Colazione a Kusa

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10:48 Shizuka:
  [Centro di Kusa] Quasi un ritorno alle origini sembra calarsi sul corpo della rossa stamattina. Complice la temperatura drasticamente calata, indossa un paio di jeans lunghi, strappati in più punti, ai piedi un paio di scarpe da ginnastica comode blu e bianche, il busto è coperto da una maglietta bianca, larga, con delle farfalle stampate su di essa in diagonale, dai colori più disparati. Sulle spalle però porta una felpa a righe bianche e blu, larga, lunga di maniche e con la chiusura frontale che per ora viene lasciata aperta, mostrando un poco quelle forme decisamente abbondanti, e il pendente che indossa, una collana in oro giallo con ciondolo a forma di farfalla, con le ali all'interno adornate da brillanti blu. I capelli rossi sono sciolti, liberi di accarezzarle la schiena, gli occhi blu sono adornati solo da una sottile llinea di eyeliner sopra essi e un poco di mascara. La mano destra è saldamente ancorata alla sinistra del Sumi, con il quale sta passeggiando in questa mattinata autunnale, verso il centro del distretto Kusano, per portarlo in uno dei baretti che più le piacciono del proprio villaggio. Le dita dei due sono intrecciate, lei stringe quelle di lui senza nemmeno rendersene conto, come se quella stretta possa identificare tutto. Sulla schiena porta il solito zainetto nero, con all'interno cellulare, chiavi di casa, portafogli, book da disegno e matite, sia mai che l'ispirazione prenda il sopravvento. Le blu si volgono in direzione del compagno di passeggiata, le labbra si schiudono: << Vedrai che ti piacerà il posto dove ti porterò! Tu non mangi abbastanza dolci! >> Lo sguardo è vispo, divertito, si vede che è di buon umore. E in fondo perchè non dovrebbe esserlo? Sta andando in uno dei suoi locali preferiti con la persona che ama di più in questo mondo, sembra tutto perfetto no?

10:57 Kan:
  [Centro] Chinato lo sguardo del bianco nel moto verso il centro del distretto Kusano con dita strette in quelle della Kokketsu. Un lungo passeggiare dove il pensiero ha la meglio sulla mente, parole di Rasetsu interrompono il proprio buon umore, significative, deleterie, impossibili da accettare. Una discussione avvenuta tra una cura e l'altra, vero, ha parlato tanto, forse troppo eppure l'udire determinati verbi ha imposto in lui una sensazione al quanto strana. Non accetta l'essere demoniaco, non definisce quel clan come demoni bensì come unici, eppure, l'uomo, procede in tal direzione, esattamente come la nanetta al proprio fianco. Il calo delle temperature non è percepito come si dovrebbe, complice l'abbigliamento pesante da lui indossato in maniera costante. L'outfit odierno del Sumi risulta profondamente cambiato, un modo radicale per decretare il nuovo modo di vestire, totalmente opposto al precedente, diverso nei colori, nei tessuti e nelle stesse vesti prescelte per l'occasioni. Nera maglietta a maniche lunghe, di sottile fattura, sovrasta l'intero busto in maniera aderente delineando il fisico, collo alto coprendo il collo per circa la metà di esso; pantaloni di un nero leggermente più chiaro sugli inferiori arti ricadono fino a metà della coscia essendo inseriti in calzari, anch'essi del medesimo colore seppur presentino il bordo di un grigio chiaro con varie linee dello stesso colore. I pantaloni su di essi presentano medesime linee a decorarli ma di un color rosso tenue, simile a del sangue. Cintura passa per la vita dalla fibbia grigia recante il simbolo del proprio clan. Lungo giaccone nero vien riposto al di sopra della maglietta con lunghe maniche ricadendo per tutta la figura dell'albino fin a metà polpaccio. Bordi di esso contornati dal grigio come mera decorazione, il tutto è concluso da una cinta dello stesso tenuta sciolta. Sulla cintola dei pantaloni è riposto un portaoggetti contenente al suo interno fuda e inchiostri speciali donati direttamente dal clan per portare a compimento l'atto liberatorio del dogma Sumi. Istintivamente la mano stringe con forza maggiore quella di Shizuka tirandola appena a se, rendendo ancor più nulla la distanza mentre l'altrui vociare penetra nella mente scacciando qualche pensiero di troppo, permettendo di incastonare le dorate nelle azzurre della ragazzina <Questa si chiama corruzione, lo sai?> ridacchiando, ampliando leggermente le labbra <Questo fisico non si mantiene con i dolci> viso innalzato mostrando il narcisismo intrinseco in ogni termine portato avanti o azione eseguita <Dove stiamo andando comunque?> guardandosi intorno, incuriosito. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

11:12 Shizuka:
  [Centro di Kusa -> Sala da tè (?)] Lui la tira verso di se e la ragazza si fa avvicinare,si appoggia quasi a lui in quell'incedere pacato, sentendone il calore. Alla prima frase del sumi le sfugge una risata dalle labbra, si sposta dunque davanti a lui, bloccandone l'avanzata, osservando quei modi narcisistici e divertendosi a osservarlo mentre si atteggia a prima donna. Senza pensarci troppo la mano libera, la mancina, viene poggiata sul ventre altrui, un tocco leggero, non spinto mentre le blu restano incollate alle dorate: << Basta fare un poco di esercizio in più dopo il dolce no? >> Il visino girato leggermente di lato, il sorriso stampato sopra. << Inoltre dubito ti amerei di meno con qualche chilo in più. >> Si alzerebbe sulle punte, cercando di rubargli rapidamente un bacio sulle labbra per poi scappare altrettanto velocemente fuori portata, per non essere bloccata. In fondo anche l'ultima domanda merita una risposta e sempre con la sinistra andrebbe a indicare in lontananza quella che sembra una stanza da te dai colori occidentali, in fondo alla strada che stanno al momento percorrendo. << Andiamo lì! Ha un sacco di tipi di tè! Oltre ad avere del caffè molto buono. In più ci sono dolci fatti in casa ogni giorno! >> E' evidente come il desiderio della rossa di raggiugnere quel posto aumenti a ogni affermazione che fuoriesce dalle labbra, mentre il pancino di lei sembra risvegliarsi, senza però farsi sentire in maniera evidente. Si sarebbe allontanata di qualche passo dal Genin di Konoha, senza però lasciargli la mano, così che le braccia risultino distese, come un ponte fra lui e lei: << Andiamo Mio? >> Sembra impaziente, le iridi blu che si fissano nelle compagne dorate, in attesa del suo moto, del suo assenso.

