A cuccia
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Giocata del 16/10/2021 dalle 15:25 alle 20:23 nella chat "Piazza Centrale [Kusa]"
Passeggia con tranquillità in direzione della piazza centrale di Kusa. E’ da un po’ che si recava in quel settore e quest’oggi ha deciso di variare. In compagnia di Keiga, in effetti, potrebbe essere un motivo inerente allo shopping cosicché le dia qualche abito carino da mettersi in vista dell’inverno. Sa bene quanto difficile possa essere convincere quell’animale selvatico ad indossare qualcos’altro di diverso dai suoi soliti abiti. Tuttavia, tentar non nuoce dopotutto. Senza dirle alcunché, si premura dapprima di raggiungere quel determinato luogo così da ipotizzare una via ed un’idea. Rivolge un cenno del capo alla Inuzuka, nonché al cagnolone nero che dovrebbe camminare al loro fianco. <Dove vuoi andare?> Le domanda, come se fosse una giornata tra tante e passeggiare nel bel mezzo di negozi non sia assolutamente fuori dalla norma per loro due – o tre, considerato l’animaletto altrui. Non è a conoscenza di parecchie cose, quindi anche un brainstorming generale potrebbe esser una valida opzione. Ha variato nel vestirsi in vista delle temperature in rapida diminuzione. Indossa, difatti, un paio di pantaloni nero tipologia skinny tagliati giusti ad altezza del ginocchio, i quali fasciano perfettamente le inferior leve della fanciulla. Le estremità inferiori son infilate in un paio d’anfibi d’egual cromia, ben allacciati a loro volta attorno alle caviglie. Gli schinieri, invece, son nascosti dall’indumento e coprono perfettamente lo stinco anteriore d’ambedue le gambe. Un maglioncino verde mela copre sin ad altezza del ventre il resto del corpo, lunghe maniche a sfiorar metà falangi delle dita tenendole comunque al caldo. I vambracci prendono posto negli appositi spazi, proteggendo l’avambraccio sia destro che sinistro. C’è ovviamente da considerare anche l’equipaggiamento del quale non fa letteralmente mai a meno. La vita è circondata da una cintura in cuoio nera e piuttosto spessa, al cui fianco mancino viene agganciato un fodero contenente la sua fedelissima katana – l’unica rimasta. Attorno alla coscia destrorsa, poco sotto l’indumento citato, v’è anche posizionato una tasca porta kunai e shuriken avente al suo interno ben tre kunai. Sul gluteo posteriore dall’opposto lato, sempre agganciata alla cintura di cui sopra, prende posto un’ulteriore tasca porta oggetti avente al suo interno tonici di recupero Chakra e coagulanti, qualche fuda contenente dei tronchetti. Al polso mancino, nascosto dalla manica della camicia, vi ha posto un fuda esclusivo nel quale ha sigillato la frusta che, di recente, ha optato come arma a discapito di spade più grosse della propria figura che, al momento, non riesce neanche ad usare come vorrebbe. Per ultimo, ma non per importanza, sul petto – sotto i vestiti – è stato posto un ulteriore fuda, al cui interno è invece sigillata la sua nuova arma: la spada di Chakra, ch’è in realtà soltanto un manico nel quale è possibile trasmettere il proprio Chakra. Deve ancora testarla, ma le ha solleticato non poco l’appetito. Tra i capelli rosei, incurante del tempo e della società attuale, splende il suo coprifronte raffigurante il simbolo di Konoha con tutti i relativi segni d’usura e di graffio. [ Chk ON ] Capelli neri, lunghi fino al sedere e lisci incorniciano il viso dagli occhi neri e la pelle olivastra con i due triangolini rossi, simbolo del clan, sempre sulle guance ma nascosti per la maggior parte da una mascherina nera di tessuto. Indossa un top nero di finta pelle che le copre il seno, lasciando libero la zona addominale ed il ventre dove un paio di pantaloni