Il buio oltre il ciliegio

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19:27 Furaya:
 Passeggia tranquillamente tra le vie del Bosco dei ciliegi del settore kusano, evitando – come ogni volta che si trova all’interno d’esso – le solite coppiette appostate da qualche parte. Non ha intenzione di guardar qualcun altro far cosacce che potrebbe fare a sua volta tornata a casa. Tuttavia, lancia delle occhiate nei dintorni per cercare un’ipotetica panchina vuota, cosicché possa sedercisi ed ammirare da lì il panorama delle fronde degli alberi che ormai tendono all’autunno, perdendo di fatto qualunque rosata sfumatura avessero avuto fino a questo momento. Ha variato nel vestirsi in vista delle temperature in rapida diminuzione. Indossa, difatti, un paio di pantaloni nero tipologia skinny tagliati giusti ad altezza del ginocchio, i quali fasciano perfettamente le inferior leve della fanciulla. Le estremità inferiori son infilate in un paio d’anfibi d’egual cromia, ben allacciati a loro volta attorno alle caviglie. Gli schinieri, invece, son nascosti dall’indumento e coprono perfettamente lo stinco anteriore d’ambedue le gambe. Un maglioncino verde mela copre sin ad altezza del ventre il resto del corpo, lunghe maniche a sfiorar metà falangi delle dita tenendole comunque al caldo. I vambracci prendono posto negli appositi spazi, proteggendo l’avambraccio sia destro che sinistro. C’è ovviamente da considerare anche l’equipaggiamento del quale non fa letteralmente mai a meno. La vita è circondata da una cintura in cuoio nera e piuttosto spessa, al cui fianco mancino viene agganciato un fodero contenente la sua fedelissima katana – l’unica rimasta. Attorno alla coscia destrorsa, poco sotto l’indumento citato, v’è anche posizionato una tasca porta kunai e shuriken avente al suo interno ben tre kunai. Sul gluteo posteriore dall’opposto lato, sempre agganciata alla cintura di cui sopra, prende posto un’ulteriore tasca porta oggetti avente al suo interno tonici di recupero Chakra e coagulanti, qualche fuda contenente dei tronchetti. Al polso mancino, nascosto dalla manica della camicia, vi ha posto un fuda esclusivo nel quale ha sigillato la frusta che, di recente, ha optato come arma a discapito di spade più grosse della propria figura che, al momento, non riesce neanche ad usare come vorrebbe. Per ultimo, ma non per importanza, sul petto – sotto i vestiti – è stato posto un ulteriore fuda, al cui interno è invece sigillata la sua nuova arma: la spada di Chakra, ch’è in realtà soltanto un manico nel quale è possibile trasmettere il proprio Chakra. Deve ancora testarla, ma le ha solleticato non poco l’appetito. Tra i capelli rosei, incurante del tempo e della società attuale, splende il suo coprifronte raffigurante il simbolo di Konoha con tutti i relativi segni d’usura e di graffio. Molteplici i doveri da svolgere, altrettanta è la sfortuna. Non sente Kamichi da un po’ e non riesce a contattarlo. Così come, invece, dovrebbe incontrare ben presto Shizuka e Kan… Cos’altro le riserverà il futuro d’ora in avanti? Presto per scoprirlo, ma non impossibile. [ Chk On ]

19:32 Matono:
  [Ingresso bosco dei ciliegi] Il bosco dei ciliegi in modalità crepuscolare si staglia nel sottofondo fronte a Matono, ora come ora con l'arrivo della stagione fredda comunque non sono il consueto spettacolo primaverile, infatti oltre il cancello, sempre aperto, la visione è quella di alberi in decadimento, via via rimasti con sempre meno fogliame a coprirli, rivelando la loro lignea essenza agli occhi di tutti. Matono cammina a passo lento e cadenzato precisamente, come se stesse andando seguendo un ritmo presente unicamente nella propria testa, alla sua sinistra Shinsei, che da agguerrito chiacchierone è giunto a ben tre parole nell'arco di quindici minuti di passeggiata, Matono del resto è arrivato a cinque, tra i due è sempre stato quello più loquace. L'aspetto del moro non è quello di sempre, si accompagna si con le solite vesti per nulla pretenziose o appariscenti, maglia bianca, lavata di fresco, pantalone scuro tendente al verde e scarpe chiuse sufficientemente comode, due gli accessori concessi, coprifronte del suono sul bicipite destro ben stretto e saccoccia portaoggetti sul fianco destro, contenente fuuda spray curativo ed un tonico, meglio uscire preparati, ma la differenza quella sera la fa una giacchetta cappucciata, del colore dei pantaloni, verde scura,porta il cappuccio sul capo, coprendo parzialmente le proprie fattezze nella penombra creata sul suo viso. L'allegra coppia passa attraverso la cancellata d'ingresso senza sforzo entrando de facto nel bosco degli innamorati, ma tanto non è primavera quindi nessun rischio, Matono tiene il centro dell'ampia strada che si inerpica all'interno sparendo tra le colline e gli alberelli di ciliegio, l'illuminazione dell'area è presente unicamente ai lati del mattonellato con cadenza di cinque metri circa, non che sia allarmato da un eventuale oscurità, quel che è certo dopo i recenti sviluppi, questa volta, NON andrà verso la luce, e farà il possibile per evitare che lo stesso Shinsei ci vada, sperando nel caso di non intontirsi come le falene un altra volta. <A pensarci bene dovremmo smetterla di andare a boschi di notte.> Lo sottolinea con tono serio, l'espressione è rimasta uguale praticamente per tutto il tragitto, un misto di noia e fastidio recondito, molto meno negativa di molte altre volte a dire il vero. I due comunque continuano a muoversi lenti lenti verso l'interno del parco, mantenendo i piedi sulla strada, Matono guarda dritto, gli unici rumori che riesce a percepire sono passi sulle mattonelle dei due, qualche grillo e il fruscio delle foglie ad ogni sferzata di brezza, abbastanza freddina ormai, forse ogni tanto riesce a udire qualche risatina, qualcuno di infrattato probabilmente approfitta del calare delle tenebre.<Ho parlato con gli uchiha.> A sorpresa riapre bocca distruggendo l'ambientale musica di sottofondo, non entra nel discorso comunque andando a concentrarsi nuovamente su se stesso, braccio destro che si alza a livello del petto e compone il mezzo sigilli della "capra", ora tutto il processo inzia con l'apertura mentale della porta, che permette dunque il tentativo di accumulo dell'energia spirituale al centro del proprio corpo, cercando di riempire un figurato contenitore rotondeggiante. La respirazione viene quasi bloccata, le membra vengono rilassate mentre ora tenta di muovere questo serbatoio energetico, facendo fluire questo carburante lungo tutto il corpo, tentando di energizzare completamente la sua persona, la mente funge da controllo per questo spostamento, tentando di rendere il tutto stabile, anche post massima concentrazione. Questo atto perdurerà fin quando necessario, ovvero quando ogni tsubo è entrato in contatto con il chakra, attivandosi. Dunque una volta terminato il tentativo rimuove il sigillo, riportando le braccia lungo i fianchi, rilassate.<Hm?> Poco più avanti sembrerebbe esserci un passante, non che sia anormale in un parco aperto sempre, solo la serata sembrava veder il luogo completamente deserto, dunque attenderebbe semplicemente di esser abbastanza vicini in quanto sebbene lenta la loro andatura sembra essere più rapida della figura a circa cinque metri, che ora dovrebbe anche accorgersi d'esser seguita.[Borsa:Tonico chakra x1 - Spray curativo x1 - x3 Fuuda x3 tronchi - tentativo di impasto chakra]