11:32 Kan:
  [Centro] Momentaneamente scacciati quei pensieri, riposti in un buio angolo della mente favorendo la passeggiata con la rossa, passi lenti oltrepassando numerosi abitanti di quel villaggio in piena vita. Il distretto Kusano, salvo per il quartiere notturno, rappresenta per lui una notevole novità, mai girato realmente tutto, esattamente come ha girato ben poco di tutto il resto del villaggio eccetto Konoha di cui conosce ogni minimo anfratto, angolo buio e posto in cui poter sostare durante la giornata. Arresta l'incedere al fare di Shizuka ritrovandosela dinanzi a se con un sorriso al quanto contagioso, abbastanza da spingerlo a sorridere in maniera ampliata a propria volta. Dorate appena chinate sul ventre, un tocco si delicato dalla controparte <Sai, si potrebbe leggere un doppio senso in questa frase, fare esercizio dopo> ridacchiando ancora con palese illusione a qualcosa di diverso dalla mera palestra o ginnastica, all'incirca. Evita di entrare in particolari troppo spinto in quanto la situazione mentale non risulta delle migliori. Il cuore perde l'ennesimo battito a tal affermazione, essere amato da lei, una frase insperata fino a non molto tempo prima, adesso, al contrario, diviene costante certezza <Beh, hai ragione, come si fa a non amarmi> ennesima dimostrazione narcisistica espressa con fierezza lasciandosi rubare quel piccolo bacio. Difficile goderselo, la durata infinitesimale impedisce di proseguire in tale azione notandone l'allontanarsi, il fuggire da una possibile prosecuzione di quell'atto <Ehi ladruncola, torna qui> smuovendo qualche passo per accorciare le distanze troppo esose per poter esser sostenute. Pone se stesso al fianco d'ella mantenendo la presa intorno alle dita, una stretta, se possibile, ancor più intensa, piccolo gesto istintivo <Vada per tè e dolci allora> breve pausa da parte del ragazzo <Oggi sei particolarmente allegra, è successo qualcosa di bello?> incuriosito da tale atteggiamento, non necessita di una vera risposta, può immaginare quale essa sia eppure sentirla, da parte sua, aumenta quel senso di sicurezza in ciò che entrambi cercano di creare <Si, Mia> appellandosi per la prima volta con lo stesso epiteto altrui. Tono vocale mantenuto basso, abbastanza da poter esser udito solamente dalla ragazzina evitando orecchie indiscrete nei dintorni mentre il passo procede oltrepassando la soglia della sala da tè, guardandosi intorno <No, mai stato qui dentro> l'idea di come muoversi è del tutto assente <A proposito, tu conosci una di nome Akaya?> la butta li improvvisamente lasciando alla mente il compito di formulare i pensieri da mettere in campo. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

11:47 Shizuka:
  [Centro di Kusa - Sala da tè] La sicurezza di lui la fa divertire sempre ora, all'inizio dettaglio fastidioso e insopportabile dell'essenza del Sumi ora viene preso da un altro punto di vista, arginato, mitigato. Incredibile come l'affetto possa mascherare i difetti altrui e renderli sopportabili, quasi indispensabili. Arrossisce leggermente all'affermazione dell'altro, senza disvelare che era proprio quello l'esercizio fisico che la rossa aveva in mente; l'innocenza del fisico completamente assente nella testolina. Lei scappa, senza staccarsi, lui la insegue facendo altrettanto. Per come era partita questa storia nessuno avrebbe mai potuto immaginare un risvolto simile. Sembra che quell'atteggiamento sereno sia arrivato fino al Konohano, che notandolo sottolinea il tutto a voce alta, aiutandola ad ampliare quel sorriso sul viso, che viene rivolto a lui, e lui soltanto, ignorando il resto dei passanti, il resto del mondo: << Certo che è successo qualcosa di bello! Vieni con me a fare colazione! >> Semplice, diretta, senza alcun freno, senza considerare quanto un'affermazione semplice come quella possa essere gratificante e dolce allo stesso tempo. Vicini, la distanza di nuovo distrutta, quelle due parole semplici sussurrate all'orecchio che fanno si che un brivido percorra la corta figurina della Kokketsu dalla testa ai piedi. Quel soprannome utilizzato dal ragazzo invece che da lei stessa, fa uno strano effetto, un misto fra piacere, imbarazzo e felicità; la mente si domanda se sia quello ciò che prova il bianco ogni volta che quelle labbra lo appellano in quel modo. I due procedono, raggiungono la sala da tè dove una ragazza li accompagna ad un tavolino rotondo, in legno, sul quale troneggia una piccola piantina fiorita, lasciando due menù sul tavolino. La prima cosa che la rossa fa è andare a scorrere l'elenco dei tè, per controllare se ve ne siano di nuovi, per poi essere interrotta sul più bello proprio dalla domanda dell'albino. << Akaya-San? La ragazza di Konoha che si fa spuntare orecchie e coda da gatta? Se intendi lei certo che la conosco! Siamo amiche! >> Il sorriso non le lascia le labbra, lo guarda diretta negli occhi dorati: << Lei mi ha aiutata a scegliere il vestito per il nostro primo appuntamento! >> Si interrompe, borbottando un pochino e facendo il visino imbronciato: << Quello che a momenti non hai nemmeno guardato! >> Si in effetti quel vestito blu le è rimasto addosso per veramente pochissimo tempo, non sa nemmeno se lui lo abbia visto quasi!