neri, attillati e di finta pelle, le coprono la parte inferiore infilandosi in un paio di anfibi neri ben allacciati. Le braccia sono scoperte se non per gli avambracci e le mani, coperti rispettivamente da vambracci e guanti senza dita con la placca di ferro a protezione dei dorsi. Dalla spalla destra, che prende di poco la scapola, fino al gomito, si nota un tatuaggio composto da strisce messe a caso che però hanno un loro perchè, rendendo il disegno guardabile. Sopra il pantalone, invece, porta gli schinieri. Legato alla coscia destra c'è il porta armi con dentro due kunai e due shuriken. Al fianco sinistro è fissata la tasca porta oggetti che porta all'interno solo un tonico curativo e uno di recupero chakra. L'abbigliamento è il solito, nonostante le temperature basse. Infatti cammina, già a fatica, sulle gambe con le braccia incrociate al petto, perchè giustamente è mezza nuda. Ma al bosco tutto sto freddo non lo sente. E' sopportabile. <A casa.> Risponde a Furaya che sicuramente l'ha ingannata per farla essere li ma ancora non ha capito come. Dannata donna. Akuma ed il suo passo lento, ciondolante, cammina poco più avanti delle due, terrorizzando qualche persona mentre si avvicina per annusarli. Certo è che trovarsi un muso di quelle dimensioni davanti e di punto in bianco non è la cosa più bella del mondo. Lei, con le guance gonfie, come quei bimbi imbronciati che fanno cose che non vogliono fare, alterna lo sguardo scuro da davanti ai lati. E sbuffa anche, di tanto in tanto. Akuma annusa a terra, poco più avanti, soffermandosi su quel punto. E lei, per abitudine, lo nota ed affretta il passo, buttandosi sui quattro arti per annusare a sua volta. <E' solo piscio. E' una delle tue cagnoline?> Chiede al cane che abbaia in risposta. Povera Furaya, non vergognarti! Si sofferma per un attimo sulla figura che ha di fianco, la quale, seppur vestita di tutto punto, ha abbastanza zone scoperte per poter patire il freddo. Si limita ad un mero sospiro, consapevole della persona con la quale sta parlando, provando tuttavia a parlarle per farle arrivare un messaggio chiaro e semplice. <Possiamo entrare in uno di questi negozi e trovare una giacca per te. Inizia a far freddo così.> Ammette a mezza voce, stringendosi nelle spalle. Non vuole obbligarla, ma tenta d’esibire il suo miglior faccino con tanto di sorrisetto circostanziale, quando in realtà è uno di quei sorrisi coi quali cerca d’intenerire Keiga in persona. Un po’ come con Tachiko, sta cercando di sfruttare i loro punti deboli nei propri riguardi. A differenza della cugina, questa volta non v’è niente di realmente serio o necessario; vorrebbe soltanto che la Inuzuka stesse bene a prescindere da dove si trovi. <Vorresti, nel frattempo, spiegarmi meglio cosa ti ha detto di fare Matt?> Finge di non ricordare, ma non sa veramente poi molto dell’argomento, quindi ha estrema necessità di capire prima d’andarlo a prendere dai capelli bianchi. E potrebbe anche piacergli, quindi deve trovare un pretesto differente. <Mh?> Aggrotta le sopracciglia nel notar Akuma che pare annusare in giro, venendo subito accompagnato da Keiga che, piegata a quattro zampe, annusa a sua volta. <…> Tace per un istante, lasciando che i due si prendano il tempo a loro necessario, nonostante ci sia qualche passante che le scruta, nonché qualche bambino che si sofferma sia sull’animale scodinzolante che sulla padrona di quest’ultimo in questa posa bizzarra – peccato che per gli Inuzuka non lo sia affatto. <Quanti cuccioli ti ha portato finora?