19:42 Shinsei:
  [Bosco dei ciliegi - Viale] Il sole morente si prodiga anche quest’oggi in uno spettacolo degno di nota, per commemorare la sua scomparsa dal mondo, in favore delle tenebre e della luce argentata della luna. Un rituale quotidiano che però non dovrebbe esserlo. Un tramonto merita sempre un momento di pausa. È questo il momento in cui s’è avviato con quello che forse può iniziare a chiamare fidato compagno. Dove? In realtà non ne ha idea. Una zona completamente sconosciuta in un settore quasi del tutto sconosciuto. Ma come abbiamo detto il moro è stato capace di guadagnarsi la fiducia del biondo, e quindi non è che si faccia poi tante domande. Anfibi pesanti graffiano le mattonelle del viale principale. In essi affondano larghi pantaloni che nascondono la forma delle gambe allenate. Solita felpa a coprire il torso, maniche lunghe tirate su fino oltre i gomiti, snudando l’avambraccio liscio e scolpito. La zip è lasciata aperta a metà, lasciando libero e all’aria una parte del petto, apparentemente immune alle temperature che cambiano. I capelli biondo pallido sono tenuti in una treccia ben fatta, che lascia libera solo una ciocca di capelli, ad incorniciare il lato destro del viso. I fianchi del cranio, lisci e liberi, mostrano alla luce dei lampioni i draghi d’inchiostro che decorano la pelle fino alle tempie. Il volto appuntito è dipinto nella solita espressione fiera, austera. le iridi nere come l’abisso viaggiano lente lungo tutto il campo visivo. Come sempre, non si priverebbe del chakra, piegando i gomiti fino a portare gli avambracci l’uno contro l’altro, con le dita delle mani a congiungersi nel sigillo della capra davanti al plesso solare. Avrebbe dunque tratto un profondo respiro a lui necessario per andare oltre il velo delle emozioni e dei ricordi ad attingere all’energia psichica, per lui elettrica e vibrante. Avrebbe spinto quell’energia al centro del plesso solare per unirla alla gemella opposta, l’energia fisica, fluida e costante. Avrebbe dunque cercato di impastare il suo personale Yin/Yang per acquisire un’energia superiore: Il chakra, che avrebbe dunque spunto irruento nel proprio sistema nervoso, senza reprimere quel brivido di piacere che ne trae ogni volta, nel sentirsi migliore. Pieno di quell’energia. Le mani s’infilerebbero dunque nelle tasche della felpa, mentre lo sguardo individua, tra i tronchi dei ciliegi, qui e la, coppiette intente a far quel che fanno le coppiette. Gli arriva la voce del moro. <mh> mormora in risposta alla sua frase. Iniziale, lasciando di nuovo correre lo sguardo in giro. Un posto strano effettivamente <Hai voglia di scopare per caso?> Non per altro, ma il posto sembra propizio e, dall’ultima volta ha imparato se non altro che quel moro è pieno di risorse. Un ghigno semi accennato sul volto, ma niente di più. Qualcosa che dura il tempo necessario all’altro di introdurre l’argomento <mh?> Un mugugno leggermente più interrogativo, ascoltandolo <e?> una parola di una lettera, ma lo sguardo si poggia su di lui. È curioso, più del solito. Evidentemente quello che succede a quel moro è qualcosa che lo riguarda. Per la quale è disposto a spezzare quello sguardo apatico, mostrando qualcosa di più. Sono piccole cose, ma difficilmente spreca parole, lui.

19:54 Furaya:
 Il di lei passo è sicuramente ben cadenzato e lento, privo di qualsivoglia fretta poiché si dà il caso che si tratti d’una passeggiata come tante altre. Quindi, l’andatura la conduce comunque lungo il sentiero nei pressi delle panchine che su d’esso s’affacciano. Le temperature son in lenta discesa, non a caso anche lei ha iniziato a prender precauzioni nonostante possa diventare un calorifero umano con solo l’attivazione dell’innata. Il di lei udito dovrebbe avvertire senz’alcun problema i passi dietro la sua schiena, ai quali in un primo momento non darebbe abbastanza adito, pur seguendoli con l’orecchio ed evitando di girarsi fin da subito. Perché dovrebbero avercela con lei, d’altronde? Ha fatto qualcosa di sbagliato? Con molta probabilità, si tratta di due semplici passanti che, come lei, hanno preferito far due passi con tranquillità tra quegli alberi. Tuttavia, il sentiero il quel punto protende per proseguire e aggirare tutta la recinzione, altrimenti è plausibile – per chi non voglia far il giro lungo – tornar indietro dalla stessa strada seguita sinora. Ed è la seconda scelta che prenderebbe in esame la fanciulla. Ruoterebbe sul proprio asse, sempre con l’austera calma di chi non ha molta fretta, specialmente se nel frattempo è immersa nei propri pensieri di conquista. Deve anche fabbricare quell’armatura pesante se ha davvero l’intento d’uscire all’esterno delle mura. Immersa, per l’appunto, in tali pensieri, nel suo ruotar per tornare sulla retta via appena percorsa, il di lei chiaro sguardo si sposterebbe immancabilmente s’un tatuaggio particolare. <Oh> Sorpresa dal riuscire a notare quei dragoni ivi dipinti per il resto della vita. Sì, ahimè, Matono passa per un attimo in secondo piano poiché la vena artistica della Judai – che resta pur sempre una tatuatrice prima d’impugnar gli attrezzi da fabbro – vien risvegliata dalla visione d’un disegno così semplice, ma al contempo ben fatto a giudicare dalle apparenze. <gran bel tatuaggio!> Esclama di rimando, involontariamente attirando l’attenzione del biondo – si spera – o addirittura del corvino che gli bazzica di fianco sul quale saetta appena lo sguardo. Non par conoscere nessuno dei due ad un’attenta occhiata, quindi potrebbe anche star avendo a che fare con la peggior feccia dell’umanità senza saperlo. Poco male. Non sarebbe neanche la prima volta. Tuttavia, è inutile giudicare un libro dalla sua copertina. Ne attende una risposta, pur restando ad una distanza di sicurezza ed evitando di avvicinarsi eccessivamente ai due individui, se non quel che basta per evitar di urlare anziché disquisire con calma. [ Chk On ]

20:08 Matono:
  [Ingresso bosco dei ciliegi] Dopo almeno dieci minuti torna a voltare il capo verso Shinsei, lo fa prima per fissarlo serio per un attimo, poi abbozzando un sorriso, espressione quasi che tocca il divertito, rarità.<Quel bacio ti ha fatto montare la testa.> Commenta sprezzante, prima di andare a continuare con l'altro discorso, quello decisamente più interessante.<Niente mi hanno accolto, senza tante remore.> Tutt'ora Matono è confuso do fronte a questa smodata fiducia data giusto perchè in grado di attivare lo sharingan, le sensazioni del moro riguardo alla cosa sono ancora contrastanti, guerra civile nel suo cervello, poi c'è da considerare anche dell'altro.<ora dovrei essere in grado di attivarlo a piacimento.> Ovviamente si guarderà bene dal farlo di fronte a Shinsei se non in casi di necessità effettiva, a tal proposito in testa gli giunge una domanda, che fa fuoriuscire dalla bocca.<te e la tua testa invece come andate.> Chiaro riferimento alle sedute misteriose alle quali dovrebbe sottoporsi il biondo, certo se aspetta sia lui a parlare starebbe fresco, ma l'interesse nel non avere un compagno colto da rabbia furiosa ogni qualvolta attiva la sua innata sarebbe assai comodo. Nel frattempo che ha cazzeggiato tra le sue affermazioni è giunto a ridosso della figura sconosciuta, di cui a momenti si accorge solo quando ella prende parola, una donna a giudicare dalla voce, che attirata dal tatuaggio di Shinsei ne tesse le lodi, ma detto in modo molto più semplice. Dal canto suo il moro cerca di scorgerle fattezze della donna, giusto per capire fosse o meno una figura conosciuta, be già i capelli viola sono un rumoroso campanello nella sua testa.<Oh. lei è il decimo.> Attira l'attenzione di Shinsei con un rumore emesso di pancia, che fuoriesce sordo, dunque la semplicissima presentazione, dopo averla ovviamente riconosciuta., anche se embra di essersi scordato di puntualizzare con la parola "hokage" però ormai è andata, Matono è tornato al silenzio, attenzione su Furaya.[Chk ON]

20:23 Shinsei:
  [Bosco dei ciliegi - Viale] Quel ghigno s’allarga un po' al sentire la risposta del moro <Mi sa.> Commenterebbe semplicemente. Niente di più, alla fine era solo una battuta, ci sono cose più importanti di cui parlare. Donerebbe al moro, come sempre quando camminano, il suo profilo, con quell’unica iride nera visibile poggiata su di lui. Ne ascolta le parole. Si prende qualche momento di silenzio <è una buona notizia.> è il primo commento. Tante cose cambieranno, entrare a far parte di una famiglia del genere è una cosa che lascia il segno. Ma sarebbe stato molto peggio se fosse rimasto un rinnegato. <Staremo a vedere gli sviluppi.> Aggiunge, ascoltando la sua frase sull’innata, e lo sguardo s’assottiglia un filo. Ricorda bene cos’ha comportato per lui vedere quegli occhi. Eppure si limita ad annuire. Anche qui si prende lunghi momenti di silenzio, per poi schiudere le labbra sottili <è un’arma importante. Allenala. Ci sarà utile.> Parole pesanti per uno che non riesce ad essere quasi mai altruista. Ma più che altruismo, quella è una considerazione oggettiva. Quella domanda, che non è una domanda, ma che per lui lo è, lo porta ad irrigidire la mascella <Ho avuto il primo incontro. Mi sto riprendendo quello che non sapevo di avere. È un processo lento e…> Abbassa lo sguardo per un lungo momento, guardandosi gli anfibi <molto doloroso. Ma è costante. Ne uscirò.> Non v’è un filo di dubbio in quella voce dal tono scuro e pesante, che invece trasuda una motivazione costante. Come è consuetudine, in ogni caso, le iridi nere, pesanti, non si perdono niente di ciò che hanno nel loro campo visivo, e una donna dai capelli rosa che d’improvviso cambia direzione, imboccando quella a loro contraria, non è qualcosa che possa passare in secondo piano. Non c’è niente di lui che lasci pensare che abbia davvero notato la cosa, anzi, a vederlo sembra tirar dritto come se niente fosse, finchè quel momentaneo fiancheggiarsi in direzioni inverse non porta la rosata a notar dettagli, e a farli presente per giunta. Anche quella prima esclamazione stupita giunge immediatamente al biondo, che immediatamente distoglie una buona parte della sua attenzione dal moro, per concentrarla su di lei, anche se per ora non le dedica che l’udito. In fondo un’affermazione di stupore come quella, così generica e spontanea, potrebbe essere davvero per qualsiasi cosa, ma come detto, la rosata non sembra tipo da giudicare il libro dalla copertina. Anche solo in questo, si dimostra superiore a tante persone. Più o meno alla maggior parte che incontrano la faccia da teppista del biondo, almeno. Quelle tre parole hanno un effetto inizialmente semplice. L’incedere del biondo, semplicemente muore, s’arresta. Non più spinto dalla forza motrice, il passo si fa inesistente. Le dona per un lungo momento le spalle, prima di spostare il peso sulla gamba sinistra e ruotare tutto il corpo su quel perno, all’indietro, fino a donare alla rosata la frontalità. Lo sguardo dal taglio affilato, del color del vuoto, s’appoggia pesante sulla figura della rosata, incamerando ogni tipo di dettaglio che riesca a cogliere, dalle forme al vestiario, dalle armi alla postura, dal colore dei capelli ai dettagli del volto, fino allo sguardo di lei, che cerca per ultimo, ovunque esso si posi, da lassù. Austero nel guardarla. Mentre coglie ogni cosa visibile di lei la mente <Notare certe cose al primo sguardo, in penombra e in velocità.> è capitato qualche altra volta di ricevere certi apprezzamenti, ma talmente di rado che probabilmente dovrebbe iniziare a farselo piacere davvero, quando succede. Anche se fino ad ora è capitato solo con gente che fa tatuaggi.<Complimenti> Alla fine è un’abilità anche quella <Sei una tatuatrice> Anche qui, come suo solito, il tono di domanda c’è, ma è talmente flebile che bisognerebbe conoscerlo per coglierlo. Le parole di Matono lo portano a deviare per un breve istante le iridi scure dalla rosata <Il decimo.> Mastica quelle due parole. C’è qualcosa che non va, inarca un sopracciglio, e le labbra si schiudono, con lo sguardo sempre a Matono, sembra volergli chiedere qualcosa, ma ci ripensa, lo sguardo torna sulla rosata, cercando quello di lei, le labbra ancora schiuse, ora si muovono, <Sei il decimo cosa?> Perché chiederlo a lui quando può chiederlo a lei? Qui la curiosità e l’interrogativa nel tono è ben più presente.[Chakra on]