12:09 Kan:
  [Centro] Piccoli sprazzi della mente vengon portati ancora una volta a Rasetsu, parole non terribili quanto giuste, efficaci per poter invogliare qualcuno a far di più. E' vero, nessuno ha fatto mai nulla ed è giunto il tempo di movimentarsi, una sola persona esistente risulta in grado di portarlo verso tale compito. Inspira, trattiene l'ossigeno lasciandosi trasportare dal buon umore della ragazza, dal suo sorriso e dal rossore caratterizzante di qual visino, tanto dolce quanto bello. Il cuore batte forte, i battiti vengono persi, acquistati uno dopo l'altro senza poter controllare in modo alcuno l'andazzo di tale muscolo. Nessuno davvero ha mai potuto immaginare risvolti simili, al contrario, solo un disprezzo iniziale eppure adesso sono li, insieme ritrovando nelle parole della Kokketsu una felicità forse mai provata. Inghiotte, deglutisce con le dorate impresse su di lei. Amplia il sorriso, le labbra distanziate ulteriormente continuando a starle a fianco, viso avvicinato all'altrui, verso il padiglione uditivo, smuove le labbra <Ti amo> sussurra due semplici paroline in risposta, tono vocale talmente basso da essere impossibile da percepire, bramoso, desideroso di lei, decisamente cotto mentre inoltrano se stessi all'interno del locale. Quel desiderio dapprima accantonato, ora emerge, stare con lei in qualunque modo umanamente possibile; mai sazio, mai stufo, sempre, costantemente con ella. Seguono la cameriere verso il tavolino vuoto su cui prende posto dinanzi alla Kokketsu, menù innalzato leggendo le varie tipologie di tè con lo sguardo puntato sulla tipologia nera, incuriosito, forse più del dovuto. Umetta le labbra con lento moto della lingua, inumidite, rese morbide in via inevitabile finendo per scegliere anche il dolce della giornata, una fetta di torta alle fragole per se. Brevi attimi in cui la carta è adagiata sul tavolo, dorate incastonate nelle azzurre della ragazzina <Si, è lei e avevo intuito la vostra amicizia dopo il nostro incontro> innalzando il destro sopracciglio tra ironia e serietà <Davvero? Quindi quella sera c'era il suo zampino...> arresta il verbo ripensando a quell'ultima parola <...zampino, gatta...> scuote il capo, incredulo per quel gioco di parole nato per puro caso. Schifato da solo lascia continuare l'altra, impedendo a se stesso di pronunziare altre oscenità di tal tipo <Quel vestito l'ho guardato e apprezzato ma, non nego di aver apprezzato di più ciò che c'era sotto> lasciando emergere una lieve risatina di puro divertimento <Dovrò ringraziarla dunque>. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

12:54 Shizuka:
  [Centro di Kusa - Sala da tè] Basta così poco per far scaldare l'animo altrui ogni tanto. Due sole parole, pronunciate nel modo giusto, nel momento corretto, fanno arrossire la nanetta, proprio poco prima di entrare nel locale, non potendo far altro che subire le conseguenze di quel gesto in silenzio: battito accelerato, rossore sulle guance, la mano che stringe le dita di lui come se non volesse più staccarsi. E invece giungono al tavolo, si siedono uno di frotne all'altro, le mani intrecciate che infine scivolano una sull'altra, distanziandosi. Entambi i commensali scrutano il menù in maniera attenta, finchè non si trova un inaspettato argomento da trattare, la gattina di Konoha viene nominata dal ragazzo. Lo sguardo blu alla conferma che si tratti di lei si volge ancora di più al dorato, posando il menù sul tavolino: << Hai incontrato Akaya-San? Che vi siete detti? >> Sembra tranquilla esternamente, non teme rivalità con l'altra, lei sa di essere l'unica per lui, sa che l'altra non farebbe mai mosse nei confronti del Sumi, però inevitabilmente quella gelosia, quell'essere estremamente possessiva riguardo a ciò che considera suo, la punzecchia leggermente. << Diciamo che ero indecisa fra due abiti...e lei mi ha consigliato di prendere quello che ritenevo fosse più adatto a me, dicendo che a te sarebbe piaciuta qualsiasi cosa se addosso a me. >> Riassunto breve di quanto detto in maniera più complessa dall'altra, però il succo è quello, l'abito è stato scelto per lui, ma rappresentativo di chi è la Kokketsu. L'apprezzamento però su quel capo di vestiario arriva, accompagnata da un commento rivolto al resto della serata, che le consente di arrossire nuovamente, distogliendo lo sguardo da lui per un attimo, in imbarazzo evidente. Inutile dire ad alta voce che a lei non era dispiaciuto poi così tanto che il vestito fosse stato rimosso rapidamente, però non è il caso di dirlo a voce alta. La cameriera visti i menù sul tavolo si avvicina a loro, richiedendo gli ordini, la vocetta femminile la prima a farsi udire, sicura e decisa: << Per me un tè nero aromatizzato alla rosa. E vorrei anche un piatto di "Rose di Kusa", grazie! >> Cortese, cordiale, un sorriso sul viso, soddisfatta del suo ordine, mentre lo sguardo blu si rivolge all'altro, in attesa anche del suo ordine. Una volta raccimolate le informazioni, con un lieve inchino del capo la cameriera dovrebbe dileguarsi, la rossa tornerebbe a rivolgersi al bianco: << A proposito di Akaya-San... Tu senti hai ancora contatti con quel coso? Rasetsu? >> Il tono è evidentemente infastidito, il rosso della sua stessa famiglia non le piace per nulla, ha fatto del male a Ryoma, lo ha torturato e lo ha portato a odiare se stesso. Non le piace nei modi e vorrebbe evitarlo, ma per l'amica potrebbe fare una piccola eccezione.

