Dipendenza

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14:44 Rasetsu:
 Si torna sempre dove si è stati bene. Così diceva un detto. Dopo aver bisticciato con Sango lungo le bancarelle nei pressi dell’abitazione d’un corvetto fastidioso e impertinente, ha scelto di raggiungere proprio la dimora di quest’ultima. Si ferma innanzi all’ingresso. Potrebbe aprire la porta usufruendo delle chiavi, del resto passa la maggior parte del suo tempo lì e si dà per scontato che ne abbia, qualora non riesca a trovare la corvina in casa. Questa volta, è diverso. Vuole sapere se ci sia. Vuole che venga ad aprire la porta. Fa il viziato, l’ammalato in guarigione quando ormai è guarito del tutto. Quindi, sollevando la mancina verso l’alto, farebbe sbatter giusto due volte le nocche contro il legno dell’infisso. “Knock knock”. Si presenta con il suo solito tipo d’abiti che è naturale vedergli addosso: un paio di pantaloni neri sorretti da una cintura dello stesso colore, assieme ad una camicia completamente bianca i cui primi due bottoni son lasciati completamente aperti sul collo, in modo che sia traspirante. Ai piedi, calza un semplice paio di scarpe di color nero. Nella mandritta, stringe la busta con le leccornie ed il cambio d’abiti che la fanciulla gl’ha portato in ospedale. Ovviamente, non poteva lasciarle nelle mani delle infermiere o – peggio – di Kan che avrebbe divorato tutto pur di non lasciargli niente. <Sono io.> Bercia soltanto, giusto per balzar direttamente alla conclusione ed attendere il di lei arrivo, ammesso sia all’interno dell’ambientazione. [ Chakra OFF ]

14:55 Dokuhiro:
 All'interno dell'appartamento assolutamente abusivo dato che ha chiaramente buttato giù una parete per farci una porta che da direttamente sulla stanza interna della camera, tutto pare polveroso e immobile, così come dokuhiro che era anche essa ferma a guardare fuori dalla finestra con sguardo annoiato e monocromo alla cerca di qualcosa di interessante.
Stringe leggermente le labbra quando sente qualcuno bussare e pensandolo il fattorino si prende il suo tempo per riprendersi la pizza che ha mandato a fare al Ninjaeat da asporto, flette le gambe mentre si solleva con i lunghi pantaloni stretti attorno alle caviglie e con la grandissima maglia che lascia in vista solo il collo e le mani, spesso legate per non far vedere più del polso con elastici "rivo..." pensa a se stessa nel dialetto di ame mentre si avvicina, ma si ferma quando sente la voce familiare di rasetzu che biascica da dietro la porta di legno, sogghiude gli occhi e si concede un minimo di sorrisetto mentre va ad aprire <ichigo, non ti aspettavo così presto dopo ieri se...oh, sei tu> lo ha fatto solo per fargli credere che ci fosse stato qualcuno la sera prima con lei, infame e bastarda come una serpe e come il veleno che ha nel nome <vieni> dichiara facendosi da parte mentre permette al rosso di entrare, non è cambiato niente dall'ultima visita che ha avuto alla casa che ormai è pure sua, anche se non si sa se sia davvero di dokuhiro o come il rosso abbia la passione di parassitare le case altre e mettersi nei guai con la legge

15:04 Rasetsu:
 Velenosa come una serpe, gioca s’un dettaglio fondamentale. Un dettaglio che è l’unico ascoltato dal rosso in quel momento. S’apre la porta, sentendo un nome proprio di persona che – ovviamente – non coincide con Rasetsu. Non ha neanche un’assonanza che possa definirsi tale. Inspira. Dilata i polmoni. Lascia andare fuori l’aria dalle narici. Storce le labbra, l’espressione sul di lui viso diviene di puro fastidio. Assottiglia le palpebre, mentre attende impaziente che la porta s’apra e che la figura di Dokuhiro si faccia finalmente avanti. Non dice niente. <…> Si premura d’entrare, d’effettuare un paio di rapidi passi e concederle di chiudere la porta alle sue spalle. Durante l’ingresso, si premura soltanto di lanciarle un’occhiata di sottecchi, come a voler far presagire quel che accadrà da lì a poco. Solo allora, solo quando sentirà lo scatto della porta, come un uccellaccio del malaugurio, come un condor che si lancia sul cadavere ancora fresco, si girerebbe di scatto affinché possa affrontarla. Lascia la busta della spesa a terra. Si stringe nelle spalle e le alza, manifestando le ali del condor che s’allargano per permettergli il volo. <Ora capisco perché non ti piacevano i fori. Lasciandoti dei segni sul corpo, questo Ichigo> Allargando le alacce verso l’esterno, dannatamente teatrale, mentre porta anche gli occhi al cielo. <avrebbe fatto storie, mh?> Ne ricerca la risposta, dannatamente infastidito. Il cuore ha accelerato i battiti per via della rabbia. Sta per caso facendo il geloso? Dategli da bere, per favore, ormai non è più padrone di sé stesso. Attende a qualche metro di distanza da lei, cosicché possa in qualche modo inchiodarla contro la porta, con la possibilità di sgattaiolare dai due lati, però. Non è molto portato per le tattiche quando è coinvolto emotivamente. Lapilli d’odio guizzano fuori dalle orbite del demone, mentre si morde la lingua per non pronunciarsi oltre, lasciando che sia lei a rispondere in primis. Giusto per capire se debba continuare ad inveire. [ Chakra OFF ]