21:02 Furaya:
 Quest’oggi, abbiamo anche scoperto che la vecchiaia ha iniziato a fare il suo corso nel corpo della Nara, la quale non ha riconosciuto in un primo momento quel povero ragazzo dal crine corvino che, addirittura, la presenta all’altro. E’ fin troppo concentrata sul tatuaggio di Shinsei, quel dragone così ben disegnato che fa un figurone laddove è stato impresso. Il sentiero è comunque attraversato da alcuni lampioni, ragion per cui v’è certamente penombra, ma sin ad un certo punto. Nell’inoltrarsi del bosco, in effetti, per quanto spoglio, potrebbe risultare ben più difficile qualunque altra osservazione. Tentenna col capo da un lato e l’altro, facendo ondeggiar i lunghi capelli rosati – e non violacei! <Ammetto d’aver una buona vista.> E come negarlo. D’altronde, è pur sempre un ninja e son affinità che vengono allenate col passare del tempo e che migliorano con la progressione. Deve certamente raggiungere di nuovo quei grandi traguardi che s’era prefissata e che aveva raggiunto, malauguratamente la strada è ancora lunga. <Ero una tatuatrice, tempo fa. Ora mi diletto nel fabbricare e riparare armi e armature.> Un fabbro, sostanzialmente, ma a quanto pare le piace girare attorno per giungere alle conclusioni. Distolto lo sguardo dal cranio altrui e dal drago che v’è impresso, l’attenzione vien finalmente rivolta al compagno di fianco che la riconosce in quanto Decima. E pensare che c’è chi ancora la chiama con tal titolo… C’è chi diventerebbe rossa di rabbia a saperlo – forse più di qualcuno. <Oh, ciao, Matono.> Spalanca gli occhietti chiari a causa della conclamata mancanza di rispetto nei suoi confronti, non avendolo precedentemente riconosciuto. Davvero una pessima figura, una delle poche volte in cui queste accadono. Solitamente, tenta di star particolarmente attenta a qualunque mossa combini, sicché Jushan-san (il suo assistente quando ricopriva il ruolo di Hokage effettivo) la bacchettava ogni qualvolta cercava di far qualcosa di poco adeguato al suo incarico. Gli manca quel rompiscatole, peccato che non sappia assolutamente che fine abbia fatto. <Perdonami, mi ero distratta e non t’ho riconosciuto.> Nonostante l’occhiata che gli ha tirato, che non è assolutamente bastata – da quel che s’evince dal discorso appena compiuto. Torna sol in un secondo momento su Shinsei, dopo aver rivolto un nuovo sorrisetto all’Uchiha in un tacito accenno di scuse. <Hokage.> Con tranquillità, or che ha smesso di nascondersi e presentandosi alla luce del giorno (e al buio della notte) per chi è in realtà, per chi tende ad esser sempre pur non riappropriandosene per il momento. Piacere di conoscerti…?> Alludendo alla richiesta, anche quest’ultima indiretta, di presentazione da parte del biondino, ammesso sia desideroso di farlo a sua volta. Caso contrario, comunque non insisterà oltre nel discorso. Soffermatasi innanzi a loro, sol di tanto in tanto, si preoccupa di lanciar qualche occhiata nei dintorni giusto per sincerarsi che non ci sia alcun problema all’orizzonte. [ Chk On ]

21:21 Matono:
  [Ingresso bosco dei ciliegi] Sebbene Matono ancora lo veda come una maledizione, il buon biondo ha una visione decisamente più dedita al sono, potrebbe funzionare vederla solo in quest'ottica a dirla tutta, tentare sicuramente non nuocerebbe. Riguardo il successivo replicare di Shinsei il moro non sembra effettivamente denotare nulla via espressiva o vocale, annuisce per presa visione e rimugina, un piccolo varco luminoso di un pensiero interrompe il suo pensare, se il biondo è così deciso tanto vale fidarsi, quindi annulla il pensiero e riporta il focus su Furaya, ovviamente la sua mezza affermazione ha lasciato nel dubbio Shinsei, che per far prima si rivolge direttamente alla donna, Matono nel frattempo non da troppa attenzione ai due, il suo l'aveva fatto d'altra parte, aveva una scusa per perdersi, prendendo a fissare un non precisato punto nell'oscurità alla sua destra, lo sguardo sembra esser torvo, come se guardasse qualcuno. L'attenzione dopo qualche secondo viene trascinata via dai fantasmi, dunque il moro lentamente ruoterebbe l'intera figura, portando il busto rivolto verso Furaya, solo ora gli da uno sguardo più attento.<In realtà mi stai facendo un complimento.> Sottolinea, non vi è offesa nel tono anzi, considera il passar inosservato e addirittura non riconosciuto come un vantaggio assoluto, portava il cappuccio con quel chiaro intento. In ogni caso sorpassato questo siparietto andrebbe ad affermare con sguardo deciso.<Decimo.> Una pausa.<Anche lui vuole riprendersi quello che abbiamo perso.> Chiaro riferimento alla passata coversazione, certo è passato davvero molto tempo da quel giorno sulla montagna dei volti, non ricorda nemmeno precisamente quanto, ma la mente ha archiviato, ci ha sicuramente dedicato qualche notte di pensiero, Shinsei è decisamente la miglior scelta per accompagnare questo discorso.<Credo che il biondo qui sia decisamente una persona con il medesimo obiettivo.> tono basso, lento, altro riferimento, spera davver oche Furaya abbia la sua medesima buona memoria.<Potrei quindi chiederle cosa intenderebbe fare?> Il codice tutto sta nel fatto che la rosata si ricordi quanto venne detto, ma alle orecchie di chiunque passi la cosa risulterebbe indecifrabile, non che stia parlando di cose così illegali, ma sai mai. Di certo non ha intenzione di parlare in mezzo alla strada in piedi come un palo, dunque notando un lampione, strategicamente posizionato a soltanto un metro di distanza da dove si trova ora, lo guadagna con qualche passo e vi si poggia con la schiena, la reazione del lampione è un lieve dondolio accompagnato da uno scricchiolio metallico, da li dunque attenderebbe l'eventuale replica di Furaya, incrociando le braccia e fissandola, senza nessuna particolare espressione.[Chk On]

