Abbandona il tuo bagaglio
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Giocata del 18/10/2021 dalle 17:20 alle 23:26 nella chat "Nuovo Monte dei Volti di Pietra"
I volti. Montagna plasmata dall’uomo ad immagine e somiglianza di quelli che sono stati i più grandi leader del villaggio della foglia. No, non certo quel Monte dei Volti. No. Siamo sulla pallida imitazione di quello originale. Il monte dei volti. Con la M minuscola e la V minuscola. Artefatto il primo, sbagliati e imprecisi i secondi. Pallida imitazione della primigenia montagna così come pallida imitazione è quel distretto del villaggio della foglia. Capitale del paese del fuoco. Un modo ironico di ricordare a chiunque dove siamo. Nient’altro che un piccolo spicchio di una città incomprensibile, acquario ricostruito per il mondo ninja che ci sguazza dentro per lo spasso di chi guarda. Il vantaggio di quel monte? Un panorama unico, comprensivo di tutto. Si trova in piedi sulla testa del decimo Hokage. Non che lo sappia. Ne ha scelta una. Si trova in piedi. Anfibi ai piedi, ampi pantaloni a celare la forma delle gambe, cinta lisa alla vita, una felpa di tessuto sottile con le maniche alzate fino al gomito e la zip chiusa a metà. Tutto l’abbigliamento è nero, in contrasto col biondo chiaro dei capelli, chiusi in una treccia stranamente ben fatta, tenuta all’estremità da un bel drappo rosso. I fianchi del cranio, snudati, mostrano i draghi d’inchiostro che li decorano, arrivando a mordere le tempie. Il volto affilato, è dipinto nella solita espressione austera. Lo sguardo nero come il vuoto è piantato sulla visuale che si può avere da la sopra di Konoha e di Kagegakure. Come sempre, non si priverebbe nemmeno lui del chakra, piegando i gomiti fino a portare gli avambracci l’uno contro l’altro, con le dita delle mani a congiungersi nel sigillo della capra davanti al plesso solare. Avrebbe dunque tratto un profondo respiro a lui necessario per andare oltre il velo delle emozioni e dei ricordi ad attingere all’energia psichica, per lui elettrica e vibrante. Avrebbe spinto quell’energia al centro del plesso solare per unirla alla gemella opposta, l’energia fisica, fluida e costante. Avrebbe dunque cercato di impastare il suo personale Yin/Yang per acquisire un’energia superiore: Il chakra, che avrebbe dunque spunto irruento nel proprio sistema nervoso, senza reprimere quel brivido di piacere che ne trae ogni volta, nel sentirsi migliore. Pieno di quell’energia. Una volta riportate le mani nelle tasche. Non un movimento verrebbe portato dall’alta figura. Come una statua di pietra, poggiata su un volto di pietra. Tradito solo dai capelli e dagli indumenti che giocano col vento. [Tentativo di impasto del chakra] Ultimi sprazzi di sole, prima che decida di concludere il proprio mandato e cedere il posto alla gemella più pallida. Raggi non più pungenti e bollenti, ormai in grado di colpire solo quelle zone estremamente esposte, o che si ergono più in alto dei comuni palazzi. Il sipario, infatti, si alza sulla pallida riproduzione del monte dei volti degli Hokage. Montagna in pietra intagliata, che baciata dal sole caldo e arancione delle ultime ore del giorno, assume un fascino tutto suo. I dieci faccioni di coloro che si sono fatti carico del destino del villaggio della foglia, sono spesso meta per chi preferisce contemplare in silenzio e rimuginare sulla propria vita. Tra i massimi esponenti di questo gruppo, non può che esservi Tenjiro. Di riflessioni da fare ne ha veramente tante... ed è per questo che quei monti lo ospitano con una frequenza inquietante. Alcuni potrebbero supporre che passi più tempo lì, che in casa propria. Ad ogni modo, non sarà la solitudine a caratterizzare i granelli di sabbia che scorreranno nella clessidra odierna. Laddove la premeditazione non può nulla, il destino fa da padrone... ed il caso incrocia le vie di due strade tanto diverse, eppure tanto simili. Qualcuno lo aspetta, impropriamente parlando, sulla testa di un Kage ben preciso. C'è un motivo per cui Tenjiro si sta recando lì, ma lo stesso non si potrebbe dire per il giovane Shinsei. Non ci vuol molto prima che l'occhio perlaceo dell'uomo di mezz'età si poggi sulla figura di spalle del biondo ribelle... esattamente come non ci vuol molto prima che <...> la sua immagine venga collegata silenziosamente ad un volto. E un nome. Non spezza la sua meditazione, seppur non sembri essere neanche intenzionato a lasciarlo in pace. Sul suo volto si disegna un sorrisino divertito... tipico di chi pensa di aver appena trovato un modo per donare un colore diverso alla serata incombente. La gamba destra avanza rispetto alla sinistra in una falcata pacata e quasi svogliata. Viene immediatamente raggiunta dalla gemella, e subito dopo superata, dando così il via ad uno scambio di leve inferiori che vorrebbe portarlo al fianco destro di Shinsei. Non cercherà di celare la propria presenza. Non ne ha bisogno. Anzi, il rintoccar dei sandali contro la superficie rocciosa potrebbe essere un campanello più che sufficiente per avvisare il ragazzo che qualcosa incombe alle sue spalle. Si tratta di un uomo imponente ed estremamente voluminoso, se non per stazza, quanto meno per la mole di vestiti che indossa. La sua reale condizione fisica, infatti, è celata dapprima da un kimono nero fermato in vita da una cinta turchese di cotone. Subito sopra di esso si trova un haori bianco riportante il simbolo della casata Hyuga, mentre ancor più su il tutto è coperto da un giaccone rosa dai motivi floreali, le quali maniche non sono state inforcate. Immancabile è il cappello di paglia sul suo capo, esattamente come la benda che porta sull'occhio destro, come memento di un passato che non cicatrizzerà mai. Cercherebbe di fermarsi al suo fianco, con una fiaschetta nella mano sinistra ed un piattino da sakè pieno nella destra. <La visuale è favolosa a quest'ora.> Commenta con una tranquillità spiazzante. Quella voce, segnata dal tempo, cerca di trasmettere il calore tipico di chi è in pace con il mondo. Nulla sembra turbare Tenjiro... seppur impressione più sbagliata non possa esistere. <Concordi?