La stramba alleanza

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17:23 Rasetsu:
 Con ormai il sole al tramonto, ha deciso d’avventurarsi dal settore d’Ame a quello di Konoha. Nella vita passata, non è mai stato all’interno delle mura konohane, quindi si può dir che questa per lui sia la “prima volta” in veste di visitatore. A seguito dell’omicidio di Kamichi, presuppone che il multisala sia chiuso sinché non raccolgono tutte le informazioni del caso. Quindi, si premura d’avvicinarsi a quel quartiere e, un passo dopo l’altro, anche a raggiungere il punto prestabilito. Schiena diritta, spalle larghe – per quanto possibile. Le braccia scendono lungo i fianchi, portando nella mancina un piccolo mazzo di margherite di campo. C’è una ragione per trovarsi lì, così come per portarsi dietro quei fiori, chiaramente. Veste completamente nero. Pantalone scuro sorretto da una cintura d’egual colore, nei cui lembi è infilata una camicia d’egual cromia. I primi due bottoni di quest’ultima son tenuti aperti per permettergli di prender aria, un’abitudine che non va mai via. Le maniche son arrotolate sin quasi ai gomiti, ma la pelle tinteggiata di nero è ancor coperta dagli abiti nonostante tutto. I capelli cremisi son raccolti all’indietro tramite della lacca o del gel, non è comunque molto difficile comprendere cosa vi abbia fatto. Discendono sin quasi ad altezza delle scapole, ben ordinati a differenza della solita zazzera che si porta dietro e che difficilmente pettina. Qualche ciuffo ne adorna la fronte, mentre sul naso aquilino son posati – rigorosamente puliti – degli occhiali dalla montatura rettangolare e di colore rosso. Non puzza né di alcol né di mancato igiene. E’ pulito, nel vero senso della parola. Mangia poco, forse è l’unico problema. Di tanto in tanto, il corpo ancor si rifiuta di ricevere al suo interno qualcosa che non sia droga o alcol. Quindi, lo stomaco è ancora piuttosto ribellino. Di tanto in tanto, gli vien voglia di bere, ma la mente – almeno nell’ultimo periodo – è stata parecchio occupata con la morte di Kamichi, quant’accaduto con Dokuhiro ed il patto scaturito con Sango e Shinsei. Insomma, ha avuto sicuramente giorni peggiori, ma anche migliori. Lo sguardo serio si guarda attorno, incurante invero della gente che circonda quel luogo. Chi c’era, sa cos’è accaduto. E tanto basta per far in modo che non smettano di ricordare. Con sé, non ha granché. Soltanto un paio di tonici per il recupero Chakra e quelli medicinali. Non sapendo usare armi, gira praticamente leggero. Si ferma nei pressi della porta di ingresso, inspirando profondamente per far passare la sensazione di nausea improvvisa. [ Chakra OFF ]

17:32 Kan:
  [Quartiere] Quel turno mattutino giunge alla sua naturale fine dopo un'oretta di straordinari per dar retta agli ultimi pazienti rimasti prima di dare il cambio al proprio collega. Prima di vedere Shizuka necessita di un po' di tempo con se stesso, pensiero, forse anche troppo, ha bisogno di un luogo in cui poter pensare liberamente senza persone a fianco, comprendere gli ultimi avvenimenti, capire come muoversi. Difficile decretare il momento preciso in cui portare avanti la propria azione, un'odio così viscerale verso una stirpe priva di colpe. Il sangue del primario Kokketsu scorre in loro e tanto basta nel provocare un simile astio? No, non basta. Non può essere solo quello. Forse, la nanetta, possiede davvero tutta quanta la ragione, come fa ad esserle ancora amico? Come può anche solo pensare, per un singolo attimo, di vivere con due persone di difficile sopportazione reciproca? La mente esplode, dolorante fino al midollo nel ricercare risposta a quella soluzione, lontana. Il passo, portandolo fuori dall'ospedale, è immerso nel quartiere dello spettacolo, loco affollato, pregno di vita, di artisti, di gente in cerca di fama e gloria. L'outfit odierno del Sumi risulta profondamente cambiato, un modo radicale per decretare il nuovo modo di vestire, totalmente opposto al precedente, diverso nei colori, nei tessuti e nelle stesse vesti prescelte per l'occasioni. Nera maglietta a maniche lunghe, di sottile fattura, sovrasta l'intero busto in maniera aderente delineando il fisico, collo alto coprendo il collo per circa la metà di esso; pantaloni di un nero leggermente più chiaro sugli inferiori arti ricadono fino a metà della coscia essendo inseriti in calzari, anch'essi del medesimo colore seppur presentino il bordo di un grigio chiaro con varie linee dello stesso colore. I pantaloni su di essi presentano medesime linee a decorarli ma di un color rosso tenue, simile a del sangue. Cintura passa per la vita dalla fibbia grigia recante il simbolo del proprio clan. Lungo giaccone nero vien riposto al di sopra della maglietta con lunghe maniche ricadendo per tutta la figura dell'albino fin a metà polpaccio. Bordi di esso contornati dal grigio come mera decorazione, il tutto è concluso da una cinta dello stesso tenuta sciolta. Sulla cintola dei pantaloni è riposto un portaoggetti contenente al suo interno fuda e inchiostri speciali donati direttamente dal clan per portare a compimento l'atto liberatorio del dogma Sumi. Avanza silente tra quei palazzi lanciando occhiate un po' ovunque, non ricercando nessuno in particolare, solo calma e tranquillità <Sango, Sango, che cazzo ti è successo?> pronunzia tale frase nel momento in cui passa innanzi al cinema, alle spalle del Kokketsu. Veloce l'occhiata prima di arrestare il passo. Attimi di puro dubbio indietreggiando, ponendosi alle spalle dell'uomo dai fiori in mano <Cosa stai facendo?> curiosità emerge dal tono vocale. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