21:36 Shinsei:
  [Bosco dei ciliegi - Viale] Non può non notare, cercando lo sguardo di lei col suo, l’attenzione che ella pone su ciò che adorna il suo cranio. Ah che storia quel tatuaggio. Ma d’altronde ogni tatuaggio ne ha una. E lei non è interessata a quello quanto alla fattura del disegno. Che dopo tanti anni si presenta ancora d’un nero tanto profondo da sembrare vivo, fluido. Il drago è disegnato in modo tale che ogni movimento del volto che riguardi i muscoli posti ali lati del cranio faccia danzare quell’inchiostro, quasi fosse vivo. Dettagli che ora lei potrà notare, e disinteressarsene a piacimento. Non risponde all’ammissione iniziale. Non ce n’è bisogno. Ascolta piuttosto il suo secondo dire. Diletti passati, diletti presenti, le persone cambiano, l’acqua scorre <mh> Risponde, spingendo quel suono fuori dal naso senza schiudere le labbra, eppure nel sentirla un sopracciglio, di nuovo, lentamente s’inarca <Fai anche maschere?> Una domanda che piove a cel sereno, forse anche per il moro. Qualcosa che ha in mente da tempo. Anche perché non è tipo da sprecare parole, figuriamoci domande. È una domanda che viene lasciata li, anche perché subito dopo la conversazione si sposta tra lei e Matono, e solo alla fine, lei specifica. Lo sguardo affilato s’allarga un filo, ed è l’unica cosa in quell’espressione fiera che cambia. Un leggero accenno di sorpresa. Probabilmente a mala pena percettibile, per chi non lo conosce, eppure c’è. Nella sua mancanza di volontà di mostrare emozioni, quella reazione è tanto. La conversazione viene portata avanti da Matono, le cui parole vengono immagazzinate, ma per ora non degnate della risposta che meritano. Non subito <Decimo Hokage> Mette insieme le informazioni. Il tono non cambia, non è attonito dalla sorpresa. È palesemente incapace di riconoscere l’autorità, come di tante altre cose che lo rendono assai scarso nel relazionarsi con le persone. <Ero sulla tua testa di pietra ieri sera.> Così, note di colore sparse. Ma niente di ciò che dice è inutile. Lo sguardo si poggia di nuovo sulla rosata. E fa per schiudere le labbra, eppure di nuovo il sopracciglio sale ad infilarsi in bocca a uno dei due dragoni d’inchiostro, la scruta, con un filo di attenzione in più <Aspetta> Un mormorio basso, tra se e se. Bassina. Capelli rosa, di Konoha. Quella descrizione coincide. Che sia… Sbatte due volte le palpebre, come accantonando pensieri <Sono Shinsei.> è giusto presentarsi per prima, ma ha bisogno di sapere il nome di lei adesso. Troppe cose stanno cominciando a coincidere. Riprende solo adesso le parole del moro, come se le avesse messe a decantare, in una parte del cervello, e sposta verso di lui lo sguardo <Non funziona così.> Ha condiviso riflessioni profonde col moro. E adesso dell’idea di Furaya non ha altro che una stringa di codice a mala pena comprensibile <Vorrei saperlo da te> Diretto verso Furaya <Cosa ti ha spinto a maturare convinzioni tanto simili a quelle di Matono, che sono le mie.> Gonfia la cassa toracica, prendendo un respiro <Cosa ti muove in questo mondo?>. Non cambia il tono, non cambia quel linguaggio colloquiale che usa. Inabile a portare rispetto nel parlare. Sono altri i tipi di rispetto che dona. E probabilmente la curiosità verso di lei è esattamente il suo modo di mostrare rispetto. Un rispetto che non si è guadagnata in quanto Hokage, ma in quanto persona che evidentemente ha condiviso qualcosa con Matono. Questo le dona uno status diverso [Chakra On]

21:56 Furaya:
 E’ costretta ad arcuare l sopracciglia nell’istante in cui Matono le replica che, addirittura, si tratta d’un complimento il non averlo riconosciuto a tempo debito. Ognuno ha le sue stranezze, come la Nara che tenta di tenere tutto sotto controllo affinché le cose si svolgano nel medesimo ordine in cui le ha pensate. Ed è soltanto una delle sue stranezze, a ben guardare. <E non t’ho neanche detto che sei un bel ragazzo. Non hai alte aspettative, mh?> Per quanto riguarda i complimenti. La sua vuol chiaramente sembrare una battuta, palesando il tono ironico con cui essa vien pronunciata nei di lui riguardi. Assieme ad esso, un sorrisetto fa capolino sul pallido ovale della donna che sparisce in men che non si dica – facendosi seria – quando è proprio l’Uchiha a tirar fuori tutt’altro genere di discorsi. Quando presenta Shinsei al pari di colui che vuol riprendersi ciò che hanno perso una decade prima, gli occhi attenti e guardinghi del capo branco si fanno più sottili. Si fossilizza sul volto del biondo, scrutandone per quanto possibile i tratti. Non che sia difficile ricordare un viso così affilato con una capigliatura bizzarra – ma definita – oltre a quei tatuaggi che gli circondano il cranio. E’ comunque costretta a sollevar la testolina a causa della differenza d’altezza eccessiva che intercorre tra loro. <…> In silenzio, scorre l’attenzione dall’uno all’altro. Si premura di toglier di mezzo dapprima le domande futili e sulle quali non ha necessità di soffermarsi eccessivamente. Dunque, inizierebbe dalle maschere. <Posso creartene in acciaio. Ma ho un conoscente che saprebbe fartele in legno. Io potrei disegnarla e fornirgli il progetto.> Si stringe nelle spalle poiché reputa che non sia niente di così infattibile. Lei, tuttavia, non è un falegname. Tratta l’acciaio, i vari tipi di metalli esistenti e conosciuti e ne forgia delle armi adatte al combattimento – che siano per gli altri o per sé stessa. Inspira profondamente, portando le braccia ad incrociarsi al petto dapprima di cominciar a disquisire a proposito dell’argomento cardine. <Potete chiamarmi anche Furaya.> Confidenziale, per così dire. Ma se preferiscono mantenere le distanze previo utilizzo di quel titolo non farà alcunché per fermarli. Ciò dovrebbe già bastare ed avanzare. Si riferisce chiaramente ad entrambi poiché anche il corvino s’è posto nei di lei confronti col medesimo nominativo. <Non metto in dubbio che siano molte le persone a condividere il mio – come il tuo – obiettivo.> Ammette, facendosi poco più stretta all’interno delle spalle. Non ha motivo di dubitare della veridicità della cosa, tanto meno di fidarsi però. D’altronde, non conosce a fondo Matono, figurarsi qualcuno che sta incontrando or ora per la prima volta. <Il tutto sta nell’attuarlo.> E scruta entrambi per lunghi istanti, sondandone le espressioni, possibili emozioni traspirate dalle loro facce sotto quel lampione dove si son fermati a discutere. Il di lei tono è basso e confidenziale, evitando di star troppo lontana ma anche fin troppo vicina. <Non trovi anche tu che quell’ammasso di pietra non mi somigli per niente?> Gli chiede di rimando, mostrandosi nuovamente sorridente per via della nuova battuta appena pronunciata, giusto per spezzare la serietà del discorso per qualche istante prima di riprenderlo. <Non sono stata io a maturare convinzioni simili a Matono. E’ una convinzione che porto con me da quando mi son ritrovata all’interno di queste mura. Parlandone con il qui presente> Indicandolo con un cenno della mandritta disincastrata per un attimo dall’intreccio con la gemella. <abbiamo scoperto d’aver delle idee in comune.> Occorre una specifica, dopo la quale può andare avanti senz’alcun problema – ammesso non venga fermata da uno dei due per chiedere eventuali delucidazioni o replicare di rimando. <Ad ogni modo, trovo che vivere all’interno di quattro mura per il resto della mia vita non sia ciò che ambisco a fare. Non nego che mi muova per interessi personali, sicché è anche a causa della sottoscritta se questo villaggio è stato eretto.> Rivela delle sommarie spiegazioni. Come anticipato, perché mai dovrebbe fidarsi di due individui che conosce così poco tanto da rivelar loro tutto il necessario? Keiga, ad esempio, è s’un piano differente e le ha oltretutto specificato della necessità d’indossare le vesti dell’alba, così come l’intenzione della Decima di riportare in auge l’Akatsuki. <Inoltre, voglio rivedere la mia terra. E’ innanzitutto un desiderio egoistico, l’ammetto. Reputo fondamentale un recupero dei territori esterni, ma non costringerò nessuno degli abitanti di Kagegakure a seguirmi se non vuole – ammesso riuscissimo nell’intento. Uscire all’esterno, ora come ora, è di quanto più pericoloso si possa fare.> Porta la mano ad altezza del coprifronte. Quando Shinsei le chiede cosa possa muoverla in questo mondo, lo indica con il pollice della dritta. Gonfia la cassa toracica, lo sguardo è un tripudio d’emozioni: l’orgoglio fiammeggiante è il cardine di quegli occhi, quel che la tiene in vita. <Ho combattuto e vissuto per Konoha – quella vera, quella lì fuori. Ho combattuto per l’Alleanza, nonostante tutto.> Nonostante fosse sbagliata sotto certi punti di vista che approfondir ora non è il caso. Svuota i polmoni, ma continua. <E non intendo arrendermi a delle bestie. Ne ho combattute di ben peggiori ed avevano il mio stesso sangue.> E’ una metafora… può esser presa ANCHE come tale. Le bestie che ha affrontato in passato erano forti tanto quanto lei – se non di più – ed erano perfettamente umane. Una di queste ne condivideva il sangue: suo padre. [ Chk On ]