15:22 Dokuhiro:
 <non è per quel motivo> dichiara piuttosto presa di contropiede dalla sua stessa strategia, cruccindo le sopracciglia perche è stata punta su un foro aperto, ma poi sorride ampiamente con un tono furbo <pensi di essere l'unico che esiste sul pianeta?> domanda tranquillamente e anziché essere intimidita dalla situazione fa pure un passo avanti dalla sua piccola altezza guardandolo dal basso verso l'alto con due furbi occhioni neri <d'altronde non hai mai mostrato interesse per me, non vedo perche dovrei privarmi di qualcosa di naturale> lasciandolo immaginare chissà che, mentre alza una mano e gli accarezza sotto al mento scivolando gli affianco nell'apertura lasciata per la sua fuga, come promesso pochi giorni prima, non ha fatto menzione di quanto sia successo tra loro ma è chiaro a cosa si stia riferendo, probabilmente per punirlo mentre fuori imperversa ancora il temporale, di nuovo gli dei stanno dando il loro dissenso alla loro vicinanza, ma stavolta non si è lasciata prendere di contropiede, anzi, si sta divertendo un mondo sotto alla maschera di un'espressività che ha di solito. E che ha ovviamente anche adesso mentre si volta appena di lato per vedere la reazione del rosso alla sua teatrale rappresentazione di una donna, non certo una ragazzina, che non si è fatta scrupoli a fare passare a questo ichigo una notte da sogno a discapito di rasetzu che la ha rifiutata platealmente facendole fare pure una figuraccia, e nonostante la differenza di eta è palese che le cose si sono rivoltate

15:36 Rasetsu:
 La prima risposta altrui non fa altro che generare ulteriori domande nella testa del rosso, il quale fissa l’interlocutrice con evidente fastidio, nonché attesa di sentir qualcosa che suoni meno come una bugia inventata all’ultimo secondo. <E per quale, allora? Sentiamo.> La incalza, pretendendo una risposta che abbia un senso e che non sia, come la prima, inventata di sana pianta per evitare la sua ira. Invero, la fanciulla si sta soltanto divertendo alle spalle d’un rosso inconscio di quello a cui sta andando in contro. Poggia le mani sui rispettivi fianchi, come una madre che ha appena punito il figlio ed aspetta che quest’ultimo le chieda un semplice “scusa”. <Non sono così egocentrico da pensarlo.> Riferendosi all’eventualità d’essere l’unico esistente sul pianeta. E’ naturale che non lo sia. Ciò sta a significare che, proprio come detto dalla fanciulla, ci possa essere chiunque altro, nella fattispecie ultima se il demone ha fatto in modo che accadesse. D’altronde, avrebbe potuto continuare, anziché rifiutarla. S’è fatto prendere dallo sconforto, dal timore d’affezionarsi a qualcuno – una cosa per lui assai rara e pericolosa – e venir lasciato da parte dopo qualche tempo. Perché è così che succede. Mentre lui è destinato alla vita eterna – sempre secondo il suo oscuro pensiero in merito all’innata Kokketsu – gli altri muoiono attorno a lui. Sgrana gli occhi nell’istante in cui Dokuhiro asserisce com’egli non abbia mai dimostrato alcun interesse nei suoi confronti. Sconcertato, si morde la lingua e gli monta dentro altra rabbia che s’accumula alla precedente. Trema sul posto, potrebbe fumare dalle orecchie da un momento all’altro. E si gira di scatto, in special modo quando lei s’azzarda ad accarezzargli il mento al pari d’un gatto e sfuggire via immediatamente – neppur avesse toccato un ripiano bollente. Tenta d’afferrare saldamente il polso avverso, nonostante sia risaputa la sua pochissima forza. Vuole fermarla e, se possibile, costringerla anche a girarsi. <Stai davvero dimenticando quel ch’è successo? Oh diamine, ti facevo più matura di così.> Gioca la sua stessa moneta, sprizzando fulmini e saette dallo sguardo dietro le lenti degli occhiali. S’assottigliano le palpebre, le pupille non si spostano neppur d’un millimetro dal volto dell’Hasegawa. Contrito è il volto, si manifestano lineamenti duri. <Se è così che stanno le cose, sta a significare che a mia volta non t’interesso e che mi stai ripulendo esclusivamente per un tuo capriccio personale. A questo punto, posso farmi ripulire anche altrove anziché ascoltare te e Ichigo sc0p4r3. Perché sappi che, a costo di appostarmi dentro queste mura, col cazzo che ti lascio casa libera per lui.> Ridicolo. Davvero ridicolo. La mente annebbiata dalla gelosia che lei stessa è riuscita a generare, assieme all’arrendevolezza, se tale vogliamo definirla. Sa che non conta nulla, ma è vendicativo. Cercherà un pretesto per rovinare ogni serata. [ Chakra OFF ]