> Lo zoo di Furaya può aspettare… Dico così per dire. Non hanno neanche una dimora che possano definire tale dato che il Senjuu non le ha fatto sapere poi granché. [ Chk On ] Il freddo al momento non è un problema. Ha la pellaccia dura ed è ancora sopportabile. Quello che non può sopportare però, in senso buono, è la faccia di Furaya che cerca di convincerla a comprare cose. Schiude le labbra, probabilmente pensando a cosa potrebbe prendere. <Una felpa. Nera e con il cappuccio> Affiora anche qualche ricordo. La sua, quella che metteva anni fa, è rimasta seppellita sotto la grotta nei pressi della cascata, assieme al copri fronte e agli altri pochi averi. <Non ti ha ancora detto niente?> Chiede, guardandola per un attimo prima di sospirare e continuare <Ha detto di aver visto umano e bestia a Kiri. Secondo lui sono Inuzuka e mi ha mandata a snuffiare il posto per vedere se trovavo qualcosa. Mi dato dei peli. <Come spiega lei mai nessuno. Si rialza poi, pulendosi le mani sul pantalone. <Nessuno, infatti voglio andare a riscuotere> Dice, tornando ad affiancarla. <Hai portato la carne?> Chiede, perchè la fame c'è sempre. <E poi mi ha detto della roba Ochichiya, Okuyucha, Ochi-qualcosa> E lascia lì, senza continuare. Saggia scelta, quella di Keiga d’assecondare la rosata nell’acquisto di qualche indumento. Con molta probabilità, non avrebbe accettato in alcun modo una risposta negativa da parte sua. <Perfetto.> Replica in merito all’opzione della ragazza d’andare a trovare una felpa nera col cappuccio. Non dovrebbe essere troppo difficile, rispetto a dieci anni prima, procurarsene una. Non vanta d’aver molti soldi, però. La differenza è essenzialmente in questo. <Abbiamo sempre altro di cui parlare.> O poco tempo per farlo dato che sotto le coperte si sta parecchio bene col freddo al di fuori, no? <In più, mi servirebbe un modo per comunicare con lui dalla distanza, ma non voglio avere a che fare con quei congegni…> Ammette, con l’indice della dritta che passa sulla tempia un paio di volte, mentre il di lei sguardo saetta in tutt’altra direzione. Presto o tardi, dovrà fare affidamento eccome a quella tecnologia. Dal suo punto di vista, ammettere d’averne bisogno e che sia utile sarebbe uno smacco troppo grande – e lei è ostinatamente orgogliosa. <Sì, decisamente ha bisogno di te in quest’ambito.> Per annusare le tracce, d’altro canto, lei è per forza di cose la migliore grazie all’innata. Quasi certamente, non può farci granché lei. <Hai già trovato delle tracce?> Le domanda successivamente, stringendosi nelle spalle ed aspettando che possa ricevere una spiegazione ulteriore, delle informazioni utili – ammesso poi abbia bisogno d’una sua mano. Per il momento, non sembrerebbe. <Addirittura a riscuotere?> Sghignazza sommessamente, dirigendo l’attenzione verso una vetrina che par vender roba punk rock, goth e d’abbigliamento non dissimile al simil-pelle in cui Keiga va vestita. Intrufola la mancina nella tasca porta oggetti, tirando fuori un foglio di carta per alimenti in cui è avvolta della carne secca di maiale. <Tenete. Uno a testa, non fate gli ingordi.> Li sta trattando alla stregua d’un cane. E per quanto Akuma lo sia al cento percento, lei ormai non è molto dissimile da lui vivendo nella natura incontaminata del Bosco oscuro. <Ochaya?> Le chiede, ma n’è quasi certa. <Cosa ti ha detto in merito?> S’appresta ad avvicinarsi all’entrata del negozio qualora non venga in alcun modo fermata dalle amorevoli mani canine della corvina. [ Chk On ] Non che potesse fare altro. Quando Furaya fa entrare in gioco la faccia carina o le dici si, o le dici si. <Si, certo.. Parlare> Brontola, immaginando Furaya nelle migliori posizioni. <Nh?> Torna in se quando l'altro parla <Ah, prenditi un falco> Alza le spalle <Ricordi mamma falco? <Fa una pausa <I suoi piccoli sono tre e sono ancora al bosco.