13:13 Kan:
  [Centro] Quel rossore non passa inosservato da parte del Sumi a cui non pone commento alcuno, gustando solamente il proprio operato. Due sole paroline dette una prima volta in totale solitudine, dinanzi allo schermo di un cellulare, a se stesso, ammettendo di provare sentimenti per ella e solo successivamente ha lasciato alle labbra il compito di metterla al corrente. Non il massimo della situazione la biblioteca seppur l'abbia fatto in maniera diretta, privo di pentimento. Distanza immessa, schiena adagiata contro lo schienale, menù chiuso, decisione presa mentre ne fissa il viso immergendosi in esso totalmente non riuscendo ad avvedersi di nessun altro in tale stanza. Uomini, donne, specialmente quest'ultime, risultano inesistenti <Mi ha detto che volete andare da un genetista folle, per cosa non ho ben capito. Ho capito solamente di essermi arrabbiato e preoccupato> ammette in maniera candida, peli sulla lingua non presenti. Con ella non ha alcun tipo di segreto, al contrario, ogni cosa è rivelata con prontezza <Però ho compreso il suo avere un buon rapporto con Furaya e a me interessa trovare lei per arrivare a Furaya, ho bisogno di parlarle> pensieroso, svanito il sorriso lasciando posto ad una cupezza più marcata. Persino le dorate scelgono di scostarsi, chinarsi sul tavolo <Voglio includere anche lei nella nostra ricerca> per quanto il desiderio sia sua, Shizuka risulta presente, coinvolta in tutto, mai lasciata da parte una singola volta nonostante il pericolo di una tale sfida. Pesante il sospiro effettuato, svuota interamente quel corpo pregno di pensiero, domande, dubbi sul futuro, sull'agire al di fuori di quelle mura <Non ha tutti i torti. Qualsiasi cosa metti mi piace, non posso essere oggettivo su questo> pur non ridendo apertamente, il tono è alleggerito <Sai, però, perchè mi è piaciuto? Ti ha risaltato gli occhi e penso tu abbia capito quanto mi piacciano> non a caso la scelta del blu del vestito da parte sua. Il seguito di quella serata, inevitabilmente, irrompe con prepotenza; indimenticabile, voluta, desiderata, la prima notte insieme dove hanno sancito ciò che sono adesso, non più amici, qualcosa di più, il rapporto evoluto si scosta su un altro livello. All'arrivo della cameriera porta su essa lo sguardo ricercandone le iridi <Un tè nero e una fetta di torta alle fragole per me> mero cenno del capo consegnando i menù, lasciandola andare con le ordinazioni ed un mesto sorriso di circostanza, cortesia, nulla di più di questo. Destro sopracciglio innalzato all'altrui quesito, talmente improvviso quanto scombussolante. Quando si dice la coincidenza <Si, ero con lui ieri> breve pausa <Perchè ti intere...> arresta il verbo, una lampadina si accende nella mente del Sumi, un pensiero, i pezzi del puzzle uniti <Non dirmi che il genetista folle è lui? Cosa volete da uno come lui?> schiena protratta in avanti, nervoso e preoccupazione nel tono vocale al solo pensiero di vederla in compagnia del rosso. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

13:33 Shizuka:
  [Centro di Kusa - Sala da tè] Lo sguardo si stranisce immediatamente sentendo le parole di lui, preoccupato, arrabbiato... perchè mai dovrebbe provare certi sentimenti venendo a scoprire dei loro piani? Beh certo le era totalmente passato di mente di menzionare la cosa al fidanzato, era stata presa da altro, il lavoro, il tatuaggio in programma, le ricerche del bianco. Ma tutto sommato non era una cosa che avrebbe voluto nascondergli, anzi era proprio lui il tramite che avrebbe voluto utilizzare per raggiungere il folle Kokketsu. << Ho incontrato anche io Furaya-Sama! Sembra una persona a modo. Credo sia l'insegnante di Akaya-San, so che sono entrambe Nara, quindi si potrebbe cercarle al dojo del clan? >> Due dita della destra vengono portate sotto il mento come a riflettere lui intanto conclude il proprio pensiero, disvelando ciò che ha in mente, innervosendo la mente della rossa: << Vuoi chiedere a lei dei Bijiu? Effettivamente pare una che ne ha vissute parecchie... >> Potrebbe essere una buona idea? Sì. Alla rossa piace questa cosa? No. E' ancora preoccupata, ha paura che lui possa farsi del male, che possa esporsi troppo, che non sia in grado di proteggerlo. Però il discorso verte su dei complimenti, su quegli abiti, si distrae, lui la distrae in maniera fin troppo efficace. Arrossisce di nuovo leggermente a quelle affermazioni, boffonchiando qualcosa appena prima dell'arrivo della cameriera: << Me lo hai suggerito tu il colore... >> Riferimento ovvio allo scambio di messaggi avuto fra i due. Gli ordini vengono fatti alla ragazza che viene trattata con estrema cortesia da entrambi, le dorate di Kan che si poggiano su di lei giusto il tempo necessario per poi tornare sulla Kokketsu. Poi quella domanda strana, quasi inopportuna viene lasciata scivolare fuori dalle labbra. L'albino si irrigidisce, diventa nervoso, preoccupato, il tono di voce tradisce questi sentimenti: << Non conosco altri genetisti purtroppo. Lui ha esperienza, ha fatto impianti di geni Kokketsu sulle persone... >> Si interrompe, una mano viene portata automaticamente sul ventre, in corrispondenza di quella che era stata la cicatrice sul corpo di Ryoma. Il visino si incupisce in automatico; non era più tornato, non sarebbe probabilmente più tornato a vedere i suoi progressi come Kokketsu. << Ho solo pensato che forse un genetista è in grado di creare qualcosa di permanente per Akaya. E' il suo sogno, vorrebbe davvero possedere orecchie e coda da gatto. E volevo chiedere a quel folle se fosse possibile farlo e a quali condizioni. >> Si interrompe, le manine che si poggiano sulle gambe, i pugni un poco stretti e lo sguardo fisso su quella piantina al centro del tavolo. << Credimi. Se potessi eviterei di chiedere a quel tipo. Non ha rispetto per la vita altrui, ne compassione per chi soffre. Non voglio che metta le mani addosso ad Akaya, però lui conosce il lavoro, e magari anche chi potrebbe farlo meglio di lui. Al momento cercavo solo informazioni, poi dovrà essere lei a valutare cosa desidera fare. >> Il visino fin troppo serio verrebbe riportato a fronteggiare quello del Sumi: << Se lui fosse l'unico in grado di fare ciò e lei decidesse di farlo, io non posso lasciarla sola con lui. Ci accompagneresti? >> Non vuole escluderlo, non può. Lo vuole al suo fianco in qualsiasi momento, in qualsiasi follia, anche in questa che pare una delle maggiori.

