Tempesta

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13:55 Dokuhiro:
 Orario delle visite nell'ospedale, tutti assieme in una ordinata fila scomposta di tante persone che vanno a trovare i loro cari in quell'ospedale dall'aspetto tetro, come ogni ospedale, e che non farebbero volentieri altro che potersi occupare dei loro cari ben lontano dalle intonacate mura bianche. Ma non si può, non con certi pazienti come il rosso, e non quando si è ninja che combattono in missioni spesso letali, tanto che alla fine è addirittura un bene che si incontrino i propri cari in quella situazione anziché tre metri sotto terra e davanti a una lapide. Ma lasciando perdere queste discussioni, dokuhiro, la grande veleno come dice il suo nome maschile, nonostante il suo sesso di nascita sia femminile, attende dietro alla schiena della infermiera di turno di poter incontrare il rosso. Per una volta i suoi abiti non sono quelli della missione, comprendenti abiti stretti e fascianti per non permettere ai nemici di afferrarla, lasciando di fatto possibilità solo ai capelli corti, ma indossa una larga maglia che ne nasconde ancora di più le forme, quasi dovesse nuotarci all'interno e un paio di jeans, in realtà a una persona normale parrebbe un abbigliamento casuale, ma dato che rasetzu ci vive con lei, sa che quelli sono gli abiti da casa.
Quelli quando non ha Sbatti di cambiarsi e ci esce pure anche per andare a vedere come sta il suo gatto rosso strafatto. Diciamo che ci ha provato a cambiarsi, almeno si è pettinata, ma a conti fatti è evidente che non ci abbia nemmeno provato a farsi carina, o per lo meno...forse è stata avvisata troppo tardi

14:14 Rasetsu:
 Giace ancor sul lettino d’ospedale dove il giorno precedente è stato curato da Kan – dalle sue amorevoli intenzioni con le poche carine parole. Ha mangiato qualcosina in più, anche perché deve rimettersi in forze quanto prima. Ha necessità d’uscire e di riprendere in mano la propria situazione. Indossa il solito camice medico che viene dato a chi deve restar lì in degenza, seppur non sia granché convinto di volerlo indossare. Fosse per lui, avrebbe già messo uno dei propri abiti, ma non sapeva da chi farseli portare, tanto meno ha pensato di poter rintracciare qualcuno che potesse fargli questo favore. Non è abituato così. Solitamente, non aveva neanche bisogno di chiedere. Or si ritrova senza la possibilità d’aver anche solo un amico che possa venir definito tale. Decide così d’alzarsi. Adopera una singola stampella, poiché gli hanno detto di non sforzare eccessivamente la gamba, nonostante gliel’abbiano rimessa a nuovo. Quindi, alzatosi in piedi, con quelle scheletriche inferior leve, non farebbe altro che avviarsi in direzione della porta della stanza. Scende lentamente, dapprima un piede e poi l’altro, mantenendo la schiena appena arcuata per via del sostegno della stampella su cui deve per forza di cose poggiarsi. Allunga la mandritta libera, affinché possa abbassar la maniglia e spingere la porta verso dentro, permettendosi d’uscire e d’imboccare il corridoio. Senza saperlo, sta andando direttamente contro la sua amichetta del cuore… o la sua carnefice? Chi può dirlo. [ Chakra OFF ]

14:21 Dokuhiro:
 Per una volta la carnefice stavolta non e dokuhiro, ma l'infermiera che ha inavvertitamente aperto la porta guadagnando probabilmente una botta sul naso del rosso, mentre si affretta a prestare le cure dal guaio che ha combinato rasetzu forse può notare un piccolo Corvetto dietro alla donna che alza gli occhioni morti e apatici da sopra una spalla della donna davanti a lei.
Dokuhiro in tutto il suo decadente splendore mentre si fa avanti dopo che linferimera si è fatta avanti per tenere a posto rasetzu e farlo tornare a letto, soprattutto dopo la quasi botta, o completa, che ha ricevuto dalla porta. Ha con se il suo portaoggetti ovviamente leganti alla vita, ma ha anche una busta di plastica in mano mentre entra nella stanza, si guarda velocemente attorno per capire se sia solo in stanza o ci siano pericoli e infine torna al rosso che starà facendo cose, non sorride, non sa nemmeno perche sia lì. Da una parte c'era la volontà di potare a termine la sua vendetta e dall'altra di vedere se davvero la bestia rossa che ha sterminato la sua vita fosse finito bloccato in un lettino mezzo moribondo.
Lo sguardo rimane ancora al rosso fino a che non la guarda in volto, in quel caso scansa gli occhi per negargli la sua presenza come fa sempre, non riuscendo a mantenere il contatto visivo troppo a lungo nemmeno in condizioni normali, e attende che linfermiera se ne vadi di li a poco per lasciare un po da soli i due della visita anche se si lascia scappare qualcosa su padre e figlia che non si somigliano.