> Spiega, rimasta forse più di Furaya ai tempi che furono in quanto a comunicazione. <Sono falchi pellegrini, i più veloci> Continua a camminare guardando di tanto in tanto Akuma, fermo davanti ad un bimbo coraggiosissimo che cerca di accarezzarlo. Lui gli da una slappata sulla testa, drizzandogli i capelli. <Tkz..> Schiocca la lingua lei a quella scena. Finta dura, ormai si sa. Annuisce alla sua domanda <Si, abbiamo seguito una pista fino a un muro e poi cinque case, tipo. Ma non siamo andati oltre> Spiega <Preferisco che venga anche lui che di certo saprà come intervenire> Alza le spalle <Per me possono morire tutti> Soprattutto se sono del suo clan. Si volta a guardarla con gli occhi quasi sgranati quando parla dei cuccioli <Sono figli di Akuma, quindi miei nipoti> Il ragionamento non fa una piega. Senza considerare che avrebbero il sangue di un cane ninja. Al sentire l'odore della carne, Akuma abbandona il bambino, prendendo dalla mano di Furaya, con delicatezza, il suo pezzo di carne. Farà lo stesso anche lei, azzannandolo manco fosse ancora vivo. Guarda verso la vetrina, ma è più intenta a godersi il pezzo di carne. Scodinzolerebbe se avesse la coda. <Nh?> La guarda nuovamente <Quello, si..> Il nome non lo ricorda, ma di sicuro è quello <Che devo cercare di entrare nella sicurezza. E badare a Kimi nel caso la vedessi. E di riferire il resto a te che però non ricordo cosa dovresti fare> Stacca di cattiveria un altro pezzo di carne, finendo per lanciarsi in bocca anche l'ultimo pezzo. E poi, se non ti lecchi le dita godi solo a metà, quindi.. Solleva gli occhi al cielo per un attimo, consapevole di come Keiga abbia centrato il punto esatto della spiegazione della rosata. “Parlare” è chiaramente un eufemismo. Si schiarisce la gola, non commenterà altro in proposito. <Dieci anni fa, avevo un falco. Me l’avevano regalato.> Yotsune. Che bei tempi. Spera soltanto che sia fuggito prima che le chimere giungessero a distruggere tutto quel ch’è stato da loro creato. Non vuol immaginare che pessima fine abbiano fatto i suoi animali. <Quindi, potrei effettivamente prendermene cura.> Sa farlo. Ne ha avuto uno, quindi conosce la sua dieta ed il modo per sincerarsi che stia sempre bene. Addestrarlo è tutt’altro paio di maniche, ovviamente. Ci penserà a tempo debito, anche perché dovrà parlare con il Senjuu di questa situazione – ma deve davvero? Lei viene a sapere di questi incarichi da terzi anziché dal diretto interessato. Sorride al bambino che si lascia slinguazzare dalla lunga lingua di Akuma, aspettando di poter accedere al negozio così da prendere in esame la possibilità d’acquisto d’una felpa. <Se volete, la prossima volta posso venire anch’io. Quanto meno, sarò informata in tempo reale di quel che fa lui.> Bofonchia contrariata, palesemente anche, non fa alcunché per non darlo a vedere. Ma esattamente come l’ha marchiato a fuoco una volta, non teme di doverlo fare ancora. Continua ad ascoltar quel che ha da dire, mentre le vien presa dalle mani la carne secca che ha portato per entrambi. E’ una brava padroncina: regala dei premietti ai suoi due cani mentre li porta a spasso per la città. <Questo non lo metto in dubbio, ma riscuotere suona così male! E dove pensi di tenerli? Nel bosco?> Beh, in effetti non sarebbe una cattiva idea. Assolutamente. Fa spallucce, ma ancor non entra nel negozio assicurandosi che la Inuzuka sia la prima a volerlo. E ci spera giusto un pochetto. <Che facciamo?> Le chiede di rimando, pur vedendola intenta a divorare quel pezzo di carne, ragion per cui attendendo che possa terminare – giusto per educazione, seppur gliene manchi altrettanta. <Nella sicurezza, mh?> Sospira, annuendo distrattamente con la testolina dai rosei ciuffi. <…ah, dovrei far qualcosa e non ne sono informata?