> Domanda divertito, portando il piattino alle labbra e umettandole con il fermentato alcolico. A differenza di Shinsei, lui non richiama mai il chakra a meno che non ne sia costretto. Stesso motivo per cui non gira mai armato. Fruscii, graffi sul suolo, odori di bevande fermentate, tanti sono i campanelli d’allarme che risuonano e vengono ascoltati. Non ha lo stesso raggio di visione di chi è nato col Byakugan, ma ha i sensi sufficientemente buoni da capire grazie alle sue percezioni, più o meno dove si trovi l’altro, anche senza darlo a vedere. Senza muovere un muscolo. Tenendo lo sguardo fisso davanti a se, in un punto che non sta davvero guardando, ora concentrato a dipingere, con le sue percezioni, ciò che più o meno c’è dietro di lui. Un quadro molto più sfocato di una visione totale, ma comunque sufficientemente indicativo da consentirgli di non cedere alla sorpresa quando quella voce tranquilla pervade l’aria. L’unica cosa di cui non avrebbe mai potuto essere sicuro senza voltarsi era l’identità della persone dietro di lui. E quella voce chiarisce ogni dubbio. Eppure, ancora nessuna reazione da parte del biondo, che si ostina a tenere lo sguardo davanti a se, lasciandolo parlare. Semplicemente, quella prima frase gli stende leggermente le labbra, i cui angoli s’infilano sotto le gote in un ghigno divertito <mh> Risponde. Mai stato un gran chiacchierone a dirla tutta. Ma siamo in un contesto un po' particolare, questo è vero. L’ultima parola proferita dall’altro lo chiama in causa in maniera diretta, così potrà vederlo, lo Hyuga, abbassare leggermente il capo, per poi spostare il peso sulla gamba sinistra e disegnare con la destra un semicerchio all’indietro, fino a donare all’omone il suo profilo destro, non più la schiena. Il volto affilato può così donarsi almeno per metà all’altro, insieme a quello sguardo nero e pesante che subito cerca quello di lui, pervaso di quell’ossimorica luce buia che mai lo abbandona <Mi piace, il tramonto.> Le labbra sottili si schiudono, la voce dal tono basso e vibrato viene spinta verso l’altro. Non ha bisogno di urlare, in fondo < In questo posto poi, i pensieri hanno modo di spiccare il volo.> Bisogna dare atto di alcune caratteristiche innegabili, ma presto lascia morire quel ghigno, che era troppo simile a un normale sorriso <Ma non chiedermi se trovo favoloso quello che vedo. Lo sai come la penso.> Un invito, proferito con la durezza nel tono e con l’irruenza che sono caratteristiche intrinseche del suo modo d’essere. <Guardare le cose da un punto di vista differente, però, fa bene.> Ammette, distogliendo lo sguardo da lui, per voltarsi questa volta verso la spalla sinistra, e quindi verso il panorama <Per questo ti cercavo, Hyuga.> Commenta senza guardarlo, perso in uno stormo di uccelli che vola altissimo sulla città <e ho scoperto che non sei difficile da trovare> Si volta, le labbra leggermente distese. Niente che riguardi un vero e proprio sorriso, difficile che se ne conceda uno. È solo un po' di ironia. Non sembra aver problemi nel rivelare la volontà di trovare lo Hyuga. Il motivo forse resta fumoso, ma starà all’altro scoprirlo, in fondo. [Chakra On] Continua a sorseggiare il suo Sakè, fino a quando il piattino non ne viene completamente vuotato. Fermo di fianco all'altro, lo lascia libero di muoversi, agire e reagire. Non si aspettava una risposta differente dall'altro... dal loro primo incontro ha messo a fuoco quello che potrebbe essere un potenziale profilo psicologico di Shinsei. Tanto che si lasciarono con l'augurio, da parte dello Hyuga per l'altro, di non scivolare in un tunnel oscuro da cui, poi, è troppo difficile risalire. <Mh.> Mugugna pensieroso, sollevando appena la fiaschetta di Sakè ed allungandola verso di lui con fare cortese. <Volano molto meglio, se gli dai una spintarella... sai?> Non una proposta ad ubriacarsi. Sia chiaro. Semplicemente l'alcol aiuta a rilassarsi e quel torpore che invade tutto il corpo, quando l'organismo inizia a metabolizzarlo, non fa altro che accompagnare quel lento cullar del pensieri. <So bene come la pensi, si.> Ammette, socchiudendo appena l'occhio e riaprendolo subito dopo, cortese e paziente. <Ma in cuor mio spero sempre che persone come te imparino a guardare oltre ciò che vedono.> Una frase che contiene un messaggio implicito, non difficile da carpire per il giovane dalla chioma dorata. <E' un pensiero egoista, lo so.> si lascia scappare un sorrisino, accompagnato da un sollevar di spalle tipico di chi non può far nulla in merito ad un problema. <Ognuno ha i suoi difetti, dopotutto.> In ogni caso, sembra toccare picchi di divertimento quando l'altro ammette di averlo cercato per avere proprio quel differente approccio al mondo. <Trovo molto ironico che tu venga da me per avere -un punto di vista-.> Socchiude le palpebre e solleva la mano destra, indicandosi la benda con il dito accusatore. <Forse sono la persona con il punto di vista più... incompleto. Parziale.> Sa benissimo di non essere un portatore di verità. Sa benissimo che giustizia e bontà spesso non sono sinonimi. Non si sovrappongono. Ebbene, Tenjiro non è Giusto. Tenjiro è Buono... e non sempre è un bene. Non sempre è la soluzione migliore. Ad ogni modo, una nuova risata spezza la quiete della montagna. Una risata sincera e sentita. <Non vedo perchè dovrei esserlo!> Difficile da trovare. <Non mi sto nascondendo.> Non più, almeno. <E siamo sinceri...> Lo guarda in viso, con sguardo complice. <... sono un tipo che da abbastanza nell'occhio.> Oltre allo sguardo, anche un sorrisino beffardo si apre tra la barbetta incolta. Sa benissimo di essere eccentrico e di stonare in mezzo a questo nuovo mondo. Non è assolutamente difficile da trovare, invero. <Cosa desideri, di preciso?> Lo sprona a parlare. Dopotutto, Tenjiro è un gran chiacchierone. Quel mugugno lo coglie, ma solo dopo il volto torna a spostarsi verso la spalla destra, o comunque verso il volto barbuto dell’altro, ovunque egli sia. Quella domanda gli piega di nuovo un angolo delle labbra il gomito si alza, sfoderando la mano dalle dita lunghe ma solide, che però non andranno ad accettare, ma si fermano stese verso il cielo, mostrando il palmo in un fermo gesto di alt <Lo immagino. Ma non sono ancora in grado di controllare gli effetti di quella spintarella sulla mia coscienza. Diventerei violento.> Non è proferito con minaccia, il tono è lo stesso, vibrante, musicale a suo tempo, ma basso, tranquillo. S’è fatto serio il volto, quasi una nota di rammarico si legge sul viso. Non è il caso. <Sono sicuro che reggeresti l’urto, visto quanto sembravano leggeri quei pezzi di colonna tra le tue braccia, ma non stasera> Commenta, aggiungendo questa volta l’accenno alla missione che hanno sostenuto insieme. Quello sguardo fiero e austero si sposta di nuovo sull’altro, donandogli di nuovo un mezzo sorriso, che ovviamente, lentamente scompare nel sentire le successive frasi dello Hyuga. Segue con le iridi neri le espressioni sul viso di lui, come sempre avaro delle reazioni umane dei suoi interlocutore. Di capire chi ha davanti, come se volesse leggere in quello sguardo, in quell’espressione il più possibile <Non è un pensiero egoista. È un pensiero soggettivo. Perché lo sai che penso la stessa cosa di te, e come me, tu non imparerai a guardare oltre> Commenta <Siamo una forza inarrestabile contro un’oggetto inamovibile, Hyuga. Non voglio incastrarmi in questo discorso adesso. Verrà il giorno.