14:49 Rasetsu:
 Anziché uscir in corridoio, si ritrova ad esser sbilanciato all’indietro. Il gatto rosso cade a zampe all’aria, con la stampella posta di traverso e sulla pavimentazione, venendo spinta ulteriormente più in là dall’apertura dell’anta. <…> Mugugna qualcosa a bassa voce, tenendosi le mani puntate sul volto, precisamente sulla punta del naso or gonfiatosi come quello d’un clown – che di fatto è davvero. Riverso al suolo di schiena, l’infermiera non può far altro che tentare d’aiutarlo il prima possibile, rimettendolo rapidamente in piedi. Lo sostiene da un braccio, mentre questi poggia distrattamente ambedue i piedi a terra, venendo immediatamente colto da un lampo di dolore che gl’attraversa il corpo intero. <E’ così che trattate i colleghi qui dentro, capisco!> Esclama, infastidito al sol pensiero d’aver avuto a che fare con qualcuno di così incompetente, quando in realtà sarebbe potuta tranquillamente rimanere sdraiato nel suo lettino ospedaliero, evitando sforzi esosi per il suo esile corpicino. Ed è proprio in direzione di quest’ultimo che viene portato, sdraiandosi una seconda volta. <…> Gli occhi si portano per un istante sulla fanciulla che affianca l’altra donna, scrutandone i lineamenti e riconoscendo ovviamente il piccolo corvo che si sta prendendo cura di lui. Potrebbero essere la gabbianella e il gatto ma al contrario. D’altronde, è lei che sta aiutando il micetto in difficoltà. <Mi fai veramente così vecchio d’avere già una figlia di quell’età?> Forse gli sarebbe convenuto restar in silenzio, visto e considerato che si tratta pur sempre d’una minorenne che sta andando a fargli visita in ospedale. Senza contare che vi son già delle maldicenze sul suo conto per quanto riguarda questa problematica. Sbuffando, resta comunque finalmente da solo con Dokuhiro, verso cui rivolgerebbe l’attenzione mettendosi a sedere sul bordo del letto. <Passami la stampella.> Distende l’arto mancino, indicandogliela con un cenno dell’indice nei pressi della porta d’ingresso che or va richiudendosi, lasciando scappar via la povera malcapitata che gli ha tirato un cartone in faccia involontario. [ Chakra OFF ]

14:58 Dokuhiro:
 Involontario FI sicuro, ma forse non così tanto dispiaciuta perche come doku nota mentre la porta si chiude alle loro spalle ha un sorrisetto [non dovresti trattare così le persone...] mormora [soprattutto chi ti cura] aggiunge a tono basso e graffiante, lontanamente acuto come quello di una ragazza ma masticato per la mancanza di allenamento nelle spiegazioni [un attimo e potrebbero farti venire un overdose] gli fa notare, stranamente più chiacchierona del solito. Osserva poi la stampella che giace a qualche metro dal lettino e ci si avvicina afferrandola da un lembo per sollevarla, facendo cozzare a terra il sacchetto di plastica, quindi si risolleva sulle leve inferiori e si avvicina al rosso [fa male?] domanda, senza dare un vero soggetto al tutto, ma non aspetta nemmeno una risposta perche con lo sguardo su un lato della stanza alza il sacchetto fino alla faccia del rosso: l'apatia è una ottima scusa per coprire il suo gesto gentile.
All'interno un cambio di un pigiama a righe(?) e un paio di scatole di dolcetti preconfezionati, un budino, una brioche, e diverse caramelle al miele per la gioia del degente.
Ovviamente non commenta ne attende una possibile reazione rimanenendo pericolosamente vicina, dato che gli ha riportato la stampella [ho buone orecchie, o non ti avrei trovato] risponde a una domanda immaginaria, dato che rasetzu non ha avvertito nessuno, ma diciamo che ha i suoi metodi per scopre dove sia: una stalker?! No solo un demonietto corvino che ha trovato un buon giocattolo

15:26 Rasetsu:
 Fa roteare gli occhietti verdastri verso l’alto innanzi alla prima ramanzina che riceve da parte di Dokuhiro. <Non è giornata, mocciosa> Sempre molto cordiale nei suoi confronti, scuotendo la testolina ammantata da cremisi ciuffi che scendono sin alle spalle magre e ossute. <quindi, lasciami stare. Se sei venuta qui soltanto per controllarmi, per tenermi sott’occhio, sta pur certa che mi è assolutamente impossibile rintracciare della droga che non sia morfina o dell’alcol in quest’ospedale.> Adirato, credendo che le motivazioni che portino qui la ragazzina siano soltanto quelle da stalker. E se così fosse davvero? Come potrebbe sentirsi in fin dei conti un demone? Non è nient’altro che questo, dopotutto. <E partiamo dal presupposto che non m’ha curato lei.> Riferendosi all’infermiera con la quale hanno appena avuto questo lieve dibattito, nonché la sportellata in faccia. Lascia ciondolare i piedi fuori dal bordo del letto, mantenendosi comodo nella posizione assunta e rivolgendo un’occhiata alla busta con le prelibatezze che Dokuhiro si sta portando dietro. <Magari mi facessero venire un’overdose. Non ne provo una da secoli. E in questo momento, vorrei tanto aver qualcosa> O qualcuno. <in cui annegare i miei dispiaceri. Posso bere il tuo sangue se non mi concedi un goccio d’alcol.> Non sta scherzando, è piuttosto serio, specialmente nell’espressione che le rivolge. Non sta neanche sorridendo come suo solito. Le zanne son ben riposte. D’altronde, come accennato, deve trovare qualcos’altro, qualunque altra dipendenza pur di fuggire da quelle due – o tre – delle quali deve fare tremendamente a meno. <No, ho male al centro del petto.> Portando la mancina, la sua mano predominante ad altezza del cuore e massaggiando delicatamente lo sterno. Invero, non ha subito alcun problema a quel punto del corpo. Avrebbe potuto rispondere che gli facesse male tutt’altro, portando poi la mano ad altezza del pacco ed invece ciò non avviene. Non ha più neanche una goccia in circolo di qualche sostanza che potrebbe distruggerne il ragionamento. <Cosa mi hai portato?> Le chiede, storcendo le labbra. Qualunque oggetto o cibo ci sia lì dentro non si tratta sicuramente d’alcol, droghe o donne. N’è abbastanza sicuro, pare essersene fatto una ragione. <Non sono tenuto ad avvisarti d’ogni mio spostamento. Sai dove vivo, so dove tornare. E da chi, ma ciò implica che potrei non voler tornare.> E’ solo un’ipotesi? [ Chakra OFF ]