14:41 Kan:
  [Centro] Rabbia e preoccupazioni, sentimenti comuni provati da chiunque eppure non rivolti verso la Kokketsu quanto l'altro, non si fida minimamente di lui, non ha idea di cosa possa fare. La follia di un uomo può raggiungere vette inenarrabili; infattibile permettere alla ragazzina di compiere una simile follia in quel modo. Silente, riflette su tali pensieri senza esporli, non ancora, il momento purtroppo non giunge per adesso <Si, so anche questo. Quando ho incontrato Akaya, era presente pure lei> le conoscenze del Sumi risultano ben più ampie di quanto si possa minimamente immaginare eppure il capo viene scosso all'altrui deduzione <Dubito. Forse Akaya ma non Furaya. Quando l'ho conosciuta si faceva chiamare con tutt'altro nome, non voleva essere riconosciuta> arresta il verbo qualche momento <Probabilmente ha passato i giorni in qualche luogo nascosto di Kagegakure ma non saprei dove> riflette a voce alta rendendola partecipe di quei pensieri, ragionamenti fatti con lo scopo di ricevere un confronto. Pesante il sospiro effettuato, rilascia ossigeno all'esterno, svuota i polmoni <Non solo, voglio il suo aiuto per trovarli. Al tempo era una Kage, chi meglio di lei può conoscerli? Ha visto cose che io e te possiamo solamente immaginare> la fama della donna, la sua esperienza possono essere sfruttate a suo vantaggio. Ha bisogno di trovarla, di parlarle apertamente, conoscere la Kage in maniera approfondita rispetto alle brevi chiacchierate di brevi incontri. Deglutisce mantenendo le dorate incastonate nelle altrui iridi, leggero il sorriso nel cambiare argomento trovando un po' di conforto in quel rossore della ragazza <Lo so, l'ho fatto a posta, faceva parte delle mie fantasie> innalzando il sopracciglio con piglio palesemente ironico quanto allusivo. Il parlare di Rasetsu lo rende nervoso, il discorso del giorno prima, ancora fresco, risulta invadente, capace di occupare l'interezza dei propri pensieri uno dietro l'altro non lasciando spazio a null'altro. Ode in totale silenzio l'altrui fare, impianti di geni sulle persone, ennesima prova di esperimenti sugli esseri umani eppure non commenta, lascia proseguire il discorso. Le labbra vengon schiuse, stupito, esterrefatto, sconcertato dalla motivazione, talmente stupida da essere impensabile <Stai seriamente dicendo che quella ragazza vuole farsi impiantare coda e orecchie? Sul serio? Ora le ho sentite tutte...> schiena nuovamente adagiata contro lo schienale permettendole di continuare il proprio vociare, ulteriori spiegazioni sulla scelta di Rasetsu. Solo uno sbuffo vien fuori, nulla di più <Certo che ti accompagno, non mi fido di lui e non ti lascio sola con uno come lui> non gli importa nulla della Nara, la sola preoccupazione è riversata verso la Kokketsu, solo e soltanto per lei. Nel mentre la cameriera giunge con un vassoio posando sul tavolo le rispettive tazze di tè e i dolci scelti augurando ad entrambi un semplice "buon appetito". Cenno del capo vien rivolto prendendo la forchettina vicino al piattino <Riprendendo il discorso dell'esercizio fisico, magari, dopo il dolce...> parlottando, guardandola, ricercando in lei una reazione mentre infilza la torta. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