17:54 Rasetsu:
 China il capo in avanti, scrutando il terreno. Non è passato poi molto tempo da quand’è accaduto il misfatto, da quando la missione contro il Serial killer ha permesso di catturarlo. Piega le ginocchia il necessario affinché possano soltanto sfiorare il terreno. Quivi, distende ambedue le braccia per poggiar delicatamente i fiori contro la porta d’ingresso. Non prega. Chi dovrebbe pregare? Il demonio che gli ha concesso d’aver quel sangue nero o il Finto Kami che ha distrutto il mondo intero con le sue chimere? Che ci sia una divinità o meno, ormai, non è importante. Si rialza pian piano, rimettendosi ben eretto con la schiena e rivolgendo il fronte ancora a quell’omaggio. Ci prova a far le cose come si deve, specialmente quando si tratta della sua famiglia. <…> La di lui attenzione vien richiamata da un’altra volta che par riconoscere e che, a giudicar da quel che sente, par pronunciare un nome altrettanto familiare. Piega un sopracciglio, ruotando appena su sé stesso per volgergli un quarto della sua figura. Una volta riconosciuto Kan, non farebbe altro che voltarsi ulteriormente, così da rispondergli. <Omaggio al defunto. Ne hai mai sentito parlare?> Reputa che fosse una domanda stupida, tuttavia – dall’altra parte – potrebbe anche darsi che questi non sappia dove sia avvenuto il misfatto. Non s’è informato, dunque non conosce bene l’evolversi della vicenda mediatica. Potrebbe esser uscito anche un articolo di giornale per quanto gli riguarda e non averne letto da nessuna parte. <Che è successo a Sango?> S’informa, d’altronde il ragazzo lo ha detto ad alta voce, quindi è stato per lui impossibile non ascoltare. E non si premura di scusarsi per aver origliato: d’altronde, è sempre Rasetsu. [ Chakra OFF ]

18:09 Kan:
  [Quartiere] Il passo arrestato alle spalle dell'uomo intento ad omaggiare il defunto, per quei brevissimi attimi la mente ottiene una giusta distrazione, non rilassata ma votata altrove impedendo alla mole di pensieri di sovraccaricarlo affaticandolo. Purtroppo, però, la presenza del Kokketsu non è ciò che si possa definire confortante, parte dei guai li ha creati lui involontariamente, basta quel nome, il sangue nel suo corpo nel far riemergere tutto quanto. Avanza avvicinando se stesso alla soglia dell'ingresso cercando di sostare al fianco dell'uomo, dorate rivolte alla porta, silente ode il verbo di lui, quella breve spiegazione come prova della protezione verso la famiglia anche dopo la morte. Inspira, espira, ossigeno penetra nei polmoni, fuoriesce dalle narici in quel leggero getto liberatorio <Dunque è successo qui> innalza il capo tracciando l'edificio in tutta la sua altezza. Da parte sua non proviene alcun tipo di omaggio, non ha propriamente idea di chi sia costui seppur il nome non risulti del tutto nuovo; azione sconsiderata, quanto fuori luogo porre omaggi, unica soluzione è il silenzio contemplativo, di raccoglimento. Stranamente, non tanto per il defunto quanto per lo scienziato pazzo al proprio fianco, leggero segno di rispetto nei confronti del rosso consapevole di cosa voglia dire perdere qualcuno. Lento il moto del viso, abbassato, sguardo riposto al marciapiede, arti superiori avvicinati alla vita, mancina raccolta nel palmo della destrorsa. Sosta privandosi della parola, non disturbando, mettendo da parte asti, problemi, il malcontento generato in precedenza in favore di qualcosa di superiore eppure è lo stesso rosso, con il proprio verbo, a rompere il ghiaccio. Volge le dorate sull'altrui viso, preso alla sprovvista, incuriosito nell'udire il nome dell'Ishiba essere pronunciato da quelle labbra <Nulla, abbiamo solo visioni diverse per quanto riguarda il tuo clan> argomento saliente del proprio pensiero, incredibile come basti un singolo nome per scatenare tanto putiferio. Può solo immaginare cosa Yukio Kokketsu abbia realmente fatto nel lontano passato per portare tanto odio nell'animo di qualcuno <Come la conosci? Ha provato a ucciderti in quanto Kokketsu o ti ha solo minacciato?> per quanto tali frasi possano sembrare goliardiche, in verità, non vi è il minimo accenno di ironia lasciando trasparire solo una mesta curiosità. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

18:29 Rasetsu:
 Porta le mani dietro la schiena, petto in fuori nonostante sia esso piuttosto scarno. Sosta in prossimità di Kan, dando adesso parte della schiena all’entrata del multisala. Incurante della gente che vi bazzica attorno, in questo momento la di lui attenzione è donata esclusivamente all’albino. <Già.> Replica soltanto, facendo spallucce. Non commenta nient’altro a tal proposito, anche perché le parole sarebbero inutili. Ha già parlato di quanto male gli abbia fatto, proprio quando il Sumi si prendeva cura di lui medicandogli le ferite. Nonostante tutto, ha adempiuto comunque al lavoro che ha scelto di svolgere in piena autonomia. L’argomento conseguente, però, fa sì che aggrotti le sopracciglia con evidente sorpresa. <So che non andava molto d’accordo con Yukio> Pur non ricordando o non sapendo cosa questi le abbia fatto. Con molta probabilità, è a causa del fatto che la Ishiba si fosse inimicata l’Alleanza tanto quanto lui. Anche se c’è da dire che Rasetsu, dall’alto della sua capacità di mettersi nei casini, s’era fatto nemico pure Oto. Non c’è da sottovalutare affatto la sua capacità di regalare agli altri motivazioni per farsi ammazzare. <ma che c’entra il mio clan in tutto questo?> Con lui, difatti, non s’è mai comportata in malo modo nei riguardi dei Kokketsu, anche perché il signorino qui presente è molto legato alla famiglia, quindi gliene avrebbe sicuramente cantate quattro. Molto probabilmente, era anche brillo e strafatto mentre ne parlava con qualcuno, ma qualcosa del genere se la ricorderebbe finché campa. Porta rancore fino allo stremo. Tentenna col capo quando Kan gli chiede come faccia a conoscerla. Gli vien da ridere, ma niente risata da psicopatico come suo solito. Sfoggia però un sogghigno a trentadue denti. <L’unico ricordo decente che la riguarda è quando me la sono sc0p4t4 poco fuori Oto> Fa spallucce, dondolandosi appena in avanti coi piedi – un piccolo animaletto soddisfatto della sua conquista, nonostante se la siano passati in molti. Non è una novità di certo che svenda il suo corpo per l’ottenimento d’informazioni. <e fidati> Mano sul cuore. <le sue minacce sono tutto fumo e niente arrosto.> E lo sa persino lui, quindi figurarsi quanto possa sapere qualcun altro che la conosce da più vicino e in maniera netta rispetto al demone. <Non può uccidermi> Soppesa la domanda che gli è stata rivolta. <mi chiede sempre un sacco di favori.> Gesticola con la mandritta, apparendo quasi spensierato – davvero. Peccato che lo stomaco faccia tutt’ora i capricci ed è costretto ad allontanarsi un minimo. Indietreggia. Inspira profondamente. Deve far passare la nausea. Passa dall’esser quasi cordiale e contento al rischio di vomitargli sulle scarpe, per tanto si gira dall’altro lato. Ed inspira, di nuovo, questa volta più profondamente. <…> Dài, è solo una crisi d’astinenza piccola piccola! [ Chakra OFF ]