15:36 Dokuhiro:
 Rimane in silenzio alle prime frasi dell'uomo, d'altronde non può nemmeno arrabbiarsi per il metodo assunto dal rosso di difesa perche nemmeno lei sa perche ha fatto quella cosa. Nel suo intimo si giustifica che sia per portare avanti il suo piano, ma effettivamente non ha davvero motivazioni di sopportalro pure in ospedale. Socchiude gli occhi quando si parla di bersi lei al posto dell'alcool <che stronzata.> chiara e netta <il sangue non ha le stesse proprietà di un alcolico> gli fa notare con assolutissima serieta come al suo solito <cibo. Cambio.> un veloce conto di quello che ce all'interno senza doversi sbattere troppo a parlare più di quanto dovrebbe, osserva i canini dell'altro <hai una carie> non la ha, ma la diverte mettergli ansia per quella sciocchezza che pare tenere molto al rosso, un piccolo prezzo per riuscire a prenderlo in giro <non ne sei costretto, la casa è molto più tranquilla ora> senza un gatto sociopatico ex strafatto, osserva il cuore del rosso o per lo meno dove indica e aggrotta leggermente le sopracciglia <ti hanno accoltellato?> non sa cosa sia successo IB missione quindi può solo proporre mentre si siede pure lei sul lettino accanto al rosso forse per sfidarlo a mozzicarla sul serio, ma forse anche in quel caso non avrebbe reali reazioni importanti, si tiene le mani in grembo mentre guarda davanti a se aspettando che l'altro dica qualcosa o peggio faccia qualcosa per il silenzio che sta cercando di creare nella stanza, soffocante, come al solito

16:04 Rasetsu:
 Inarca un sopracciglio innanzi alla risposta che riceve per quanto riguarda la possibilità di bere il sangue dal suo corpo. <Sei preparata, vedo.> Qualcosa la conosce anche lei, ma è talmente ovvia come risposta che sarebbe persino inutile quella che ha appena dato lui di rimando. <Potrei diventarne dipendente, così da dover sempre cercare te e restare costantemente al tuo fianco. Sarebbe meglio d’una droga o d’un alcolico, non trovi?> No, non sta scherzando. Si ritrova a sollevare gli angoli delle labbra per mostrar un normalissimo sorriso, privo di chissà che malignità. In altri contesti, avrebbe provato a bere da lei tutt’altro – sta lasciando da parte quelle meschinità oscene a sfondo sessuale ch’era solito pronunciare ad alta voce, viscido com’era. <Non ho fame, ma per fortuna avevo voglia di cambiarmi. M’aiuti?> Diciamo che un po’ viscido lo è ancora. Sghignazza adesso, mentre lo dice. La sta prendendo in giro. Riesce ad essere abbastanza normale quando vuole, sarà perché si sente irrimediabilmente solo avendo perso anche qualcun altro della famiglia. Non gli resta più nessuno. Dyacon è sparito, Ryoma non lo stalkera più e Touma non si sa che fine abbia fatto. Dokuhiro, paradossalmente, è l’unica che s’interessa ancor di lui a tal punto da portargli un cambio d’abito e dei dolcetti direttamente nella sua stanza di degenza. <Non ho una carie, altrimenti lo saprei.> Ribatte piccato, ma pronto, assottigliando lo sguardo per scrutarla attentamente. Soffia fuori dalle labbra un sospiro di fastidio che vien meno nel momento in cui la ragazzina opta per salire sul lettino di fianco a lui. <Vuol dire che non ho bisogno di star a casa tua?> Sì, si sente un tantinello ferito adesso. Credeva che le interessasse qualcosa di lui, ma a quanto pare è soltanto un… progetto? Un gatto randagio che può esser lasciato anche in un vicolo, tanto ricorderà sempre la strada di casa, ma opterà di non tornarci? Cosa s’aspettava di sentirsi dire? <No, hanno accoltellato qualcuno che conoscevo.> In realtà, non ha ancora la più pallida idea di come sia morto Kamichi, ben presto dovrebbe poterlo capire. Anche per questa ragione, vorrebbe andar via dall’ospedale il prima possibile. Deve esaminare il corpo, sperando glielo lascino fare e vuol comprendere come comportarsi con Saigo e con i funerali dell’ex agente. Dokuhiro non lo guarda, mantiene le braccia in grembo, ciò sta a significare che non vi dovrebbe esser alcun impedimento in quel che andrebbe a far poi il rosso – ammesso non venga fermato vita natural durante. Si china fino ad arrivare a poggiar la testa contro la sua spalla, per quanto scomoda possa essere quella posizione data la differenza d’altezza. Quivi, inalerebbe a pieni polmoni, prima di sguainar gli artigli che possiede al posto dei denti. L’ha pronosticato, l’ha avvisata. E qualora anche solo un lembo di collo fosse scoperto, come un vampiro, non farebbe altro che affondar delicatamente – giacché privo di chissà quale forza – i dentini bianchi e da squaletto nella pelle della ragazzina. <Perché non scappi da me?> La solita domanda di rito soffiata con basso tono. [ Chakra OFF ]