> In cui differenti ideali, differenti visioni del mondo, differenti forze si scontreranno. Cosa ne uscirà fuori, saranno solo loro a deciderlo. Viene ignorato il dire dell’altro sui difetti. Un’affermazione autoconclusiva che non ha bisogno di commenti, e che non può che essere vera, ovviamente. È il dire successivo di lui ad interessarlo. Lo osserva puntare contro se stesso quell’indice, e di nuovo, solleva di poco gli angoli delle labbra scuotendo il capo <Tutti i punti di vista sono parziali, Tenjiro. Si chiamano “punti di vista” proprio perché ognuno ne ha uno.> Mormora verso l’altro. <Sai, qualche giorno fa ho deciso di andare a vedere chi era l’uomo con un solo occhio, bianco, che stava piantando casini al quartiere povero di Kiri. Per un attimo ho pensato che mi sarei scontrato con te… poi mi sono reso conto che non mi sembri proprio il tipo> Chiaro riferimento a quella benda, ovviamente. Tutt’altro avversario ha dovuto fronteggiare. Fortunatamente non era da solo. Alle successive parole non dedica che un <mh> sospirato dal naso, prima di concentrarsi su quella domanda. Si prende qualche secondo prima di rispondere, tornando a portare lo sguardo alla luce del sole che muore e a quelle degli uomini che si accendono <Mi sono trovato, in questo periodo a penare al passato.> Comincia, senza guardarlo <Sei un uomo che ha vissuto molto più di me. Anche prima che tutto venisse meno, quando il mondo era diverso.> Una definizione, null’altro che il motivo per cui ha deciso di avvalersi dell’opinione di qualcuno di completamente diverso da lui <Quanto conta il passato nella visione futura di un individuo?> Esplica la sua domanda, in maniera generica, prima di presentare qualcosa di più specifico <Per te, Tenjiro Hyuga. Quanto contano le esperienze che hai vissuto sul modo in cui vedi il presente e il futuro?> Più in particolare, cercando semplicemente, di spingerlo ad empatizzare con quella domanda, a non dare solo una risposta scolastica, ma a ragionare su esperienze, gioie e dolori, prospettive distrutte e ricostruite.[Chakra On] <Mattaku...> Sembra quasi rammaricato, mentre porta la mano alla nuca e se la massaggia lentamente. <Non pensavo fossi così suscettibile all'alcol.> Lo guarda per qualche istante, salvo poi cercare di sedersi per terra a gamba incrociate. Pronuncia qualche parola mentre il suo baricentro cala <Non ti avrei dato motivo di esserlo, se è questo che ti frena.> Violento, intende. Alla fine a Tenjiro piace il quieto e sereno colloquiar. I conflitti ideologici non fanno per lui. Ed è proprio sulla base di questo concetto, infatti, che si fonda la semplice risposta nei confronti di quella prospettiva futura. Dello scontro tra la forza inarrestabile e l'oggetto inamovibile. <Non credo che arriverà, se questo è il presupposto, ragazzo mio.> Non prevede sviluppi per discorsi di quel tipo. <Nei lunghi anni che ho trascorso in questa terra, ho avuto modo di conoscere tanta gente. Ho visto varie sfaccettature dell'essere umano...> essere non inteso come sostantivo... bensì come verbo. Essere un uomo. <E ho imparato che l'ostinata ed ostentata difesa dei propri principi nei confronti di chi non può o vuole comprenderli... non porta mai ad una conclusione piacevole.> E' calmissimo. Forse anche troppo, nei confronti di chi gli ha quasi promesso contrasto futuro. <E io sono il primo a non comprendere, sia chiaro.> Ammette, facendo mea culpa. <Esiste gente che agisce per motivazioni che, ad oggi, quasi all'alba del mezzo secolo di vita, non comprendo. A me sembra che voglia solo vedere il mondo bruciare, Shinsei-kun... ma in cuor mio spero che ci sia qualcosa di più profondo, che sfugge alla mia mente. Altrimenti... la delusione sarebbe ancor più amara.> Un palese fallimento del genere umano. Spezza il pensiero, con una risatina sommessa. Sembra essere riflessivo. <Dovendo decidere che ruolo interpretare... immagino che a me tocchi essere l'oggetto inamovibile, considerando che non è mia intenzione quella di spostare nessuno.> Invero, lui spera che gente del genere comprenda o rinsavisca... ma non inizierebbe mai una crociata personale per cercare di imporre la propria giustizia. In ogni caso, quella risatina viene ribadita quando l'altro accenna a Kiri. <No, immagino proprio che le tue supposizioni fossero errate. Per quanto possa sentire la mancanza del mio vecchio villaggio e della mia vecchia casa, non è nelle mie corde il desiderio di nuocere alla tranquillità della brava gente.> Si riempie nuovamente il piattino da sakè e ne sorseggia un po', ignorando bellamente il fatto che vi sia dislivello tra i due, dovuto alla sua seduta sulla pavimentazione rocciosa. <Il numero di vite che è costata questa pace, vera o falsa che sia...> lo mette in conto. Non è certamente uno stupido. <... è troppo elevato per permettersi il dubbio di vanificarlo con gesti sconsiderati.> E con questo commento, involontariamente si schiera. Lui difenderà quella pace, se sarà necessario. Difenderà quelle persone che desiderano solo una vita tranquilla, ma non hanno la forza per poterla reclamare. Intanto lascia il ragazzo parlare. Non interviene, almeno fin quando non gli viene chiesto esplicitamente di farlo. Le domande che pone sono delicate, persino per uno come Tenjiro... che può vantare di essere particolarmente bravo a destreggiarsi con le parole. <Il Passato, ragazzo mio...> Preambola, cercando di soppesare le parole perchè possano esprimere al meglio il concetto. Un concetto complicato da concepire... abbastanza da intrecciare l'intestino e stringere una morsa alla bocca dello stomaco. <... assume forme diverse e significati cangianti. Conta tantissimo, ma allo stesso tempo non conta nulla. Può influenzare te e la tua crescita... può cambiarti. Ma tu non puoi cambiare lui.> Dove vuole arrivare? <Nel momento in cui realizzi che qualsiasi scelta tu faccia, non potrai far nulla per mutare quello che è stato e liberarti dal suo peso, inizia a smettere di influenzare il tuo futuro e perde significato.> Sorseggia ancora un po', come scusa per prendere tempo e riorganizzare i pensieri. Non è un concetto facile da esprimere. <Ti direi che apprendendo dal passato potresti evitare di commettere nuovamente degli errori in futuro, ma è solo una mezza verità. La verità è che la maggior parte delle volte non si è consapevoli di star commettendo un errore, finchè non è troppo tardi... e ogni insegnamento lascia il tempo che trova.> Forse sta fuorviando. Ne è consapevole. Per questo, cerca unicamente di mettere un punto al pensiero, con una conclusione unica. <Nel mio caso specifico... il mio passato mi ha segnato più di quanto avrei mai pensato potesse fare. Mi ha cambiato più di quanto sarei mai stato disposto a cambiare. Tuttavia... ho finalmente realizzato che basando le mie scelte su ciò, non avrei potuto comunque cambiarlo. Ergo...