18:58 Kan:
  [Quartiere] Una risposta d'assenso proviene dall'uomo, null'altro proviene dal Sumi relegando tutto al mero silenzio. Ha appreso il nome ed il luogo della morte, tanto basta per soppesare maggiormente quella notizia, in futuro può venire utile anche a lui, forse. Non sa bene l'andazzo degli eventi, un giorno, probabilmente, glielo avrebbe domandato in maniera diretta. Il momento non giunge, al contrario, l'Ishiba diviene protagonista della conversazione, non ricerca tal tipo di conversazione, non possiede la minima voglia di parlare di argomenti personali di una delicatezza simile <Si, questo l'ho capito> il dire d'ella riecheggia nella mente dell'albino, parole difficile da digerire, ardue da sopperire <E' a causa sua che non tollera di Kokketsu, da quanto mi è parso di capire ma non capisco, cosa le ha fatto Yukio per provocarle un simile odio?> la risposta ovviamente non sopraggiunge, impossibile conoscere nel dettaglio il passato, specialmente quando esso risulta strettamente personale. La conoscenza del trascorso non è totale, una criminale nel vecchio mondo, probabilmente nemica di tutti eppure con quell'uomo l'astio permane a distanza di anni e anni, una vita vissuta nel vecchio. Umetta le labbra passando su esse parte della lingua, lievemente ammorbidite rispetto a pochi attimi prima. Raschia la gola inghiottendo interi grumi <Io ho un legame con una di voi, molto stretto e sentirla parlare male, mi da fastidio> ammette senza fare nomi, senza dire la natura del legame per quanto possa apparire estremamente palese persino per un bambino pur non dicendo nulla di estremamente esplicito ma è una notizia capace di passare in secondo piano rispetto alla rivelazione scottante proveniente dall'uomo dai capelli rossi. Le dorate vengono totalmente aperte, le pupille rimpicciolite con lo sguardo rivolto verso il viso dell'altro, incredulità manifesta, espressione da pesce lesso con labbra schiuse in lenta apertura <Ah> in primis essa è la reazione. Impossibile, infattibile, quell'odio verso i Kokketsu risulta troppo in là per compiere un simile gesto <Stai scherzando? Lei vi odia, non verrebbe mai a letto con uno di voi, men che meno tu, non è così disperata> non riesce ancora a crederci, non vuole crederci, se fosse davvero così, il successo del giorno prima è completamente vuoto di significato, inutile alla base. Lento il pensiero, Shizuka ha davvero ragione? Quelle domande da lei poste acquistano maggior senso logico <Lo so, l'ho constatato sulla mia pelle> lasciandosi scappare un leggero sorrisino il quale svanisce nell'apprendere un'altra novità, forse ancor peggiore della precedente. Il corpo è voltato questa volta, ha bisogno di inquadrarlo meglio, di comprendere se su quel viso si presente lo scherno o la verità <Come ti chiede favori? Di che tipo? Passa il tempo con te quando dice di odiarvi, è tutta una farsa la sua? Perchè altrimenti non ha senso...> lascia morire un attimo il discorso fatica a pensare, fatica a credere alle proprie orecchie. Per fortuna il Kokketsu inizia a sentirsi male, una piccola distrazione momentanea; straniato dal vederlo così <Tutto bene?>. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