16:17 Dokuhiro:
 <ne hai bisogno> di stare a casa sua <ma non posso costringerli, o sarebbe inutile tutta la fatica che ho fatto fin ora a sopportarti> le sue pazzie, quando era ancora mezzo drogato, senza contare la degenza dopo di essa preso dai incubi, dalle ossessioni e da tutto quello che ne consegue. E dokuhiro era rimasta nei dintorni per tutto il tempo, un diavolo silenzioso ma pressante, sotto il costante sguardo vigile del corvo, sospira quando chiede se vuole aiutarlo a cambiarsi <solo perche sei ferito> in realtà è piuttosto servizievole con chi sta male, lo sa bene rasetzu, che anche se si lamentava ogni tanto alla fine era lei a tenergli i capelli mentre vomitava, sogghigna appena quando le soffia che non ha una carie, evidente che fosse il suo modo di punzecchiarlo, ma torna seria sentendo che qualcuno è stato ferito <il demone prova...tristezza> gli fa notare con un tono piuttosto cauto, non di paura, ma come se stesse rivelando qualche dolce e proibita nozione a qualcuno che è interessato a saperla. Non sorride, è seria, non lo prende in giro. Ma quando abbassa il capo verso di lei si fa un po indietro sentendo i canini e tappandosi la lieve ferita con una mano <ohi!> si lamenta subito controllando che non sanguina <non lasciarmi cicatrici in vista, cretino> aggiunge con una schiettezza improvvisa, prima di sospirare alla sua domanda e protendersi leggermente verso di lui con la schiena, fissandolo negli occhi <dovrei dirtelo]> domanda sobillante mentre l'indice si solleva per andare ad accarezzargli le labbra <che cosa ci guadagno a dirtelo?> chiede di nuovo con un tono basso e graffiante, mentre sbatte lentamente le palpebre come un serpente che sta ipnotizzando la preda, accarezzando così le fauci del rosso se non si è ritirato dal contatto, invitandolo per lo meno al dito anziché al collo

16:43 Rasetsu:
 E’ proprio vero che riesce ad andare d’accordo esclusivamente con delle ragazzine. Nessuno sembra poterlo capire come stanno facendo queste ultime fin dall’alba dei tempi. Bahaa l’aveva protetto da sé stesso, mettendolo a confronto con l’oscuro lato del rosso che questi si porta sempre dietro. Kouki l’aveva accettato così com’era: drogato, alcolizzato, ma dannatamente intelligente quando si trattava dei suoi esperimenti e dello studio. Eiko-chan aveva giurato di stargli al fianco perché due persone identiche possono sopportarsi e supportarsi soltanto vicendevolmente. Non possono chiedere aiuto ad altre persone, poiché queste ultime non capirebbero. E ora Dokuhiro che prova quanto meno a capirlo e a farlo disintossicare. Ognuna di loro ha avuto un “perché”. <Dovrei tornare anche a casa, prima o poi.> La sua, intende. Non può neanche definirla di sua proprietà, considerando che il proprietario è qualcuno ch’è sparito chissà quanto tempo fa, probabilmente dietro ad una gonnella – come farebbe lui, del resto. Non lo biasima. <Non ti sto chiedendo di spogliarmi, devi solo aiutarmi ad infilare i pantaloni lungo la gamba. Non posso appoggiarmi troppo sulla sinistra.> Le spiega, mettendo da parte qualsivoglia ostilità. Non è il momento per adottare metodi poco ortodossi ed il suo solito modo di fare lascivo, seppur di tanto in tanto si lasci andare a qualche battutina a sfondo sessuale. Pare non poterne fare a meno totalmente. <Non so se possa essere definita tristezza> Ammette, stringendosi appena nelle spalle seppur sia poi costretto a ritrarsi un minimo, rimettendosi diritto per via del lamento di dolore che proviene dall’altra, assieme al distanziamento conseguente. <sta di fatto che non ho nessuno.> Ed è abbastanza letterale nella confessione. Aggrotta le sopracciglia nel sentir come non debba lasciarle alcuna cicatrice in vista. <Vuol dire che posso continuare? Piccoli morsi non lasciano cicatrici.> Nascondi il polso velocemente allora, perché è palesemente una menzogna se teniamo conto del fatto che molteplici delle cicatrici che ha in quel preciso punto son dovute proprio all’utilizzo dei morsi e dei dentini affilati che si ritrova. Dokuhiro – questa volta – sceglie di fissarlo direttamente negli occhi. Gli s’avvicina, lo sta sfidando? Un brivido gli percorre la schiena e sgrana gli occhietti verdastri quando l’indice altrui finisce con l’accarezzargli le labbra. Dannata. Lo sa come andrà a finire. <Ci guadagni la mia soddisfazione perché, come tutti, sparirai anche tu presto o tardi.> Premonitore, secondo lui. E’ assolutamente certo che finirà così anche questa volta. Non ha alcun dubbio in merito. Tuttavia, solleva la mancina per avvicinarla al polso altrui. Con la poca forza che possiede, il suo tentativo ultimo sarebbe quello d’avvicinare il polso della ragazzina alle proprie fauci, anziché il dito che finora gli ha fatto il solletico. E qualora non venisse fermato, rovente sarebbe il respiro che sulla pelle di lei andrebbe ad abbattersi, precedendo il morso vero e proprio. Lieve, per ora, non stringe. Lascia che siano i canini appuntiti a penetrare appena nella carne. <…> Solleva gli occhi, chinato or verso l’avambraccio di Dokuhiro, fissandola direttamente negli occhi scuri. Ne sostiene lo sguardo, come lei ha fatto con lui poc’anzi: un cucciolo bastonato. [ Chakra OFF ]