15:09 Shizuka:
  [Centro di Kusa - Sala da tè] Akaya potrebbe anche trovarsi al Dojo dei Nara ma dalle informazioni del Sumi, l'altra non dovrebbe trovarsi li. Giocare a nascondino con la propria stessa famiglia deve essere stato poco divertente, una volta era Hokage, ha combattutto al fianco di Yukio stesso, una figura che certamente ne sa molto più dei due giovani messi insieme. << Io credo che Akaya abbia modo di contattarla... Dobbiamo solo raggiungere lei. >> Null'altro viene detto a riguardo, non sa bene cosa abbia in mente lui, ma dal canto suo la rossa è solo preoccupata che non si faccia troppo male. Quel breve attimo di distrazione dato ancora dal vestito viene accolto con piacere anche se lui fa delle allusioni che nuovamente la portano ad arrossire e distogliere lo sguardo brevemente. Poi però si torna su argomenti e soggetti spiacevolmente ricordati, il racconto della Kokketsu viene accolto con stupore dal Sumi, che non riesce a credere a quanto udito. Le iridi blu si volgono verso di lui, spalancate, in maniera totalmente spontanea, l'innocenza che ne deriva è totale: << Io credo che ognuno possa sognare e desiderare qualsiasi cosa. Akaya-San è determinata, penso che quelle orecchie e quella coda la facciano sentire completa. Se la genetica può risultate utile a rendere qualcuno felice, e non solo a creare delle vittime, io penso che non ci sia nulla di male nello sperare che questo si avveri. >> Sognatrice, fino in fondo, nel suo piccolo innamorata della libertù tanto quanto il bianco, ma con un'accezione diversa: << Anche RK aveva una maschera impiantata sul viso. Gli stava veramente bene addosso. >> Non ha mai parlato troppo di lui all'albino, in fondo non c'è parecchio da raccontare, hanno avuto poco tempo per tutto. << Nemmeno io mi fido di lui. Per questo vorrei andare tutti insieme se mai Akaya-San decidesse di sottoporsi a un'operazione. Mi da l'impressione che si approfitterebbe di lei se non lo tenessi d'occhio... >> Ottima opinione del dottore eh? Fortunatamente il discorso viene interrotto dall'arrivo dei dolci e del tè. Un aroma di rose si diffonde nell'aria istantaneamente, proveniente dalla bevanda della Kokketsu, quella del Sumi invece risulta più anonima, classica. Sul tavolo viene poggiata una bella fetta di torta alle fragole per lui, mentre alla rossa viene portato un piattino contenente quattro piccole roselline di pasta sfoglia, al cui interno si cela un ripieno di crema e lamponi. Gli occhi di lei sono tutti concentrati sul cibo al momento, mentre prende in mano la tazza del tè portandola sotto il naso e inspirado profondamente. Tuttavia è in quel momento che il ragazzo di Konoha decide di fare quel commento riguardo all'esercizio fisico; la tazzina viene appoggiata con mani quasi tremanti al tavolo, mentre le guance arrossiscono. La destra verrebbe mossa verso una rosellina, il busto portato in avanti verso di lui, il seno quasi appoggiato a quel tavolino mentre si sporge in avanti verso di lui, allungando quella delizia di pasticceria verso le labbra del bianco: << Prima di pensare all'esercizio, dovresti goderti il dolce. Apri per favore? >> Ha le guance rosse, deglutisce a fatica ma inevitabilmente si è esposta, quell'imboccarlo ogni volta le fa passare un brivido lungo la schiena, cosa che non era successa la prima volta che lo aveva fatto, ma che dopo aveva guadagnato un significato molto più profondo, almeno nella testa della Kokketsu. Lei poteva chiedergli di essere imboccato ogni volta che volesse, e lui avrebbe sempre risposto positivamente, era successo persino dopo la rivelazione su Kushina.

15:30 Kan:
  [Centro] Akaya possiede più informazioni di quanto si pensi, una piccola chiave nascosta all'interno del corpo, ecco cosa, agli occhi del bianco, essa rappresenti, motivo per il quale deve trovarla assolutamente <Allora raggiungiamola> esordisce, più deciso nel continuare quel viaggio eppure, qualcosa manca in quella frase, un particolare importante <Mi accompagneresti? Da lei, da Furaya..ti voglio con me in questo viaggio> con se ovunque, persino nel pericolo viaggio che ha deciso di intraprendere. Consapevole di doverla tenere al sicuro, ella è parte della propria forza, della vita da costruire; parte di se, una parte trovata per puro caso di cui non riesce a fare a meno, una droga, una bellissima e innocente droga. Mai, nell'arco della breve vita, si è ritrovato nel provare sentimenti di una tale portata, una felicità così ampia da surclassare ogni cosa, persino il bene verso se stesso. Purtroppo tali pensieri necessitano di accantonamento, gli argomenti divengono pressanti, il genetista è tirato in mezzo come protagonista dell'intera vicenda, esattamente come il volere di Akaya <Passino le orecchie ma la coda?> domanda inevitabilmente <Qual è l'utilità di avere una coda attaccata sul culo? E' come se adesso mi togliessi il naso per impiantarmi una proboscide> alza le spalle, arti superiori allargati, volto sconcertato nel pronunciare tal verbo, il pensiero rifiuta simili immagini <A meno che non voglia fare giochetti strani con quella coda, in tal caso avrebbe tutta la mia approvazione e la manderei all'Ochaya a far la felicità di molti, non ne vedo l'utilità> concludendo la propria disamina sulla questione della Nara prima che un altro venga tirato in ballo. Il solito Rk già ampiamente nominato in precedenza, ora con qualche dettaglio ulteriore <Una maschera impiantata sul volto? Sai, non mi hai mai parlato di questo tizio, lo nomini spesso> ammette in maniera franca, diretta, desideroso di apprendere quante più nozioni su costui eppure anch'esso passa in secondo piano. Veloce lo sbuffo, pressante ad onor del vero <Sarò sincero, di lei non m'interessa nulla, io ho non voglio solo che si approfitti di te. Sei la mia unica preoccupazione> sincero, non nasconde il pensiero nei confronti della Nara ne verso la genin. Il proprio mondo viene racchiuso nella nanetta. L'ordinazione giunge, infilza la torta prendendo la tazza con la mancina, bordo innalzato verso le labbra bevendo qualche sorso mentre osserva la reazione altrui; il tremolio, il rossore sul volto, divertimento puro da parte del bianco ai danni dell'innocenza di Shizuka. Nota i movimenti, il busto in avanti, il seno bellamente dinanzi a se andando a schiudere le labbra, adagiando la tazza, permettendole di imboccarlo con quel dolce. Non tira se stesso indietro, le permette tutto, si lascia fare ogni genere di azione. Mastica, gusta la pietanza da lei proposta inghiottendo infine <Se ti metti così non mi faciliti le cose, anzi> avvicinando le labbra alle altrui rubandole un bacio, leggermente più marcato rispetto al precedente, veloce in egual modo <E' molto buono comunque> sorriso permane sul volto del genin, decisamente meno incupito. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

