il corpo dell’avversario all’altezza del petto per afferrarlo e quindi proiettarlo verso sinistra, andando incontro però all’arto inferiore sinistro, che viene mosso contemporaneamente al braccio destro, con una traiettoria opposta, sempre circolare, ma partendo da sinistra per arrivare verso destra e colpire con tutta la forza che ha le gambe dell’avversario. Il tentativo quindi sarebbe di spostare il baricentro di Kemono e contemporaneamente fargli mancare la stabilità delle gambe. [2/4 tentativo di apertura delle prime due porte. Se: -8 pv] [2/4 tentativo di proiezione di Kemono per farlo cadere] [Chakra On]

Una risata sconquassa il petto di Kemono, fasciato dall’elegante camicia. Stende la bocca, facendo risaltare l’affilata dentatura. Ha certamente il suo carisma in quel che fa e come si pone. Passa la lingua sulle sottili labbra, annuendo con il capo in virtù della risposta che ottiene direttamente dal Sumi. <Pagamela poco per volta, no? Te lo scalo dallo stipendio mensile.> D’altronde, la bestia lavora per l’Ochaya – deve saper fare anche affari la stragrande maggioranza delle volte. <Ed è un peccato che tu abbia già una donna, altrimenti avrei potuto fartene vedere delle altre.> Sghignazza divertito, mentre tira su col naso ed attende che il biondo faccia finalmente la sua mossa. Sollevate le braccia, il sorrisetto precedente sparisce in un lampo. Adesso, su quel ring improvvisato, ci sono soltanto Kemono e Shinsei. Quest’ultimo attiva due porte del Chakra, tentando d’avvicinarsi all’uomo. Per cercare d’appoggiargli una mano sul petto così da sfruttare questa presa, deve anche avanzare affinché possa ridurre la metratura necessaria. Se fino ad un istante prima l’uomo era innanzi ai suoi occhi, in tempo zero – un tempo che per il biondo sarà comunque impossibile quantificare – si ritroverà ad esser sul lato destrorso del taijutser. Se ne renderà conto – sicuramente – ma troppo tardi. Avvertirà soltanto un colpo col taglio della mano dato direttamente dietro la nuca del biondo che, tuttavia, non sortirà moltissimo dolore, ma neanche troppo poco. Danno da impatto che, per fortuna, non causa chissà quali problemi all’avversario. La testa fa male nel punto colpito, tuttavia nessun giramento di testa o concreti sconvolgimenti fisici. Tenderà soltanto ad andare in avanti con la mano, non trovando l’appiglio precedentemente ricercato. Va da sé che rischia inutilmente di perdere l’equilibrio e dovrà assestarsi prima di cominciare un prossimo attacco – sempre ammesso che desideri farlo [ - 16 PV | ¼ per riacquistare l’equilibrio ]. Kemono si fermerà a distanza d’ingaggio sul fianco destrorso di Shinsei in caduta in avanti, con un braccio dietro la schiena e l’altro teso laddove ha poc’anzi colpito l’avverso. <Bella la presentazione delle porte> Lo prende in giro con un sorriso bieco. <scarsa l’attuazione. Se sono più forte del buttafuori – come da te pensato – perché attaccarmi direttamente?> Gli sta addirittura impartendo dei rimproveri poiché i consigli, a giudicare dal tono, non sembrano affatto tali. <Dammi una buona motivazione, altrimenti levati dal cazzo perché non ho tempo da perdere.> Spazientito. Divarica le gambe, permanendo ben fermo in una posa d’equilibrio statica e perfetta per sé stesso ad attendere esclusivamente una prossima mossa da parte altrui. [ Go ][ Ambient per Shinsei ]