16:55 Dokuhiro:
 <si invece che ne lasciano> borbotta, a quanto pare da qualcosa anche lei sull'argomento che stanno affrontando proprio mentre il polso viene graffiato dai dentini aguzzi della creatura con un lieve spasmo muscolare, fa una lieve smorfia di dolore vago lungo il polso e fino alla mente, poi sospira riprendendo il controllo dei suoi sensori del dolore, ha subito di peggio di un morsetto <non pensare di abituarti> lo avvisa vedendo quel musetto da cane bastonato, non è una persona che tergiversa o che da il contentino, e rasetzu lo sa. Deve intuire che ne ha bisogno per sopperire alla tristezza <è normale provare tristezza> gli aggiunge per scansare il pensiero dalla operazione del rosso <significa che ci tenevi> gli rivela in aggiunta forse per fargli fare pace con quella sua egocentrica supposizione di essere un demone, poi lo guarda leggermente piccata denotavile da un improvviso sguardo serio e con la mascella tesa <e io cosa sono, una sedia?> no, una borsa del sangue vagante, ma almeno può farsi sentire infastidita da quanto ha detto rasetzu sul non avere nessuno, e sentirsi ancora peggio perche questa è la sua ammissione che il suo odio si sta ammorbidendo pian piano. Così come il sangue che ormai l'altro dovrebbe ricevere di li a poco <e se provi a prenderne senza avvisarmi ti ammazzo> per sicurezza lo aggiunge ad amor del vero, ma intanto torna a guardare il demone e la delicatezza con cui si appresta nel suo cibarsi <se ti viene un avvelenamento da ferro non ne voglio sapere niente> borbotta infastidita mentre si sente leggermente più debole del solito e si poggia una mano sulla fronte per sorreggersi

17:19 Rasetsu:
 Si stacca dal suo polso, laddove è possibile vedere due piccoli forellini dai quali fuoriesce una piccola stilla di sangue. Quivi, non farebbe altro che abbassar lo sguardo, tirando fuori la punta della lingua. Quest’ultima vi passerebbe in maniera fugace, rubando quelle gocce scarlatte e deglutendole subito dopo. Rapido è l’assaggio e il sapore ferroso che lasciano all’interno delle fauci. <Guarda> Glieli indica, tenendo ancor il polso altrui nella mancina. <entro domani saranno già un lontano ricordo.> Fa spallucce, abbassando la mano verso il materasso ma non per questo lasciando andare la presa su di lei. Vuole un minimo di contatto, ha bisogno d’aver affianco qualcuno e se questo “qualcuno” dovesse essere Dokuhiro – beh, mi spiace – vuol dire che dovrà sopportarlo ancora un po’. <Non posso promettertelo.> S’umetta le labbra con un fugace passaggio della lingua, spostando l’attenzione verso la busta che dovrebbe contenere tutto quel ben di dio che ancor non gli viene donato. Alterna gli occhietti tra il cibo e la ragazza, volendo capire – indirettamente parlando – chi stia aspettando prima d’aprire qualcosa. <Non tenevo alla persona in sé, ma a ciò che aveva. A prescindere da quanto potesse starmi sul cazzo> Incurante della scurrilità delle sue parole. <era comunque un membro della mia famiglia. E sarò anche un demone, ma mi hanno detto che ho un cuore.> Rifacendosi a Bahaa, assieme ad Eiko-chan che sempre gli hanno dimostrato quanto in realtà “buono” fosse nel suo essere “cattivo”. Non sa differenziare bene o male, per questo fa sempre tutto quel che gli passa per la testa, passando ovviamente per il cattivo della situazione perché non saprebbe comportarsi diversamente. Reputa che sia corretto tutto quel che compie, seppur faccia del male alle altre persone. Talvolta n’è consapevole. E lo fa di proposito. <Non mi verrà un avvelenamento da ferro con qualche goccia. Ho perso del sangue, devo recuperarlo.> Infatti, come gli ha detto qualche medico, avrebbe dovuto reintegrarlo tramite del cibo che ha ovviamente disdegnato perché è “il solito cibo da ospedale” e voleva qualcosa di ben più sostanzioso. <Mh?> Nota il di lei fare, chinandosi da un lato per guardarla meglio in viso. <Che hai? Guarda che erano solo due gocce, non ti ho dissanguata!> Giusto per sottolineare come non sia possibile sia colpa sua. Se ne lava le mani, in parole povere, per quanto appaia comunque interessato alle condizioni altrui. [ Chakra OFF ]

17:32 Dokuhiro:
 <no, è che non mi piacciono i fori> spiega all'altro con Umberto tono di rigetto, nemmeno fosse lei quella malata che deve essere accudita. Certo il fatto che rasetzu non abbia mai visto più pelle scoperta di quella del collo e dei polsi, nemmeno le caviglie e nemmeno quando era a casa loro e quindi più possibile che succedesse. È un vero mistero cosa si celi sotto alle vesti o troppo larghe o troppo coprenti, quindi guarda lui che guarda la borsa e anche lei guarda essa, e poi la borsa, quindi ficca una mano all'interno e ne estrae il budino preso a caso. C'è anche un piccolo cucchiaio di plastica per poterlo mangiare sul posto e staccandolo apre la confezione, ne prende una cucchiaiata e poi guarda il demone...il tutto e riuscita a farlo con una mano sola e con l'aiuto della gamba usata come supporto per riuscire a fare forza sulla pellicola che teneva il budino al suo interno, quindi con sempre la sinistra ha preso la cucchiaiata <mhh> mugugna velocemente per fargli intendere di accettare quanto gli viene offerto mentre prova a dargli la pietanza, la destra che evidentemente è ancora prigioniera prova a sollevarla abbastanza per fargli qualche carezza sulla testa come un piccolo animaletto sperduto, e che sta venendo pure imboccato con la tranquillità di chi lo fa da sempre o non gli pesa affatto dover sopportare il demone rosso, quasi dimenticandosi per un istante perche sia li, e perche all'inizio di tutto lo abbia attirato con se fino in casa sua e lo stia aiutando, sentendosi per altro una merdaccia