15:48 Dokuhiro:
 <non sono affari tuoi> dichiara apertamente quando si parla della sua fobia dei fori, uno dei pochi argomenti che paiono scaturire qualche vera reazione, stavolta purendi fuga dato che si stava cercando di togliere di torno per evitare di venire intrappolata. A differenza dell'altro la velenosa doku ha ben chiare le proprie tattiche <ho solo sedici anni, non sono matura> gli ricorda con un sorriso tranquillo in volto mentre si volta per guardarlo dato che e stata afferrata e non può fare molto se non accettare la situazione, anche se forse potrebbe batterlo per come è in quel momento <ho detto che avrei dimenticato, e io faccio ciò che dico> scansa gli occhi dallo sguardo del rosso che pare volerla pugnalare con le iridi verdi <lo sai, non ti capisco> dice vagamente quando sente la seconda questione <vuoi evitare che io e ichigo stiamo da soli, ma non vuol dire che ti interesso> gliela sta proprio girando bene la frittata come se fosse lei ad aver a. Che fare con un bambino <dovresti deciderti, perche comunque sarà molto difficile per te seguirmi ovunque> poi alza la destra facendo il conto di qualcosa <ichigo...> e uno, e poi un altro, e un altro e un altro.
Evidente che voglia trigfherare la mente del rosso a pensare che lei abbia una incredibile vita sessuale, nonostante rasetzu stesso non abbia mai visto nessuno mettere piede nella sua casa oltre a lui, appunto. Quindi lo guarda con un sorrisetto in volto e lo sguardo freddo e calcolatore, da una parte il rosso di fuoco e dall'altra la serpe dal sangue freddo legati assieme da un gioco del destino e dalla poca forza del rosso al polso

16:04 Rasetsu:
 Rimette il broncio nel momento in cui Dokuhiro asserisce che non son affari suoi, per quanto riguarda la ragione relativa al poco piacere nel ricevere ed avere su di sé dei fori. <Sono fatti miei!> Ribadisce e punta i piedi, alzando di poco la tonalità della propria voce assieme alla rabbia che fuma fuori dalle sue orecchie. Sta arrivando a livelli adeguati. Livelli talmente adeguati ch’è costretto a sollevare la mancina ad altezza del petto. Quivi, formando il mezzo sigillo della capra, non farebbe altro che generare due sfere differenti tra di loro. Ognuna d’esse racchiude un determinato tipo di forza. Ad altezza della fronte, avrebbe intenzione di richiamare le proprie energie spirituali e mentali, dettate dall’alta capacità d’utilizzo delle arti illusorie e del suo quoziente intellettivo. Dabbasso, ad altezza del ventre, vi risiederebbe quella minima forza indispensabile alla sopravvivenza, nonché l’utilizzo delle arti magiche nelle quali eccelleva. Quando non possiedi abbastanza forza nelle braccia o nel corpo in generale, la natura dei ninja risveglia tutt’altri assi nella manica per sopperirvi. Unirebbe le due sfere al centro del plesso solare, cosicché possano formarne una soltanto. Unendosi, darebbero vita al Chakra, la linfa di sostentamento. <Avrei giurato di sì dai tuoi atteggiamenti, ma mi stai dando dimostrazione del contrario.> Ribatte a sua volta, ancora. Abbassa il braccio, poiché in mente ha decisamente tutt’altro. Ha trovato soltanto la lucidità mentale, mista alla rabbia crescente, per poter attivare il Chakra che gli sarà certamente ben utile se vuol spostarla o trattenerla. <Ti basta ammettere che non t’interesso.> Stabilisce quando l’altra ripete d’aver dimenticato tutto quel ch’è successo, esattamente come aveva promesso di fare quand’è avvenuto il misfatto. Incurante del cielo cupo all’esterno, ora come ora, è lui quello che porterà la tempesta in quella dimora. Piega un sopracciglio nel lasciarla parlare e sgrana di nuovo gli occhietti verdi quando lei inizia addirittura a contare. <Quindi, non solo non t’interesso, ma ero soltanto un nome da inserire nella lista dei tuoi amichetti del cazzo.> Bella risposta, matura come sempre. Non riesce davvero a ragionare, adesso. E non si dica ch’è sotto droghe perché è riuscito a tornare a casa senza perdersi e non puzza d’alcol. La gelosia gli dà alla testa. La rabbia è incontrollata. Lo sta provocando – troppo. <’fanculo, Hiro.> Sancisce subito dopo quella conta, dandole le spalle e facendo sì che capisca che se ne stia per andare. Oh, è così dannatamente teatrale. Muove i passi verso la porta, arrestandosi in prossimità della stessa. <Sarei potuto non tornare esattamente come avrei voluto fare.> E non si tratta d’una frase pronunciata per mera gelosia, nel tentativo di ferirla. Aveva davvero pensato di non dover tornare e le affermazioni di lei gli stanno dicendo che avrebbe fatto bene. [ ¾ - Tentativo Richiamo del Chakra ][ Chakra ON ]