> Bene ma non benissimo. <Io avrei da aggiornarti circa la possibilità di vestire di nero e di rosso, invece.> Giusto per renderla a sua volta partecipe della rinascita dell’Akatsuki che vuol riprendere lei stessa in mano, assieme al bianco – senza dubbio. Ma è lei l’addetta al recuperare quante più informazioni per renderla non molto dissimile da quella d’una volta. [ Chk On ] La guarda quando parla del falco, decisamente più interessata che della felpa <Non me lo ricordo, l'ho mai visto?> Che magari lo ha scordato. Sospira <Se vuoi, so dove stanno tutti e tre. Ormai hanno preso la loro strada. Anche io vorrei che uno di loro diventasse mio amico> Un pò come è ora Akuma. Annuisce di nuovo <Per me va bene. Tu fai colare la lava sulle cose, e quelli che escono li sbraniamo io e Akuma> Fa una pausa <Se qualcuno resta vivo Mat può parlarci> Il discorso non fa una piega. Chiaro e conciso. Il piano è perfetto. Guarda ancora la vetrina, in maniera distratta. <Certo, dove se no? E poi..> Fa una pausa più lunga, pensosa, prima di parlare <Non sono cinghiali ma magari a Mat può far piacere averne qualcuno> Non l'ha mica dimenticata quella faccenda. Ha sempre il magone ogni volta che lo vede. Vorrebbe parlargliene ma ha promesso alla stessa rosata che prima di farlo avrebbero sistemato le cose. Guarda di nuovo il negozio. Alza le spalle <Entriamo, magari hanno da mangiare> Sicuramente no, ma la speranza è l'ultima a morire. Guarda Akuma che per primo spinge con il muso contro la porta per entrare. Qualche grido dall'interno ma nessuno esce urlando. Quindi si muove anche lei. Mai entrata in un posto del genere. Era abituata ai chioschi <Che cazzo guardi?> Filmina una povera commessa <Hai qualche problema?> Poi sembra pure una bandita con quella mascherina. Torna su Furaya, nel caso fosse entrata <Aspetta.. > Cerca di fare mente locale <Qualcosa tipo le misure del posto, credo. E dirglielo> Non è convinta in realtà <Nero e rosso?> Un attimo di panico <Perchè rosso?> Nero per sempre. <Ma rosso sangue?> Pausa <Col sangue vero?> Chiede, tornando sulla commessa e lanciandole un'occhiata killer che non fa mai male. Rimugina sulla prima domanda che le viene rivolta da Keiga. La risposta è sicuramente affermativa, ma si prende del tempo per replicare cosicché possa effettivamente rammentare in maniera adeguata se l’abbia conosciuto o meno. <Penso di sì. Però, già allora stavi a casa meno tempo possibile e lui era spesso in giardino assieme agli altri animali.> Commenta, stringendosi nelle spalle. Per lei, non è passato molto tempo, mentre per la Inuzuka sì, essendo anche cresciuta. Non è più una ragazzina che ha bisogno d’un tutore e della quale la Nara pretendeva di prendersi cura. Tuttavia, è grazie a questa sua ossessione – per così dire – che son riuscite a creare un legame del genere che prosegue ormai da tanto tempo e che, si spera, sia restio a cessare. <Possiamo provare ad ingraziarceli. Ricordo che a Yotsune piacevano molto dei premietti.> Non sa se riesce a trovarli anche qui, però dal momento che la città è decisamente più organizzata e tecnologica d’un tempo, non diffida che ne troverà altrettanti anche senza andar direttamente a caccia lei stessa. <Non son molto sicura che lui li voglia morti. Se ti ha dato quei peli, vuol dire che vuole dapprima rintracciarli. Se sono utili, non li ammazzerà.> Conosce il modus operandi di Mattyse, ragion per cui è quasi certa che, prima d’arrivare ad ammazzarli, passerà dell’acqua sotto i ponti. Dovrebbero rivelarsi immediatamente inutili affinché decida di farli fuori fin da subito. Quindi, per tal ragione, non possono esserne certe entrambe. <Temo che sarà più felice se riesci a procurargli dei cuccioli di cinghiale. Penso che nel bosco possano essercene, non trovi? Altrimenti, aspetteremo d’andare all’esterno nella speranza di trovarne qualcuno non sbranato dalle chimere.