17:52 Rasetsu:
 Dokuhiro gli rivela la mancata passione per i fori, gli stessi che lui le ha appena lasciato all’interno del polso. <Perché non me l’hai detto prima?> La domanda gli sembra anche piuttosto lecita questa volta. Se qualcosa non le piace, non ha che da dirlo. Certo, talvolta potrebbe capitare che al rosso non importi assolutamente niente di queste specifiche personali, ma in casi come questo – invece – potrebbe interessarsene eccome. Sente vibrare il cellulare sul comodino, raggiungendolo rapidamente con la mano libera mentre, con la coda dell’occhio, s’accorge delle movenze altrui. Adocchia distrattamente il messaggio di Kan, aggrottando le sopracciglia e soffermandosi qualche istante di più su quel che legge. Sblocca la schermata con un movimento dal basso verso l’alto, aprendo il messaggio e la casella di testo in cui digitare le parole. “Sono in ospedale fino a domani, poi mi hanno concesso un paio di giorni di riposo”, scrive soltanto. Ci aggiunge una stellina alla fine, completa nera, un carattere speciale della tastiera a testimonianza della sua firma. Chiude rapidamente la schermata tramite il tasto laterale, riportando il telefono al suo posto. La coda dell’occhio ha notato quel movimento, un cucchiaino che s’avvicina alle sue labbra come a volerlo imboccare. <Guarda che riesco a mangiare da solo.> Bofonchia, è soltanto che non ne ha voglia. Gli s’è chiuso lo stomaco. Tuttavia, sceglie d’accettare, almeno stavolta. <E comunque> Prima d’accettare che possa venir imboccato, fermando il capo a poca distanza dal cucchiaio, in attesa. <non pensavo t’importasse qualcosa di me. Vuoi soltanto disintossicarmi per un tuo scopo personale, non lo fai per me dopotutto.> Le spiattella in faccia la verità alla quale finora hanno creduto entrambi. Niente di più e niente di meno. Lo stesso tono utilizzato è abbastanza serio e riprende le parole precedentemente ignorate, non per volontà. Il telefono ha vibrato e lui ha perso concentrazione: non sa fare due cose contemporaneamente senza Chakra attivo. Apre le fauci per mangiar quel primo boccone di budino, lasciando che si sciolga in bocca. La mano, quella che finora ha stretto il di lei polso, si muoverebbe leggiadra. Le lunghe dita affusolate tentano di sfiorar il dorso della mano e risalire. [ Chakra OFF ]

18:08 Dokuhiro:
 <mi pareva ne avessi davvero bisogno> ammette all'improvviso e con la sua solita voce monocorde che la fa sembrare distante e impersonale, ma forse è anche un suo modo di vivere perche tutto quello che sta facendo non pare proprio frutto di qualche calcolo; desidera solo che guarisca presto. Forse per fare qualcosa o forse no <e sei stato molto leggero> aggiunge come a spezzare una lancia in suo favore, o gli avrebbe spezzato le gambe se avesse morso con foga improvvisa e animalesca. Ferma il cucchiaio a mezz'aria come se le avesse appena dato un ceffone improvviso e bruciante su una guancia, rotea gli occhi, sta pensando quindi torna su di lui <chissà> replica <ti basti sapere che non ti voglio ammazzare nel sonno o vendere a qualcuno> non ha standard molto alti, rasetzu lo sa, basti vedere come è organizzata casa sua per dimostrare che a doku interessano ben poche cose della vita e non si lascia incantare da giuramenti solenni...tranne degli abiti da sposa visti in TV. Li ci rimane incollata per ore tenendosi stretto il telecomando per impedire al rosso di cambiare canale <non lo so> aggiunge alla frase precedente <non so perche sono qui, non so più cosa sei per me, e questo mi da fastidio, mi fa arrabbiare. Vorrei ucciderti e togliermi il pensiero perche odio le persone che riescono a insinuarsi finendo per farmi preoccupare quando non tornano a casa> sta rompendo leggermente la maschera di patria <o che quando vado a lavorare sento che una squadra è tornata da una missione difficile dove uno è morto e gli altri stanno messi male> trema ferocemente persino la mano che viene tenuta nella presa salda, ma abbassa lo sguardo per orgoglio di non voler ammettere l ovvio: aveva pensato che fosse rasetzu a essere morto. Forse per orgoglio di una cacciatrice con la preda che se la vede soffiare o per altro, alla fine si è ritrovata lì <e ora mangia sto budino, o me lo prendo io> replica con un improvvisa cattiveria per nascondere la sua debolezza avuta