16:14 Dokuhiro:
 <hai ragione, sono fatti tuoi> ammette all'improvviso come se avesse raggiunto chissà quale illuminazione, ma sorride e non da altre spiegazioni, piuttosto nota che stia facendo qualche tecnica a lei sconosciuta e si fa indietro mettendosi sulla difensiva come le hanno insegnato, una posa tipica degli allievi dell'Accademia che non hanno davvero mai affrontato un demone rosso <non mi piace dire le bugie> aggiunge sul fatto che non gli interessa. Perche non è vero, anche se non sa ancora se per farne un amante o un cadavere, comunque è innegabile che gli interessa <molto maturo anche tu, solo che io ho la scusa che sono giovane> gli dice apertamente abbassando leggermente la guardia dato che lo vede voltarsi <eh, magari. Ma ti sei rifiutato> sospira teatralmente aprendo le mani al lato delle spalle scuotendo platealmente la testa, forse prendendolo un po in giro evocando la stessa teatrale drammatizzazione del rosso <allora perche sei tornato?> domanda tranquillamente <e se non sapessi che è impossibile direi che sei geloso, anche se hai sputato nel piatto dove hai mangiato> sta proprio calcando la mano, e ovviamente specifica il proverbio col fatto che si sia interessata a lui, ma e stata rifiutata <e mi diverte ancora di più che sei così stupido da credere seriamente che qualcuno sia ammesso qui dentro> d'altronde nei mesi che hanno passato non ha visto nessuno oltre a lui entrare, ma non la ha presa così male, anzi, ha un sorrisetto velenoso in volto. Presto la casa tornerà silenziosa come una volta.
Basta che il rosso se ne vadi come ha intenzione di fare, le chiavi ancora nella toppa pronte per farlo uscire mentre lei si volta e se ne torna alla finestra con assoluta noncuranza

16:35 Rasetsu:
 E dopo quanto proferito, non può fare a meno di sbottare come si comanda. <E ALLORA PARLAMENE!> Tuona all’improvviso, incurante d’aver probabilmente alzato in maniera eccessiva la voce. E replica ancora, subitaneamente alle sue parole. <E NON DIRLE!> Ancora tuonante nel tono usato, assieme all’esasperazione che vien fuori con l’esclamazione. Abbassa le braccia lungo i fianchi, un ulteriore gesto d’esasperazione mentale, mentre le lascia abbattersi delicatamente contro le cosce giacché ha lasciato andare l’altrui polso per voltarsi e far finta d’andarsene. <E io ho la scusa di non esser stato educato da nessuno, sta di fatto che sono più maturo di te> Questa l’ha sparata veramente grossa! A momenti, potrebbe non crederci neanche lui. <quando voglio.> Aggiunge per correttezza, la qual cosa potrebbe anche far ridere. Quanto meno è onesto. Ci prova, delle volte, ad esserlo; anche perché non s’è fatto chissà quali scrupoli a mentire per tutto questo tempo – e non soltanto alla ragazzina. E comunque, c’è da far notare come non si sia posto alcun problema nei riguardi dell’età – o forse l’ha fatto inconsciamente? Sta di fatto che è sempre meglio d’averne dodici come una figura di nostra conoscenza. Le ulteriori affermazioni di Dokuhiro lo colpiscono come lame affilate dietro la schiena, pugnalandolo a dovere. Solleva le braccia e porta le mani tra i capelli, insinuando le dita tra i ciuffi cremisi e smuovendoli senz’alcuna logica. <’fanculo, ‘fanculo, ‘fanculo, Hiro.> S’allontana verso la finestra e non può far a meno di fermarsi e voltarsi verso di lei, restando adesso a debita distanza, ma soltanto per adottare delle contromisure. Se vuol far quel che pensa di voler fare, ha necessità di ferirsi. Sposta le mani dai capelli, in particolar modo avvicinerebbe la mancina ed il suo polso alla volta delle labbra. Snuda i canini e cerca di ferirsi, d’aprire una delle innumerevoli cicatrici che si son formate a furia di mordere lo stesso pezzo di carne. Da qui, farebbe fuoriuscire una stilla di sangue che inizierebbe a colare lungo l’avambraccio, se non fosse per l’unione dell’elemento Suiton. Quando l’acqua ne entra in contatto, il sangue inizia semplicemente a volteggiare nell’aere circostante, partendo dal polso da cui esso fuoriesce. Lo circonda interamente, formando addirittura una sottile nube violacea, dal color predominante nero come il sangue che sgorga dalle sue vene. Dal centro della palpebra inferiore, discende una coppia di lacrime che raggiunge il mento, percorrendo le guance in verticale. Gli occhi, dal classico color verde, assumono una tonalità giallastra. Le estremità delle mani si colorano di nero per adottar le gocce di sangue nel combattimento, qualora ve ne sarà necessità. E potrebbe, ma non per farle del male. S’appresta a raggiungerla, dopodiché. Alterna lunghe falcate, veloce nel farlo, tanto da poter sparire alla vista altrui e riapparire soltanto una volta che l’è arrivata alle spalle. Porta le mani sull’eventuale davanzale, ai lati del corpo di Dokuhiro. Il mento vien poggiato – ammesso lei non si sia spaventata, allontanata, qualunque altra cosa – sulla testolina altrui per mera differenza d’altezza. Nel vetro, potrà intravedere quell’oscura figura demoniaca che s’appresta a divorarla. <Voglio capire se m’interessi per quel che sei o s’è soltanto una dipendenza quella della quale ho bisogno.> E per quanto paia serio, or rovina tutto quel che ha appena fatto. <Ma mi fai incazzare come una bestia, quindi dovrei andarmene da Sango ed accettare l’offerta che mi ha fatto. D’altronde, non si sputa nel piatto in cui si ha mangiato.> Oh. [ Chakra ON: -1 ][ 2/4 – Attivazione Hijutsu Kokketsu I + ¼ - Avvicinamento ][ PV: 99/100 ]