19:21 Rasetsu:
 Vorrebbe davvero dargli una risposta approfondita, ma non ha con sé le informazioni necessarie per farlo. <Ad onor del vero, penso che debba essere Yukio quello più incazzato dei due> Ammette, stringendosi nelle spalle. <insomma, era incazzato anche con me quando gli ho detto che avrei preso parte all’assalto di Oto.> Gesticola distrattamente con la mancina, raccontando quel che conosce e che in parte lo riguarda. Solleva gli occhi al cielo per un istante, ricordando anche la rabbia che ha provato quando Yukio l’ha cacciato fuori dal Palazzo del Consiglio – è stato letteralmente sbattuto fuori da esso dopo che gli ha cancellato la memoria, sotto chiaro consenso del rosso che, dimenticandolo… beh, se l’è presa proprio con l’Arufa. <Aveva tradito la sua fiducia e il villaggio, tutto qui.> Quindi, lei è arrabbiata con l’ex Hasukage per qualcosa che ha commesso di sua spontanea volontà e che, per ovvietà, lui avrebbe dovuto fermare e sicuramente non accettare. Bella situazione. Fa spallucce, ascoltando le altrui parole in riferimento ad un ipotetico legame con un altro Kokketsu. <Ricordi il nostro discorso in ospedale?> Giusto per riesumare ricordi nella mente dell’albino, seppur reputi che non ce ne sia strettamente bisogno, conoscendolo. <Un membro della famiglia va protetto in quanto tale. Inoltre, va sempre considerato che le minacce di Sango sono soltanto parole.> Fissa l’interlocutore negli occhi con un sorrisetto sinistro stampato in volto. E’ palese come non abbia alcun timore di quel che gli ha detto a proposito della Ishiba. <La tua amichetta non corre alcun rischio. Caso mai ciò accadesse, qualora le faccia qualcosa, ne andrebbe esattamente contro di lei. Va considerato che è un membro della Shinsengumi, pertanto agire in maniera sconsiderata è da folle. E tu lo verresti immediatamente a sapere. Di conseguenza, anch’io> Si mette in mezzo di sua volontà, pur consapevole che ciò potrebbe non avvenire affatto, tuttavia vuol dargli un’ulteriore spiegazione e si schiarisce la gola. <perché tu verrai a dirmelo. Ho promesso a mia sorella che mi sarei preso cura della famiglia.> Gliel’ha raccontato qualche giorno fa, durante le cure. <Fintantoché nel corpo della tua amica scorre sangue nero, chiunque osi sfiorarla è un morto che cammina.> Nessun Kokketsu deve essere ucciso. Nessun Kokketsu deve far la fine ch’è accaduta a Kamichi. C’è soltanto una cosa che a Rasetsu non va mai toccata ed è la famiglia. Ed è grazie a questa considerazione che ha necessità di parlar con Saigo il prima possibile in assoluto. Piega la testa di lato, mostrandosi dubbioso con immaginari punti interrogativi che si formano sulla sua testolina cremisi. <Non so ora, ma dieci anni fa a letto con me c’è venuta eccome. Le avevo appena venduto informazioni riguardanti il villaggio di Kusa e in qualche modo doveva pur pagarmi.> Ed ha scelto la via prediletta: la natura. <Ehi, guarda che so cavarmela tra le cosce d’una donna. O d’un uomo. Potrei anche farti vedere, in realtà.> Deve sopperire alla mancanza di droghe e alcol con qualcos’altro, no? Oppure lo sta soltanto sfidando? Lo sguardo di sfida, infatti, resta focalizzato e ben diretto in quello dell’altro. La lingua umetta distrattamente le labbra arcuate nel formare un becero ghigno. Okay, forse è serio abbastanza da provocarlo. In fondo, vuol solo fargli vedere cos’ha provato la “disperata”. <Non so cos’abbia in quella testolina di merda, ma non è un mio problema.> E decide di concludere così l’argomento riguardante Sango, anche perché sta cercando d’inspirare profondamente adesso. Inala aria dalle narici e la lascia andare dalla bocca socchiusa. S’avvicina vicino il primo cassonetto disponibile, tanto per non sembrare un incivile come al solito. E quivi, lascerebbe andar quel poco cibo che ha nello stomaco assieme a qualche liquido che aveva cercato di integrarvi assieme. <No, cazzo. Ti sembra che vada tutto bene?> S’agita, tossendo. Sa cos’è, quindi non si scompone. <Dammi una cazzo di sigaretta, se ne hai.> Attenua la nausea? No. Calma la dipendenza? Sì, con un’altra. [ Chakra OFF ]

19:48 Kan:
  [Quartiere] Ode il dire su Sango e Yukio trovando curiosità in particolare su quest'ultimo, un uomo di cui ha sentito parlare nei libro, per la fama antecedente a Kagegakure eppure mai una volta si è soffermato a chiedere qualcosa di specifico nei suoi riguardi <Che tipo era Yukio? Il primo Kokketsu> così lo conosce, non come Hasukage, pur sapendolo, preferisce ricordare quel nome associato a tal titolo. Primo di una lunga stirpe di pseudo demoni, uomini e donne con il potere di controllare il sangue all'interno del proprio corpo al pari di qualunque altra innata. Glissa su tutto quanto, sulla voglia di Rasetsu di prendere parte all'assalto, l'argomento non è di suo interesse <Sango? Mi ha detto di esser stata una mukenin ma è qualcosa a cui non ho mai dato peso. Il mondo è cambiato e le ho sempre ripetuto di non guardare più al passato ma di concentrarsi sul presente> breve pausa <Per questo non capisco, è un astio immotivato risalente a dissapori vecchi. Yukio è morto e con lui anche tutto l'odio, non ha senso portarlo avanti verso qualcuno che, a conti fatti, non c'entra nulla> Shizuka nulla ha fatto di male meritarlo, nulla ha compiuto. L'unica colpa della rossa è l'esser nata con sangue nero nelle vene, una ragazzina di Kusa, tutto qui. Annuisce al quesito proposto, il discorso lo ricorda fin troppo bene, unica nota positiva nei riguardi dell'uomo; l'attaccamento morboso alla famiglia di lui, consente al Sumi di esser tranquillo, consapevole di aver sempre qualcuno capace di proteggere la probabile unica famiglia dell'albino. Deglutisce ponendo attenzione alle frasi pronunziate <Me l'ero quasi dimenticato questo dettaglio, una Shinsengumi> un'arma a doppio taglio contro le minacce della donna. Il geniale intelletto del bianco è messo in moto, quella risposta attesa giunge in piccole dosi, il piano comincia nel suo formarsi, ne avvede i dettagli chiari come la luce solare <Questa è una promessa, sarai avvisato ma davvero pensi che non fare niente se qualcuno la toccasse? Amico o nemico, non importa, chiunque osi sfiorarla morirà> spalle rilassate, intero corpo rilassato. Forse non comprende a pieno la gravità di tal termine, togliere la vita a qualcuno rappresenta il definitivo sorpasso della linea rendendo se stesso un vero e proprio mostro eppure sente quei sentimento, quel desiderio di protezione accompagnato da una grande rabbia nei confronti di chi voglia far del male alla ragazzina. Non fa parte di quel clan, troppo diverso, troppo attaccato alla libertà, al proprio potenziale eppure, in una certa maniera, se ne sente coinvolto, troppo. Arti superiori incrociati ad altezza petto nel proseguire con quel discorso <E' venuta con te per pagarti delle informazioni? Lo faceva anche con altri per lo stesso motivo?> un comportamento che può comprendere, il se stesso di non molto tempo fa avrebbe trovato un pieno senso in quelle azioni, disposto anch'egli nel compiere simili gesti <Ciò che mi perplime è il chiederti sempre favori, chi sei tu, veramente? Perchè ti da tutta questa importanza?> è un genetista eppure qualcos'altro vi si nasconde sotto quell'aria da pazzo maniaco. Singolo il passo indietro appena fatto, nota la provocazione nel di lui viso, un conato di vomito è represso, tenuto a bada; il sol pensiero di andarci a letto scatena in lui sensazioni di disgusto, non per il sesso del rosso, quanto per il rosso in se <No, mi fai schifo> sentenzia in via definitiva non trovando in egli alcun tipo di bellezza o piacere. Fortuna vuole il discorso è definitivamente accantonato nel momento in cui il nostro bell'imbusto sbocca in un bidone, malandato, ammalato. Qualche passo accorciando le distanze, è fatto, non di molto <Non fumo e tu hai bisogno di andartene a casa. Influenza? O qualche esperimento andato male, mh?> ovvia frecciatina lanciata al proprio ruolo all'interno dell'ospedale <A proposito, ci ho pensato e, voglio intraprendere la carriera da genetista. Mi affascina troppo per lasciarmelo scappare>. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