> Si stringe nelle spalle e conclude. <... cerco di trarne gli insegnamenti migliori, per quel che valgono, ma non gli permetto di interferire oltre con la mia vita. Ne ho già buttata abbastanza in tentativi vani.> L'altro probabilmente non capirà fino in fondo, ma ne è consapevole. <Ovviamente parli con un uomo con un passato frastagliato e dalle sfumature decisamente poco colorate.> Ridacchia, spezzando la monotonia del suo verbiare. <Magari parlando con qualcuno che abbia un passato più... bilanciato... ti direbbe qualcosa di diverso. Che tutte le esperienze concorrono a formare un bagaglio di insegnamenti. Beh... il mio bagaglio stava diventando troppo pesante e ho deciso di smettere di portarmelo dietro.> All'altro starà capire i perchè e i per come di quel lungo monologo. Non può che condividere quel rammarico. Molto meno visibile sul volto spigoloso del biondo, ma presente. Non risponde al suo pensiero. In effetti neanche lui. Ma l’esperienza lo porta ad evitare. La frase successiva lo porta a tornare su di lui con lo sguardo <Non ce ne sarebbe stato bisogno.> Risponde semplicemente, tornando a guardare la vita notturna accendersi, insieme al vistoso palazzo del governo. <E poi non puoi sapere. L’effetto che uno sguardo, una parola, un’espressione, potrebbero avere sul tuo interlocutore.> è fermo nelle parole, ma il tono è ancora pacato. Non ha motivo di essere diversamente. Si prende qualche lungo momento <Non è qualcosa che reagisce a stimoli esterni. È qualcosa che viene da dentro, e chiede di uscire. Costantemente> Spiega, finalmente, il motivo di quel rifiuto. Il motivo per cui ha bisogno che quei freni inibitori non vengano intaccati da niente. Perché è giusto che restino ben vigili su ciò che lui governa in se. Eppur non s’allontana, non v’è scortesia ne offesa ne rabbia nei toni. La conversazione rimane. L’ha cercata, perché dovrebbe privarsene solo per quel rifiuto. Lo sguardo resta piantato sotto di loro, mentre l’altro parla, rispondendo a frasi dette proprio dal biondo, ne lascia correre una gran quantità, a dirla tutta. Così come decide di non mostrare fastidio per quel modo di appellarlo. Quell’attestato di proprietà affiancato alla parola che evidenzia la loro differenza d’età non lo fa impazzire. Ma visto che questa emozione resta invisibile, non c’è bisogno di approfondire le motivazioni. Ascolta quelle che sono le lezioni da lui imparate nella vita, si. <in cuor tuo speri> Mastica le parole pronunciate dall’altro, come se cercasse un senso, ci ragiona sopra <Non è la prima volta che usi questa espressione> L’ha usata poco prima. Augurandosi che il biondo potesse imparare a guardare oltre ciò che vede. <Se sei curioso di sapere cosa si annida nell’oscurità di quelle menti, non penso ti resti molto da fare se non scendere di persona in quella profondità, per vedere quali sono le motivazioni che muovono le persone> Parla sempre senza guardarlo, condividendo un pensiero, più che criticando. Non è nella posizione di criticare nessuno. Lascerà cadere nel vuoto la scelta di lui, era ovvio chi fosse l’oggetto inamovibile tra i due. Come il dire sulle presunte supposizioni. Non dirà che fine abbia fatto il tizio con l’occhio bianco che hanno dovuto affrontare lui e la Rossa. Sono conversazioni inutili allo scopo per cui è li. Eppure si sofferma un attimo nel sentirlo schierarsi. Al punto che lo sguardo torna su di lui, e a vederlo, sottile, nero, perennemente inquieto, si direbbe quasi contento, con quel mezzo ghigno sul volto <Sembra che quacosa in te sia cambiato, Hyuga. Non sei l’ignavo che ho conosciuto> Qualunque fossero le sue ragioni, agli occhi del biondo questo era. Parlando di visioni parziali, soggettive, fallaci. <Mi fa piacere sentirtelo dire> Commenta semplicemente. Schierarsi è importante. Ma è un’accenno che lascerà cadere senza contribuire, anche questo, lasciandolo proseguire verso la risposta alla domanda che lui stesso ha posto. Lascerà fluire quel discorso. Non dirà niente per tutto il tempo, anzi. Lentamente le ginocchia si piegano, insieme al bacino, fino a trovasi con i glutei dei talloni e quindi, semplicemente, s’appoggia seduto sulla roccia, appoggiando i gomiti sulle ginocchia piegate, lasciando le mani a penzolare tra le gambe, e con lo sguardo sul panorama. Non dirà niente finchè l’altro non dirà l’ultima parola. E poi dopo, per lunghi secondi, tace. <Mh> sospira dal naso e ancora lunghi momenti di silenzio, di riflessione <Un bagaglio> Sembra stia cercando di riflettere su quella nuova concezione del passato, dei ricordi, delle esperienze pregresse. <Certo, vedendola così sembra possibile, per quanto difficile, per sono “smettere di portarselo dietro”> Sta cercando di capire il suo punto di vista… qualcosa che è strano vedere in quel mondo in cui vivono, eppure lo sguardo addirittura s’assottiglia un poco, come preso da quella che è un’idea non sua, ma curioso di vederla. <Quindi per te la volontà personale, la tua, nel presente, sarà comunque più forte del bagaglio che ti porti dietro, giusto?> Sembra quasi intento a cercare di capire le sue modalità di ragionamento. <Eppure mi sembra, guardandoti adesso, mi sembra che la tua volontà si muova all’interno di paletti che vengono da lontano, in te.> Legge, scava dentro la figura dell’altro, anche senza guardarlo. Solo ragionandoci insieme. <Sono queste le due forze presenti in noi, la forza di volontà e quella delle esperienze pregresse, di ciò che abbiamo appreso, consciamente e inconsciamente nel passato?> Spinge queste domande verso di lui, avido, ma tutto senza mai guardarlo, fissando l’orizzonte.[Chakra On] <Comprendo.> Si limita a commentare, apprendendo della rabbia che l'altro si porta dentro... o immaginandola. <Sei ancora molto giovane... e a occhio e croce, direi con una ferita ancora fresca.> Emotiva, concettuale o morale che sia. E' indispensabile che questa ferita ci sia, altrimenti Shinsei ricadrebbe nella categoria di chi porta con se odio immotivato... e Tenjiro ne sarebbe molto deluso. <Non sono pienamente d'accordo.> Ammette sorridendo appena, nel momento in cui l'altro gli nega la possibilità di conoscere le reazioni di qualcuno al semplice uso delle parole. <Le Parole sono un'arma potente, invero. Ma esattamente come una spada, un pugnale o un semplice pugno... più le usi e più impari a padroneggiarle. Purtroppo l'utilizzo della parola non è affinabile con un manichino o un tronco. Gli oggetti non ascoltano... e non reagiscono. E' assai diverso affinare quest'arte con chi, invece, recepisce ed agisce. Il problema ancora più grande? Il processo richiede tempo.> Non si esprimerà ancora a riguardo, ma lascia benissimo intendere che lui di tempo ne ha avuto tanto... e la parola l'ha esercitata parecchio. <Alla fine impari a conoscere le persone. Ne prevedi le reazioni, seppur con un discreto margine d'errore. Questo devo concedertelo.