22:36 Matono:
 Shinsei sembra essere lo stesso anche davanti a Furaya, malfidente fin da subito decide di portare domande specifiche alla donna, Matono che in tutta onestà si aspettava quasi esattamente questo, lascia fare, denota poco dopo la battuta portatagli al suo indirizzo, lascia ancora quattro secondi di ulteriore silenzio, fissando Furaya.<A che dovrebbe servirmi esser bello?> Decisamente nella testa di Matono la cosa avrebbe tutto il senso del mondo, seguendo perlomeno il suo personale percorso logico che lo porta a questo ragionamento, per farla semplice non gli interessa, e di certo non ha la capacità mimica per nascondere così bene la mancanza di umorismo.<Lo so bene.> Rassicura il biondo alzando la mano destra, ondeggiandola, sa perfettamente che non avrebbe mai accettato un per sentito dire, ed in realtà avrebbe voluto questo incontro assai prima, ma essendo due persone fuori dal mondo e senza telefono, oltre che esser privi di un contatto non sapeva dove andar a cercare la rosata, dunque ha lasciato fare ai dadi, e ci hanno messo parecchio. Poi ascoltando la descrizione delle abilità della donna riguardo alla creazione di manifatti in metallo, nel qual caso maschere, si chiede perchè Shinsei voglia farsi fare una maschera, poi quando sta quasi per chiederglielo, si sente un idiota ricordandosi. Comunque tralascia il discorso, tornando a dare retta alle repliche della donna alla domanda di Shinsei, Matono comunque confermerebbe quanto ella afferma annuendo , tranne per la cosa della faccia di pietra.<A me sembrano uguali.> Afferma alzando le spalle, non che il discorso gli sia così attaccato, anzi lo lascia andare morire subito dopo questa replica. <Condividiamo un ideale che dovrebbe essere quasi una comune ovvietà ad essere sinceri.> La prima volta Furaya era riuscita a smussare leggermente il suo Nichilistico pensiero, afortunatamente esso non era ritornato al punto di partenza, in un certo senso era un bel passo avanti capitato quasi per caso.<Il punto è quello che afferma lei, quei molti.> Sospira.<Non serve pensarlo e basta quindi allo stato dei fatti quando parliamo lo facciamo contando su quelli che vediamo ora.> Conviene semplicemente. Poi ascolta il resto delle storie che altro non è che un piccolo resoconto storico del decimo, lo ascolta, analizza come viene portato dalla donna, occhi e tono vocale le cose a cui da più attenzione con i due sensi meglio utilizzabili in quel frangente. Quando finalmente furaya afferma quelle parole, un piccolo sorriso amaro compare.<Mi piacerebbe davvero dire " con le dovute precauzioni" Ma suonerebbe davvero ossimorico in questo caso.> Uscire và contro la voglia di sopravvivere, ma Matono vuole andare a vedere non tanto l'atto in sè, ma il piano che dovrebbe portarli fuori , i diecimila modi che dovranno impiegare per fare qualche kilometro vivi.<Verrebbe da pensare che dovrebbe essere il villaggio stesso ad avere questa iniziativa.> Una note di colore in viso, rabbia, la fonte è come sempre quella fiammella rossa che si accende spesso e volentieri all'interno dell'addome.<Per quanto potresti non avere un piano, od un seguito, non posso non annuire riguardo. Nessuna intenzione di resa.> Guarda Shinsei, attendendo di Saggiare le successive espressioni, rapida occhiata comunque prima di continuare<Io mi fido di lei.> ammette guardando il biondo, osservandolo negli occhi, non ha alcuna prova della cosa, lo fa solo perchè la sua roulette istintiva gli ha detto fidati.<Per ora almeno.> Certo le cose possono cambiare, ma il dire della rosata e perfettamente incline ad altri discorsi condivisi con il biondo, un doppio incastro è possibile[CHk on]

22:47 Shinsei:
 Ascolterà ogni parola con estrema attenzione, ora, con lo sguardo nero, illuminato da quel dicotomico bagliore oscuro che rende quello sguardo costantemente agitato, mosso da qualcosa di viscerale e ancora celato. Lo tiene su di lei fermo in quell’espressione austera, ignorando ovviamente eventuali complimenti tra loro due. Ha decisamente poca importanza. <mh> Annota la questione maschera, con la netta sensazione che avranno modo di approfondire la questione. Quel nome, se lei fosse attenta, desterebbe una nuova nota di sorpresa. Veloce però. Perché quella sorpresa? Perché tutto torna <era ovvio.> Un mormorio che sfugge, questa volta si, non voluto, appena udibile. Ma apparte questo, ascolterà la rosata nella sua successiva frase <Avevo intenzione di dirtelo.> No che non le somiglia <Ma d’altronde. Il bosco oscuro non assomiglia al suo originale> Una frase buttata li, ma che serve alla rosata a rivelare qualcosina di lui: la sua provenienza. Tornerà pronto ad ascoltarla, e fino alla fine del discorso non farà un fiato. Labbra chiuse, respiro profondo, mani sempre pigramente nelle tasche, spalle stondate rilassate e tutta la sua attenzione verso di lei, verso la sua storia, le sue riflessioni, i suoi valori e i suoi obbiettivi. Non dirà nulla neanche dopo. Prendendosi lunghi momenti di silenzio per riflettere, ma anche in quei momenti lo sguardo resta su quello di lei, ovunque lei lo poggi, quasi a sondarne lo spessore, la profondità. Eppure perso nei suoi ragionamenti, finchè non ne emerge, richiamato dall’ultimo dire di Matono. Lui si fida. Lo sguardo si schioda da lei, per andare all’altro, come a saggiarne la veridicità delle parole. Una volta sicuro annuisce <Ok> basta questo. Tornerebbe sulla rosata, schiudendo le labbra. <Tutti noi ci muoviamo per un fine egoistico.> Comincia così. Sta dicendo un’ovvietà forse, ma le sta facendo capire che non c’è bisogno di specificarlo. <Non ho sentito una sola persona qui dentro esser contenta di quello che c’è qui dentro questa città> Commenta <Ci ho riflettuto.> E in questa frase, lo sguardo si porta anche su Matono. evidentemente ha da dire qualcosa in più rispetto all’ultima volta che hanno parlato. Quando il suo obbiettivo era ancora tanto sfocato da essere invisibile, oppresso da un passato fumoso e frammentato che adesso sta cominciando a ricomporre. <Questa città, e l’abbiamo detto, si basa sul pilastro della paura dell’esterno, assolutamente reale, a tenere le persone all’interno, e sul consenso.> Si umetta rapido le labbra <E sono d’accordo. Penso che qualsiasi cosa possa essere ipotizzata debba riguardare esclusivamente i ninja. La popolazione civile non ci riguarda. Il paradosso di questa città non sta nel fatto che una manciata di commercianti e le persone normali abbiano voluto unirsi per la pace. Sta nel fatto che i ninja, coloro che hanno la possibilità di controllare il chakra, abbiano deciso di farsi vincere dalla paura e di chiudersi da soli in questa gabbia, relegati ai margini di un mondo che non comprendono> Lo sguardo saetta dall’uno all’altra. Esclude i presenti dal discorso solo per amor di linguaggio. Di Matono ha la sicurezza che condivida quel suo stesso senso di disagio. <Stante il fatto che, come abbiamo detto, ci serve questa città, almeno per ora, almeno per protezione, immagino…> Quasi chiede conferma a Furaya, è lei il kage, è lei che dovrebbe tenere anche agli indifesi. Si prende lunghi momenti di silenzio, prima di parlare, come se conoscesse la pesantezza di quelle parole, e il tono cambia quando parla, è basso, udibile a mala pena dagli altri due. <Penso che dovremmo scatenare un colpo di stato che restituisca ai Ninja il ruolo che meritano.> ancora una volta silenzio, come a permettere di far arrivare quest’idea <Questa città deve essere amministrata dal un consiglio dei sei kage che pianifichi la riconquista del mondo ninja. O la disfatta. Non mi interessa. Questo governo deve crollare insieme alla sua cultura della paura, o qualsiasi cosa pianificheremo sarà sempre perseguita, così saremo in pericolo fuori dalle mura e in pericolo dentro.> Silenzio ora. Avrebbe altro da dire, ma per adesso ha bisogno di sapere le rispettive opinioni. [Chakra On]