21:27 Rasetsu:
 Le domande da parte di Kan, per ovvietà, sorgono spontanee. Non è detto che a tutte gli possa venir data una risposta, tuttavia si tratta d’argomenti che il nostro demone conosce piuttosto bene. <Era un cazzo di psicopatico.> Allarga teatralmente le braccia verso l’esterno. Deve cercare di dare una spiegazione sommaria, però; qualcosa per cui valga la pena darla. <Però, sapeva fare il suo lavoro. Adottava metodi poco ortodossi, un po’ come me.> Si stringe nelle spalle, non potendo dir molto altro in merito. <Era come un padre per me, mi ha insegnato quel che so.> E si fa serio in volto, poiché, da questo punto di vista, sta comunque discutendo a proposito della sua famiglia e, come gli ha fatto notare finora, ci tiene particolarmente a quest’ultima. In breve, toccategli tutto, ma non i membri del Clan Kokketsu perché potrebbe dare non poco di matto. <Eravamo entrambi dei Mukenin> Ammette senz’alcun pelo sulla lingua, proprio perché si tratta d’un argomento passato, ragion per cui non ha timore d’esternarlo. Cosa potrebbero fargli adesso? Arrestarlo per dissapori passati? E’ il medesimo argomento e scusante che ha tirato fuori il Sumi. <e nonostante io stesso abbia discusso in maniera accesa con Yukio, non lo odiavo a tal punto.> No, infatti, ne ha solo venduto le informazioni relative al villaggio. Di base, gli ha fatto un torto come “Mukenin” e non nei confronti del diretto interessato, proprio perché si tratta d’un membro fondamentale dei Kokketsu. E’ grazie a lui se esistono. Tuttavia, non gli tange minimamente quel rancore nei suoi confronti: come anticipato, è tutto fumo e niente arrosto quando si parla della Ishiba. Le labbra s’arcuano in un piccolo sorrisetto, l’ennesimo della giornata. La tomba di Kamichi, la visita a quest’ultima, è ormai un lontano ricordo. <Non ho dubbi sul fatto che farai qualcosa per difenderla, esattamente come non ho dubbi sul fatto che l’ultimo respiro glielo toglierò io.> Lascia fare ai cattivi ciò che sanno fare meglio. Tutto qua. Non ci mette niente a farla sparire. Un po’ di acido. Sciogliamo le ossa. Facciamo mangiare la carne ai maiali. Conosce differenti metodi, in effetti. Qualcosa s’inventeranno e non sarà più un problema per nessuno. <Cosa vuoi che ne sappia? Non mi sono interrogato su quanti partner sessuali avesse, ma adesso che mi ci fai pensare un tampone potrei farmelo.> Giusto per andarci sul pesante… Una volta in più. Son diventati amichetti di salsicciotto, questi due. E stanno andando d’accordo un po’ più del previsto. Questo – QUESTO – potrebbe essere un problema ben più degli altri che vengono sollevati. <Sono semplicemente qualcuno che riesce a procurarsi quel che vuole, quando vuole. Inoltre, come ti dissi, eravamo alleati dieci anni fa durante la presa di Oto.> Non vuole sbilanciarsi più del necessario. Non ha necessità di farlo né di vantarsi come avrebbe fatto una volta. Deve iniziare a ragionare, a pensare prima di parlare. D’altronde, glielo ha detto lo stesso Kan di fare così. Pensare. Senti, come suona bene questa parola. <…> Si blocca sul posto nell’istante in cui il ragazzo gli sbatte in faccia lo schifo che prova nei suoi confronti. Assottiglia lo sguardo e sbuffa sonoramente dalle labbra. A seguito della risposta del Sumi, avrete anche modo di capire la motivazione per la quale va sempre a minorenni. <Mi hai appena spezzato il cuore.> Bofonchia, scuotendo mestamente il capo. Per fortuna, infine, il conato di vomito par cessare. Cerca di pulirsi il bordo delle labbra con un fazzolettino tirato fuori dalla tasca. Sa che sarebbe successo, quindi ne aveva uno a portata di mano: previdente. In altri contesti, avrebbe usato il lembo della camicia. <Crisi d’astinenza. Mi sto disintossicando.> Non che fosse un segreto. E’ piuttosto visibile che non puzzi d’alcol e che non abbia perennemente quell’atteggiamento stralunato che lo fa sembrare costantemente sopra le nuvole. Sbuffa. Di nuovo. Inspira. Lo stomaco par tornare al suo posto. <Buon per te, l’importante è che tu abbia pensato alle mie parole dell’altra volta.> Quand’era in ospedale, difatti, ne avevano parlato. [ Chakra OFF ]