15:57 Shizuka:
  [Centro di Kusa - Sala da tè] A quel raggiungiamola resta stupita, lo osserva, neè davvero convinto di voler far suo quel demone, quel potere immenso che lo porterebbe a poter raggiungere quella libertà che continua a cercare, sempre e comunque, ora insieme a lei. La domanda poi sopraggiunge, e la risposta non si fa attendere molto, spontanea, in grado di farla arrossire subito dopo aver pronunciato quelle parole: << Io sarò al tuo fianco sempre. Da qui all'infinito. >> Mille significati si celano dietro a queste parole, il rapporto che si è formato ha diverse sfaccettature, quel morboso attaccamento si può rivelare una fortuna o una disgrazia a seconda del futuro che li attende, ma per ora li vede insieme, camminare in un mondo pacifico che paradossalmente lui vorrebbe ampliare. Le lamentele su ciò che desidera Akaya poi proseguono, non comprende, non condivide e dal rossore sul viso della genin si passa a un sorriso, anzi una risata le sfugge: << Dubito che Akaya voglia fare giochetti strani con quella coda. Ad ogni modo non è tuo compito comprendere e accettare i desideri degli altri. Tu pensa a quello che vuoi tu e se proprio devi pensare a ciò che vuole qualcun altro allora pensa solo a me. >> Il tono è così pacato che forse quella nota di possessività passa inosservata, ma c'è, presente, totale, come quel soprannome che ha vinto. MIO e quindi di nessun altro. Poi è proprio invece il Sumi a farla ragionare su quanto non abbia mai spiegato ad egli chi sia Ryoma in realtà: << Hai ragione. RK è il tizio che lavorava al negozio di tatuaggi prima di me. E' scomparso parecchi mesi fa e non si è più fatto vivo. >> Sospira un poco, si interrompe. << E' un Kokketsu impiantato, è lui che mi ha spiegato quanto il nostro sangue tenda a farci risultare aggressivi. Non apprezzava particolarmente di essere entrato a far parte del nostro sangue, però con me era gentile, avrà avuto qualche anno in meno di mamma. Ho scoperto dopo che era stato Rasetsu a fare quel lavoro, lasciandogli una terribile cicatrice sull'addome. Mi sono arrabbiata parecchio quando l'ho scoperto. Il disegno che ho in cameretta, quel Kokketsu con le ali di Sangue, quello è un ritratto che ho fatto di RK. Lui mi ha regalato invece il ritratto di me che ho sempre in cameretta, ha detto che rappresentava la vera me stessa che cercavo di combattere. >> Ne parla al presente, non hanno passato molto tempo insieme però si ricorda bene di aver iniziato a fare il medico anche per dimostrare a lui quanto potesse essere utile per la comunità. Non rivela il nome completo di lui al Sumi, non al momento; nemmeno a Yasuhiko aveva voluto rivelarlo, le era scappato dalle labbra una volta, e se n'era pentita. Lo sguardo si fa pensieroso, il discorso lasciato li mentre Kan si espirme nei confronti della Nara, dichiarando il proprio interesse solo per la rossa. Poi il tutto si perde nel dolce, in quell'imboccarlo che come sempre non viene rifiutato, anzi accolto e ricambiato con un bacio marcato, ma rapido, come una piccola vendetta per quello che lei gli ha rifilato per strada poco tempo prima. La rossa si rimette a sedere, mentre le parole altrui l'accompagnano in quel moto, non consapevole completamente di quanto si sia messa in mostra. << Lo so che è buono! >> Andrebbe felice a prendere un'altrra rosellina, mangiandone metà e poi allungando la mano libera sulla tazza del tè, sorseggiandone in parte. << RK è il nome che Rasetsu ha dato al suo esperimento. Il suo vero nome è Ryoma. Mi ha chiesto di non rivelarlo a nessuno, ma tu non sei nessuno. Sei tutto. >> Già se lui sapesse che quella rivelazione vale molto più che non rompere una promessa fatta a un defunto, sancire che al bianco la notizia è stata data coscientemente, perchè non vuole nascondergli nulla, mentre all'Uchiha era stata rivelata per errore, al ragazzo precedente l'avrebbe tenuto segreto. Ma questo l'albino non può saperlo, non lo sospetta, è più una conferma che torna utile alla Kokketsu. << Per fare allenamento potremmo andare fino a Konoha e cercare un poco Akaya... >> Si interrompe, finisce il dolce, mastica, sorseggia il tè con entrambe le mani, per poi rivolgere le blu alle dorate, mezze nascoste da quella tazzina. << Se non dovessimo trovarla poi potremmo fermarci da te e continuare l'allenamento a casa tua... >> Diventa rossa, come un peperone, da sola senza che stavolta sia lui a dirigerla in quella direzione.