18:41 Rasetsu:
 Si limita ad annuire. Capisce il motivo per il quale s’è così mossa e sceglie d’accettarlo per quel ch’è. Non dice nient’altro. Non ha motivo per aprire bocca e dubitare delle parole altrui. Piega un sopracciglio, invece, innanzi alla perplessità da lei avanzata subito dopo. <Sono io quello che dovrebbe farti preoccupare di far qualcosa del genere. D’altronde, era lui quello che vendeva le persone – o per meglio dire, gli organi delle suddette persone e sempre lui che s’è macchiato sovente le mani di sangue per aver tolto la vita a qualche innocente o meno che fosse. L’espressione dapprima perplessa altrui diviene or attenta e guardinga, in attesa che dalla bocca di Dokuhiro provenga quella sciorinata che non blocca in alcun modo. Vuol sapere cos’abbia in mente, vuol sapere cosa sente e avverte dentro di sé perché è così difficile farla aprire, è così complicato permetterle d’essere la vera sé stessa. Ed è altrettanto difficoltoso che metta da parte quella maschera di pietra – di cera – che cela totalmente il suo carattere. <…> Sgrana un pochetto gli occhi, fissando intensamente il volto e i lineamenti della ragazza, quasi a voler comprendere se stia scherzando o se sia seria in quel che professa. Avverte il tremolio della sua mano, tanto da stringerla. Non gl’interessa di scender delicato verso le falangi. Avvicina le proprie a quelle di lei e le stringe. Deve smetterla di tremare. Che sia per rabbia, per paura o per qualunque altra emozione, vuol far in modo che, qualora stia tremando, lo faccia per una ragione giusta. E difatti, scansa opportunamente quel cucchiaio. Non gl’importa neanche di quello. La mano libera s’alza proprio verso quella che detiene il cibo, aprendola verso l’esterno e allontanandola dal proprio volto. Non ha intenzione di mangiare. Se deve mangiare, mangerà lei. L’aveva detto poc’anzi. E china il capo, avvicina il viso. Non pensa. La mente si sta spegnendo e lui non vede nient’altro che una figura minuta che trema davanti a sé e pensa bene che, l’unico modo per farla smettere, sia esattamente quel che sta per attuare. Il tentativo ultimo sarebbe quello d’avvicinarlesi e azzerare completamente le distanze. Vorrebbe poggiar le fredde e sottili labbra demoniache su quelle giovani e probabilmente inesperte dell’umana. <…> Non schiocca. Non esagera. Non è irruento come suo solito. Non vuole farle alcun male, ma sta quasi sicuramente esagerando nel modo di porsi. Non doveva neanche pensare di far qualcosa del genere, sta sbagliando tutto. Da ogni fronte la si guardi. Resterebbe lì pochi istanti, il tempo di capire che diamine stia facendo e staccarsene per primo – ammesso lei non abbia fatto alcunché per evitare che tutto ciò avvenga. <No no no> S’alza in piedi, poggia ambedue le gambe al suolo e la sinistra gl’urla il suo dolore per via del peso che vi ha poggiato. Arrafferebbe la stampella, fugace nel gesto col rischio che cada a terra e la perda di nuovo. <no.> Sancisce, guarda altrove. Parte del volto vien coperto dai capelli cremisi. <Va via.> Intima. [ Chakra OFF ]

giusto per rovinare i piani: potrete accorgervi che il sole che prima splendeva nel cielo e` stato coperto da delle scuri nuvole, sara` un tuono a rompere il silenzio, facendo vibrare anche le finestre dell'ospedale, rimbombando per i corridoi. Seguira` un forte acquazzone con delle brutte raffiche di vento. Ci mancava proprio un bel temporale eh?

18:53 Dokuhiro:
 Bhe per lo meno smette di tremare, completamente presa di sorpresa dal gesto, o meglio, sapeva che rasetzu prima o poi lo avrebbe fatto,ma non di certo li e in quel momento, non tanto perche sperasse in qualche degna pudicizia del demone, semplicemente non pensava lentamente che fosse un bacio quello che avrebbe avuto;semmai un morso, quello lo avrebbe capito anche di più.normalmente non sarebbe successo forse, e normalmemte un tuono non avrebbe suqaaato la mente del rosso per distoglierlo dal suo intento mentre doku e completamente bloccata sul posto lo vede cadere, e normalmente dovrebbe fare pure qualcosa per aiutarlo a sollevarsi, sbatte gli occhi qualche volta sta seriamente cercando di capire e di riconnettere il cervello e sulle prime quando le viene intimato di andarsene sceglie la via più corta della finestra che ovviamente è chiusa, quindi vira alla porta prima di fermarsi qualche istante e guardare indietro verso rasetzu, lo osserva qualche ultimo istante, la mente confusa assieme agli estrogeni in circolo, perche diamo per scontato che sia colpa loro, quindi si riavvicina <oh, ma sta zitto> dichiara all'improvviso prendendo il volto del rosso a coppa nelle mani fredde e provare a replicare il gesto del rosso fatto poco prima, e sicuramente non è inesperta signori, assolutamente no! Chiude gli occhi qualche istante mentre proba a farsi carico della situazione e approfondire la conoscenza col demone, sempre se non si fosse già scansato o le sia arrivato un pugno nello stomaco