12:03 Kan:
 Ricevere una risposta a tutto prima del tempo è al quanto impossibile, solo un'elevata abilità oratoria può aggirare tale problema, purtroppo, per quanto il Sumi risulti intelligente, non possiede la conoscenza necessaria per girarsi ogni singolo essere vivente da lui incontrato sulla propria via. Per tal motivo ode silente il brevissimo racconto sul primo Kokketsu della storia, primo Hasukage di Kagegakure, un uomo capace di rompere gli equilibri stessi del mondo. Non comprende come simili esseri siano giunti alla morte pur con la potenza a loro disposizione, forse davvero si necessita di un potere ben oltre l'immaginazione. Esso, uomo psicopatico ma non stupido; da poche parole emerge una descrizione del genere, pur sintetica, poco approfondita. Non pone alcun commento a riguardo immagazzinando le informazioni necessarie, forse per una ricerca futura, nessuno può dire i risvolti di un conversazione sulle glorie del passato <E' stato il primo, non ne dubito> sull'essere un padre per il genin in questione <I metodi poco ortodossi, alle volte, sono necessari per raggiungere un obiettivo> concorda su tal punto, egli stesso è dedito nell'usufruire simili metodi se la situazione lo richiede. Un obiettivo da raggiungere significa non porsi limite alcuno, nessuna barriera, sfruttare qualunque metodo. <Onestamente non m'interessa però, tu e Sango, come siete stati accettati a Kagegakure?> non gli interessa del passato ma è una curiosità nata spontanea, due criminali ora divenuti cittadini del nuovo villaggio con possibilità di girare in maniera tranquilla, aperta, senza correre alcun tipo di rischio <Lei è persino un'agente> sottolineando il ruolo altrui nei confronti delle istituzioni, la posizione di potere da ella sostenuta <Non si può odiare il proprio padre se è stato presente, in qualche modo> sguardo lievemente più cupo nel proferire all'altro quel pensiero, tono vocale abbassato in cui è nascosto ben più di quanto si possa credere. Tralasciano la cosa il giusto per evitare di pensarci troppo ma la domanda in lui sorge spontanea: quell'uomo che fine ha fatto? Il padre, dopo tutto questo tempo, non si è ancora fatto vivo, non sa nemmeno se lo sia. Non l'odia ma pretende risposte di un certo tipo, una spiegazione all'assenza <Su qualcosa, almeno, andiamo d'accordo> breve pausa in cui un leggero sorriso emerge <E io che ti credevo solo un pagliaccio, invece hai anche un senso dell'onore. Tutto tuo, distorto ma è presente> incredibile come bastino come parole ben messe per scorgere lati impensabili, comprendere in parte qualcuno portando ad un cambiamento di pensiero nei di lui confronti eppure Shizuka lo detesta per quegli esperimenti da lui effettuati, detesta la sua persona, la comprende, capisce il pensiero della rossa. Deglutisce avvicinando la mancina nei pressi dell'intimo, palmo aperto ad afferrare le parti nascoste di se; dorate aperte in maniera totale, puntate sul volto dell'uomo <T-t-tampone? Wo wo wo, che cazzo stai dicendo zio?> qualche passo indietro è fatto <Anche se, con tutte quelle con cui sono stato, quella notte ci saremmo scambiati di tutto io e lei, però diamine, non dirmi così dannato infame. Non voglio farmene uno> impanicato? Impaurito? Forse, decisamente non è tranquillo al pensiero di doverne fare uno ed è palese come tale rivelazione venga iscritta tra le righe della conversazione. Stringe il proprio intimo pregando i Kami di ogni genere, sperando di non doversi preoccupare davvero. Distratto all'ultimo minuti riacquistando un certo decoro, torna eretto rilasciando parte che non andrebbero toccate in pubblico, comprendendo ancor di più la figura davanti a se. Non solo un genetista, qualcosa di più, egli appartiene ad altro. Annuisce con semplice moto del capo, ovvio come porre altre domande risulti stupido, meglio lasciar morire l'argomento, per adesso, troppo presto. Necessita dell'altrui fiducia se desidera indagare. Sorriso assente sul viso dell'albino, gli fa schifo, lo dice apertamente senza porsi il problema nell'avvicinarsi per constatare la condizione malandata di lui <Me ne farò una ragione> al suo cuore spezzato, poco importa dopotutto <Quindi hai preso la decisione di diventare uno normale, complimenti, non l'avrei mai detto> la forza di volontà di un uomo può essere debole ma la sua no, eppure non è a conoscenza della reale motivazione. <Ci ho pensato Rasetsu ma non serve dirti che sfrutterò la genetica come meglio credo e come preferisco. Mi serve solo un'insegnante che sappia quello che fa> occhi, ora, lo fissano in maniera diversa, l'osservano, richiedono qualcosa in maniera silenziosa. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

13:34 Rasetsu:
 Nonostante tutto, anche il rosso ha una storia, anche il rosso ha una sua morale per quanto distorta – appunto – dalla normale prassi. <Ora capisci per quale ragione ne faccio uso> Riferendosi ai metodi poco ortodossi, infilando le mani nelle rispettive tasche dei pantaloni. <considerando che sono anche privo d'un qualunque senso di colpa.> Non lo dice tanto per dire. Per fare quel che ha fatto alle sue cavie, si ha bisogno di essere privi di qualunque sentimento nei confronti di queste ultime. Si deve guardare esclusivamente all'obiettivo finale e a nient'altro. Inoltre, nella vita di tutti i giorni, non fa altro che seguire il libero arbitrio. Va da sé che qualunque decisione prenda per lui è quella corretta. <Sinceramente, mi hanno solo chiesto di procurarmi dei documenti. Anche in ospedale, non mi hanno fatto problemi.> Si stringe nelle spalle e, com'è giusto che fosse, non si è posto neppure problemi in merito. Perché avrebbe dovuto, dopotutto? Nessuno gli ha fatto resistenza, lo hanno fatto accedere come se fosse tutto nella norma. <Per quanto fosse uno stronzo e mi abbia cacciato da Kusa, non lo odiavo tanto da volerlo ammazzare. Mi sono senza dubbio vendicato.> Ma per loro due si trattava di un gioco. Come quando Rasetsu ha distrutto la Cattedrale dei Kokketsu esclusivamente perché sua sorella era venuta a mancare. Ed ogni volta che Yukio la rimetteva in piedi, lui sbucava allegramente da un cespuglio per ributtargliela a terra. Non si sono davvero mai presi sul serio, tranne quando si parlava di affari. <Non dubitare del mio onore. È forse l'unica cosa che mi rende umano.> Rispetto al demone che è e che, in realtà, è sempre stato. La sua morale c'è sempre stata, talvolta nel profondo della sua mente - specialmente quand'era ubriaco o drogato ( o entrambi ) - ma pur sempre esistente. Non è detto che si conosca tutto della persona che si ha di fronte e, anche dopo anni, vi sono atteggiamenti che potrebbero non venire mai a galla pur conoscendo bene quella determinata persona. Un sogghigno gli s'allarga sul volto quando Kan fa presente il suo timore più recondito. Cerca di non ridere, ma gli risulta essere davvero difficile. Tuttavia, non è un argomento che può lasciare andare così. Deve rispondere, deve sapere. Questo è gossip di prim'ordine! <Allora te la sei fatta anche tu, mh?> Domanda retorica alla volta altrui, mentre distenderebbe l'arto mancino nel caso in cui gli sia concesso. Gli darebbe delle leggere pacche sulla spalla destrorsa frontale ad esso, come a consolarlo. <Dobbiamo dircelo chiaramente, questo rischio c'è> Commenta, scuotendo mestamente il capo. Anche perché c'è da considerare che si tratta in primo luogo di Rasetsu, ed è lui che potrebbe avergliele attaccate. Non è da sottovalutare come eventualità. <ma vedi il lato positivo> E quale sarebbe? <meglio una malattia sessualmente trasmissibile che un bambino.> Non sa neanche quanto questa frase possa tornargli indietro con una risposta del tutto inaspettata. Tuttavia, non sapendolo, per ora vive nell'ignoranza, ma con molta probabilità potrebbe scoppiare a ridere senza ritegno. Ritira l'arto, preoccupandosi del commento successivo e ponendovi una risposta adeguata. <Diciamo che sono stato costretto e non è ancor detto che riesca del tutto a reggere queste crisi. Anche se devo dire che il peggio è passato.> La febbre alta, le amorevoli cure di Dokuhiro, il vomito per ogni cosa che metteva all'interno dello stomaco, le vene brucianti, la testa che scoppiava. Adesso, in confronto, è un paradiso in terra per i sintomi che ha. Fissa a sua volta l'interlocutore negli occhi, piegando un sopracciglio verso l'alto in virtù della sorpresa dettata dalla richiesta indiretta altrui. <Mi stai chiedendo di farti da insegnante? Perché non sono gratuito, Kan.> Oh no. E' così che funziona con il demone... se sai fare qualcosa, mai farla gratis come stile di vita. [ Chakra OFF ]