22:51 Shinsei:
  [Ochaya] Non ha modo di neanche di reagire allo spostamento dell’altro. che compare semplicemente più verso destra di dove l’aveva lasciato. Lo osserva alzare il braccio troppo velocemente per poter reagire, ha solo il tempo di contrarre il trapezio e gli altri muscoli del collo, per proteggere, almeno un minimo, la nuca che verrà colpita senza che lui possa reagire. Anche la mimica facciale d’istinto si contrae, al punto che le labbra si stendono per snudare i denti in un ringhio. Lo sguardo però, resta fisso su di lui. Arriva lontana la sua voce, come se non potesse tangerlo, non è nel flusso mentale adatto per farsi innervosire. Il combattimento lo proietta in un’altra dimensione, più lucida, fatta di spostamenti, di calcolo di distanze, di traiettorie, di proporzione. Come se di colpo la fluidità dei pensieri fosse ricondotta all’insieme di ingranaggi di una macchina che ha il solo scopo di raggiungere l’obbiettivo. E per farlo aveva bisogno che l’altro si mostrasse. Anche a costo di pagarne il prezzo. Preziosissime informazioni sono state acquisite anche solo da quel colpo subito. Non ha altri mezzi per conoscere davvero chi ha davanti, se non combattendoci. E ora è venuto il tempo di sfruttare quelle informazioni. Quel colpo rilascia nel suo corpo un’ondata di calore che la sua mente distorta non può che percepire come tremendamente piacevole. Certo, la sua coscienza razionale sa benissimo che ha subito un danno, ma lo sappiamo, il suo inconscio è un labirinto complicato. Ma oltre a quel calore che lo pervade, quel colpo lo spinge in avanti e con una gamba ancora alzata nel tentativo di colpirlo. Rimettersi in piedi richiederebbe troppo tempo e con l’unico risultato di trovarsi di fronte ad un avversario che non può colpire usando solo attacchi diretti. Opta così per una strategia diversa, sfrutterebbe la stessa forza del colpo che ha subito, assecondandola e finendo sbilanciato in avanti. A quel punto la mano che stava tentando di afferrare l’avversario non dovrebbe aver troppi problemi a rimaner protesa in avanti, la mano aperta a formare un appoggio sul pavimento. Tenterebbe semplicemente di sfruttare l’altra mano che verrebbe repentinamente poggiata anch’essa sul pavimento per caricare sugli arti superiori tutto il peso del suo corpo. Sfrutterebbe quindi le leve inferiori e tutti i muscoli del torso, addome e schiena, per imprimere proprio alle gambe il movimento rotatorio, in senso orario col preciso intento di poggiarsi sulle mani al suolo per lanciare le proprie leve inferiori in un attacco circolare in senso orario all’altezza del ginocchio altrui. Userebbe ovviamente tutta la forza di cui dispone nell’intento di travolgerlo, anche col peso del suo corpo, oppure ad evitarlo. In quel caso, lesto contrarrebbe l’addome ritirando le ginocchia verso di se fino a toccare terra anche con i piedi, oltre che con le mani già poggiate al suolo. <Non avrei potuto capire che sei anche più rapido, oltre che più forte, se non ti avessi attaccato> Mormora, con tono quasi assente. Userebbe a questo punto tutti e quattro gli arti per imprimere tutta la forza che ha al suolo e stendere le articolazioni, trasformando il suo stesso corpo nell’arma con la quale intende raggiungerlo e colpirlo. Non usa tecniche per ora. L’intento non è di nuocere, quanto di spiazzarlo, e magari fargli toccare terra con qualcosa che non siano i piedi. Tenterebbe una semplice spallata alla parte alta del corpo, nell’intento di destabilizzarlo, o almeno di costringerlo a usare qualcosa di più per fermarlo. [2/4 tentativo di attacco circolare con le gambe, altezza ginocchio][2/4 tentativo di spallata al busto][Porte aperte: -8pv][Chakra on]

Ritrovandosi proiettato in avanti, il giovane deve pensare ad un modo coerente per rialzarsi o per riattaccare l’avverso che, come ha potuto constatare, è senza dubbio più veloce di lui – talmente tanto da sparire alla vista. Anche Kan, del resto, non è riuscito a seguirlo tramite gli occhi, notando esclusivamente lo spostamento laterale che l’ha condotto alla pseudo vittoria di quella sfida. Gli inservienti trattengono il respiro. Non è una novità per loro vedere Kemono far il duro con qualcuno, ma combattere è tutt’altra manica e son certi che non stia facendo neanche sul serio. Tuttavia, riprendono immantinente a lavorare perché, durante quell’affronto, in attesa che il biondo si faccia nuovamente avanti, ha il tempo materiale per rivolgere un’occhiata bieca ma al contempo eloquente. Il silenzio regna sovrano, v’è soltanto il tintinnare delle bottiglie che vengono sistemate al di sopra degli scaffali. Nota, subito dopo, l’avanzare di quelle gambe, sorpreso relativamente dal fatto che abbia sfruttato quella discesa per stendere le inferior leve in sua direzione. Un passo indietro. E’ più veloce – di nuovo. Le porte fungono egregiamente come deterrente per i peggior nemici che Shinsei possa aver incontrato. Finora. Kemono è palesemente su tutt’altro livello, ragion per cui la domanda che il biondo gli ha precedentemente posto non è certo campata aria, ma ciò dovrebbe portarlo a sua volta a ragionare: se il capo dei buttafuori è tanto forte da sparire alla sua vista, in qualità del ruolo che vuole andare a ricoprire a cosa potrebbe essere utile, dunque? Spostatosi di lato, non farebbe altro che attendere che questi s’alzi nel tentativo di dargli una spallata. E sicché l’uomo con la cicatrice è lì in piedi a godersi la scena, spostatosi affinché non potesse coglierlo con le gambe, non ci vuol niente per stendere il braccio destrorso. Nel farlo passare, compiendo mezzo passo indietro, si porta precisamente in linea di tiro con una lieve rotazione del busto. Le dita s’allargano e s’aprono al pari d’una stella marina. Si stringono soltanto in un secondo momento per attorcigliarsi attorno alla gola del biondo. L’espressione omicida lo tradisce, mostrando quegli occhi freddi e calcolatori. I lineamenti duri, fieri d’un predatore contro la preda inconsapevole. La lucidità assassina di chi ammazza senza remora alcuna. Uno squalo che sente l’odore del sangue a metri di distanza. Uno scatto repentino, una forza non di molto superiore a quella di Shinsei. Lo butta a terra, sotto di sé, facendolo sbattere di schiena. Non riceve chissà quali danni, soltanto un lieve sbigottimento. L’aria fuoriesce dai polmoni per quell’istante in cui la schiena tocca terra e la mandritta di Kemono, ancora, ne stringe il collo senza porvi eccessiva stretta. Si china sulle ginocchia, s’abbassa appena per parlare a lui – e a lui soltanto. Occhi negli occhi, qualora il biondo li riapra e lo focalizzi. <Non mi servi ad un cazzo. Fuori dal mio locale. Torna quando avrai una capacità tale da essere utile o come cliente. In questo caso, la prossima serata che verrai la consumazione è offerta.> Sol perché gli ha fatto male? O perché l’ha incuriosito? Non può saperlo. [ Go ][ Ambient per Shinsei ]