> C'è sempre un fattore casuale che non è calcolabile. Qualcosa sfugge sempre. <Però diventa sempre più semplice capire quando è il caso di dire qualcosa... o come è il caso di dirla. Certo... tutto questo bel discorso perde di significato se colui che esplode...> lo guarda, seppur l'altro non ricambi mai lo sguardo. <... non è alle mie parole che sta reagendo.> Da quanto ha percepito, Shinsei teme di perdere i propri freni inibitori. Questo va al di la della reazione a ciò che uno può fare o dire. Qui si parla di un malessere che l'altro porta dentro e che prescinde dalle strade che la discussione prende. <Sai perchè -spero- e invece non indago di persona?> Domanda retorico, prima di passare alla spiegazione delle proprie motivazioni. <Per lo stesso motivo per cui io sarei l'oggetto inamovibile e tu la forza irrefrenabile.> Si stringe nelle spalle. <Anche se scoprissi cosa si annida nell'animo di questa gente, non potrei farci nulla a riguardo. Non voglio peccare della presunzione di esigere il cambiamento di qualcuno... ergo, non sta effettivamente a me comprendere ciò che il mio interlocutore prova o pensa. Io posso fornire, come dici tu, un punto di vista differente.> Si prende una breve pausa. <Poi sta a te...> interlocutore. <... fare i conti con te stesso e trovare una risposta. Ergo... scavare così in profondità non è utile, ne efficace.> Si lascia scappare un sorriso difficile da decifrare. Non è chiaro se sia amareggiato o soddisfatto. <Mi sono sempre vantato di essere un uomo estremamente razionale. La curiosità non è mai riuscita a spingermi oltre i paletti che buonsenso e raziocinio impongono. Nel bene e nel male.> Da per scontato che non sia necessariamente una cosa buona. A volte chi è così razionale, non riesce a godersi la vita. Quando si sente sollevato dal titolo di ignavo, gli scappa involontariamente un sorrisino. <Significa che la mia presa di posizione sta sortendo gli effetti che desideravo.> Nei propri confronti, si intende. <A rendermi ignavo era quel bagaglio. Troppo pesante da portare in giro. Mi ha sempre fatto pensare che sarebbe stato meglio restare a casa.> Una metafora, per chi ha orecchie per ascoltare. <Poi ho scoperto che non è sempre indispensabile portarsi tutto dietro. Puoi semplicemente partire. E Vivere.> Socchiude le palpebre, pensieroso. <Tanto il bagaglio ti aspetta, se vuoi. Non è detto che tu debba disfartene completamente.> Ricordare, in un modo o nell'altro, fa anche bene. Punta lo sguardo verso il basso, osservando Konoha. O almeno ciò che si spaccia per tale. Annuisce in silenzio, prima di confermare con un commento secco. <La mia forza di volontà E' più forte del mio bagaglio. Altrimenti non saremmo qui a parlarne... o i discorsi sarebbero quelli tipici di un uomo che si è rassegnato a vivere nell'abnegazione.> E persino Shinsei si è accorto che non è più così. Annuisce, quando l'altro parla di paletti e del fatto che siano radicati nel passato lontano di Tenjiro. <Perchè negarlo. Evitare di vivere nel passato non significa ignorare quello che di buono aveva da insegnare. Esattamente come non significa perdere un retaggio che potresti considerare ancora concreto e valido.> Nello specifico si riferisce a <I valori che la mia formazione e la mia educazione mi hanno insegnato...> pace, amore, armonia e onestà. Onore e fierezza. <Sono i paletti all'interno del quale la mia volontà si muove. E sai qual è il paradosso?> Ridacchia, sincero. <Che sono loro i paletti proprio perchè io voglio che sia così.> E' la sua volontà stessa ad imporsi i paletti entro i quali ha spazio di manovra. Questo è sintomatico di una lunga analisi introspettiva, che probabilmente ha richiesto qualche decina di anni. Lui è ciò che vuole essere, adesso. Non quello che il mondo ha cercato di plasmare. Non quello che le esperienze hanno cercato di piegare. Poggia la fiaschetta per terra e sospira. <Si, ragazzo mio.> Conferma. <Diciamo che è un po' riduttiva come definizione... ma potrebbe anche starci.> Ovviamente si riferisce alle forze che governano un uomo. <Volendo essere pignoli, ritengo che le forze che muovono i nostri passi siano molto più articolate di così.> Amore, forza di volontà, sogni, odio... la lista sarebbe molto lunga. <Ma posso senz'altro affermare che tutto passa in secondo piano, se la tua forza di volontà è forte abbastanza da reggere le redini della tua vita.> Probabilmente sta dicendo cose che, all'orecchio dell'altro potrebbero suonare come un mucchio di fesserie. E' il rischio che si corre quando si fanno discorsi eccessivamente astratti... e non è che Tenjiro si sia propriamente preparato un discorso per questa sera. Sta parlando a ruota libera... confessando pensieri al suo interlocutore senza neanche cercare di filtrarli.
Giocata dal 25/01/2022 21:49 al 26/01/2022 00:01 nella chat "Nuovo Monte dei Volti di Pietra"
È ancora negato, a lui, lo sguardo del giovane biondo, proiettato invece verso il panorama sotto di loro. Non punta verso un punto definito di ciò che hanno entrambi la possibilità di ammirare, ma verso ciò che non possono vedere nessuno dei due, ossia verso quella linea dell’orizzonte che si staglia davanti a loro, limite invalicabile per chiunque. Eppure, per quanto perso sia quello sguardo nero, l’udito è proiettato tutto di fianco a se, per l’omone barbuto che sta parlando. Lo ascolterà, li di profilo, donandogli invece dei piccoli cenni di reazione. Quella prima frase, ad esempio, sull’ipotetica ferita che lo Hyuga suppone esista nel passato del biondo, desterà sul volto dai tratti duri di quest’ultimo, un lieve sorriso, le labbra sottili s’incurveranno infilandosi negli zigomi definiti. Un sorriso che lo Hyuga portà vedere di profilo, deformare quell’espressione altrimenti austera. Difficile decifrarlo. Non si conoscono abbastanza per questo. Eppure non dirà nulla, lascerà all’omone l’onere di decifrarlo. Con il mutare dell’argomento quell’espressione tornerà la solita. Non darà altri cenni di reazione per tutto il discorso sull’utilizzo delle parole, dando all’altro l’impressione di star parlando con una statua. Non è così, e infatti prima che quella parentesi venga chiusa, di nuovo un ghigno comparirà, sottile come la lama di un coltello su quel volto, che tornerà a voltarsi verso il volto di Tenjiro. <Se non ti fossi concesso quell’”ampio margine di errore” ti avrei risposto che non c’è limite alla tua tracotanza> Parole pronunciate con quella voce profonda, merito di quell’ampia cassa toracica, che la rende vibrante. Basso il tono. Non ha bisogno di urlare <è a questo che mi riferivo. Non puoi sapere quali tortuosi processi mentali una tua parola possa scatenare nella mente di chi hai di fronte. Solo questo.