> Non sarebbe una cattiva idea procurargliene uno, poiché son morti di recente e ben prima che lui potesse tornare dal sonno decennale nel quale è stato a sua volta intrappolato. Fa spallucce quando la Inuzuka decide d’entrare esclusivamente per il cibo, ben conscia del fatto che sia alquanto improbabile, ma lasciamola convinta. Distende la mandritta affinché venga posata tra le orecchie di Akuma, cercando di fargli qualche grattino in modo che possa calmarsi. <Tienilo a bada ed io terrò a bada te.> Professa verso Keiga, lanciandole un’occhiata di sottecchi – una di quelle minacciose che sicuramente ha imparato a conoscere tanto quelle carine e coccolose che ha intravisto prima. <Keiga, a cuccia.> Sancisce, prima di tornare ad osservare la commessa con un sorrisetto ben stampato in faccia. <Perdonatela, non è avvezza a luoghi popolati. Piuttosto, avrei necessità d’una felpa nera con cappuccio. Della sua taglia.> Indicando la corvina con un cenno del capo, prendendo in mano la questione in modo che possa sbrigarsela in tempi brevi. Per fortuna, hai altri pezzi di carne secca con sé altrimenti finirebbe piuttosto male. Peccato che non faccia male agli animali… <Non poteva dirmelo l’altra sera quando son andata a bermici un cocktail?> Fa roteare gli occhi verso l’alto, infastidita dall’atteggiamento del Senjuu – in questi giorni più che mai. Sembra dar più adito a Keiga che alla Judai, potrebbe sentirsi un po’ infastidita… E finirebbe anche piuttosto male. <Rosso sangue> Replica, glissando sul resto dell’argomento. <ne parliamo meglio dopo.> Priorità alla felpa? Certo che no, ma le orecchie del villaggio son ovunque… Se sol funzionasse come Konoha, sarebbe identica. [ Chk On ] Annuisce alle sue parole. Si, andava a periodi, o stava sempre in casa o stava fuori, nell'ultimo periodo a seconda di quanto strillava Senshi. <Mangiano animaletti> Dice. <A volte vermi> Fa una pausa, portando la destra a grattarsi i capelli luridi, con foga. <Sono sicura che siano inutili> Di nuovo con la cosa di aver a che fare con gente nuova. Non ce la fa proprio. Odia tutti lei, all'inizio. <Se sono Inuzuka..> Stringe i pugni, senza però dire nulla. Guarda altrove, agganciandosi all'altro discorso <Lo farò!> Quasi non la fa finire di parlare. <Ce ne sono al bosco> Ammette <Ma non li uccidiamo mai per mangiarli> ... <Non.. riusciamo.> Eh, alla fine anche loro hanno vissuto per 10 anni con dei cinghiali. Akuma guarda impettito l'interno, drizzando le orecchie quando sente la mano di Furaya sulla testa. Scodinzola anche, sbattendo qua e là qualche vestito appeso. Forse è un tantino grande per stare li dentro il cagnolone <Deve fare pipì, per questo è agitato> Infatti inizia ad annusare a terra. Certo è che se piscia li dentro allaga il negozio. A quel *a cuccia*, incassa la testa tra le spalle, come se la cosa l'avesse toccata nel profondo. Si lascia cadere sulle ginocchia, sedendosi accanto alla rosata in quella posa canina solita, mettendosi effettivamente *a cuccia*. Gli occhi neri si chiudono in fessure mentre minaccia la commessa. <E io che ne so, non c'ero!> Onesta, in effetti. <Magari sta organizzando un pia-> Una tizia la guarda e lei la vede <Grrrr!> Ringhia, semplicemente, facendo sobbalzare la povera signora. <Tkz..> Torna su Furaya <dicevo, che magari quando ha le idee chiare te lo dice. Ma tanto te l'ho già detto io> Lei non capendo, non vede il problema, per ora. Annuisce, il rosso sangue potrebbe piacerle <Ehi, donna! Non ho tutto il giorno!