21:04 Furaya:
 Le risposte di Matono un po’ la perplimono per la sincerità che trasmette tramite esse e l’assenza significativa di chissà quali emozioni. <La bellezza è soggettiva e su questo non si discute, ma talvolta può esser necessaria per alcuni incarichi, per ottenere qualcosa. Sinceramente parlando, non mi piace granché chi ne fa uso in tal senso, ma per ottener qualcosa non si guarda in faccia nessuno.> Porta le mani dietro la schiena, coprendo il polso della mancina con il palmo della destra, chiudendovi attorno anche le falangi dalle unghie lunghe. <Ti sbagli> Rettifica alle parole dell’Uchiha, stringendosi appena nelle spalle e compiendo qualche passo sul posto, giusto per non restar ferma troppo a lungo e sgranchirsi le gambe. <non siamo soltanto “quelli che vediamo ora”. Prima di tutto, non ho mai specificato d’essere da sola e, oltretutto, ho incontrato già altra gente con il nostro medesimo ideale.> Gonfia il petto, mantenendo però un tono di voce piuttosto cheto e confidenziale, abbassandolo leggermente affinché soltanto i due qui presenti possano ascoltare quel che stanno dicendo – nonostante sia un bosco nel pieno della notte. D’altronde, ha ben compreso come qualunque angolo di questo villaggio abbia occhi ed orecchie. Ne conviene, poi, con l’argomento successivo. <Il villaggio necessita d’aver il controllo su chiunque sia al suo interno. Ciò sta a significare che, appropriandosi dei territori esterni, il Consiglio non abbia poi nulla da controllare davvero. Chi vorrà potrà tornare alla sua terra.> Confida già nel riuscire a riappropriarsi dell’esterno, dei territori al momento “inesplorati” poiché totalmente cambiati rispetto ad una decade prima, ma comunque parzialmente conosciuti dalla donna – l’unica tra loro a sapersi orientare lì fuori. <Ho tutto ciò che fa al caso nostro, ma la vera domanda è> Guardando entrambi, alternando lo sguardo dapprima su Matono, sul quale si sofferma un tantinello in più, e poi su Shinsei, fissando intensamente quest’ultimo con gli occhi glaciali che si ritrova. <perché dovrei fidarmi di voi due? Nella fattispecie, Shinsei è molto vicino ad un membro della Shinsengumi, sbaglio?> La serietà or regna sovrana. Non sa del legame di Matono con la stessa Ishiba, tuttavia ha scoperto questo dettaglio di recente e dunque reputa di doverglielo chiedere. <Interessante, comunque.> A proposito del bosco, mentre prosegue nell’ascoltare gli altri sviluppi dettati proprio dal taijutser, il quale rivela quel che invece vorrebbe fare, la qual cosa è totalmente opposta – per il momento – all’idea che s’è creata la Judai. <Già, però nessuno fa nulla per rimettere a posto le cose.> Avevano proprio bisogno d’una come lei che, quando si mette in testa qualcosa, lo porta avanti finché non l’ha terminato – o muore o viene sotterrata per dieci anni sotto dei vulcani, rinchiusa in un cristallo. <Il villaggio e i suoi occupanti non vede nei ninja un’autorità, com’era un tempo. Ci ripudiano per via della disfatta ai Monti Ardenti. In parole povere, vinciamo cento battaglie e siamo degli eroi… ma azzardati a perderne una e sarai rinnegato per tutta la vita.> Tutto ciò che i ninja hanno fatto durante gli anni, i secoli anzi, è stato totalmente dimenticato da quella disfatta. E per quanto sia a buona ragione dato quant’accaduto, non hanno affatto ricordato a sé stessi il passato. E’ una palla di ferro legata alla caviglia per alcuni, mentre per altri viene dimenticato come se niente fosse. Sospira, poi. <Bisognerebbe dapprima ingraziarsi la popolazione e i Kage. Conquistando un territorio esterno e portar loro i risultati potrebbe essere un inizio. La rivolta che intendi applicare non è qualcosa d’attuabile fin da subito. Non abbiamo i mezzi tanto meno i consensi. Per quanto molta gente la pensi esattamente come noi> Includendo nel discorso l’Uchiha. <non vuol dire che poi agiscano per nostro tornaconto.> C’è chi non vuole problemi, chi preferisce vivere finalmente in pace e chi si lascia coinvolgere dai mass media e dalle notizie che potrebbero dilagare contrarie al loro ideale. Sono molteplici i quesiti e i punti interrogativi da porsi prima di comportarsi come Shinsei pensa di fare. [ Chk On ]

21:08 Matono:
 <Non importa> Fa segno al biondo di lasciar stare, avranno tempo di discutere di questa cosa in separata sede, certo gli ha messo un pelo di curiosità sulla natura di questa idea. Ascolta il lungo discorso del biondo, lo sorprende alquanto sentirlo emettere così tante vocalità in così poco tempo, non ci e affatto abituato, in ogni caso sono cose che bene o male conosceva, così come il pensiero riguardo al governo e tutto quanto.<Le nostre idee comuni ci hanno avvicinato, inoltre in qualunque modo vada qui, noi abbiamo tutte le intenzioni di perseguire il nostro pensiero.> Afferma in aggiunta al pensiero del biondo, da per assodato che anche lui abbia la stessa motivazione ed in qualunque modo vada questo incontro ed i progetti futuri, Matono è abbastanza certo che questi pensieri comuni non cambieranno più di tanto, hanno entrambi la testa piuttosto dura in questo.<Esattamente, deve cadere.> Fà da eco a Shinsei, fermo e deciso con i ltono e le espressività. Apprende la rettifica di Furaya, annuisce lentamente per andare a rettificare a sua volta.<Per quel che mi riguarda, vale la parola di chi è presente. Ma se questi altri parlano esattamente seguendo questa tua idea, lo accetto.> Grugnisce cupo prima di muovere il braccio destro, portandolo a fare una specie di onda.<D'altra parte posso accettare che la tua parola sia a giustificare anche la loro. Di quanti persone parliamo?> Non ama fidarsi di chi non ha un viso ben definito, quindi si basa unicamente su quanto Furaya può affermare riguardo questi "Altri", a quel punto spera siano il più possibile, d'altra parte il grado di pericolo sembra avere una curva piuttosto ripida. Ovviamente la decima può dire lo stesso di loro due, non che abbiano avuto un rapporto conoscitivo così intenso a parte le due volte in cui si sono visti, questa compresa, anche se nei discorsi sembra che siano stati entrambi molto diretti, l'uno verso l'altro almeno, per quel che riguarda i dubbi su Shinsei, Matono li ritiene abbastanza giusti sulla carta, ovviamente nel caso ci fosse stata chiarezza sulla natura del rapporto tra il biondo e la rossa, o ancor di più su quanto i sentimenti del biondo verso le mura ed il governo siano intensamente negativi. Per il momento lascia andare un occhiata verso Shinsei ed un piccolo sorriso divertito, poi andrebbe a guardare con espressione tranquilla Furaya, respira profondo e lento, si umetta le labbra e va ad aprirle per permettere ad una voce sempre neutra di fuoriuscire.<Io ho solo la parola da darti.> Alzata di spalle, sa bene che in questo mondo è la cosa più evanescente possibile, deve solo dimostrare quanto invece per Matono essa abbia tutt'altro peso o valore.<Ora dovrei anche convincerti del fatto che la mia parola conti davvero in qualche modo.> Commenta laconico infine, certo assecondando la credenza comune che vede questa come un obolo insufficiente a guadagnarsi una cosa come la fiducia.<Mi sa che ti toccherà buttarti sia con me che con lui.> Una pausa.<Ma come tu stessa hai detto si tratta di fare una cosa realmente rischiosa, non è un allegra passeggiata nei boschi. Io sono disposto a mettere in palio la mia vita, perchè questo è quello di cui si tratta se mettiamo in moto il tuo piano, questo è il mio obolo. Tanto passarla qui dentro avrebbe meno valore che morire appena metto il naso nel posto sbagliato, ma almeno non morirò dentro.> Tossicchiando si sposta e prende a girare attorno al decimo, lentamente esegue un moto ellittico come fosse la terra intorno al sole prima di fermarsi più o meno dov'era partito.<Io a mia volta ripongo la mia fiducia in te e nel tuo piano, non perchè te la sia meritata in qualche modo. Ma perchè sei l'unica che sembra avere le palle di girare la chiave e mettere in moto qualcosa. Io credo che la prima cosa da fare sia creare un ideale, quello è il modo migliore per immettere questo seme della discordia, noi potremmo anche venir uccisi o catturati e rinchiusi, ma un ideale è a prova di kunai o prigioni. Una volta diffusa, nessuno potrà più fermarla> Sottolinea veemente, con voce che diventa piuttosto decisa, finalmente un pò di colore anche nell'espressività. Sulle altre considerazioni, ahimè ha ragione Furaya dal punto di vista del moro, la situazione è molto meno rosea dal punto di vista dei più, sebbene sembrerebbe che le lamentele siano molte, sicuramente la voglia di stare al sicuro è ancora il sentimento dominante.<Purtroppo temo abbia ragione la decima. Mettere la faccia fuori ora ci farebbe trovare i muri dei Kage probabilmente, anche se nel loro pensiero c'è qualcosa simile al nostro magari.> Incrocia le braccia andando a portare il capo verso il basso, chiudendo gli occhi per qualche secondo, pensando e ragionando.<Quello che mi chiedo è cosa succederebbe se qualcosa riesca a saltarlo o a bucarlo.> Cosa strana non sia ancora mai successo nulla di simile, se non chè le chimere siano in qualche modo intimorite da chi vive all'interno.<Potrebbe ribaltare lo stato delle cose in un attimo, se questo senso di sicurezza venisse a mancare. Come hai detto tu i ninja non sono più un punto di riferimenti, ma in caso di cambiamenti cosi drastici, non potranno fare altro che rivolgersi ancora una volta ai ninja> Annota il racconto su questa passata battaglia, non lo commenta direttamente, pensandoci su per una prossima volta. Conclude infine attendendo curioso le giustificazioni di Shinsei riguardo Sango, certo Matono stesso è il primo a dubitare leggermente dell'affiliazione a questo ente governativo, ma è anche vero che non sembra essergli cosi tanto fedele[Chk On]