> Commenta, abbassando progressivamente il tono, fino a ridurlo ad un denso sussurro. Tornerà a lasciarlo parlare, privo di quel ghigno che muore sul volto. Lo sguardo però questa volta resta piantato sull’altro. potrà notarlo, lui, per quanto affilato e ferale, quelle pupille nere sono dense di cose. Sono vive, trasmettono un’inquietudine costante, un incendio di passioni indistricabili che però sono incatenate in un corpo granitico e statico, per ora. E ancora una volta tornerà ad ascoltare, in perfetto silenzio, guardandolo, cercando l’unica iride che ha a disposizione, infilandosi in quel bianco perlaceo come a volerne leggere ogni minima emozione che quel contatto visivo potrebbe dargli, leggendo su quel volto esperto ogni minima reazione che l’altro deciderà di donare <Non mi piace il concetto di speranza, Hyuga. Lo trovo meno efficace e tantomeno utile dell’andare a fondo nelle persone… ma, più in generale, delle cose per renderti conto con i tuoi occhi di come esse siano e decidere se prenderti la briga di cambiarle o meno> Una frase secca, ma non per questo non ponderata. È strano vederlo così pensoso. È strano vederlo pensoso in generale, uno con quella stazza, quella faccia e quell’aspetto da delinquente <Per come la vedo io, agisci o non agisci, sperare che qualcosa succeda è, riprendendo le tue parole, inefficace e inutile> tanto per essere più chiaro. Sarà dunque di nuovo silenzio, quando finalmente si parla di ciò che ha chiesto. Potrà vederlo, Tenjiro, quello sguardo nero farsi più affilato, come se stesse cercando di metterlo a fuoco, di mettere a fuoco il punto del discorso, i significati nascosti, il non detto, le espressioni e le emozioni che esse celano. Ambizioso quello sguardo, eppure tremendamente concentrato su di lui. Come se nella mente del biondo, tutto il resto sparisse e ci fosse solo la figura imponente dello Hyiga, avvolta dal nero del suo sguardo. Ne ascolterà, di nuovo, le parole. Eppure, a differenza del resto del discorso, Tenjiro potrà notare come le parole che vengono proferite da lui sembrino scavare nell’espressività del viso del biondo, che per quanto sempre ferale, difficile da accettare su di se, pesante e indagatoria, inizierà ad apparire progressivamente sempre più stanca. Come se lentamente quella maschera di puro furore iniziasse a rivelare la stanchezza per le notti insonni e per quella ricerca continua di qualcosa che ancora non è stato trovato. Lentamente, come spinte verso il basso da una forza invisibile che preme sulla figura alta e forte del giovane taijutser, le gambe inizieranno a piegarsi, e si piegheranno finchè il giovane non poggerà i glutei sui suoi stessi talloni, e da li un breve sbilanciamento all’indietro e dovrebbe finir seduto sulla pietra, le ginocchia piegate e i gomiti poggiati su di essi, la testa piegata verso il basso, lo sguardo concentrato sulla pietra sotto di loro <è proprio qui che volevo arrivare, Tenjiro> commenterebbe solo molti istanti di lungo silenzio dopo le ultime parole dello Hyuga. <Ancora una volta mi trovo a vivere una situazione opposta alla tua.> Il tono della voce è leggermente diverso, più pesante, come se non appartenesse alla voce di un ragazzo a mala pena vent’enne, ma a qualcuno di più grande. <Io ho perso il mio bagaglio, Hyuga. Ho perso circa dieci anni di… me> La prospettiva è quella di un ragazzo di vent’anni, che quindi ha perso circa la metà della sua vita. < Mi sono reso conto, guardando in un paio di occhi blu come l’oceano, che il mio obbiettivo è sfocato, che le mie ragioni sono vuote, che i miei paletti… ammesso che ce ne siano, mi sono sconosciuti.> Commenta semplicemente <Mi sono reso conto che, volendo mantenere la tua metafora, per me il passato rappresenta la forza motrice della mia vita, e la mia forza di volontà, che dovrebbe reggerne le redini, sta guidando un carro fermo.> C’è qualcosa in quelle confidenze che non ha mai donato allo Hyuga, eppure, da quella posizione, lo sguardo gli è di nuovo precluso <Così ho deciso che l’avrei riconquistato. Eppure…> Deglutisce <Temo di essermi infilato in un buco più profondo e buio di quanto credessi>. Solo questo, quindi, silenzio. Anche lui continua a fissare l'orizzonte, seppur in maniera assai più tranquilla e serena. Sono due esatti opposti, non solo emotivamente e moralmente... ma anche fisicamente. Si contrappongono per sensazioni, ricordi, età e postura... tutto. Nel momento in cui il ragazzo inizia a rispondere al discorso portato avanti dallo Hyuga, quest'ultimo si lascia scappare un sorrisino compiaciuto. <E' la semplicissima dimostrazione della veridicità di ciò che ti ho appena detto.> Basta la parola giusta al posto giusto, per cambiare completamente l'impatto di un discorso sul proprio interlocutore. Così si possono far passare dettami per consigli, o ordini per favori, e così via discorrendo. Alla fine Shinsei chiude il discorso con una postilla più o meno condivisibile, che strappa al vecchio orbo un mugugno distratto. <Mh.> Nulla di più. Non pecca della presunzione di esser detentore della verità assoluta, infatti seppur non lo dia a vedere, le parole del ragazzo vengono prontamente sottoposte ad analisi, con conseguente riflessione. Riflessioni che non sono in grado di mutare la sua espressione, o la stabilità del suo animo. Resta lì, sfingeo nella sua calma quasi snervante. Nel momento in cui l'altro si volta e cerca il suo sguardo, sarà Tenjiro a non rispondere al contatto visivo. Come se la non condivisione del punto di vista lo porti a dimostrare un distaccamento anche fisico. E non cercherà certo di nasconderlo, anzi. La risposta a quel concetto che prevedere l'analisi delle persone come presupposto all'azione, non tarda ad arrivare. <Un pensiero valido solo se basato sulla convinzione che spetti a te, o al sottoscritto, cambiare le persone o le cose che non ci vanno a genio.> Un sorrisino beffardo si apre sul suo volto, seppur non cambi direzione e non porti il proprio sguardo su di lui. <La tracotanza sembra essere un elemento ricorrente, in discorsi come questo.> Può sembrare un attacco ai danni del ragazzo, ma in realtà è un discorso molto più ampio. <Quando il comune colloquiare si sposta su sfere idealistiche, anche il più innocente e puro dei principi può macchiarsi di presunzione. La cosa, in un certo senso, mi diverte.> Solo ora si volta e gli dona uno sguardo un po' più profondo. <E sai perchè?> Domanda, con il suo classico tono accomodante. <Perchè effettivamente, per quanto resti fermo nelle mie convinzioni, riconosco che nelle tue parole un pizzico di verità c'è.> Quale? E' presto detto. <Agire o non agire. Sfrondando l'intero discorso dalla filosofia spicciola e dai ghirigori morali, è tutto riassumibile in quella semplice scelta.