14:43 Kan:
 Annuisce alla domanda retorica dell'altro, lo può comprendere fino a un certo punto ovviamente. Per quanto su quell'unico piano possano risultare lontanamente simili, il Sumi possiede una certa linea da rispettare, non ha motivi di esagerare se nessuno tocca ciò che appartiene lui <Anche tu hai un senso di colpa, Rasetsu, bene o male lo abbiamo tutti. Dipende soltanto dal contesto> persino il bianco non è possiede salvo eccezionali casi di cui non siamo qui a disquisire, basti sapere della loro esistenza <Ma capisco, vivere sotto un uomo del genere può cambiare> concludendo, per quanto gli riguarda. Dire altro può risultare superfluo, o peggio, controproducente alla propria causa preferendo vertere su qualcosa di maggiore interesse. La permanenza dell'altro nel villaggio risulta essere un argomento capace di attirarne l'attenzione in maniera del tutto inaspettata <Solo dei documenti e nient'altro? Davvero inconsueto considerando che viviamo rinchiusi dentro delle mura per protezione> tal commento esce spontaneo incrociando le braccia ad altezza petto, irrigidisce l'intero corpo, le spalle, la schiena stessa <La famiglia, per quanto stronza sia, non si tocca. Giusto?> questa la sua filosofia, quell'ennesimo commento ne è l'ennesima prova di un concetto ripetuto fino allo sfinimento, appreso dal bianco, condiviso pienamente sotto svariati punti di vista, soprattutto sulla vendetta. Poco gli interessa dei trascorsi privati con l'Arufa, attualmente è più votato alla scoperta della misteriosa figura come tale <Non ne dubito, per una volta, credo a quello che dici> prendendo il tutto molto seriamente, ben più di prima e delle altre volte. Un solo concetto basta e avanza, il rosso dimostra, nonostante tutto, di avere un suo codice, di non essere così folle come si presenta o come viene descritto per quanto effettivamente lo sia. Il caos lo circonda eppure una minuscola parte di lui emerge rendendolo, difatti, umano agli occhi del genin. Distanziato si lascia avvicinare, inspira, sospira a quella pacca di consolazione <Beh, io e lei siamo amici ma prima di questo si, una volta è capitato> ammette, oramai il danno è fatto. Sospira con pesantezza, soprattutto a quel rischio di malattia proferito dall'altro, non ne desidera, non li vuole, il tempo passato è troppo per poter pensare ad una simile eventualità e poi Shizuka? No, lui sta bene, fin troppo bene, almeno fin quando non si pietrifica alla parola bambino, tasto dolente appena pigiato in maniera inconsapevole dall'altro. Schiarisce la voce tirando su con il naso, volge lo dorate altrove <Decisamente ma non corro questo rischio, per fortuna> labbra serrate, sorriso tirato sul volto del bianco rivolgendo le dorate sul nostro amabile Kokketsu di quartiere. Non può dare quella notizia, segreto professionale e soprattutto, non sono affari che lo riguardano. Mantenere la cosa per se, parlare con Sango di quanto accaduto, questo deve fare al più presto. Il contatto viene meno, la lontananza quasi del tutto inesistente nell'udire il suo fare, la disintossicazione <Sei stato costretto? Tu? E a chi ti sei sottomesso?> ridacchia da sotto baffi, divertito da quell'unica parola, fin troppo goliardica per essere vera ma è una risatina il cui scopo è svanire nell'immediato al quesito altrui. Sospira, ha preso una decisione, deve seguire uno scopo fino in fondo <Qual è il tuo prezzo?> semplice, diretto, senza giri di parole <Non farai esperimenti su di me ne rapirò gente per farteli fare, voglio solo imparare le basi> mette le mani avanti in quella condizione, non può superare quella linea eppure è conscio delle possibili richieste. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