16:51 Dokuhiro:
 <sei così carino> ironizza <ma è una storia molto lunga, e che in qualche modo ha a che fare anche con te> ammette, in realtà facendo sembrare che sia per il presente che è vera la sua affermazione anziché un lontano passato. Non ha notato quello che ha fatto per il semplice motivo che gli da le spalle ma si volta appena prima di ricevere il mento dell'altro sulla testa, controllando che cosa sia accaduto, si blocca, lontani ricordi si accatastano l'uno sull'altro mentre il petto si fa più veloce per immagazzinare ossigeno e contrattaccare, o scappare.
Ma in realtà è quanto dice che le trasforma la paura in rabbia <complimenti, e dire che ti lamentavi che non piacevi a nessuno> ironizza leggermente con del veleno che gronda dalle parole, in realtà dalla altezza differente se ci butta un occhio, potrebbe notare che il bianco della maglia larga, dalla quale nella fine vi è legato ai polsi un elastico per trattenere la grossezza delle maniche potrebbe notare un qualche alone nero nell incavo del braccio.
Ma più semplicemente doku rimane palesemente ferma <certo però, che usare il chakra per una discussione, sei davvero infantile!> si lamenta leggermente gonfiando una guancia, perche ovviamente lei è solo un allieva e lo scarto tra loro è enorme, ricorda anche la zazzera di capelli rossi, il dolore della perdita, ma per ora si trattiene, anche se ormai ha la certezza che sia stato lui a massacrare la sua famiglia. Non la migliore del mondo, certo, ma era la sua e la trattavano bene e con amore. Intanto però tiene le manine in vista sul dvanzale davanti a lei in modo che pure il rosso le veda

17:13 Rasetsu:
 Piega un sopracciglio, stranito dall’aver a che fare con la motivazione riguardante i fori e la sua fobia – se tale possa definirsi. <E cosa c’entro io? Non ho ancora fatto niente.> “Ancora”, specifichiamo. Le mani poggiano ai lati di quelle altrui rispettive, senz’alcuna intenzione di sfiorarle. Sostano lì affinché possa tenerla inchiodata col corpo e con le braccia alla finestra, davanti a sé, privandole la possibilità di fuggire. <Non le piaccio> Puntualizza, sollevando l’indice della mancina per sottolineare quanto detto, seppur non discosti neanche d’un millimetro il palmo dal punto in cui l’ha poggiato. <così come non piaccio alla maggior parte delle persone con le quali sono stato a letto> Commenta, stringendosi nelle spalle, parlando per esperienza personale e un po’ perché n’era comunque consapevole. Pagava l’ottanta percento di loro, se non in percentuale maggiore, quindi erano anche tenuti a trattarlo come si doveva, assieme ai complimenti del caso – a maggior ragione, questi ultimi non eran veritieri. <ma ciò non implica che io non possa tornarci. Ma si tratta d’una dipendenza allo stesso modo di quella alcolica o da sostanza stupefacente. Sto riducendo pian piano le dosi. E con la mente snebbiata, riesco a controllarmi.> A controllarsi dall’evitare che faccia stronzate, a meno che non siano in qualche modo premeditate – come si parlava con Kan. Qualora volesse andare con una donna sposata, questa volta farebbe attenzione. Davvero, non vuol trovarsi un altro occhio pesto o qualche costola incrinata. <Mh?> Lo sguardo gli cade in direzione delle maniche altrui. E’ una tonalità diversa da quella dell’indumento, ma potrebbe trattarsi anche solo del materiale utilizzato. <Dovresti comprarti dei vestiti.> Sì, giusto. La prima cosa che si va a pensare è proprio quella, non qualunque altra. Del resto, non avrebbe neppur modo di portare la mente a ricordare dell’altro, manchevole dei presupposti. Il mento si stacca dalla testolina sulla quale era appoggiato, svicolando verso la di lei destra e scendendo a ridosso dell’incavo tra collo e spalla. <Alla prossima parola fuori posto, giuro> Sussurra in prossimità del suo orecchio, minaccioso sicuramente e con un lieve accenno di malizia nel tono della voce. La punta della lingua vien fatta passare lungo la linea della mascella. Non vuole essere morsa. Non glielo può promettere. <che ti trascino a letto e non prometto d’essere cauto nel farlo. Quindi, parlami del motivo per cui non ti piacciono i fori> Riutilizzando le sue stesse parole. <o te ne faccio due qui, sul collo. Ora.> Lascività sparita. Rude nel tono. Deve farsi rispettare. E non ci sta riuscendo. Ovviamente, lo sbalzo d’umore improvviso è nel pacchetto deluxe di Rasetsu. [ Chakra ON – Hijutsu Kokketsu I ON ][ PV: 98/100 ]