19:20 Rasetsu:
 Come se non bastasse, fuori dall’ospedale è anche scoppiato un temporale. Non che gli interessi – come gran parte delle cose che lo riguardano. Quel fulmine però sancisce sicuramente qualcosa: le divinità sono contrarie a questa fantomatica unione. Sta per alzarsi, oltre a titubare per via della scivolata della stampella. Viene bloccato. <…> Deglutisce. Non capisce per quale ragione lei dovrebbe starci. Non vuol comprendere che forse quel che provano potrebbe esser identico. O che, data la situazione, da parte del rosso si tratti soltanto della comune sindrome dell’abbandono. La di lui faccia vien bloccata dalle gelide mani della ragazza, la qual cosa gli genera un piccolo brivido lungo la schiena per via della differenza di temperatura. <No> Commenta ancora, per quanto la bocca venga poi impegnata da quella altrui. La mancina resta a mezz’aria. Vorrebbe far qualcosa. Vorrebbe allontanarla. La poggia sulla spalla opposta di lei, cercando di stringere la presa su d’essa. Non le farà alcun male, non possiede forza a sufficienza. Forse, un lieve fastidio – ma neppure. Schiude le stesse fauci che ha usato poc’anzi per baciarla per primo, si lascia in parte coinvolgere perché in realtà non vuol rinunciare. E quindi, si lascia cullare dalle movenze di Dokuhiro mentre la pioggia s’abbatte contro il vetro della finestra. Solo dopo pochi istanti, di nuovo, tenta di divincolarsi da quella vicinanza. Vuole a tutti i costi allontanarsi, seppur sia palese la forza di volontà che vi sta mettendo affinché quelle labbra si discostino dalle sue. Snuda i canini, ne morde delicatamente il labbro inferiore perché le danno fastidio i fori ed opta quasi per provocarne se ciò sia sufficiente ad allontanarla da sé. Adopera anche l’altra mano, lasciando la stampella, affinché possa spingerla lontana dal proprio volto. La fissa negli occhi. <Lo sai come sono> Giusto per sottolineare che non è cambiato poi così tanto da quando ha smesso di bere e d’assumere sostanze. <ti farò del male> In primis, sa di poterlo fare e d’averlo fatto a chiunque gli è stato accanto. <e andrai via come hanno fatto tutti gli altri prima di te. Sono già solo, lascia che ci resti.> Un demone non può vivere con gli umani. Sono così diversi da non poter coincidere. Sono due pezzi d’un puzzle che non s’uniranno mai perché hanno i bordi differenti. <Quindi, ti prego, va via adesso.> Le lascia la mano, ovviamente. Smette d’averci un contatto diretto. Non vuole farle del male e spesso e volentieri è accaduto che vi arrivasse vicino. Non va bene. Anche il cielo non è d’accordo. [ Chakra OFF ]

19:29 Dokuhiro:
 manco aveva notato il temporale, ma a quanto pare seppur a malincuore si fa indietro quando viene mordicchiata sul labbro inferiore, socchiudendo leggermente gli occhi con fastidio, si fa indietro, lo guarda pure lei <va bene> dichiara senza alcuna inflessione particolare <farò finta che non sia successo niente oggi> aggiunge mentre fa un passo indietro come se non stesse provando niente oltre la maschera di cera, forse è arrabbiata, forse è triste e disperata, forse non sapendolo nemmeno lei è felice? la confusione è sicuramente una cosa che è in entrambi ma una la nasconde meglio dell'altro in un portamento rigido e distaccato <allora mi basterà ucciderti> replica alle parole sul male che deve ricevere dal demone, ma non sorride, come se lo avesse deciso sul momento e lo attuerà pure. invece ovviamente non attacca, ma si fa indietro un'altro passo prima di salutare formalmente l'uomo <sai dove abito> comunque è un invito a non scomparire e ridarsi alle droghe, come ha detto, quello non è mai accaduto, eradicato dalla memoria in un'amnesia programmata e perfettamente competente mentre si volta per andare a camminare verso la porta, stavolta sul serio, aprirla e richiudersela dopo essere passata alle spalle; è sicuramente brava a mentire e a fare finta di niente, perche la recita che da all'infermiera venuta dall'altro lato per avvisarla del termine delle visite non sospetta niente, è visibile dalle finestre che divino la stanza dal corridoio, e semplicemente tornarsene a casa sua//exit e grazie!

19:46 Rasetsu:
 Alla fine della fiera, anche Dokuhiro – secondo lui – si rende conto che quel che stanno facendo è fondamentalmente sbagliato per una moltitudine di fattori che non serve neppure elencare. S’allontanano l’uno dall’altra, mettendo delle distanze per evitare che quel “qualcosa” possa andare avanti e diventare oltremodo un disastro, come se già non lo fosse diventato abbastanza con quel ch’è successo. Tira un sospiro di sollievo quando la ragazza dà cenno d’aver capito. Tutto a posto, dunque? A quanto pare no, perché seppur si senta sollevato, il fatto che non sia mai successo – secondo quanto pronunciato da lei – non lo solleva davvero al cento percento. Il morale resta piuttosto a terra perché ha fatto qualcosa che non avrebbe dovuto fare. <Morirò soltanto venendo ucciso. Dovevo morire circa dieci anni fa e non è successo, quindi affila bene i coltelli, Dokuhiro.> La guarda andar via, dirigendosi verso la porta dalla quale è precedentemente entrata. Non dice nient’altro. Ha già parlato e fatto abbastanza. Si limita a zittirsi, adocchiando ciò che rimane della merenda che avrebbe dovuto fare venendo imboccato da lei. Ha rovinato tutto, come al solito – così come ha rovinato la sua stessa vita. Non c’è niente da fare. Il demone è destinato a restare da solo. E’ una condizione estrema che difficilmente potrà mutare. Pensava d’aver trovato la sua metà con Kouki ed anche in quel caso nulla ha funzionato come avrebbe dovuto. Dormirà. Forse è meglio per tutti. O forse non riuscirà neanche a far questo. [ Exit ]

Dokuhiro si reca in ospedale durante l'orario delle visite per incontrare Rasetsu. Gli porta qualcosa da mangiare e un pigiama di ricambio. Si punzecchiano, seppur il demone non sia affatto dell'umore e finiscono con il capire che - forse - non sono degli estranei l'uno per l'altra.

Innanzi alla caduta della maschera da parte di Dokuhiro, il rosso si sente in dovere di baciarla ma se ne pente subito dopo. Lei, al contrario, ricambia.