15:15 Rasetsu:
 Agita la mancina nell’aere circostante, come a voler scacciare una fastidiosa mosca o un discorso che non gli piace poi molto. <Quando avrò qualche problema del genere, te lo farò sapere.> Bofonchia, facendo spallucce, ma diffida totalmente che possa provarne in qualche maniera. Tuttavia, bisogna anche considerare che al momento è come se si fosse svegliato da un sogno. Tutto ciò che ha attorno è dannatamente nitido. A proposito delle richieste del villaggio, non sa davvero cosa dire e, come accennato, non s’è posto alcun problema in merito. Non avrebbe avuto motivazione per farlo. <Vallo a chiedere ai diretti interessanti, io non so cosa dirti.> Né vuole averci qualcosa a che fare, dopotutto. L’importante è che riesca a campare in assoluta tranquillità in quel territorio fintantoché gli serve. <Paradossalmente sì, mi frega abbastanza della mia famiglia.> Perché non ne ha mai avuta una che avesse potuto definire tale, mentre Yukio gliel’ha fornita s’un piatto d’argento e non può assolutamente avercela con lui per tutta la vita. Hanno litigato, si son messi le mani addosso, lo stava per abbandonare nel pieno centro di Oto, ma ciò non toglie che sia un membro fondamentale della famiglia della quale lui stesso fa parte. Al resto delle argomentazioni, si limita ad annuir un paio di volte con la testolina. Assimila le informazioni ricevute, portando le braccia a piegarsi e ad incrociarsi di conseguenza di fronte al volto. La schiena resta ben diritta, piegando la rossa criniera verso manca. <Meglio così.> Meglio che non abbia bisogno d’alcun tampone, potrebbe essere un problema non indifferente. Fa roteare gli occhi verso l’alto quando Kan gli chiede, sogghignando, chi gli abbia messo un guinzaglio e un collare attorno al collo. <Lascia perdere, ho anch’io le mie debolezze.> Uh, ha appena ammesso che Dokuhiro è una sua debolezza? Poco male. Per fortuna, non l’ha sentito la diretta interessata e non ha timore che quest’ultima sbuchi alle sue spalle nel settore konohano. A ben pensarci però, il rischio c’è. E un brivido gli corre lungo tutta la spina dorsale. Un’occhiata nei paraggi per assicurarsi che non ci siano problematiche in vista e torna a respirare. <Non me ne faccio niente d’altri ryo> Ammette, poiché ne sta comunque ricavando e non vuole ottenerne per fare da Sensei a qualcuno come lui, pur non immaginando neanche l’accordo che ha fatto con il capo dell’ospedale. Quell’infame. <però mi serve un assistente. Devo riprendere in mano la teoria della clonazione che avevo iniziato dieci anni fa e che non ho completato. Non ho più i miei progetti, quindi dovrò ricominciare da zero.> Gesticola, abbassando il tono della propria voce per ovvie ragioni, salvo poi ritrattare in merito avvicinandosi alla di lui volta. <Ne parleremo in privata sede.> Dove poche orecchie potranno ascoltarli. Gli tende la mancina – sia mai che usi la destra, d’altronde è un traditore nato. Ne attende una stretta per sancire l’accordo, ammesso voglia farlo. Qualora non accetti, ognuno per la sua strada, restando in contatto solo eventualmente per Shizuka. Alleanza? [ In caso, EXIT ]

15:44 Kan:
 Alzata veloce di spalle da parte del genin <Giustamente, già ne hai tanti> ammette in maniera franca nei suoi confronti con una presa in giro in piena regola. Esser estremamente serio con uno del genere risulta ampiamente difficile, dopotutto, ricorda fin troppo bene l'esperienza della parrucca da pagliaccio. Glissa, però, su tal cosa preferendo non toccare ulteriormente la cosa, sentendo come il tutto vada lento verso lo scemare. Focalizzato sulle motivazioni, da parte del villaggio, per accettare dei mukenin al suo interno, in modo tanto veloce quanto poco incisivo. Solamente dei documenti per quanto riguarda il Kokketsu, nessuna sorveglianza, nessun obbligo o simili, niente, libertà incontrastata <Pensi che lo vengano a dire ad un nessuno? Non vale neanche lo sforzo necessario, come detto, non mi frega molto> il passato resta passato, se han scelto di perdonarli, egli non è nessuno per andar contro ad una simile decisione ne è suo interesse portare avanti simili battaglie. L'amicizia con Sango è anche questo, fino a prova contraria, fino al momento in cui ella non fa nulla, le motivazioni per andarle contro sono inesistenti su più fronti. Mette da parte tal pensiero, scacciato, rifiutato come un cancro di cui non si sente il bisogno <Allora lei è al sicuro> ultimo il commento del Sumi, ancora una volta non proferisce il nome di Shizuka ad alta voce ne vuol far intendere di lei. Le labbra, la mente, evitano accuratamente di fornire qualunque tipo di indizio volendo mantenere un certo riservo nei confronti della controparte. Tutto scema, annuisce lasciandosi andare a un magro sorriso di circostanza prima di udire delle dolci parole <AH> tono vocale sensibilmente alzato <LO HAI AMMESSO, RAZZA DI SBIRRO INFAME AHAHAHAHAHAHA> è impazzito, totalmente impazzito oltre che estremamente divertito nell'apprendere di una debolezza in lui <Allora voglio conoscere questa disperata o disperato, vista la tua richiesta di prima> ovvio riferimento alle proposte indecenti da lui avanzate, apertamente rifiutate dal bianco il cui schifo verso l'altro surclassa l'impegno preso con Shizuka. La fine è vicina, il discorso volge su quella possibile alleanza tra un maestro e l'allievo, lo scienziato e l'assistente. Silenzio cala nel genin nell'ascoltare quanto l'altro ha da dire, assimila informazioni, esperimenti di clonazione, una sola frase capace di intensificare la curiosità dell'albino, un argomento tremendamente affascinante. Destrorsa vien mossa, innalzata, mano aperta va a stringere quella del Kokketsu sancendo, in via definitiva, un'alleanza <Sai come contattarmi> ninjagram sempre a portata di mano. Intensifica la stretta quanto basta prima di lasciar la presa prendendo una strada opposta, si incammina alla volta della propria dimore per incontrare la rospetta. [END]

L'incontro tra Kan e Rasetsu è del tutto casuale nei pressi del cinema dove è morto Kamichi. Il sumi dapprima apprendere tale notizia per poi cominciare a parlare dell'altro di Sango, dei Kokketsu, chiedendo informazioni su Yukio e ritrovando in Rasetsu un aiuto nel caso in cui Shizuka venga toccata. Alla fine della fiera, Kan chiede all'altro di fargli da insegnante nella strada per divenire genetisti e Rasetsu accetta richiedendo un'assistente per i suoi esperimenti di clonazione.