17:34 Dokuhiro:
 <ma guardati i tuoi> di vestiti, rispondendogli a tono perche elo stata colpita sul vivo, daltronde mai e stata qualcuno dedito al metodo del vestirsi, basta che copra.Qualcuno passa con la trombetta, qualcuno a quanto pare ha appena visto la sua ship preferita prendere forma e sta festeggiando a suon di trombetta lungo il viale, tuttavia doku è tipo una statua di sale diventando rosso bordeaux <ma non vale così...> mormora disperata sorridendo <Se dici così mi viene voglia di dire qualche parola sbagliata> mormora chiudendosi la faccia nelle mani bollendo chiaramente per il metodo del rosso, che a quanto pare ha il massimo effetto sulla maschera di indifferenza di doku tanto che deve coprirsi per mantenere la forma della stessa evitiamo di pensare cosa possano vedere le persone da fuori. Forse è un bene per tutti. Ma la risposta deve essere data o finirebbe davvero per essere trascinata dal demone quindi con più serietà sospira affranta andando ad aprirsi l'elastico che teneva ferma la manica, quindi la solleva fino a sopra il braccio ed è evidente che ci siano tracce più che presenti di punture. E nemmeno fatte bene perche nonostante paiono essere antiche le cicatrici e i vasi rotti per qualche noncuranza nell'iniettare o nel prelevare sono rimaste su praticamente tutto l'incavo del braccio e alcune anche sulla spalla, come se non si preoccupasse di dove ha colpito. Mostra un volto disgustato e prova a richiudersi in fretta <sei contento?> domanda con diverse note di fastidio nella voce

18:00 Rasetsu:
 Aggrotta le sopracciglia, sorpreso. I suoi vestiti? Ha veramente osato dire che deve guardarsi i propri? <I miei sono perfetti.> Sibila a denti stretti al pari d’una serpe che striscia a ridosso della gamba, pronta ad azzannare coi suoi denti velenosi la prima caviglia a portata di fauce. Mentalmente, notando il fare della fanciulla arrossita di colpo, fregandosene altamente dei festeggiamenti all’esterno poiché interessato al cento percento della sorte altrui, cerca di agglomerare parte del sangue che gli gironzola attorno. Fluttua nei suoi pressi, prendendo man mano una forma prestabilita. Farebbe in modo che si coaguli affinché assomigli sempre più ad una mano. E’ grande tanto quella del demone stesso, dalla forma perfetta per piegarsi attorno ad un collo. Le dita sono artigliate, non hanno veramente la forma d’un dito ma soltanto della prolungazione dell’artiglio dall’osso in poi – pur essendone prive. Una spirale sancisce il termine del polso, fluttuando in aria e portandosi alla volta del collo di Dokuhiro, frontalmente. Così facendo, qualora gli sia concesso farlo e non vi sia alcun impedimento, tenta con quell’arto appena generato di tenerle il volto sollevato. Ovviamente, prima di far ciò, le mani si son avviate a quelle altrui che tiene sul volto a coprire il rossore che l’ha resa finalmente colorata, rispetto al solito pallore. Gliele abbasserebbe con le proprie, tenendole poggiate sul davanzale – sempre ammesso ciò non venga fermato dal fare altrui, che non da prendere certo sotto gamba. Vuole che guardi davanti a sé, nel riflesso dello specchio. Pretende che non abbassi lo sguardo, ma a proposito di quello è lungi da lui poterlo vietare in qualche modo. <Hai paura di dirle ad alta voce? Adesso, non hai più il coraggio di poco fa in cui mi hai letteralmente fatto imbestialire?> La provoca, mantenendosi prossimo al suo orecchio. Sogghigna. E vi s’allontana col volto soltanto per permetterle, lasciandole andare per altro le mani, d’alzarsi le maniche della maglia indossata. Le iridi giallastre andrebbero immediatamente alla ricerca di quel punto focale verso cui vuole costringerlo a guardare. <…> Non dice niente. Sta ad osservare. Rimugina mentalmente sulle capacità di ferire anche con qualcosa di piccolo e appuntito al pari d’una siringa. Oh, quante volte potrà averlo fatto a qualche paziente ignaro? Ma lei è troppo piccola, non rientrerebbe nella lista di pazienti. Non operava affatto sui bambini. Quindi, si premura di sapere che non è stato lui. <No, non lo sono> Ammette, stringendosi nelle spalle. <perché dovrò fare una fatica del diavolo per farti uscire altre parole dalla bocca. E dato che ciò sta a significare che mi arrabbierò di nuovo…> Lascia la frase in sospeso e s’allontana d’un passo indietro. Cammina continuando a guardarla. Il costrutto è ancor tenuto attorno alla sua gola, ma può sottrarvisi se vuole. Il ghigno permane sul di lui volto, sotto quelle lacrime nere di sangue. <Iniziamo con l’andare di là? Voglio scoprire cos’altro nascondi sotto quei vestiti.> E per quanto l’inizio del discorso possa essere malizioso, l’ultima affermazione non lo è. Non lo è affatto. Se dovrà usare la forza per scoprirlo, lo farà. A meno che lei non acconsenta a far la brava bambina. [ Chakra ON | Hijutsu Kokketsu I ON ][ PV: 97/100 ]

