Haru

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con Saigo, Haru

23:17 Haru:
 Lo so. È da tempo che queste terre non vengono bagnate dai racconti di un ragazzo dalle cupe origini. Ci sono momenti per parlare e ci sono momenti in cui è giusto restare in silenzio. Ora nessuno può sapere se questo sarà l’inizio di un nuovo racconto. Prendiamolo come un evento, raro e improvviso, di cui il destino farà ciò che più ne ritiene opportuno. E dunque eccoci di nuovo in questa landa in cui è stato costruito il Villaggio delle Ombre. La sera è giunta, il cielo si è oscurato e le stelle illuminano il firmamento. Le luci degli edifici si riflettono lungo le strade del centro dove i cittadini passeggiano avanti e indietro, portando con loro un gran borbottio. Qui, lungo il lato destro di questa strada, si trova anche il giovane Otsutsuki che cammina tranquillamente senza una meta precisa. I capelli bianchi sono coperti dal cappuccio della felpa che indossa, di color nero. Sul retro di questa felpa si trova ricamato uno spicchio di luna. Sotto di questa, porta una maglietta bianca con la faccia di una Volpe stampata sul fronte. Nella parte inferiore invece indossa un paio di pantaloni di tuta, color grigio chiaro, e un paio sneakers, sempre di color bianco. Qualche ciuffo bianco cade davanti ai suoi occhi sporcando la visuale dei suoi occhi. Le mani sono tenute dentro le tasche laterali della felpa e il suo mood sembra essere molto pacato oggi, come quasi sempre. Non si ferma a guardare chi si trova attorno a lui ma continua per la sua strada. Finché non arriva davanti ad un cinema e inizia a fissare il poster dell’ultimo film uscito in tutte le sale del Villaggio. La mano destra esce dalla tasca e viene portata verso la testa. Le dita afferrano il cappuccio portandolo qualche centimetro più indietro per permettere un’occhiata migliore al cartellone davanti a lui, posto leggermente più in alto della sua altezza. ‘Mmh..’ brontola quasi, come se non fosse convinto di qualcosa. Rimane lì, fermo ad osservare. Chissà cosa gli passa per la testa. In realtà, al cinema non è mai stato. La sua vita è sempre stata diversa da quella dei suoi pari età. Haru ha sempre vissuto nel rispetto e nelle regole degli antichi valori del suo Clan. Andare in giro vestito così è ‘strano’ per lui. Con il tempo però, il chunin sta cercando di rimediare e metter piede in questo nuovo mondo. Riuscire ad adattarsi sarà tremendamente difficile ma vuole provarci. La mano destra, rimasta appesa al cappuccio, riporta questo lembo di tessuto a coprire parte della sua fronte. La testa si china leggermente verso il basso mentre le dita ritrovano rifugio all’interno della tasca. Sta per andare via, forse non si sente ancora a suo agio. [chk on]

23:32 Saigo:
 La sera è ancora giovane e qui abbiamo un’anima tormentata che vuole solo trovare un locale, riempirsi di qualche alcolico e poi prendersela con qualcuno a caso, senza dover pensare alle conseguenze, senza doversi legare. In fuga perenne da ciò che è o ciò che dovrebbe diventare. I fallimenti recenti nella sua vita si sono accumulati su quelle spalle sottili finendo per diventare un macigno contro cui è difficile lottare, qualcosa che rischia di schiacciarla passo dopo passo. I capelli sono sciolti, ciondolano ad ogni suo passo andando ad accarezzare il giacchetto di pelle che indossa, le arriva fino alla vita. Lasciato aperto lascia che chiunque possa intravedere la bralette in pizzo bianca portata lì sotto. Nessuno però riesce a scorgere i segni dell’ultimo combattimento, la ferita che ancora come cicatrice la marchia con la stessa rabbia provata per quella fuga. I pantaloni a vita alta sono dei jeans skinny aderenti, un paio di semplici anfibi dello stesso colore a chiudere quel look che solo all’apparenza può sembrare non ricercato. Si muove per quelle strade, sotto le luci lasciando che siano i lampioni a rassicurarla, quelli non sono vicoli vuoti, non si tratta del quartiere povero, nessuna bestia arriverà sino a lei senza che qualcuno urli. Può farcela. Deve lottare, combattere e superare tutto, in qualche modo deve vivere ora che ha scoperto di aver voglia di restare su quella terra. Questo forse la colpisce più di tutto, l’aver realizzato di non aver voglia di morire, non se lo sarebbe mai aspettato e ancora ha dei dubbi in merito, sorpresa e confusa cerca solo le braccia dell’alcool, giacché a casa non vuole sembrare patetica, non più del solito almeno. Sospira lasciando che le luci al neon del cartellone del cinema si riflettano sulla sua pelle candida, per un istante le colorino l’iride destra di giallo ed infine che diano ai suoi capelli un colorito quasi rossastro, più scuro di ciò che sono davvero. Proprio mentre cammina si trova a passare, per casualità del destino, davanti a quel ragazzo che non vede ormai da tempo. Un pensiero che nonostante tutto nella sua vita è stato quasi costante, il non sapersi rassegnare, non capire perché, o dove lei abbia sbagliato, un idea spesso confrontata a Fuji e poi a lui associata. Così diversi per lei, due valori opposti eppure entrambi sembrano essersi semplicemente volatilizzati dalla sua vita. Divertente come il destino e i pensieri che la offuscano le impediscano di notarlo mentre sfila davanti a lui impedendogli per qualche istante una nitida visione sul cartellone. Non sfreccia, il passo è solo sicuro e deciso ma pare prendersi tutto il tempo necessario per camminare, come a voler essere guardata. Qualcuno vuole giocare con lei quando il primo passo davanti ad Haru vien mosso, non c’è nessun profumo artificiale ad investirlo, forse solo quello dello shampoo mentre i capelli ondeggiano. Nessuna voce a richiamarlo, nulla di nulla, sembra non avvedersene da subito. Il mondo quasi rallenta mentre le loro strade s’incontrano ma non si scontrano, come se fosse uno sconosciuto qualsiasi passa semplicemente abbastanza vicino da essere coscia della sua presenza ma senza quell’attenzione necessaria a riconoscerlo subito