21:56 Shinsei:
 Ci mette poco, la decima, a scoprire gli altarini. Sarebbe dovuto succedere. Discorsi s’uniscono e si dividono, idee vengono scambiate. Non può evitare d’annuire al dire di Matono. Ma è una cosa lieve, che loro due siano d’accordo è normale e scontato ormai. Ben più interessante è il discorso sulle persone coinvolte ma non presenti portato avanti dalla decima, in particolar modo quando questa verte sulla Shinsengumi al suo fianco. Virtualmente parlando, è ovvio. Non fa una piega quel volto dai lineamenti duri, mantiene lo sguardo naturalmente fiero su di lei, sulla rossa. Non dovrebbe volerglici nemmeno molto a fare supposizioni su quanto largo sia il gruppo di cui la decima sta evitando di parlare, e chi comprenda. Sostiene lo sguardo di lei senza difficoltà. Semplicemente perché non percepisce colpa in quello che lei ha detto. Cosciente del pessimo rapporto che intercorra tra le due, cosciente di tutto. Si prende qualche momento di silenzio. <Sul perché dovresti fidarti di noi ha già risposto.> Indicando Matono semplicemente inclinando piano il capo <Non hai tanti motivi a dirla tutta> Uno, la loro parola. <Se sai del mio legame con lei, sai che condividiamo un altro obbiettivo, nel cuore pulsante della città.> Commenta piano <Non è questa l’occasione per parlarne, ma è giusto che tu sappia che ho conosciuto Mattyse giorni fa. Che mi ha parlato di te e degli altri. E non ci sono molte altre persone a conoscenza di me e lei eccetto un Sumi, che io sappia> è giusto scoprire le carte, a questo punto. <Resto concorde con Matono. Io ti conosco ora, per caso, e quello che condivido con te e Matono stasera riguarda me e me soltanto.> Pare riflettere, e per un lungo momento, sposta lo sguardo verso l’alto, ai rami degli alberi e oltre, gonfiando il petto ed esalando un lungo sospiro dal naso <Penso questo, Furaya, se condividi almeno in parte quello che ho detto, quelle che ognuno di noi sta portando avanti come battaglie personali, potrebbero essere parte di un disegno più grande che aiuti tutti i ninja> Commenta abbassando lo sguardo su di lei <Tutti, Furaya, senza distinzione alcuna. Ogni singolo ninja dentro questa fottuta gabbia dorata trarrebbe giovamento dal veder cadere il Governo e tornare al potere qualcuno che ha intenzione di fare qualcosa per sistemare le cose, invece che star chiuso dentro la gabbia che si è creato> Commenta, reprimendo un fremito delle labbra. <Da te che vuoi uscire e riprenderti ciò che hai perso a me che voglio soltanto vedere questo mondo bruciare, a Matono, che deciderà da solo come farsi ammazzare> Un ghigno, divertito, <Da un opposto all’altro, tutti noi trarremmo enorme beneficio nel compiere i nostri obbiettivi senza il governo tra i piedi, con i Ninja al loro posto, usando questa città non come gabbia ma come punto di partenza per provare a mettere il naso fuori> S’umetta le labbra, veloce <Per come la vedo io, almeno in questa prima fase, penso che possiamo tutti metterci all’opera senza schiacciarci troppo i piedi> Ancora una breve pausa <Non è sbagliata l’idea di riguadagnare la fiducia di chi l’ha persa in voi che cadeste. Conquistare territori esterni darebbe una spallata importante al senso di paura verso l’esterno di cui questa città è pregna.> Una piccola pausa <Penso che sia possibile velocizzare la cosa attuando contemporaneamente una spinta opposta, per evidenziare l’inefficienza del governo nel proteggere i suoi abitanti qui dentro> Commenta, spostando adesso lo sguardo su Matono <Personalmente non sono un conquistatore, ma a far danni sono abbastanza bravo> Si schiera, ovviamente, esibendo anche un ghigno divertito a storpiare le labbra sottili <In questo modo i due gruppi potrebbero lavorare in sinergia, ma senza darsi troppo fastidio> Conclude, tornando adesso su Furaya <E sono d’accordo con Matono. Chiunque parteciperà a questa cosa deve avere ben chiaro che rappresenta un ideale che presto finirà col contrapporsi al governo. Ed è per questo che ritengo che questa sia una guerra di simboli. Il Governo vi ha rinchiusi in una vetrina da museo, con dei simboli vecchi e fatti male, prendendosi di fatto l’identità del mondo ninja intero.> Lo sguardo si tiene sulla rosata <Dimmi una cosa, Furaya, quanto ti fa piacere essere su quella fottuta montagna?> Chiede. Non indica quale, ma tutti i presenti dovrebbero aver chiaro che si tratta del monte dei volti <QUELLA, non l’originale> Sottolinea la prima parola, distinguendo i falso dal vero <Qui dentro sei il simbolo di qualcosa da evitare, sei un simbolo del governo.> Si sofferma quindi sull’ultimo dire di Matono <è interessante, ma temo che inevitabilmente ci finirebbe di mezzo la popolazione così…> Non era quello che stavano cercando di evitare? Furaya soprattutto? <In ogni caso, resto dell’idea che l’unico modo per riuscire sia seppellire l’ascia di guerra con più persone possibile. Ma del resto, io non faccio testo. Non ho nulla da seppellire, detesto le persone tutte allo stesso modo> Fa spallucce <Quasi> Un'occhiata a Matono.

23:33 Furaya:
 Mantiene alta l’attenzione ai dettagli che vengono forniti da parte d’entrambi. <Tanto vale farlo assieme.> Ammette nei riguardi dell’Uchiha, concludendo la frase ch’egli aveva iniziato seppur non sia rimasta in sospeso da parte di chi l’ha pronunciata. Trova che sia l’unica vera risposta da dargli in questo momento, innanzi a quanto esposto. <Sono contenta che comunque siate coscienziosi di ciò.> Riferendosi al fattore della fiducia. Mostra un tiepido sorriso. Potrebbe star a significare che, tutto sommato, son onesti altrimenti avrebbero tirato fuori chissà quali altri motivazioni o scusanti per reggere il gioco. D’altronde, ha avuto a che fare coi peggior bugiardi che la storia del mondo ninja possa ricordare. Sta di fatto che la fiducia totale non esiste. <Mi fa ben sperare.> Ammette apertamente, stringendosi nelle spalle. Torna a scrutar in viso Shinsei con espressione seria e guardinga, attenta alle parole espresse e al nome pronunciato da quest’ultimo, la qual cosa si lega anche al dire di Matono. Difatti, tenta d’includere ambedue nella risposta che sta loro fornendo. <Avendo conosciuto Mattyse, reputo che qualunque altra informazione inerente al nostro piano sia da discutere anche di fronte a lui.> Proprio perché il Senjuu pare essersi fidato da quel che le aveva accennato. D’altronde, quando si vedono non parlano molto. Giusto? Giusto. No, non è vero, è che di solito tendono a minimizzare i discorsi quando non è davvero qualcosa d’importante – e reputa che il bianco fosse all’oscuro dell’informazione cardine riguardante il biondo. <Non è importante da chi o da cosa io abbia carpito quest’informazione. Tuttavia, mi premeva guardarti negli occhi e chiedertelo lo stesso. Se non posso fidarmi neanche della mia ombra> Non si tratta d’una frase detta tanto a caso, in fin dei conti. Non riesce a governare la sua ombra come faceva un tempo, quindi è quanto di più reale possa pronunciare. <va da sé che debba assicurarmi di chi io abbia al mio fianco. Quindi, senz’offesa.> Aggiunge con tono mellifluo, assottigliando appena lo sguardo per metterlo meglio a fuoco. L’aria della notte inizia a farsi abbastanza freddina, ma hanno ancora qualcosa di cui discutere prima di prender strade separate ed incontrarsi successivamente. <Possiamo lavorare assieme sulla questione della fiducia> Rivolgendosi all’Uchiha per via delle parole proferite da quest’ultimo. <ossia dimostrarci vicendevolmente perché lo facciamo e perché non ci tradiremmo. Io combatto la mia battaglia perché voglio tornare a poter definire Konoha come casa mia – quella vera.> E si riallaccia inverosimilmente all’argomento trattato conseguentemente da Shinsei, sul quale torna a posare le chiare iridi pregne d’ardente coraggio e orgoglio – non l’abbandona mai, Fenrir potrebbe esserne ancora entusiasta. <No, non mi fa piacere.> Ne conviene con lui. <Perché è incoerente da parte loro ricreare un muro raffigurante i migliori ninja che Konoha abbia avuto> Altrimenti non starebbero su quel monte e non avrebbero ricoperto il ruolo di Hokage, dunque non per mero vanto ai propri danni. <per poi rinnegarli completamente.> Nessuno si fida più di loro, proprio come accennato poc’anzi da tutt’e tre. <E’ come se quei volti fossero lì per ricordare al villaggio la gente della quale non fidarsi.> Altrimenti perché ricrearli? Ammetterebbero d’esser a loro volta legati a quel passato funesto? Son molte le domande che girano nella mente dei tre presenti, molteplici le risposte che non giungeranno tanto presto. Un’ideale. Vien tirato fuori da Matono e sorprende la donna. Un’ideale. Anche se si sarà morti, resterà tale, resterà vivido. Gli occhietti vengono appena strabuzzati per la sorpresa perché lei non c’aveva pensato, perché nessuno finora c’aveva pensato. <E’ un ottimo punto di partenza> Afferma, mantenendo le braccia piegate dietro la schiena ed affossando le unghie nella carne della mano opposta. L’adrenalina cresce, i battiti del cuore accelerano. Quel piano solo abbozzato sta iniziando a vedere la luce ogni giorno che passa. Mancano soltanto le cappe con le nuvole rosse. Manca soltanto la realizzazione: l’ideale concreto con il doppio fine ch’è giusto rivolgere alla corporazione da riesumare. <quindi> Allargando or le braccia verso l’esterno come a voler abbracciare ambedue nel discorso – come ha fatto sinora del resto. <organizziamo un incontro: se vogliamo mettere a segno questo ideale, bisogna informare anche il resto della squadra. Come dicevo prima, il prossimo passo è andare da Mattyse.> E al primo passo falso, liberarsi di chiunque possa anche solo pensare di metterle i bastoni tra le ruote: che sia Matono, che sia Shinsei. Spera non accada perché le hanno dato l’ultimo sprint necessario affinché velocizzasse i preparativi. Sembrano in gamba, i loro discorsi filano. <La mancanza di protezione è stata resa nota nell’istante in cui nessuno è riuscito a fermare il serial killer.> Sicché la notizia della sua avvenuta cattura non è stata tutt’ora resa nota. Quindi, si potrebbe ulteriormente marciare su questa storia, giusto per aggiungere pepe alla faccenda e valorizzarla ancora un po’. Tutto fa brodo. <Invero, reputo che portare dei reali motivi tali da costringere la gente a riacquistare la fiducia nei ninja sia meglio del terrore psicologico che vorreste infondere. In quel caso, sarebbero soltanto parole e ci sarebbe qualcuno in grado d’opporsi ad esse. Al contrario, noi dobbiamo limitare al minimo le opposizioni se li vogliamo dalla nostra parte.> Alterna nuovamente lo sguardo tra l’uno e l’altro, soffermandosi sulle emozioni che potrebbero in qualche modo trasparire dal loro viso e dal loro sguardo. Sembrano essersi trovati comunque abbastanza d’accordo, limando laddove necessario e sistemandolo. <Mi farò viva nel minor tempo possibile per quest’incontro. Vi fornirò un luogo ed un orario. Come punto d’incontro, potremmo darci questo bosco o quello oscuro che, per quanto non identico all’originale> Ripescando le parole del biondo a cui rivolgerebbe un sorrisetto divertito. <fa comunque la sua sporca figura.> Se non si vuol esser visti. Ne attenderebbe le risposte, qualunque esse siano, salvo poi salutarli e avviarsi in tutt’altra direzione. Non si volta indietro, non ne ha bisogno. Nel buio, le iridi azzurre brillano. Nel petto, il capo branco ulula. [ Exit ]