18:13 Dokuhiro:
 <non fare giochetti con gli specchi> dato che è ancora rossa sulle gote ed è in piena emozione lewd a stato avanzato per lo meno rasetzu può divertirsi a vederla dal riflesso dello specchio <...non so perche ma suppongo che debba scusarmi preventivamente> ammette tenendosi ancora nel costrutto sentendolo parlare dietro di se, ma non appena pare che la cosa sia finita si sottrae alla presa della creatura della tecnica, e si mette a esaminarla con le mani dietro la schiena dopo essersi alzata ma quando si parla di cosa ci sia sotto i vestiti si volta verso rasetzu con il tono di chi è quasi indignato di tale proposta. Ma poi nota che è serio <non mi piacciono i dottori> borbotta <dobbiamo proprio?> domanda <è molto meglio a luce spenta sai!> sta provando. Chiaramente. A salvarsi all'ultimo istante, a quanto pare non ha proprio intenzione di fare la brava anzi sta cercando di evadere la situazione e la cosa include anche adocchiare alla porta e alla finestra, quale delle due sia prima più vicina. Stranamente la doku quando è davvero in ansia parla parecchio e vede le vie di fuga, esattamente come può vederle rasetzu. Quindi prova a tagliare per la finestra essendo la più vicina e si volta di corsa per provare ad aprirla e scappare dalla scala antincendio appena al di fuori, semplicemente la porta era troppo lontana per raggiungerla sperando che rasetzu non la raggiunga, soprattutto in quello stato, ma per lo meno oggi parlano più del solito, e più della solita silenziosa presenza del corvo o demonietti che sta passando un brutto quarto di minuti

18:35 Rasetsu:
 Le resta ancor nelle vicinanze, pronto a qualunque movenza ella possa compiere ed evitando che possa in qualche modo ferirla. Non ne ha intenzione. <Non ti piacciono? Guarda che sono interessanti. Potrei descrivertene alcuni.> Professa, fingendosi pensieroso. Non si sa bene a quale gioco stia cercando di giocare a sua volta, ma per questa volta passiamoci sopra. Hanno già fatto fin troppi passi da gigante. Scuote il capo conseguentemente, a proposito delle scuse che teme di dover fare. <Non ho bisogno delle tue scuse> Si stringe nelle spalle, mantenendosi a qualche metro di distanza giusto per permetterle di muoversi come meglio crede. Nel frattempo, la tiene sott’occhio giusto per capire cosa voglia o possa fare, sicché ha preventivato che la trascinerà altrove. <ma dobbiamo necessariamente riprendere da dove abbiamo interrotto.> Il quando, il come e il perché sono chiaramente sconosciuti e lascia che sia Dokuhiro a comprendere quel che preferisce. La verità la conosce lui, ma di base non è molto difficile arrivare a capire dove voglia andare a parare con quelle parole. Non si sta nascondendo dietro un ramoscello. <Io non sono un dottore, Hiro. Sono uno scienziato. E no, non è la stessa cosa, ti prego non dirlo.> S’affretta immediatamente a mettere in chiaro le cose, poiché potrebbe innervosirsi non poco e questo potrebbe risultar essere un ulteriore problema per la ragazzina. Come se già non avesse abbastanza problemi, ovviamente. Fa roteare gli occhi verso l’alto, salvo poi tornare su di lei, considerando che sta cercando ogni pretesto per fuggire. E sia mai che lo faccia davvero… <Vorrei dirti che aspetterò i tuoi comodi finché non vorrai, ma sono più meschino di così oramai.> Lo ha fatto con Kouki, ma la Yakushi era soltanto una bambina – nel vero senso del termine – quindi non le ha mai messo fretta. Hanno vissuto il loro “amore platonico” finché non è sbocciato in quello vero e proprio. Ed è forse l’unica volta in cui ha fatto qualcosa di così carino e amorevole per qualcuno. La vede poi cercare di sgattaiolare via, d’aprire la finestra e scappare. Del resto, lui s’è allontanato. Però, lei non ha tenuto conto del fatto che c’è un costrutto nelle sue vicinanze e che il demone può manipolarlo mentalmente. Quindi, quella mano, non farebbe altro che afferrare il colletto dell’indumento altrui – sperando non si strappi – e cercare di tirarla di nuovo dentro. Inoltre, non vorrebbe neanche lasciarla andare. Sta tentando di trascinarla come un gatto preso dalla collottola con la madre. <Hiro, il bacio del saluto> Quello che si dà quando si va via dall’altro, quando ci si saluta. <e ti lascio andare> Il capo vien piegato da un lato per meglio osservarla, mostrando altresì quel suo sorriso bieco che s’allarga sul pallido ovale tinteggiato di nero. <forse.> Beh, mai fidarsi della sua parola. [ Chakra ON | Hijutsu Kokketsu I ON ][ PV: 96/100 ]