00:05 Shinsei:
  [Ochaya] Ancora una volta niente ha successo. È frustrante. È frustrante d’avvero? Sente le dita altrui avvolgersi intorno alla gola. Un tocco che brucia sulla pelle, rovente. No, non che l’altro usi Katon o altro, è solo un suo fastidio mentale. Messaggi distorti che riceve da un sistema nervoso abituato a percepire quasi ogni tocco come una violenza bruciante. Istintivamente la mano destra viene portata alla mano altrui, tentando di afferrarne il polso con tutta la forza che ha. Un gesto automatico ma inutile. Viene proiettato all’indietro e lo sguardo si sgrana quando la schiena impatta contro il pavimento del locale. L’aria, spinta fuori, lo costringe ad aprire le labbra <…> Ma niente ne esce, se non un pesante sospiro. Il tonfo sembra comportare anche lo spegnimento di quelle fiamme di chakra. Lo ascolta, con la mano che verrebbe tenuta stretta al polso di lui. Lo sguardo si chiude per un secondo, per poi riaprirsi in quelli dell’altro. In quello sguardo feroce che finalmente riconosce. Un ghigno compare a distogliere le labbra sottili, mentre lo sguardo ferale resta sull’altro. Cosa ci sarà mai di divertente nel trovarsi davanti la morte? Niente, ma il valore di un avversario va tenuto sempre. Non esiterebbe tuttavia un ultimo tentativo. È per questo che ha richiamato il chakra nel suo sistema circolatorio, dissipando quello in eccesso proprio nel momento dell’impatto. Dare l’impressione della resa, concentrarlo su di se, sull’umiliazione che gli ha inferto, sfruttare la sua superiorità a suo vantaggio, per quanto possibile. Sfruttando il momento in cui Kemono gli dedica le sue ferali attenzioni per utilizzare il braccio sinistro, quindi quello che non lo starebbe (se fosse riuscito) tenendo per il polso. Tenterebbe di concentrare una modica quantità di chakra nel pugno sinistro che viene serrato. Serra bicipite tricipite e spalla, nel tentativo di piegare il gomito e sparare quell’arma impropria contro l’articolazione del gomito di lui. Sorzandosi con tutto ciò che ha di tenere quel polso con la destra. Quell’avversario si merita ogni carta possibile, d’altronde. E ha bisogno di saggiare di quanto verrà superato anche in forza. Troverà il modo di liberarsi. Ne è certo, ma non per questo tenterà con meno vigore. Cercando di rendergli la vita più difficile possibile. Resterebbe tuttavia a terra, ancora un attimo, qualsiasi sia l’esito. Non ha intenzione di continuare un combattimento che ha già perso in partenza, non è stupido. Potrà definirsi contento anche solo se lo avrà costretto a togliergli il braccio dal collo. Figurarsi se fosse davvero riuscito a colpirlo in qualche modo. Schiuderebbe le labbra, con quel ghigno ancora sul viso <Non mi serve la tua elemosina Kemono. Me ne fotto delle tue consumazioni delle tue ballerine e di qualsiasi altra cosa qui dentro.> D’altronde l’ha detto, è uno bravo a farsi i fatti propri <Mi serve questo lavoro.> Un obbiettivo mancato, ma il sentore c’era nel momento in cui è stato invitato a buttarlo a terra. <Se non è questa volta, troverò il modo di prendermelo.> Risponde secco, tentando questa volta di alzarsi. È stanco, le porte non sono un’arma facile da usare. Eppure lo sguardo che rivolge a Kemono, nero e profondo, è di pura ambizione. È stato segnato un nuovo limite da superare, e deve reprimere un brivido per quella malsana gioia che prova sostanzialmente per averle prese. Strana testa hanno i Taijutser [2/4 Tentativo totsukegi. Colpo al gomito di Kemono][Combattimento senz’armi][Porte chiuse][ Chakra: 9/10]