20:33 Matono:
 Un fiume di parole da parte di Shinsei colpisce l'udito di Matono, sorpreso e sbigottito osserva il biondo far fuoriuscire dalle labbra abbastanza parole da doppiare il numero di quelle sentite da quando lo conosce, decisamente un avvenimento più unico che raro in una giornata ove già aveva parlato davvero molto.<Oh.> Emette un suono con la gola, di sorpresa, così come è il colore della sua espressione, non vorrebbe rispondere alle parti in cui viene tirato in mezzo, per paura di interrompere quel triplo arcobaleno, ancora ricorda molto bene quelle due ore passate a comunicare unicamente previo sillabe, grungiti, rumori gutturali, cenni con il capo ed altre onomatopee decisamente poco colloquiali, è non erano nemmeno soli. Non si cura troppo del contenuto della prima parte ascoltando con attenzione quando il topic si porta su qualcosa di più concreto ed utile alla conversazione del momento.<Infatti tu sei un distruttore, ma le ceneri sono la miglior base da cui partire.> Non ha dubbi, affermandolo, che sicuramente Shinsei abbia decisamente il carattere per ribaltare molte cose, compresa la società. Poi facendo eco al discorso del biondo, vi aggiunge qualcosa, restando comunque sulla stessa lunghezza d'onda.<Non so dirti se la caduta del governo gioverebbe o meno al mondo, troppe incognite. Quel che è sicuro è che l'immobilismo nei confronti dell'esterno è lampante.> Considera andando con i piedi di piombo su quello che riguarda il centro di potere, infatti circospetto si guarda attorno, più con l'udito che con gli occhi, essendoci un manto oscuro ad avvolgerli, se non fosse per il lampione sotto il quale è posizionato il moro. Ascolta con attenzione anche tutto ciò che riguarda e viene diretto alla decima, annota e studia tutte le informazioni sul piatto, d'altra parte tutto può essere utile o esser dimenticato poi. Quando Shinsei porta allo scoperto la discussione sul monte e sui simboli, incalzando con forza la decima, lo sguardo del moro di corsa si lancia sulla donna, volendone saggiare l'eventuale reazione emotiva più pura, quella del momento, ne studia espressione, tono e tutti gli eventuali gesti, andando ad aggiungere con tono secco.<La montagna è solo un simbolo, in questo caso un simbolo falso, ma tale resta, potresti distruggerla. essa è un simbolo, come lo è l'atto di distruggerlo. Sono gli uomini che conferiscono potere ai simboli. Da solo un simbolo è non ha alcun significato, ma con un bel numero di persone alle spalle far saltare una montagna può cambiare la storia.> Alza le spalle tornando a dare attenzione a Shinsei, che proprio in quel momento gli lancia un occhiata, che in risposta alza il braccio destro con la mano tesa, muovendola esegue il gesto che appunto significherebbe "quasi", fatica ad immaginare Shinsei seppellire qualcosa di diverso da un cadavere.<Penso che tu voglia più seppellire persone che asce.> Non sembra nemmeno scherzare, infatti è ben conscio che la pace non è proprio la sua opzione preferita, ma ci si sta lavorando, smusseremo questi angoli omicidi, forse.<Ancora devo conoscere una storia dove non sia la popolazione a finirci in mezzo.> Lapidario in risposta al compagno, chiude questa piccola parentesi. Ora sembra esser arrivato il momento di Furaya, che riceve la più completa ed assorta attenzione da parte di Matono, anche se magari la replica della decima non lo riguarda, come prima annota tutto quanto nella sua testa.<Per me non c'è nemmeno la questione della fiducia, attenderò che tu la riponga in me dopo le mie stesse azioni.> Sottolinea, è inutile star tanto a discutere su questo, d'altra parte la fiducia arriverà in consecuzione a quello che accadrà. Nota poi la sorpresa nel viso di Furaya, probabilmente la sua affermazione riguardo gli ideali la ha in qualche modo incuriosita, o forse colpita, difficile dirlo, in ogni caso alla sua conseguente informazione annuisce, per fare poi qualche passo in direzione della donna portandosi a poco meno di un metro dalla sua posizione.<D'accordo, incontreremo questo Mattyse.> Estrae dalla tasca destra con la mano destra una penna ed un foglietto stropicciato, utilizza la mano sinistra come ripiano e con la destra scribacchia rapido dei numeri, in calligrafia orribile ma sufficientemente leggibile.<Tieni.> Dunque porgerebbe quello stesso foglietto alla donna, intascando poi la penna non appena ella lo avesse accettato.<Mi duole dire che la paura è il miglior accelerante di ogni storia, d'altra parte chi non terrorizza si ammala di terrore.> Sospira abbassando per un frangente capo e sguardo, come a cercare la concentrazione.<Ma, almeno io, non mi destreggierò in alcun atto di terrorismo, tranquilla. Cercherò di evitare che lui cada in tentazione.> Indica Shinsei, conscio di non poter certo dare la parola di impedirglielo completamente, ma farà certo del suo meglio Matono.<Il popolo guarderà sempre ove risiede il maggior potere e la minor paura.> Dopodichè annuisce riguardo all'affermare di lei sul loro prossimo incontro, dunque volta la sua figura, rivolgendola verso Shinsei, affiancandolo e azzerando la distanza da lui, nel mentre fischietta un motivetto, canticchiando anche di tanto in tanto, sembra una canzone forte e ritmata, come quella di una carica.<Questa canzone ha più di cento anni, se non addirittura centocinquanta. La composero prima per una guerra, poi l'adattarono per quella successiva. È perfetta per qualsiasi conflitto. Finché l'uomo riuscirà a sopravvivere e si considererà la luce del mondo, i suoi nemici incarneranno sempre le tenebre. È lo stesso per entrambi i fronti.> Dunque attenderebbe che il Biondo abbia portato le ultime repliche prima di attenderlo per incamminarsi verso la sezione del suono.<Arrivederci decima.>[End]

Matono e Shinsei passeggiano verso il bosco di ciliegi, anche se è piena notte, entrambi come sempre muti ed accompagnati unicamente dal rumore dei propri passi e di qualche grillo ormai rarefatto dall'arrivo dell'autunno. Incontrano dunque Furaya, ovvero la decima, che viene presentata al volo ed in maniera spicciola dall'uchiha. Coglie dunque l'occasione di far conoscere biondo e rosata, il discorso ci mette poco a prender piede sui binari che aveva preso già durante il primo incontro tra Furaya e Matono. Da qui ne nascono svariate considerazioni sulla fiducia, che al momento è ancora piuttosto ballerina, oltre che sulla storia stessa e su rancori mai sopiti sia nella decima sia verosimilmente in qualche abitante dell'ormai città stato Kagegakure. I tre si lasciano con un obiettivo, trovare un modo di fidarsi l'uno dell'altro, sebbene il pensiero sia sulla stessa lunghezza d'onda.