16:30 Kan:
  [Centro] Non è molta l'attesa prima di ricevere la risposta, affermativa; mai per un momento il pensiero è volto al contrario, sorridendo nell'udire quelle parole, una conferma da cui ricava immenso piacere ogni singola volta <All'infinito, accidenti> divertito, preso, totalmente cotto <Se penso che la nanetta di prima mi teneva a debita distanza, faccio fatica a credere di tutto questo> lasciando emergere un fugace pensiero rivolto al passato verso il presente in cui entrambi si trovano. Nella genialità della mente del bianco, tal ricordo risulta ancor vivido, il volere della Kokketsu nel mantenere la distanza, il suo scacciarlo impedendogli di compiere qualsivoglia gesto di contatto. Comprende fino in fondo quanto sia riuscito ad entrare in lei, inconsapevole di come abbia realmente fatto. Qualcosa in lei è nato in un momento imprecisato del tempo; un giorno avrebbe scoperto tutto quanto ma non ora, occupato nel godersi il dolce suono di quelle parole, sostituite dall'argomento Akaya trattato dall'altro con un sorriso, una risata, forse con goliardia <E' quello che faccio, costantemente> ridacchiando conferma il proprio pensare solamente a lei <Però, è strano> ovvio il riferimento alla Nara, essa risulta ancor strana per il Sumi seppur cerchi di chiudere il tutto, stanco di proseguire in un qualcosa che non compete direttamente. Adagiato contro lo schienale, ode la descrizione di questo Rk, il parlare di lui ne aumenta la curiosità, apprendere del passato porta maggior comprensione sulla pericolosità di Rasetsu, sulla necessità di mettere un freno alla pazzia di quell'uomo una volta e per sempre fino a renderlo totalmente innocuo <Perciò Rasetsu è nuovamente coinvolto...> commenta in primis tornando pensieroso, lievemente distaccato <Quindi quell'uomo ritratto è lui, non male> oggettivamente, in esso, denota una bellezza non indifferente seppur i gusti del Sumi vengano diretti altrove <Probabilmente anche io avrei odiato quel sangue se mi fosse stato dato contro la mia volontà. Rasetsu ha minato la libertà di quell'uomo, ecco, questo non posso tollerare> privare della libertà, un atto punibile verso chiunque e ben presto il Kokketsu avrebbe pagato, si sarebbe inchinato. Medita, riflette sulla possibile vendetta da applicare, il metterlo al proprio posto nel momento adatto. Una guerra è in procinto di nascere quanto espandersi, una battaglia contro quel clan verso cui appartiene la ragazzina. Si passa al dolce, viene imboccato, gusta il pezzettino di pasta sfoglia in silenzio ascoltando l'altrui conferma, sorridendo a labbra serrate mentre il masticare prosegue e alla fine, una nuova rivelazione giunge, il vero nome di Rk, espressamente chiesto di non essere rivelato, ella, al contrario, lo fa. Fiducia, ciò vede in tal frase ed un battito svanisce a quel "tutto", il muscolo cardiaco arresta qualche momento il proprio moto deglutendo <Proprio come tu sei tutto per me> vita, mondo, compagna, confidente, amica, ragazza, ella è ogni sfumatura della vita del Sumi, un punto fisso nel tumultuoso mondo di un ragazzo la cui crescita è realmente appena iniziata. Porta la forchetta alle labbra assaggiando un pezzo di torta, assapora il dolce con svariate smorfie di gusto, essa è buona, anche troppo per le aspettative del genin mentre ode il dire della controparte; preso in contropiede ne rimane felicemente sorpreso. La mente viaggia, l'intero corpo diviene caldo <Finiamo il dolce e andiamo allora. Ho davvero il desiderio di allenarmi oggi> palese come il tono vocale risulti malizioso, quasi del tutto privo di inibizioni eppure la decisione è presa. La prossima tappa è Konoha per una sessione di allenamento ed un ritrovo con una Nara gattara. [END]

16:44 Shizuka:
  [Centro di Kusa - Sala da tè] Il commetno che lui sfugge, ricordando come tutto era iniziato fa sorridere lei che per tutta risposta finge un visino imbronciato: << Se posso tornare a chiamarti Sumi >> Lo prende in giro, sarebbe complicato, e poi fatica davvero a rinunciare a quel Mio che ormai pare essere l'unico nome utilizzato per il ragazzo. Quella gelosia da parte di lei viene appagata e spente, il pensiero rivolto a comprendere lei e nessun'altra. Il silenzio permane mentre lei descrive e parla di Ryoma, di quel che ricorda, intrecciando la di lui storia con quella di Rasetsu, di quella dei sangue nero. << L'imposizione è una violenza, però si può anche amare ciò che inizialmente pare essere un fastidio, una noia. >> Le iridi blu lo fissano, come se quelle parole fossero dette pensando a lui, e lui soltanto. Tant'è che poi decide di rivelare il nome di quel ragazzo al quale aveva promesso segreto, con decisione, superando le barriere dell'ex ancora una volta, lasciando indietro pezzo per pezzo ciò che è stato, sostituendolo con ciò che sarà. Quando è lui a ribaltare però quella frase, il rossore si fa intenso, totale, sul visino. Riprende a mangiare e sorseggiare il proprio tè, nascondendosi in parte dietro a quella tazza, troppo imbarazzata per affrontare quell'affermazione fatta con un sentimento indescrivibile. Poi nasce quella proposta, breve, concisa, interpretabile. Il desiderio è vivo, bruciante in entrambi, sembra quasi inesauribile, però ci sono altre priorità. Trovare Akaya e darle eventuali informazioni su quelle protesi, trovare Furaya e poi fare allenamento, in fondo nessuno disturba mai a casa del Sumi. << Manda un messaggio a quel tipo intanto! Così magari se incontriamo Akaya-San potrò darle delle risposte! >> Già serve quel pazzo dai capelli rossi per le risposte, sperando di ottenere qualche riscontro positivo. [//END]

Shizuka e Kan vanno in una sala da tè a Kusa per fare colazione. Oltre alle classiche smancerie da fidanzatini i due si ritrovano a chiacchierare degli ultimi risvolti riguardo a diversi argomenti. Akaya, Furaya, Rasetsu e Ryoma, questi i protegonisti della conversazione dei due, che infine decidono di andare a cercare la gattina di Konoha.