> Povera commessa. Si limita ad un mero annuir della testa quando le rende noto che quel tipo di volatile si ciba principalmente di vermetti. <Vero, ricordo che mi facevano anche abbastanza schifo all’inizio.> Un brivido le percorre la colonna vertebrale. D’altronde, si tratta d’animali viscidi e disgustosi. Non si può certo dir che fossero belli a guardarsi. Inoltre, gliene dava direttamente nella sua ciotola ragion per cui non ha mai dovuto toccarli con mano – sì, da questo punto di vista era abbastanza viziata e se li faceva procurare da un contadino nelle vicinanze della magione. <Se saranno Inuzuka, ci atteniamo al piano e capiamo prima dove vogliano andare a parare.> La ribecca subito, prima che possa eventualmente far qualcosa di sbagliato nei confronti di coloro che stanno andando a cercare. Inoltre, devono comunque attenersi a quel che ha deciso di far Mattyse. E’ così che funziona tra di loro. Lui – la mente. Lei – il braccio. <So che sono delle bestie piuttosto complicate da affrontare, ma le ho solo viste in versione mini.> Riferendosi ai cuccioli che il bianco aveva poco prima della caduta dei villaggi, seppur non vi abbia avuto poi molto a che fare. Non erano ancora così affiatati all’epoca. Non abbastanza da dispensare consigli sui rispettivi animali. Pensavano soltanto a mantenere la pace – in un modo poco ortodosso. <Allora, portalo fuori, no? Una volta trovata la felpa della tua taglia, pago e te la porto.> Ha già trovato una soluzione, tenendo sotto controllo tutto quel che c’era da tenere. La ragazza, però, si mette davvero a cuccia sedendosi di fianco alle gambe della rosata, la quale finalmente può portare a compimento la compravendita, nonostante la commessa stia guardando piuttosto sconcertata la scena che si para innanzi ai suoi occhi. <Ke – i – ga.> Sillaba in modo che capisca che non è il momento di scherzare e che, quanto meno, sia il caso di lasciar perdere quelle povere signore che stanno soltanto lavorando o facendo acquisti. Deve educarla, no? Così si fa coi cani. E’ un bene che rispetti esclusivamente il padrone, però. La commessa, ad ogni modo, porta alla Judai una felpa completamente nera con una zip centrale ed un cappuccio. E’ munita anche di due tasche laterali. <Che ne pensi?> Le chiede, piegando la testa da un lato, in concomitanza col punto in cui lei è seduta. Ne attende un responso, prima di tirar fuori i ryo pattuiti. [ Chk On ] Inclina appena la testa di lato. <Schifo?> La fronte si aggrotta <In realtà non sono così male. Ma se non riesci a masticarli puoi mandarli giù interi> Parlava del falco, ma vabbè. I pugni restano serrati. Tanto non può scavalcarli, ma quanto vorrebbe farli fuori tutti quelli del suo clan. Annuisce <Sono come dei muri che ti vengono addosso> Più o meno. Spiega, visto che ci ha avuto a che fare. Li ha visti crescere, esattamente quelli di Mattyse, e riprodursi. <Perchè? Le ha le gambe per uscire se vede pisciare> Guarda Akuma <Ti serve la dogsitter?> A quelle parole il cane ringhia appena, voltandosi mentre la guarda male. Con la coda, già che c'è, butta giù un manichino. Quello scandire il nome non porta mai nulla di buono. Resta zitta, quindi, giusto per evitare di prendere mazzate. Guarda la commessa e poi la felpa che Furaya ha tra le mani. Si perde per un attimo. Non è come quella che aveva ma non può dire che sia brutta. Alza le spalle quindi, orgogliosa, sia mai che ammette che le piaccia qualcosa davanti a sconosciuti. <La proverò> Torna sulla commessa <Se è scomoda vengo a cercarti> Chissà se mai Keiga incontra il postino... Povera persona. Chiude per un attimo le palpebre. Solleva la mandritta che vien fatta passare sulla fronte, massaggiando delicatamente al centro degli occhi, sul setto nasale. Non voleva sentire. A questo punto, vorrebbe soltanto dimenticare. <Farò finta di non aver sentito.