23:30 Haru:
 Le luci dei neon abbagliano i suoi capelli bianchi donando loro riflessi di varie tonalità, dal fucsia all’azzurro e infine al giallo. Il suo corpo si muove ruotando verso la strada, pronto per prendere una via che lo porti lontano da quel cinema. Ed è in quel centesimo di secondo che lo smuover dell’aria porta al suo olfatto un profumo già sentito in precedenza. Un profumo che ricorda a lui qualcosa, o meglio qualcuno. I suoi muscoli si fermano e lo sguardo si sposta per cercare quel ricordo. Eccolo lì. Anzi.. Eccola lì. Lei. Il cappuccio ancora taglia i suoi occhi lasciandone intravedere soltanto parte di essi. Era davvero tanto tempo che non la incontrava. Questo momento provoca in Haru una sensazione strana, come se tutto il tempo passato dal loro ultimo incontro fosse stato davvero troppo. Il tempo trascorso in mezzo a questi due eventi però era necessario per lui. Doveva ritrovarsi, cercare risposte. Un viaggio può essere più lungo del previsto se non si sa dove cercare e soprattutto cosa cercare. Il piede destro avanza di mezzo metro. È solo l’istinto a muoverlo. Niente di più. Il resto del corpo segue quel passo in modo da portare in equilibrio la postura del ragazzo. La mano destra si alza e le dita accarezzano il tessuto della felpa portando il cappuccio ad appoggiarsi sul dorso di lui. La chioma bianca si svela. I suoi occhi ora si mostrano nel suo colore più puro e si fissano su quelli di lei. Quegli occhi rossi vengono scrutati per bene lasciando qualche altro secondo di silenzio prima che la sua voce esca verso la ragazza. <Ehi..> un sussurro leggero, tre lettere che vanno a raggiungere dolcemente l’udito altrui. La testa si inclina leggermente sulla destra, di qualche millimetro e conseguentemente un ciuffo bianco scivola sulla sua fronte. Le parole gli rimangono in gola, quasi a non volerle sprecare tutte e subito. Si prende del tempo restando a guardarla. Un altro passo in avanti per prendere confidenza con il momento e avere la sicurezza di essere riconosciuto, se ancora non fosse accaduto. Le luci su di lui cambiano forma donando nuovi colori. La strada nel frattempo non ferma il suo via vai lasciando in sottofondo ogni rumore emesso dagli elementi che la compongono: persone, strumenti tecnologici, attività locali. Ognuno di loro continua la propria vita lasciando che il momento tra quei due ragazzi sia soltanto loro. Il mondo non da importanza a questo evento, forse perché ancora non sa cosa il destino ha in serbo per il loro futuro. <È passato un po’ di tempo dall’ultima volta> cerca di scrollarsi un po’ di ruggine da dosso. Le labbra si muovono lente mentre le mani sistemano le tasche dei pantaloni accomodandosi dentro di loro al caldo. Non si muove più da quella posizione. Vicino a lei ma non necessariamente troppo. La sua bocca si serra ora lasciando in vista le sue labbra carnose. Le braccia lungo i fianchi sono rilassate e le gambe sorreggono il suo peso senza fatica. Immobile, Haru posa i suoi occhi freddi su di lei. Non la vuole mettere in soggezione. Cerca soltanto di riscoprire i particolari del suo viso che erano da tempo ormai solo un’immagine di un ricordo. E sono i ricordi quelli che ora ritornano nella mente del giovane. Haru ricorda quelle sensazioni quando erano insieme all’interno della struttura del Clan. Sensazioni non comuni, qualcosa che non gli è capitato con tutti. Per questo motivo, il ricordo di lei è rimasto così forte. Lei sembra diversa dal resto del mondo. Il mondo continua la sua vita ma per Haru ora è tutto in silenzio, immobile, intorno a lui. Lascia che quegli attimi lo invadano, pronto ad ascoltare la di lei voce ancora per una volta. Non sa cosa aspettarsi. Ma in fondo forse è per questo motivo che si vive: trovare attimi di vita che possano sorprenderti per una volta. [chk on]