La bestia feroce è lì, davanti agli occhi di Shinsei che deve soltanto decidere come comportarsi. Può smettere di ribellarsi innanzi ad un uomo che è palesemente più forte e veloce di lui. Tuttavia, ha constato diverse cose durante questa mattinata all’Ochaya. Lavorarci su potrebbe essere un modo come un altro per il raggiungimento dell’obiettivo. Con la mano protesa a stringere il collo dell’avverso, Kemono continua ad osservare con ardente intensità la preda sotto di sé. Le dita iniziano a stringere. L’espressione è truce, come se neanche guardasse direttamente il biondo che tiene lì, fermo. Stringe. La pressione sul di lui collo potrà finalmente rivelarsi utile a capire che, nonostante tutto, di forza è dotato eccome. Poggia un ginocchio a terra per avere maggior stabilità. Si china ancora dabbasso, arcuando la schiena. I dipendenti iniziano a trattenere il fiato. Lo vedono iscurirsi in volto e le parole di Shinsei rendono bene la situazione che sta venendosi a creare. Qualcuno è titubante, vorrebbe avvicinarglisi, ma si tiene distante. “Mai far arrabbiare Kemono”, disse qualcuno d’intelligente. Non ci vorrà nessuno, in realtà né troppo tempo per riuscire a scamparsene. Il biondo opta per tirargli un pugno direttamente sul gomito cosicché possa venir liberato. Irrigidisce la muscolatura, l’uomo con la cicatrice, pronto a prendersi quel colpo in pieno. Non gli farà mica così tanto male. Con le porte, sarebbe stato differente – se soltanto fosse riuscito a vederlo arrivare. Quindi, il pugno impatta contro il gomito, il quale resta lì immobile e statuario, ma colpito sicuramente poiché appena spostato, ad un occhio attento. C’è riuscito ad ottenere quel passaggio, quell’inclinazione dell’arto verso l’interno. Non lo darà a vedere. Come se lì, sotto quella manica, non fosse successo assolutamente niente. <Kemono-san> Bercia qualcuno alle sue spalle, venendo accolto da una lenta rotazione del capo e il bieco sguardo di poc’anzi, tinteggiato dall’ombratura nera. <è arrivato il prossimo fornitore.> E l’espressione torna ad esser quella del comune uomo d’affari. Lascia immantinente la gola dell’avversario, ritraendosi in piedi. Sistema ben bene la camicia, il colletto, le maniche. S’assicura che le estremità siano all’interno dei pantaloni. Tira su col naso, rimette gli occhialini al suo posto. <Sarò qui ad aspettarti> Mormora soltanto, dandogli le spalle e spostando il peso da una gamba all’altra mentre si sistema. Ci tiene all’aspetto esteriore, è piuttosto evidente, o forse è l’impressione quella che deve aver un senso. <ma adesso, SPARITE!> Tuona. <Ho da lavorare.> Cauto, d’improvviso. Shinsei potrà allontanarsi assieme a Kan, volendo – o da solo. Nessuno lo fermerà. Nessuno lo tratterrà oltre. Kemono sparisce nel privé. [ End ]

Kan scorta Shinsei all'Ochaya, sicché vuol farsi assumere come buttafuori.
Deve avere a che fare con Kemono, colui che si occupa del personale. Questi gli chiede a cosa possa servirgli un altro buttafuori, rivelando le potenzialità dei due che già lavorano per il locale (Nori e Mamashiki).
In compenso, s'affrontano per dimostrare il valore del biondo che, tuttavia, è ancora troppo debole rispetto all'uomo con la cicatrice.
Viene atterrato, provocandolo, rischiando però di venir soffocato di rimando.

Kemono non accetta la sua candidatura, ma Shinsei è ostinato: ritenterà, vuole quel lavoro.

GG ragazzi, anche se Kan è durato giusto all'inizio per velocizzare un po' le cose.
Ottimo il comportamento tenuto da Shinsei, mi è piaciuto parecchio come hai mosso il PG!
Sperando di non avervi annoiato, ho reputato non necessario protendere per l'arruolamento di Shinsei come buttafuori.
Trovo che elargire maggiori spunti (potenza dei buttafuori e di Kemono, per quanto relativa) sia sufficiente a ripagare il gioco portato sinora.