> Riporta lo sguardo verso l'orizzonte e tira un lungo sbadiglio, con tanto di stiracchiamento conseguente. <Yaaaawn!> Se sta sbadigliando, è perchè evidentemente si trova a proprio agio. Per quanto la filosofia voglia esser sottratta all'equazione, è innegabile che a lui piaccia parlare e divagare. <Da questo punto di vista...> appurato che alla fine si tratti solo di agire o non agire. <... assai più interessante diventa capire -perchè- si agisce o non si agisce. Purtroppo, temo che la vera presunzione si annidi proprio qui.> E finalmente verrà al nocciolo della questione, spiegando definitivamente il suo concetto di speranza. <Nel momento in cui -spero-, ragazzo mio, ho implicitamente deciso di non agire. E questo... non fa di me un ignavo. Semplicemente ci sono cose che vanno al di la della mia sfera di competenza. Arrogarsi il diritto di valutare e giudicare, prima ancora di cambiare, un qualcosa che esula dalla suddetta sfera... si... forse potrebbe essere un po' pretenzioso.> E così conclude, consapevole che l'altro non sarà d'accordo con la sua visione e che, probabilmente, si sentirà attaccato dalle sue parole. Intanto la discussione vira verso argomenti ancor più delicati e personali. Tenjiro sente lo sguardo del ragazzo su di se, ma non riesce a restarne influenzato. Come se una spessa corazza di paciosa tranquillità sia in grado di schermarlo dall'animo controverso dell'interlocutore e dalle onde inquiete che trasmette ad ogni parola e gesto. Il discorso sul passato porta inevitabilmente a snocciolare argomenti privati. Shinsei si apre leggermente con Tenjiro e, di rimando, lo Hyuga decide di fare lo stesso. <Abbiamo perso tutti qualcosa, Shinsei.> Nell'ultimo decennio, s'intende. <Posso capire che tu ti senta in qualche modo privato di qualcosa che ti spettava di diritto, ma se posso permettermi... quale sarebbe la soluzione? A chi andrebbe imputata questa colpa?> Vuole portarlo a riflettere, prendendo il discorso da parecchio lontano, seppur con il chiaro intento di condurlo su un binario ben preciso. Vuole riuscire a comprendere quella rabbia e, se necessario, incanalarla e direzionarla in maniera tale che non nuoccia alla popolazione. <Prima che tu mi risponda...> premette, forse peccando di presunzione veramente per la prima volta, seppur in maniera innocente. Vuole renderlo consapevole dei trascorsi del proprio interlocutore. <... vorrei che tu sapessi che la persona con cui stai parlando ha -volutamente- rinunciato a quasi tre decenni della propria vita. Non voglio scendere nel merito della faccenda, per tanto ti chiedo discrezione a riguardo...> Non è l'argomento di cui vuole parlare in questo momento. <Semplicemente... hai ancora... tanto tempo a disposizione.> Queste parole potrebbero assumere un sapore completamente differente, pronunciate da un uomo che porta quasi il doppio degli anni di Shinsei sulle spalle. Un uomo che, in quanto a sabbia nella clessidra, probabilmente inizia ad essere alle strette. Tira un lungo sospiro, prima di schiudere le labbra e ripartire con il proprio discorso motivazionale. <Tu non hai perso il tuo bagaglio, Shinsei-san.> Lo rassicura su questo, parlando sempre per metafore, in maniera tale da essere più comprensibile. <Il tuo bagaglio è solo vuoto. I preparativi per il tuo viaggio hanno richiesto più tempo del previsto...> purtroppo sono anche stati i tempi più belli della vita di un uomo, ma su questo non ci si può fare molto. <... ma finalmente è giunto il momento. Puoi partire!> Man mano che scende nel discorso il suo tono si anima, seppur senza mai alzarsi in termini di volume. Anzi, laddove le parole potrebbero essere troppo concitate, si ritrova quasi a sussurrare. <Non farti rallentare da una zavorra che non ti appartiene. Non puoi chiedere al tuo passato di esser forza motrice per il tuo futuro, consapevole del fatto che attualmente sia vuoto!> Finalmente torna a donargli lo sguardo. Uno sguardo carico di incoraggiamento. <Il tuo carro non è fermo, dal momento che la tua forza di volontà è salda. Semplicemente si muove nella nebbia, per vie che non conosci.> Sospira, forse consapevole di star scivolando in discorsi troppo astratti. <Affronta il tuo percorso come un ragazzo che muove i suoi primi passi nel mondo. Non pretendere di conoscere la meta per partito preso, sicchè nessuno di noi nasce con uno scopo già deciso, e non lasciare che la rabbia prenda il posto della tua forza inferiore al comando della carrozza, perchè non farà luce sul tuo sentiero. Te lo garantisco.> L'altro parla di riconquista e di antri oscuri da cui è difficile venir fuori. Una singola frase che pare essere in grado di toccare l'animo di Tenjiro nel profondo. Forse troppo. <Non hai mai perso il controllo del tuo carro, Shinsei... e non è troppo tardi per diradare quella nebbia. La felicità si può trovare anche negli attimi più tenebrosi... Se solo qualcuno si ricorda di accendere la luce.> Non importa chi decida di farlo, ma basta che la luce si accenda e qualsiasi ombra può esser diradata. Che il ragazzo riesca a far luce da solo, o abbia bisogno di uno sconosciuto vetusto e dagli occhi perlacei, basta non abbandonarsi all'oblio. Basta non farsi accecare da una rabbia che non gli appartiene. C’è da dirlo, lo scontro tra una forza inarrestabile e un corpo inamovibile è qualcosa alla quale vale la pena assistere, anche se, in questo caso, è nient’altro che un confronto verbale. Nient’altro? No, non è vero, nascosto tra le pieghe di un confronto sulla tracotanza, sull’essere pretenziosi e sui carri, c’è una condivisione più profonda. Profonda al punto di essere delicata. È necessario quindi, procedere con ordine. È seduto sulla testa di quel volto di pietra, e non fa altro che ascoltare. Lo sguardo affilato, viaggia sul paesaggio mozzafiato, fino ad arrivare alla figura dello Hyuga che sicuramente ora lo sovrasta, essendo ancora in piedi. Ascolterà la sua posizione in merito all’analisi delle persone come presupposto di azione. Farebbe per schiudere le labbra, chiedendo proprio il perché delle parole che ha ascoltato, ma le labbra tornano a chiudersi, distese in un sorriso affilato. Ascoltando la risposta alla domanda che alla fine lo Hyuga si è fatto da solo, anche se in sua vece. Si limita a tenere, ora, lo sguardo su di lui, anche se non ricambiata <mh.