> Sentenzia, stringendosi nelle spalle mentre un nuovo brivido la coglie lungo tutta la colonna vertebrale. Akuma vien preso in giro direttamente dalla sua padrona, sfuggendo fuori dal negozio non prima d’aver tirato a terra un manichino. <Niente carne secca, Akuma.> Punizione anche per lui, pur non avendo scandito in alcun modo il nome come ha fatto poc’anzi con Keiga. Dovrà capire comunque. Non è difficile quel che non doveva fare all’interno del negozietto. Inspira profondamente, conscia che la prossima volta non dovrà portare a spasso quei due assieme – o quanto meno, non da sola. Potrebbe portare Senshi con sé, non sarebbe una cattiva idea. Sa tenerli a bada con l’ombra, qualora ci fosse qualche problema di sorta. <Dài, lasciami pagare così ce ne andiamo.> Commenta all’indirizzo della corvina, tirando fuori i ryo necessari al pagamento. Scuote il capo innanzi alla necessità d’una busta, poiché la indosserà subito dopo a costo che gliela faccia mettere con le forze. E’ palese che faccia freddo e lei non ha un pelo come quello d’Akuma. <La ringrazio.> Saluta la commessa del negozio, appropinquandosi all’esterno. <Vi cucino del ramen> Solo quello sa cucinare, quindi non è che le possibilità fossero molte. Probabilmente, sarà anche istantaneo. <e della carne.> Si farà aiutare da qualcuno più capace, ma non diciamolo troppo in giro. <Ma adesso, andiamo.> E soltanto una volta fuori, commenterà a proposito dell’argomento che ha dovuto lasciar perdere appena entrate. <Ad ogni modo, mi riferivo ad una tunica con delle nuvole rosse. Sto pensando di riesumare qualcosa del passato, ma che potrebbe tornarci utile nell’immediato futuro.> Le anticipa poiché è difficile che Keiga conosca la storia dell’Akatsuki, persino Mattyse non n’è tanto informato. Quindi, si premura di dirle quanto meno le informazioni essenziali. Infine, affiancandosi alla ragazza, si fermerà sicuramente a prender qualcosa da mangiare per due carnivori come loro, dopodiché farà certamente rotta verso casa di Tachiko. [ Exit ] Allarga le braccia lei, come a dire *Beh? Che c'è?* Akuma le ha sentite quelle parole terribili, e fa anche rientrare nel negozio se non fosse che praticamente lo chiudono fuori. <Più carne secca per me!> Esclama, nascondendo un ghigno perfido dietro alla mascherina. <Aspetta> Quando la rosata fa per andare a pagare, cerca di fermarla, recuperando la postura eretta. Mette le mani nella tasca del pantalone e tira fuori una castagna. <Tieni> La mette praticamente in mano alla rosata <Dovrebbe bastare per una felpa> Lei è tornata al baratto, praticamente. <Ramen?> Furaya ha tutta la loro attenzione <Carne?> Annuisce, seguendola verso l'esterno, guardando di sbieco la commessa, indicandosi gli occhi per poi indicare lei con il solo indice. Altra minaccia gratuita. La affianca, prende la felpa e se la infila, tutta storta, a caso ma è calda almeno. Si mette anche il cappuccio sulla testa <Ah.. Bei tempi> Ricorda quella sensazione. Sorride appena dietro la mascherina prima di voltare il viso verso Furaya <Una tunica? Tipo le tovaglie di Mat?> Visto che in quanto a colori il bianco non sembra essere tanto in grado <Aveva una roba verde vomito l'altra volta> Sospira e scuote il capo, come se lei fosse modella di Versace (N'artro litro) <Comunque, se c'è il nero a me va bene. Il colore del sangue mi piace, basta che non sia troppo. Più nero> Parla. Solo con loro in effetti. Con gli altri a monosillabi o minacce. Ad ogni modo, mentre Akuma trotterella, dopo la dovuta spisciazzata, accompagnano la rosata fino a fare compere e poi a casa. [X]