18:49 Dokuhiro:
 Zitta zitta stava già mettendo una gamba oltre il davanzale della finestra per poggiarlo sulla grata di fuori, ma la mano artigliata la piglia e si lascia scappare un <guarrrhaaga> che in qualche lingua orchesca dovrebbe trovare riscontro con una parolaccia di chi viene preso di sorpresa e prova a liberarsi cercando di far mollare la presa alla mano di sangue: buona fortuna. Lo guarda quindi quando viene ritirata indietro <ufufffifu> soffia con le guance gonfie come quando non vuole parlare ma ne è costretta, e invece di formulare parole da veri e propri versi, solitamente di gatto, che vengono modulati come si deve per dare varie intonazioni di fastidio o riconoscenza quindi è costretta a rimettersi in piedi nonostante venga ancora tenuta dal colletto per rendersi conto che l'altro è davvero troppo alto, lo fissa dal basso, pensa a qualcosa e infine sorride all'altro con un ghigno, afferrando gli la camicia e provando a portarlo al suo livello per baciarlo un'altra volta da far girare la testa, quindi si libera del rosso con uno sghignazzo <era abbastanza di saluto?> chiede a bassa voce come al suo solito mentre gli occhi solitamente inespressivi mostrano ovviamente l'intenzione di essere proprio infame dentro <non sei l'unico meschino> gli rivela picchiettandogli sul naso per svegliarlo dal la possibile stasi in cui era caduto per la sua azione. O forse solo per dargli fastidio <e ora via!> e riprova un'altra volta a scappare correndo praticamente sul posto a causa del costrutto <traditoreeee> mormora disperata al costrutto, che quando mai è stato un suo alleato? Vabne

19:18 Rasetsu:
 Torna indietro grazie all’uso della mano di sangue che ha appena adoperato nei di lei riguardi. Sogghigna divertito dalla scena che s’apre davanti ai suoi occhi. Un gatto infastidito che tenta di divincolarsi dalla presa della mano sanguigna. Tuttavia, è difficile riuscirvi, dovrebbe lasciarsi dondolare e sperare che l’indumento venga strappato dalla gravità che la richiama a terra. Attende che faccia qualcosa e quel “qualcosa” avviene dopo qualche istante. Tenta di afferrarlo dal bavero della camicia, così da tirarlo verso di sé. Sia chiaro come non opponga assolutamente resistenza, chinandosi per arrivar circa alla sua stessa altezza. Il ghigno non s’allontana neanche per un istante. Resta lì, fisso. Non muta. Gli occhi restano incoccati sul volto della ragazza, ricercando quelli altrui mentre farebbe danzar quel che può danzare. Ricambia con lo stesso “entusiasmo”, con la medesima ingordigia. Vuol che gli giri la testa, ma ciò non implica che lui non possa far lo stesso. Ne emula le movenze, la assaggia. Le sfiora – di nuovo – il labbro inferiore coi denti, ma senza arrecarle alcun dolore. Lo fa di proposito. Si distacca sol in seguito, con calma, lasciandosi cullare dal sapore che gli resta sulle labbra, passandovi vorace la punta della lingua. <Per iniziare, sì.> Per iniziare? Non è per finire? La mano di sangue vien dissolta e lascia che Dokuhiro possa esser finalmente libera d’andarsene. Oh, non basta questo per mandarlo in stasi, però deve ammettere che potrebbe prenderci l’abitudine. Resta a fissarla, in un certo senso ammaliato, pensando se sia corretto permetterle che vada via o fermarla ancora una volta. <Ricorda che potrei fare una strage di tutti gli Ichigo che incontro se non torni.> Giusto per sottolineare che è ancora un po’ adirato da quant’accaduto all’inizio della giornata, quand’è tornato a casa. C’è anche da pulire adesso, con tutto il sangue che ha lasciato nei dintorni e sul davanzale, lo stesso dal quale l’Hasegawa si dà alla fuga. <Oh, grazie per il complimento. So di esserlo.> Riferendosi al “traditore” enunciato, nonostante non fosse rivolto a lui. D’altro canto, è una parte di sé. [ EXIT ]

19:26 Dokuhiro:
 Rimane un po stupita che effettivamente venga liberata, sul volto solitamente uniforme e monocorde rimane vagamente una nota di dissenso, forse le piaceva fare il gatto e vedere il demone più bestiale, intanto si lecca il labbro inferiore con naturalezza facendo qualche passò indietro <ancora con quella storia?> domanda ridendosela <ichigo significa primo e fragola, e chi è rosso e per primo è entrato in casa?> domanda all'altro rivelandogli finalmente il gioco di parole <è la prima cosa che mi è venuta in mente > per farlo arrabbiare., certo, ma sicuramente ha mantenuto il pensiero sul rosso senza nemmeno volerlo, quindi si volta con la sua figurina scheletrica <ahhhh stupida fragola!> e detto questo scapperebbe effettivamente dalla porta principale mantenendo quel gioco tra loro anche se mentre esce gli fa il dito medio chiudendo lentamente la porta dietro di esso, lasciandogli una buonissima impressione prima di andarsene a zonzo per il resto della serata, forse per fargli penare che non sia li con lui o semplicemente perche ha un po di timore per quando torna, che sicuramente il demone non è sazio di quellassaggino come ha detto lui stesso poco prima. Nella sera dal tempo volubile rimane a guardare il cielo con un improvviso sorriso. Così improvviso che sbatte gli occhi e si tocca gli angoli delle labbra per far tornare la solita smunta espressione <quello stupido gatto rosso> borbotta facendo il broncio e intuendo che qualcosa stia andando stotro nel suo piano di assassinio. Circa che ha perso la trama.//exit

Rasetsu torna a casa da Dokuhiro, dopo esser stato dimesso dall'ospedale.
La ragazzina lo accoglie facendo il nome d'un altro uomo.

Litigano.
Lui fa il geloso, lei lo provoca.

In Dokuhiro, si risvegliano vecchi traumi, mentre il rosso scopre qualcosa di più sulla sua infermiera personale.

#RaseHiro