> Un mugugno riflessivo che arriva solo alla fine del dire dello Hyuga, dopo parecchi istanti di silenzio. <Decidere di non agire, in un certo senso, è comunque agire> Considera. Ma lascerà cadere li l’argomento. Alla fine ormai è chiaro che non è li per disquisire di morale ne di filosofia. Ha cercato il parere dell’unico uomo con un’opinione diversa dalla sua di cui si fida. Ha cercato il confronto con il suo opposto, per un altro motivo. Quando il discorso vira sul passato e gli arriva quella domanda. Lo sguardo si sgrana appena, la mascella si serra, facendo serpeggiare i due serpenti d’inchiostro che gli decorano i fianchi del cranio, spinti dai muscoli sotto di essa. Istintivamente, di nuovo, schiude le labbra e le fauci, pronto a ringhiare qualcosa, ma ancora una volta lui lo interrompe. Lo fulmina con le iridi nere, eppure, la frase successiva che lo Hyuga decide di donargli è probabilmente il momento più profondo di conoscenza tra i due. Sentire quell’ammonimento lo porta a gonfiare il petto con un respiro profondo, esalato dal naso. <Non credo si tratti di una questione di colpa da imputare> mormora, costretto a ponderare una risposta che sarebbe stata molto più istintiva e violenta, evidentemente. Le sue risposte tuttavia, lo infiammano presto <No, Tenjiro. Non sono qui per sentirti ipotizzare sulla mia giovane età e sul mio bagaglio che su pensi sia vuoto.> Commenta tornando a guardare davanti. <Mi hai chiesto riguardo sul tuo passato. Abbi la compiacenza di avere lo stesso riguardo> Serio, tornando a guardare il paesaggio davanti a se <Non ti sto parlando di un bagaglio vuoto. Ti sto parlando di un bagaglio, letteralmente, perso nell’oblio del mio inconscio> Chiarisce. Non entra neanche lui nel dettaglio di quel bagaglio. Troppo pesante da sopportare il discorso. <Ho avviato un percorso per riprendermelo, ma l’oggetto del mio discorso non è nemmeno il mio passato in se.> Di nuovo, gonfia il petto, esalando un altro pesante sospiro <I nostri valori, la nostra concezione di ciò che è giusto o sbagliato, dipende dalle esperienze che noi facciamo, Sono paletti che noi mettiamo nel tempo e che, uniti alla forza di volontà, insieme disegnano la via che intendiamo percorrere.> Cerca di spiegare ulteriormente il suo discorso <Ecco, sento che senza avere quel bagaglio di esperienze, capire cosa sia giusto e sbagliato, per me, è molto più difficile.> è una sensazione sua. Non esiste giusto o sbagliato in questo senso <Sento questa forza di volontà ardere costante, ma non sempre riesco a capire dove direzionarla> Conclude. E sarà una conclusione davvero. Aspetterà la sua risposta ma, in definitiva, non risponderà ulteriormente. Si limiterà ad allungare la mano sinistra verso di lui. Cosa chiede? Di essere rialzato. Ascolterà ogni eventuale risposta che lo Hyuga vorrà fornire. E terrà quelle considerazioni per se, ma non dirà altro, se non un semplice <Mi serve un bicchiere. Ti va?> Una proposta quasi mugugnata, ma non ha la forza di tornare a casa dopo la pesantezza dei discorsi affrontati. Da solo o in compagnia, si fermerà da qualche parte, ma magari, avere qualcuno del posto che lo direzioni lo aiuterà.[End] La discussione ha ormai raggiunto un punto di non ritorno. Entrambi hanno sfoderato la loro moralità e le ideologie più recondite e radicate, ed è palese che la loro visione del mondo non è destinata a cambiare tanto facilmente. Tenjiro mantiene la propria postura, pregna di una calma invidiabile e quasi sfacciata. <Si, immagino che in un certo qual senso sia così.> Anche scegliere di non agire, in realtà è agire. Ad ogni modo, non si soffermerà oltre sul vano tentativo di difendere la propria prospettiva. Per quanto lo riguarda, avvalora la propria tesi... ma non è più il caso di insistere. Specialmente considerando che Shinsei sembra venir toccato in maniera assai più violenta dalla metà successiva del discorso. Tenjiro incrocia le braccia ad altezza del plesso solare, all'interno delle ampie maniche del kimono nero. Resta composto, anche quando l'altro dimostra palese indignazione per ciò che è stato detto. <Perdonami.> Preambola in un'evidente ammissione di colpa. Realizza di esser stato ipocrita, e Tenjiro non è un tipo che ha timore di ammettere gli errori commessi. <Non volevo svalutare il tuo passato.> Invero. <Semplicemente... quando arrivi alla soglia del mezzo secolo, guardando indietro ti sembra di essere lontanissimo e la gioventù diventa solo una piccola porzione di quella sabbia che, nella clessidra, ormai si è fatta vincere dalla gravità.> Insomma... quello che Tenjiro voleva far capire a Shinsei è che non dovrebbe indugiare oltre sul passato, anche se ignoto, per il semplice fatto che il cammino che lo aspetta è talmente lungo da poter sopperire a quella mancanza. Anzi, addirittura potrebbe essere meglio evitare di far riaffiorare vecchi demoni e ricostruire tutto da zero, in virtù di un futuro più sereno. In ogni caso, terrà questi commenti per se. Lascia parlare il biondino, così da maturare una nuova opinione e potergli dare una rinnovata versione del consiglio. <Corretto.> Lo asseconda, sulla concezione del bene e del male, del giusto e dello sbagliato e su ciò che tutto questo venga maturato. <E comprendo questo tuo desiderio. Non cercherò di dissuaderti dal tentativo di riprenderti ciò che è tuo di diritto.> L'occhio perlaceo casca su di lui e vi resta. Persino senza Byakugan attivo, pare quasi trapassarlo da parte a parte. <Tuttavia, a mente fredda, magari rifletti solo su questo...> Si prepara ad elargire l'ennesimo consiglio non richiesto... ma ormai sappiamo com'è fatto Tenjiro, no? <Scavando nel passato potresti scoprire di aver piazzato i paletti sbagliati. Potresti scoprire che la tua concezione di Bene e Male, o Giusto e sbagliato, è traviata da esperienze corrotte. Indesiderabili.> Attende giusto qualche istante per formulare le prossime frasi nella maniera meno offensiva possibile. <In quel caso cosa preferiresti? Recuperare la versione corrotta di te? O sarebbe stato meglio approfittare di esser tornato una tela bianca, per provare a ritracciare una linea che difficilmente potrai cancellare una seconda volta?> E' una domanda genuina. Vorrebbe seriamente conoscere la risposta. <Ovviamente non sto insinuando che il tuo passato sia marcio. Lungi da me...> Si gratta la tempia con l'indice destro, provando a mettere una toppa preliminare a quello che potrebbe trasformarsi in un malinteso. <Semplicemente penso che potresti provare a cambiare punto di vista e cercare le risposte guardando in avanti, piuttosto che guardando all'indietro. Le esperienze di cui hai bisogno sono su entrambi i sentieri... La differenza è che verso avanti devi andarci per forza, e ciò che ti lasci dietro diventa sempre più distante. Ha senso indugiarvi così tanto?> Non lo assillerà oltre. Anzi, nel momento in cui quella mano viene allungata verso di lui, non esiterà a sfoderare la propria dalle maniche del kimono e offrirgliela per tirarsi su. <Vieni, conosco un posto favoloso. Fanno ancora il sakè caldo come quello che preparava mio padre.> E così gli farà strada. La notte è ancora giovane e, che dir si voglia, di solito porta consiglio. Specialmente se c'è un po' di alcol a dare... una spintarella. [End]